LIBRARY THE MUSEUM OFMOBERNART Iteceived: Scanned from the collection of The Museum of Modem Art Library Coordinateci by the Media History Digital Library www. mediahistoryproj ect . org Digitized by the Internet Archive in 2012 with funding from Media History Digital Library http://archive.org/details/cinemaro93ome FU P e_r- PL ^143 H # SPEDIZION N. POSTALE 1 LUISA FERIDA 10 OTTOB EHI quindicinale di divulgazione cinematografica FONDATO DA ULRICO HOEPLI Direttore: VITTORIO MUSSOLINI Organo della Federazione Nazionale Fascista degli Industriali dello Spettacolo Collaborazione tecnica dell'Istituto Nazionale per le Relazioni Culturali con l'Estero ANNO IV Volume II FASCICOLO 79 10 OTTOBRE 1 939-XVII Quesro fascicolo contiene : Cinema Gira 215 MICHELANGELO ANTONIONI I custodi ellito, combatte contro il passato dell'Anna Holm sfregiata, la quale era complice di delinquenti e albergava nerezze nel cuore. E buoni gli sviluppi di questo combattimento. Ec- cellente, si ripete, l'interpretazione schietta della nuova stella, che ha un viso carnoso e adole- scente, però mutevole e invece hiabile, per così dire; alta elegante figura di svedese, senza i nodi garbeschi, e con il medesimo richiamo. Fu sempre lei, in un film dell'anno precedente, che mi colpì all'occasione successiva. Ancora di Molander, soggetto e regìa, era intermezzo, con Còsta Ekman, Bergman e Edgar Persson. Spun- to falso e letterario. Un violinista più che qua- rantenne, di fama mondiale, moglie e figli, s'in- namora di una giovane pianista; passa con lei mesi di follia, poi, sacrificandosi lei per amore della quattordicenne figlia di lui, egli ritorna pentito alla propria casa. Ekman, attore stiliz- zato, come dicono i borghesi, tremebondo e ac- cademico, si dura fatica a sopportarlo, con il suo dolore decorativo, la sua passione decora- tiva, i suoi pittoreschi pentimenti : avendo un famoso naso etereo e spiegato in volo, lo inarca di continuo e ne fa vibrare le pinne, e la bella bocca sottile atteggia a sconsolazione. Còsta Ek- man fu il più celebrato attore teatrale scandi- navo degli ultimi vent'anni (morì poco dopo questo film, verso la fine dei 1937, appena cin- quantenne), ma si sospetta oggi giustamente che tale sua fortuna egli la dovette alla sua efebica bellezza, alla sua voce allusiva e velata, a scan- dali di donne, di alcool e di stupefacenti. Di- fatti oggi la critica seria non lo accetta più. 223 'Pescatori di balene' di Anders Herikson La presenza di Ingrid Bergman, ancora più gio- vane, scorretta e scatenata, come una nordica forza della natura, non fa che schiacciare il fal- so impegno dell'Ekman. Il film è. letterario, ma per merito di Ingrid Bergman non manca di istanti autentici, belli davvero, e inoltre possie- de una precisione di ritmo e una civiltà scenica che stupiscono: sia intermezzo che un viso di donna si presentano bene, testimoniano una ri- presa attiva e organizzata del vecchio film sve- dese, come prodotti industrialmente senza pec- cato, anzi ben dotati. (Con Ingrid Bergman e Lesile Howard intermezzo è stato ora rifatto a Hollywood). Lo stesso discorso sull'efficienza esteriore del film svedese, vien fatto a proposito di vi tvo (Noi due); ma questo merita anche altre parole. Si tratta di un film veloce e tenero- piccante, tra accadde una notte e certi film di Connie Bennett: uomo e donna che provano a vivere soli, ma allegramente, trovandosi una notte in un fienile in piena campagna, contra- stando di continuo e attaccandosi sovente per trasporto amoroso. Così lieve di tocco, così abil- mente recitato, così ben sostenuto in ogni pas- saggio, è un prodotto commerciale ma nel quale c'è entrato un bel tanto di raffinatezza profes- sionale e di spirito delicato. Sture Lagerwall, giovane biondo e disinvolto, vale un Montgo- mery, e Signe Hasso, così tenerella, può far pensare alla Simone Simon di taluni film fran- cesi. L'amore di vi tvo non è reticente come quello di consimili film americani, segna emo- zioni sincere e coraggiose. Dopo melodien fron gamla sta'n (La melodia dal vecchio Sta'n), film musicale-paesano, in- terpretato da Elof Ahrle, altro piimattore di moda, un po' frollo, il tipico amoroso anziano di incrollabile fama nel suo piccolo paese, e diretto da Ragnar Frisk, dopo landstormens lilla lotta (La piccola Lotta del paese tempe- stoso), con la giovane Sickan Carlsson, Allan Bohlin, i due caratteristi Gentzel e Abrahamsson e Oke Ohberg, regista Andersson, e altri film minori che non vidi, mi pareva di potere intuire che il film svedese andava anche riallacciandosi alla sua tradizione più illustre, quella degli ester- ni, dell'aria pura. Il primo film ha alcune se- quenze poetiche che vanno segnalate per una schiva sobrietà di inquadratura e di svolgimento. zo industriale del cinema svedese nel 1939, e credo stia apparendo in questo periodo in Isve- zia; si svolge alla corte di Carlo XIV, re fino al 1844; interpreti sono l'ammirevole duo Lager- wall-Hasso, Georg Rydeberg (Principe Eredita- rio Oscar), Elsa Burnett, Hugo Bjòrne, Olga Andersson, Marianne Renard. Ancora a vi tvo bisogna riaccostare 1 dag bòrjar livet (Oggi comincia la vita), interpre- tato da una giovane attrice norvegese di note- vole capacità cinematografica, Sonia Wigert, da Lizzy Stein che tanto somiglia a Mircille Balin, dal già lodato Sture Lagerwall, e diretto da Bau- mann. Gustaf Molandcr, che da qualche tempo è considerato il nuovo maestro dei registi sve- desi, non ha avuta troppa fortuna con cambiare è un diletto, una commedia « sophisticated ►•» risultata un poco pesante (non è questo, come sappiamo, il suo metro) : vidi questo film, dove non c'era di buono che una levigatezza tecnica e una scioltezza di mano le quali testimonia- vano sia della buona cifra ormai stabilmente raggiunta dagli artigiani di Stoccolma che del- l'astuto mestiere di Molander, e dove si faceva pure notare la gentile interpretazione del- la mobile Tuta Rolf. Per Obel mi persua- se meno, nel ruolo del compositore russo il quale, avendo constatato che sua mo- glie non funge sufficientemente da ispi- ratrice, decide di provare e vivere un an- no per conto suo, senza moglie. Lo spun- to aveva una certa possibilità di sviluppo allegro, ma quasi tutte le svolte si snoda- rono senza troppa vivacità né fortuna. La musica è composta da Jules Sylvain, altri interpreti sono Ernst Eklund, Elsa Burnett. Altra commedia elegante: die- tro le quinte di Stoccolma, con Gideon Wahlberg. Migliore di quesla, sul mede- simo genere ma con un pizzico efficace di zolfo comico, burle estive, con Sickan Carlsson e Oke Sòderblom. Netta- mente farsesco : Adolfo il forte con Adolfo Jahr. All'aria aperta si torna decisameli te con stol (Acciaio), che si svolge in una fab- brica d'acciaio fra i boschi, interpreti Si- gne Hasso e Georg Rydeberg, e con sjòcharmorer (L'incantatore del mare) con la finlandese Aino Taube, che inter- pretò laila nel 1937. Il cinema svedese, dal giorno della sua ripresa (per merito sopratutto di Molander), già con l'ulti- Regista doveva esserne lo Skoglund di un pugno m\ notte nel 1932 e con peer gynt nel 1934 (rt" di riso, ma questi, incerto tra l'uno e l'altro, pre- gisti il norvegese Tancred Ibsen, nipote del poeta, ferì un pugno di riso. Nell'altro film spiccano so- e Ragnar Hyltén Cavallius), non aveva dimenti- prattutto alcuni visi non artefatti, e una certa cate le sue vere fonti, il suo tono inconfondibile, cordiale vena popolaresca. Ma il livello resta prò- È appunto per questo che, dopo tentativi e spe- vinciale, sia pure con promesse, con momenti ranze, si è giunti al successo internazionale dei di effetto sorvegliato. Del tono di vi tvo deb- tre film presentati a Venezia, dovuti a Per Lind- ' Giovanotto, godi la tua giovinezza ' di Per Lindberg bono essere alcuni film diretti da Ivar Johan- sson e interpretati dalla coppia Ahrle-Sickan Carlsson, che mi vengono segnalati per una cer- ta eleganza e freschezza. Alla tradizione del film in costume, più però a quella storica (vedi il Car- lo xii del Brunius, con Ekman, 1925, una sera, vi tvo, da melodien fron gamla sta'n alla corte di gustavo ih, dello stesso regista e con il medesimo attore, 1926, gustavo vasa, * * * con la medesima combinazione, e scenarista quel- l'Ivar Johansson di cui sopra, 1928, ecc.) che a quella leggendario-poetica (il tesoro d'arne, 1919, di Stiller, il carretto fantasma, 1920, di Sjòstróm, ecc.), si riallaccia Emilie hogqvist. Emilie hogqvist rappresenta il più grosso sfor- berg (il suo migliore film resaliva al 1923 : norrtullsligan, tratto da un libro di Elin Wagner), a Anders Herikson e alla coppia Fejos- Skoglund; successo d'altronde annunciato, allo spettatore avveduto, dai migliori Molander, da Paese primitivo malgrado !a progreditissima ci- viltà materiale e sociale, primitivo, che vuol dire ingenuo e rigido: la gente di tutti i giorni non dà segno di esaltazione al difuori : perciò ogni poeta che sorge è come la somma di tante voci non espresse, di sentimenti compressi e na- 224 scosti. Per questo la letteratura svedese ha sem- pre avuto il potere di sorprendere l'Europa e di indicare nuove fresche sorgenti. Il popolo svedese è austero e freddo all'esterno, ma nel- l'interno custodisce una fantasia coraggiosa, bru- ciante, che esalta il sogno più leggero e etereo : è qui che nascono popolazioni di troldi e di folletti, è qui che Selma Lagerlóf ha potuto trasformare un libro di geografia pei fanciulli in un poema mitico, con // viaggio meraviglioso di Nils Holgersson attraverso la Svezia. Una gran favola degna di Andersen, nella quale i « tomtar », i folletti, giocano un attivissimo ruolo, nani laboriosi e benefattori, troldi e oche selvatiche; e la geografia si trasforma via via in fantasiosissima leggenda, ogni forma della costa dà origine a un'interpretazione fiabesca, di tono epico e popolare. Opera più svedese, difficile pensarla. E' per questo che anche il cinema, quello di Stiller, di Sjòstròm e di ispi- rati minori quali Hyltén Cavallius, Edgren, Lindberg, Brunius, Carlsten, e soprattutto Mo- lander, seppe un bel giorno, al pari della lette- ratura, sorprendere il normale e normalizzato mondo cinematografico. Tanto più oggi, che nel mondo cinematografico non succede più niente, una gran ventata d'aria frizzante fa sussultare ognuno. Il cinema svedese è risorto perchè è sta- to una scuola, affiatata e artigiana, dal 191 2 al 1925, e perchè tale è rimasto negli anni meno fortunati: così quando è rivenuto il momento buono, erano tutti al loro posto, e si conosce- vano da tanti anni come fratelli; chi entrava ora, giovane, veniva accolto con affetto e istrui- to. A somiglianza della gente di Upsala, al tem- po di Erik Gustaf Geijer, in cui tutti gli ama- bili e coltissimi cittadini di quella città univer- sitaria si occupavano di lettere, poetavano, rac- coglievano diarii e si scrivevano epistolarii rima- sti come preziosa testimonianza di un'epoca e di un costume, cosi la più rozza e spicciativa gente del cinema è rimasta in gelosa armonia, ha saputo ritracciare una strada che sempre più minacciava di perdersi nelle nebbie di memorie sbiadite. Svedesi anche questi, fantastici e can- didi, chiusi e sentimentali. Paese dei luoghi freddi, delle primavere accese e delle notti chiare, la Svezia sottopone gli spi- riti dei suoi abitanti a sbalzi tempestosi per effetto del clima : ogni tanto sotto le spoglie gravi e imponenti dei giovani svedesi dal passo agile e duro insieme e dall'eleganza misurata, nascono tumulti e crisi, e forse amori sconvolti. Se s'ubbriacano, difatti, divengono allegri e ru- morosi, per discacciare il ricordo di mesi di decorosissima temperanza. In questa gente soli- taria e immaginosa, l'amore della natura ha gran posto, logico dunque che il cinema lo ere- ditasse, e sentisse l'influenza di poeti come Fró- ding, Lagerlóf, Heidestam, che sovente, « col cuore sul labbro », celebrano lo splendore delle acque e degli alberi, i laghi di caldo colore coi tronchi che galleggiano, le pianure vaste. Il ci- nema svedese non fu un cinema provinciale, co- me taluno ha detto, appunto perchè ha sentito con scrupolosa esattezza la voce di una lettera- tura straordinaria alla quale ha chiesto il più delle volte ispirazione diretta. GIANNI PUCCINI N. B. - Ho dovuto scrivere con la grafia italiana certe lettere che non trovano corrispondenza nella nostra lingua; ad esempio Oke, che in svedese è un A sormontato da un cerchietto. Assia Noria in 'Dora Nelson' - Urbe Film, I. C. I. (foto Vaselli) TEMPO PERDUTO ANCHE questo Cinema - arma del tempo no- stro (« La Prora », Milano) di Vinicio Araldi, potrebbe essere un atlante cinematografico, una sorta di atlante statistico, più che un libro tec- nicamente in ordine a una valutazione critica del cinema « arma del tempo nostro ». Dal titolo si presumerebbe uno studio, almeno, sulla propaganda e il cinema attraverso il poco tempo che il cinema vanta; e ancora, e di più, sulla propaganda cinematografica. Ma dopo aver letto 1 diciannove capitoli e l'appendice {dedi- cata all'organizzazione cinematografica e a un tentativo di popolarizzazione, se non di volga- rizzazione, dei termini più intimi della produ- zione) che di questo volume costituiscono la « sceneggiatura », è facile accorgersi coinè, dav- vero, sia una costante quella di buttarsi molta gente su argomenti di attualità, con spiccato senso di opportunisti. Ma su questo sorvoliamo. Il libro di Araldi è dedicato a S. E. Bottai, ma ci pare che il nostro Ministro meritasse qual- cosa di più, qualcosa di meglio. Prima di esaminare il contributo portato dal- l'A. alla bibliografia italiana cinematografica, crediamo che la citazione di alcuni luoghi co- muni, sciatti e poveri, possa mettere in diretta relazione e contatto il lettore con lo scrittore di Cinema - arma del tempo nostro. Citiamo poco, ma con ordine. — a pagina 7: « Il cinema, questa nuovissima espressione della civiltà, che in un solo quaran- tennio ha saputo raggiungere la completa con- quista degli spinti, etc. »; — a pagina 9: « 1 più grandi letterati del mon- do avvinti dalla forza del suo verbo... »; — a pagina 25: « l'arte delle ombre »; — a pagina ìoy. « il cinema, quale modernis- sima espressione d'arte ». Basta? Basta. Si rivela subito essere il libro dell'Araldi una serie di articoli da giornale di provincia, riu- niti per formare le pagine necessarie alla mole d'una pubblicazione. E gli articoli sosto piutto- sto noiosi; il tono è povero, e anche se l'infor- mazione non è vaga, essa è piuttosto sommaria misera e grama, palesandosi troppo aderente al testo delle tabelle' pubblicitarie e dei bollettini d'informazioni delle case editrici cinematogra- fiche. Errori di valutazione sono ovunque. S'intende subito come non sia competente l'Araldi di fronte al tema « cinema come arma ». L'esa- me degli aspetti cinematografici net diversi Paesi del mondo è affrettato e limitato. Dal punto di vista informativo puro e semplice, pagine di questo libro si rivelano ricche di no- mi: titoli di produzioni antiche e recenti, e no- mi di produttori e registi e attori e attrici, e statistiche. Di interesse ci appare soltanto la parte relativa all'Italia (nascita del film italiano, e storia della produzione e affermazione dell'in- dustria nostra nel mondo). Sugli errori di valutazione torno ancora per chiudere: questo periodo, tolto da pagina tren- tadue, ci pone davanti a una domanda, cioè se sia VA . male informato o in mala fede: « La industria cinematografica francese nella sua attuale condizione, è in periodo sommamente difficile, riflettendo la crisi che stringe sempre più forte le industrie di quella nazione ». Riguardo ai capitoli su Inghilterra, America, Svezia, Germania, Russia etc, saremmo tentati verso un « bene gli altri », generico. Sì, gene- rico termine « bene gli altri » — come il libro è generico, anonimo, quasi. RENATO GIANI 225 PALERMI AVREMMO voluto diradare un mistero ma c'è mancato il coraggio di chiederne la spiegazione all'interessato. E il mistero è questo: quando ri- posa Amleto Palermi? Poiché a giudicare dal- l'attività di questo regista, c'è da domandarsi se egli non abbia superato, grazie ad uno special,' allenamento di cui conserva il segreto, quelle che per noi sono delle imprescindibili necessità. E tra queste il bisogno di riposare. Avevamo visto Palermi alle prese con i perso- naggi della sua cavalleria rusticana, di cui le ultime scene in esterno sono state girate in que- sti giorni, e subito dopo lo abbiamo ritrovato, fresco e tranquillo, intento a dirigere le prime scene del nuovo lavoro che la Scalerà ha messo ora in cantiere: il castello di carta. — Chi è l'autore del soggetto? — domandiamo, mentre in compagnia di Laura Nucci, che sarà una delle interpreti del film, ci avviamo verso il teatro di posa. Palermi ci guarda e sorride. — Il soggetto è mio — dice. — Un soggetto RI]¥I ABBIAMO « pescato » Alessandrini alla Scalerà, ma non si può dire che ci abbia ricevuti in rdodo lusinghiero. — Vi prego — ha detto sùbito — di non par- larmi di cinematografo. Adesso ho in mente al- tre cosi (di abbiamo allora fatto osservare che il posto dove ci trovavamo era, fino a prova contraria, uno stabilimento cinematografico, e che comun- que ci sembrava assai difficile trovare cose più interessanti del cinematografo; ma Alessandrini ci ha interrotto — Qui siete in errore — ha detto — ce n'è una che supera tutte: il volo. — E ci ha mostrato un piccolo distintivo a forma d'aquila all'occhici lo della giacca. — Sto prendendo il brevetto; ancora poche ore e ci siamo. Ma poiché la nostra sorpresa perdurava, sorrise e si spiegò. Attualmente lavoro a un film che s'intitola il ponte di vetro, ma non crediate che io sia incoe- rente. Si tratta di un film in cui l'aviazione ha la sua parte. C'è l'ammarraggio di fortuna di un idrovolante, ci; sono drammi di piloti, e via dicendo. Interpreti Isa Pola e Rossano Brazzi. A questo punto il sopraggiungere di una graziosa fanciulla fece interrompere Alessandrini. Ce la presentò come una nuova « stella », un'auten- tica rivelazione, a sentir luì. Si chiama Regina Bianchi e prenderà parte attiva al film. Domandammo poi ad Alessandrini se avesse altri programmi per il futuro. E qui il suo volto sì fece serio. Programmi, infatti. Alessandrini ne ha, e interessanti. Sta studiando la realizzazione di un documentario a colori sull'Africa, ma una Africa vista dall'aeroplano. Un lungo volo attra- verso le principali regioni dell'Etiopia e qualche tappa per riprendere scene di colore locale, fan- tasie, eccetera. Alessandrini è un profondo co- noscitore della terra africana e nessuno meglio di lui può in Italia realizzare una simile ini- ziativa. Egli ci spiega come col film in bianco e nero la parte più bella del paesaggio africano vada perduta. — Non avete idea — prosegue — di che cosa sia l'Africa vista dall'alto. Una varietà di colori ricchissima che invece col bianco e nero si ap- piattisce, diviene uniforme. Io credo veramente che se arriveremo a concluderla, sarà una cosa molto interessante. E, particolare notevole in materia di film a co- lori, la tecnica di realizzazione di questo docu- mentario, sarà italiana. Niente servitù straniera. In Italia si è studiato da tempo un sistema di ripresa a colori ed è giunto il momento di espe- rimentarlo. Alessandrini ci dice queste parole con un certo orgoglio. Poi torna a parlare dell'Africa, della (( sua » Africa, con la sua luce splendida e i suoi meravigliosi paesaggi e colori che formerebbero la gioia e la disperazione di una legione di pittori. 22: NON ci misero molto i primi cinematografari a comprendere quale potenza di attrazione potesse esercitare sugli spettatori la visione del mondo sottomarino, popolato di creature mostruose, immerso in un silenzio mortale. E già nel 1915 una casa di pro- duzione americana realizzando ventimila leghe sotto i mari eseguiva alcune riprese subacquee valendosi di sistemi primitivi e poco adatti allo scopo. In seguito, più volte lo schermo ha mostrato le discese dei pesca- tori di perle negli abissi del mare, la ricerca di favolosi tesori, le drammatiche lotte con i mostri abissali. Ed ancora oggi lo spettatore che, con un certo stupore segue dalla sua poltrona la passeggiata dell'obiettivo nei fondi marini, è agitato dal dubbio d'essere vittima d'un trucco sia pure ottimamente realizzato. Intendiamoci, il trucco, nella maggioranza dei casi c'è. Ma non sempre. In America le scene vengono eseguite non nelle acque marine, ma nelle più tranquille e più propizie acque di un la- ghetto situato in una località della Florida, « Silver Springs ». In questo lago, le cui acque sono eccezionalmente pure e traspa- renti, poiché si filtrano attraverso rocce porose che trattengono la polvere e i corpuscoli in sospensione, è stato messo in opera un apparato destinato alle riprese sottomarine. Dopo diversi tentativi, tra i quali la costruzione di un cassone fisso con una parete di vetro, si è ricorso ad una soluzione abba- stanza ingegnosa costruendo un battello il cui fondo piatto è formato da lastre di vetro. Inoltre questo battello possiede una cabina attaccata alla chiglia che può accogliere un operatore mu- nito della macchina da presa, cosa questa che permette la foto- grafia di oggetti in movimento, nuotatori o animali. Il battello, azionato da un motore, è in grado di trasportare una ventina di turisti che, attraverso a) fondo di vetro, possono am- mirare il fondo del lago. La velocità del natante è intenzional- mente ridotta al fine di non provocare risucchio o bolle d'aria che turberebbero la ripresa già per se stessa delicata a causa della rifrazione e della difficoltà di precisare la distanza tra l'obiettivo e il soggetto. Per le vere e proprie riprese sottomarine, eseguite più che altro a scopo scientifico, i sistemi più in uso sono due: o si immerge nell'acqua una cabina contenente la macchina cinematografica e l'operatore, oppure si immerge la sola macchina da presa del ipo a funzionamento automatico e a chiusura ermetica. )el primo sistema è l'apparecchio ideato dal capitano Charles Williamson di Norfolk e usato dai suoi figli Ernest e George, )ionieri nel campo della cinematografia sottomarina. Essi, in ìione all'operatore Cari Louis Gregory, hanno eseguito delle au- sissime riprese nei cosidetti « giardini marini » delle isole Bahama situate nel Mare dei Caraibi. Poiché i fotografi scientifici degli Stati Uniti avevano dichiarato l'impossibilità di eseguire delle fotografie e tanto meno delle ri- prese cinematografiche sottomarine, il Williamson organizzava una spedizione e dopo alcuni mesi di lavoro faceva ritorno in sede con circa 6000 metri di pellicola impressionata. Fu cinematografata la fauna sottomarina, la carcassa di una nave affondata durante la guerra civile, i ragazzi indigeni che si tuffano nel mare e la lotta di Ernest Williamson con i pescicani. Egli, infatti, indossato per la prima volta lo scafandro da palombaro, si era immerso, armato d'un pugnale, per fornire all'operatore chiuso nella cabina lo spettacolo della lotta con le voraci « tigri del mare ». Giova 'però notare che, nel contempo, una carogna di cavallo era stata gettata in mare in quei paraggi per distrarre l'attenzione dei pescicani. Le fotografie sono del film ' Vita nella «coglierà som- mersa' di A. Faaanotti 228 Le prese del Williamson furono fatte a lu- ce solare, oppure, durante la notte, valen- dosi di lampade di quarzo della potenza di 2400 candele, situate al di sopra della cabina in modo da illuminare una vasta area del fondo. Il tempo di esposizione era presso a poco lo stesso per la luce diurna e per quella artificiale: da un trentesimo a un settantesimo di secondo, a una profon- dità da cinque a venticinque metri. Ci si può servire di una qualsiasi emulsio- ne, a condizione di tener presente che il colore predominante è il blu. La natura del soggetto ha peraltro la sua importanza: la sabbia essendo più luminosa della vege- tazione acquatica il diaframma può essere ridotto quando si fotografa su un fondo sabbioso che rifletta più intensamente la luce. E' consigliabile anche adottare dei filtri che, assorbendo il blu, facciano sparire quel velo opaco che si presenta nelle ripre- se superiori ai sette, otto metri. Girando dei film a colori non è necessario l'uso di alcun filtro; in questo caso bisogna tener presente che la prevalenza del blu ha un effetto sensibile sulla resa dei colori. La pelle umana, per esempio, a una certa di- stanza diviene bianchissima. A mano a mano che il soggetto si avvicina, diminuen- do l'assorbimento del blu, la pelle riprende il suo colore normale. Lo stesso effetto si produce sul colore dei costumi da bagno. Le vedute sottomarine sono popolate di pe- sci : alcuni di questi, estremamente pigri, restano per delle ore immobili allo stesso posto. Altri invece, che sembrano mossi da una straordinaria curiosità, si affollano da- vanti all'obiettivo causando non poca noia all'operatore che non sa come liberarsene. Un altro tecnico delle riprese sottomarine, l'ingegnere Hans Hartmann, ha di recente perfezionato un apparecchio denominato « macchina da presa sottomarina a televi- sione » in quanto comprende un dispositi- vo di televisione per la scelta e l'osserva- zione del soggetto sottomarino a distanza. Naturalmente, riprese subacquee possono essere seguite anche da sottomarini. Quan- do nell'estate del 1930, Sir Hubert Wilkins tentò di giungere al Polo Nord passando sotto ai ghiacci col Nautilus, a bordo era anche un operatore — John Dored — ■ che girò alcune centinaia di metri di pellicola. Per quanto abbia usato solo l'apparecchio fotografico e non la macchina da presa, non si può ignorare l'interessantissimo espe- rimento del prof. Beebe che con la sua ba- tisfera discese a più di 900 metri di pro- fondità raccogliendo una imponente docu- mentazione. Nel campo della pura cinema- tografia scientifica sottomarina sono poi de- gni di rilievo i lavori di Jean Painlevé che, avendo bisogno di immergersi a grandi profondità per delle riprese documentarie, ha adottato uno scafandro leggero e si è munito di una macchina da presa, a fun- zionamento automatico e a chiusura erme- tica, legata al corpo. I risultati raggiunti, pur essendo ancora lontani da quella per- fezione che sarebbe desiderabile per una più proficua osservazione scientifica, hanno già aperto un vastissimo campo alla cono- scenza umana. V. a. MARINI ESTERNI IN ALTO ADIGE Maria Gardena, interprete di ' Ho veduto brillare una stella' (f . Pesce) IN QUESTI ultimi tempi il cinematografo sem- brava ormai destinato a vivere ambientando le sue vicende nei paesaggi di gesso e cartone ri- costruiti negli interni dei teatri di posa illumi- nati dal sole artificiale delle batterie di proiet- tori. E questa tendenza che ormai sembrava divenuta abitudine faceva disperare sulla pos- sibilità di vedere una volta sfruttata la ric- chezza e la varietà del nostro meraviglioso pae- saggio, questo paesaggio che pure ha trovato poeti e pittori ma non registi e operatori capaci di guardarlo con intelligenza e con amore. I motivi che hanno determinato questa « fos- 'silizzazione » del cinematografo, sono molti e di vario carattere e il loro esame non giove- rebbe a indurre i produttori a uscire dagli am- bienti afosi dei teatri di posa, visto che l'at- teggiamento mentale dominante si è ormai im- posto talmente da far dubitare della reale co- noscenza del nostro paesaggio da parte dei pro- duttori stessi. Vero è che non sempre è possibile, per difficoltà tecniche o altro, riprendere in esterno delle scene di film. Così, il sistema del « trasparen- te », largamente usato in tutti gli studi cine- matografici del mondo, trova la sua giustifica- zione ad onta di tutte le opposizioni, e le ricostruzioni di esterni si rendono talvolta in- dispensabili per una ragione squisitamente arti- stica e che può compendiarsi nell'assioma che non sempre il vero reale corrisponde al vero d'arte. Tutto ciò però non infirma affatto il nostro precedente discorso, e poiché una recente ini- ziativa ha portato la macchina da presa al- l'aperto, nello scenario unico delle valli atesine, noi vogliamo segnalare questa felice iniziativa augurandoci che essa' segni un ritorno all'aria pura, alla luce e alla ricchezza del nostro pae- saggio. E' l'<( Atesia Film », la casa produttrice cui spetta il merito d'aver condotto l'occhio della macchina da presa tra le cime e le valli boscose dell'Alto Adige, alla scoperta d'un pae- saggio meraviglioso e non solo del paesaggio, ma della vita intensa che vi si svolge. In questi giorni artisti e tecnici dell' « Atesia Film », capitanati dal regista Guazzoni, hanno infatti girato gli esterni del film ho veduto brillare una stella in alcune fra le più ca- ratteristiche località di queste valli che non a torto godono d'una fama mondiale. La trama del film è imperniata sulla lotta di un tenace e valoroso ingegne- re contro lo scetticismo dei dirigenti d'una miniera che, per la scarsa resa di materiale, sta per essere abbandonata. L'ingegnere riesce, con la sua volontà e con l'ausilio di un gruppo di minatori italiani cht egli ha ricondotto dall'estero, a trovare il minerale, a ridare vita alla miniera e benessere alla popolazione della laborio- sa vallata. Una delicata storia d'amore s'innesta alla vicenda principale, aggiungendovi una fresca vena di poesia. Il paesaggio, l'atmosfera, gli usi e i costumi dei luoghi ser- vono efficacemente da sfondo alla storia. Ma non quale pre- testo per dei quadri d'effetto, o per uno sfoggio a'un « pit- toresco » di maniera, bensì quale elemento di vita e di verosimiglianza intimamente legato al contenuto umano detona vicenda. In questo film debutta una giovanissima attrice alto ate- sina, Maria Gardena, che ha già rivelato un talento spon- taneo e naturale, tanto da attirare su di sé l'attenzione dei produttori in vista di nuovi film. Con la Gardena lavorano, nelle parti principali, Mino Doro, Sandra Ra- vel, Ennio Cerlesi e Luigi Pavese. Numerosi elementi locali, nei loro caratteristici costumi, hanno partecipato alle scene di massa riprese in queste limpide giornate autunnali, tra la curiosità e l'interesse di un pubblico di turisti e di valligiani che, per la prima volta proba- bilmente, vedevano la macchina da presa alla luce del sole. Nel segnalare questa iniziativa, ci auguriamo che essa sia portata a compimento secondo que- gli intendimenti che l'hanno fatta sorgere. Per- chè troppe volte abbiamo dovuto constatare come alle intenzioni non abbia corrisposto la realtà, o per una improvvisa deficienza o per- chè è mancata quella fusione, quella aderenza del paesaggio alla vicenda e che sola può giu- stificare l'inserzione di quadri naturali sia pure bellissimi e ben fotografati, e che altrimenti resterebbero staccati, privi di vita e di signi- ficat0 V. CALV. Una scena di 'Ho veduto brillare una stella' (f. Pesce) RIPRESE SOTTOMARINE NON ci misero molto i primi cinematografari a comprendere quale potenza di attrazione potesse esercitare sugli spettatori la visione del mondo sottomarino, popolato di creature mostruose, immerso in un silenzio mortale. E già nel 1915 una casa di pro- duzione americana realizzando ventimila leghe sotto i mari eseguiva alcune riprese subacquee valendosi di sistemi primitivi e poco adatti allo scopo. In seguito, più volte lo schermo ha mostrato le discese dei pesca- tori di perle negli abissi del mare, la ricerca di favolosi tesori, le drammatiche lotte con i mostri abissali. Ed ancora oggi lo spettatore che, con un certo stupore segue dalla sua poltrona la passeggiata dell'obiettivo nei fondi marini, è agitato dal dubbio d'essere vittima d'un trucco sia pure ottimamente realizzato. Intendiamoci, il trucco, nella maggioranza dei casi c'è. Ma non sempre. In America le scene vengono eseguite non nelle acque marine, ma nelle più -tranquille e più propizie acque di un la- ghetto situato in una località della Florida, « Silver Springs ». In questo lago, le cui acque sono eccezionalmente pure e traspa- renti, poiché si filtrano attraverso rocce porose che trattengono la polvere e i corpuscoli in sospensione, è stato messo in opera un apparato destinato alle riprese sottomarine. Dopo diversi tentativi, tra i quali la costruzione di un cassone fisso con una parete di vetro, si è ricorso ad una soluzione abba- stanza ingegnosa costruendo un battello il cui fondo piatto è tonnato da lastre di vetro. Inoltre questo battello possiede una cabina attaccata alla chiglia che può accogliere un operatore mu- nito della macchina da presa, cosa questa che permette la foto- grafia di oggetti in movimento, nuotatori o animali. Il battello, azionato da un motore, è in grado di trasportare una ventina di turisti che, attraverso al fondo di vetro, possono am- mirare il fondo del lago. La velocità del natante è intenzional- mente ridotta al fine di non provocare risucchio o bolle d'aria che turberebbero la ripresa già per se stessa delicata a causa della rifrazione e della difficoltà di precisare la distanza tra l'obiettivo e il soggetto. Per le vere e proprie riprese sottomarine, eseguite più che altro a scopo scientifico, i sistemi più in uso sono due : o si immerge nell'acqua una cabina contenente la macchina cinematografica e l'operatore, oppure si immerge la sola macchina da presa del ipo a funzionamento automatico e a chiusura ermetica. )el primo sistema è l'apparecchio ideato dal capitano Charles Williamson di Norfolk e usato dai suoi figli Ernest e George. )ionieri nel campo della cinematografia sottomarina. Essi, in none all'operatore Cari Louis Gregory, hanno eseguito delle au- sissime riprese nei cosidetti « giardini marini » delle isole Bahama situate nel Mare dei Caraibi. Poiché i fotografi scientifici degli Stati Uniti avevano dichiarato l'impossibilità di eseguire delle fotografie e tanto meno delle ri- prese cinematografiche sottomarine, il Williamson organizzava una spedizione e dopo alcuni mesi di lavoro faceva ritorno in sede con circa 6000 metri di pellicola impressionata. Fu cinematografata la fauna sottomarina, la carcassa di una nave affondata durante la guerra civile, i ragazzi indigeni che si tuffano nel mare e la lotta di Ernest Williamson con i pescicani. Egli, infatti, indossato per la prima volta lo scafandro da palombaro, si era immerso, armato d'un pugnale, per fornire all'operatore chiuso nella cabina lo spettacolo della lotta con le voraci « tigri del mare ». Giova 'però notare che, nel contempo, una carogna di cavallo era stata gettata in mare in quei paraggi per distrarre l'attenzione dei pescicani. 228 Le prese del Williamson furono fatte a lu- ce solare, oppure, durante la notte, valen- dosi di lampade di quarzo della potenza di 2400 candele, situate al di sopra della cabina in modo da illuminare una vasta area del fondo. Il tempo di esposizione era presso a poco lo stesso per la luce diurna e per quella artificiale : da un trentesimo a un settantesimo di secondo, a una profon- dità da cinque a venticinque metri. Ci si può servire di una qualsiasi emulsio- ne, a condizione di tener presente che il colore predominante è il blu. La natura del soggetto ha peraltro la sua importanza: la sabbia essendo più luminosa della vege- tazione acquatica il diaframma può essere ridotto quando si fotografa su un fondo sabbioso che rifletta più intensamente la luce. E' consigliabile anche adottare dei filtri che, assorbendo il blu, facciano sparire quel velo opaco che si presenta nelle ripre- se superiori ai sette, otto metri. Girando dei film a colori non è necessario l'uso di alcun filtro; in questo caso bisogna tener presente che la prevalenza del blu ha un effetto sensibile sulla resa dei colori. La pelle umana, per esempio, a una certa di- stanza diviene bianchissima. A mano a mano che il soggetto si avvicina, diminuen- do l'assorbimento del blu, la pelle riprende il suo colore normale. Lo stesso effetto si produce sul colore dei costumi da bagno. Le vedute sottomanne sono popolate di pe- sci : alcuni di questi, estremamente pigri, restano per delle ore immobili allo stesso posto. Altri invece, che sembrano mossi da una straordinaria curiosità, si affollano da- vanti all'obiettivo causando non poca noia all'operatore che non sa come liberarsene. Un altro tecnico delle riprese sottomarine, l'ingegnere Hans Hartmann, ha di recente perfezionato un apparecchio denominato « macchina da presa sottomarina a televi- sione » in quanto comprende un dispositi- vo di televisione per la scelta e l'osserva- zione del soggetto sottomarino a distanza. Naturalmente, riprese subacquee possono essere seguite anche da sottomarini. Quan- do nell'estate del 1930, Sir Hubert Wilkins tentò di giungere al Polo Nord passando sotto ai ghiacci col Nautilus, a bordo era anche un operatore — John Dored — che girò alcune centinaia di metri di pellicola. Per quanto abbia usato solo l'apparecchio fotografico e non la macchina da presa, non si può ignorare l'interessantissimo espe- rimento del prof. Beebe che con la sua ba- tisfera discese a più di 900 metri di pro- fondità raccogliendo una imponente docu- mentazione. Nel campo della pura cinema- tografia scientifica sottomarina sono poi de- gni di rilievo i lavori di Jean Painlevé che, avendo bisogno di immergersi a grandi profondità per delle riprese documentarie, ha adottato uno scafandro leggero e si è munito di una macchina da presa, a fun- zionamento automatico e a chiusura erme- tica, legata al corpo. I risultati raggiunti, pur essendo ancora lontani da quella per- fezione che sarebbe desiderabile per una più proficua osservazione scientifica, hanno già aperto un vastissimo campo alla cono- scenza umana. V. a. MARINI ESTERNI IN ALTO ADIGE Maria Gardena, interprete di ' Ho veduto brillare una stella' (f . Pesce) IN QUESTI ultimi tempi il cinematografo sem- brava ormai destinato a vivere ambientando le sue vicende nei paesaggi di gesso e cartone ri- costruiti negli interni dei teatri di posa illumi- nati dal sole artificiale delle batterie di proiet- tori. E questa tendenza che ormai sembrava divenuta abitudine faceva disperare sulla pos- sibilità di vedere una volta sfruttata la ric- chezza e la varietà del nostro meraviglioso pae- saggio, questo paesaggio che pure ha trovato poeti e pittori ma non registi e operatori capaci di guardarlo con intelligenza e con amore. I motivi che hanno determinato questa « fos- 'silizzazione » del cinematografo, sono molti e di vario carattere e il loro esame non giove- rebbe a indurre i produttori a uscire dagli am- bienti afosi dei teatri di posa, visto che l'at- teggiamento mentale dominante si è ormai im- posto talmente da far dubitare della reale co- noscenza del nostro paesaggio da parte dei pro- duttori stessi. Vero è che non sempre è possibile, per difficoltà tecniche o altro, riprendere in esterno delle scene di film. Così, il sistema del « trasparen- te », largamente usato in tutti gli studi cine- matografici del mondo, trova la sua giustifica- zione ad onta di tutte le opposizioni, e le ricostruzioni di esterni si rendono talvolta in- dispensabili per una ragione squisitamente arti- stica e che può compendiarsi nell'assioma che non sempre il vero reale corrisponde al vero d'arte. Tutto ciò però non infirma affatto il nostro precedente discorso, e poiché una recente ini- ziativa ha portato la macchina da presa al- l'aperto, nello scenario unico delle valli atesine, noi vogliamo segnalare questa felice iniziativa augurandoci che essa segni un ritorno all'aria pura, alla luce e alla ricchezza del nostro pae- saggio. E' l'« Atesia Film », la casa produttrice cui spetta il merito d'aver condotto l'occhio della macchina da presa tra le cime e le valli boscose dell'Alto Adige, alla scoperta d'un pae- saggio meraviglioso e non solo del paesaggio, ma della vita intensa che vi si svolge. In questi giorni artisti e tecnici dell' « Atesia Film », capitanati dal regista Guazzoni, hanno infatti girato gli esterni del film ho veduto brillare una stella in alcune fra le più ca- ratteristiche località di queste valli che non a torto godono d'una fama mondiale. La trama del film è imperniata sulla lotta di un tenace e valoroso ingegne- re contro lo scetticismo dei dirigenti d'una miniera che, per la scarsa resa di materiale, sta per essere abbandonata. L'ingegnere riesce, con la sua volontà e con l'ausilio di un gruppo di minatori italiani cht egli ha ricondotto dall'estero, a trovare il minerale, a ridare vita alla miniera e benessere alla popolazione della laborio- sa vallata. Una delicata storia d'amore s'innesta alla vicenda principale, aggiungendovi una fresca vena di poesia. Il paesaggio, l'atmosfera, gli usi e i costumi dei luoghi ser- vono efficacemente da sfondo alla storia. Ma non quale pre- testo per dei quadri d'effetto, O per uno sfoggio d'un « pit- toresco » di maniera, bensì quale elemento di vita e di verosimiglianza intimamente legato al contenuto umano del^a. vicenda. In questo film debutta una giovanissima attrice alto ate- sina, Maria Gardena, che ha già rivelato un talento spon- taneo e naturale, tanto da attirare su di sé l'attenzione dei produttori in vista di nuovi film. Con la Gardena lavorano, nelle parti principali, Mino Doro, Sandra Ra- vel, Ennio Cerlesi e Luigi Pavese. Numerosi elementi locali, nei loro caratteristici costumi, hanno partecipato alle scene di massa riprese in queste limpide giornate autunnali, tra la curiosità e l'interesse di un pubblico di turisti e di valligiani che, per la prima volta proba- bilmente, vedevano la macchina da presa alla luce del sole. Nel segnalare questa iniziativa, ci auguriamo che essa sia portata a compimento secondo que- gli intendimenti che l'hanno fatta sorgere. Per- chè troppe volte abbiamo dovuto constatare come alle intenzioni non abbia corrisposto la realtà, o per una improvvisa deficienza o per- chè è mancata quella fusione, quella aderenza del paesaggio alla vicenda e che sola può giu- stificare l'inserzione di quadri naturali sia pure bellissimi e ben fotografati, e che altrimenti resterebbero staccati, privi di vita e di signi- ficat° V. CALV. Una scena di 'Ho veduto brillare una stella' (f. Pesce) w sìl&ul - óoeétr Tilm di qimììa DOPO un naturali- primo disorientamento, le notizie che giungono dai paesi in guerra par- lano di una ripresa perlomeno parziale delle varie attività cinematografiche, attività che sono state in gran parte dirette, in Germania come in Francia e in Inghilterra al servizio della nazione come mezzo potente di incitamen- to e di propaganda. Così se i periodici francesi annunziano a grandi titoli che i più quotati attori da Jean Gabin a Gilbert Gii, da Albert Préjean a Pierre Fresnay a Pierre Blanchar a Bernard Lancret sono partiti per il fronte e quelli t( deschi dal canto loro annunziano nu- merosi attori, registi e tecnici che arrestata la loro produzione hanno fatto altrettanto, dalle due parti si parla di nuovi lavori che verranno intrapresi durante il periodo di lotta in uno spirito decisamente indirizzato alle cause in con- Hitto. Gna produzione di guerra quindi al servizio della guerra, un'arma che avrà come le altre la sua preparazione, la sua attuazione, il suo campo di battaglia e darà indubbiamente an- ch'essa i suoi risultati. Di essa però a tutt'oggi non è ancor dato conoscere nulla se non le voci di annunzi e' di promesse che la stampa cine- matografica al di qua e al di là del Reno eleva con pari passione Intanto questa è l'ora dei documentari e dei film-giornale. Alle folle ansiose di sapere sem- pre di più, accanto e a complemento delle- no- tizie dei quotidiani vengono offerte visioni reali di quanto si svolge sui fronti, viene offerta la possibilità di udire a distanza di ore il reale crepitio delle mitragliatrici e il tuonare dei can- noni, mentre il terreno di lotta si scopre e si fa vivo per ognuno. In Germania i primi operatori del fronte ritor- nano e narrano alla stampa del loro lavoro di giornalisti di eccezione. Così Bleeck-Wagner, già specialista di riprese da apparecchi in volo che a bordo di aeroplani da bombardamento ha sorvo- lato il pieno fronte in battaglia, così Endreat dell' Ufa che marciando con le truppe ha ripreso i momenti più importanti del- l'avanzata da Tannenberg a Danzica, così gli altri che han- no seguito le unità navali in pieni movimenti di guerra e che hanno fermato verità che un giorno avranno un valore- assai più grande di quello spet- tacolare. La Francia invece per ora non registra, prepara gli animi e sopratutto ricorda. La sua stampa dice che « l'ora degli operatori non è ancora suo- nata e non bisogna per questo essere adirati con le nostre case di produzione che ci han- no dato per questi primi gior- ni piuttosto delle visioni retro- spettive che non dei documen- tari reali, impossibili ad otte- nersi o per lo meno la cui pub- blicazione sarebbe apparsa pre- matura ». Si promette che ciò avverrà in seguito e intanto si segue quella linea come, tra gli altri, in un Eclair Journal che ha riscosso vasto successo dove si parte da Briand e dalle ormai vecchie ideologie per passare agli avve- nimenti degli ultimi giorni di agosto ed a quelli di settembre e giungere alla esposizione della efficienza bellica delle potenze democratiche, alla loro solidarietà ed alla serenità dei due popoli di Francia e di Inghilterra. In Inghilterra invece l'indirizzo sembra ancori, più propagandistico e tendente a mostrare le pre- sunte irregolarità di guerra degli avversari, i loro errori e i lati più disumani della guerra. Così si è parlato a Londra di dare incarico alla casa ameri- cana di documentari e giornali » March of Time » di una ricostruzione dell'affondamento del piro- scafo « Athenia ». Ciò rientra del resto nel si- stema inglese usato durante la guerra del 1914 quando in molti paesi furono lanciati film del genere di britain prepared o di des gurkhas ra- che prodotti pili che per il popolo inglese per quello di alcune nazioni ancora neutrali. la prima poltrona della seconda fila, e Ray Mil- land che si rifiuta di pronunciare la frase « I love you, dear », per fedeltà alla moglie. Fin qui stranezze innocenti. Non così però per Bob Burns, per Tom Mix, per Ken Maynard e per molti "litri, e qui viene il bello, i quali si oppongono assolutamente di fare azioni o gesti sullo schermo che essi non compiano naturalmen- te nella vita reale. E ci siamo. La superstizione a questo punto cessa di essere tale e diventa qualcosa di più serio, addirittura cioè una condizione di lavoro e tra le più apprezzabili che stavolta nel contatto farà la sua brava figura. Auguriamoci che molti attori italiani divengano superstiziosi, in quest'ultimo caso, s'intende. Un pìetaòto (JiipeìMl2ioni NEI soliti ritagli più o meno pubblicitari d'Ame- rica abbiamo letto che molti di quegli attori e di quei registi vanno soggetti a superstizioni di carattere veramente eccezionale nelle questioni ri- guardanti il loro lavoro, superstizioni sulle quali non si discute e che vengono contemplate talvolta perfino nei contratti. Noi tutti sappiamo che cosa tremendamente seria sia un contratto per attore in America e che peso occorra dare a tali infor- mazioni, ma poiché anche dalle cose più trascu- rabili spesso c'è da imparare, vogliamo dirvi al- cune di questi pregiudizi e riserve. Barbara Stan- wyek ad esempio sembra che prima di iniziare un nuovo film faccia pronunciare alcune messe per il suo successo; William Dieteré rifugge dal mettere in scena film di guerra perchè convinto pacifista; Cecil B. de Mille porta e porterà sem- pre per scaramanzia i pantaloni da cavallo, il berretto a visiera e il megafono dell'epoca del muto; Doroty Lamour non si presterà mai a far parti di morta; Bing Crosby si rifiuta di tirare anche un solo colpo di pistola nei suoi film; e cosi via fino a Akim Tamiroff che nella sala di proiezione siede sempre allo stesso posto che è ■^^H9HH 1 Garbo ! ' NEL giornale svedese Goteborgs Morgenpost in un lungo articolo da Berlino, prendendo occa- sione dalla inaugurazione dei nuovi spettacoli per fanciulli al cinema-teatro Plaza di quella città, si fa un minuto esame delle reazioni del pubblico infantile tedesco alla produzione dei car- toni animati d'America ispirati a novelle di Grimm. Pur tenendo conto, con grande obbietti- vità, della perfezione artistica di tali opere, che vengono ampiamente lodate, un solo appunto viene loro mosso sulla base delle reazioni e delle naturali osservazioni dei piccoli spettatori, quello cioè di avere alterato fondamentalmente tutta la particolare atmosfera di una magia calda e buona che è nell'originale letterario. Non ne è risultato in definitiva neppure un Grimm americano, ma un nuovo prodotto artistico, di indubitato valore e che diverte il pubblico cui si rivolge, ma che lo diverte in modo assai diverso da quello dei vecchi « Màrchen ». Quel che è certo è che nessuno meglio dei tedeschi può in questo caso dire la parola giusta, trat- tandosi non solo di una loro opera letteraria, ma addirittura di un loro mondo tradizionale che è in giuoco. Generazioni di fanciulli si sono nutriti di esso così come noi lo abibamo fatto ad esem- pio con Pinocchio, ed essi son quindi i migliori giudici della faccenda. Una co- sa però resta ed è che tali car- toni, fedeli o non, sono fra le più riuscite, geniali ed artisti- che creazioni del cinematogra- fo. Non così purtroppo per la gran massa degli altri film tratti da opere celebri della letteratura. Quante volte sotto travisamen- ti che tradiscono una incom- prensione totale dei motivi e del clima di una data opera d'arte ci sono giunti film che ne rappresentano spésso la ma- schie rata, in luogo della fedele trasposizione in altro mezzo espressivo. A questi ci piace rivolgere il ragionamento che il giornale svedese muove pei i cartoni, ricordando che in questo il delitto è veramente gravissimo poiché spesso non è un nuovo prodotto artistico quello che è nato, ma un « niente » con un titolo preso a prestito e di altro stampo. (Film Weehl}/) G. I. 230 SPORT FALSO E SPORT VERO TRA gli esempi di pellicole o documentari sportivi prodotti in Italia, non si può certo dire che ve né siano di eccellenti. A parte la << Luce » coi pochi metri di pellicola in- clusi nei suoi « giornali », nessun 'altra ca- sa di produzione si è mai presa il disturbo di accontentare gli sportivi ammannendo lore pellicole in cui lo sport vi apparisse non come pretesto ma come forma di vita. S'è visto il successo di quei cinque minuti con la nazionale di calcio, nel suo genere ben fatto : e ciò dimostra che il corto me- traggio sportivo, se realizzato in base a de- terminate regole che si chiamano vivacità, rapidità, novità, è un genere di avanspet- tacolo che il pubblico apprezza. Così come apprezza il documentario quando è realiz- zato con intelligenza, olimpia insegni. Ma quello di cui mi interessa parlare ora è il film sportivo. Fino ai tempi del muto, esattamente a Ridolini si può far salire la nascita del genere in certo senso sportivo. C'era in quelle comiche una continua, ver- tiginosa gara dal principio alla fine, fatta di salti, di corse, di voli, di lotte, di pugni, di duelli fra Ridolini e i briganti, e i poli- ziotti, e i creditori, eccetera. A bordo della famosa e fumosa « caffettiera » o sulla sgan- gherata bicicletta, in bilico sui fili elettrici, o appeso al cornicione di un grattacielo, Ridolini, eroe di una vicenda impossibile, comunicava una comicità non scevra in fon- do di motivi sportivi. Poi Ridolini tramon- tò. Vennero i vari segni di Zorro, con l'acro- batico Douglas, sporti vissimo tra gli spor- tivi, e venne Tom Mix, e poi Harold Lloyd con viva lo sport, come è bello pattinare, ecc. Erano risate, battimani, simpatie della platea, ma era anche qualcosa che poteva chiamarsi tifo sportivo. Alla base d'ogni vicenda, infatti, la competizione agonistica era quella che suscitava il maggior interes- se. Ricordate i film di « Bambù », l'attore che per un certo momento minacciò di oscu- rare la fama di Douglas? In tema di film sportivo si è venuto crean- do un equivoco che si è già cercato di dissi- pare. Generalmente, infatti, si considera co- me un film << sportivo » solo quello che più o meno felicemente narra una vicenda che si svolge in un ambiente sportivo, sia esso uno stadio, un campo di corse ippiche, una palestra, ecc. Che poi di veramente spor- tivo non vi sia che uno sfondo puramente occasionale, questo non sembra preoccupa- re i produttori che, sotto l'etichetta dello sport, tentano una speculazione assoluta- mente normale al loro modo di considerare le cose. Per contro molti film che sono stati pre- sentati come prodotti eminentemente dram- matici e passionali, erano dei veri film spor- tivi poiché tutta la vicenda più che su uno sfondo verteva su un fatto squisitamente 1 Nessuna falsità nei due alpinisti che guardano la montagna alla quale fra poco saranno appesi. Tutto è 'vero' nel loro atteggiamento e nel loro equipaggiamento. La montagna è il Cervino, nel film 'La grande conquista' - Sotto, 1* atmosfera di un campeggio alpino è felicemente riprodotta in questa sce- na del film olandese 'Cuori giovani' sportivo. Vedi per esempio la tragedia del pizzo palù di Pabst, il cavaliere della montagna e LA grande conquista di Luigi Trenker. Così non ci sembra inopportuno citare fra i film veramente sportivi, il campione che Wallace Beery ha magistralmente imper- sonato, e anche il lago delle vergini in cui il protagonista, maestro di nuoto, non era un « primo amoroso » trasformato per l'occasione in uno sportivo, ma agiva anzi tutto come sportivo in un ambiente spor- tivo. E ci piace anche ricordare quel film otto ragazze in barca in cui i piccoli dram- mi e le piccole storie delle protagoniste era- no fuse e quasi dominate dal motivo cen- trale della loro vita essenzialmente sportiva. Per contro, un film che volutamente è stato presentato come sportivo, un americano a oxford, si valeva dello sport solo come pre- testo per dar modo al primo attore « fata- lone » di esibirsi in maglietta e calzoncini. E questo era tutto. Venendo a parlare del cinema italiano, dal 1930 in poi non si trovano, eccetto quei po- chi esempi che ora vi dirò, dei film degni di essere chiamati per eccellenza sportivi. Così, CINQUE A ZERO, STADIO, TEMPO MASSI- MO, AMAZZONI BIANCHE, LA DANZA DELLE lancette, io suo padre, rappresentano 23 ! ■p tutta la produzione « sportiva » di dieci anni. E, fatta eccezione per io suo padre, in cui con molto im- pegno da parte dei produttori si è realizzata una storia veramente sportiva nel senso che intendiamo noi, e magari peccando di abbon- danza sotto un certo aspetto, gli altri lavori offrono solo qualche spunto di sportività. Non è lo sport, il motivo che domina l'intreccio umano della vicenda, ma la vicen- da si serve, in qualche punto, del pretesto sportivo unicamente per cambiare scenario e dare un certo movimento alla storia che, altri- menti, diverrebbe statica. Il contributo italiano al film spor- tivo può dunque considerarsi insi- gnificante. Se si pensa che noi, og- gi, siamo un popolo giovane in ogni manifestazione della nostra esisten- za, se si considera che mai come oggi lo sport è stato tenuto in onore in Italia, c'è davvero da chiedersi per quale strana ottusità non si sia ancora saputo valersi dei mille ele- menti che si presterebbero ottima- mente alla realizzazione di un film veramente sportivo. Pensate soltanto nelle manifestazioni nizzate dal Dopolavoro, ai campi sportivi dei grandi stabilimenti industriali, in cui gli operai, terminata la fatica nei cantieri e nelle officine, trovano un palestra agoni- stica incomparabile. E quanti motivi po- trebbe offrire ad un regista intelligente que- sta fusione di sport e di lavoro che si rea- lizza felicemente ovunque, accanto a una officina, si apra un campo sportivo. Pensate aglLjestemi di cui disponiamo, ai campi di neve, ai laghi, ai fiumi, alle stra- de, ai monti della nostra terra. Che cosa Qui non c'è nemmeno il ritegno delle apparenze: Gladys Sw art ho ut su una montagna di naftalina, munita di un solo bastoncino, saluta un immaginario amico. Vorremmo ve- derla sciare con gli ' attacchi ■ fatti con due nastrini orga- impedisce che si colgano i mille aspetti della intensa attività sportiva che si svolge continuamente in Italia? Tempi migliori per noi, per la nostra produzione cinematografi- ca, non si sono mai presentati. Realizziamo dei film sportivi : lo sport ha un fascino che si esercita su qualunque pubblico, che può essere inteso ed apprezzato ovunque. Ecco perche, se il film italiano vuole andare al- l'estero per affermarsi, bisogna che cerchi di essere u italiano » e cioè sano, giovane, coraggioso, in una parola, sportivo. ROSARIO LEONE La scena è del film 'La vita a vent' anni'. I costumi ben puliti, i caschi lucidi, i visi e le mani lavati di fresco, questi giocatori non ingannano nessuno : hanno un'aria troppo compunta per apparire auten- tici. Quello di destra, per nulla interessato del giuoco, guarda i suoi compagni. Quello di sinistra fissa addirittura l' obbiettivo, preoccupandosi di apparire composto e dignitoso. In quanto a James Stewart, sembra che la sua attenzione sia attratta da qualcosa che sta passando per aria; forse un aeroplano ! ... ESPORTAZIONE SECONDO un comunicato apparso sulla rivista americana Motion Picture Herald, la » Esperia Film distributing Co. » ha stipulato con il Mo- nopolio italiano un accordo allo scopo di proiet- tare sugli schermi americani una cinquantina di pellicole di produzione italiana. La notizia, data dallo stesso direttore dell'agen- zia distributrice, dott. Francesco Macaluso, ci ha per un istante favorevolmente impressio- nati. Che, dopo tanti sforzi infruttuosi e tanti tentativi mancati, si riuscisse finalmente ad aprire non diciamo una strada ma solo un sen- tiero allo sbocco della nostra produzione nel Nord America, ci sembrava la realizzazione di un desiderio destinato ormai a restare, almeno per molto tempo, soltanto un desiderio. Il comunicato però, quasi a dissipare i nostri dubbi, precisava alcuni particolari dell'organiz- zazione, aggiungendo che la impresa intende riaprire lo « Squire Theatre » dandogli il nome nuovo e italianissimo di « Cinecittà » e speci- ficando che la stessa ditta ritiene di poter pro- grammare 1 film di produzione italiana, com- presi i giornali LUCE, in circa 200 locali ame- ricani. Non solo, ma per dimostrare che l'organizza- zione stessa è a buon punto, è stato dato lo elenco dei film italiani ritenuti meritevoli di essere presentati al pubblico americano. Ecco l'elenco senza commenti: LOTTE NELL'OMBRA, ERAVAMO SETTE SORELLE, SOT- TO LA CROCE DEL SUD, VIVERE, IL CORSARO NERO, GIUSEPPE VERDI, IL SIGNOR MAX, SCIPIONE L'AFRI- CANO, L'ARIA DEL CONTINENTE, LA MAZURKA DI PAPÀ, UNA MOGLIE IN PERICOLO, NAPOLI D' ALTRI TEMPI, CONDOTTIERI, SQUADRONE BIANCO, BELLE O BRUTTE SI SPOSAN TUTTE, HO PERDUTO MIO MARITO, VOGLIO VIVERE CON LETIZIA, RE DI DE- NARI, I FRATELLI CASTIGLIONE, RETROSCENA, UN BALLO AL CASTELLO, GRANDI MAGAZZINI, MILLE LIRE AL MESE. Davanti a una simile lista di titoli il meno che ci si possa chiedere è quale criterio ha presie- duto alla scelta dei lavori. Sarebbe interessante conoscerlo. Come sarebbe interessante sapere a quale pubblico sono destinati questi film. La sola ipotesi che ci sembra probabile è che questi lavori siano destinati sopratutto ai nostri con- nazionali di oltre oceano e non al pubblico ame- ricano vero e proprio. In questo caso, infatti, si potrebbe anche giustificare l'invio di lavori che, come per uomini soli o re di denari, per non citarne che due, hanno uno scarso va- lore artistico e potrebbero interessare più che altro per motivi sentimentali. E in questo caso, perchè si sono omessi dei film COme ETTORE FIERAMOSCA, LUCIANO SERRA PILOTA e batticuore? Chi darà una risposta a tutte queste domande? In questi giorni ha avuto inizio il primo dop- piaggio in lingua greca di film italiani desti- nati ai mercati della Grecia, Egitto, Siria e Palestina. I^a esecuzione del doppiaggio in lingua greca del primo gruppo di film italiani, follie del secolo, sorprese del divorzio, piccolo hotel, ballo al castello, scelti dalla rappresentanza generale della UNEP, è stata affidata alla « Sca- lerà Film ». Un folto gruppo di personalità e di autorità ha presenziato all'inizio del doppiaggio del primo film, e fra queste S.A.R. la Principessa Maria di Grecia, S. E. Metaxas, Ministro di Grecia, il Prefetto Orazi, Direttore Generale per la Cine- matografia, accolti dai dirigenti della « Scalerà ». Il lavoro procede a ritmo intenso e ci è stato assicurato che a questo primo lotto di film farà seguito un secondo gruppo scelto fra la più re- cente produzione italiana. 232 4L * * * ECCELLENTE ¥ * •¥■ BUONO ** MEDIOCRE * SBAGLIATO • •• PICCOLO HOTEL • ••IL GIUOCATORE • •• SCHIAVO D'AMORE Produzione Alla Film - Regia: P. Ballerini • Scenogr. Luigi (Le joueur) - Produzione Euphono • Kreutzberg - Artisti As- (Woman debondage) • Produzione: R. K. O. • Minerva film Ricci - Musica : N. Piccinelli - Operatore : Ugo Lombardi sociati - Regìa : Gerardo Lamprecht - Interpreti : Lida Regìa : John Cromwell - Interpreti : Bette Davis, Leslie Interpr.: Emma Cramatica, Laura Nucci, Mino Doro, ecc. Baarowa, Albrecht Schonals Howard, Frances Dee Poche sono le modifiche apportate all'edizione ve- neziana di questo film che resta tuttavia una in- teressante prova di buona volontà e di fede. Se piccolo hotel infatti è un lavoro mancato, gli assunti di esso, così altamente diversi da quel- li della media produzione, e chiaramente visibili salvano sicuramente il regista ed autore del film Dal dramma psicologico si è scesi ad una con- venzionalità borghese che l'unità di luogo e di clima immiseriscono ancor più laddove esse do- vevano essere l'elemento base del dramma; dai tormenti intimi che necessitano di grandi inter- pretazioni ci si trova dinanzi a volti ancora di scuola, e cosi via. Ma nonostante tutto e tutti è il tentativo quello che ci ha colpiti e che di- ciamolo pure ci dà motivo di sperare. Por quanto gran parte del pubblico, forse a causa di un certo disorientamento, non abbia mostrato di apprezzare degnamente il lavoro di Gerardo Lamprecht, noi sosteniamo che il giuocatore è un buonissimo film. Non è cosa semplice realiz- zare compiutamente in tutti i sensi un'opera di Dostoievschj senza cadere negli errori di paros- sismo e di psicosi letteraria e il Lamprecht mi- suratissimo e ricco di gusto ha raggiunto piena- mente i suoi intenti, l'n'aria di strana follia e di testarda signorilità e di orgoglio sono diffusi in questi ambienti scenograficamente perfetti dove il giuoco d'azzardo può essere ad un tempo il ■ movente e lo strumento di certe passioni : Lida Baarowa e Albrecht Schouhals sono ottimi e ci son presentati in un doppiato nobilissimo e raro. • •• ORIENTE IN RIVOLTA (Man of arjairs) - Prod. Gaumont British - Scalerà film - Regìa : Erbert Mason - Interpreti: George Arliss, René Ray, Fay Wray A ognuno il suo ruolo equilibratissimo e garbato, una scioltezza di montaggio, che, senza bruschi colpi di scena, porta a termine la comica e un po' amara vicenda; la semplicità dell'ambiente e delle figure di sfondo; ecco gli elementi della indovinata formula sulla quale pioggia questo di- vertentissimo film. Si narra di un fratello gemello di un ministro inglese che lo sostituisce suo malgrado in una delicata questione e salva l'impero da una peri- colosa faccenda nella quale l'imperizia del mini- stro poteva condurlo. Giorgio Arliss con quella sua aria trascuratamen- te signorile, nelle due parti, senza far pesare la sua persona, muove il lavoro dal principio alla fine comunicandogli quella scorrevole compostez- za che è il suo pregio maggiore. • •IL DUCA IN VACANZA (If s a King) - Prod. British & Dominions - Artisti Asso- ciati - Regia : Jack Raymond - Interpreti : Sydney Howard È indubitato che ogni attore comico ha fra gli elementi caratterizzanti il suo < ammoder- nato », del teatro: discreto, sottile, iro- nico e melanconico. Il suo viso ha qualcosa di femmineo, che però le sopracciglia alla diavola acuiscono fin quasi a cancellare (strano processo): ma la sua voce e il suo piglio sono di autentico eroe della finzione scenica. Nel FANTASMA CALANTE, nel CLUB DEI 39 e soprattutto nella cittadella, interpre- tazione matura, complessa e animata al massimo, c'erano eleganza, calore, bra- vura e ispirazione. FILM PRINCIPALI : mev of tomorrow. IH l r NIGHT IN LONDON, C\SH (T932), le fi mogli di Enrico vili (The Pri- vate Life of Henry Vili, United Ar- tista London Films, 1933). il CONTI di montecristo (Count of Monte di- sto, United Artists-Reliancc, 195JJ. n. club un 39 (^9 Steps, Gaumont Bri- tish, H)35), IL FANTASMA GALANTE (The Ghost Goes West. London Films- U. A., 1936), for love or money (British Gaumont. 1936); la citt*del- la (The Citadel, M.G.M., 1937), la CONTESSA ALESSANDRA (Knight Wit/lOUt Amour, London, 1937). good bye mr. chips (M.G.M.. 1939). PUCK ì+ Anche i dischi grammofonici contenenti le musiche dei Vostri filmi, possono validamente contribuire ad esaltare e diffondere la Vostra produzione CHIEDETE ALL'UFFICIO DI ROMA DELLA s. n. ceTRfl QUALI SONO I MEZZI PREDISPOSTI PER OTTENERE QUESTA EFFICACE PROPAGANDA PUBBLICITARIA S.fl.CGTRD TORINO -VIA ARSENALE, 19 - Uff. di Roma: Via Monrello, 5 (Pai. dell'EIAR) - Tel. 34883-34884 ^34 ROBERT DONÀT G. VOGEL (Zurìgo). — Mi dici che sei mesi fa hai visto a Zurigo un film francese: l'iKCONKUE di sleepinc car identico al film italiano belle o brutte si sposan tutte. Io non ho visto il film italiano, comunque ti posso dire che è stato prodotto dalla ditta Atlas Film il cui proprietario Giuseppe Gallia ha fre- quenti rapporti con ditte francesi. È pro- babile quindi che egli abbia acquistato il film francese, e ne abbia poi fatta una copia italiana, con attori nostri. I rifacimenti di film esteri erano di moda in Italia nel periodo 1932-33. La stessa segretaria privata era un rifacimento. Io sono del parere che tali rifacimenti non abbiano alcuno scopo. Ci sono ot- timi soggetti italiani, prettamente ita liani, e non c'è affatto bisogno di co- piare i film stranieri. CEDRO DEL LIBANO (Genova). — Non sono un angelo, come voi dite. Posso tuttavia rispondere, per quanto so, alle domande che mi fate. Dall',4/- munacco del cinema italiano non risulta che Mino Doro sia uno pseudonimo. Il primo film interpretato da Germana Pao- lieri è stato wallv. Vanna Vanni è in- vece uno pseudonimo. In un film si è chiamata Anita Vanni, non si sa per- chè. Vi sono altre giovani attrici ita- liane che amano mutar nome ogni tan- to. Certo, i nomi delle attrici non sono molto peregrini. Una volta, invece! Una si chiamava Gianna Terribili-Gonzales. Altri tempi, volga in fiamme è diretto da Viktor (o Wenceslaw) Tourjansky. VINCENZO PETRELLA (Avena). — La scadenza per l'invio dei copioni al Concorso cinematografico bandito dal Ministero della Cultura Popolare è stata rinviata al 1. dicembre. I copioni van- no inviati al Ministero in quattro co- pie dattilografate. Motto e busta chiusa. SILVIO PAPPALARDI (Vomero). — Come avrai notato, dal n. 77 è Giu- seppe Isani che scrive <> Film di questi giorni >•. La tua lunga e piacevole let- tera tocca due punti piuttosto vivi nelle discussioni del mondo cinematografico: Napoli e la vita privata in rapporto alla pubblicità degli attori e delle attrici. Co- nosco poco della vita privata delle nostre attrici e dei nostri attori. Forse la loro vita privata non presenta aspetti così eccentrici da prestarsi a quella pubbli- cità di tipo americano cui tutti gli attori e le attrici di Hollywood si sono assog- gettati esclusa Greta Garbo, la quale però ha scelto un sistema di pubblicità assai vantaggioso. In fondo, io credo che i migliori attori dovrebbero trascor- rere il loro tempo a preparare i film, a studiare. Non ho visto i film di cui parli nella tua lettera. Immagino tut- tavia che il modo con cui Napoli è stata trattata, sia piuttosto convenzio- nale. Da quella frase togli pure il « for- se » che è inutile, e spero che ti risulti chiara. « Vi è (nei film di Duvivier) quella disperata ricerca dell'intima es- senza del cuore umano che spinge l'ana- lisi dell'autore spesso in regioni molto più remote e profonde di quelle che in generale esplorano i crepuscolari; un poeta che cerca la poesia nell'intimo del le cose e che sa trovarla anche nei luo- ghi, nei momenti e nelle circostanze più banali e più grigie ». Certo Duvivier sarebbe contento, immagino, di questo tuo parere sulla sua opera. A me dispia- ce, dei suoi film, una certa sovrabbon- danza, spesso di dialogo; e qualche esa- gerazione nei convulsi movimenti di macchina. Definirei facilmente intimista un Paul Fejos per esempio; un intimi- sta delicato. lulien Duvivier è stato delicato soprattutto in poil de carotte, che mi pare il suo film più persuasivo. CAPO DI BUONA SPERANZA ( 'C orrispondenza coi lettori) Circa le giovani attrici, si potrebbe dire che è opportuno vengano incoraggiate. Tuttavia le giovanette non dovrebbero riposare sugli allori. E le nuove? Ce ne è una fioritura, di nuovi nomi. Quali rimarranno? G. L. (Mantova). — Ho letto attenta- mente il Vostro soggetto per film Elis- sa ed il suo grande amore, desunto dai primi quattro canti della Eneide di Virgilio. Episodi dell'Eneide hanno ispirato, in altri tempi, scrittori di tea- tro. Qualche scrittore di cinema, inol- tre, si è accinto all'impresa di ridurre per lo schermo degli episodi del poema virgiliano. Conosco anche una stesu- ra di scenario di tutta V Eneide. Il Vostro lavoro è senza dubbio lodevole per le intenzioni. Voi stesso scrivete del Vostro lavoro :« Tutto ciò non già con la pretesa che tutto venga ficcato dentro un film che in tal modo, pare a me, diverrebbe troppo lungo e ple- torico, ma per presentare al produttore o regista il succo del testo virgiliano ed il filo conduttore, lasciando a lui vedere come e se possa ricavare una azione cinematografica e, al caso, ma- nipolare la materia a suo piacere sen- za, possibilmente, commettere troppi sacrilegi ». Il problema consiste appun- to in questo: cioè nei sacrilegi. Dime Voi dite, che si possono commettere. A tutt'oggi credo che le opere lettera- rie di gran pregio tradotte in film de- gnamente, siano poche, don Chisciotte di G. W. Pabst dal romanzo di Cer- vantes è forse quella che più delle al- tre si è attenuta allo spirito del romanzo, ed è allo stesso tempo un buon film. In don Chisciotte, però, vi è un im- portante dramma umano, che affiora attraverso il ritmo delle immagini. A parer mio, per quanto io sia in linea di massima, contrario alla traduzione cinematografica di opere letterarie, nel- l' Eneide, la traduzione cinematografica del Mito è assurda. Sull'episodio di Enea e Didonc è stato già fatto un film ai tempi del muto. Un film da non potersi ricordare. Se tutto si li- mita al semplice dramma umano, buo- na parte del Vostro lavoro risulta inu- tile: Venere, Giunone, Mercurio e gli altri Dei, come li potete raffigurare sullo schermo? Voi dite che lasciate al regista e al produttore di studiare se il poema virgiliano si presta più o meno ad essere trasformato in film. Voi dite, ad un certo punto: <• Biso- gnerebbe che la scena rendesse, in qual- che modo, il bellissimo brano virgi- liano, in cui è espresso il contrasto del- la notte tranquilla in cui tutto riposa : uomini, animali e tutta la natura, men- tre invece Dido nelle sue stanza è in preda a.lla massima agitazione ». E' indubbio che questo contrasto si può rendere con i mezzi espressivi del film; ed un regista può vedere senz'altro quale montaggio di elementi si può fare; ma il Vostro compito di scena- rista sarebbe stato appunto quello di suggerire la forma di tale montaggio: di narrare, insomma, la vicenda, te- nendo conto delle esigenze e, inoltre, delle possibilità del cinema. « Eolo con in mano uno scettro governa i dodici venti che tiene imprigionati per la- sciarli liberi quando Giove lo ordina. Essi però si muovono nel vasto antro tentando un frastuono orrendo di sibili, ululati, ecc. ». Io non nego che si possa trarre un suggestivo effetto dalla visione di caverne sulla riva del mare increspato dall'aria, e dalle quali esca- no ululati. Ma non vedo come si possa far vedere in un film, senza destare l'ilarità, Eolo che tiene imprigionati 1 venti. La trasposizione, insomma, dovrebbe essere completa. In un film tratto dall'Eneide, potrebbero rimanere i temi, ma molta parte della bellezza dovuta ai versi di Vergilio scompari- rebbe; ad essa andrebbe sostituita qual- che soluzione cinematografica, che è compito appunto dello sceneggiatore, di studiare e di risolvere. A. M. MUNUS (Venezia). — « Nel numero del 25 agosto di Cinema ho letto che un certo signore americano si era imbarcato sul Saturnia e dichia- rava che era impossibile che le rela- zioni fra America e Italia in fatto di film potessero essere riallacciate ». Io non ho particolari notizie in proposito, né mi risulta che per il momento vi siano trattative in corso per la impor- tazione di film america.ni in Italia. Co- munque avrete notato che continuano a venir proiettati sui nostri schermi dei film americani e, in prima visione, dei film di qualche anno fa, che sono interessanti per chi voglia farsi una completa cultura cinematografica. ABBONATO N. X. — Non da tutu i critici convenuti a Venezia, il film il vagabondo macoun è stato giudicato male; in genere è stato notato nel film press'a poco quello che avete no tato Voi; cioè che il film ha una an- datura lenta ma che non mancano par- ticolari felici. Se qualcuno ha detto che tale lentezza deriva dalla scarsezza di dialogo, ha detto una affermazione arbitraria, non giustificata né esatta. Co- me Voi giustamente osservate, non è il dialogo che produce rapidità al film. Voi osservate, inoltre, che vi sono nel film dei particolari toccanti. Ricordo di aver letto una recensione che se- gnala certe inquadrature del film. Non mi convince la rievocazione della vita vissuta dal vagabondo, perchè, in ge- nere, queste rievocazioni realizzate me- diante sovrapposizioni di immagini, riescono piuttosto confuse, pel di ca- rota, che Voi giudicate come il mi glior film di Duvivier, è stato proiet- tato con ritardo in Italia perchè il no- leggiatore che ne aveva assunto la e- sclusività non lo riteneva un film suf- ficientemente «commerciale». Il risul tato è stato un po' diverso da quello previsto dal noleggiatore. Ritengo che quella parte del pubblico che, a Vene- zia, ha manifestato la sua disapprova- zione per certe ripetizioni di scene, nel film GIOVANE, CODI LA TUA GIOVINEZZA, non abbia avuto sempre ragione. Vi è, in tali scene, un senso di autenti- cità quale di rado si trova. Tuttavia, è opportuno notare che il film si basa su elementi esclusivamente locali, e quindi è possibile ammettere che parte del nostro pubblico non l'abbia ap- prezzato. VL NOSTROMO MOVI BREVETTI Metodo per ottenere una visione cine- matografica in rilievo e mezzi per la realizzazioae di tale metodo: FONTA- NA E., ad Albisola (Savona) (4-387). Perfezionamenti nelle pellicole sonore a passo ridotto e negli apparecchi rela- tivi: HARPER M., a Hoddesdon (Gran Bretagna) (4-387). Procedimento per la produzione di im- magini a più colori secondo metodo sotrattivo: I. G. FARBENINDUSTRIE A. G., a Francoforte s. M. (Germania) (4-387)- Dispositivo di protezione contro la luce per imballaggi di pellicole a rotoli e di pellicole cinematografiche da caricare alla luce del giorno: LA STESSA (4- .587)- Mobile, preferibilmente in metallo a sfogo di gas per conservare materie mnammabili quali pellicole cinemato- grafiche e simili: CRESPI P. S. A., a Milano (4-587). Procedimento per la colorazione delle pellicole cinematografiche a colori e di- spositivo attuante tale procedimento: PETRONIO G., a Milano (4-387). Dispositivo di guida per le pellicole in apparecchi di ripresa cinematografica : ROBERT BOSCH G. m.b.H., a Stoc- carda (4-388). Perfezionamento nelle macchine cinema- tografiche da presa: LA STESSA (4- 388). Dispositivo di protezione contro l'in- cendio per proiettori cinematografici : LA STESSA (4-388). Para-luce per apparecchi fotografici e cinematografici: ZEISS I. A. G., a Dre- sda (Germania) (4-388). COPIA DEI SUCCITATI BREVETTI PUÒ PROCURARE: L IN6 A. RACHEL! - UFFICIO TECNICO INTERNAZIONALE - MILANO, VU Pietro Verri. 22 - Telefoie 70 018 • ROMA VU Nasloaale. «6 - Telefona 485-431 ruCIPF VACCHINE PER CUCIRE Mi "P CUCIRE MACCHNE PERCUCIPf MALWINF H' U> ■!=[ *•-' ' -.INE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PEh ^.UCIHt 1..--- t . ~. N E C C K HfflE PER CUCI P E MACCHINE PER CuStBE MACCHINE PE3 CUCIRE MACCMNE PER CUC'RE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PEPCUC'Rk MACChiNl PEH CuCIfi ■• - 236 : Maria Mercader e Tony D.'Algy nel film 'Il segreto dell'Inviolabile' (Nembo- Braschi) - Sotto: Junie Astor e Umberto Melnati nel film 'Un mare di guai' (Atlas. I. C. I. - Foto Vaselli) Sopra: Clara Calamai e Carlo Romano nel film 'H mio socio Davis' (Scalerà - Fo Pesce) - Sotto: Loretta Vinci e Romolo Costa in 'Forse eri tu l'amore' (Mediterrane Foto Vaselli) IE I La soluzione dei giuochi deve pervenire alla Redazione di CINEMA (Sezione 'Giuochi e Concorsi', Piazza della Pilotta, 3 - Roma) non oltre il 30 ottobre 1939-XVII. Scrivere chiaramente, oltre alla soluzione stessa, anche il proprio nome, cognome e indirizzo. Tutti i lettori possono liberamente collaborare a questa pagina CROCE MÀGICA Disporre nel casel- lario il cognome di un interprete del rispettivo film solloindicalo. Se la soluzione è esaffa il cognome risulterà vertical- mente e orizzon- talmente. 1. Le due Madri - 2. Incantesimo - 3. Luciano Serra Pilota 4. La Kermesse eroica - 5. Ettore Fieramosca - 6. Arditi dell'aria - 7. Oro del West - 8. Il messaggero - 9. Cosino 10. Noi e la gonna - 11. Il segreto della felicità - 12. Frou-Frou. ANTONELLI EDMONDO (Perugia) SOLUZIONE DEL GIUOCO DEL N. 77 (10 SETTEMBRE 1939-XVII) PAROLE CROCIATE VINCITORE DEL GIUOCO H. 77 -IGNAZIO NENCHA Bari, Via Andrea da Bari, 48 c A p R A ■1 1 A C M 1 n o ■ ■ L E 1 ■I e ■ R o ■ O G G 1 ■ c 1 fi Pi ■ A r*\ O R 1 ■1 G i A C H E T T 1 R A ■f R E G i A ■ A E ■1 E ■ R S 1 D E R 1 o ■ s s ■ O ■ T T o ■ O ■ 1 U ■I ■ p 1 L O T T o D| OlC | U |M|E | « |T|o Scrivere le soluzione in inchiostro e con scrittura mollo nitida. Sarà estratto a sorte un vincitore Ira i solutori del giuoco.- Croce magica. Premio: un abbonamento annuale a 'Cinema'. La soluzione del giuoco pubblicalo nel 79" fascicolo apparire nell'81" fascicolo (10 novembre 1939-XVII). Direi/ore VITTORIO MUSSOLINI NOVÌSSIMA - Vie Romanel/o da Forlì. 9 - Tel. 760205 - Roma Proprietà letteraria riservala per i lesti e per le illustrazioni. A norma deli articolo 4 della legge vìgente sui diritti d'autore è lassalivamenle fallo divielo di riprodurre articoli e illustrazioni delta rivista CINEMA quando non se ne citi la fonte 238 Ultimato: J*l $\UpQhGUZJUC>JH&l PRODUZIONE MANDERFILM 1939-40 LA CONQUISTA DELL'ARIA RIEVOCAZIONE STORICA DELLA PIÙ NOBILE AMBIZIONE DELL'UOMO DA ICARO Al NOSTRI GIORNI SU TRAMA DI LUIGI FREDDI REGÌA DI ROMOLO MARCELLINI PIA DE' TOLOMEI « ricordili di me che sor» la Pia .- Siena mi fé) disfecemi Maremma » (Dante - Purgatorio) RIEVOCAZIONE STORICA ROMANZATA DI LUIGI BONELLI PICCOLO ALPINO DALL'OMONIMO ROMANZO DI SALVATOR GOTTA RIDOTTO PER LO SCHERMO DA PAOLO MONELLI - DINO FALCONI - ORESTE BIANCOLI REGÌA DI ORESTE BIANCOLI Nota &&UL: LA MANDERFILM INDIRÀ UN CONCORSO A PREMI TRA I BALILLA D'ITALIA PER LA SCELTA DEL PROTAGONISTA DI QUESTO FILM 239 MAGNETI E CANDELE AGNET AREM- DANNO IL LORO VALIDO CONTRIBUÌ ALL'AUTARCHIA E AL PRESTIGI* DELL'ALA FASCISTA 240 HA AS31C U R^Z|jQBl^ìI. GÈ I^RALI •> -s»v A V v:'>._v-.. ■ Capitale Sociale Interamente Versato L . 1 20.000.000. LE "ASSICURAZIONI GENERALI" esercitano i RAMI VITA, INCENDI, FURTI e TRASPORTI e, in unione alle affiliate ANONIMA INFORTUNI e ANONIMA GRANDINE, i R A M I INFORTUNI e GRANDI N E Capitale sociale inter. versato . L. 120 milioni Fondi di garanzia 2 miliardi e 645 milioni Capitali vita in vigore . 8 miliardi e oltre 821 milioni Pagamenti per danni dal 18.il . „ 10 miliardi e oltre 752 milioni Fanno parte del gruppo delle ASSICURAZIONI GENERALI 66 Compagnie, delle quali 54 in Europa 7 in A iu e r i e a , !? in Africa e 3 in Asia AGENZIE IN TUTTI I COMUNI D'ITALIA RAPPRESENTANTI E COMMISSARI I)' AVARIA IN TUTTO IL MONDO r Perchè l'Italie Fascista diffonda nel mondo più rapida la luce della civiltà di Roma Roma - Stabilimenti Cinematografici CI NE .,, t LO ZUCCHERO È UN ALIMENTO FISIOLOGICO D'ECCELLENZA Su tutti gli altri alimenti il saccarosio presenta il vantaggio di essere rapidamente e facilmente assorbito. Ecco perchè l'epoca presente, dove occorre attuazione pronta di pensiero e di energia, dovrebbe essere l'epoca dello ZUCCHERO per assicurare il continuo e regolare funzionamento degli impianti cinematografici accumulato: hensemberger Vi^1 ~ tf o s ° p g « * * It ?--"• I. POSTALE UE 25 OTTOBRE 1939-XVII quindicinale di divulgazione cinematografica FONDATO DA ULRICO HOEPLI Direttore: VITTORIO MUSSOLINI Organo della Federazione Nazionale Fascista degli Industriali dello Spettacolo Collaborazione tecnica dell'Istituto Nazionale per le Relazioni Culturali con l'Estero anno tv cAcrirnin on 25otk>bre volume ii rAoULULU OU 1939-xvu Questa fascicolo contiene : Cinema Gira 243 CALCANTE Lavorare e vendere 247 GINO VISENTINI La fortuna degli incompetenti .... 248 IMBERTO DE FRANCISCIS Le pareti finte 250 T.S.M. Annotazioni 251 Gì. Nord-ovest 253 .. CINEMA » Sottocenere 254 VITTORIO CALVINO Lo spettatore avido 256 DOMENICO MECCOLI La fretta 257 CARLO JIBANICO Vecchi film in museo: Le finanze del Granduca 258 MARIA TIBALDI CHIESA Dischi di film 261 GIUSEPPE ISANI Film di questi giorni 264 Galleria : Anne Shirley, 262 - Capo di Buona Speranza, 265 - Giuochi e Concorsi, 266. DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE; Roma, Piazza della Pilolla„3 Teletono 66-470 • PUBBLICITÀ; Ufficio Pubblicità 'Cinema' • Roma, Piazza della Pi lolla. 3 - Gli abbonamenti si ricevono direttamente dall'Amministrazione del periodico, o mediante versamento al conio corrente postole 1/23277 oppure presso le Librerie Hoepli in Milano (via Berchetl e Roma (Largo Chigil - ABBONA- MENTI- Italia, Impero e Colonie, anno L. 40, sem. L. 22. Estero, anno L. 60, sem. L 35 Manoscritti e fotografie, anche non pubblicati, non si restituiscono OGNI NUMERO IN ITALIA, IMPERO E COLONIE: DUE LIRE MILANO-FORO BuONafam. >2 /n copertina MARIA DENIS. IHTEH- PHETE DEL FILM DOCUMENTO' (l.C.I.) SOCIETÀ ANONIMA INDUSTRIE CINEMATOGRAFICHE ITALIANE SOCIETÀ ANONIMA DISTRIBUZIONE E LANCIAMENTO FILM ROMA IL PRIMO GRUPPO DI FILM ITALIANI 1939-1940 IL SOGNO DI BUTTERFLY • DOCUMENTO BALLO AL CASTELLO • L'AMORE SI FA COSÌ IL PECCATO DI ROGELIA SANCHEZ in corso di distribuzione, sta affrontando col più lusinghiero suc- cesso il giudizio del pubblico dei principali cinema di prima visione. Fedeli al nostro programma di valorizzazione della produzione nazionale, ci siamo assicurati un altro gruppo di pellicole italiane realizzate dalle principali case produttrici con i migliori elementi tecnici e artistici oggi disponibili. MANON LESCAUT 1000 AL MINUTO un film di CARMINE GALLONE con VITTORIO DE SICA e ALIDA VALLI Prod. S. A. Grandi Film Storici PROGRAMMABILE IN GENNAIO direzione MARIO MATTOLI con NINO BESOZZI e ANTONIO GANDUSIO Produzione Fauno Film PROGRAMMABILE IN DICEMBRE CARMEN FRA I ROSSI DAGLI AL LADRO direz. EDGAR NEVILLE con FOSCO GIACHETTI JUAN DE LANDA - CONCHITA MONTEZ Produzione Film Bossoli PROGRAMMABILE IN DICEMBRE (titolo provvisorio) - diretto da MAX NEUFELD, con ALIDA VALLI Produzione 1 1 a l e i n e PROGRAMMABILE IN GENNAIO DORA NELSON UN MARE DI GUAI direzione di MARIO SOLDATI con ASSIA NORIS - CARLO NINCHI LUIGI CIMARA - MIRETTA MAURI Produzione Urbe Film - I. C. I. PROGRAMMABILE IN NOVEMBRE direzione CARLO LUDOVICO BRAGAGLIA con UMBERTO MELNATI - JUNIE ASTOR LUIGI ALMIRANTE - PAOLO STOPPA Produzione Atlas Film PROGRAMMABILE IN NOVEMBRE RISERVANDO A QUESTI FILM LE MIGLIORI DATE DELLA STAGIONE GLI ESERCENTI SI ASSICURERANNO LE PIÙ ALTE MEDIE DI INCASSO 242 Perchè l'Italia Fascista diffonda nel mondo più rapida la luce della civiltà di Roma M Roma - Stabilimenti Cinemafog rafie i CINECITTÀ /ynrxjra Gondar Leckemti Addi/Abeba ■k Gimma :to iCO ^ •ell'rVO. CINEMA GIRA ITALIA DOPO ON PERIODO... ... di stasi, l'attività cinematogra- fica torinese si avvia verso una net- ta ripresa. Si è infatti costituita in questi giorni una Società finan- ziariamente solida, che ha in pro- gramma di attivare lo stabilimento cinematografico già della I.R.I. a Torino, e di mettere in cantiere per il prossimo anno dodici nuovi film. La notizia ha destato un vivo com- piacimento negli ambienti artistici torinesi che vedono rifiorire quella i ■ Silvia Manto, interprete di 'Cuori nella tormenta', di Campogalliani (foto Lux ardo) industria cinematografica che già fu vanto della capitale del Pie- monte. È ANNUNZIATA... ... una nuova produzione che Car- lo Campogalliani dirigerà per la Adria Film. Il lavoro, tratto da un soggetto dello stesso Campogallia- ni, s'intitolerà cuori nella tor- menta e verrà girato a Tirrenia. Interpreti : Fosco Giachetti e una giovanissima attrice nuova, Silvia Manto. Eugenia Zareska, che ha debuttato in 'Finisce sempre così' di Enrique Susini ON DOCUMENTARIO... ... di grande interesse è quello rea- lizzato dall'Istituto Luce sulle linee Sigfrido e Maginot. L'obiettivo con- duce lo spettatore sulla frontiera del Reno, là dove due imponenti eserciti in stato di guerra sono di fronte in questo momento, ambe- due protetti da formidabili sistemi fortificati. LA PRESIDENZA DELLA MOSTRA DI VENEZIA... ... considerato che sussistono anco- ra le ragioni che impediscono la riunione dei membri della Giuria della VII Esposizione Internazio- nale d'Arte Cinematografica resi- denti all'estero, ha deciso di so- prassedere alla assegnazione dei pre- mi internazionali, ma ha creduto opportuno, invece, assegnare i pre- mi istituiti per i film italiani. A tale scopo ha convocato a Ve- nezia i componenti della Giuria resi- Loretta Vinci, Gemma D'Alba e Eomolo Costa in 'Porse eri tu l'amore' di Righelli (Mediterranea - foto Vaselli) 243 ■ 244 per assicurare il continuo e regolare funzionamento degli impianti cinematografici ACCUMULATORI HENSEMBERGER BANCA NAZIONALE DEL LAVORO CAPITALE E RISERVE L. 233.000.000 Sede Centrale: ROMA 110 DIPENDENZE IN ITALIA IN ALBANIA E IN A. O. I. TUTTE LE OPERAZIONI DI BANCA SEZIONI AUTONOME: CREDITO FONDIARIO: capitale e riserve . . L. 84.000.000 CREDITO CINEMATOGRAFICO: capit. e riserve „ 46.000.000 . . „ 50.000.000 nzia . „ 125.000.000 CREDITO ALBERGHIERO ( capitale . ■ [ tondo di ga denti in Italia, i quali, riunitisi a a Palazzo Vendramiu il 14 ottobre XVII hanno assegnato i seguenti premi : Coppa Mussolini per il miglior film italiano, al film abuna mes- sias, produzione Ref. Coppa del Partito Nazionale Fa- scista al film montevergine, pro- duzione Diana Film. Coppa del Ministero della Cultura popolare al film il sogno di but- terkly, produzione Grandi Film Storici S. A. La Giuria, inoltre, ha assegnato le seguenti medaglie, tra quelle messe a sua disposizione per i film a corto metraggio e per i tecnici italiani: fiamme verdi dell'Istitu- to Nazionale LUCE; criniere ai. vento della Incom (Industria Cor- ti Metraggi); il pianto delle zi- telle della Lumen Veritatis S.A. e ad Ubaldo Arata operatore del film ultima giovinezza. GERMANIA LE CASE AMERICANE... ... continueranno a fornire regolar- mente i film alla Germania. Viene infatti comunicato elle le filiali ber- linesi delle maggiori Case produt- TJn nuovo comico dello schermo ita- liano: Carlo Campanini. Lo vedrete in 'Dora Nelson' (TJrbe-ICI) trici americane hanno presentato in questi giorni ai noleggiatori le principali produzioni americane de- stinate al mercato cinematografico tedesco. UN GRANDE FILM... ... su Michelangelo è in preparazio- ne da oltre due anni negli stabili- menti della Tobis Degeto ad opera del regista Curt Oertel. Già in oc- casione dell'ultima Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia venne presentato un cortometraggio che riproduceva brani di questo impo- nente lavoro destinato a descrive- re la vita, le opere e la lotta del titanico artista. Il film Michelan- gelo sarà pronto entro quest'anno. IN CONSIDERAZIONE... ... della crescente mancanza di ma- no d'opera che colpisce anche le sale di proiezione germaniche, la scuola professionale tedesca ha da- to inizio in questi giorni a dei cor- si speciali per le donne che inten- dono dedicarsi all'attività di ope- ratore. Le numerose iscrizioni fino- ra pervenute dimostrano che la donua tedesca, già largamente im- Un nuovo volto dello schermo ita- liano: Massimo Girotti piegata in diversi servizi pubblici di grande importanza, contribuirà su vasta scala anche nel campo del- la cinematografia. Del resto le espe- rienze già raccolte in alcuni casi sporadici, verificatisi prima del- l'inizio delle ostilità con la Polo- nia, avevano fatto constatare che l'elemento femminile ha particola- ri attitudini a sostituire l'uomo al servizio di apparecchi di proie- zione. FRANCIA É STATO TERM1MAT0... ... in questi giorni il film coloniale brazzà realizzato da Leone Poirier, e nel quale si esalta la figura e l'opera del grande esploratore afri- cano Savorgnan di Brazzà. Giova ripetere che questo animoso viag- giatore era d'origine italiana, ve- neta, anzi, ed egli stesso, nato a Roma, non ha mai smentito nel corso della sua movimentata esi- stenza, la nobiltà delle sue origini. MUOVI BREVETTI Processo per l'ottenimento di immagini a colori su pellicole a più strati d'emul- sione: COMP. FRANCAIS EXPLOI- TATION, a Parigi (5-473). Dispositivo per accelerare l'avviamento del tamburo della pellicola negli ap- parecchi per cinematografia sonora: BAUER E. G.m.b.H., a Stuttgart (Ger- mania) (5-473). Apparecchio per la produzione multipla in sale cinematografiche divise a settori : MANCINELLI A., a Roma (5-474). Apparecchio per esplorare una pellicola a movimento continuo: N. V. PHILIPS G., ad Eindhoven (Paesi Bassi) (5-474). Strato reso fotosensibile mediante un composto di diazonio e processo per la sua fabbricazione : LA STESSA (5-474)- Dispositivo ottico per la proiezione ste- reoscopica con rotazione dell- immagi- ni: ZEISS A. I. G., a Dresda (5-474). Dispositivo ottico per la presa di foto- grafie stereoscopiche di oggetti vicini ( lontani : LA STESSA (5-474). COPIA DEI SUCCITATI BREVETTI PUÒ PROCURARE: L1N6. A. RACHELI - UFFICIO TECNICO INTERNAZIONALE • MILANO. Via Pietro Verri. 22 - Telefono 70-018 - ROMA Via Nazionale. 46 - Telefono 485-431 245 poderosa e ye_ r amente nuova MICROTECNICA TORINO 246 LAVORARE E VENDERE LA divisa « Lavorare e Vendere » è indub- biamente stata quella che fin dalle origini ha guidato la nostra industria cinemato- grafica, ma mai come in questo particolare momento essa viene opportunamente ad indicare la strada che ogni Casa deve bat- tere e la mèta finale da raggiungere. Siamo in tempi in cui ogni attività della Nazione deve venir rivolta con energia alla creazione di prodotti che rappresentino un interesse oltreché per noi, anche per gli altri paesi e che possano facilmente sosti- tuirsi all'estero con tutto ciò che per i par- ticolari aspetti delle varie situazioni interne, i suddetti paesi non possono produrre che in modo limitato. La nostra attuale situa- zione nel campo cinematografico è indub- biamente delle più vantaggiose. Le più grandi Nazioni europee, quelle nelle quali innumerevoli pubblici erano usi divorarsi chilometri e chilometri di pellicola, pur mantenendo quasi inalterati il numero e gli orari delle sale di proiezione, hanno dovuto subire diminuzioni assai notevoli nella pro- duzione, mentre gli stati neutrali nella at- tuale crisi politica hanno posto divieti e limitazioni all'ingresso dei film dei paesi belligeranti. Molti attori, registi, tecnici, hanno lasciato il loro lavoro ed hanno indossato le unifor- mi militari, e un semplice sguardo alla stam- pa cinematografica europea dimostra chia- ramente la situazione. E' questo, dunque, anche nel campo del- l'industria del cinema, il momento per noi. Dal giugno 1938, dall'epoca cioè in cui ebbe pratica attuazione il sistema di ripar- tizione e di regolamentazione della valuta concessa dal Ministero per gli scambi alle varie società importatrici, gli indici di pro- duzione italiana, chiamata ad assolvere com- piti sempre più vasti nella vita cinemato- grafica del paese, sono molto aumentati; in conseguenza di questo, si sono intessute relazioni con l'estero per l'esportazione dei nostri film che hanno cominciato i loro giri per il mondo spesso con successo. Le cifre pubblicate a questo riguardo dalla Federazione Fascista dello Spettacolo por- tano ad esempio un attivo di quasi undici milioni per esportazione nel 1938, il che significa un aumento del 40% sul bilancio dell'annata precedente. Il film italiano dunque è, da un punto di vista commerciale, in ascesa; se si pensa inoltre che ciò è avvenuto proprio nel mo- mento in cui la cinematografia di Francia era nel pieno splendore e godeva del gene- rale applauso, mentre quella americana manteneva, malgrado lievissime scosse, quasi immutati i suoi indici. Queste cifre che a tutta prima possono sem- brare modeste a chi le vada confrontando con altre produzioni che hanno però alle spalle una vita industriale di ben altra mole e di ben altra esperienza, hanno per noi invece un valore morale dei più alti. Con- quistare un mercato e per di più trovandosi sempre a lato una concorrenza dalle pro- porzioni mastodontiche e dalle molto più facili possibilità significa sopratutto avere dietro di sé un'industria che riposa su basi serie e i cui sforzi poggiano tutti su una nobiltà di intenti e su una buona volontà veramente ammirevoli, Questo è il princi- pio sul quale ora più che mai devono ba- sarsi le nostre imprese industriali. Le guaste società che sono nate per il pic- colo affare locale e che sanno, o hanno ad- dirittura deciso di morire a conti ultimati rappresentano in questo momento un peri- colo più che una iniziativa redditizia. Al di sopra dell'utile particolare ci sono oggi altri orizzonti da tener presenti, e che do- mani potrebbero portarci a livelli ancora sconosciuti fra noi. Se, come dalla citata relazione, dal 1937 al 1938 vi è stato un aumento del 200% « sul- le somme investite da imprese straniere nel- la lavorazione in Italia di versioni stra- niere di film italiani », ciò significa che il terreno può esser reso fertilissimo anche in questo senso. Occorre quindi facilitare con ogni mezzo questa continua collaborazione con le forze degli altri paesi e fare sì che i nostri teatri e le nostre organizzazioni cine- matografiche a poco a poco si presentino agli occhi delle imprese straniere come un campo ottimo di lavoro e come il più sicuro. Tutto ciò rappresenta prima di tutto entra- ta di valuta estera, e nello stesso tempo un incremento notevolissimo all'attività ci- nematografica italiana il cui ritmo aumen- tato risentirebbe oltre che dei vantaggi ma- teriali diretti anche di quelli morali di una attiva operosità di grandissima portata. Per quanto riguarda però la nostra espor- tazione è opportuno dir subito che da parte delle società autorizzate nel nostro paese è necessario richiedere una sempre maggio- re buona volontà. Nello scorso anno trop- pe volte si è manifestata una strana e spes- so ingiustificata incomprensione da parte italiana relativamente ai contratti e alle relazioni da intessere con le case straniere per l'esportazione dei nostri film. Il caso dell'Ungheria, dove malgrado le ripetute richieste di quelle agenzie, si è potuto pro- grammare nell'intera stagione un solo film italiano, è uno dei più tipici esempi. È bene che si sappia che per il prossimo inverno la diffusione tedesca in quella nazione è pre- vista su una base del 40% e che il governo ungherese ha già disposto affinchè venga facilitato l'ingresso, accanto a quelli ger- manici anche dei nostri film. Né è opportuno attendere tranquillamente dietro i tavoli delle società che le proposte e gli affari giungano per conto loro dai più lontani centri. Si impone invece una rego- latissima e ben organizzata propaganda commerciale che cerchi di penetrare nei vari mercati, che faccia udire la propria voce e che si ponga decisamente sul piano internazionale (come avviene per quella dell'estero). L'Italia nei suoi caratteristici aspetti di vi- ta, nel suo paesaggio vero, che non è quel- lo del solito luogo comune turistico, nella sua gente umanissima, di tutti i giorni, è ancora troppo spesso sconosciuta sugli schermi di molti paesi stranieri. Come noi abbiamo appreso la vita e i costumi di molteplici angoli della terra è giusto che gli altri si avvicinino di più alla vita reale del nostro paese. Alla cinematografia italiana spetta dunque oltre al compito commerciale, principal- mente quello di dare forma concreta a que- sto nostro grandissimo patrimonio e di dif- fonderlo nel mondo a servizio della nazione. CALCANTE LA FORTUNA DEGLI INCOMPETENTI QUELLO CHE CONTA ORMAI È CHE IL CINEMA SMETTA DI ESSERE IL TERRENO DELLE SPECULAZIONI, DELLE AVVENTURE. DEGLI IMBROGLI TANTE volte ci siamo chiesto perchè il film non dovrebbe essere l'opera d'un solo autore o di due autori, come per esempio il melodramma. Molte appaiono le analo- gie che rendono esteriormente somiglianti fra loro questi due generi d'arte. Non meno che il melodramma, il cinema è opera di collaborazione. Nel melodramma c'è uno crittore che scrive un libretto, un musicista che fa diventare suono e canto le parole dello scrittore, un direttore d'orchestra che dirige quei suoni e canti con una bacchet- ta, alla quale obbediscono gli orchestrali ed i cantanti. Nel cinema abbiamo uno scrit- tore che scrive un soggetto, un regista che di solito dirige dapprima altri scrittori, i quali trascrivono in scene e in dialoghi la trama del soggetto, poi gli attori cui è affi- data la recitazione di quelle scene e di quei dialoghi, infine gli operatori che fotografa- no gli attori e i fonici che ne registrano le parole. Quale differenza esiste, all'esterno, nella ef- fettuazione delle due opere? L'annuncio di un melodramma viene re- datto, press 'a poco, come segue: FALSTAFF Commedia lirica di Arrigo Boiio, musica di Giuseppe Verdi Perchè un film non si dovrebbe annuncia- re in maniera analoga? Ossia: ACCADDE UNA NOTTE Film di Robert Riskin e di Frank Capra La logica non trova alcun motivo perchè il film non venga considerato sempre come opera di due autori, o, secondo i casi, di un solo autore. D'altra parte, in un film vi possono essere, al posto di un solo sce- neggiatore, due o più sceneggiatori; oppure la parte letteraria di tale film può essere dovuta ad uno sceneggiatore e ad un dia- logatore: ebbene, si mettano anche loro sotto il titolo dell'opera. Non vi sono forse opere di architettura cui hanno posto mano insieme varii architetti? Resterebbe a vede- re se un'opera di più autori risultasse al- trettanto pregevole, riguardo alla sua uni- tà, di un'altra affidata a uno o al massimo a due autori. Marianne Hoppe in 'Romanzo di una donna' di Gustav Grundgens (Distr. Minerva) In ogni modo le nostre considerazioni si riferiscono soprattutto allo « stato di na- scita », se così si può dire, dell'opera cine- matografica. Si crede generalmente, o si finge di credere, che tutto ciò non abbia che relativa importanza. Solo nel prossimo avvenire apparirà chiara, invece, la sua importanza assoluta. Ormai il cinema è uscito dalla sua fase primitiva, quando la freschezza degli impulsi e l'ingenuità .dei procedimenti operavano, da soli, incanti misteriosi. Ogni sforzo primitivo ha in sé il fascino dei mondi nuovi, delle immagi- ni inaspettate che meravigliano e sconcer- tano le menti non ancora avvezzate. Scon- certo e meraviglia più che incanto, il quale sopraggiunge con l'accresciuta esperienza, allorché l'occhio dell'animo, quasi per stan- chezza di cose troppo esperte e perfette, si volge a quelle semplici e spontanee. Oggi il cinema veramente va assomigliando, nel suo svolgimento, agli svolgimenti delle al- tre arti, quando superano gli incerti passi della prima infanzia e s'avviano verso una età più splendida e matura. Fenomeno che si riscontra proprio in quei casi in cui il film non è più un'opera anonima e di ano- nimi. Uno dei migliori scenaristi del cinema più moderno scrive: « Non è lontano il giorno in cui i nostri O'Neill scriveran- no per il cinema con l'indipendenza che essi usano per il teatro. Dedicheranno co- sì alle loro opere cinematografiche il tem- po necessario non per un maggior compen- so finanziario, ma per il medesimo deside- rio di un buon risultato artistico, di una buona interpretazione e messa in scena, che mostrano attualmente nei riguardi del tea- tro... Nel cinema di domani, il dominio del 248 regista continuerà almeno fino al giorno in cui lo schermo avrà sciolto in un solo in- dividuo regista e sceneggiatore... Il cinema non sarà letteratura, ma qualche cosa di diverso, di nuovo : i film del resto sembra- no avviati a riuscire sempre meglio ». Che il cinema abbia notevolmente miglio- rato, in questi anni, il proprio linguaggio, lo dimostra il maggior interesse che è ve- nuto destando nelle classi colte. Infatti, se il cinema ha prosperato fino a ieri con l'aiu- to della cattiva e pessima letteratura, non è difficile accorgersi ormai come le opere che più hanno raccolto nelle ultime stagio- ni l'approvazione dei competenti, dal più al meno si sono giovate di un « testo » di buona o passabile letteratura. Chi rammen- ta CUPO TRAMONTO, INFEDELTÀ, INCANTESI- MO, VOGLIAMO LA CELEBRITÀ, UN IMMORTA- LE SU misura e qualche altro, è indotto a mantenersi nella persuasione che, sebbene il cinema non deve essere opera del tutto letteraria, tuttavia una sceneggiatura ela- borata su basi e con intenzioni d'una certa qualità letteraria può aggiungere molto ad un film che non voglia subito cadere nel- l'oblio. In fondo, un film non è che un racconto fotografato. Mentre una volta un film non si faceva senza uno scenario che presentasse certi particolari requisiti, avven- turosi o terrificanti, passionali o licenzio- si, ritenuti meglio adatti a colpire l'animo o l'immaginazione del pubblico, oggi i pro- duttori più intelligenti cominciano a capi- re che allo schermo non mancano le possi- bilità di suscitare anche emozioni non igno- bili, poetiche anzi, come quelle che posso- no sorgere da un conflitto di sentimenti, dai casi di un'esistenza, dalla satira del co- stume e così via. Senza dire che la maggio- ranza dei produttori è meglio disposta al- l'acquisto di soggetti trascritti da opere di n regista Gentilomo istruisce Junie Astor durante le riprese del film (Eoiuulus Lupa) D Carnevale di Venezia* teatro o narrative. Ma le commedie e i ro- manzi adatti per la riduzione cinematografi- ca non bastano più a soddisfare l'enorme richiesta di soggetti. Sicché, dopo un pe- riodo di sfortuna, il soggetto originale, scrit- to direttamente per lo schermo, tornerà pre- sto in voga. Quello che conta ormai è che il cinema smetta di essere il terreno delle speculazio- ni, delle avventure, degli imbrogli, un mer- cato dove i produttori o i suoi diretti di- pendenti, secondo i casi, hanno il compito di gettare la sfiducia e l'inquietudine nel- l'animo di chi lavora. Il cinema è ancora un'attività ove l'ingegno e l'amor proprio corrono troppi rischi, per il solo vantaggio Una scena del film tedesco 'Incendio a Damasco' di Gustav Miky (Distr. Minerva) di coloro il cui scopo è di aumentare i pro- prii depositi in banca e il numero delle pel- licce alle proprie amanti. Il pubblico se- duto nelle poltrone delle platee non sospet- ta che l'autore del film che si sta svolgendo sulla bianca tela dello schermo a volte non è quello apparso nella « presentazione », ma un altro, costretto ad apparire sempre in seconda linea come un qualunque colla- boratore. La verità è, magari, che questo « collaboratore » ha scritto il soggetto ori- ginale, lo ha sceneggiato e dialogato, indi- cando perfino i « movimenti di macchina » al regista inesperto e privo di gusto, ma provveduto di un nome esotico e di un rag- guardevole portafogli. L'autore del film ha dovuto accettare tali condizioni pur di ve- dere in qualche modo effettuata la propria opera e cominciare così a farsi strada. I maggiori guai del cinema derivano dalla incompetenza che i produttori dimostrano nella scelta delle persone; la sfiducia e il disprezzo ch'essi gettano intorno a sé, spe- cie sull'intelligenza, è l'unica arma che pos- sono usare, insieme alla tirannia del dena- ro, per difendere la propria incompetenza tecnica e artistica nei riguardi del cinema- tografo, e tenere lontano chi potrebbe forse rammentargliela. Quel produttore che avrà abbastanza intelligenza e buon gusto da mettere il cinema sul piano delle altre at- tività artistiche, avrà cominciato ad assicu- rarlo nelle mani dei competenti e ad avviar- lo verso un avvenire non indegno della sto- ria dell'arte. Può darsi che sorgano allora artisti ai quali sia possibile considerare il cinema come forma d'espressione capace di durare nel tempo, a somiglianza d'una com- media o d'un romanzo, si da affidarvi le più nobili e intime aspirazioni. GLNO VISENTLNI 249 EE PARETI FlilTE UM BRUTTA SCENOGRAFIA ROVINA II. FIL.JI pri.ua ancora (in: SIA girato NON sappiamo quale sia il destino maligno che sovrasta all'allestimento scenico dei no- stri film, ma ci sembra evidente in essi la misteriosa influenza di una potenza nega- tiva. E sì che scenografi e arredatori a co- noscerli mostrano di essere tutti in posses- so di idee precise e sensate che, chissà per- chè, vengono dimenticate non appena si tratta di metterle in atto. Quello che è certo è che quasi sempre l'al- lestimento scenico fa a pugni col buon sen- so, e qualche volta anche col buon gusto. E passi quando si tratti di ambientazioni in pubblici locali in cui il buon gusto e il buon senso sembra siano diventati, anche nella realtà, merce rara, ma purtroppo l'in- flusso maligno si estende fino alle case dei protagonisti, fino alle trattorie del sobbor- go, e in questi casi certe incongruenze non sono giustificate da alcun riferimento alla realtà. Noi conosciamo alcuni scenografi di cui ab- biamo visitato le case e gli studi : case e studi tranquilli, tradizionali, qualcuno de- corato con buon gusto, con le finestre che guardano su certe quiete piazzette che sem- brano fatte apposta per temperare con una vena ottocentesca l'ispirazione degli artisti. Dove costoro vadano poi a pescare certi 250 interni e certi esterni è un mistero che an- cora non siamo riusciti a risolvere. Certo si è che a meno che non si tratti di un film in costume, in cui lo scenografo, avendo un'epoca da rappresentare e dei con- fini precisi entro cui tenersi, riesce sempre ad essere efficace e persuasivo, le scenogra- fie dei nostri film presentano le più impen- sate novità. Che cosa siano le case dei pro- tagonisti, come costoro riescano ad abitar- vi, a dormirci, a lavorarci lo spettatore non riesce a capire. Certi saloni in assoluta an- titesi con il cemento armato danno un tale senso di falso a tutto quello che vi si rap- presenta da riuscire a rovinare il film pri- ma ancora che sia girato. Una delle tradizioni obbligatorie è lo sca- lone. Basta appena che la vicenda si svol- ga in una villetta suburbana perchè lo sce- nografo riesca a imporre il suo bravo sca- lone, magari a due rampe che si incrociano, su cui i personaggi salgono, scendono, sof- frono, si amano senza alcun rispetto per gli occhi della servitù e per quelli dello spettatore. Abbiamo avuto occasione di ve- dere degli scaloni enormi, che forse non potevano neppure entrare nella cubatura della casa così come ci era stata presentata all'esterno, e che certamente, nella realtà, avrebbe stonato perfino in una villa di qua- ranta stanze; e siamo poi venuti a sapere che il proprietario di tutta quella faccenda era un giovane professionista e non un di- scendente di cercatori d'oro. Come vada tutta questa faccenda non si comprende bene. Bisogna poi notare che lo scalone, a pre- scindere con la evidente sproporzione con l'esterno, non riesce neppure ad affiatarsi con gli altri interni, poiché il resto della vicenda si svolge in due ambienti, e nep- pure troppo fastosi, che le diverse angola- zioni di inquadratura non dispensano dal- l'essere riconosciuti. Così nel ricordo del- lo spettatore resta l'impressione che il fa- stoso signore sia costretto ad abitare in due piccole stanze e che, avendo un solo came- riere, sia costretto ogni mattina ad aiutarlo a lavare i gradini della scala. Non parliamo poi delle case di certe mode- ste impiegate in cui abbondano le pareti laccate, i tramezzi a cristalli costosissimi e le poltrone da mille lire l'una. In mezzo a tutta questa grazia di Dio la povera fan- ciulla è costretta a fare da sé la cucina dopo aver gettato negligentemente su una poltrona una pelliccia da diecimila lire. Quanto abbiamo detto, è appena una parte minima di tutti quegli errori di ambienta- zione che agli occhi dello spettatore sono particolari ridicoli che spesso nuocciono, e in maniera grave al successo del film. E fin qui ci siamo limitati all'esame degli inter- ni; il capitolo esterni, poi, merita una trat- tazione particolare. Come qualunque profano sa, gli esterni si dividono in autentici e costruiti, che do- vrebbero sembrare autentici. Sulla scelta degli autentici il discorso sarebbe troppo ANNOTAZIONI i. CI è capitato spesso in questi ul- timi tempi di assistere alla proie- zione di nuovi film italiani dove i personaggi si danno del « lei » con una innocenza veramente ce- lestiale. Sembra che parlino una altra lingua e che commettano errori e confusioni bestiali, alme- no per me che sono ormai più abituato al « voi » che ai « lei ». In altri film invece capita que- sto: tutto fila liscto fino ad un certo punto, poi una battuta im- provvisa come « attenda o venga avanti » rompe l'equilibrio. Il « lei » ja capolino, quasi come per significare che non è morto come si vorrebbe jar credere. Que- ste piccole disattenzioni si som- mano a tutte le altre distrazioni e così alla fine si ha ti totale di un film sbagliato. Non si cura ancora a tondo il dettaglio, l'ine- zia che il pubblico certamente non vedrà e che invece nota, la veri- dicità, tieiiihè ad onore del .'ero anche iti questo settore si siano falli passi giganteschi. Comunque per ritornare sul mo- tivo principale della nostra an- notazione vorremmo ripetere an- cora una volta agli sceneggiatori, dialoghisti, registi, ecc.. ecc. che il » lei » è abolito e il « voi » ttalianissimu ha preso il suo po- sto. Per mezzo del film si possono educare quelli che ancora hanno l'orecchio e la bocca abituata al suono del servitissimo « lei •> e abituarla al u voi » fascista in attesa di passare al « tu » ro- mano. IT. Sul numero di settembre del Mo- tion Ficturc Herald, la massima rivista cint'matografica americana, il direttore Martin Quigley nel suo editoriale sostiene una vio- lenta campagna per la diminu- zione dei costi di produzione dei film hollywoodiani. Tutto questo perchè: « ...L'effetto immediato che la guerra in Europa ha por- tato in America ha messo in evi- denza una condizione che era già stala più volte considerala e cioè che la distribuzione americana al- l'estero è da qualche tempo in ribasso. Questa perciò non è una situazione sviluppatasi in conse- guenza della guerra. Tutto ormai coopera per rendere meno profit- tevole al produttore americano la sua attività oltre oceano: quote, restrizioni contro l'esportazione del denaro, licenze e sopratutto l'aspirazione di una industria na- zionale che è lo scopo di ogni governo straniero ». in questa maniera Martin Quig- ey prosegue per un'altra pagina dicendo che la situazione non è ancora tragica ma che se non sa- ranno presi dei provvedimenti im- mediati il disastro sarà inevita- bile. È inutile aggiungere che que- te notizie ci riempiono di giubilo. Zosa faranno ora le quattro u ca- itte » così fiere e dignitose? ^er prima cosa una grande cam- pagna sulla diminuzione dei co- sti di produzione. Abbasso quin- di gli stipendi favolosi, abbasso tutto quello che formava il fa- scino di Hollywood, mecca della celluloide. Al fasto principesco succede un'era di lavoro serio e di dura disciplina. Poi una inva- sione dei mercati ancora dispo- nibili come il Canada, il Sud Ame- rica. l'India e quindi una revi- sione alle posizioni assunte dopo l'istituzione del Monopolio. Questi non sono forse segni indubbi di una decadenza di Hollywood? III. Questa battaglia sui costi di pro- duzione ricorda molto da vicino quella simile che si combatte ora in Italia. L' organizzazione cinemato- grafica americana va cambiandosi su queste nuove direttive e in maniera spiccia e radicale; non facciamoci precedere anche que- sta volta. Siano quindi applicate rigorosamente e con la massima sollecitudine le disposizioni ema- nate dalla Direzione Generale della cinematografia e se ne stu- dino delle nuove per la afferma- zione lutale del nostro cinema. IV. [.'abolizione della critica cinema- tografica dalle pagine dei quoti- diani è stata accolta favorevol- mente dai produttori e con non- curanza del pubblico. Questa pu- nizione inflitta ai critici è stala meritata per parecchi grossi abba- gli e sbagli che hanno infiorato sfiesse volte le colonne dei giornali. Che durata ai'rà la punizione? Si pensa che sei mesi saranno suf- ficienti data la buona condotta e f precedenti dei condannati. Sempre dal Motion Picture Herald togliamo questo corsivo che è ve- ramente sintomatico e che non ha bisogno d'alcun commento. FINEZZA « Gli osservatori della crescente complicala politica della cinema- tografia hanno seguito in queste ultime settimane, con sardonico interesse una « situazione » deri- vata dal recente Festival cinema- tografico di Venezia, l'annuale competizione italiana dell'arte ci- nematografica. Date le relazioni cinematografiche fra l'America e, l'Italia, relazioni che ormai tutti conoscono, i pro- duttori americani hanno ascoltato volentieri il suggerimento partito dalla Francia e dall' Inghilterra che sarebbe stato ben fatto non partecipare alla competizione ve- neziana. È accaduto così che nes- sun film americano è andato a Ve- nezia. Però, e chi avrebbe potuto immaginarlo, sei film francesi e quattro inglesi sono stati, invece, presentati al Festival! Con questo la situazione cinema- tografica fra l'Italia e l'America, che era già in uno statu quo di freddezza, ha peggiorato sensi- bilmente mentre Francia e In- ghilterra hanno avmo il vantag- gio di non trovarsi di fronte alla concorrenza predominante della produzione americana. Questa tecnica è qualche volta chiamata " continentale "! ». T. S. M. Un particolare pretensiosamente originale di una stanza di soggiorno nel film 'Inventiamo l'amore' lungo e comunque andrebbe trattato in altra sede. Sui costruiti credo che potremmo, e senza sforzo, discorrere per un bel pezzo. Quasi tutti i film hanno bisogno di due o tre località caratteristiche in cui è necessario girare diverse scene fra le più importanti. L'esterno che più frequentemente richiede la necessità di essere costruito è una piazza, quasi sempre per quei film di sana am- bientazione paesana che dovrebbero dare un carattere alla nostra cinematografia, ecc., ecc. Costruire una piazza è per lo scenografo giusto motivo di impegno, specialmente se la località da realizzare debba presentare delle caratteristiche inconfondibili. Lo scenografo chiama perciò a rac- colta tutte le sue risorse e disegna delle costruzioni perfette, un complesso carino, completato da molti accessori decorativi; riesce quasi sempre insomma a realizzare un piccolo gioiello. Disgrazia- tamente però quando lo scenografo disegna, il regista non ha avuto ancora il modo di studiare accuratamente la sceneggiatura e di manifestare tutte le sue intenzioni. Avviene così che un bozzetto studiato per essere sviluppato su una certa area deve poi essere costruito in un'area doppia per sopravvenute necessità di realiz- zazione e che con questo ingrandimento si comincia col perdere la visione d'insieme così come lo scenografo l'aveva concepita. Acca- drà poi che le angolzioni possibili non sono sufficienti al numero delle inquadrature che il regista si propone e che perciò i lati an- dranno smontati e rimontati per permettere alla macchina da presa tutte le evoluzioni. Non è raro poi il caso che i bozzetti, ideati da uno scenografo, vengono relizzati da una seconda persona che naturalmente dà alla costruzione un'impronta personalissima con il risultato di far perdere all'esterno tutto il carattere che aveva nelle prime intenzioni. E questo nel caso favorevole che il produttore sia una persona seria che non voglia relizzare delle economie sulla costruzione del- le scene. Nel secondo caso il legno diviene cartone e gli sfondi costruiti si trasformano in fondali dipinti, dando a tutto il com- plesso un bel carattere di palcoscenico paesano che giova moltis- simo a dare persuasività a tutto ciò che avviene nell'ambiente realizzato. Se si tratta poi di costruire diversi esterni, che nell'intento del film dovrebbero essere collegati, l'impressione di fittizio che la realizzazione dà allo spettatore si moltiplica per il numero degli 251 esterni realizzati. Con tutto quanto abbia- mo elencato non abbiamo avuto intenzione di generalizzare. Abbiamo potuto vedere in molti casi delle scene perfettamente co- struite e di carattere aderentissimo al tono del film. Ma la media della produzione pog- gia su tali compromessi che molti dei difet- ti elencati finiscono per venire fuori ad ogni occasione. Diremo di più: una certa faciloneria produttiva l'abbiamo dovuta notare proprio da parte di quelle case che per i maggiori mezzi a disposizione e per avere una produzione continua e regolare avrebbero l'obbligo di mettere nello studio e nella realizzazione dei film cura mag- giore di quella che è usualmente adoperata. Il difetto non è certamente nella massa de- gli scenografi : molti fra essi sono degli in- namorati della professione e sacrificano al lavoro assai più tempo di quello che molti magri compensi autorizzerebbero. Se qual- cuno fra loro pecca di faciloneria non sarà difficile individuarlo. Ma bisogna pur dare alle intenzioni dello scenografo, come a quelle del regista, la possibilità di manife- starsi, con un preventivo di produzione che consideri le reali esigenze del film, e non soltanto le esigenze economiche di chi pro- duce. Questo è un aspetto del problema. L'altro aspetto è nella fretta con cui i film vengono messi in cantiere e perciò nel tempo mini- mo che hanno gli scenografi, come gli sce- neggiatori, di studiare col regista i partico- lari di realizzazione. Forzatamente da que- sta fretta uscirà sempre un lavoro generico che per tenere conto di troppe eventualità di realizzazione, finirà per essere troppo anonimo per potere acquistare un carattere sotto le mani del regista. È questo un problema che va preso in esa- me, insieme ai molti altri che affliggono il nostro cinema. Problemi che hanno origine in questioni di forma che potrebbero essere facilmente risolte soltanto se si imponesse ai produttori un maggiore periodo di lavoro preparatorio per ciascun film. UMBERTO DE PRANCISCIS I PANTALONI CANDIDI LA fama di cui gode il cinema americano ha basi solide e ovunque riconosciute. Tanto che in più parti è invalsa l'abitu- dine di accettare a priori come prodotto superiore quanto esce dai cantieri d'oltre- oceano. Invece, molto spesso, sia la con- sapevolezza di quella superiorità, sia, for- se, la cattiva opinione che in America si ha della competenza del pubblico euro- peo, i produttori di Hollywood trascurano particolari che però non sfuggono a un attento osservatore.- Si noti ad esempio la evidente falsità della fotografia qui sotto riprodotta. È del film beau geste di William A. Wellmann, con Gary Cooper, Robert Preston e Ray Milland. Si tratta, come si vede, di una scena di guerra in cui è impe- gnata la solita Legione Straniera, assediata in un fortino sperduto nel deserto. Senon- chè tutto ha un aspetto molto tranquillo, come se l'allarme avesse colto i soldati men- tre si preparavano per la libera uscita. I lo- ro pantaloni, infatti, sono candidi, e le loro scarpe e i gambali sono ben lucidati. Inu- tile aggiungere che i loro volti sono sbarbati di fresco e ben riposati. La scala di legno e la cassetta di munizioni paiono uscite or ora dalla bottega del falegname, e lo stesso muro di cinta è nuovo nuovo, e inutilmente la screpolatura visibile sulla destra tenta di invecchiarlo . La posa dei tre uomini poi è convenzionale, degna di una recita di fi- lodrammatici. Quello al centro sembra in- tento a studiare in che modo funziona il fucile che gli hanno messo in mano!... Vero è che tutto scomparirà nella pellicola som- merso dal ritmo drammatico della vicenda, tuttavia non si può disconoscere che qui manca l'atmosfera, manca il movimento, manca in sostanza lo spirito che la fotografia pretenderebbe di avere. 252 Qlcyul-ooeétr WopoQmìla acmitl lettela Fu nel periodo del dopoguerra che la stam- pa di tutti i paesi si compiacque di lanciare le più stravaganti notizie riguardanti la vi- ta privata di attori e di personalità del cine- matografo e che si prodigò a diffondere in- formazioni delle più strane relazioni tra uomini eminenti della politica, dell'arte, e delle lettere e il cinematografo. Principal- mente furono i re ed i principi di sangue reale coloro che fecero le spese di questa stampa e si vollero scoprire ad ogni costo interessi e legami fra quella che era' allora reputata una delle meno serie attività uma- ne e i rappresentanti più dignitosi e più nobili dell'umanità. Indubbiamente questa ventata rappresentò una delle tanto diffuse manifestazioni della confusione morale di quel periodo in cui piaceva unire il sacro al profano nei più scompigliati e impensati connubi, ma con- tribuì in un certo senso a far scomparire pregiudizi ed idee e ad abbattere barriere veramente inspiegabili che si erano forma- te tra lo schermo ed il cosidetto mondo della « serietà », del « buon tono ». Poi, seppure lentamente, si ritornò ad una nor- malità nuova, ma l'esperienza era ormai fat- ta e l'apparizione ormai sporadica di no- tizie simili sui giornali non meravigliò più nessuno, e cosa ancora più importante, non interessò neppure; l'americanata era ormai un luogo comune e come tale lentamente si spense. Oggi però in un tono volutamente meno dozzinale e meno sensazio- nale tali notizie riapppaio- no qua e là, e sembra, dal loro numero su quella stam- pa, che i lettori francesi ne vadano ghiottissimi. Così a distanza di parecchi anni ecco tornare insistente la voce che l' ex-Kaiser avesse avuto intenzione di fornire al gruppo Hearst, che rap- presenta in America la par- te germanofila della stam- pa, un copione per un film che riabilitando il decaduto sovrano, recasse novità sensazionali sulle responsa- bilità della grande guerra e sulla disfatta tedesca. Si dice che nel 1932 rappre- sentanti di lui si fossero recati negli Stati Uniti a tale scopo e che lo scena- rio era tolto da un libro dello stesso Gu- glielmo. Così, sempre secondo la stampa di Francia, Gustavo V di Svezia pare aver corso anche egli il rischio di entrare in pieno nel mondo del cinema. Non come autore o soggettista però, ma come attore. Proposte delle più strane gli sarebbero state fatte e tra le altre quella di un milione di dollari per un do- cumentario di 300 metri. Sembra però che il protocollo della corte di Svezia che non permette ad alcun sovrano di trasformarsi in attore o in conferenziere, lo abbia salvato. Forse anche queste voci caratterizzano un momento. M èlocm a Wagnel Un'ordinanza del comune della città in- glese di Hastings ha vietato che in quel territorio giurisdizionale le orchestre citta- dine suonino musiche di Riccardo Wagner, sieno esse opere o brani sinfonici, come pure ha messo al bando tutti quei film nei quali il commento sonoro risulti fatto con musiche del grande compositore tedesco. La ragione addotta a giustificazione di tale provvedimento è che la musica wagneriana risulterebbe « pesante, priva di brio », quasi un « presentimento hitleriano », e che essa è « il vero prototipo, in termini artistici, di una aggressione nazista ». Al posto di essa verranno invece eseguite ope- re di Beethoven, di Mozart, di Haydn, per- chè la loro musica, a differenza della pre- cedente « appartiene ormai a tutto il mondo 'Salute, Gary!' 'Ciao, Clark!' e il suo carattere non ha alcuna relazione col fatto, d'altra parte puramente casuale, che il compositore sia nato in Germania ». L'Inghilterra è fra i paesi più scarsamente produttivi in fatto di musica, il suo patri- monio musicale è di ben scarso livello; essa non può quindi in tempo di blocco contare esclusivamente sulle proprie forze in que- sto campo: ecco perciò giustificata la limi- tazione all'opera di un musicista tedesco e non a quelle di altri suoi connazionali. Ciò però che non sembra affatto giustificato è il motivo addotto per tale restrizione. Infatti gli inglesi, quando con facilità e leg- gerezza sono portati alla confusione di quel- lo che è il valore universale di un'opera d'arte con un comodo internazionalismo nel senso più politico e pratico della parola, cadono, come in questo caso, in sviste assai ridicole e quel che è peggio, tradiscono una mancanza di quella obbiettività e di quel buon gusto di cui essi ambiscono essere ritenuti i possessori. Beethoven, Mozart, Haydn. Basterebbe aver letto brani dei loro scritti, o conoscere fatti della loro vita per capire l'assurdo e la meschinità di tali affermazioni. (( La mia patria ed il suo bel paesaggio », scriveva nel 1800 Beethoven da Vienna al- l'amico Wegeler, « nel quale io vedo riflessa la luce del mondo, è sempre chiara e limpi- da dinanzi ai miei occhi, come quando io lasciai là voi; in breve, stimerò come uno dei più felici avvenimenti della mia vita il tem- po in cui potrò rivedere voi e salutare an- cora il nostro amatissimo padre Reno ». Né Mozart aveva pensato altrimenti quando nel 1785 scriveva ad Anton von Klein auspicando che a Vienna sorgesse finalmente un teatro dove « noi tede- schi, possiamo pensare in tedesco, agire in tedesco, parlare in tedesco, e infine cantare pure in tedesco ». Al Re Giorgio III poi che nel '795 a Londra si com- plimentava con lui chia- mandolo un « vero, since- ro e buon figlio della Ger- mania » , Haydn rispose che principalmente questa ulti- ma verità era quella che lo riempiva immensamente di orgoglio. Ma forse il comune di Hast- ings non ha approfondito. (Film W'eekly) G. L 253 A 1,1 l>A VALLI RIESCE difficile scoprire quanto c'è di sincero in ciò che un'attU confessa, magari con l'aria più ingenita di questo inondo; porcile si tenitb' sempre una premura a cui non si crede, una gentilezza troppo genU e tra i gesti controllati, gli atteggiamenti premeditati e le inflessU ricercate della voce affiora qualche cosa che non convince. Non è, sm tende, il caso di Alida Valli, che è quasi tutta conte si vede. J utttM non sapremmo dire se fosse sincera quando offri al nostro stupore il I desiderio più vivo: quello d'interpretare « La Locandiera » di GoldU Stavamo per obiettare che né la sua figura né la sua indole ci sembrM le più adatte al personaggio di Mirandolina, ma ci prevenne: « So qum che volete dire, e avete ragione; per questo io stesso non credo tropf simile possibilità ». Poi ci parla del suo programma. Un altro film Neufeld, brillante, sul tipo degli altri diretti da questo regista, e con Gallone: manon lescaut, in cui le saranno probabilmente vii De Sica e Pilotto. Alida parla tranquillamente, nella sua chiara dove abbondano i fiori; ma è come se si trattenesse, oppure se la serenità derivasse soltanto da stanchezza, per una giornata faticosa s nel provare costumi e acconciature. A noi sembra che da un moin all'altro qualcosa debba scattare dentro di lei; e invece si manti tranquilla. Ma vorremmo dire ora quanto parve falsa quella tranq lità, a noi che intravedevamo sotto sotto ribollire un temperamento i esuberante, ancora tutto chiuso e desideroso di scoprirsi; vorremmo come le sue stesse prospettive non bastassero ad acquietarlo, ma sic certi che renderemmo un cattivo servigio ad Alida Valli e per qu riteniamo opportuno tralasciare, per ora, un simile interessante argomd VIVI GIOÌ IN fondo al corridoio che dal teatro numero nove va fino al nun i « quattro, lontanissimo ci apparve un ciclista. Si avvicinava, si avvici* sempre di più, e Mattoli ci fu improvvisamente dinanzi, pericolo vivi sulle due ruote che non potremmo dire egli maneggiasse magisi mente, « Ma non è per ì'ivi Gioì che siete venuti? » disse qualcuno si pandoci dalla nostra contemplazione sportiva. « Eccola qui, a va disposizione ». Era veramente una donna quella che ci apparve in strano costume tra la moda immaginaria di secoli avvenire e la fan dr un creatore di figurini cubisti? Il viso chiaro e ridente rispon, da sé a questa domanda. Essa era in una tuta giallo- e altarino e te, fra le mani un casco stranissimo pieno di tubetti, di bottoncini, di latori. di Torino presentare la tigre ven- dicatrice, e un'altra casa offrire addirit- tura un cinedramma storico intitolato: DE- MENTIA CALIGULAE IMPERATORIS. E si potrebbe continuare. I produttori di allora, animati da uno zelo straordinario, si prodigavano alla ricerca di nuove storie. E talvolta, spinti dal loro stesso zelo, si saranno guardati attorno con malcelato compiacimento ed avranno pensato che, senza dubbio, non era possibile fare di più e meglio di quello che essi facevano per accontentare il pubblico. Non è una nostra supposizione, questa. Stralciamo ancora, dalla stessa rivista, un brano che illumina singolarmente il com- piacimento del produttore. « Una lotta favolosa è quella che s'impe- gna, alla fine del secondo episodio di ra- vengar fra uno dei personaggi e un gigan- tesco polipo. Questa scena di una dramma- ticità impressionante, è indubbiamente una novità assoluta e costituirà per il pubblico una sorpresa del massimo interesse. In questa lotta che ha del meraviglioso, del- lo straordinario da Mille e una notte, i tentacoli della bestia riescono infine vin- citori, dopo una lotta lunga ed emozionan- te, e l'uomo — preda inerte — viene tra- scinato in fondo al mare dalla terribile trionfatrice. Non c'è che dire, con questa scena di ravengar siamo giunti al massi- mo dello irrealizzato realizzabile, del fan- tastico inimmaginabile reso realtà visi- bile! ». Dopo di che, lo spettatore avido, finalmen- te sazio, si sarà addormentato. Salvo a re- clamare nuove storie al suo risveglio, sem- pre nuove storie. VITTORIO CALVINO LA FRETTA GIORNI FA, commentando le accoglienze della critica a bionda sotto chiave, Zavattini segna- lava, quale pericolo n. i della cinematografia italiana, la fretta. Chi sta un po' addentro alla vita di Cinelandia sa che purtroppo questo è vero nella gran maggioranza dei casi. E ormai lo sa anche il pubblico, il pubblico che, quan- tunque bene intenzionato nei riguardi del no- stro cinema, in tutti quei casi riconosce, nelle immagini che passano sullo schermo, qualche cosa che non va. Non sa dare un nome a ciò che non va, non sa definirlo, classificarlo : è trascuratezza, è il mobile non intonato, l'attore scelto male, l'abito non appropriato, la situa- zione zoppicante, il racconto non ripulito ^er ogni film si può fare di questi difetti una di- stinta assai precisa). E perchè? Perchè in Italia non si sa fare il cinematografo... ma questa opi- nione è vecchia, stantia, ha fatto il suo tempo e non è più di gusto per nessuno. Zavattini fa dei paragoni col tempo stabilito per la preparazione di un film in altre industrie straniere. Tali paragoni non sono una novità, ma ricordarli fa bene. Reazione alla faciloneria che è pure una faccenda solita. Tuttavia non si possono pretendere molti mesi di preparazione e di lavorazione per un film di media entità; e non si possono pretendere non tanto perchè ri- chiederebbero spese ingenti e non proporzionate a quel costo medio che pare ormai stabilito per la nostra produzione relativamente al suo ren- dimento, quanto perchè, in una produzione or- ganizzata, condotta intensivamente con criterio e idee chiare, molti mesi risulterebbero alla fine inutili. Faccio un caso tipo, schematico. Sorge l'idea di un film, si costituisce una casa per produrlo. Il soggetto esiste. Lo si dà a sce- neggiare a una o a più persone che debbono consegnare il lavoro entro un tempo stabilito (e questo tempo in taluni casi è veramente trop- po breve). Finché non è terminata la sceneg- giatura, l'organizzazione procede generica. Si aspetta di leggere la sceneggiatura per precisare gli infiniti elementi di questa organizzazione. Intanto, però, dato che bisogna entrare nel tur- no di lavorazione di un teatro di prosa, si fissa il giorno d'inizio del film e si affitta il teatro per quel giorno. Gli sceneggiatori, com'è umano, consegnano la sceneggiatura con qualche giorno di ritardo. Capita che la sceneggiatura abbia ri- voluzionato il soggetto originale e allora va a farsi benedire anche tutta l'organizzazione pre- paratoria e bisogna ricominciarla daccapo. Si legge la sceneggiatura; la leggono varie per- sone: il produttore, il regista, ecc. Tutto da ri- fare, almeno secondo loro: caso comune. Intan- to il giorno fissato per il teatro di posa si av- vicina e, cambiando o ritoccando la sceneggia- tura, è nuovamente da rifare l'organizzazione. Ora la fretta afferra tutti, li innervosisce. S'in- comincia a far nottata; le idee, già poco chiare, si annebbiano sempre più. Bisogna entrare in teatro il cui affitto fa volare ogni giorno biglietti da mille; e non si può andare oltre il numero di giorni stabilito per la lavorazione (e quindi que- sta si comprime) perchè si è già fuori del pre- ventivato e, talvolta, bisogna sgomberare il tea- tro dove debbono subentrare altre produzioni. Ecco, dunque, qual'è la fretta più pericolosa: quella che spinge a raffazzonare all'ultimo mo- mento. Non si vuol certo disconoscere al pro- duttore, al regista o al direttore di produzione il diritto di giudicare cattivo un lavoro che sia veramente tale, ma si può loro richiedere più intelligenza e meno leggerezza sia nell'affidare dei compiti sia nell'impostare la propria atti- vità. Una sceneggiatura raffazzonata nell'ultimo momento o addirittura modificata durante la la- vorazione, è una pessima base; un'organizzazio- ne sommaria e rabberciata crea pessime condi- zioni di lavoro. DOMENICO MECCOLI 257 VECCHI FILM IN MUSEO IO - LE FINANZE DEL GRANDUCA Origine: Germania - Regìa: Friedrich W. Murnau Dal romanzo di Sven Elvestand - Interpr. : Harry Liedtke (il granduca); Mady Christiana (la gran- duchessa); Alfred Abel (Collin); Adolf Engers (don Esteban); G. Herzfeld (Marcovic) - Anno: 1924 (Il film appartiene alla Cineteca Milanese 'Mario Ferrari' di Comencini e Lattuada) A STABILIRE quanto F. W. Murnau fos- se un regista provveduto sta il film le fi- nanze del granduca da lui probabilmente realizzato non tanto per un personale de- siderio quanto per indicazione del produt- tore : il quale doveva comunque conoscere del regista le atGtudini e, a giudicare dai precedenti film di Murnau, pensare che egli non fosse il regista più idoneo a diri- gere un film tratto da un romanzo arguto, leggero, e un po' affine a quel tono che è peculiare, poniamo, di un Ernst Lubitsch. Se in quell'epoca Lubitsch aveva preferito i film storici di intonazione drammatica o addirittura tragica come talune parti di anna bolena è tuttavia constatato che ad opere come la principessa delle ostri- che dovesse piuttosto quel suo successo mondano che lo ha aiutato ad andare a Hollywood, laddove Murnau più riflessivo e consapevole e pur proveniendo dal tea- tro aveva avuto modo di stabilire quali fossero del cinema i canoni fondamentali annunciandosi come un sorprendente regi- sta per quella prima edizione del dottor jekyll che lo aveva imposto all'attenzione dei produttori e del pubblico. Ora, appunto, parrebbe che le finanze del granduca fosse fatto per quel pubbli- co : per divertirlo, per fargli passare un'ora di tempo. Senonchè Murnau non dimenti- cava quelli che poi ancor meglio di allora, sono andati manifestandosi come i suoi ideali; un senso di bellezza che già in le fi- nanze del granduca è accennato; soprat- tutto nel modo con cui sono trattati certi paesaggi che ora stanno a sfondo dell'azio- ne ora sono posti a scopo di stacco tra un episodio ed un altro, definendo così la par- ticolare compiacenza del regista nel com- porre le figure in tali paesaggi e quel mo- do proprio del Murnau migliore, di quel Murnau che conclude la sua opera di re- gista con tabut In le finanze del gran- duca v'è all'inizio una presentazione am- bientale il cui motivo più .tardi viene ri- preso nell'ultimo e più grande film di Mur- nau. Sono dei fanciulli che giocano nel- l'acqua mentre il granduca appoggiato ad una rupe li guarda dall'alto e scherza con loro. Di questo giocoso inizio si è forse ri- cordato Murnau quando ha composto i pri- mi quadri di tabu in cui al posto di quei fanciulli v'erano gli indigeni della Poline- sia, di quell'isola di Hora-Hora che nel film veniva definita un Paradiso? Soria, l'immaginario paese che fa attribui- re a le finanze del granduca un tono discretamente operettistico, è invece un ambiente mediterraneo, anzi, per esser più precisi, adriatico e, meglio ancora, dalma- ta. Ma anche questo luogo ha un tono fa- volistico e le vicende che coinvolgono i personaggi proprio per tale situazione geo- grafica immaginaria non riescono a diven- tare importanti. Non si può dire tuttavia che l'azione risulti del tutto ed esplicita- mente chiara: si tratta comunque d'una storia a base di equivoci in cui non manca qualche personaggio misterioso, un gran- duca squattrinato e perfino una buffonesca rivoluzióne. Chi imbroglia la matassa è il caso ma è anche tale Collin il personaggio più originale della vicenda. È interpretato da Alfred Abel che va considerato come uno dei più arguti attori dell'epoca per quanto forse le simpatie potessero andare piuttosto al convenzionale Liedtke. Ma questi è il solito primo attore, il granduca che noncurante della propria povertà e no- nostante le implorazioni del segretario non vuol vendere Punta Hermosa, zona del suo paese in cui un affarista ha scoperto dei giacimenti di zolfo. Ma una granduchessa in incognito per quasi tutto il film lo salva alla fine dalla sua situazione finanziaria e gli porta anche l'amore. Il Collin invece è l'intrigante che si traveste per rubare certe lettere compromettenti e che ci viene pre- sentato all'inizio come un amante di cani da corsa di cui fa collezione. La stia casa 258 è infestata da questi animali che corrono dappertutto su e giù per gli scaloni da una sala all'altra. Collin è imperturbabile e di- vertito, né lo confonde la granduchessa della quale anzi egli si serve per conclude- re quanto lo interessa e per risolvere la si- tuazione portando al granduca l'originale di un lettera compromettente che egli ave- va trafugato. Il film è, in complesso, movimentato e pia- cevole. Se Murnau ha realizzato in seguito film ben più impegnativi di questo rinun- ciando al genere facile per dedicarsi alla interpretazione di Goethe (faust), o di Molière (tartufo), o di soggetti originali, le finanze del granduca sta a dimostra- re come un regista di buon gusto può am- bientare un film leggero valendosi oltreché di una adeguata recitazione e tu tt' altro che esagerata (come si può al contrario vede- re in taluni film odierni di questo tipo), degli elementi di contorno: qui il paesag- gio, come s'è detto, è soprattutto grazioso e attraente; si veda poi come Murnau si è valso di alcuni elementi accessori come quando il personaggio dell'affarista tro- vandosi a camminare per una delle viuzze dell'immaginario paese di Soria si imbat- te in un asinelio e l'uno e l'altro riman- gono per un poco incerti nel lasciarsi il passo. Né mancano altre trovate del gene- re le quali concorrono a creare il ritmo brioso del film in cui le didascalie non ven- gono mai a interrompere inopportunamen- te l'azione quanto piuttosto a determinare due o tre soste necessarie. Anche nel rea- lizzare quindi un film di questo genere Murnau non ha dimenticato i principali canoni del cinema silenzioso in vigore in quel tempo specie per opera della corren- te cosiddetta del Kammerspiel da cui però si distacca nettamente questo film di Mur- nau per quanto riguarda l'ambientazione; poiché se il Kammerspiel ha luogo in un solo ambiente, per lo più, e in interno, le finanze del granduca si svolge soprattut- to all'aria aperta, preludendo in certo sen- so ai film della periferia di Clair, dove la periferia stessa per essere in parte rico- struita assume un spetto di fantasia. Lad- dove Murnau ha scelto isole, isolette, co- ste, piccoli paesi; luoghi insomma che gli permettessero di ottenere inquadrature non tanto ricercate quanto tali da incorniciare degnamente l'azione. A questo principio potrebbero rifarsi ancora oggi e soprattut- to oggi quei registi che non riescono mai a trovare uno sfondo adeguato per le vi- cende dei loro film; o addirittura finiscono, per evitare la scomodità di muoversi dagli stabilimenti, a girare nei paraggi di questi e a ricostruire magari un angolo caratteri- stico di città in modo addirittura assurdo. Quanto alla tecnica, conviene dire che quella di le finanze del granduca è delle meno complesse, come si conviene a un regista tipo Murnau il quale ha sempre pre- ferito i mezzi più semplici per raggiungere gli effetti migliori. CARLO JUBANICO 259 ^_^_ PRODUZIONE ITALIANA 1 - Benvenuto Cellini attor- niato dalle nipotino. Dietro di lui la sorella Liberata (Mariù Gleck). La scena è del film 'Sei bambine e il Perseo' di produ- zione Pisorno Cinematografica; soggetto e regia di Giovacehino Forssano; distribuzione Cine Tirreni» 2 - Benvenuto Cellini fra la sorella Liberata e la nipote Vivaldi (Elen.v Zareschi) in un'altra scena di 'Sei bambine e il Perseo' (foto Gneme) 3 - Isa Pola durante le riprese del film • Il ponte di vetro'; regìa Alessandrini (Scalerà) 2Ó0 IL baritono Bing Crosby esegui- sce con l'orchestra famosa John Scott Trotter un pezzo del film sing, you sinners (Cantale, voi peccatori): Don't let that moon get away. La bella voce calda in- cide bene il ritmo dello slow, che si snoda in una melodia garbala, di felice invenzione. Bel disco sia da ascoltare che da ballare. Sul rovescio troviamo, dal film hard to get (Difficile da ottene- re) : You must have bcen a beau- tiful baby (Devi essere stata una gran bella bambina), di cui ho già parlato in queste colonne, qui in- sieme con l'orchestra di Bing Crosby. Il fox è assai carino, e l'accento oltreoceanico marcato del cantan- te conferisce un sapore america- nissimo all'insieme, che, dato lo stile del pezzo, non spiace. Otti- mamente strumentata la parte or- chestrale, con timbri variati e be- ne equilibrati. Un disco delle Andrews Sisters at- tira sempre: il bravissimo trio vo- cale eseguisce il fox: When a Prin- ce of fella meets a Cinderella (Quando un principe incontra una Cenerentola). Non immaginatevi un pezzo di co- lorito fiabesco sul tipo della lan- guidetta canzone d'amore Bianca- neve: qui siamo nella tipica atmo- sfera jazzista, con effetti sorpren- denti delle tre voci solistiche ora fuse in mirabile insieme. Sul rovescio v'è Sha - sha, un pez- zo di sapore caricaturale, ricco di umorismo e di brio. Anche qui la fusione vocale è perfetta, l'esecu- zione ritmicamente magnifica, con impasti audaci e trovate spassosis- sime, sottolineate dai timbri iro- nici degli strumenti a fiato. Un di- sco veramente magnifico. Semprini si presenta con la nuova formazione hot (« leggera », « pic- cante ») della sua ultima orchestra, il « Nuovo ritmo », ed eseguisce una rumba vivacissima dal film sposiamoci in otto intitolata: La Macaquita. Il ritmo ansante vorticoso travolge in un movimento senza respiro, « la febbre che dà l'Equatore » co- me dicono le parole. Il colorito della musica è tipicamente spagno- lesco, assai felice. Questa nuova formazione orchestrale jazzista com- prende elementi ottimi, lutti i mi- gliori collaboratori del pianista e direttore, i quali hanno raggiunto una perfetta preparazione virtuosl- stica e riescono a dare esecuzioni, come queste, che non temono con- fronti, pur senza abbandonarsi mai ad eccessi dissonanti e a droghe che non a tutti i palati garbano. Semprini accoppia ancora una vol- ta il suo pianoforte alla fisarmo- nica di Kramer per eseguire Tu, solamente tu e Amor di Pastorel- lo, due slow fox dal film napoli che non muore. / due fraterni col- laboratori parlano ciascuno a mo- do suo, secondo le possibilità e le peculiarità dei loro strumenti soli- sti, che sanno sfruttare al massimo rendimento. Sotto sotto il contrab- basso, la batteria e la chitarra com- mentano, aggiungendo qualche toc- co di colore. Sull'altra faccia troviamo due pez- zi ormai popolarissimi del film di Deanna quella certa età: Sere- nata sentimentale e Con te. Entrambi gli slows assumono in questa versione strumentale un sa- pore di novità e di inedito. L' esecuzione è veramente superio- re a ogni elogio, con travate tim- briche e coloriti inconsueti e indo- vinatissimi. Ritroviamo Kramer, stavolta coi suoi solisti, nell'esecuzione di un fox-trot animatissimo e brillantis- simo, preso dal film parata not- turna: Baccanale di Broadway. Il titolo parla da sé: musica di stam- po schiettamente americano, ritmi implacabilmente marcati, caricatu- re timbriche, accenti sarcastici, im- pasti suporosi. Un insieme piace- volissimo e che metterebbe addosso la smania di ballare ai più polen- toni! Dallo slesso film sul rovescio, tro- viamo incìso un altro fox-trot: Tu vuoi giocare col mio cuor (My fine feathered friend), pure un pezzo felicissimo, meno bacchico dell'al- tro, ma sempre di sapore grottesco, col ritmo più incrollabile e più im- perturbabile alla base. Ottimo di- sco per ballare, e questo sia detto per entrambe le facce. Lo stesso complesso diretto da Kramer interpreta due pezzi dal film con l'amore non si scherza. // primo è un fox-trot: Mi affido alla fortuna (Trusting my luck), vivace e saporito, con svolgimenti virili di imprevisti. Ritmo ben marcato e ben sostenuto, ottimo se si vuol ballare. Il secondo pezzo è il patetico e lan- guidetto Souvenir of love (Ricordo d'amore), che da un anno in qua abbiamo sentito, per dischi, in tut- te le salse. Questa di Kramer è una salsa gustosa e piccante. La fisarmonica, magistralmente sfrut- tata, fraseggia con ampiezza di re- spiro, con tenero abbandono, la melodia, mentre gli altri strumenti marcano il ritmo con esattezza, pur mantenendosi, come sonorità, disciplinatamente in secondo piano. Per finire, ancora un disco di Bing Crosby con due pezzi del film sing, you sinners. Uno è uno slow inti- tolato: Laugh and cali it love {Ri- di e chiamalo amore), che ha un ampio respiro melodico, e che il baritono canta con fine espressivi- tà e con voce squillante. L'altro pezzo è un fox vivo e brioso, in armonia con le parole del titolo: I've got a pockctful of dreams (Ho le saccocce colme di sogni), le qua- li parole naturalmente mettono chi le canta di buon umore. E la mu- sica esprime appunto lo slato d'ani- mo ottimistico, riboccante di spe- ranze verdissime... MARIA TIBALDI CHIESA D gen. Manni, presidente del Comitato Intercorporativo della Radio, visita gli stabilimenti della S. A. F. A. R. LO SPORT SULLO SCHERMO L'INTERESSE dimostrato da Ci- nema verso il film sportivo trova eco in tutta Italia, a giudicare dal- le lettere che ci giungono sull'ar- gomento. Naturalmente, i pareri so- no discordi e molte sono le preoc- cupazioni e i consigli degli sportivi. Ecco quanto ci scrive un lettore di Torino : Tutte le discussioni che si son fat- te sul film sportivo, in fin dei con- ti, vertono essenzialmente intorno a due punti fondamentali : film a soggetto o documentario. Varie vo- ci si levarono a sostenere sia l'una che l'altra tesi: intervennero oltre che scrittori cinematografici anche giornalisti sportivi, esprimendo opi- nioni disparate e quasi sempre contrastanti. Il fatto pratico che le originò fu la progettata attua- zione di un film sul « Giro d'Ita- lia »; naturalmente scese in campo il giornale organizzatore del Giro per bocca del suo direttore, che propugnò la tesi del film a sog- getto. Quello che interessa tratta- re ora è il film sportivo in genera- le (di sfuggita però, convien notare che malgrado tante discussioni il film sul Giro, almeno per quest'an- no, non si è fatto). Premetto anzitutto, ed è cosa im- portante ai fini di un'equa valu- tazione, che tanto il film a sogget- to quanto il documentario posseg- gono i requisiti per fornire un'ope- ra artisticamente adeguata; perciò nessuno dei due dev'essere scartato a priori. Infatti essi, oltre a com- portare grandi vantaggi sia nell'uno che nell'altro caso presentano dif- ficoltà d'attuazione press'a poco equivalenti : se nel film a soggetto v'è la preoccupazione di adattare convenientemente la materia spor- tiva colla trama del film stesso, nel documentario v'è la difficoltà di unire in modo organico le varie sequenze cosa che, pur importan- tissima in ogni altro film, diventa qui l'unico fattore di realizzazione artistica. Le due forme, quindi, si trovano in potenza allo stesso livello. Resta a vedere quello che si è fat- to fino ad ora. Documentari non ne abbiamo avu- ti molti e, scartati quelli a corto metraggio, uno solo è stato girato con criteri veramente moderni : olimpia; tuttavia esso è sufficiente per un esame in merito, olimpia è l'espressione massima del docu- mentario sportivo e ci ha dimo- strato quale grado di elevazione ar- tistica si possa raggiungere sfrut- tando accortamente le mirabili ri- sorse che offre lo sport in ogni manifestazione agonistica; ed ha altresì un altro grande pregio, di essere un'opera omogenea, di com- plesso e non soltanto una raccolta di belle fotografie, come invece lo sono i famosissimi documentari di Dziga Vertoff. Sin qui il documentario. I film a soggetto che si basano in parte o interamente sulla vita e su fatti sportivi sono più numerosi (ben- ché, a ben giudicare, film unica- mente « sportivi » non ne abbiamo avuti). Consideriamone uno solo, recente e di produzione italiana, io suo padre. Anche questo dal lato pu- ramente artistico non è disprezza- bile, sopratutto per le fresche ener- gie dei giovani attori, che vi sono stati introdotti e che hanno contri- buito vivacemente a dare tono al film. D'altronde non ci sarebbe stato neanche bisogno di fare que- sto apprezzamento se noi accettia- mo come vera l' affermazione che qualunque soggetto è buono per ricavarcene un film artistico. Ad ogni modo ho voluto prendere in esame questo solo film, poiché è la produzione italiana che inte- ressa in maggior grado e perchè mi pare che sia questo l'unico, che abbia ottenuto una sufficiente coe- sione fra il soggetto e la materia sportiva. Se noi volessimo fare un paragone sul piano estetico tra il miglior documentario apparso, olimpia, e uno dei migliori film sportivi a soggetto, io suo padre, ci accorgeremmo che esso è tutto a favore del documentario. Si può da ciò dedurre che è meglio iniziare una produzione di soli do- cumentari? No certamente. Guai però ad esagerare in senso opposto, poiché non sempre si potranno ave- re attori nuovi e finirebbero col ve- nir fuori film come un americano a oxford, in cui pietosamente Bob si esibiva nella parte dell'atleta, facendo mostra di magnifiche fal- cate e di polpaccioni pelosi... Conclusione : nessun preconcetto contro le due forme, ma neppure alcuna esagerazione unilaterale. En- trambe offrono grandi possibilità e, opportunamente dosate, servi- ranno alla rinascita del cinema ita- liano. R DI aiAMMATTEO 2ÓI L'ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI e la tutela della gioventù mediante la POLIZZA DeLLfl 6. 1. L. La «POLIZZA DELLA C.I.L. » è aderente in pieno allo sviluppo di vita del giovinetto, come lo dimostrano le seguenti CONCESSIONI ECCEZIO- NALI: 1) abbuono — in determinate circostanze — di una semestralità di premio qualora l'assicurato abbia ottenuto, in un esame di Stato e a primo scru- tinio, una votazione non inferiore ad 8/10 per cia- scuna materia; 2) sospensione dal pagamento dei premi per un semestre qualora l'assicurato sia co- stretto a ripetere l'anno scolastico per mancata clas- sificazione in dipendenza di malattia. La « Polizza della C.I.L. » gode inoltre delle se- guenti facilitazioni: a) liquidazione del valore di riscatto dopo soli due anni qualora, venendo a man- care il contraente, la famiglia si trovi nell'impossi- bilità di continuare il pagamento dei premi; b) ri- duzione del costo di polizza da L. 5 a L. 3; e) ab- buono totale di tale costo sulle « Polizze della C.I.L. » successive alla prima stipulate nella stessa famiglia. Ma l'Istituto ha voluto recentemente aggiungere nella « Polizza della C.I.L. » una prestazione sup- plementare, in base alla quale, sia pure con alcune limitazioni e mediante il pagamento di un modesto soprapremio, qualora il contraente venga a man- care durante il corso del contratto, nessun premio sarà più dovuto all'Istituto che, per contro, corri- sponderà, all'epoca stabilita, l'intero capitale assi- curato. Ricordiamo che la « Polizza della C.I.L. » segue il giovinetto fino al momento in cui egli formerà una famiglia. Lo incoraggia anzi a sollecitare questo mo- mento, concedendo: l'anticipo di un anno della sca- denza del contratto qualora l'assicurato contragga matrimonio e t'anticipo di un biennio della scadenza stessa, nel caso che dal matrimonio l'assicurato ab- bia almeno un figlio prima della scadenza del con- tratto. Queste due facilitazioni sono subordinate alla condizione che il matrimonio avvenga prima del compimento del 25° anno di età. PER INFORMAZIONI E CHIARIMENTI RIVOLGERSI ALLE AGENZIE DELL' ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI GALLERIA IL2£2£3S~&SME 3S9HS2LISS' * (-v. tavola a fianco) FINO al 193S, anno nel quale Anne Shirley interpretò come protagonista la figlia di nessuno (Anne of Green Ga- bles\ il suo nome d'arte era Dawn O'Day. In quel film il personaggio da lei raffigurato si chiamava per l'ap- punto Anne Shirley. Ella aveva molto amato questo film che l'aveva consa- crata « stella » e che l'aveva di colpo portata in primo piano, tanto che non volle lasciare più questo nome. Anne Shirley è nata a New York ven- tun anni fa: ma, pur così giovane, può vantare una carriera cinemato- grafica di circa quindici anni. Fatto quasi unico nella storia di Hollywood (noi ricordiamo soltanto il precedente di Madgc Evans): ella infatti entrò ne- gli stabilimenti alla tenerissima età di tre anni, e lavorò ininterrottamente fino ai tredici anni. Fu scoperta da un produttore in un negozio di mode per bambini : dove la piccola Dawn lavorava indossando abitini per le bam- bine delia sua età. Ci vien fatto di pensare che, pur così piccina, imparò in questo negozio, inconsciamente ma sicuramente, a muoversi con disinvol- tura, a seguire i consigli e i suggeri- menti dei padroni : proprio i primi ele- menti indispensabili ad un'attrice. Il produttore che la vide aveva bisogno proprio in quei giorni di una bambina per il film che stava girando a New York, l'uomo del miracolo (The Mi- racle Man), il famosissimo muto che portò alla gloria attori come Thomas Meighan, Betty Compson e Lon Cha- ney. Dawn O'Day fu scelta fra un gran numero di concorrenti: i guada- gni non erano lauti, ma superavano di gran lunga quelli, piuttosto miseri, del negozio di mode. La madre in ogni modo, incoraggiata dal primo successo, ed avendo molto fiducia nelle doti della figlia e nel suo avvenire, si trasferì con lei ad Hollywood. 1 primi tempi non furono, naturalmente, molto fa- cili: non occorrevano tutti i giorni bam- bine, né ad Hollywood Dawn era la sola. Ma presto trovò modo di ele- varsi sulle altre: tanto che qualche an- no più tardi non solo si guadagnò un contratto, ma ebbe addirittura molto successo, paragonabile in parte a quello odierno della Shirley Tempie. Era una bambina gracile, patita, ma nel suo faccino pallido gli occhi verdi, grandi, esprimevano intelligenza e sen- sibilità non comuni. I critici di quel tempo sostengono che non era nep- pure graziosa : ma i registi sapevano di aver a che fare con una bambina pronta e ubbidiente, che capiva subito i loro desideri. Se ripensiamo alla An- ne Shirley d'oggi, al suo sorriso un po' stanco e pensieroso, al suo passo agile ma misur?to, ci vien fatto quasi naturalmente di attribuirlo al lavoro di quegli anni. Tecnici, operatori, re- gisti avevano tutti molta simpatia per questa piccola donnina che manteneva la madre e che sapeva — così presto — - guadagnarsi la vita da sé. Dal 1928 al 1932 fu scritturata dalla Fox (che, si noti, è la stessi casa produttrice che ha lanciato con tanta fortuna Shirley Tempie) e presso questa casa interpre- tò numerosi film tra i quali, mother knows best, sotto la regìa di Jack Blystone. Due anni dopo interpretò, sotto la regìa di Murnau (che era al suo terzo film americano, e fu il pe- nultimo prima di tabù), insieme a Charles Farrell, Mary Duncan e Da- vid Torrence, city girl che in italiano si chiamò nostro pane quotidiano. Ma gli anni intanto passavano e si avvicinava sempre più quell'età critica, durante la quale la maggior parte del- le piccole attrici devono arrestare la loro ben avviata carriera. Dawn O'Day fu una delle poche che quasi non co- nobbe un lungo periodo di inattività : le sue doti, il suo carattere, la sua in- dole fecero sempre presa sui produt- tori. La vediamo poi, non più bam- bina, ma già ragazza, in una breve particina accanto a Ginger Rogers e a Frances Dee, in educande d'america (School for Girls), nel 1935. Fu l'ul- tima interpretazione di Dawn O'Day. Infatti questo film le valse poi il ruolo di protagonista in anne of green ga- bles, che in Italia é venuto sotto il no- me di figlia di nessuno. Ed eccola « stella », fra le più giovani e più pro- mettenti del cinema americano. Anne Shirley dunque s'impose all'at- tenzione di tutti per le fresche e ge- nuine qualità di vera attrice che seppe così bene trasfondere nell'orfana di an- ne of green gables, personaggio che sembrava tagliato a perfezione per la sua figurina esile, dalle spalle strette, dal naso forse un pochino lungo; ma quegli occhi grandi e sognanti, quegli slanci improvvisi della persona e del- l'animo, quei suoi atteggiamenti dolce- mente e pur profondamente patetici, donavano ad « Anna dei tetti verdi » un evidente rilievo. La vedemmo recentemente in amore sublime, perfettamente consapevole, co- me sempre, della sua forte e prorom- pente personalità, del suo senso reali- stico della vita e del suo talento di attrice. Tanto che, vicino alla grande Barbara Stanwyck, ella non sfigurava ma rivelava, al contrario, in qualche scena, di essere più controllata, e me- no rettorica e sforzata. Forse il perso- naggio era più semplice, più lineare, più vero, e, soprattutto, meno infido e seminato di trabocchetti di quello affidato alla Stanwyck : ma questo non toglie niente al valore sicuro della gio- vanissima Shirley. Potrebbe essere classificata tra le « in- genue »; ma supera e distacca le altre che comunemente son così definite, per- chè « ingenua » non superficiale, ma dotata al contrario di un'anima ben più ricca, sostanziosa. Ella possiede doti « poetiche » non comuni, contenu- te nei suoi stessi requisiti fisici, in quel suo sorriso ad occhi chiusi, e ci sembra capace — come le attrici più famose di Hollywood e d'Europa — di inter- pretare personaggi fantasiosi ed anche significativi dal punto di vista della buona letteratura. FILM PRINCIPALI: l'uomo del mira- colo (The Miracle Man, Paramount Artcraft 1919); mother knows best (Fox, 1929); nostro pane quotidiano (City Girl, Fox, 1930); the life of jimmy dolan (Warner, 1933): priva- te lessons, picture palace (Vitapho- ne, 1934): the key (Warner, 1934); la ficlia di nessuno (Anne of Green Gables, R.K.O., 1935); educande d'america (School for Girls, Liberty, 1935); chasing yesterday (R.K.O., 1935); steamboat round the bend (FOX, 1935); CHATTERBOX, m'lISS, MA- RE WAY FOR A LADY ^R.K.O., I936); TOO MANY WIVES (R.K.O., K)f7); amore sublime (Stella Dallas, United Artists, 19^7); condannate (Con- demned Women, R.K.O., 1938); CAREER, BOY SLAVES (R.K.O., I939). PTJCK 262 r ANNE SHIBLEY twm m ©tosto mmimi + + + + ECCELLENTE *** BUONO + * MEDIOCRE * SBAGLIATO * UNA DONNA ARDITA (Anne Marie) - Produzione : Aurea - Regìa : Raymond Ber- nard - Interpreti: Annabella, Pierre R. Wilm. Abel Jaquim Tutto il film poggia sulla sensazionale trovata finale di fare segnalazioni ad un aeroplano va- gante in una bufera notturna accendendo e spe- gnendo ininterrottamente le luci di un'intera città sottostante. Per il resto si va avanti in modo monotono ma pulito lungo una storia poco, troppo poco convincente. Annabella sem- bra aver capito la poca importanza del lavoro e in certi accenni si direbbe che sfiori la sua parte in luogo di recitarla; ma il film che ha momenti drammatici non vorrebbe forse tanta leggerezza. Gli altri fanno quello che possono e a loro non si può attribuire colpa alcuna. Non tutti i libri di Saint-Exupéry possono dare un bel film. ** S06NI DORATI (The Farmer in the Dell) - Produzione: R. K. O. - Regia: Ben Holmes - Interpreti: Jean Parker, Fred Stone La caratteristica di questo poverissimo film è quella di annoiare mortalmente, di non interes- sare nessuno con la sua vicenda, di muovere facilmente all'ilarità e talvolta alla commisera- zione. La sforzata timidezza e scolastica inge- nuità che Fred Stoni? (ben altra era la sua uma- nità nel sentiero del pino solitario) vorrebbe elargirci non incantano nessuno ed anzi contri- buiscono notevolmente a rendere ancor più mi- sero e stagliato il personaggio che si vuol far vivere. Lo sfondo morale di tutta la faccenda è di una piattezza senza eguali. Un film che al- l'analisi cade punto per punto. Ma non vale assolutamente la pena di sprecar spazio per si- mili analisi. ¥* BALLO AL CASTELLO Produzione : Italcine - Regìa : Massimo Neuield - Sceno grafia : Ottavio Scotti • Musica : Armando Fragna ■ Opera-, tore : Vaclav Vick - Interpreti : Alida Valli, Antonio Centa Sandra Ravel, Carlo Lombardi Quello che più dispiace in questo ballo al ca- stello è il non aver saputo affatto dare ad Alida Valli alcuna personalità e fisionomia. Quel poco che essa riesce a dare è tutto sforzo suo, personalissimo e molto spesso sforzato, che tradisce l'assoluto abbandono da un controllo e da una educazione da parte di chi doveva. Il suo viso, i suoi gesti risultano a vuoto e cadono nella genericità degli abituali moti di una qua- lunque ragazza, che giucca in un ruolo qua- lunque. Il tono caricaturale del lavoro poi che manca assolutamente del ritmo necessario a cose del genere, è ingrato dirlo, è del tutto fallito. Restano salvi alcuni elementi accurati di scena e una certa esattezza che ne fanno un'operetta pulita. Sandra Ravel, Carlo Lombardi, Antonio Centa fauno quello che possono, ma giudicarli da questo film sarebbe un errore. * DUE MILIONI PER UN SORRISO Produzione: Comp. Hai. Cinemat. Lux • Regìa: Mario Sol- dati e Carlo Borghesio - Scenografia : Gino Franzi e Gino Brosio - Operatore: Mario Albertelli - Interpreti: Enrico Viarisio, Elsa De Giorgi, Sandra Ravel, Giuseppe Porelli Per quanto le trovate di questo film non siano tutte da gettar via ed in alcuni momenti esse avrebbero potuto essere incentivo a creare qual- cosa di veramente gustoso e divertente, due milioni per un sorriso è così pieno di peccati capitali che non si saprebbe da che parte inco- minciare per giungere ad una sia pur modestis- sima assoluzione. A parte quell 'ormai noto tono da buona recitazione domenicale nel quale tutti questi nostri cari attori lodevolmente gareggia- no, a parte quei bei miscugli di provincia e di America, di saperci fare e di volerci saper fare a tutti i costi, a film finito vien fatto di chie- dersi per quanto ancora si continuerà ad appro- fittare della buona fede del pubblico e spesso di una sua troppo lodevole rassegnazione. Uni- co dispiacere il vedere la brava Elsa De Giorgi muoversi, per quanto dignitosissimamente, fra tanta mediocrità. *** I GRANDI MAGAZZINI Produzione : Era Film - Generalcine - Regìa : Mario Camerini Scenografia: Guido Fiorini - Musica: Cesare A. Bizio - Ope- ratore: Anchise Brizzi - Interpreti: Assia Noris, Vittorio De Sica. Luisella Beghi, Virgilio Riento In questa ultima fatica di Camerini che viene ad assumere uno dei primi posti nella ormai ricca schiera dei film del genere caro al nostro bravo regista c'è una scoperta non indifferente per i ruoli dei nostri caratteristi. Questa scoper- ta è Riento che mai ci apparve pieno di possi- bilità per il cinematografo, se sapientemente e discretamente dosato, come in questo lavoro e la cui popolaresca comicità è tanto umana e bonaria da divenire commento necessario alla vicenda ed alle situazioni narrate. È un nuovo Riento senza la ormai troppo nota maschera teatrale ma che sa far uso di se stesso come poche volte ci è stato dato modo di riscontrare nei personaggi di secondo piano dei nostri film. Né è solo la comicità della sua accentuazione dialettale che intendiamo lodare, ma, e princi- palmente, quel suo modesto restar in sottordine e venir fuori a posto al momento giusto con la minore teatralità possibile. La storia seppure di una facilità estrema e tal- volta congegnata di imprevisti un po' troppo comodamente voluti è presentabile e riesce a divertire, anche se De Sica è immutabilmente il medesimo, e non si sforza assolutamente a trovare vie nuove. In ogni caso meglio sempre vederlo così che nel suo impossibile ruolo in castelli in aria, dove egli stesso ci appare a ragione svogliatissimo e non affatto convinto del suo lavoro. E a questo punto ci sia con- sentita una breve parentesi per chiedere quali recondite ragioni abbiano determinato la realiz- zazione di questo film, sbagliato completamente da capo a piedi, ed il cui contenuto per il co- stume morale italiano non è dei più lusinghieri. Di Assia Noris e di Luisella Beghi, quest'ultima con un volto forse troppo alterato dal truccag- gio (ci piacque di più la sua naturalezza in piccolo hotel), non si può dire che bene, a parte una eccessiva ostentazione di timidezza della prima che sforza un po' il suo ruolo. Per il resto tutto procede limpidamente e con quella naturale scorrevolezza con cui Camerini riesce veramente a costruire quei suoi spettacoli riposanti e piacevoli che sono sempre un sicuro successo presso il nostro pubblico, grazie sopra- tutto alla leggerezza di certi soggetti abbondan- temente annacquati per tutti gli stomaci. E in fondo per colui che non voglia pensare o che in cerca di due ore di passatempo, non voglia correre rischi di turbamenti o di emozioni che cosa c'è di meglio che lavori di questo genere e per di più ben condotti come questi grandi magazzini? È indubbio che con cose simili e con Camerini, ci siamo e non c'è quasi mai da sbagliare. Il brutto comincia quando usciti da questo campo si vogliono tentare altri orizzon- ti di più complessa e complicata struttura. 264 *** LA SQUADRIGLIA DEGLI EROI (Pour le mèrito) - Produzione : Ufa - Regìa : Karl Ritter - In- terpreti : Paul Hartmann. Jutta Freybe, Carsta Ldck, Herbert A. E. Bohme A Berlino, per mesi, nella scorsa primavera ci furono dinanzi i manifesti di pour le mérite, sentimmo che tutti ne parlavano, vedemmo che teneva cartellone nei grandi cinema dello Zoo per settimane e settimane. E il plauso che ad esso fu attribuito ci sembrò sin da allora meri- tatissimo e giusto, pour le mérite infatti è un buon film che assolve il suo compito morale e in certo senso storico con dignità ed efficacia. Allora nella veste tedesca, nel mondo tedesco, in piena produzione tedesca ci apparve ancora più perfetto, che non oggi qui fra noi dove iso- lato fra altri lavori di diversa costruzione esso ci è apparso talvolta lievemente slegato e un po' troppo episodico. Cosi le scene di guerra aerea perfette nella loro ricostruzione assumono talvolta il valore di troppo semplice annotazio- ne più che di racconto, cosi come certi sfondi sui quali ci sembra sarebbe stata ottima cosa insistere e che vengono semplicemente sfiorati. ** * IL TESORO DEI TROPICI (Kautschuk) - Produzione: Ufa - Regìa: Eduard von Borsody Interpreti: René Deltgen, Gustav Diessl, Herbert Hubner. Vera von Langen Anche kauschuk, il tesoro dei tropici, nella versione italiana è stato uno dei film tedeschi che ha goduto della migliore popolarità e del più lusinghiero successo durante lo scorso in- verno in Germania. L'episodio storico di En- rico Wickham nella sua spedizione nel Para è dato in questo lavoro con una accuratezza ed una fedeltà di ricostruzione veramente de- gna della massima lode, e l'avventurosa vicen- da è condotta con una maestria di montaggio che appassiona e tiene legato lo spettatore di momento in momento. Le scene girate in Brasi- le, con una fotografia di prim'ordine, portano spesso il paesaggio ad assolvere compiti di vero e proprio protagonista, talché gli stessi attori ne risultano talvolta sopraffatti in un complesso però che non dispiace e non guasta. Peccato che, benché rarissimamente, il colore locale e il sen- so dell'eroico prendano eccessivamente la mano e causino esagerazioni. _ „.._.,-.__..„ ,._ . __ GIUSEPPE ISANI C. F. M. (Milano). — Il tuo soggetto è di quelli che, di solito, vengono definiti cornico-sentimen tali. Lo spunto non mi dispiace: il vincitore del Concorso per il Premio Riccione conosce a Ric- cione una fanciulla; i due si amano, ma per un ma- linteso si dividono; lei ca- pita a Cinecittà dove le viene fatto un provino che riesce malissimo; e un se- condo provino che riesce ancora peggio; ma a Ci- necittà incontra il sogget- tista, il malinteso si chia- risce, i due si sposano; ella non sarà mai diva ed egli alternerà alla sua profes- sione — l'insegnamento — il lavoro di soggettista per film. Hai condotto la vicenda in modo garbato, e i personaggi, 1j fanciulla, il giovane professore-soggettista, il produttore e l'aiuto regista, sono ben tratteggiati. È un soggetto che, con qualche aggiunta, e arricchito di episodi (cercherei di trovare alcuni elementi più sostanziosi per il rapporto tra i due protagonisti), potrebbe non dispiacere a qual- che produttore. Ne sarebbe difficile trovare gli inter- preti adatti. Si può osservare che la materia non è importante, per quanto non manchino -gli episodi gustosi. L'ambiente di Cinecittà è tratteggiato in modo fine; è divertente il fatto che la fanciulla non abbia pretese di fare la diva, e che queste pretese non le nascano quando entra a Cinecittà dove le ha sugge- rito di andare l' aiuto-regista. Avresti potuto cadere nel convenzionale concludendo il film con il primo giro di manovella di un film scritto dal professore sogget- tista e interpretato dalla fanciulla. Hai fatto benissimo a risolverlo così come l'hai risolto. Quanto alla tecni- ca, non vi sono gravi osservazioni da fare. È, insom- ma, un soggetto che si legge facilmente. La prima parte, nonostante tu indichi che si tratta di una rapida introduzione, è composta di quasi cinquanta scene, e il fatto vero e proprio non è ancora incominciato. Il secondo tempo è senza dubbio più interessante. In uno scenario o trattamento, come è quello da te scritto, eviterei le indica/ioni tecniche (inquadrature, movi- menti di macchina ecc.), incorporate nel testo; farei delle note tra parentesi a parte. Insomma, lo scenario, secondo me, dovrebbe essere letto anche da un pro- fano, senza che nella lettura si debbano incontrare difficoltà di sorta. Per esempio, disapprovo questo modo di scrivere: » Sguardi furtivi s'incrociano tra il giovane e la fanciulla del tavolo contiguo quando, la macchina, allontanandosi in C. L. ed inquadrando sulla destra una porta di entrata nella sala, seguirà un giovane che disinvoltamente si dirige verso le due tavole inquadrate poco prima ». Preferirei leggere: e Sguardi furtivi s'incrociano tra il giovane e la fan- ciulla del tavolo contiguo. Intanto entra in sala un giovane che si dirige verso le altre due tavole ». (Nota tecnica: si suggerisce di usare un carrello che si sposti da ltavolo dove è la fanciulla fino alla porta di ingresso della sala, e segua quindi il giovane che entra) ». Co- sicché il lettore può leggere o meno la indicazione- tecnica che deve servire semmai allo sceneggiatore e al regista. Z. P. ABBONATO 609 E ALTRI LETTORI. — « Pro- testo contro la soppressione della pagina sui film in censura; era una pagina utile e pratica; perchè dava le notizie sui nuovi film pronti sul mercato, il che serve al gestore dei locali lontani dai centri, al let- tore. Riportando tutti i dati di registi, produttori, col- laboratori al film, attori, si dava un quadro completo paragonabile a un'antologia in miniatura ». Il tuo in- teresse e quello degli altri lettori per ti i film in cen sura » era rivolto soprattutto ai dati del film e non tanto alle indicazioni del parere della censura; per tale parere che non è opportuno rendere pubblico, la rubrica era stata soppressa. Siccome vediamo che i lettori sono vivamente interessati a raccogliere dati di film, vedremo di istituire una rubrica che possa ri- spondere ai loro desideri. CESARE TOSI {Verona). — Potreste trovare gli in- dirizzi di tutte le case cinematografiche italiane sul- V Almanacco del Cinema italiano pubblicato da Cine- ma. Eccovi alcuni indirizzi: Alfa, via della Mercede 54; Amato, Albergo Plaza; Safa, via Mondovì 33; Astra, via Po 50; Continentalcine, via Veneto 119; Faro, via Arno 33; Sagù1, via Crescenzio 62; Impe- rator, via Cesare Beccaria 23; Italcine, via Ludovisi 16; Mediterranea, via della Mercede 54; Nembo, via Emilia 92; Roma, via Regina Elena 96; Scalerà, cir- convallazione Appia ito; Schermi nel mondo, via Ni- cotera 24; Stella, via Veneto 116. Potete fare il de- posito presso la S.I.A.E. ed inviare il soggetto in esame alla Direzione Generale. BRUNO MARIANI (Ancona). — Quando avete qual- cosa da chiedere, chiedete pure. CAPO DI BUONA SPERANZA P. D. (Milano). — •< Sono una marinaretta in va- canza, scrittrice in erba che ha nientemeno che un soggetto cinematografico da sottoporre al Vostro giu- dizio di più esperto navigatore ». Ho letto attenta- mente il soggetto stesso in una pagina e mezzo; mi pare che il difetto consista nel fatto che non vi è connessione tra i vari elementi. Potrebbe essere un soggetto per film psicologico e di atmosfera senonchè quell'elemento » mistero » che dovrebbe continua- mente aleggiare nell'ambiente, non risulta dalle frasi da Voi scritte, né dai fatti esposti. Il motivo per cui le due donne vivono sole nella villa (il che poi non è vero, d'altronde, perchè la villa è frequentata da amici ed amiche) non mi sembra molto suggestivo. Penso che l'ambiente potrebbe suggerirvi qualcosa di più interessante. Non Vi paia il mio giudizio troppo severo, ma, piuttosto, scrivete ancora un soggetto e perseverate: sarò sempre pronto a darVi il mio parere. ATTILIO CAVEZZALI (Ravenna}. — Il film aspetto ina signora era distribuito dalla Sangraf e prodotto dalla Cine-Allianz. Il film la sia maniera d'amare era prodotto e distribuito dalla Paramount. M. 3030 (Bergamo). — Della Esposizione di Venezia non è ancora noto l'esito, per quanto riguarda i pre- mi ai film stranieri. L'esito per i film italiani è pub- blicato nel « Cinema gira » di questo numero. È vero che vi sono dei film europei i quali potrebbero be- nissimo venir proiettati da noi. Di imcmalioxe so che la esclusività è della Scalerà Film, di gens du voyage di Fcyder e di RAM01.NTCH0 la esclu- sività è dell'E.N.l.C. È probabile che queste ditte mettano fuori i film. Di altri non so; ma può darsi che nessuna ditta ne abbia assunto la esclusività per l'Italia. Del resto, o prima o poi si vedranno, forse, quasi tutti, dato che dei film di quattro o cinque anni fa sono usciti da noi in questi giorni. G. B. S. — Non ho da darti notizie precise sull'at- trice di cui parli nel tuo biglietto. Credo che continui a prendere parte a spettacoli di varietà. GASTONE CANESSA (Livorno). — Oltre all'articolo che mi mandate in esame, sugli Scrittori e il cinema ho avuto occasione di leggerne un altro, di Vostro, in cui appare chiaro il Vostro amore per il film in quanto arte, e il Vostro disappunto quindi, nel leggere un libro che insegna a fare dei buoni film intesi più co- me prodotti che come opere d'arte. Senza dubbio gran copia dei film fino ad oggi proiettati dalle ori- gini del cinema possono dirsi piuttosto « prodotti » che « opere d'arte » e ciò dipende soprattutto dal fatto che per realizzare un film è necessario possedere pri- ma di tutto i quattrini. Così è quasi impossibile rea- lizzare un film a soggetto ove non si abbia tra le mani una sceneggiatura. Per questo il Margrave in- segna o pretende di insegnare a scrivere per il ci- nema, facendo alcune considerazioni generiche che dovrebbero portare lo scrittore, il soggettista a tener conto di presunti gusti del pubblico. Mi pare lodevole quindi che Voi sosteniate un cinema puro, autentico, più di intelligenza che di mestiere. CORRADO TERZI (Bergamo)^ — Numerose sono sta- te, infatti, le richieste di ripristinare « I film del me- se »• non è stato possibile ripristinare la rubrica nella forma come era prima, per ragioni di indole tecniche. Comunque, d'ora in poi, ogni critica della rubrica « In questi giorni » ha la distinta dei nomi dei collaboratori al film, quei dati insomma che Vi stanno tanto a cuore, poiché siete « un raccoglitore di notizie » come Vi autodefinite. A proposito di « Bianco e Nero » ho avvertito l'amministrazione della rivista che avrà già comunicato con Voi, immagino. Comunque « Bianco e Nero » si pubblica presso il Centro Sperimentale di Cinematografia il cui indirizzo è attualmente : via Tu- scolana km. IX, Roma. Per corrispondere con lo « Stu- dente di Milano » scrivete a Ugo Casiraghi, via Brog- * 2?> Milan°" IL NOSTROMO 265 ■■ J : '- ■ ' I ■■■■■■ IE I La soluzione dai giuochi dar* pervenire aita Sedazione di CINEMA (Sazione 'Giuochi a Concorsi', Piazza della Pilotta, 3 • Roma) non oltre il 15 novembre 1939-XVIII. Scrivere chiaramente, oltre alla soluzione stassa, anche il proprio noma, cognome e indirizzo. Tutti i lettori possono liberamente collaborare a questa pagina CANZONI DI FILM i. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. i i 1 «&N Porre nel casellario il titolo di canzoni traile dai film indicati. A soluzione ultimata, nelle caselle tratteggiale si avrà il titolo di un film italiano e di una sua popolare canzone. 1. Prigione senza sbarre - 2. Sfella del mare - 3. Primavera 4. Vivere - 5. Seguendo la flotta - 6. L'uomo che sorride 7. Dove canta l'allodola - 8. Eravamo sette sorelle - 9. Lon- don Melody - 10. La città dell'oro. GAETANO PANGALLO (Campobasso) "ferr&tiia mUCOU Cfr«EMATOO«ArvCHf POSITIVA PER LA ÌTAMPA PER IL SUONO TIPO S. A V. SS PER IL SUONO Tifò S.D.V. NEGATIVA CONTROTIPO NEGATIVA EXTRA RAPIDA PANCROMATICA fiFFaWié vocili» anonima ornali socuu t 266 SOLUZIONE DEL GIUOCO DEL N. 78 (25 SETTEMBRE 1939-XVI!) CHI E L'ATTORE ^ — STAN LAUREI. - ANDIAMO A LAVORARE VINCITORE DEL GIUOCO N. 78 LIVIA POLIDORO - Udine, Via Polveriera 12 Scriver* la soluzione in inchiostro a con scrittura mollo nitida. Sarà astrailo a sorte un vincitore Ira i solutori del giuoco: Canzoni di fllm. Premio-. L'Almanacco dal Cinema Italiano, la soluzione dal giuoco pubblicato ne//' B0° fascicolo apparirò ne/f'82' fascicolo (25 novembre I939-XV/II). Dire//ore: VITTORIO MUSSOLINI NOVISSIMA - Via Romanel/o da Ford, 9 • Tel. 760205 - Roma » Proprietà letteraria riservala per i lesli e per le illustrazioni A norma dell' articolo 4 della legge vigente sui diritti d'autore è lassativamente fallo divieto di riprodurre articoli e illustrazioni della rivista CINEMA quando non se ne citi la fonie BANCA DAMERICA E D'ITALIA SEDE SOCIALE ROMA - DIREZIONE GENERALE MILANO CAPITALE VERSATO L. 200.000.000 - RISERVA ORDIN. L. 9.500.000 FILIALI: ABBAZIA - AtASSIO - AlBENGA - BARI - BOLOGNA BORGO A MOZZANO - CASTEINUOVO DI GARFAGNANA - CHIAVARI - FIRENZE - GENOVA LAVAGNA - IUCCA • MILANO - MOLFETTA - NAPOLI PIANO DI SORRENTO - PONTECAGNANO PRATO - RAPALLO - ROMA - S. MARGHERITA LIGURE - SAN REMO - SESTRI LEVANTE SORRENTO -TORINO -TRIESTE -VENEZIA SEDE DI ROMA - LARGO TRITONE 161 Agenzia A - Piazza Cola di Rienzo- angolo v. Cicerone Agenzia B - Corso Vittorio Emanuele n. 98-100 Agenzia C-Via Ostiense n. 5 2 - // negozio di fiducia CASA SOVRANA Completi assortimenti per la stagione Autunno- Inverno Lanerie, Seterie, Velluti Prezzi favorevolissimi Negozi di vendita: MILANO - FIRENZE - TRIESTE - CATANIA - BRESCIA 267 268 DOMANDATE I NUOVI ORARI DEI SERVIZI AEREI DELLA GLI) LITTORIO^ A/cune linee sono sospese, altre hanno frequenza ridotta, ma si può sempre andare con gli apparecchi della (ILI) LITTORIA^ All'interno a: ANCONA- BRINDISI - CAGLIARI - CA- TANIA-MARSALA-NAPOLI -PALERMO SASSARI - SIRACUSA - TRIESTE - ZARA All'esterno in: EGITTO - GERMANIA - GRECIA IRAK - MALTA - MAROCCO SPAGNOLO - PALESTINA - POR- TOGALLO - SPAGNA - SUDAN Oltre che a: TRIPOLI -BENGASI - RODI - in ALBANIA e in tutte le località dell'Africa Orientale Italiana osse i colori Nella fotografia bianco e nero l'ottima pellicola Isopan Agfa ripro- duce le tonalità nei loro giusti valori, ma non sarebbe forse molto più bella e & 30 i«9ho 5 agosto. 5ÀYÀ&. La SOLA costruzione prettamente autarchica, frutto dell'ingegno e del lavoro italiano, realizzata nei laboratori sperimen- tali della S.A.F.A.R. e che ha permesso alla E.I.A.R. di dotare la stazione di Monte Mario di un trasmettitore Televisivo nazionale. l 'iiiMilulm'HHiru Subir i brilli I' I II in lIlllllJIIN | lll'HiHI- muf|fiiii un t\*t~i. l 'iiTiiihtUuiMiri! Salar \l<> ilnlln K. T. Il ;tll iliiiiiiiisMiiii ili'll inmi.Hiin.' HI K 2\ t m PER ACQUISTI RIVOLGERSI ALLE DITTE C«v. ANTONIO MARTINATI - ROMA - VIA FRATTINA, 82 Comm. ALATI ANGELO - ROMA - VIA TRE CANNELLE. 9 A S. I. R. I. E. C. - ROMA - VIA NAZIONALE. 251 B SOCIETÀ GENERALE ITALIANA CINEMATOGRAFICA E imminenfe la programmazione sugli schermi italiani di nmm m L' E R O I S M O SEMPLICE E COMMOVENTE DELLA MATERNITÀ (Dalla commedia di Giuseppe Romualdi) • Produzione VENUS FILM con: EVI MALTAGLIATI - EGISTO OLIVIERI LILIANA MIRTIS-JONE F R I G E R I O - L U I G I CIMARA REGÌA DI REDO ROMAGNOLI ira ai?!? (orni) wmmm QUASI-GIALLO Df INARRIVABILE COMICITÀ Produz. OCEANO FILM • con: GIUSEPPE PORELLI - CARLA CANDIANI PAOLO STOPPA - LORETTA VINCI - OSVALDO VALENTI - L VISMARA REGÌA DI RAFFAELE MATARAZZO aii «gip i limili) mmwm UNA FORMULA NUOVA DEL L' AVVENTUROSO MODERNO Produz. SOVRANIA FILM • con: LUISA FERIDA - GIOVANNI GRASSO LILY VINCENTI - MINO DORO - ILDA PETRI - CARLO DUSE REGÌA DI DOMENICO CAMBINO I quindicinale di divulgazione cinematografica FONDATO DA ULRICO HOEPLI Direttore: VITTORIO MUSSOLINI Organo della Federazione Nazionale Fascista degli Industriali dello Spettacolo Collaborazione tecnica dell'Istituto Nazionale per le Relazioni Culturali con l'Estero ANNO IV Volume II FASCICOLO 81 IO NOVEMBRE 1 9 39-XVIII Questo fascicolo contiene : Cinema Gira 271 RUGGERO JACOBBI // ciiu ma europeo 275 LUIGI PIRANDELLO Dramma e sonoro 277 G. I. Nord-ovest 279 FRANCO RIGANTI La punita dei produttore 2K0 T.S.M. Annotazioni 2X1 Pm. Volti di tarla 2.S2 T. A. SPAGNOL Facciamo un film? 284 V. C. La guerra e il cinema 2.S0 MASSIMO ALBERINI Cinema sotterraneo 2M7 IL CRONISTA Cronaca a Villa Hor^licse 280 GIUSEPPE ISANI Fiim di questi giorni 290 ARCHIMEDE Cinque lire al chilo 295 Capo di Buona Speranza, 291 - Galleria: Laura Nucci, 292 - Giuochi <■ Concorsi, 296. DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE- Roma, Piazza della Pilolla, 3 Telefono 66-470 - PUBBLICITÀ: Ufficio Pubblicità 'Cinema' - Roma, Piazza della Pilolta, 3 Gli abbonamenti si ricevono direttamente dall'Amministrazione del periodico, o mediante versamento al conio corrente postale 123277 oppure presso le Librerie Hoepli in Milano (via Berchel) e Roma (Largo Chigi] - ABBONA- MENTI Italia, Impero e Colonie, anno L. 40, sem. L. 22. Estero, ann- L. 60, sem L 36 Manoscritti e fotografie, anche non pubblicati, non si restituiscono OGNI NUMERO IN ITALIA, IMPERO E COLONIE: DUE LIRE NUMERI ARRETRATI: Il DOPPIO •^^ MILANO-FORO BUONAPARTE, 12 In copertina. LORETTA VMa INTERPRETE DEL FILM FORSE ERI TU L'AMORE' (MEDITERRANEA - FOTO VASELLI) 269 1- 270 I • ^ od p i u m o a e impianti CINESONORI SOC. ANONIMA CINEMECCANICA MILANO VI Ali-! CAM l'ANI A, 33 ALLOCC H I O BACCHI NI & C. MILANO COR SO SEM PIONE, 93 CINEMA GIRA ITALIA La recente nomina di Alessandro Pavolini a Ministro della Cultura Popolare ci ha dato grandissima gioia perchè sempre ne abbiamo seguito, nel campo della cultura, un'opera che aveva il segno della competenza, del talento e della gio- ventù preparata e fattiva. Egli combatteva a fianco del nostro Direttore in Africa, portandone fra l'altro un libro di ricordi, che è il miglior documento, oltre che del suo spirito di soldato, anche della sua personalità di vero scrittore. Con particolare fervore lo salutiamo noi, redattori di una rivista la cui specializzazione si trova appunto nell'ambito di quelle attività che ad Alessandro Pavolini fanno capo. E mentre diamo a S.E. Alfieri, Mi- nistro uscente, il nostro vibrante saluto, continuiamo il nostro lavoro al servizio della cinematografìa ita- liana, nella certezza che essa tro- verà in Alessandro Pavolini una guida valida, una cura assidua, un gusto sorretto da larghe esperienze culturali. SECONDO UNA NOTIZIA... ...da fonte americana, non confer- mata peraltro dalle nostre organiz- zazioni cinematografiche, i hlm americani sarebbero riammessi su- gli schermi italiani entro un ter- mine piuttosto breve. Le quattro maggiori Case di produzione riti- ratosi dal nostro mercato in segui- to all'instaurazione del monopolio cinematografico, avrebbero iniziato trattative: a questo scopo. IN QUESTI GIORNI... ...è stato distribuito dall'Istituto Nazionale LUCE il documentario giovinezza, che esalta i valori del- la nuova giovinezza italiana in una serie, di visioni di forte e armonio- sa bellezza. IL LAVORO... ...negli stabilimenti italiani si svol- ge a ritmo intenso. Tra i film an- nunziati e di prossima realizzazio- ne vi sono: un «rande film storico Fausto Guerzoni durante una sosta delle riprese di 'Ebbrezza del cie- lo' della I.N.C.O.M. (foto Emanuel) fanfulla da lodi, della « Titanus Film »; un lavoro che sarà diretto da Andrea Forzano ragazza che dorme e che sarà realizzato a Tir- renia; fondi segreti un film inter- nazionale che la « Scalerà » affi- derà a Feyder; pia de' tolomei rievocazione storica della « Man- derfilm »; piccolo alpino anche della « Mander », il cui soggetto tratto dall'omonimo romanzo di Salvator Gotta, è ridotto per lo schermo da Paolo Monelli, Dino Falconi e Oreste Biancoli; manon edito dalla « Grandi Film Storici », diretto da Carmine Gallone e di cui il protagonista maschile sarà Vittorio De Sica; e infine tutto per la donna della e Urbe Film », e che sarà diretto da Mario Soldati. HA AVUTO LUOGO... ...a Napoli il I Concorso nazionale per un film a formato ridotto or- ganizzato dal Dopolavoro Provin- ciale di Napoli, e riservato ai do- cumentari realizzati dai Dopolavoro italiani. Il concorso è stato vinto dal Dopolavoro Provinciale di Sie- na, seguito da quelli di Torino, Trieste, Perugia, Milano e Brescia. Socrate (Ermete Zacconi) alle prese con il copione dei 'Dialoghi di Platone' negli studi della Scalerà 27I Hi W09 i»v Gengive deboli ed inerti sono si- cura preda della gengivite e della piorrea e portano fatalmente alla perdita dei denti. Scongiurate que- sto pericolo ! La Pasta Dentifricia „S.R." a base di sodioricinoleato è il mezzo più sicuro per neutralizzare gli effetti tossici, stimolare la resi- stenza dei tessuti, ridare salute e forza alle gengive. Provatela una sola volta e ne rimarrete convinti. S. A. STAB. ITALIANI GIBBS - MILANO FRANCIA IN SEGUITO... ...allo scioglimento del partito co- munista decretato dal governo francese, è stata anche vietata la proiezione di film russi sugli scher- mi della Francia e delle sue colo- nie. Le agenzie distributrici delle pellicole russe hanno chiuso i loro uffici ed i rappresentanti hanno la- sciato il paese. LA CENSURA... ...francese non ha mai esplicato un'attività così intensa. Oltre al- l'ufficio centrale di censura cine- matografica di Parigi, funzionano diversi uffici regionali i quali la- vorano con una certa autonomia e secondo dei criteri che, agli ef- fetti pratici, possono anche appa- rire arbitrari. Così i distributori francesi lamentano che un film au- torizzato dalla censura di Bordeaux non ha ottenuto il permesso da quella di Pau. A Marsiglia, se- condo La Cinématographie Fran- caise, « la più grande fantasia pre- siede alla scelta dei film in quella regione. I tre lancieri del ben- gala non ha ottenuto il permesso di proiezione! ». In seguito a que- sto e ad altri casi del genere, i di- stributori chiedono che venga sta- bilita una censura unica allo sco- po di non gravare sulla industria cinematografica che lavora attual- mente in perdita. AMERICA LA SITUAZIONE... ...del cinema americano in seguito allo scoppio delle ostilità in Eu- ropa si va facendo sempre più dif- ficile. Ciò dipende, secondo il pa- rere dei tecnici, dal disordine delle organizzazioni sindacali interne, sempre in lotta tra loro, dall' ag- gravarsi dei carichi fiscali, ed in- fine dalla perdita di altri mercati europei. Contrariamente alle pre- Marika Rokk della Ufa visioni, lo stato di guerra di alcu- ne nazioni europee non ha affatto favorito le esportazioni americane che, anzi, si trovano ostacolate dalle difficoltà degli scambi e dalle restrizioni imposte dalle censure dei singoli paesi. Come primo prov- vedimento è stata decisa una se- vera economia delle spese genera- li, ma i benefici realizzati sono tra- scurabili. Infatti, sempre secondo le cifre degli esperti, questa econo- mia potrà rendere cento milioni di franchi francesi all'anno, mentre la mancata esportazione dei film sui mercati stranieri (vedi Europa) causerà un danno di quattro mi- liardi di franchi nello stesso perio- do di tempo. SCIPIONE L'AFRICANO'... ...presentato in edizione originale a New York al Cinecittà Theaier ha ottenuto un lusinghiero successo di critica e di pubblico. Registi in contemplazione: Goffredo Alessandrini e Amleto Palermi 273 K1I poderosa e ve. MKROTECNICA :- * TOR INO 274 IL CINEMA EUROPEO LE STAZIONI EUROPEE RAG- GIUNGERANNO Ili PIÙ ALTO LIVELLO COS LA FORMA- ZIONE DI '-STILI" UNITARI IL cinema americano, muovendosi anzitut- to sul terreno industriale, riesce quasi sem- pre a mantenersi in un piano di puro mo- vimento, basandosi su certe convenzioni che, per essere tali, non sono meno cine- matografiche. Il cinema europeo, che è ge- neralmente molto meno superficiale, quasi mai arriva a dimenticarsi d'aver dietro le spalle secoli e secoli di musica e di lettera- tura, di pittura e di teatro. Noi non riuscia- mo, visti i risultati, a lamentarcene eccessi- vamente: dal momento che, poi, un'este- tica della pura immagine è nata in cervelli europei, dal Canudo aH'Arnheim; dal mo- mento, anche, che sappiamo come il con- tributo delle vecchie arti (specialmente del- la letteratura — vedi Chenal, e della pit- tura — vedi Pabst) non sia, se mantenuto a un'altezza d'esempio, e nella tradizione di opere vicine strutturalmente al cinema, quel gran male che si vorrebbe credere. Certa- mente i francesi, per esempio, abusano del- la letteratura, e di una pessima letteratura che va dall'enfasi vittorughiana al più sor- do e grigio Zola, fino all'esotismo di maniera dei Kessel, Carco, Mac Orlan; certamente in Italia, per esempio, ci si ricorda con troppa insistenza dei precedenti teatrali, specie del teatro borghese, volta a volta melodrammatico o farsesco o sentimentale, da Niccodemi a Zorzi a Sabatino Lopez. Tuttavia restano gli indubbi esempi (si pensi al riconosciuto prestigio del cinema tedesco del dopoguerra) che dimostrano co- me un retroscena culturale e artistico, il senso di certe tradizioni formali e magari nazionalistiche, riesca, a patto di mutarsi in cinema, e cioè di calarsi nell'immagine e nelle sue leggi dinamiche, a dare ottimi frutti : tali, spesso, da superare in serietà e profondità le diverse esercitazioni del « me- stiere » di Hollywood. In un momento di crisi accentuata come, per vari sintomi, sem- bra essere quello attuale, se dopo aver de- precato le piaghe della produzione conti- nentale proviamo a « fare il punto » di quella americana, ci rendiamo conto ben presto che, come fu argutamente osservato, « Sparta non ride ». Se il cinema europeo è minato dall'estetismo, quello americano è bloccato a formule schematiche dall'or- ganizzazione commerciale, e rischia di esau- rire quella che sembrava la sua inesauribile possibilità, di inventare cioè ad ogni passo nuove mode e nuovi « standard ». Sono questi, oramai, luoghi comuni, dei quali tuttavia non si saprebbe disconoscere l'importanza, e che giova iterare e ribadire. Quel che importa è che, oggi, la produzione degli Stati europei si trova in una posizio- ne di privilegio, dato che una lunga deca- denza dopo indubbi splendori le assegna carta bianca per rifarsi giovane e nuova — cosa estremamente difficile per gli america- ni, che hanno da poco toccato il culmine della parabola, e che irrimediabilmente do- vranno subire, dopo il presente periodo di stanchezza, una faticosa fase di assesta- mento. (Qui non si tratta di far profezie, ma esclusivamente di constatare un proces- so evidente e naturale in sede storica). Altra legittima illazione deducibile dagli esempi storici, è che le Nazioni europee raggiunge- ranno il più alto livello desiderato, e anche la più augurabile universalità, proprio ac- centuando i loro caratteri nazionali. Per non essere frainteso, preciso che anzitutto non alludo a questioni di contenuto (è nota l'esistenza di un « tono Francia » o di un « tono Germania » ravvisabili anche se ap- plicati a soggetti lontanissimi d'indole : d'ambientazione), bensì alla formazione di uno « stile » unitario; e, in secondo luogo, che parlo della produzione cosiddetta me- dia, e non delle iniziative individuali — delle prove di forza di certi speciali ingegni — che per propria natura esorbitano da ogni discorso panoramico. E insomma, ad ogni nucleo produttivo s'impone l'esigenza di raggiungere una propria speciale « civil- tà cinematografica ». Se volessimo illuminare la situazione di questo processo evolutivo della produzio- ne, e gli ostacoli ch'esso incontra, nessun esempio migliore potrebbe esserci offerto di quello francese. Guardate Julien Duvivier, per citare un regista che ha un valore rap- presentativo più che un aspetto' stilistico individuale. Credo che i bollenti entusiasmi degli esteti internazionali si vadano calman- do, lasciando il posto a un serio esame cri- tico, d'onde affiorino i « prò » e i « contro ». Duvivier è, in fondo, un sentimentale: può darsi che quest'uomo d'infinite risorse stia per ripetere in minore, nella storia dei film, la ventura di Zola nelle lettere. Verista pro- grammatico e accanito, è un romantico con- tro voglia, e trova qui i risultati più suoi : di colui che pretese di riassumere in un film una somma delle vicende umane e della noro pena (carnet ni ballo), resterà invece una paseggiata di bimbi per le campagne di Poil de carotte. La sua individualità, fin- La Gloria e Sacripante nel filone d'oro (v. pagina 276) che resta nei termini del realismo, è sol- tanto insistenza su certi contenuti, o al mas- simo un mestiere troppo acceso (vedi l'abu- so, tutto spettacolare, dei movimenti di macchina) : non è mai uno stile, comunque. Ma il senso d'una persona si svela nei luo- ghi semplici dell'elegia e magari dell'idillio. 0 in un vivo sentore di pittura, come ha bene annotato Pasinetti per una scena della fin du jour. Questo, se vogliamo cercare in lui ciò che da tanto celebrato artista si pretende, una qualche poesia; ma se gli diamo uno sguardo d'assieme, Duvivier è la Francia. Della Francia si porta il bene e il male. Egli sconta fino all'estremo il genere più caro alla produzione del suo paese: un genere eh 'è volta a volta am- bientale (eccessivamente) o psicologico (troppo poco), e che raggiunge il massimo, come sempre accade, negli iniziatori, Che- nal, Feyder, Renoir, o più ancora certi stranieri di precedenti solidi, Pabst, Wiene, Ozep, che lavorando in Francia ebbero a dare molti insegnamenti; mentre decade negli imitatori, diventando retorica nella produzione corrente. Il caso del giovine Carnè, che batte questa via con insolita in- tensità, è forse il punto estremo a cui era possibile arrivare. Per il resto, l'effetto e la letteratura tengono il campo. Anche per i francesi, dunque, si pone ormai il « rin- novarsi o morire »? Si, ma in senso diverso da quello degli americani; questi stanno esaurendo ogni possibilità, i francesi hanno solamente esaurito un tipo di film. E che abbiano possibilità per far altro, potrebbe dimostrarlo presto o tardi un auspicabile ritorno allo spirito di Clair. Per continuare gli esempi : i tedeschi di- mostrano, in un senso prettamente contenu- tistico, d'essere ormai lontani dallo spirito freudiano-espressionista dei loro film del dopoguerra; tuttavia, la loro tradizione sti- listica ha in quei film, in quel modo di nar- rare, la sua profonda e legittima radice. Un film di recente edizione, qual'è il gioca- tore di Lamprecht, così corretto e denso, può dimostrarlo sufficientemente. Ugual- mente gli svedesi, nella loro rinascita at- tuale, si rifanno a Sjòstrom, a Stiller. E l'Italia? Dall'Italia, ormai, è lecito atten- dersi molto, come dalla nazione produttrice che, per ragioni storiche, tende più neces- sariamente al » nuovo ». E per citare un esempio nuovissimo: nel montevergine di Campogalliani, c'è il caso che lo spettatore avverta il filone d'oro del nostro cinema, il realismo paesano e romantico degli sper- duti nel buio di Martoglio. C'è tutto un Sud operoso e ottocentesco, a esaltarsi nel Nazzari di montevergine, italiano solido e onesto, lavoratore ed emigrante di una antica malinconia; e nella regìa forte e sem- plice, che riconduce a valori espressivi un soggetto convenzionale: alla Mastriani, ad- d'rittura. Così un film italiano, proprio non riuscendo ad assomigliare a nessuna delle formule in giro per l'America e l'Europa, raggiunge il suo grado di universalità. Uguali e diversi motivi autorizzerebbero ora, se avessimo tempo, un discorso su altri dei recenti film italiani, piccolo hotel, per esempio, di Piero Ballerini su cui si sono inusitatamente accaniti taluni critici soliti a chiuder tutti e due gli occhi sulle più sciagurate esercitazioni del « comico-senti- mentale ». Qui, l'assunzione a sfondo d'un paesaggio o un ambiente tipicamente ita- liano — che diventa protagonista in un montevergine come in un terra di nes- suno o in una fossa degli angeli, risol- vendosi in un linguaggio di buona tradizio- ne — lascia il luogo ai frutti della solida educazione europea di Ballerini, esemplifi- cata su illustri modelli. Questo regista, è chiaro, mira anzitutto ad essere uno degli <( individui » cui si accennava sopra, e per cui non valgono riferimenti d'indole gene- rale : batte il tracciato storico d'una via che possa concedere, alla fine, risultati perso- nali alla sua insistita tendenza all'indagine sia d'anime che d'ambiente. Ma l'avvio personalissimo d'un regista può finire, magari a suo malgrado, col collabo- rare ad un indirizzo nel modo più segreto. Questo intrecciarsi dei contributi, che di- strugge in parte la distinzione teorica che abbiamo sollevata, ha da noi una dimostra- zione, da anni, nei film di Alessandro Bla- setti. Il quale ha stretto in un nodo poetico una tendenza alla « nazionalità » ambien- tale e morale, e le risorse individuali d'uno stile. E insomma, all'incontro tra un desi- derio d'inconfondibilità, necessario alla me- dia produzione, con temperamenti di artisti esclusivamente affidati al cinema, crediamo come alla più probabile fonte d'una nostra fortuna nella storia dei film. Senza dimen- ticare che, andando un poco indietro, certe tradizioni, da noi, si trovano. Ma sulle tra dizioni, sull'illustre paternità del cinema ita- liano, ci auguriamo di fare altro discorso, al più presto e, speriamo, in modo un po' di- verso dal solito. RUGGERO JACOBBI 276 DRAMMA IX ARTICOLO DI LUIGI PIRAXDKLLO SUI RAPPORTI FRA TEATRO E CINEMA PARLATO Quanto abbia partecipato nell'ulti- mo quindicennio della vita del ci- nema Luigi Pirandello, è abbastan- za nolo perchè i>i si debba insistere sopra. Molti suoi drammi e novelle furono tradotti per lo schermo, ed Egli medesimo curò personalmente la stesura dello scenario di acciaio rea- lizzalo da Walter Kuttmaun. Il caso mi mette sott'occhio, ora, uno scritto del commediografo, che prova vieppiù quanto i vari proble- mi cinematografie! fossero vicini alle sue cure, e come, per quello che lo riguardava, e in certo modo trasfe- riva l'interesse alia sua opera, Egli cercasse le soluzioni più eminente- mente proprie e cinematografiche. Si tratta di un articolo pubblicato il 7 luglio del io2Q, sul primo nu- mero de La Nacion di Buenos Ayres, e datato « Roma giugno iozq », dal ■ titolo « // dramma e il cinematogra- fo parlato ». L'ho tradotto dallo spagnolo, non conoscendo il testo italiano, per Cinema. Aggiungo che nel giudizio degli esperti cinematografici sud-america- ni, l'articolo di Luigi Pirandello era quasi definitivo sui rapporti fra ci- nema parlato e dramma, anche se da queste due urti il Commediografo si partisse per ragionare esclusiva- mente dell'opera propria. RENATO GIANI ESISTONO due maniere grazie alle quali un artista può fare che la sua vita interna, e cioè i suoi pensieri, i suoi sentimenti, ri- sulti intelligibile per gli uomini : prima di ogni altro, le parole, e in verità quelle scritte più di quelle parlate; e quelle che per virtù del senso e dell'udito riprodu- cono nell'uditore la impressione di chi par- la. Secondo: le figure, quelle che attra- verso il senso della vista conferiscono allo spettatore la visione degli avvenimenti che muovono l'artista. La maniera ideale per esprimere il primo di questi due mezzi artistici è il dramma, e in quanto al secondo, il cinema servireb- be idealmente il suo fine se fosse solo cosciente delle possibilità e motivi che gli appartengono esclusivamente. Rinunciando totalmente al filo che persi- sterebbe a unirlo ancora all'arte, del tutto differente, del dramma, il cinema dovreb- be trasformarsi in pura visione: cioè do- vrebbe cercar di realizzare il suo effetto nella stessa maniera che un sogno (tanto quanto una pura visione) influenza lo spi- rito di una persona addormentata. Per questa ragione non c'è, secondo la mia maniera di vedere, assurdo più gran- de degli esperimenti che si stanno facendo in materia di cinema parlato. Fin dal prin- cipio lo considero come un'esperienza senza esito, perchè tenta di ottenere nel cinema effetti riservati per la scena e perchè non può allo stesso tempo rendere giustizia al- l'idea della produzione e all'idea della pel- licola. che ho idea di mettermi a lavorare con il compito di creare un'opera d'arte per ci- nema, un'opera d'arte che sia di pura vi- sione, completamente distinta dal linguag- gio che ho impiegato finora come mezzo di esprimere la mia esperienza della vita. Il dialogo ha sempre avuto nei miei drammi una parte più importante dell'azione. Il mio dramma Sei personaggi in cerca d'autore sarà posto adesso in lavorazione. Dire che lo sarà non risulta molto corretto : piuttosto cerco di risolvere in maniera pu- ramente ottica il problema che s'incontra nella stessa radice del mio dramma, e che è trattato in esso trascuratamente. Mi sto sforzando di rendere intelligibile, attraverso questo mezzo visivo, come i Set personaggi e i loro destini furono concepiti nella mente dell'autore, e imbevutisi di vita si resero indipendenti da lui. Naturalmente, questa proiezione del pro- blema su un nuovo piano, è solo una sosti- . tuzione, una creatura ibrida che s'incontra molto lontano dall'idea del vero lavoro del cinema. Esso sarà perdo sperimentato dal- l'autore fin dal principio come una pura visione, e che può per conseguenza essere riprodotto. Tutto ciò che nel cinema attuale ricorda il teatro, ogni elemento che si richiami alla comprensione e non influenzi solo l'anima dell'osservatore, esclusivamente per mezzo Assurdi come sono i rumori che preten- dono associarmi con piani al cinematografo del senso visivo, deve sparire. Voglio indi- parlato, debbo ammettere ciò nonostante care nuove strade al cinema. Come sarà Elisa Cegani e Vittorio De Sica in 'Ma non è una cosa seria' diretto da Mario Camerini 277 tecnicamente possibile che queste strade ri- sultino transitabili è ancora il mio segreto, il quale però sarà presto rivelato dal mio lavoro che darò al pubblico. Naturalmente, l'occupazione intensa di una forma artistica di espressione non è una sufficiente giustificazione per considerare l'altra forma praticata finora, come un pun- to di vista che è stato superato. Al contra- rio, credo che il dramma abbia ancora mol- to da insegnare all'umanità, e spero che mi sarà concesso esprimermi su questo argo- mento. Recentemente ultimavo un mio nuovo dramma, un dramma di Lazzaro, che tratta con nuova maniera il problema della risurrezione dopo la morte, come un risveglio per una seconda vita in terra. Es- so dimostra la conversione dei risuscitati ad una nuova religione, che costruisce la vita terrestre sopra una base d'amore, dopo che la morte « ha aperto gli occhi » di una per- sona dandole il potere di comprendere il valore dell'esistenza terrena. Pierre Blanchar nel film «Il fu Mattia Pascal* diretto da Pierre Cbenal Si gira 'Il fu Mattia Pascal'. PirandeUo istruisce Pierre Blanchar e Isa Miranda Attualmente mi sto occupando di un nuovo assunto drammatico. È anche un mito, la forma di dramma al quale mi dedico pre- ferentemente fin dalla mia Nuova Colonia. Si chiama / Giganti della Montagna, e trat- ta il problema della complicata e futile lotta sostenuta attualmente per il potere intel- lettuale e fisico, contro la supremazia della materia corporale nel senso più stretto. In esso si descrive un'artista che desiderosa di far comprendere alle masse l'opera che il suo amato poeta ha lasciato, si vede bur- lata e disprezzata, trovando finalmente nei Giganti che nella solitudine delle loro mon- tagne vivono, il suo uditorio. Però, costoro, che non sono capaci di com- prendere il sentimento della produzione, né di convincere l'artista, la cui parte è quella della donna diabolica che abbandona il suo ruolo, la uccidono. Tale è il destino che soffre attualmente la vera arte in tutte le parti del mondo. Però questo lo si deve comprendere unicamente in relazione al dramma, e non deve essere preso personalmente. Riflette le attualità e non le mie esperienze personali, malgrado che molti successi amari, molte recenti disil- lusioni avessero potuto condurmi a simili supposizioni. Però il problema del mio dramma non ha niente a che vedere col nascente teatro italiano, che ebbi la spe- ranza di creare e che non fu mai realiz- zato. È il simbolo della vita moderna nel mondo intero, un mondo che glorifica Dempsey, Tunney, e che attraverso la sua stima unilaterale della forza fisica minaccia di distruggere ogni altro stimato proposito. LUIGI PIRANDELLO 278 Otobd - óoeétr Veeclm ebppMeme attuali Insistenti, nella stampa cinematografica di tutti i paesi in guerra, appaiono in questi giorni i riferimenti alla situazione1 del cinematografo che si determinò nel periodo del conflitto mondiale e interessanti sono gli accostamenti che ven- gono fatti con la attuale, i ricordi e le dedu- zioni che da questi ricordi si traggono. I setti- manali francesi ad esempio le cui pagine sono per tre quarti fatte di fotografie di film di guer- ra, di attori e di registi in uniforme, di corri- spondenze dal fronte e di interviste ai mobili- tati, riassumono abbastanza fedelmente lo stato di quella produzione durante i tragici anni dal 'i 1 al 'uS e si slorzano di dimostrare tutta l'ope- rosità usata dallo Stato e dai privati per far fronte ai disagi di una produzione ridotta al mi- nimo e di bassissima qualità, di porre in luce i successi della ripresa francese nei confronti di quella degli altri paesi, ritenendosi sicuri che anche oggi, malgrado la guerra, tutto il lavoro che dà vita al cinema non sarà indebolito o sommerso dai fatti politici. Eccovi brevemente riassunta la situazione di allora nel territorio della Repubblica. Agosto 1914: tutti gli studi chiudono. «Patite» e ■• S.C.A.G.L. » a Vincennes, « Le Film d'Art » a Neuilly, « Eclipse » a Boulogne, « Eclair » a Epinav, « Lordier ». a Gaumont •> a Parigi, " Le Studio Parisien » a Asnières », la « Radia » a Nizza, la « Menchen » a Epinay, la « Au- bert » a Joinville. I teatri di posa costruiti a Berlino da società francesi, posti sotto sequestro, iniziano una produzione di guerra al servizio della Germania, più che altro per conto delle autorità militari. In tutta la Repubblica le sale di proiezione vengono chiuse dal giorno 2 di quel mese e mentre attori, tecnici, impiegati e direttori partono per il fronte, molti scenografi e soggettisti partono alla loro volta per gli Stati Haliti, dove al contrario la produzione riceve un impulso straordinario che in- vaderà tutti i mercati stra- nieri. Questa è però l'ora del- l'Italia. Capitali di milioni vengono impiegati nel cinema- tografo e nascono Cabiria, GIULIO CESARE, cristo, i gran- di film drammatici con Maci- ste, con Francesca Berlini, con Leda Gys\ con Pina Me- nichelli. Intanto le grandi case stra- niere, private dei loro dirigen- ti e delle loro forze migliori, cedono il posto alle piccole imprese che, invase da perso- nale americano, assurgono di giorno in giorno a ruoli di im- portanza sempre maggiore. Fe- nomeno questo non solo della Francia del resto, ma anche dell'Inghilterra. Tn Russia, le case legate ad organismi fran- cesi si staccano lentamente da questi e vanno verso una na- zionalizazzionc che non porte- rà più alcun profitto alle so- eietà madri. E' allora ehe la Camera sindacale del cinema decide dalla sua sede di Parigi di inviare operatori al fronte. Vengono riprese dal vero scene di guerra, bat- taglie divenute poi storiche come quella della Marna ad esempio, la vita della città. Ma que- sti film non li vedranno i francesi; essi si arre- stano dinanzi alle porte sbarrate delle sale di proiezione, passano invece le frontiere e vanno per il mondo con fini più o meno propagandi- stici. Comincia allora la guerra del cinema. Da un lato i documentari francesi nati con mezzi di fortuna, dall'altro quelli tedeschi, più per- fetti, più intensi di contenuto, più spettacolari, che vengono lanciati gratuitamente all'estero e che appoggiati dalla produzione di Hearst in America sembrano conquistare maggiore succes- so di quelli degli alleati. Si giunge cosi al 1915. La Francia comincia a comprendere l'importanza propagandistica del film e entra risolutamente con le sue leggi a di- sciplinare la produzione e a dirigerla con vedute più ampie e sulla base di una nuova organizza- zione. Le sale vengono riaperte, la censura la- vora ininterrottamente. M. J. L. Croze, un gior- nalista che vive da soldato al fronte, getta le prime basi per un cinema militare per la trup- pa. Nuovi operatori vengono scandagliati per tut- ti i luoghi di combattimento, soldati e ufficiali vengono distaccati a questi nuovi servizi, che ricevono un intelligentissimo impulso dal capo del servizio stesso, tenenti" Pierre Marcel. Si adi- biscono autocarri e motociclette per il trasporto del materiale e per facilitare i movimenti del personale cinematografico, vengono aperti nuovi gabinetti di sviluppo e di montaggio, la pelli- cola corre rapida a migliaia eli metri per setti- mana. Alla fine del 191 7 così questa organizza- zione è in pieno funzionamento e la battaglia chiaramente volge alla vittoria francese. Nel 1918 passato il tragico turbine le case ricomin- ceranno a funzionare regolarmente. Vecchie esperienze queste- dalle quali però il trar- re pronostici ci sembra assai difficile e per lo meno azzardato. 'Fa sempre così quando entra a metà Siateci un dittatole del cinema Occorreva addirittura una guerra per far pubblicare ai francesi sotto questo titolo stra- namente incasellato nella rubrica « Opinions libres » di pour vous una densa colonna nella quale si insiste sulla necessità di scegliere un uomo, un « dittatore » che diriga le sorti della cinematografia di Francia, sorvegliando e disci- plinando tutta la attuale produzione. Una spe- cie di supervisore generale quindi con poteri am- pissimi però e tali da poter determinare la piog- gia e il sereno sugli schermi repubblicani. L'articolo che vuol salvare il salvabile, forse per giustificare se non altro il poco chiaro contrasto dei due titoli, inizia, col sostenere che tale dit- tatura non verrebbe certo ad infrangere la ormai vetusta e quasi storica libertà del paese, che essa non avrebbe aspetti né prerogative politici, che la persona da prescegliere sarebbe unicamente un artista e che di arte dovrebbe occuparsi, ma parte tuttavia dal presupposto che è proprio l'attuale situazione politica che spinge a prov- vedimenti del genere. In sostanza è la produ- zione di guerra ed al servizio della guerra quella che preoccupa ed è appunto l'aspetto propagan- distico e politico che essa deve assumere che spingono a richieste del genere. Si chiede un dittatore del cinematografo. Cat- tivo segno quando si è tanto gridato alla per- fetta assonanza degli interessi singoli e di quelli del paese 'nel momento dello sforzo maggiore e più disagevole. Si domanda un intervento da parte « des organismes officiels » e nello stesso tempo si sostiene che in questo nuovo sistema dovrebbero venir scartati i produttori la cui ge- nerosità è spesso molto interessata. Cattivo se- gno anche questo riguardo a quella esemplare dedizione di tutte le forze morali e materiali di ciascuno senza secondi fini per fronteggiare il pericolo comune. Sono dunque i competenti del cinema francese e il suo pubblico scontenti della omogeneità dei film prodotti o dei piani organizzativi per la prossima produzione? A leg- ger tra le righe del citato ar- ticolo parrebbe di sì, tanto è grave l'invocazione. Dittatore dunque dovrebbe es- sere un artista, anzi meglio uno scrittore: Jacques Prévert ad esempio, o Marcel Achard, l'autore di jean de la lune o Alexandre Arnoux, o Marcel Pagnol che dopo i successi di topaze è entrato nella piena produzione. Non si escludono però i nomi di registi che po- trebbero anche aspirare a que- sta dittatura di stile strana- mente democratico: Jean Re- noir. Julien Duvivier, René Clair, vengono segnalati come i più adatti ad un simile inca- rico e ad essi si po'rgr l'impero del cinema con la migliore grazia di questo mondo. Al fondo di tutto ciò tuttavia ci deve esser qualcosa che non va e che preoccupa. Affermazioni simili e per di più da parte di un Charensol non si fanno a vuoto e denotano nevralgie e malanni non lievi. q. t (Film Weekl;/) 279 LA PAROLA IN quali condizioni fosse l'industria cinematografica prima che lo Stato Fascista entrasse a soccorrere le imprese, è inutile prospet- tare, perchè è meglio non mettersi di cattivo umore rivangando un passato oscuro ed ormai sepolto. Da allora, tutto l'ambiente sta rinnovandosi con criteri di ordine e di disciplina portanti a cambiamento di metodi, a selezione di persone, a serietà di indirizzo: cose tutte però che non si raggiun- gono in un giorno, ma per le quali occorre una azione necessaria mente non breve. A tale scopo non sarà inutile ripetere che l'in- dustria cinematografica è un ramo d'imprese, il quale, lungi dal potersi invertire con mezzi facili, ha bisogno, più di qualsiasi altro, di coefficienti e requisiti tecnici, economici, organici e spirituali, senza dei quali nulla è possibile costruire. Molto cammino si è compiuto, ma ancora lunga è la strada da per- correre e numerosi i problemi da risolvere per i quali non serve altro che la buona volontà, indispensabile requisito di ogni ini- ziativa seria, e un calore di consenso nel pubblico : tutto ciò in rapporto agli interessi materiali che sono investiti, alle finalità singole e generali cui si mira. Tra l'insieme di difficoltà, generali e particolari, ancora esistenti. una tra le non meno rilevanti è quella della disponibilità degii attori. Difficoltà qualitativa e quantitativa: quantitativa, dato lo sviluppo che ha preso la produzione dei film avviandosi verso una forma stabile e concreta; qualitativa, perchè accanto alla mag- gior copia di produzione, ed anzi in conseguenza di essa, si accen- tua sempre più la necessità del miglioramento e della specializ- zazione degli attori e dei ruoli; per modo che, ad ogni produzione egregiamente concepita, opportunamente attrezzata e dotata di necessari mezzi finanziari, corrisponda poi una facile e pronta di- sponibilità di attori, di ogni rango e tipo, capaci per attitudini innate, per preparazione e tirocinio, di assumere e sostenere de- gnamente le singole parti, dalle maggiori alle minori, dando vita ad un complesso organico in cui ognuno si trovi al suo posto, con quell'adesione al soggetto rappresentato, che è ragione non ulti- ma del successo della produzione straniera. Di fronte a tali necessità, come si trova e come reagisce al mo- mento attuale, il mercato italiano degli attori? Rispondendo con chiarezza e senza veli rischieremmo di urtare la suscettibilità di qualcuno, e di suscitare polemiche inutili; ma poiché desideriamo solo denunciare la realtà, ci limiteremo a dire che il produttore italiano, dopo aver attinto al teatro drammatico e comico italiano, che ha fornito la maggior parte delle forze artistiche del cinema, dopo aver tratto elementi dagli ambienti affini (opera, rivista, va- rietà, sport) si trova oggi di fronte ad un mercato scarso, per non dire esaurito, e, comunque, che si rinnova a stento. Privi di nuo- ve grandi personalità, si è oggi costretti a ricorrere sempre alle medesime, che così si sfiancano in tentativi mediocri atti solo a deludere il pubblico. Come supplire poi alle deficienze degli attori secondari? Conti- nuando ad attingere alle medesime fonti (teatro, rivista, ecc.), si rischia di esautorare l'uno e l'altro, si rendono le attività più ANNOTAZIONI 'L'ebbi-ezza del cielo' di G. Ferrari (Prod. I.N. C.O.M. - Foto Emanuel) 280 I. ABBIAMO visto con inolio inte- resse il film del!» « VI. VA » n. FORNAKF.no di VENEZIA finche per- chè per la prima volta e qui stalo adottato un sistema di ripresa che se perdurerà lo slato di cose anna- li molte società di produzione adot- teranno. A quel che ci risulta pare che lutto il film sia stalo giralo muto, coti l'ausilio in qualche pun- to della colonna guida, e poi so- norizzato o meglio doppialo come un qualsiasi film straniero. Tutto questo perchè a Cinecittà non è stalo ancora messa a posto quella famosa « valvolina » che non ju funzionare la ripresa fonica diretta. È. cèrtamente questo uno dei guai più seri che affligge la nostra pro- duzione, aneliti perchè Tu voce è giunta «'d'estero e i produttori di olire Alpe tanno delle riserve sulla buona riuscita delia colonna 01 no- ta. È questo un problema che deve essere affrontato in pieno dai diri- genti di Cinecittà se si vuole che i nostri produttori lavorino con tut- ta la sicurezza dei mezzi meccanici loro offerti e certi che. alla fine il prodotto dei loro sforzi sarà otti- mo. Per ritornare al ior.narf.TTO di VENEZIA airemo che mai film ita- liano ebbe un s'i chiaro dialogo, non ultima causa del su>> franco successo in prima visione. In più non c'è chi metta in dubbio quali enormi risparmi finanziari si pos- sano ottenere con un tale sistema di produzione. Sarebtie perciò umi- liante per Cinecillii che un tale si- stema fosse adottato da tutti i pro- duttori; è necessario quindi che, a costo anche di onerosi sacrifici, si provveda a mettere, in piena effi- cienza quell'attrezzatura fonica al- la quale non manca nulla per do- vere funzionare regolarmente. II. Una nota del Kine Weekly, una autorevole rivista che si pubblica a Londra, dice, con la solila sem- plicità, un sacco di inesattezze sul- le condizioni attuali del nostro ci- nema. Tra l'altro afferma: » La produzione francese è in ribasso, e l'Italia, che è stata privata dalle compagnie americane di produzio- ne delle pellicole, è in condizioni peggiori poiché le « 4 Case » per- sistono u stare lontane dal paese. La situazione è ancora più grave adesso perchè 1 soccorsi delle altre nazioni europee, ora in guerra, stanno per venir meno ». E più sotto afferma che in alcuni circoli americani si sia ventilando l'idea che l'Italia ben presto modificherà la sua attitudine net confronti del- l'industria cinematografica america- na. Ormai non stupisce più nessu- no la lettura di simili articoli. Da parecchi anni la stampa democra- tica non perde alcuna occasione per annunciare le peggiori catastro- fi sul nostro paese con una legge- rezza che rasenta l'incoscienza. Come si sotto dovuti rimangiare al- tre volte notizie ben più importan- ti di queste, anclu quesiti volta siamo sicuri che avranno una net- la smentita dai fatti. Se è vero che le condizioni della Cinematografia Europea sono in peggioramento, e non c'è chi non ne veda la ragione, si può peraltro invece affermare che l'unico paese che lavori continua- mente e con affrettato ardore negli studi cinematografie i è il nostro. In quanto alla seconda notizia, se è vero che qualcosa del genere è in preparazione in Italia, è altret- tanto vero che non una virgola dell'attuale sistema del Monopolio sarà cambiata. Non si facciano quindi soverchie illusioni gli ame- ricani: qui non torneranno più a detiare legge e a farsela da pa- droni. Ma su questo argomento è inutile parlare ora; al momento opportuno diremo anche noi la nostra mode- sta opinione su un possibile ritor- no delle pellicole americane, ritor- no che speriamo sarà limitato e al- lontanato nel tempo per non rovi- nare la nostra industria cinemato- grafica ora in pieno sforzo pro- duttivo. Ili In Francia si rac/ untano molte .sto- rielle, tra le altre anche questa bar- zelletta. — Signor Capitano, dice l'atten- dente, non credo .^fl Mi Ricevimento sospetto ('Il lupo solitario') Tirolese in festa ('Il figliuol prodigo') ' Il mistero della casa di fronte ' DELLE maschere si sa che se a vecchie quanto la notte dei te t pi. Ne danno conferma i barn -M ni con il loro gusto di travesti i di apparire sotto diverse e più ^ cutenti spoglie. L'origine d» lei maschere è religiosa e guerre do In quanto guerresca, la mascH n non aveva funzione protettiva u me l'odierna antigas, ma un ti gnificato magico, e in più lo c ti pò di terrorizzare il nemico. Q iti che puerili e credule. Nota i r usanza delle maschere in tea :n esse fermavano i volti umar gesti eccessivi ed immobili. Si .u potevano adibire successivama i più d'una a indicare i mutam ini d'un personaggio: Edipo im Ito chiava, perdeva la vista a furi: nan maschere. C'erano tipi fiss ;; servo aveva i capelli rossi, Va roso era ricciuto e biondo, il ila s chio calvo con barba, il cuoco » vo senza barba. La maschera ca si mescolò con usi rorr >tt Oggi certi faccioni carnevaliz iu passano traballando su carri iij ir, rati ci fanno venire in menti m ste dionisiache e favole atei > Quando sono in festa gli uol j bevono per dimenticare la jj, malità e per apparire divei -•"Nm^- I 'Il figliuol prodigo': festa » •*■_ '^^£ I sotto la neve di cotone /aganti si mettono un volto arta. Travestimenti di questo ere sono apparsi spesso nel ci- ia, sia che mostrassero ceri- ne indiane o riproducessero e tirolesi. La macchina con la possibilità di isolare dal resto mondo Tinquadratura voluta pungeva, nei casi migliori, tti metafisici. ste non sono le sole masche- lel cinema. Il periodo dei ma- Jrini e dei film a episodi ci ienta tutta la serie dei volti di a sotto cui si celano individui o raccomandabili. Questi vi- 0 in un'atmosfera da fiamma drica, da club dei suicidi,' da tto scientifico. Vestono il frak hanno le mani lunghe e pai I i - degli ipnotizzatori. I loro am- nti hanno dell'ambulatorio e la sedia elettrica; oppure essi icevono in certi loro studi di :e scuro, pesanti, dignitosi e petti. Appartengono a un Ci- na antico: oggi neppure i nbini si fiderebbero delle loro le maniere e indovinerebbero aramente la pistola silenziosa 1 temperino automatico sotto code di quei vecchi frak. Gruppo di famiglia nello 'Sparviero in frak' Contadine nel 'Figliuol prodigo' Da 'La danza degli elefanti . . . tra l'ambulatorio e la sedia elettrica... ('Maschere bianche') ■tl\ y 'FACCIAMO UN FILM?' RICORDI RI PRODiZIOUkfi 1931 A ROMA intorno al 1921, dai volti allegri di certi famosi onorevoli e commendatori che si incontravano dopo teatro al Mari- nese o da Pinotto al Regina, non si sarebbe potuto immaginare che i bilanci delle mas- sime case cinematografiche erano truccati, né che il mercato estero rifiutava di acqui- stare i nostri film uno dopo l'altro. Quei famosi onorevoli e commendatori non si preoccupavano minimamente di indagare le ragioni per cui la produzione americana aveva spazzato via la nostra, ma si davano soltanto da fare per accollare alle banche pacchetti di azioni che non valevano più un soldo in cambio di pacchetti di biglietti da mille, e per riuscire, come riuscirono, in questa operazione d'alta destrezza affaristi- ca, facevano crédere ai banchieri che le case erano in piena attività. Infatti lo era- no, ma fittiziamente, nel senso che la pro- duzione era spinta al parossismo non per essere venduta — che nessuno la voleva più — ma per figurare nelle attività dei bilanci. Durante questo periodo, che precedette quello della morte disastrosa dell'industria, tutte le case, ingannate dalla politica delle massime, e dalle voci messe in giro appo- sta, s'erano gettate freneticamente al la- voro. I film erano infornati come si trat- tasse di pagnottelle, le dive estenuate e i registi si cibavano di glicerofosfati per te- nersi sii, soltanto i silenziosi contabili con lo stomaco rovinato dalle preoccupazioni e dalle insonnie masticavano il « Tot » anti- dispeptico, mentre i commendatori e gli onorevoli strizzavano l'occhio ai banchieri, dicendo : « Questa sì che è una industria, altro che l'Ilva! » Tale attività impressionante aveva comu- nicato la febbre a tutto quel curioso mondo che approdava due volte al giorno da Ara- gno o che vi sostava fino all'alba, e i ca- merieri avevano un gran da fare per can- cellare dal marmo dei tavolini abbozzi a matita di statuti di società anonime, elen- chi di ragioni sociali, titoli di film che i clienti lasciavano col ventino di mancia sul vassoio dopo i loro abboccamenti e le inter- minabili discussioni. Non passava giorno senza che i giornaletti cinematografici an- nunciassero la nascita di una nuova impre- sa, e nel gran gioco s'erano lasciati pren- dere anche attori e registi saliti in fama, desiderosi di raggiungere le più alte vette del successo, del guadagno e del divismo, possedendo ciascuno la propria casa di pro- duzione. ..seduttori come Tullio Carminati...' 'D primo attor* prescelto fu Alberto C0U0' « Facciamo un film? » era la proposta che ti sentivi fare dalle persone e negli am- bienti più disparati. A me essa venne ri- volta nell'anticamera di una clinica per malattie mentali, ma se il luogo può sem- brare impensato, la persona che me la fece aveva invece tutti gli attributi che ci vole- vano, e del resto allora io ero abbastanza giovane ed avventuroso per rimanerne in- cantato, anche se al cinematografo non avevo mai pensato. In quell'epoca infatti frequentavo la tri- buna della stampa a Montecitorio, avevo pubblicato diverse colonne di riflessioni sui fatti politici del momento, che a certuni erano apparse assai pungenti e bene azzec- cate, e mi preparavo a diventare il grosso calibro di un giornale, attraverso una com- binazione per la quale il redattore capo di quel foglio, mio amico, avrebbe dovuto diventarne il direttore. Senonchè la com- binazione si rivelò essere nient'altro che il frutto di una mente già insidiata dalla fol- lia, e così accadde che un giorno mi trovai nella stanza d'aspetto d'una casa di cura, ove il poveretto era stato ricoverato, con una attrice cinematografica, che faceva parte ad honorem, in qualità di musa e di mascotte della redazione del nostro gior- nale. Ero triste, si comprende, j er la sventura che aveva colpito l'amicr t />er le mie sva- nite speranze « Perchè non fai del cine- 284 matografo? » mi chiese ad uri tratto l'at- trice, (i Io sto per realizzare un progetto, e tu forse puoi essere l'uomo che mi oc- corre. » e Ma io... » protestai stupito. Bianca Vir- ginia Camagni sorrise, troncando le natu- rali obiezioni che stavo per fare. << È qual- che tempo che ti studio, e sono convinta che tu ci riusciresti. Dieci giorni in un tea- tro di posa ti basteranno per impossessarti della tecnica del mestiere: tu non sei un idiota come tutti i cinematografari, hai delle idee, del buon gusto. Fra qualche giorno lavorerò in un film alla FERT. Vieni con me. Ti farò assistere, col permesso di Fiori, poi riparleremo del mio progetto e della mia proposta. » Bianca Virginia Camagni, che molti ricor- deranno ancora, era una bionda donna lom- barda, e ciò spiega le doti quasi maschili di praticità e di energia ch'ella possedeva, oltre alle altre femminili che facevano di lei una incantevole e mutevole creatura. Non sortiva, come tutte le attrici di quel tempo, da una portineria o da una cucina, ma aveva ricevuto una educazione raffi- nata, parlava diverse lingue, era pianista delicata e sensibile, aveva viaggiato l'Eu- ropa, amava la compagnia dei letterati e degli artisti, artista lei stessa, inquieta, sfa villante di bellezza e di talento. 11 cinema- tografo l'aveva attirata, ma saltuariamente. Ogni volta ad allontanarla da quest'arte era stata la repugnanza di dover sottomettersi a gente che per ingegno e cultura era ben lontana da lei, nulla di più naturale quindi che con tante possibilità proprie ella am- bisse a fare da sola dei film, a creare, come allora si diceva di coloro che di un film non erano solo gli interpreti, ma gli autori e i registi insieme. Andai alla P"ERT, strinsi molte mani di attori e di direttori, e per una diecina di giorni fui spettatore attentissimo e curioso della messa in scena di un film, la donna perduta di Guglielmo Zorzi. Quel genere di lavoro mi piacque subito, ma benché fossi profano, alla fine del mio tirocinio avevo afferrato le ragioni per cui i film americani apparivano superiori ai nostri, e l'entusiasmo con cui B. V. Camagni ac- colse le mie osservazioni mi persuase d'es- sere nato per quel mestiere. Terminati i suoi impegni con la FERT, l'attrice si dedicò al suo progetto, nella realizzazione del quale i miei compiti si confondevano con quelli ch'ella s'era riser- vata. Secondo la terminologia odierna, io ero quello che gli americani chiamano il produttore associato, e la mia nomina a tal posto dopo una esperienza di appena dieci giorni parve straordinaria solo a me. Si vede che, forse, la vocazione mi doveva trasparire dal volto. Nell'appartamento dell'attrice in Via Porta Pinciana due stanze vennero riservate agli uffici, e qui incominciarono presto le inter- minabili conversazioni con due altri perso- naggi che erano venuti a completare lo stato maggiore della nascente casa : il direttore amministrativo e il segretario di produ- zione. Il direttore amministrativo si chiamava '...Diana Knrenne si era arresa mille volte...' Giuseppe G.. era un uomo sulla quaran- tina, alto, forte, energico, con un gran naso aquilino, un occhio velato e un po' guer- cio, il braccio sinistro anchilosato da una paralisi infantile. Sembrava competentissi- mo, e conosceva tutto il mondo cinemato- grafico romano. Anch'elfi, come tutti del resto, aveva fiele cieca nella vitalità del- l'industria, incannato dal gran fuoco di paglia nel quale essa invece stava consu- mandosi. 11 segretario, da lui proposto, era un giovanotto, alto, smilzo, cresputo e nero di capelli e d'occhi, compitissimo e servi- zievole, che rispondeva al nome di Sxx. Qualche giorno dopo fu assunto l'opera- tore, un aiuto di Montuori, ch'egli ci aveva segnalato come il suo migliore allievo. Era un biondino, grassoccio, che diede subito prova della sua abilità con alcune pose fo- tografiche dell'attrice, buone, a dire il vero. Mentre B. V. Camagni con l'amministra- tore badavano alla scrittura degli attori e all'affitto del teatro di posa, chiuso notte e giorno nella mia camera d'albergo, du- rante due settimane stesi la sceneggiatura del film, sulla trama che l'attrice stessa ave- va ideato. Era la storia di una ragazza che una serie di tragici casi faceva sembrare quello che non era, una incompresa, e co- me tale perseguitata dal destino fino alla morte e oltre, poiché finiva sul marmo di un obitorio, non identificata : incompresa in vita e sconosciuta in morte, sconosciuta fu infatti il titolo del film. A parte tutto, la vicenda filava, snodandosi su situazioni le quali avevano qualche rilievo e contra- sto di effetti drammatici, che cercai di svi- luppare nella mia sceneggiatura. Il primo attore prescelto fu Alberto Collo. Egli era in quel tempo un attore prediletto dalle fanciulle, non ho mai capito perchè, forse per una smorfietta tra lo scettico e il canzonatorio, ch'era la sola espressione che s'imprimesse sul suo volto ben nutrito di ex garzone macellaio. Comunque era in vo- ga, ed era l'unico attore che si trovò libero in quel momento. Man mano che i preparativi avanzavano, la nostra febbre saliva. Parlo di febbre, poiché l'entusiasmo che ci animava aveva scaldato le nostre fantasie fino al delirio. Vedevamo già il film, sebbene ancora un metro di pellicola non fosse stata girata, a parte quei pochi per i provini, eseguiti in una terrazza, e naturalmente vedevamo un capolavoro, nel quale ogni particolare era ammirevole ed eccezionale. Non ridi- ventai lucido che il giorno in cui, nel tea- tro di posa della Guazzoni Film, mi trovai dinanzi a quattro fondali di tela, ad un tappeto, pure di tela, a scacchi bianchi e neri, che voleva imitare un pavimento di marmo, con le quali cose avrei dovuto ri- cavare il primo ambiente, ch'io avevo ve- duto nella mia immaginazione come un bel salone tappezzato di damasco, con arazzi fiamminghi, un ampio camino di marmo, un pavimento alla veneziana seminascosto da tappeti persiani, e divani, poltrone, se- die, tavoli, mobili di un aggraziato '700; un bell'interno ricco, comodo, che doveva, dare il senso d'un luogo abitato; qualche cosa di diverso da quelle mostre da vetrina di mobiliere che nei film dell'epoca tene- vano il luogo di interni, con le pareti che si gonfiavano come vele se un attore sospi- rava, o che si scuotevano come ad un ter- remoto quando una porta si chiudeva: ma come fare? Se nel teatro di posa della Guazzoni Film non c'era che il materiale scenico che ho detto, nei sotterranei di ("agiati o nella gal- leria Salvadori, ove allora si noleggiavano i mobili, c'era poco da scegliere tra la ca- mera in liberty brianzolo, ove avevamo visto cento volte Francesca Bertini spo- gliarsi, lo studione '500 con le librerie a vetri cattedrali e le savonarole, ove Amleto Novelli scriveva lettere fatali, il salotto Lui- gi XVI dorato di Cantò, ove Diana Ka- renne s'era arresa mille volte a seduttori come Tullio Carminati o Capozzi, e la bor- ghese sala da pranzo in mogano, dove la dolce Maria Jacobini sorrideva tristemente agli infedeli mariti tra una cucchiaiata e l'altra di minestra di cavoli. '1 Bisogna arrangiarsi! >< osservò l'ammini- stratore, ci Del resto questa è la roba che adoperano alla U.C.I. e alla FERT. >> Era una ragione, e mi rassegnai, accontentan- domi di far ammattire il segretario a cor- rere Roma in cerca di alcuni elementi di termosifone : unica affermazione dei miei criteri di una messa in scena realistica che mi fu possibile di attuare. (continua) TITO A. SPAGNOL 28= YOU CAN' EA GUERRA E IE CINEMA tkTÉNGAGEMENTS... LBUCKOUTlsMil At Last SOR^D Version SI FABIAN A NEW PICTURE! m TODU 3, MAKES THIS THE YEbR S PICTURE ^J&fr * HARTFORD . George Lartders. * ALBANY Lou G UilUlll'l . i ■%.i 'A\ì- BOAT 29 These are the hard selling ads that were used ir. Hartford and Albany They are in the presi book! Produci W IRVING ASHER A COLUMBIA PICTURE ALLA mobilitazione degli eserciti delle na- zioni belligeranti ha corrisposto una mobi- litazione forse meno appariscente ma certo non meno imponente per i fini che si pro- pone: quella dei mezzi di propaganda. La stampa e la radio sono state così poste al servizio degli interessi politici delle nazioni in conflitto. Ma se questa propaganda diretta a mezzo della parola scritta o parlata può raggiun- gere determinati obiettivi, ben altra impor- tanza può avere, se opportunamente sfrut- tata, la propaganda aperta o velata, effet- tuata a mezzo del cinema. Ed è per questo che, sospesa o limitata in gran parte la pro- duzione normale, le industrie cinematografi- che dei paesi belligeranti lavorano a ritmo intenso per la realizzazione di pellicole de- stinate non solo alla propaganda interna, ma sopratutto a quella nei paesi neutrali. Così, in base a rilievi fatti di recente, risul- ta che l'industria cinematografica tedesca stampa settimanalmente un milione di me- tri di pellicola per i giornali cinematografici che vengono distribuiti non soltanto in tut- te le sale del Reich, ma anche in quelle di paesi neutri, Belgio, Olanda, Svezia, Nor- vegia, Danimarca, ecc. Constatando l'enorme propaganda fatta in questo momento dal governo tedesco a mez- zo dei film d'attualità e di documentari, al- cuni giornali francesi si domandano in tono preoccupato e non privo d'una certa ama- rezza, che cosa si faccia da parte francese per controbattere una simile offensiva non meno importante di quella che si svolge sui fronte vivo della guerra. r< Bisogna che i neutri, Belgi, Svizzeri, Olandesi e Scandinavi, siano letteralmente inondati di film francesi, documentari o di attualità. E la Spagna e gli Stati Uniti. Poiché noi dobbiamo provare che anche la Francia sa curare la propria propaganda a mezzo del cinema », Così si esprime la Ci- 28Ò BYEXHIBITORDEMAND! MARCH BAXTER MONIL BARRTMOBJB EVERl New PRINTS...new PAPER. ..new TRAILERS . .. new CAMPAIGN MATERIAL! nematographie Francaise. Vero è che in Francia è stato di recente costituito un Co- mitato tecnico cinematografico alle dipen- denze del Commissariato Generale per l'In- formazione. Questo comitato di cui fanno parte, tra gli altri, i registi Jean Renoir, Marcel L'Herbier e Duvivier, ha il compito di sovraintendere alla produzione di film destinati esclusivamente alla propaganda. In Inghilterra le maggiori Case di produ- zione, seguendo l'esempio francese, hanno iniziato una intensa lavorazione di pellicole di evidente carattere propagandistico, de- stinate più che altro al mercato interno. Ma accanto a questa produzione messa aper- tamente al servizio dei paesi belligeranti, per il suo particolare aspetto in rapporto agli avvenimenti si può considerare fra la produ- zione « di guerra » anche quella americana. 11 fatto che gli Stati Uniti d'America siano neutrali non ha impedito i produttori d'ol- tre oceano di mettere le loro industrie al servizio della propaganda di paesi bellige ranti. ("osi il film che narra l'episodio della infer- miera inglese, miss Cavell, fucilata dai te- deschi perchè colpevole di spionaggio, non è che uno dei tanti che gli studi americani hanno prodotto e sfornato (vedi combina- zione) proprio all'inizio delle ostilità in Eu- ropa. Ed è sintomatica, anzi, questa fiori- tura di film di guerra che, per essere diffusi adesso nelle sale di spettacolo, dovevano essere certamente allo studio e in via di rea- lizzazione molto prima che gli eventi ma- turassero in Europa. Non solo, ma poiché evidentemente non tut- ta la produzione poteva essere mobilitata a questo scopo, ecco, per sopramercato, i film di guerra realizzati negli ultimi anni, tratti dagli archivi, vengono oggi rimessi in circolazione e presentati con frasi allettanti di gusto molto dubbio, atte a stuzzicare la curiosità più malsana del grosso pubblico. Così, quando si promettono nel film the first world war degli « orrori autentici ». quando, presentando all quiet on the western front si annunzia che l'edizione non è censurata, quando infine si tenta, speculando sull'equivoco, di orientare la cosiddetta opinione pubblica per provocar- ne determinate reazioni a vantaggio d'una certa politica, si dimostra in maniera in- controvertibile l'occulta attività di certi am- bienti facilmente identificabili e per i quali non esiste ritegno di fronte alla possibilità di guadagnare del denaro. CINEMA SOTTERRANEO TROPPA GENTE. CHE NELLA VITA LAVORA CON ONESTA TENACIA. RITIENE DI PO- TER RAGGIUNGERE FACILMENTE CELEBRITÀ E QUATTRINI NEL CINEMATOGRAFO CON una certa dose di malignità, un ami- co, giorni or sono, mi ha detto: " Voi che vi date delle arie d'essere intenditori di ci- nematografia, finite per parlar sempre delle stesse cose, per considerare solo due o tre aspetti di quello che vi sta a cuore : regìa, inquadrature, montaggio, tecnica. Fate sempre gli stessi nomi, persino nei titoli dei film. Non sapete vedere altro, soprat- tutto non avete fantasia ». Ho protestato, naturalmente, ma, come ca- pita, il pensiero ha fatto ritorno a quelle chiacchiere. C'è indubbiamente qualcosa di vero, in questo : noi oggi siamo un po' troppo portati a considerare il cinema co- me arte, come industria e, un poco, come spettacolo, ma, quasi mai, vediamo in esso quel senso di avventura e di azzardo che invece contraddistinse il cinematografo al suo apparire. La nostra fantasia, insomma, si rifiuta di vedere nel cinema una sorte di magico potere, capace d'operare miracoli, dispensando, in men che non si dica, glo- ria e ricchezza. C'è invece una categoria di persone, in ge- nere non molto colte e non dotate di ecces- sivo senso critico, la cui mente è del tutto FoUio al Dopolavoro propensa a questo tipo di credulità : degne persone che, nella vita, lavorano con one- sta tenacia, convinte che, per far carriera, è necessario un paziente tirocinio, si sen- tono invece una specie di baldanzosa cer- tezza di potere, « in arte » raggiungere ce- lebrità e danaro in quattro e quattr'otto. Brava gente a cui i romanzi-film e le riviste illustrate hanno dato l'inconsiderata fiducia che la progressione « incontro col regista- provino-film-successo e quattrini » sia cosa di tutti i giorni e che il far fortuna nella nuova arte sia cosa analoga a quella di vincere la lotteria di Merano : gente di fa- cile fantasia, che, non potendosi sfogare in altro modo, scrive, più o meno con pseudonimi, a giornali e a riviste, per aver consigli sul come farsi avanti. Cinema, dato il suo carattere tecnico, non riceve molta di questa corrispondenza, e il « Capo di Buona speranza » non è certo fatto per incoraggiare gli aspiranti divi. Ma qualcosa, in questo argomento, mi è stato possibile vedere: e nelle lettere di Bianca- neve, di Bruno corsaro, o di Sosta di Bruce Cabot, ho ritrovato un poco di quello spi- rito di innocente avventura, di viaggio nel- la fantasia, che per molti il do- rato e fantastico mondo del ci- nema rappresenta ancora. Prometto che non ho qui nessu- na intenzione di fare dell'ironia, del resto fin troppo facile, su questi innocenti carteggi, genui- na espressione di una diffusa mentalità, e non del tutto pro- vinciale, che ancor oggi fiorisce in Italia : quella mentalità, tan- to per intenderci, che sceglie co- me espressioni canore della pro- pria sensibile compressione le strofe delle canzonette popolari a fine tragica (« la mamma muo- re e tu danzi al tabarin »). Que- ste lettere rappresentano, in fon- do, soltanto un tentativo di eva- sione spirituale da quella che è divenuta << la grigia vita di tutti i giorni », sono, quasi sempre, una specie di gioioso segreto, cht lo pseudonimo suggella, e che dà l'illusione a chi scrive d'esse- re sulla strada di realizzare, pur senza arrischiare nulla, un « fol- le tentativo ». Quasi nessuno, infatti, si atteggia a vittima o a incompreso, nessuna ragazza tira più in ballo i genitori intransi- genti (c'è tutt'al più il fidanzato che l'accompagna solo alle feste del Dopolavoro rionale) : tutti Tom Mix o ' apaches ' ? Bicordo di Za la mort hanno invece una ingenua e incerta fiducia in se stessi, nel giornale a cui scrivono, e nei lontani e imprecisati produttori, dei quali, però, indovinano la burbera benevo- lenza. Queste lettere, come quelle d'amore, sono ricchissime di errori di grammatica, di sintassi e di ortografia : ma ciò, come acca- de nella corrispondenza sentimentale, non fa che aumentare il fascino. Spesso il tono è volutamente tragico. « Fin da giovinetto di 12 anni che ho sempre avuto quello spirito di diventare un artista da cinema, e ho sempre pensato e ripen- sato fin da diventare pazzo » ho visto scrit- to nella lettera di un aspirante di Fiden- za " Ora che ho vent'anni sempre più il mio pensiero si fa vivace, ma il mio cuore trema perchè temo sia troppo tardi. Ma la volontà è sufficiente fin da rompermi la te- sta. Riuscirò, voglio riuscire a costo di ri- metterci la vita». E conclude, deciso: « Per me il mondo non vai più niente solo per quella vita d'artista ». Altri aspiranti maschili hanno invece un tono più calmo, anche se presuntuoso. « Ho una maschera movibilissima, con la quale so esprimere i sentimenti più diversi, ho il portamento elegante ed il gesto sicuro di chi è sicuro di sé stesso " scrive uno. E un altro: « Voglio sapere se la mia faccia potrebbe arrivare a uno scopo, a quello del cinematografo. E' assurdo che vi dico che tengo una passione simile » (la lettera vie- ne dalla provincia di Salerno) « ma sol- tanto voi e Dio potrebbe indovinare la mia 287 Disperazione carriera. Se la mia faccia vi fa simpatia, credo che la vostra nobile persona la pub- blicherà sul giornale » . Un terzo : « Non sono bello come Tajlor, né aristocratico come Tone, neppur spiritoso come Cagnej, né agile come Fairbanks: ma sono un tipo italiano ». Naturalmente, tutti i pretendenti alla glo- ria parlano di iscriversi al Centro Speri- mentale : ma lo fanno con un tono pochis- simo convinto, quasi per scrupolo di co- scienza, per far vedere che hanno inten- zioni serie. Questa scarsa simpatia è spie- gabilissima: il centro, infatti, è una scuola, e, come tutte le scuole, parla alla mente soltanto di studio, di preparazione, di esa- mi, mentre, per i sognatori grafomani, il cinema è soltanto fantasia, avventura, col- po di fortuna raggiunto magari con sacrifici romantici (freddo, fame, rinunzie) ma che di colpo può dare la Gloria, senza tirocini e senza settimanale delle lezioni. Così pu- re, in queste lettere si parla di Cinecittà e della Scalerà, ma non è difficile indovinare che ciò che i fantasiosi sognano è Holly- wood, quella che li affascina non è la fama casalinga dei nostri interpreti, ma la rino- manza internazionale degli attori d'oltre oceano. Gente che confessi di sentire in sé il germe di un Melnati, di un De Sica, di un Ruggeri , non è dato trovarne : i mo- delli illustri sono Gable, Powell, o, per ma- le che vada, Bruce Cabot. Con le lettere, giungono, a pacchi, le fo- tografie: opera di qualche discreto profes- sionista (e vien da rimpiangere il denaro speso da gente che, certo, ne ha poco, per simile vanità) o, nella maggior parte, pro- dotti o delle « foto-lampo » (sei pose cinque lire) o di un compiacente amico con la Ko- dak. Tutte fotografie, naturalmente, che so- no specchio fedele delle lettere che accompagnano, ritratti che mostrano spesso visi di onesti operai, e di artigiani inutilmente congestionati per raggiungere una espressione, o resi deformi da un tentativo di maschera. Altre vol- te, non avendo nulla di meglio, il sognatore ha mandato un grup- po di famiglia : e allora, davanti ad una intimità così scioccamen- te messa in piazza, se ne ha quasi un senso di vergogna, co- me per una indiscrezione, tanto più che è facile riconoscere, at- torno al viso artificioso dell'aspi- rante, la composta perplessità dei parenti tirati in ballo. Se gli uo- mini si mantengono nei limiti di una serie tradizionale di espres- sioni, che va dal tipo sportivo e spregiudicato, con la pipa in bocca e il bavero dell'impermea- bile QoO colletto alla Stuarda, al Tarzan in costume da bagno, le donne spaziano in un campo più vasto, che comprende tutte le basse imitazioni degli atteggia- menti fatali o spregiudicati di tante attrici di grido. Spesso si resta sgradevolmente impressio- nati da certe pretese di monda- nità o di seduzione, che contrastano con gli abiti e gli ambienti miseri che la foto- grafia brutalmente riproduce. Ma il genere di fotografie che più spiace- volmente colpisce, è quello delle bambine di cinque o sei anni : ritratti, questi, man- dati, com'è logico, non dalle interessate, ma dalle madri che assicurano che la pic- cina sa cantare, balla, è piena di vivacità, ed è certo destinata a divenire la Shirley Tempie italiana. Dinnanzi a un simile or- goglio materno, si pensa, senza avvederse- ne, a quei numeri di varietà intitolati « La bambola Lenci vivente » o alle lontane storie di saltimbanchi: e nessuna simpatia si riesce a provare per le madri di sì pro- mettenti meraviglie. Potrà sembrare strano che si sia parlato poco, sin qui, delle aspi- ranti attrici : a prima vista , verrebbe fatto di pensare infatti che, ancor più degli uo- mini, le donne debbano abbandonarsi a si- mili romantiche visioni. Viceversa, nella corrispondenza che ho avuto sott' occhio, ho notato che il sesso gentile ha un mag- gior controllo, una maggiore compostezza anche nell'esporre i propri desideri. Ripe- to, si tratta di esperienza personale: altri potrebbero, documenti alla mano, smentir- mi, ma, quanto ho visto, mi ha dato questa impressione. Ci sono, si capisce, le invasate (« vorrei che un ridente giorno mi fosse esaudito il folle desiderio » « non mi voglio illudere con vani sogni, ma arriverò ad ab- bracciare il mio folle desiderio » « deside- rerei un ruolo fra le più aspre belve ») e ci sono le piccole ipocrite (una signorina di famiglia milanese mandò una fotografia ove lei era accanto al padre « perchè possiate vedere se abbraccio bene ») ma ciò che mi rende ottimista, è quello che mi ha narrato un mio conoscente, redattore di una rivista in rotocalco. Da ima città di provincia, prossima a Mi- lano, giungevano spesso lettere di una ra- gazza che insistentemente chiedeva le fos- sero aperte le porte di Cinelandia : un bel giorno il mio conoscente si decise, e si recò sul posto per vedere un po' cosa c'era da fare per questa promessa del nostro cine- ma. Ebbe un'accoglienza stranissima: dap- prima la ragazza negò di essere stata lei a scrivere, poi, messa alle strette, finì per ammetterlo, ma scongiurò d'esser lasciata in pace, disse che a casa sua stava benone, che non se la sentiva di andare a Roma, che il suo moroso non l'avrebbe mai per- messo. Insomma, al momento decisivo, il buon senso si era imposto sulla fantasia: e questa, con tutta probabilità, sarebbe la conclusione alla quale impiegati, operai e sartine giungerebbero al momento di la- sciare il certo per l'incerto. Si potrà obbiet- tare che, in tal modo, il nostro cinema non potrà mai contare su un abbondante ma- teriale fra cui scegliere i pochi campioni occorrenti : ma è preferibile che pochi sia- no i partenti, e quei pochi decisi e prepa- rati, piuttosto che Cinecittà divenga l'ori- gine di centinaia di delusi e di spostati, di quelle centinaia cioè che oggi s'accontenta- no di sfogarsi innocentemente sul giornale del loro cuore. VAasaLO ALBERINI L'indiano Valentino era pugliese 288 CRONACA A VILLA BORGHESE ARRIVAMMO a Villa Borghese di buon mat- tino, ma c'era un sole già caldo, interrotto da qualche nube. « Sono dietro lo Zoo » aveva detto il vigile da noi interrogato n li troverete subito; hanno dei vestiti rossi... » Fatti pochi passi, ci colpì alla nostra sinistra un gruppo di enormi tende, come- un accampa- mento, e dentro c'erano donne intente a cucir panni e uomini occupati ad aggiustare alabarde. (( Il quartier generale della Stella Film » ci in- formò uno di questi .« Stanno girando là in fondo ». Infatti, tra gli alberi, scorgevamo grup- pi di cavalieri dai costumi variopinti e dai cap- pelli a piume, donzelle in rosa e paggi in rosso e blu, che spiccavano nel verde. Ci avvicinammo. Intorno s'era formato un ca- pannello abbondante di gente che guardava si- lenziosa, pareva ascoltasse una messa. Un * ra- gazzo occhialuto, foruncoloso, disse: ((Dev'es- sere un'avventura di salvator rosa con Gino Cervi ». Una guardia, lì presso, accennò di si. « C'è anche Blasetti? » insistè il ragazzo. « Io non li so i nomi di lutti » bofonchiò la guardia, e s'allontanò. Il signor Blasetti, con gli stivali, stava parlando a Rina Morelli e Gino Cervi. Un costume verde e nero quest'ultimo, rosso e oro la prima: co- stumi ricchi, costosi. Si capiva dal suo caratte- ristico modo di gesticolare che Blasetti stava spiegando la scena. Il luogo era bello. Uno di quei luoghi che le ragazze sogliono definire suggestivi. Una stra- dicciola tra gli alberi, in lieve pendìo, avente a lato ruderi marmorei d'un edifìcio antico (au- tentici) : colonne, archi e capitelli sparsi a terra, qua e là, tra le erbacce. Sulla strada, una car- rozza carica delle tele di Salvator Rosa, aspet- tava il suo turno. Molte ragazze truccate e in costume si aggiravano intorno; tanto che a un certo punto un bambino aerante a noi chiese alla madre: « Quale sarà la più ■ importante? » La madre lo guardò mah; : « Quella nel mezzo » rispose, e il piccino s'acquietò. Intanto gli elettricisti avevailo disposto gli schermi argentati per u fare i riflessi », la car- rozza era stata portata più indietro, gli attori avevano preso posizione, e Blasetti dava gli ul- timi insegnamenti. Ma era evidente che ognuno sapeva già cosa doveva fare. D'altra parte la scena non sembrava delle più diffìcili. Cervi avrebbe accompagnato la Moielli alla vettura, qui l'avrebbe salutata col baciamano e lei sa- rebbe salita. Nient'altro, per quell'inquadratura. Tutto dunque era pronto per la ripresa, e Bla- setti diede il via. La carrozza si mosse cigo- lando, Cervi accompagnò la Morelli, ecc., ecc., pareva che tutto fosse andato bene invece il re- gista ordinò: « Daccapo ». Poi, rivolgendosi al vetturale, disse : « Questi ronzini li vorrei un po' più allegretti! ». Il vetturale promise e la scena si ripetè. Ma questa volta fu l'operatore a non essere soddisfatto; voleva dei rami verdi attaccati ai fusti degli alberi, e delle foglie sec- che, più foglie secche per terra. Fu soddisfatto e si ricominciò. La vettura stava per partire una terza volta, quando il sole s'occultò all'im- provviso. « Alt » gridò Blasetti « Aspettiamo! » Il ragazzo occhialuto domandò : « Ci vuole sem- pre tanta pazienza? » Un elettricista si volse a guardarlo e disse: « Noo!.. » u Ah, » fece l'altro (( volevo ben dire... » « Generalmente ce ne vuo- le molta di più » seguitò l'elettricista, e intorno la gente rise. Fu necessario attendere una diecina di minuti prima che il sole rispuntasse. Quando apparve, tutti erano ancora al loro posto, nessuno s'era mosso; avevano atteso, abituati a queste attese, in santa pace e adesso erano pronti a ripren- dere tranquillamente il lavoro. Gli schermi argentati luccicavano ai margini del « campo » sotto il sole. I costumi avevano come accentuato il tono, tutta la scena si era ravvi- vata. (( Che peccato » disse il ragazzo occhialuto « che non sia un film a colori! ». Poco lontano passò una donna a cavallo. Era una bella donna, e tutti si volsero a guardarla. Essa arrestò il cavallo, per lasciarsi guardare, e poi galoppò via scomparendo tra gli arbusti. IL CRONISTA * Tmm m wmmn ®miRm *** IL SOGNO DI BUTTERFLY Produzione : Grandi Film Storici - lei Regia : Carmine Gallone - Scenografia : • Guido Fiorini - Operatore : Anchise Brizzi - Interpreti: Maria Cebotari, Fosco Giachetti, Lucia English, Germana Paolieri il sogno di butterfly è indubbiamente un film che ha riscosso successo ed un successo che dà convinzione, da parte di un pubblico folto e già ben disposto, in un'aria domenicale e accogliente. Il tono caldo del lavoro, che modella il rac- conto sul motivo pucciniano servendosi dell'ope- ra stessa per ripeterne la storia, in un commo- vente confronto tra un'ipotetica realtà e il so- gno artistico, è indubbiamente quello che ha avuto maggior presa sul pubblico. In questo film finalmente il teatro lirico ed i suoi artisti, sono una volta tanto in funzione del cinematografo, e non più fini a se stessi; il pretesto per fare udire la meravigliosa voce di Maria Cebotari è cosi ben costruito da far ap- parire naturalissimo e punto stucchevole l'ese- cuzione di lunghi brani dell'opera. Possiamo esser grati a Gallone di questa sua fatica. ** LA BRIGATA SELVAGGIA (La brìgade sauvage) - Produzione: Franco London Film Artisti Associati - Regia : Marcel L' Herbier - Interpreti : Charles Vanel, Vera Korene. Roger Duchesne, Lisette Lanvin, Prince Troubetzkoi La sintesi della guerra che brevemente Marcel L' Herbier vuol darci in questo suo film si ri- duce a inquadrature di cosacchi al galoppo visti da tutte le parti possibili e immaginabili sullo sfondo di terreni devastati nei quali com- pare sempre e senza interruzione una ruota di cannone. In queste uniche scene di poverissima fantasia si esaurisce l'aspetto per cosi dire « sel- vaggio » del lavoro, che nato con intenti di grande dramma passionale tipo appendice, non riesce mai ad elevarsi dalla piattezza commer- ciale di cui è pervaso. L' Herbier è davvero irri- conoscibile in questo film nel quale ogni scena è lenta e come invecchiata e lo svolgersi del cui intreccio è chiaro già ai primi minuti di visione. Una tecnica del tutto sbagliata dunque e sotto la quale appaiono finite per sempre e senza al- cun risultato le coraggiose avventure avanguar- diste di un tempo del grande tegist i francese. ** LA MIA CANZONE AL VENTO Produzione: S. A. F. A. - Enic Regìa: Guido Brignone - Sce- nografia : Ottavio Scotti • Musica : Verdi, Puccini, Leonca- vallo • Canzoni : Bixio e Valente • Operatore : Arturo Galles Interpr.: Giuseppe Lugo, Laura Nucci, Dria Paola, Ugo Ceseri Se con l'amore si fa così ci sembrò di aver sbagliato porta e di essere entrati in un teatro piuttosto che in un cinema, con la mia canzone al vento tememmo veramente di trovarci di fronte ad una compagnia filodrammatica. La voce del tenore Lugo, che noi non cesseremo mai di ammirare, e, quando ci sia consentito, di ascoltare con profondo gradimento non basta da sé a giustificare un attore e tanto meno la folla degli altri che lo circondano, quando essi sono cosi privi di caratteristiche e di individualità da perdersi in un vergognoso grigiore. Il pubblico ormai capisce certi trucchi e non abbocca : resta invece deluso e scontento e non entra certamente in quell'ordine di idee e di giudizi che noi tutti ci augureremmo su certa produzione nazionale. Al massimo la reazione degli spettatori, pazien- tissimi, sarà quella di una astensione di giudi- zio, di una volontà di dimenticare presto, punto lusinghiera per chi ha lavorato, la mia canzone al vento è un poverissimo film, dove neppure certi ambienti della nostra campagna, stupendi nella realtà, si sono saputi ritrarre. ** L'AMORE SI FA COSI Produzione : Atlas - lei - Regìa : Carlo Lodovico Bragaglia Scenografia : Gastone Medin - Operatore : Mario Albertelli Interpreti Enrico Viarisio, Luigi Almirante, Jacquelin Prevot, Colette Derfeuille Ci sono attori ormai all'ennesimo film e che han- no dimostrato di essere nati per il teatro, di non saper fare a meno del teatro, di reggersi unicamente per il teatro. Uno di questi è Via- risio che ci ricompare immutato, malgrado le barbe finte, i baffi e i suoi mille camuffamenti in questo l'amore si fa così di C. L. Bragaglia, film nato al solito sulla base di situazioni più vecchie dei nostri nonni e che si trascinano a forza di buona volontà del pubblico. Teatro per- ciò dal principio alla fine fin nella scenografia pulitissima e stucchevolmente borghese, fin nella vuota interpretazione del buon Stoppa che si muove nei panni « originalissimi » di un poli- ziotto balbuziente. In sostanza, il fatto che il film provochi qua e là situazioni talora gustose non riesce a salvarlo. E ciò non per imperizia di Bragaglia che anzi ha imbastito la sua storia e l'ha saputa con- durre con gusto e buona mano. Il difetto qui è tutto negli attori che sono ancora una volta lontani dal cinematografo e che non accennano a volercisi avvicinare. **¥ IMPUTATO. ALZATEVI! Produzione : Alfa - Regìa : Mario Mattoli • Scenografia : Piero Filipponi • Musica : Mascheroni - Operatore : Arturo Gallea Montaggio : Fernando Tropea - Interpreti : Erminio Macario, Lola Braccini, Armando Migliari imputato, alzatevi! è forse il primo tentativo italiano di film comico i cui elementi costrut- tivi più che venire prodotti dalla figura del protagonista e dai casi fra i quali egli è co- stretto a muoversi, nascono dalla bizzarria di movimentatissime e insospettate scene, appa- rentemente prive di legame logico l'una con l'al- tra, di capovolgimenti inaspettati, di risoluzioni grottesche e inattese. Anch'esso cioè, sebbene in scala minore, è uno di quei film che, dando concretezza all'assurdo, portano alla comicità per via direttissima, e senza lo sviluppo di una azione che faccia pensare e riflettere. Film per la comprensione dei quali è indubbiamente ne- cessaria una particolare aderenza dell'osserva- tore a quel tipo di spirito e di trovate, anzi diremmo una sua preparazione ed abitudine. Per questa ragione le reazioni degli osservatori sono state le più varie è le più contrastanti, ma tutte manifestatesi con impeti inconsueti fino ad oggi nel nostro cinematografo. In sostanza, come gran parte, del pubblico non riesce d'un colpo a scoprire i motivi di un umo- rismo di un Campanile poniamo, o di un Mo- sca, parimenti questo tessuto di piccole storie in imputato, alzatevi! andranno a cozzare na- turalmente nella loro breve o lunga vita contro vere muraglie di incomprensione. Non è però partendo dagli eventuali giudizi negativi, frutto di questa incomprensione, che va giudicato que- sto film che apre la via a un nuovo genere che avrà sicuramente un suo avvenire da noi. Si è voluti tornare al film indiavolato e pazzoide, ridando vita agli elementi di puro movimento del vecchio cinematografo, ma il peso dell'espe- rienza della più recente e disciplinata produ- zione hanno purtroppo inceppato varie volte la strada. È così perciò che alla corsa improvvisa e rapida verso l'inconsueto e l'alogico vengono improvvisamente posti freni recisi che danno a tutto il lavoro il carattere di continui ritorni, di continui pentimenti. Quello che occorreva, a nostro avviso, era un po' più di coraggio, un arrivare alla fine senza soste o indugi, come pure una ricerca più nuova di certi motivi, che, sia- mo certi inconsciamente, sono il frutto di remi- niscenze di cose passate, come ad esempio il jazz di « Tutto il mondo ride » le cui tracce appaiono nell'indiavolata orchestrina del locale notturno o gli ambienti della pensione dove di- mora Macario che sentono da lontano di in- fluenze francesi. Macario ha dato tutto se stesso e non ci è di- spiaciuto. Il suo mondo comico è sopratutto privo di quella facile volgarità di altri comici che noi detestiamo, e la sua maschera intelli- gentissima muove al riso senza servirsi dei mezzi assai sfruttati della stupidità e della melensag- gine. Auguriamoci che riesca del tutto a libe- rarsi della sua teatralità da varietà per i suoi prossimi lavori, allora potremo applaudirlo sen- za alcuna riserva. 29O (Co rris/ioiK I7.a coi teflon) *-¥■ * GIOIA D'AMARE (Joy of Living) ■ Produzione : R. K. O. - Generalcine - Regìa : Tay Garnett - Interpreti: Irene Dunne, Douglas Fairbanks jr., Alice Brady Benché questo film sia impostato quasi esclu- sivamente su un motivo assai sfruttato dal ci- nema, esso è tutta una novità di allegre e mo- vimentatissime situazioni, un susseguirsi piace- volissimo di casi inconsueti per lo schermo e che divertono pienamente. Così dovremo ancora una volta riconoscere che Irene Dunne e Fairbanks Jr. dimostrano una « forma » cinematografica delle migliori, che il canto dell'attrice diviene elemento necessario al racconto senza sconfi- nare dai suoi limiti, che ogni altro attore nella perfetta sua caratterizzazione è lì non perchè ce l'hanno messo ma perchè ci deve essere, per- chè è necessario, e che si esce dallo spettacolo soddisfatti in pieno * ¥* ABUNA MESSIAS Produzione : R. E. F. - Generalcine • Regia : Goffredo Alessan- drini - Sceneggiatura: Domenico Meccoli, Vittorio Cotta- favi - Scenografia: Pouchain - Musica: Gaudiosi, Refice Operatori -. Aldo Tonti, Renato del Frate, Beniamino Fossati Interpreti : Camillo Pilotto, Mario Ferrari, Enrico Glori Amedeo Trilli, Oscar Andriani, Barche Zeibù Taclé Noi sappiamo benissimo quale mastodontica or- ganizzazione e quali sforzi tutt'altro che lievi siano dietro a quest'ultima opera di Alessan- drini ed è appunto tenendo nella massima con- siderazione questi fattori, per dir cosi, tecnici ed organizzativi che ci siamo decisi a vedere per la seconda volta abuna messias in edizione ri- veduta e corretta. Specialmente nella seconda parte, il film, alleggerito dalia pesantezza di ritorni inutili e lenti risulta più convincente che non lo fosse stato a Venezia e ci sembra che dopo tali ritocchi esso abbia acquistato per lo meno in sobrietà e scorrevolezza. Quel che è certo però è che il montaggio di questo la- voro appare di una scolasticità ed ingenuità grandissime e tali da far perdere l'interesse della vicenda allo spettatore. Si ha come l'impres- sione di essere dinanzi ad una regìa dallo stile sorpassato e poco vivo cui la perfezione di molte inquadrature non riesce a dar movimento e drammaticità. La recitazione di Camillo Pi- lotto ci è apparsa assai buona, senza i facili trasporti di abuso spesso propri a questo attore. Non così quella di Ferrari che sembra non aver affatto compreso la propria parte, in una alte- razione del suo ruolo dannosissima per l'intero GIUSEPPE ISANI ORAZIO V1AN1 {Cata- nia). — a Sono qui a dirti tutto il mio entusia- smo per l'attrice Corinnc Luchaire: devi sapere che sere fa ho visto conflitto e PRIGIONE SENZA SBARRE C ti assicuro che sono rima- sto addirittura stregato da questa ragazza ». A parte l'espressione « stregato » che mi sembra un po' esagerata, è vero che Co- rinnc Luchaire ha delle qualità; e tu stesso nel- l'analisi che fai dei due film suddetti in rapporto alla interpretazione del l'attrice dimostri di aver- ne individuate le caratte- ristiche e le attitudini. Mi chiedi se puoi scriverle: io penso di sì, ma non conoscendo il suo indiriz- zo, non saprei dove consigliarti di mandare la lettera. Altri film ha interpretato prima e dopo prigione sen- za sbarre ed oltre a conflitto. Prima ha preso parte ad un film in un ruolo secondario, poi ha interpre- tato le derni eur loiRNWT con la regìa di Pierre Chenal, le deserte™ con la regìa di Leonide Moguy (lo stesso dei due film che hai visto tu), cavalcare d'amour con la regìa di Raymond Bernard. Non so se questi film giungeranno in Italia, né quando. Ma è probabile che o prima o poi appaiano sugli schermi italiani. VIAVITALCINEMA. — Senza dubbio il tuo entusia- smo nel cinema, e sopratutto la tua simpatia per il cinema italiano è lodevole; e vorresti che non ci fosse niente di brutto, nel retroscena cinematografico. Dipende da come si vedono le cose. Chissà come le avrà viste la persona che ti ha parlato! In ogni am- biente c'è il bello e il brutto, il buono e il cattivo. Io spero quindi che tu, se entrerai nell'ambiente del cinema, ti trovi tra buone persone come tu sei. Ti posso dire, intanto, che nel cinema italiano ci sono anche le persone serie e disciplinate. Quanto alla dif- ferenza tra attore teatrale e attore cinematografico, credo che tu sia sulla via giusta. Soltanto che io non direi che un attore deve « vivere un personaggio » quanto piuttosto che deve rendersene conto, portan- dolo alla ribalta o sullo schermo; in due modi diversi, si intende; poiché la recitazione teatrale è un qualche cosa che si esaurisce con lo spettacolo cui l'attore prende parte, mentre quella cinematografica è qual- che cosa di definitivo che fa parte dell'opera cinema- tografica che è il film. In questo senso l'attore cine- matografico partecipa della creazione del film. Inol- tre, i mezzi dell'uno sono diversi da quelli dell'altro. L'attore teatrale si basa soprattutto sulla parola, e recita la sua parte tutta di seguito, mentre l'attore cinematografico basa la sua recitazione sul gesto e la mimica oltre che sulla parola e recita la sua parte in tempi diversi, e non tutta di seguito, ma secondo un ordine che viene determinato dalle esigenze della ripresa. G. R. (Catania). — « Vorrei intanto, prima di tutto, che mi chiariste il limite tra la scenografia e la regìa, e quanta parte abbia questa nella successione e nel- l'impostazione delle scene, e se gli atteggiamenti, le espressioni dei personaggi, certe notazioni umani e certe frasi che illuminano intelligentemente situazioni e caratteri, siano e quanto, dovute alla regìa ». Mi pare, anzi tutto, che Voi confondiate « scenografia » con « sceneggiatura ». Scenografia riguarda intatti l'al- lestimento scenico, l'architettura, sceneggiatura è in- vece il manoscritto del film. Gli elementi da Voi in- dicati sono naturalmente già esposti in massima parte nella sceneggiatura, ma è scopo della regìa il realiz- zarli pienamente. Per quanto riguarda il dialogo, è compito del regista di curarne la espressione verbale da parte degli attori; nello stesso tempo però il regi- sta cura la inquadratura, i movimenti di macchina, e quant'altro fa parte dei mezzi di espressione del cinema. L'immagine esiste anche quando due o più attori parlano; ed ha importanza il fatto che siano ripresi in « primo piano » o in « piano medio » o in « figura intera »; diversi saranno per ognuno di questi casi, le espressioni e gli atteggiamenti dal re- gista stesso disposti e suggeriti. L'indirizzo di Lo schermo è Piazza Barberini 32, Roma. LUX ET UMBRA (Trieste). — « Lo scrivente ha ter- minato un lavoro cinematografico per il concorso in- detto dal Ministero della Cultura Popolare. Alla fine del lavoro gli è balenata un'idea: può il pubblico delle platee parlare con gli attori sulla tela? Baste- rebbe che venisse lanciata alle spalle e in fondo alla platea da un altoparlante speciale oppure semplice- mente da un megafono (non mecafono, prego) con voce dell'operatore della pellicola addetto alla sala. Una novità che verrebbe apprezzata dalle platee, in- dicata per rendere più intimi e caldi i film adatti allo scopo ». Non so se i film diverrebbero più intimi e CAPO DI BUONA SPERANZA caldi, come Voi dite, ma tuttavia se la soluzione da Voi prospettata Vi par buona, potreste indicarla nel lavoro che mandate al concorso, nella torma che avete adottato nell'esempio inviatomi. Naturalmente, qua- lora la Vostra proposta venisse accettata dai realiz- zatori del film che eventualmente venisse tratto dalla Vostra sceneggiatura, occorrerebbe che fosse messo in funzione un altoparlante vicino alla cabina di proie- zione, oppure bisognerebbe trovare un operatore com- piacente. Chiudete quindi il Vostro lavoro con il fi- nale numero uno e poi allegate una appendice con il finale numero due, preceduto da una premessa. UMBERTO ROSSI (Roma). — Io penso che sia fa- coltativo aggiungere alle sceneggiature i progetti delle scene e i figurini dei costumi. Così pure, se uno vuo- le, può inviare anche i motivi musicali principali; qualora, si intende, lo ritenga necessario per il suo lavoro. Per esempio, cosa utile per certe sceneggiature, è di specificare le piante degli ambienti dove ha luogo l'azione. Ma si tratta di accessori, il bando di con- corso contemplando soltanto le sceneggiature. Nel fa- scicolo di ottobre di « Bianco e Nero » è pubblicata la sceneggiatura completa (desunta dal montaggio del film) di a me la Liberia di René Clair. INES PRATI (Sant'Angelo Loti.). — Henry Bergson è un filosofo francese contemporaneo, al quale si de- ve, tra l'altro, un volume sul « Riso » pubblicato a Parigi nel 1900; da cui il riferimento ai film comici. EMILIO DERO (Sestri Ponente). — Le circostanze che hanno permesso la importazione di film non ec- cessivamente buoni sono diverse; la recente produ- zione americana non è, del resto, eccellente. Si po- trebbe dire quindi che il cinema, in genere, sta attra- versando un periodo di crisi. Dopo di che, è probabile e sperabile, si vedrà rinascere, specialmente in Italia dove tra l'altro si tentano film in combinazione con altri Paesi. Ma soprattutto è auspicabile che da noi si vada migliorando la qualità dei film. Tu accenni a qualche film italiano mal riuscito; ma ve ne sono anche di buoni. Devi poi considerare che la quantità dei film italiani è aumentata, quindi in proporzione sono aumentati i film cattivi. Del resto, appunto quando la produzione aumenta, si fanno esperimenti, tentativi ecc. che si spera siano transitori. Vedremo dunque quel che accadrà nella presente stagione, an- cora agli inizi, C. F. M. (Mi/ano). — Elaborare un soggetto, specie se presenta qualche requisito di interesse come il tuo, è cosa piacevole; auguri dunque. UNA CURIOSA (Trieste). — Ai « Film in censura » abbiamo supplito con la pubblicazione delle indica- zioni relative ad ogni film in testa alle rispettive cri- tiche dei « Film di questi giorni ». Vedremo di ren- dere le indicazioni stesse sempre più complete. ZETA (Torino). — Per A. C. puoi scrivere presso - PTJCK 292 <**, É ¥ LAURA NUCCI NÀMfeRFIlkj I» R E S E N T A : WILLY FORST NELLA SUA ULTIMA ED ESILARANTE INTERPRETAZIONE Bel dmi l'idolo delle dovme DAL ROMANZO "BEL AMI" DI MAUPASSANT PRODUZIONE E REGIA DI WILLY FORST Esclusività per i/Italia, Impero e Colonie: MANDERFILM - ROMA 294 Il Prefetto di Milano, S. E. Marziali, visita nello stabilimento della S. A. F. A. R. le nuove realiz- zazioni della Società ©OSO®®® 1.1 KK AL CHILO IL metraggio di un film normale s'aggira sui 2.500 metri ma nel corso della lavora- zione di pellicola se ne gira molto di più, in genere dai 15 ai 20 mila metri. Dove vanno a finire le scene mal riuscite, le scene ripetute, le scene scartate in sede di montaggio? E dove vanno a finire le vecchie pellicole, quelle che nessun cine- matografo, nemmeno di estrema periferia, vuole più? Degli agenti ne fanno incetta per conto di fabbriche chimiche. Le comprano a peso; nessuna distinzione di genere o di valore. La pellicola d'eccezione che ha entusia- smato i critici e quella popolare che ha fatto delirare le platee, il film commerciale che è passato sugli schermi senza infamia e senza lode e l'attualità, Greta Garbo e il documentario sulle isole della Sonda, prez- zo unico: 5 lire al chilo. Dà un certo senso di malinconia pensare che un film che è costato mesi e mesi di fatica, centinaia di migliaia di lire di spe- se, su cui si sono accumulati i più vari in- teressi e le più grandi speranze come ulti- ma ratio valga solo 75 lire... Ma ormai la sua destinaz:one è ben diver- sa. Anzitutto se ne ricava dell'argento sciogliendo la soluzione di bromuro d'ar- gento che è fissata sul nastro di celluloide. Mille chili di film danno 6 chili d'argento. La pellicola viene incollata in lunghi ro- toli e passata attraverso una serie di baci- nelle piene d'acidi. L'emulsione si stacca dalla celluloide e si deposita nella forma di un liquido nerastro nel fondo dei reci- pienti. Con delle pompe e dei filtri si toglie l'ac- qua e il residuo viene poi riscaldato a 1400 gradi di calore. L'argento fonde e cola in apposite forme. Il nastro di pellicola ormai bianco, sciac- quato e asciugato viene adoperato per i più vari usi. Se ne fanno principalmente vernici per le carrozzerie delle automobili e per le scarpe cosidette di coppale; ma anche del cuoio artificiale e perfino delle parti di strumenti ortopedici. In fondo questo processo di trasformazio- ne non ha nulla d'innaturale, però senza essere dei crepuscolari decadenti o dei poe- ti intimisti, pensare che quel paio di scar- LA BENEFICA PREPARAZIONE SALINO-EFFERVESCENTE CHE NORMALIZZA IL FUNZIONAMEN- TO DEGLI ORGANI DIGERENTI E RENDE DOCILE L'INTESTINO FLACONE GRANDE L. 12- FLACQNE PICCOLO L. 7— FLACONE MINIMO L. 2.65 «ALI DI FRUTTA ALBERAMI. Autorizzazione Prefettizia N. 14085 del 10 maggio 1937 pine da ballo o quel portasigarette d'ar- gento possano anche esser fatti di lacrime o di sorrisi, esser frutto dell'ultima meta- morfosi di quella scena che ci era tanto piaciuta o di un volto particolarmente ca- ro, un certo effetto lo fa. ARCHIMEDE :r cucire macchine per cucire macchine per cucire macchineper cucire macchine per cucire macchine per cucire macchine per cucire macchine per cucire m N E C C H I H,N E PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINEPER CUCIRE.MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINEPER CUCIRE MACCHINEPER CUCIREMACCHINEPERCI 295 E BIBLIOTECA CINEMATOGRAFICA D'AVANGUARDIA Per risolvere il giuoco trovare i rispettivi nomi dei registi e porli nella riga dello schema contras- segnata dallo slesso numero. Per alcuni registi abbiamo messo due titoli di film onde facilitare il giuooo. A soluzione ultimata, nella co- lonna centrale si avrà nome e cognome d'arte di un regista ita- liano ed il titolo di un suo film che al suo apparire, nel Ì9Ì4, sollevò grande ammirazione. Definizioni - 1. 'Il monello'; 'Il pellegrino' - 2. 'Il gabi- netto del dottor Caligari' - 3. 'Nanouk' - 4. 'Nosferato il vampiro'; 'Faust' - 5. 'Ca- valcata ardente'; 'Gli ultimi giorni di Pompei' - 6. 'Into- lerance'; 'Giglio infranto' - 7.'llcantantedi jazz'-8.'Nel gorgo del peccato'; 'Crepus- colo di gloria' - 9. 'La madre'; 'La fine di S. Pietroburgo' - 10. 'Varieté'; 'Il fortunale della scogliera' - 11. I due timidi'; 'Il milione' - 12. 'Il testa- mento del dottor Mabuse' - 13. 'La tragedia della miniera'; 'Crisi' - 14. 'La leggenda di Gòsta Berling' - 15. 'L'angelo azzurro' - 16. 'La grande pa- rata'-17. 'I quattro cavalieri dell'Apocalisse'. BRUNO cartapatti (Milano) 1 Perchè l'Italia Fascista diffonda nel mondo più- rapida la luce della civiltà di Roma Roi ì - Stabilimenti Cine^atogra CINECITTÀ La soluzione dei giuochi deve pervenire alla Redazione di CINEMA (Sezione ' Giuochi e Concorsi '. Piazza della Pilotta, 3 - Roma) non oltre il 30 novembre 1939-XVIII. Scrivere chiaramente, oltre alla soluzione stessa, anche il proprio nome, cognome e indirizzo. Tutti i lettori possono liberamente collaborare a questa pagina SOLUZIONE DEL GIUOCO DEL N. 79 (10 OTTOBRE 1939-XVII) CROCE MAGICA VINCITORE DEL GIUOCO N. 79 MARIA SAVOIA Milano - Via Induno, 2 Scrivere la soluzione in inchiostro e con scrittura molto nitida. Sarà estratto a sorte un vincitore tra i solutori del giuoco: Biblioteca Cinema t. d'Avan- guardia. Premio.- l'Almanacco del Cinema Italiano. La soluzione del giuoco pubblicalo nell'81" fascicolo apparirà nell'83° fascicolo (10 dicembre 1939-XVII/). Direttore: VITTORIO MUSSOLINI NOVISSIMA - Via Romanel/o da Forlì. 9 Te/. 760205 - Roma Proprietà letteraria riservala oer i lesti e per le illustrazioni. A norma dell' articolo 4 della legge vigente sui diritti d autore è lassativamente fatto divieto di riprodurre articoli e illustrazioni della rivista CINEMA quando non se ne citi la fonte per assicurare il continuo e regolare funzionamento degli impianti cinematografici ACCUMOLATORI HENSEMBERGER ASSICUR^ZIC^I GEISTER^LI VENEZIA - Zocte/a ». ///o//*///f/ f'j//'//'//rei/o0L al Cuce GENTE GENERALE PER L'ITALIA! DDTT. GUIDO BRICARELLG ♦ TORINO 846 • RADIO • GRAMMOFONO SUPER 8 VALVOLE Scala alfabetica con Autoricerca. QUATTRO GAMME D'ONDA ire iti V8#* &$& ;, cori: junn oe lardo GGRITIRnR monieRO , rrprgl RIUGLLGS = LGTIZIR BOIIini = ITIRRIO BRIZZOLRRI = PGLICG ITI in OTTI RGGÌR DI CARLO BORGHeSIO PRODuzione s.o.p.i.c. supgruisioiig di gdgrr neviLLG Foto D> SCHVABIK Al Sestriere la grande stagione sciistica s inizierà il 20 dicembre SARANNO APERTI IL GRANDE ALBERGO "DUCHI D'AOSTA" L'ALBERGO "TORRE DI SESTRIERE" LA "GENZIANELLA" FUNZIONERANNO TUTTE E TRE LE FUNIVIE ■ TUTTI I SERVIZI DI AUTOBUS IN COLLEGAMENTO CON LE DISCESE DALLE FUNIVIE ■ TUTTI I SERVIZI AUTOMOBILISTICI DA ULZIO, TORINO, PINEROLO ■ LA SCUOLA NAZIONALE DI SCI 298 1 quindicinale di divulgazione cinematografica FONDATO DA ULRICO HOEPLI Direttore: VITTORIO MUSSOLINI Organo della Federazione Nazionale Fascista degli Industriali dello Spettacolo Collaborazione tecnica dell'Istituto Nazionale per le Relazioni Culturali con l'Estero ANNO IV Volume II FASCICOLO 82 25 NOVEMBRE 19 39 -XVIII Questa fascicolo contiene : Cinema Gira 301 VITTORIO MUSSOLINI Importazione ed esportazione cinematografica 307 MARIO PRAZ // pubblico inglese 308 TITO A. SPAGNOL Facciamo un film? 310 VITTORIO CALVINO Adolescenza e vecchiaia di Edison . 314 Le minestre riscaldate 314 G. I. Nord-ovest 315 .... 316 ALBERTO SPAINI // teatro per venti milioni . P. M. PASINETTI / cavalli che parlano 318 MARIO VIGOLO Merletti e ombrellini 320 GIUSEPPE ISANI Film di questi giorni 322 LEONARDO ALGARDI La radio per lanciare i film 323 Galleria : Corinne Luchaire, 324 - Capo di Buo- na Speranza, 327 - Giuochi e Concorsi, 328 DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE: Roma, Piazzo della Pilolla, 3 Tele|ono 66-470 - PUBBLICITÀ: Ufficio Pubblicità 'Cinema' - Roma, Piazzo della Pilotla, 3 • Gli abbonamenti si ricevono direttamente dall'Amministrazione del periodico, o mediante versamento al conto corrente postale 1/23277 oppure presso le Librerie Hoepli in Milano Ivia Berchel) e Roma llargo Chigi) - ABBONA- MENTI: Italia, Impero e Colonie, anno L. 40, sem. L. 22. Estero, anno L. 60, sem. L 35 Manoscritti e fotografie, anche non pubblicali, non si restituiscono 06NI NUMERO IN ITALIA, IMPERO E COLONIE: DUE LIRE - NUMERI ARRETRATI: Il DOPPIO REFERENDUM «CINEMA" 25 novembre 1939'XVIU 1 Quale film italiano vi è piaciuto di più 7 2 Quale dei nostri registi considerate il migliore f z ^ Nome e cognome: Indirizzo: Nome e cognome: Indirizzo: 3 Quale fra le nostre attrici considerate la migliore ? 4 Quale fra i nostri attori considerate il migliore ? ■■ • — - Nome e cognome: Indirizzo: Nome e cognome: Indirizzo: VEDI MODALITÀ ALLA PAGINA SEGUENTE In copertina: CORCHITI MOMTES INTERPRETE DEL FILM 'CARMEI FRA I ROSSI1 (BASS0L1-F1LM) 299 L -;cf -V. REI LETTORI »! ^Ctif^IA^ V3 ' :, 3a r&. 8 3»* V*J"ta t r ->- , Ini, regista, attrice ed aiti da loro preteriti ? r i -- .:■■■& Ve * u ? italiano nei confronti indice da questo numero un referendum .'V.ip lemi. XJ i Ivp! **' -, Nag. 299 che ?■ ?y* * = ^ rd Il film, il regista, l'attrièé Tje ràttóre^cnè% avranno jri il >, ior numero -di rfsp*M&<|^v%r£^|^^ istente in ufea co^ptìWcue>la ifostèa direzione hk Mes&o sistente so il mag- emio con- & t ra^lettpra. ^^avrannojLnTfreato còri ljN^ofrisposte^ il film o il registà^ò^ att^ric^oilattpriall^ ris&ilteran»- v no premiati, saranno estratti a sorte per ciascuna cate^o^Aj^i«cuJs^imi?p|e^ per un ammontare di Hi £ ,.\JP 6 vS ire j jLtmzi * Vttf quei t&gliandi 'néf qXiafi il nome,jtognonie e indirizz isulteranjno perfettamente chiari e leggibili, verranno ces fcjS i ^ 'A - ^jui i i • questo relereydu'Tà verrà pubbli aio < inema" óSèl 10 febbraio 194Q1XVII1.* f$ À FATfA ALLA PRESEKÈW^I^ JPlfJB NPTAIO , ,1^^ ^ Vi esorta a non trascurare' le gengive, che spesso sono causa della rovina della dentatura. Per garantirvi contro ogni rischio con- sultate di tanto in tanto il dentista ed adoperate regolarmente la PASTA DENTIFRICIA GIBBS„S. R." Queste Pasta di sapore gradevolis- simo, contribuisce efficacemente a prevenire la Gengivite e la Piorrea poiché, grazie alla sua base di SODIO- RIO NOLEATO, stimola la resistenza dei tessuti e neutralizza gli effetti tossici. La PASTA DENTIFRICIA GIBBSttS. R."è la migliore custode della salute e della bellezza dei vostri denti ! 406 ** CINEMA GIRA Maria Denis e Vittorio De Sica mentre si gira 'Viaggio verso il sole' (pro- duzione Atlas Film-ICI) ITAL.IA I FILM STORICI... ...sembrano in questo momento go- dere del favore dei produttori ita- liani. Infatti, tra i lavori annunziati di prossima realizzazione, vediamo un Gioacchino Rossini che la Gran- di Film Storici affiderà a Carmine Gallone, il regista che per la stessa Casa ha diretto giuseiie verdi. Al- tri film già annunziati, sono in piena lavorazione o quasi ultimati, come sei bambine e il Perseo che si gira a Tirrenia, il ponte dei sospiri del- la Scalerà, un'avventura di salva- tor rosa della Stella Film. UOMINI SUL FONDO... ...è il titolo di un film che la Sca- lerà ha iniziato in questi giorni e la cui trama si svolge intorno alla vita degli equipaggi dei sottomarini. II film che esaltei la vita oscura e le audacie sovente ignorate al gran pubblico di questi nostri marinai, dlustrerà anche efficacemente i mezzi di salvataggio in uso nella nostra Marina. Il film è diretto da un tecnico, Francesco De Robertis, coadiuvato da Ivo Perilli. PIERO BALLERINI... ...ha iniziato in questi giorni a Tir renia il film È sbarcato un mari- naio il cui soggetto è dovuto allo stesso Ballerini. Interpreti princi- pali sono: Amedeo Nazzari, Doris Duranti, Enrico Glori, Germana Paolieri e Polidor. UNA INTERESSANTE INIZIATIVA... ...è certamente quella della Comoe- dia Film che ha iniziato la prepa- razione di un lavoro che porterà sullo schermo la figura di Antonio Meucci, lo sfortunato inventore del telefono. Il soggetto, elaborato da S. E. Lucio D'Ambra, è stato sce- neggiato da Guido Cantini. La regìa sarà affidata ad Enrico Guazzoni. Paola Barbara e Otello Toso nel film ' H ponte dei sospiri ' (Scalerà) 301 304 ANTEO SUPERETERODINA A 5 VALVOLE CON neuTROMiTennfi PER L" ELIMINAZIONE DEI DISTURBI PROVENIENTI DALLA RETE, INTERFERENZE E RONZIO D'INDUZIONE L. 1250 CARATTERISTICHE PRINCIPALI: RICEZIONE di 3 gamme d'onda: medie - corre - cortissime TELAIO "PENTAR" (brevetto) a gruppi separati con trasformatore di alimentazione indipendente ALTOPARLANTE ELETTRODINA- MICO con centratore esterno in carta corrugata che evita le riso- nanze e migliora la fedeltà SELETTIVITÀ, SENSIBILITÀ E FEDELTÀ ELEVATISSIME • RICE- ZIONE DELLE PIÙ LONTANE STAZIONI AD ONDA CORTA ANCHE DI OLTRE OCEANO RflDIOI11fll)6LLI Li PRODUZIONE ITALIANA DAL 1930 A» OGGI Per facilitare, nella ricerca di dati esatti, tutti coloro che intendono prendere parte ai Referendum di Cinema iniziamo da questo numero h pubblicazione dell'elenio completo dei film italiani prodotti dal 'QJ'j sino ad oggi, con il titolo, la casa di produzione , ti regista e gli interpreti principali. 1930 NAPOLI CHE CANTA - F.E.R.T. - Mario Almirante - Anna Mari, Giorgio Curti. Lilvan Lil. LA CANZONE DELL'AMORE - Cines - G. Righelli - Dria Paola, Elio Steiner, Umberto Sacripanti, Isa Pola, Camillo Pilotto. NERONE - Cines - Alessandro Blasetti - Ettore Petrolini, Grazia del Rio, Mer- cedes Brignone. CORTE D'ASSISE - Cines - Guido Brignone - Marcella Albani, Renzo Ric- ci, Lia Franca, Carlo Ninchi. MEDICO PER FORZA - Cines - Car- lo Campogalliani - Ettore Petrolini, Le- tizia Quaranta. Tilde Mercandalli. S. ANTONIO DI PADOVA - S. A. C. R. A. S. - Giulio Antamoro - Carlo Pinzauti, Elio Fosci, Ruggero Barni, Armando Casini. TERRA MADRE - Cines - Alessan- dro Blasetti - Leda Gloria, Sandro Sal- vini, Giorgio Bianchi, Isa Pola, Carlo Ninchi. RUBACUORI - Cines - Guido Brigno- ne - Armando Falconi, Grazia del Rio, Tina Lattanzi, Vasco Creti, Giorgio Bianchi. LA SCALA - Cines - Gennaro Righelli - Maria Jacobini, Carlo Ninchi, Franco Coop. RESURRECTIO - Cines - Alessan- dro Blasetti - Lia Franca, Daniele Cre- spi, Olga Capri. LA STELLA DEL CINEMA - Cines - Mario Almirante - Grazia del Rio, Elio Steiner, Fulvio Testi, Giu- seppe Masi. LA LANTERNA DEL DIAVOLO - Cines - Carlo Campogalliani - Nella Maria Bonora, Donatella Neri, Carlo Gualandri. 1931 IL SOLITARIO DELLA MONTA- GNA - Cines - Vladimiro De Liguoro - Letizia Bonini, Giorgio Bianchi, Gu- stavo Serena. L'UOMO DALL'ARTIGLIO - Cines - Nunzio Malasomma - Dria Paola, Elio Steiner, Carlo Fontana. PATATRAC - Cines - Gennaro Ri- ghelli - Armando Falconi, Arturo Fal- coni, Maria Jacobini, Andreina Pagnani. VELE AMMAINATE - Cines - A. G. Bragaglia - Dria Paola, Carlo Fontana, Enrica Fantis. FIGARO E LA SUA GRAN GIOR- NATA - Cines - Mario Camerini - Gianfranco Giachetti. Leda Gloria, Ugo Cescri, Umberto Sacripanti. LA SEGRETARIA PRIVATA - Ci nes - Goffredo Alessandrini - Nino Be- sozzi, Elsa Merlini, Sergio Tofano. LA WALLY - Cines - Guido Brignone - Germana Paolieri, Carlo Ninchi, Isa Pola, Achille Majeroni. L'ULTIMA AVVENTURA - Cines Mario Camerini - Armando Falconi, Diomira Jacobini, Carlo Fontana, Ros- sana Masi. LA VECCHIA SIGNORA - Caesar Amleto Palermi - Emma Gramatica, Arturo Falconi, Memo Benassi, Mauri- zio D'Ancora, Vittorio De Sica. PALIO - Cines - Alessandro Blasetti - Leda Gloria, Guido Celano, Ugo Ce- seri. Laura Nucci, Mario Ferrari. LA CANTANTE DELL'OPERA - Cines - Nunzio Malasomma - Germana Paolieri, Isa Pola, Gianfranco Giachetti, Ugo Cestri. LA TELEFONISTA - Cines - Nun- zio Malasomma - Isa Pola, Mimi Ayl- mer, Luigi Cimara, Sergio Tofano. DUE CUORI FELICI - Cines Bai dassare Negroni - Mimi Avlmer, Vit- torio De Sica, Umberto Melnati, Ca- millo Pilotto. 1932 GLI UONINI CHE MASCALZONI - Cines - Mario Camerini - Vittorio De Sica - Lia Franca. PERGOLESI - Cines - Guido Brigno- ne - Elio Steiner, Dria Paola. CINQUE A ZERO - GAI. Mario Bonnard - Angelo Musco, Milly, Mau- rizio D'Ancora. LA TAVOLA DEI POVERI - Cines Alessandro Blasetti - Leda Gloria, Raf- faele Viviani, Mario Ferrari. PARADISO - Cines - Guido Brigno- ne - Nino Besozzi, Sandra Ravel, Lam- berto Picasso. IL DONO DEL MATTINO - Cae sar - Enrico Guazzoni - Germana Pao- lieri, Carlo Lombardi, Vasco Creti. VENERE - Titanus - F. N. Neroni - Maurizio D'Ancora. Hellen Meis, Gior- gio Bianchi. L'ARMATA AZZURRA - Cines - Gennaro Righelli - Germana Paolieri, Leda Gloria, Guido Celano. ZAGANELLA E IL CAVALD3RE - Caesar - Gustavo Serena - Marcella Al- bani, Carlo Lombardi. SETTE GIORNI CENTO LIRE - Etrusca Film - Mario Mattoli - Arman- do Falconi, Leda Gloria, Enrico Via- risio. TRE UOMINI IN FRAK - Cae sar - Mario Bonnard - Tito Schipa, As- sia Noris, Eduardo e Peppino De Fi- lippo, Camillo Pilotto. O LA BORSA O LA VITA - Cines C. L. Bragaglia - Sergio Tofano, Luigi Almirante, Lamberto Picasso. LA VOCE LONTANA - Cines - Guido Brignone - Sandra Ravel, Carlo Mauri. LA FORTUNA DI ZANZE - Cae sar - Amleto Palermi - Emma Grama- tica, Germana Paolieri, Vasco Creti, Giorgio Bianchi. ACCIAIO - Cines - Walter Rutt- mann - Isa Pola, Pietro Pastore. NON SONO GELOSA - Cines C. L. Bragaglia - Marcella Albani, Nino Besozzi, Luigi Almirante, Pina Renzi. T'AMERÒ SEMPRE - Cines - Ma- rio Camerini - Elsa De Giorgi, Nino Besozzi. Mino Doro, Pina Renzi. ACQUA CHETA - Manenti - Gero Zambuto - Germana Paolieri, Elio Steiner, Guido Celano, Maurizio D'An- cora. AL BUIO INSIEME - Cines Gen naro Righelli - Sandra Ravel, Maurizio D'Ancora, Lamberto Picasso. (continua) 305 PUBBLICITÀ MICROTECNICA IMPORTAZIONE ED ESPORTAZIONE CINEMATOGRAFICA ANCHE in questi momenti in cui l'inte- resse del pubblico è attratto da ben altri clamori e problemi di carattere internazio- nale, il settore cinema dà ancora molta esca alle chiacchiere quotidiane, sia tram viarie, stradali o di salotto. Il cinema è un argo- mento che interessa sempre la massa. Tutti vanno al cinema e, se per fortuna non tutti ne discutono, una notevolissima parte ne fa oggetto di conversazione e di commento. Il dialogo si esaurisce a volte semplicemente così: «Hai visto il tal film?)) «No». «Beh! Vacci : non c'è male »; o se no : « Non anda- re al cinema X, per carità! È. un orrore! »; o altrimenti, con giudizio squisitamente fem- minile: c( Vai a vedere Ginger Rogers: ve- drai che deliziosi modelli ». E qui, forse, si aggiunge, se si è in vena, una parola non certo d'elogio per gli abiti che indossano le nostre, attrici quasi sempre fuori ambiente, orario e situazione. Vi sono però i supercritici o « primitivi », come alcuni chiamano questi assidui delle « prime », che fanno della materia cinema- tografica un ben più importante e costante oggetto di discussione. Non sporgendosi più dal finestrino delle loro fuoriserie, ma appoggiati alla loro « Legna- no » tipo Bartali, areodinamica ultima crea- zione, trinciano con noncuranza i loro giu- dizi il più delle volte privi di logica e di senno. Questi « primitivi » che godono del poter « beccare » i film nazionali e di spellarsi le mani nell'applaudire il « made in U.S. A. », sono molto diminuiti. Oltre al fatto che la produzione italiana è migliorata sensibil- mente, c'è anche quello che l'americana che abbiamo visto ultimamente non appartiene certo a quella classe superiore alla quale eravamo abituati. A consolarli di questo passatempo, ormai molto ridotto da un anno a questa parte, è balenata, è stata sussurrata la notizia che i film americani entreranno come prima in Italia. Si sono svolte perciò violente mani- festazioni di gioia, alle quali il grosso pub- blico, quello cioè che va al cinema per il cinema e non per i « versacci » tanto distin- ti di Irene Dunne quando beve la birra, non ha affatto preso parte, non avvertendo nem- meno l'importanza di tale avvenimento. Non che non piacciano anche a me i film americani : sono stato anzi uno di quelli che ha sempre sostenuto che sotto molti punti di vista il cinema americano è supe- riore all'europeo. Ma da ciò a passare alle danze e ai fuochi di gioia ci corre molto. Comunque non credo che questo ritorno av- verrà. O meglio, forse avverrà, ma non col carattere totalitario che aveva una volta. Il Monopolio esiste e va rispettato a tutela del- la produzione italiana. Entreranno un po' più di film americani ma non certamente con la distribuzione diretta. Il problema del rifornimento dell'esercizio può dirsi risolto per quest'inverno. Più gra- ve sarà la situazione quest'altro anno, quan-, do le produzioni europee saranno ridotte, per ovvie ragioni, a men che la metà. È questo il momento che aspettano i ma- gnati holliwoodiani e già sulle loro gazzette fanno la voce grossa e aprono il cuore alle più rosee speranze. Ma la vita è dura anche per loro, perchè tutti gli Stati si sono chiusi nel loro guscio e le restrizioni e i contingen- tamenti esistono ormai in più di 25 nazioni e non si ha, per ora, motivo di credere che alcuna di esse receda dalla posizione presa. E poi la produzione americana non ha più quel tono, quel livello, di una volta. Gli schemi si sono ormai esauriti, la formula si va sempre più fossilizzando, stereotipandosi in un unico tipo, né ci sembra che questo stato di cose possa essere rapidamente mu- tato. Comunque in Italia c'è posto per una tren- tina di buoni film americani, oltre a quelli minori che già esistono e, se contenuti in tal numero, non danneggeranno la produ- zione italiana mentre sta facendo il suo massimo sforzo. E, poi che l'ho nominata — a proposito, — che ne è di essa? A che punto siamo? Volevo scrivere un articolo completamente dedicato ad essa, ricco di dati e di statisti- che, e nel quale, in primo piano, a dimo- strare la fiorente attività della nostra indu- stria, volevo far sapere quanti film italiani sono stati venduti all'estero. Mi pareva che render noto ciò sarebbe stato un'ottima occasione per far conoscere ai so- liti scettici e pessimisti che il film italiano si comincia ad esportare ed abbastanza su va- sta scala. Piccole cifre, s'intende, ma che prima non eran nemmeno comprese fra gli utili eventuali di una società. Questi dati ci avrebbero infatti permesso di dimostrare come, mentre esiste ed è sem- pre esistito un problema inerente all'impor- tazione di film stranieri in Italia, comincia finalmente ora a sorgere quello della espor- tazione del film italiano all'estero. Mi ero quindi interessato per ottenere dalle case di produzione italiane un elenco dei film di loro fabbricazione che fossero stati acquistati all'estero, credendo che ciò avreb- be potuto loro far piacere. La Cinematogra- phie Fran$aise pubblicava e pubblica in vi- stosi titoli d'elogio il nome di quei film che erano e sono venduti fuori della Francia. Così accade in ogni paese che abbia una at- tività cinematografica. Le case di produzione italiane hanno fatto sapere che preferivano il silenzio, che non potevano dir niente per oscuri motivi; in- somma non sono riuscito a saper nulla. Mi son rivolto all'U.N.E.P., che come sa- pete è un'ottima organizzazione creata ap- posta per il piazzamento dei film nazionali all'estero. Mi è stato dato un lungo elenco dal quale risulta che in parecchi paesi euro- pei ed extra-europei sono stati proiettati o si proietteranno moltissimi film italiani. A smorzare la mia naturale gioia mi si è fatto dire che l'U.N.E.P., o meglio i pro- duttori, non gradivano che tale elenco fosse reso noto. Questo si comprende per quei film che an- cora si stanno trattando o per i quali sono in corso visioni private, ma per quelli già proiettati o per quelli regolarmente già pa- gati, non vedo che danno avrebbe potuto portare questa pubblicazione. Non mi resta quindi che aggiungere questo mistero a quei tanti altri inspiegabili della nostra industria cinematografica . Comunque quello che realmente conta e mi interessa è ormai questo: il film italiano ha quasi conquistato e conquisterà definitiva- mente il posto d'onore nel proprio paese, tanto da potersi già avviare verso nuove vie di successo. Sono conquiste iniziali, di valore più mo- rale che altro, ma è da queste che possono nascere dei forti legami e delle fruttuose con- venzioni, per le quali la produzione italiana, finora Cenerentola del mercato mondiale, trovi finalmente il principe della favola che la innalzi al titolo di regina, a dispetto di tutti i « misteri » di cui amano ammantarsi molti produttori italiani. VITTORIO MUSSOLINI m JPW1B&M©© 3!fiì(©!L!ggÌ LÀ mia impressione del pubblico cinema- tografico inglese è fatalmente compromessa dalla prima visita che io feci ad uno dei sontuosi picture theatres di Londra. Entrai nella sala proprio nel momento in cui una luce violetta in sordina andava gradual- mente avvivandosi e cangiandosi in un ric- co arancione dorato, mentre un fascio di raggi bianchissimi, una colonna candida come panna, avviluppò un angolo del pro- scenio, e dentro lenta e solenne vi sorse, a mo' di stame carico di polline, la mistica erezione di un sonorissimo organo. Ricco e solido come fosse scavato nel torrone più duro e soave, l'organo s'arrestò a mezz'aria, e il ghiotto insetto caudato di marsina che stava aggrappato alla tastiera fece d'incanto svanire le note spiegate e tumultuose del- l'esordio in una lene stregata querula ne- nia. Dolce armonia da organo! Un miele purissimo, ultraterreno, invase la sala aran- cione; cornucopie di melassa, fiumi di sci- roppo odorosissimo piovvero come dal cielo bianco e oro del soffitto falso rococò, insi- diosamente impregnarono di molle dolcitu- dine i più riposti anfratti della platea di rosso velluto. Allora guardai il pubblico. Era questo il paradiso di Ossian, in cui eteree creature angeliche porgono agli stan- chi guerrieri le tazze del celeste idromele? Questo scritto di Mario Praz apre la nostra serie sui pubblici dei cinematografi del mon- do. Seguiranno articoli di Emilio Lecchi sul pubblico americano, di Corrado Alvaro sul pubblico russo, di Enrico Emanuelli sul pub- blico tnilanese, di G. B. Angioletti sul pub- blico francese, di Raimondo Manzini sul pub- blico cinese, etc. Dappertutto \£devo coppie che sembravano emergere con occhi natanti di voluttà da un oblìo profondo, e, rallentato l'abbrac- cio, si vezzeggiavano offrendosi il soave contenuto di larghe scatole dorate e infioc- chettate di rosa e d'azzurro, coppie spro- fondate nel velluto, circonfuse del fumo cilestrino di sigarette oppiate, trasportate dalla musica dell'organo come in un mae- stoso carosello obbediente al ritmo recon- dito delle celesti sfere. E allora mi accorsi che questo non era che un'immensa alcova, un riposato porto spirante tutti gl'incanti e le voluttà delle Mille e una notte, per risto- rare dall' indicibilmente grigia esistenza co- tidiana nella grigia città quegli stessi uomi- ni che tu incontri pallidi e pieni di sussiego la mattina nella City, e le dattilografe e le commesse di negozio che il giorno dissimu- lano alla beli 'e meglio la loro anima di sil- fide o di odalisca in qualche polveroso uf- ficio dove mai non penetra il sole, o dietro il banco d'un grande magazzino di confe- zioni. E mentre la musica dell'organo se- guitava a celebrare il suo ufficio semidivino di pronuba, alternando gli svenevolissimi adagi coi larghi appassionati e i briosi alle- gretti, e riempiendo talora d'un turgido tuono le volte, le più disparate immagini mi balenavano agli occhi della mente. Vedevo le gallerie dei teatri dell'epoca eli- sabettiana piene di turbe chiassose e im- pazienti, che spendevano gl'intervalli gio- cando a carte e mangiando frutta e dol- ciumi, mentre le cortigiane circolavano mol- leggiando sui fianchi, e le signore oneste, per non confondersi con tale marmaglia, portavano il viso coperto di maschera e si appartavano nei palchetti. Vedevo i primi teatri coperti dell'epoca carolina, ammor- bati dal puzzolente fumo d'una universale moccolaia, dove, in un pallida tremola luce, divinità pesantemente vestite e incrostate di chincaglie apparivano contro rozze prospet- tive illusionistiche, tra penose sovrapposi- zioni e risoluzioni di nubi di tela dipinta. D'un tratto, mi si ripresentava un genere d'episodio un tempo classico nei cinemato- grafi nostrani, quando al grido inviperito di « Luce! luce! », cigolavano e scattavano tutti i sedili automatici di legno all'alzarsi 308 di tutto il pubblico, e la luce sguaiata rive- lava il « satiro » accompagnato dalle guar- die all'uscita. Visione infernale e grottesca di contro a questa paradisiaca del cinema- tografo inglese perfezionato, ove ciascuno può fare il proprio comodo (a Oxford c'era una volta un cinematografo con poltrone a due posti), ove le ministranti ancelle non solo offrono i più allettanti cioccolatini e le più zuccherose bevande, ma chiudono un occhio allorché si fa buio, quando non lo volgono benigno verso i gentiluomini soli. Tutto ciò torna a dire che l'immensa popo- larità del cinema in Inghilterra non è solo dovuta allo spettacolo; è dovuta in gran parte all'opportunità che offre, in un paese freddo dove gl'innamorati non hanno altro luogo dove appartarsi tranquillamente (a meno di non voler basire sulle rigide pan- chine dei parchi, minacciate dall'occhio dei vigili), di rifocillare insieme e le membra sulle morbidissime poltrone, e le orecchie agl'incantevoli suoni, e gli occhi colle emo- zionanti visioni, e il palato coi fondenti dolciumi, e il resto che un'espressione vol- gare definisce a sixpenri 'orth of hand-f...ing. Ma non è qui il caso di mostrale « ciò che in cinema si puote » in Inghilterra. Se mai si possono rilevare gli effetti che sul pro- gramma ha un simile pubblico, o, diciam pure, la preponderanza di un simile pub- blico (che non vorrei che mi si prendesse troppo alla . lettera, e si credesse che al picture theatre, al « Palais de luxe », come si chiamano molti di questi cinematografi, vadan solo le coppie malintenzionate). Pri- ma di tutto, l'allungamento inverosimile del programma con gl'intermezzi d'organo, le civetterie dei giochi di luce, e simili vapo- rosi e futili accessori. Poi il genere di film, ora frivola commedia illustrante, contro lo sfondo di lussuosi locali e di esotici scenari, le vicende, con esito fortunato, di qualche sorella delle ragazze che popolano la platea; ora dramma poliziesco crepitante d'armi automatiche e di sirene di automobili blin- date: due tipi di rappresentazione che, co- me oramai tutti sanno, sono la piaga del- l'arte cinematografica. Il pubblico inglese, che amava i suoni d'allarme, le trombe e i tamburi delle battaglie sceniche all'epoca d'Elisabetta, ama oggi i sibili delle sirene di inseguimento, le sparatorie dei gangsters; invece dello sfondo esotico dell'Italia del Rinascimento, magazzino di veleni e di sti- letti, ama le sinistre luci dei bassifondi di Chicago, o i maliosi e pericolosi mari del Sud; ma sempre un film cercherà d'aver lieto fine, e sempre si concluderà con le prosperità della virtù e le sventure del vi- zio, sebbene tutto lo svolgimento accenni al contrario (tale è il caso anche di buoni film come quello tradotto in italiano quale schiavo d'amore, con quei due bravissimi attori che sono Bette Davis e Leslie Ho- ward). E infine, nel film stesso, conteranno più gli accessori del principale, e si andrà in visibilio per le danze di Fred Astaire e di Ginger Rogers, arabeschi deliziosi di cui non dirò male per non provocare il risenti- mento del nostro bravo Pannunzio. Tutt' altro è naturalmente il pubblico serio, intellettuale, dei minori cinematografi spe- cializzati in film d'eccezione; per esempio del Berkeley di Londra, dove l'estate di quest'anno abbiam veduto quella femme du boulanger, film veramente d'arte, che al grosso pubblico non avrebbe detto nulla di nulla. Spettacoli di questo tipo son rari in un genere di rappresentazione dove non solo predomina il mestiere (che non è poi tanto un male, che Dio ci liberi dalle inten- zioni troppo metafisiche!), ma la più sfac- ciata e noiosa speculazione commerciale, e il più monotono e meschino sfruttamento di motivi e di situazioni « popolari ». MARIO PRAZ : Dal film ' La vita privata di IBlisabetta ed Bssex' : | Bett» Davis ed Errol Flynn 309 -» 'FACCIAMO UN FILM?' RICORDI RI PRODIZIOAE 1931 (continuazione e fine) MONTATI in fretta gli ambienti nel teatro di posa, incominciammo a girare le scene che si svolgevano negli interni. B. V. Ca- magni recitava e dirigeva nello stesso tem- po, mentre io badavo ad ottenere dall'ope- ratore le inquadrature migliori. Per una set- timana lavorammo dall'alba al tramonto, sfruttando ogni attimo di luce buona. L'af- fìtto del teatro costava carissimo, e non c'era tempo da sprecare. Il sabato pomeriggio l'ultimo giro di ma- novella era dato, e alla sera, dopo pranzo, stanchi ma eccitati ed ansiosi ci riunimmo dinanzi ad un piccolo proiettore per vedere i positivi delle prime quattro giornate di la- voro, che solo quel giorno era stato possi- bile avere dallo stabilimento di sviluppo e stampa. La proiezione incominciò. Passò una sce- na, indi un'altra, brevi, nel più trepidante silenzio. Sul piccolo schermo le figure ap- parivano confuse, quasi indistinguibili. « Più luce! » esclamò l'attrice. « L'arco è al massimo » rispose il segreta- rio, che faceva andare il proiettore. « Ma allora, perchè non si vede chiaro? » chiesi io. Il segretario spostò l'obiettivo avanti, in- dietro, toccò l'arco, ma la proiezione non migliorava. Un dubbio tremendo aveva as- salito ognuno di noi, ma nessuno osava manifestarlo. Quando la pellicola finì e la luce venne riaccesa guardammo l'operato- re. Egli era livido, sudato. Svolse il posi- tivo, guardandolo controluce, con mani tremanti. <( È stampato malissimo! Chi sa perchè hanno virato quasi tutte le scene. Avevo pur detto che le stampassero in bianco e nero... » balbettò. Poi soggiunse: « Del re- sto con questo proiettore non si può giudi- car bene... » Era ormai vicina la mezzanotte. Con due botticelle filammo al Cinema Quattro Fon- tane ove, quando lo spettacolo finì, otte- nemmo dal direttore di poter proiettare la bobina che avevamo portato con noi. Fu peggio di prima. Tutte le scene erano de- boli di posa, alcune sfocate; una settimana di lavoro e molte migliaia di lire erano ir- rimediabilmente perdute! Quando nella va- sta sala vuota e puzzolente dell'odore della folla che fino a poco prima vi si era accal- cata, la luce si riaccese, l'operatore era scomparso. Egli non aveva aspettato la fine della proiezione, né mai più ci riuscì di ve- derlo. Sapemmo qualche tempo dopo che aveva lasciato Roma e il mestiere. Io ero rimasto avvilitissimo da quel colpo inaspettato e mi sentivo pieno di rimorsi, sebbene non avessi nessuna colpa. Ma nel 1920 non s'era ancora abituati a conside- rare una donna nelle vesti di uomo d'af- fari, ed in un certo senso mi pareva che B. V. Camagni si fosse affidata a me e che quindi mia dovesse essere la responsabilità di quanto potesse accadere. Ella invece sop- portò la cosa con grande bravura, e quella notte medesima decise di continuare il la- voro, rifacendo tutto daccapo con un altro operatore, che l'amministratore ebbe inca- rico di trovare il giorno dopo. Il nuovo operatore fu Arturo Gallea, che allora era un giovinotto, ma che subito diede prova di conoscere i segreti della De- brie. Ammaestrato tuttavia dalla esperien- za precedente, che aveva fatto sbollire i miei entusiasmi, io diventai cauto e guar- dingo. Non davo più credito a tutto quello che mi si diceva, e con l'intento di rime- diare un po' alla perdita subita, esigevo una applicazione al lavoro che sorpassava i limiti delle capacità di tutta quella gente, specie degli attori, abituati invece a fare secondo il loro comodo o i loro capricci. Gli interni vennero rimontati e girati di nuovo, quindi venne la volta degli esterni, per i quali fu necessario allontanarsi anche da Roma. Ora durante la ripresa di queste scene, ch'era necessario girare di buon mat- tino per approfittare delle migliori condi- zioni di luce, non mi riusciva mai, come pretendevo nei miei ordini del giorno, di veder riunita la troupe degli attori e dei collaboratori per le ore che fissavo, e che erano sempre molto mattiniere. Colui che si faceva sempre aspettare era l'ammini- stratore. Impossibile di vederlo giungere prima delle nove, e talora non si faceva vedere affatto avanti mezzogiorno. Dopo averlo richiamato alcune volte gen- tilmente, un giorno lo presi da parte e gli Atto I - Noemi: 'Se volevate convincermi, vi ho accontentato. Ora posso anche andarmene' Atto II - Paolo: 'Fra la signora e me c'è un patto che le lascia intera la sua libertà' 310 Atto III - Noemi : ' Sei tu la nemica che odio ! La mia dannazione ! ' dissi che non avrei più tollerato cose simili, u Ma santo Iddio, bisogna che comprenda anche lei! Io faccio quello che posso! Ier- sera me ne sono andato alle undici, sta- mane ero in piedi alle tre, e non mi sono ancora seduto un minuto, se crede! » egli mi rispose, eccitato dai miei rimproveri. « S'è alzato alle tre? Ma ora sono le dieci passate! Non vorrà dirmi che ci ha messo sette ore per venire da casa sua a qui? » « Ma dalle tre alle nove ho lavorato, poi son corso subito. Capirà, non posso mica trascurare il mio lavoro... ». « Ma quale lavoro? » « Eh, l'impiego! Il cinematografo non è mi- ca il mio mestiere... ». « Ma che fa, lei? Io non so nulla! ». " Sono ispettore alla nettezza urbana. Di notte quindi devo badare al mio lavoro, ed è per questo che alla mattina non sono li- bero tanto presto... ». « E la signorina Camagni lo sa? » balbet- tai interdetto. <( Non so se Piacentini glielo abbia detto...» Piacentini, un attore, era l'amico che lo aveva presentato e raccomandato alla Ca- magni, con molti elogi sulla sua capacità. Dall'espressione un po' penosa del suo viso, compresi ch'egli non ci teneva a far sapere quale era la sua reale professione, d'altron- de eravamo quasi alla fine del lavoro, e mi pareva inutile turbare l'attrice con una ri- velazione del genere. Ormai non si poteva tornare indietro, ma da quella notte io per- detti il sonno. Il collocamento del film di- pendeva in gran parte dalle relazioni del- l'amministratore, ch'egli aveva assicurato di avere, ma dopo quella scoperta avevo tutti i motivi per dubitare di lui e delle sue affermazioni. E del resto, io stesso, chi ero? Non aveva accettato un compito, che sem- pre più si dimostrava difficile e complesso, senza la minima preparazione, con una leggerezza indegna di un uomo serio? E che appunti, tranne quelli relativi ai suoi ritardi mattutini, potevo rivolgere all'am- ministratore? Egli s'era dimostrato attivis- simo, entusiasta, zelante ed energico. No. Almeno fino alla fine delle riprese dovevo tacere, e tacqui, tenendo per me i dubbi angosciosi sull'esito dell'impresa, ma fare un film non mi pareva più una cosa facile e dilettevole come sul principio, e avrei be- nedetto la malattia o un accidente che mi avesse liberato da tutti quei fastidi e quelle preoccupazioni che mi pesavano addosso e che mi torturavano. Intanto i rotoli dei positivi aumentavano ogni giorno nelle grandi casse di zinco, e venne il giorno in cui anche l'ultima scena fu girata. L'esistenza movimentata cessò, incominciò quella della clausura nella stan- za buia ove si doveva montare un film, nell'odore accorante dell'acetone e col mar- tirio di non poter fumare. Dalla mattina alla sera, e molte volte fino a tarda notte, B. V. Camagni ed io si lavorava, sceglien- do le scene, tagliandole, inserendole, discu- tendo, criticando i nostri pareri, scrivendo i titoli, aiutandoci con una tazza di caffè ogni dieci minuti. Quattro parti erano già state montate, quando un giorno l'ammi- nistratore capitò con un fiasco sottobrac- cio. Egli pareva di buonissimo umore. « A lei signorina piace il buon caffè, non è vero? » egli chiese. « Sentirà questo! È un omaggio di S*** ». S*** era il segretario, quel giovanotto svel- to e servizievole del quale non avevamo avuto che da lodarci, entusiasta anche lui del cinematografo. Il caffè, già fatto, era davvero squisito. L'amministratore sorrise. « Sfido, se non è buono questo! È quello che beve il re... ». « O come ha fatto a procurarselo, il segre- tario? » domandai. « Eh, S*** è di casa... » « Di casa? » « Sicuro! È guardarobiere a casa reale. Non lo sapevano? » rispose con una certa iro- nia l'amministratore. « Neanche lui fa il cinematografo per mestiere, ma siccome gli piace ed aveva un anno di congedo... » « Per malattia? » « No! Un congedo... diplomatico. Devono sapere che un giorno la regina s'è accorta che c'era qualche cosa tra lui e la sua pet- tinatrice, e allora, siccome queste cose non le vanno, lo ha allontanato dandogli un an- no di congedo. Non poteva mica cacciarlo per questo! ». Dopo l'ispettore della nettezza urbana, il guardarobiere della regina! Chi altri anco- ra aveva partecipato alla realizzazione del nostro film? Malgrado i miei segreti rimor- si e le mie preoccupazioni mi misi a ridere, mentre l'amministratore riprendeva: « Ma il caffè mi fa dimenticare il resto. Stamane sono stato da Capasse Le foto- grafie gli sono piaciute e desidera veder- lo... )> Capasso era in quegli anni uno dei mag- giori noleggiatori di film di Roma. Vide il nostro, gli piacque, e neppure un mese do- po sconosciuta venne presentata al Cine- ma Corso, dove tenne onorevolmente lo schermo per otto giorni, né più né meno dei grandi film della U. C. I. e della F. E. R. T. Questo successo indusse subito Bianca V. Camagni ad iniziare un altro lavoro, sopra uno scenario ch'io ricavai da un romanzo di Matilde Serao: Fantasia. Assieme alla Camagni, protagonista di questo film fu Amleto Novelli, ed esso ebbe ancor mag- giore fortuna del primo, ma l'attività ge- niale di questa ardita donna fu presto fru- strata dalle condizioni del mercato estero. A Parigi, dove ella si recò ben presentata, non ci fu uno, dico uno fra i molti noleg- giatori che abbia voluto soltanto visionare i suoi film : essi consideravano ormai una inutile perdita di tempo visionare film ita- liani! Per la cronaca, credo che sconosciuta sia stato il primo film immaginato, interpre- tato e diretto da una donna, e gli storici del cinema possono prenderne appunto. TITO A. SPAGNOL 1 »<• " -. jlf 1 Ixl^ ^^i I^^.t3l ■1 r t£ * ì* ' V Kr- ^» Epilogo 1921 - Noemi: 'Per lei?' Paolo: 'Porse per te' 3ii IL RIDICOLO DEI MODERNI f„C0T %pmM'faT0^ Td,ere lJT telh De Rege contenti delle loro pelli- cole? Dissi: MILIZIA TERRITORIALE, GLI ALLEGRI MASNADIERI, LASCIATE OGNI SPERANZA, L'ALLEGRO CAN- TANTE; mi risposero: « Brutta tobu, non ci pensiamo più ». Poi continuammo a parlate. Ma io pensavo — mentre loro dicevano: « Non abbiamo mai trovato uno scenario adatto al nostro tem- peramento »; pensavo che il comico dei classici sta nelle cose, e il ridicolo dei moderni nelle parole. Quelli partivano da una cosa comica e internamente comica, questi sfruttando un labile giuoco di paiole, s'attaccano ad una balbuzie il più delle volte mentale, il ritardo della risposta, l'equivoco, l'allusione: così i primi erano solidi, duraturi e i secondi sono legati al soffio d'un labile ricordo. Eravamo in un camerino troppo piccolo, in Ire a fumare e i De Rege (or l'uno, ora i'allro) volevano spiegarmi quali differenzi siano tra l'umorismo cinematografico, quello giornalistico e quello teatrale; ma io pensavo: » Al di là della battuta, che sale vi mettono? ». Forse, come sempre, offrono al pubblico la facile garanzia di non essere tonto. (Ecco il disappunto di chi non riesce a intendere il segreto d'una battuta). Sono in due. loro: e uno fa « l'intelligente ». l'altro lo « stupidello », voglio dire che il primo realizza le velleità dei furo: clic stanno a sentire. Ognuno compie, diff ormata nel riso, una sua piccola vendetta, mortifica sa ben lui citi nella persona di De Rege stupidello. « Noi vorremmo una scenario scritto per i nostri due caratteri » mi dicevano; « con una vena sentimen- tale ». Ma io pensavo a quella ineffabile vena poetica che dovrebbe far di loto non la caricatura di un tipo (il prepotente e l'impacciato, il sicuro di sé e ii leggermente tocco), ma quella di un sentimento: cioè non comici con una sene di tipiche convenzioni già sin dall'inizio, ma comici a poco a poco in una situazione normale. lo avevo finito di fumare la mia sigaretta e i De Rege non erano contenti della loro esperienza cinemato- grafica. Quello che fa « l'intelligente » diceva: « Desidereremmo una pellicola di complesso, cioè non es- sere soli, ma avere attorno altri ottimi attori, ognuno nella sua parte, nel suo ruolo », ma io pensavo che ai molti maneggioni dell' umorismo continuamente sfugge la vera essenza del comico, il quale, perchè lasci segno deve cadere sopra qualcosa d, serio e di importante. In fine dei conti i nostri comici faticano e faticano per scaricare su se stessi quelle sfumature ridicole che hanno sapulo creare, o che creano di battuta in battuta: sono autolesionisti della comicità, e la comicità resta sempre in loro, non fa mai diven- tare cotnico un modo di vivere, oppure una cosa della vita. Cosi non devono avere pretese; allora avanza, con certi suoi effimeri diritti, il clown. Poi mi alzai in piedi perchè stando seduto non potevo allungare le gambe. Uno dei due De Rege mi diceva: « Aspettiamo venga qualcuno con un bel lavoro. E ce In avevano anche dato, era la satira di tutta la città ne parla, e si intitolava I utta la città sta zitta, però non se ne fece nulla »; ma io pensavo a queir episodio che Giacomino raccontò, una volta, ad Adolfo Franci. « Mi avete mai visto quando ini metto a piangere a dirotto perchè mi han buttato per terra il cappello? » gli disse Giacomino una volta. « Quel pianto mi fu suggerito da un bambino che piangeva veramente, in teatro. Allora mi misi a piangere anch'io, ma per burla. Sentendomi piangere a quel modo — con quella voce — il bamibino c De Rege 3 smise di botto il suo pianto e sorrise ». A me pare di sapere in che cosa consista la sottigliezza d'un ultore comico. ENRICO EMANUELLI c Tota } IL NEMICO DEI RIFLETTORI EZJZZZlL ttZ%£ tra Civitavecchia e Viterbo e che lo avremmo trovato appunto quel lunedì al teatro Unione di quest' ultima città. Totò sembrava addii itlura irreperibile; per quanti sforzi facessimo egli inconsciamente riusciva a sfuggirci. All'albergo risultava essere regolarmente in teatro, in teatro al caffè, al caffè di nuovo all'al- bergo. Scoraggiati ci aggiravamo su e giù per le stradine profonde e strette, quando un rombo di automo- bile ci annunciò nella calma del lu-igo che qualcosa di nuovo si era prodotto. Infatti Totò del quale tutti davano notizie tendenziose era proprio allora arrivato. Ci ricevette sotto una luce fioca dietro le quinte del teatro, contornato da una folla di belle ragazze e si spenzolò da dietro un tavolino salutandoci mentre con quel suo viso tutto d'un pezzo restava in attesa delle nostre domande. La testa ci turbinava tra visioni di castelli e di medioevo, di cartelloni e di pol- verosi camerini quando egli con convinzione disse: « Nel cinema la cosa scocciante sono i riflettori. Per- chè i riflettori, vedete », prosegui, « i riflettori incocciano, e io, io ho i capelli neri e lucidi e allora è un disastro ». « Poi l'attesa è snervante; quando si fa del cinema sembra che l'attesa, e il bello è che non si sa che cosa si attenda, rappresemi la parte più importante e necessaria del lavoro ». « In sostanza non siete contento allora di fare del cinematografo ». Totò sembrò allora esser punto sul vivo. Allungò smisuratamente quel suo collo elasticissimo, spostò il volto nella sua tipica posa asimme- trica e, « chi lo ha detto? » disse, ci Ma ci sembra », proseguimmo, « ci sembra che dalle vostre afferma- zioni... ». « Chi io? » riprese, u lo sono entusiasta del cinematografo, purtroppo non così dei miei film ». « E allora? ». « Allora, riprese, secondo me dei ritocchi andrebbero fatti all' organizzazione per guadagna- re tempo e col tempo tante altre belle cose ». » Ma vedete, proseguì, in fondo il mio grande amore è ancora il teatro. Mi dovete credere », e si alzò sulla fronte il cappello e accentuando con mosse delle mani il suo dire, u le più grandi soddisfazioni è stato il teatro a darmele e sapete perchè? perchè il teatro è molto ma molto più difficile del cineuiatografo e quassù, su queste tavole giochetti e finzioni non se ne possono fare ». D'improvviso s'accese un riflettore e ci colpì in pieno. Gli altri intanto aspettavano. Totò si alzo di scatto, sorrise. « Scusate, sapete com'è, c'è la prova: venitemi a trovare a Roma a casa mia quando ci sarò, parleremo più a lungo e lontani da queste finzioni». _TTT„____, 1 ' r ii GIUSEPPE ISANI UN MILIONE E OTTOCENTOMILA — Che volete? disse Taranto - posso dire che il cinematografo m'abbia dato molte soddisfazioni. Perciò ho pensato di risolvere da me la situazione. Faccio dei film e li proietto in teatro durante il mio spettacolo. S'era in un camerino del teatro Alfieri di Torino. Taranto indossava una vestaglia pesante di color mar- rone: gli dava un'aria da signore distinto, sbattuto e amareggiato dalla vita. — Siete proprio convinto che ii cinematografo >'",. v'abbia dato molte soddisfazioni? — obbiettai Mi sentivo il cuore aperto e buono, da paladino. — Avete interpretato tre film; altii due, a quel che si sa, sono in progetto... Il pubblico ha accolto con schietta simpatia le vostre interpretazioni. — Non lo nego, non lo nega nessuno... Pero... Ci guardammo. Quello sguardo bastò, gli occhi di Taranto e i miei si poggiarono insieme sopra un mede- simo schermo ideale sul quale si proiettava il film della produzione italiana, un « giallo » con dei si- gnori dalle idee fisse e degli intoccabili galli i quali debbono essere ad ogni costo dei protagonisti perchè si dice che fanno cash — termine importalo dal mondo cinematografico americano e che significa « cas- setta »... Il « però » non ebbe seguito. — Non mi importerebbe nulla, naturalmente, di fare dei film con più personaggi di primo piano, purché abbiano ciascuno un ruolo bene sviluppato e definito. — Scossi la testa. — Badate bene, — continuò poi Taranto, — ciò che v'ho detto lia un carattere generale perchè per il resto io sono stato bene, non ho trovato difficoltà ud ambientarmi. Col regista ho lavorato in amicizia. Quella specie di faccia tosta che si acquista nel teatro di varietà e di rivista mi ha aiutato a meraviglia... Qui gli dissi che credevo veramente che il teatro di varietà e di rivista può essere utile al cinematografo più di quanto non si pensa. Ne fu visibilmente soddisfatto, ma volle ancora precisare che non era stalo lui a dirlo. Non voleva avere l'apparenza di tirare l'acqua al proprio mulino. Si venne di nuovo a parlare dei due filtri che dovrebbe interpretare per la produzione Manenti. — Non ne so nulla. Credo che si stia studiandone la trama. Ad ogni modo l'ho ben detto: film comico- sentimentali. Più comici che sentimentali, e anche quando sentimentali, sempre con quel guizzo comico, con quella sfumatura ironica che può fare al mio caso. — S'interruppe. S'alzò in piedi e fece nervosa- mente i quattro passi che gli erano consentiti dal camerino. — Accidenti, però, — disse all'improvviso. — Non mi è ancora capitato chi ha il coraggio di spendere un milione e ottocentomila lire per farmi fare il protagonista di un film come è capitato ad altri attori di varietà e di rivista... — C'era con me un amico milanese. Aveva ascoltalo loquio con aria indifferente, senza interesse. Rizzò le. orecchie quando sentì parlare di cifre. — Questo è il punto!... — esclamò. Del cinemat come a molti della sua mentalità, non interessano che le cifre. c Taranto ) tutto il col- ografo, a lui DOMENICO MECCOLI J * T JCÌA/ICÌ 1 J\j rTf 7 S 7 Ti 7 T F ^° semPre pensato che gli attori vadano visti a distanza. noi in poltrona e loro sul palcoscenico, specialmente (piando sono della specie del comico Macario il quale, riuscito a « marionettizzarsi » al massimo, è lon- tano dall'umanità quanto può esserlo un burattino. Mi interessava quel suo barcollar senza peso, in una sfera astratta, magica, a cui viene perciò a mancare l'elemento tragico o drammatico, quelle sue mosse da campagnolo che va fischiettando al mercato, o di garzone di latteria (mi suggerisce idee di uova fre- sche, di cacio putto...) stupida) e furbo, caricato a molla con la carica che va a scalti, si ferma si riprende precipita, a cui è riuscito a dare una grazia, un' eleganza tutta sua. Avevo tuttavia notato, vedendo un film, come in certi trapassi fosse meno felice, come il tipo si sgan- gherasse e cadesse dalla sfera dove lutto è meccanico e armonioso nel disordine e nel dramma deli' umanità. Se avessi visto il signor Macario gli avrei dato qualche buon consiglio, ma non son riuscito a vedere il mimo, un po' perchè appena entro fra quinte e camerini mi viene il mal di stomaco triste, un po' perchè il signor Macario, giunto ad alta fama si contorna di feroci cani da guardia, che è una maniera d'illudersi d'essere più celebri del necessario. Prima di tentare quinte e camerini telefonai dunque all'albergo. Non c'era il comico, bensì la sua Signora la quale desiderò in primo luogo sapere chi fosse l'importuno. Essa però si compiacque farmi riferire che il Consorte si trovava forse in teatro per le prove. Sicché, vinta la mia naturale riluttanza visiva e olfattiva, me ne andai in un teatrone popolare ottocentesco vuoto enorme polveroso avvilito da una luce usata che pioveva dall'alto. Tre figuri stavano sbracati fumando su delle poltrone di peluche, alcuni scamiciati lavoravano sul palcoscenico in un'atmosfera indetermi- nata, imbullettando, issando, trascinando attrezzi di legno e -di carti testa. Il divo inutilmente spiato non si mostrò, ma scese da una scaletta un tizio col pastrano ciondoloni, il cappello in capo, una sigaretta in bocca e la barba di due giorni. Mi guardò in tralice con un saluto poco spendereccio e, gettando la sigaretta (non senza spiaccicarla, per educazione, con un piede) mi chiese: « C hi siete? che volete? ». Dissi quel che avevo da dire, che cioè volevo vedere il signor Macario. « Dite a me — fece il tizio continuandomi a squadrar brutto, — son io che faccio gli affari per il signor Macario. Sopra non si può montare ». Sicuramente il tizio, con tutto quel suo squadrare, aveva indovinato chi io mi fossi: cioè un timido e appassionato ricercatore di autografi e immagini di divi. Nel mezzo della mia odissea mi sembrava d'es- ser piovuto nell'isola di Circe e stavo per mutarmi anch'io in orrida fiera quand'egli, vedendomi cambiare — Sono anch'io persona per bene. Vi ho detto che non si può montare, che gli affari li faccio io, e che dica altro ». Viva la faccia della purezza villana, dell' ignoranza rinfrescativa! Questa era di tuli' ultra spe- cie. Il tizio si girò e rimontò adagio la scaletta come uomo che si guarda le spalle. Ed ecco. Tutto questo è molto divertente e istruttivo. Vi consiglia di statitene in poltrona a ridere mentre i mimi se ne stanno sul palco a sgambettare. Il risultato della mia intervista lo vedete in questo medaglione bianco. Questo medaglione ino vuoto sarà forse meditato dai posteri, e fra latiti degni ritratti c Alo 3 aspetto: « Per chi mi avete preso? — esclamò. se volete dire qualcosa riferirò. È inutile che vi che adornano la galleria, il bravo Macario (e non lutto per colpa sua) passerà alla storia come il Mariti Pallerò dei cornici. BINO SANMINIATELLI / BAFFI DEL MARESCIALLO £""•' ricordano Sa?«p?nti ■rm7no' da Palio ai giorni nostri. Lo ricordano an- che all' U fa, dove sino dalle sue pinne sillabe di lingua tedesca si è fatto capire magnificamente. Gli ar- rivi di Sacripanti al Pascià di Berlino avevano un'eco immensa. Portava con se immensi e infatuati rac- conti e quantità di spaghetti; una sera venne dall'Italia al trentasei della Vikloriastrasse con un telege- lato. L'aperse e conteneva una mozzarella. Il pittore Scielzo, che era napoletano, pianse. Ormai tutti conoscono Sacripanti e quando era sottotenente e comandava un plotone i ragazzetti si jecero intorno gridando correte, qui stanno a fa' er cinematografo. Sicché di Sacripanti siamo risaliti alle fonti. « La mia », dice, « fu una passione ostacolata, dapprincipio non ne volevano sapere. Poi l'attore De Antoni, uno dei primi interpreti della Nave, che era stalo il mio direttore prima che andassi soldato, mi presenta a Bragaglia. Vado da Bragaglia e mi guarda con quei suoi occhi freddi acciaio, sai com'è? e due mbè, vie' stasera. E studiete er copione. Aliata io natural- mente mi precipito subito a studiare, hai capito?, e penso ecco adesso sfondo, adesso stupisco tutti. In- fatti alla sera arrivo là solo soletto, non c'era ancora nessuno, e scendo nelle grotte. Dopo mezz'ora vien qualcuno. Presentazione. Attori dì. gran fama non conosciuti da nessuno. Gran arte. Bravi ragazzi. Finalmente sbraitando arriva Bragaglia. Gli attori si dispongono in semicerchio e io mi avvicino timida- mente al regista e gli chiedo flebilmente la mia parte. Lui mi diede un'occhiataccia obliqua e urlò mbè tu scendi in buca. Tu suggerisci. Io sono incapace di dir di no e scesi in buca dove restai per sei mesi e infine fui protestato per la voce grossa. « Ma sicuro » gli fa uno di noi « adesso mi ricordo, tu eri agli Indipendenti nel Gelsomino d'Arabia? ». « Nel Gelsomino d'Arabia », dice, u ero il Maresciallo Spaccone, un tipo violento e sensuale innamorato di Gelsomino magnifica creatura mediterranea. La sera della prima tutto emozionato mentre ero in scena con la prima attrice sentii che i lunghissimi baffi che ornavano il mio labbro superiore lentamente ma ineso- rabilmente si staccavano. Allora io raccomandandomi a Santa Pupa non appena detta la battuta » Depongo ai tuoi piedi di fata maliarda tutta la mia autorità di maresciallo » mi staccai con spagnolesco gesto i baffi e li deposi dolcemente sulle ginocchia piegate della bella. Dal pubblico sentii come un urlo e dissi mamma mia, che facciamo. E invece! Bene: fatto sta che l'autore mise la battuta nel testo. Hai capilo? v c s ac ripa n te 3 "ROMANO DELL/ PONTEFICI" " ""•""»■ R7a»° <**???*?&•. chi non lo sapesse via dei Pontefici e una delle più vecchie e caratteristiche strade di Roma). Nessuno ci vuole mai credete, tutti mt vogliono abruzzese. E pensare invece che l'Abruzzo l'ho visto qualche anno dopo avere creato una delle mac- chiette che hanno avuto più successo « L' Abruzzese a Roma ». È Riento che parla. Stiatno nel suo camerino alla Scalerà. Gli domando qualche cosa della sua carriera. « Non andiamo a rivangare un passato tanto lontano. Pensa che il mio esordio avvenne nel iSg8 ». « E quanti anni hai? ». « Questo poi non te lo dico. Ma ti basti sapere che ero molto giovane. Debuttai al Morteo, in veste di fanciullo prodigio. Facevo le macchiette e mi battezzarono il piccolo Maldacea. <( Ti piace il cinematografo? ». volevo dirvi che il servizio da barba ve l'ho lasciato in camerino ». UMBERTO DE FRANCISCIS ADOLESCENZA E VECCHIAIA Edison e ...«Edison li faceva lavorare quelli dell'Ufficio brevetti, a riempirgli brevetti e dichiarazioni. Per trovare un filamento alla sua lampada elet- trica, che fosse possibile, che desse una seria ga- ranzxa commerciale, sperimentò ogni specie di carta e di stoffa, filo, lenza, fibra, celluloide, le- gno di bosso, guscio di cocco, abete, noce ameri- cano, alloro, trucioli di acero, legno di rosa, fun- gacelo, sughero, lino, bambù e il pelo della barba di uno scozzese dalla testa rossa; ogni volta che gli veniva un'idea, faceva espe- rimenti... ». (John Dos Passos - 42 parallelo) IN origine, quando il cinema non era anco- ra nato, le prime rudimentali proiezioni di immagini erano considerate opere di tene- brosa magìa, e non pochi furono coloro che dedicandosi a queste proiezioni per lucro o per interesse scientifico, furono accusati di stregoneria e tormentati in conseguenza, con quel singolare impegno che i nostri pa- dri ponevano nel compiere simili atti di giustizia. Ma il cinematografo, fra tanti illustri ante- nati e numerosi padri, un mago autentico lo ha avuto, anzi un uomo che l'umanità più prossima, forse per reagire a quella deplo- revole mancanza di mistero che distingue la nostra epoca, ha chiamato ti mago ». Il Ma- go di Orange. A noi, quando eravamo ragazzi, Edison ha sempre fatto l'impressione di un uomo do- tato di fenomenali disposizioni per le scienze esatte, ed in cui fosse rimasto, nel fondo, un fanciullesco bisogno di pasticciare con ogni sorta di ammennicoli, al solo scopo di procurarsi un passatempo. Gli altri uomini subivano la schiavitù della noia. Edison aveva trovato un diversivo: inventava qualcosa. E se da que- sto, in omaggio al detto che vuole :he da cosa nasca cosa, nascevano dei denari, tanto meglio. Il mago era un uomo che mangiava e si vestiva come gli altri. In cerca di un passatempo, Edi- son mise l'occhio su quella « trap- pola » rudimentale che allora, esattamente cinquanta anni or so- no, passava attraverso le prime fasi della sua evoluzione : il cine- matografo. Così, il 2 settembre del 1889, al laboratorio di George Eastman perviene la prima ordinazione di pellicola cinematografica da par- te di Edison. La pellicola, che era stata brevettata solo nel mese di aprile dello stesso anno, era del tipo usato tuttora : 35 mm. di lar- ghezza e perforazioni laterali. Che cosa poteva servire a Edison questa pellicola? Nemmeno a dir- lo; il Mago di Orange, con un colpo della sua bacchetta (almeno a noi piace immaginare che sia così) aveva tratto dal nulla il pri- mo apparecchio di proiezione e lo iveva battezzato Kinetoscopio. Per la storia, la prima prova del Kinetoscopio costruito nel labora- torio di Edison ebbe luogo il 6 ottobre 1889. L'apparecchio di cui esistono ancora rari esemplari non tanto nei musei quanto nei baracconi delle fiere, previa introduzione di un nichelino permetteva a un solo spetta- tore la visione di brevi scene per lo più co- miche. In seguito il Kinetoscopio subisce dei perfezionamenti e viene diffuso negli Stati Uniti e rende, naturalmente, un certo numero di dollari. Il Mago, soddisfatto, si frega le mani. Non solo, ma poiché le richieste di questi apparecchi e di conseguenza le richieste di pellicole da proiettare si fanno numerose, il Mago, dimostrando ancora una volta la sua spaventosa versatilità, si improvvisa pro- duttore, costruisce un teatro di posa e gira dei film con una macchina da presa chia- mata « Cinetografo ». Ma Edison, per chi sa quale lacuna del suo formidabile cervello, non intuisce i gran- diosi sviluppi del cinema. Egli è pago d'aver costruito questa piccola macchina che fun- ziona abbastanza bene e si compiace al pen- siero che molti spettatori, ma uno alla vol- ta, si dilettino al Kinetoscopio. E mentre il Mago di Orange rimane fermo al suo Kinetoscopio, i fratelli Lumière lo sorpassano e trasformano l'apparecchio in- dividuale di Edison nell'apparecchio di proiezione vero e proprio. Così si chiude l'attività cinematografica di Edison : il Kinetoscopio che ha avuto una splendida adolescenza diventa improvvisa- mente un vecchio balocco e si rifugia nei baracconi da fiera, trastullo domenicale di gente schiava della noia. VITTORIO CALVINO LE MOEiTRE riscaldate: Un medesimo mito era oggetto di diverse elabo- razioni, riappariva trattato in maniere differenti presso 1 tragediografi classici dell' antichità. Quan- do nel Rinascimento l'antichità fu rimessa in voga e animò di sé il gusto e la poesia dell'epoca, si arrivò perfino alla traduzione pura e semplice di tragedie antiche adattate al gusto letterario classicheggiante : così una Giocaste di un Ludo- vico Dolce è in sostanza una traduzione da Euri- pide. Ma si badi bene: Euripide. Quando nel secolo xvm a Venezia Francesco Guardi toglieva da altri artisti i soggetti delle sue pitture, compiva addirittura dei « plagi »: da Brustolon, Canaletto, Solmena, etc. Ma quali « plagi » fossero sa chiunque confronti, poniamo, la maggiore freddezza del Canaletto con quella inconfondibile aura poetica che fa di Guardi, con tutte le sue imperfezioni architettoniche, il maggiore artista fra 1 due. Qui il « rifacimento » era addirittura conquista di una zona d'arte più elevata. Dacché cinema è cinema, si sono sempre non sol- tanto messe sullo schermo celebri opere letterarie: ma di una stessa opera si sono vedute anche suc- cessive versioni. Uno stesso personaggio o gruppo di personaggi è passato attraverso successive in- carnazioni, si è concretato in differenti gruppi d'attori che si agitavano in un medesimo dram- ma. Da Maria Jacobini in poi quante Resurre- zioni! Dolores Del Rio, Lupe Velez, Anna Sten, furono altrettante Katuscie e tutto ci fa pensare che non saranno le ultime. Quanti delitti e quanti castighi, da quello russo del 'io! Almeno quattro, biamo veduto Raskolnikov e Jean Val Jean, Oliver Quante volte, in quanti successivi aspetti non ab- Twist e gli ultimi giorni di Pompei? E i moschet- tieri, di tre che erano sono diventati almeno do- dici. Disponiamo di numerose signore dalle ca- melie, e di tre studenti di Praga. Né trascurere- mo le primule rosse e i prigionieri di Zenda. David Copperfield col suo Wilkins Micawber, la sua vecchia zia e l'odioso Uriah Heep sono tor- nati più d'Una volta a ricordarci sullo schermo la nostra adolescenza che fu. A tutte queste resurrezioni abbiamo assistilo con una sempre più solidale alacrità di spettatori. Ma bisogna intendersi. C'è modo e modo, E c'è ri- facimento e rifacimento. Quando su di esso ve- glia, bene o male, l'ombra di un Dickens o di un Tolstoi, andiamo d'accordo. Ma da questo al ri- fare storielle d'infima importanza- ci corre. Si scende poi a capofitto nell'abisso quando si ri- fanno lettera per lettera, inquadratura per in- quadratura, movimento di macchina per movi- mento di macchina storie per di più magari me- lense. In tali casi il nostro disappunto di spettatori si fa inconsolabile. E quanto ci sentiamo lontani dal poter dire che ballo al castello, assenza ingiu- stificata e una moglie in pericolo non sono tolti da pellicole tedesche; che belle o brutte si sposan tutte, l'amore si fa così, un mare di guai, dora Nelson non sono tolti da film francesi! Come ci riuscirebbe difficile affermare con una mano sul cuore che un viaggio verso il sole leste annunciato per la regia di Carlo L. Bragaglia e l'interpretazione di Vittorio De Sica, Maria Denis e Umberto Melnati non c'entra pro- prio per niente con due cuori e un'automobile (Paris Mediterranée) diretto da Joe May con Jean Marat, Annabella e Biscot! Con questo non si vuol dire che il metodo di ispi- rarsi ogni tanto, e con grano di sale, a fonti stra- niere, non possa dare risultati utili quando le opere in questione giustifichino abbondantemente il <( trasferimento ». Del resto quando tale giusti- ficazione esista, il metodo non è applicato soltan- to da noi con le cose altrui, ma anche fuori d' Ita- lia con le cose nostre. Sicché per esempio, vedi caso, la stona di darò un milione è andata al- l'estero; e anche Luciano serra avrebbe varcato le Alpi, se recentemente in Europa non fosse poi successo quel che è successo. 314 /7lóJucl - ooeét~ "Ed" H ultimo del ll/lozalt Il signor Edemondo Mozart, uno dei più ricchi esercenti di sale di proiezione degli Stati Uniti è morto in questi giorni a Los Angeles e ha chiuso così come sembra, la serie esilissima dei discen- denti del grande compositore tedesco. Egli era divenuto uno dei più ricchi personaggi del ramo commerciale del cinematografo, ma non per que- sto si era dimenticato della sua nobilissima ori- gine della quale sembra andasse assai fiero come un'eredità artistica che lo interessava assai da vicino. Edemondo Mozart aveva vissuto ultimamente in Olanda in continuo contatto però col paese nel quale era andato a costruire la sua fortuna, e aveva cercato di restare, alla sua maniera almeno, il più possibile vicino a quelle arti che maggiore affinità presentavano con quella che tanto cele- bre aveva fatto un tempo il cognome che egli portava. La storia della sua discendenza dal grande Wolfgang Amadeus è quella comune ad almeno il cinquanta per cento degli emigrati. All'inizio del secolo scorso un cugino diretto del Maestro lasciò la vecchia Salisburgo e si diresse ricco di coraggio e di speranze verso il nuovo mondo. Laggiù egli condusse una vera vita da cani, co- ; nobbe tutti i mestieri possibili e girovagò dal nord al sud e dall'Atlantico al Pacifico, mutò mille volte di nome, pur restando ufficialmente un Mozart senza però tenere in eccessivo conto la grandezza del suo nome. Suo figlio, che morì ancor giovane per un morso di vipera, aveva la- sciato al mondo un ultimo rampollo dell'illustre famiglia, Edemondo, o più brevemente « Ed » che al contrario del nonno andò sempre fiero del nome che portava e che seppe dal nulla creare una fortuna. Più volte milio- nario, diede possibilità di vita e di lavoro a migliaia di per- sone. Già nel 1885 fece parlare assai di sé con un originalissi- mo locale nel quale si eseguiva- no musica e danze e che era una specie di strano connubio tra il cabaret e la sala da con- certi. Più tardi, direttore di un teatro di varietà, portò tante e così intelligenti innovazioni ai suoi spettacoli da ricevere ben presto proposte di imprese e di società teatrali. Impresa- rio a sua volta e capo di uffici propaganda, andò ben presto accumulando capitali che gli servirono nel 1909 per compe- rare in blocco dodici cinema- tografi che lentamente ingran- dì e portò al piano di locali di prima visione. A questi, altri se ne aggiunsero e il suo cam- po si spostò dalla città madre fin nelle regioni più lontane degli Stati Uniti. Oggi la fortuna che egli lascia è calcolata a diecine di milioni di dollari. La cronaca che ci riferisce la sua vita e quella dei suoi avi più diretti parla di un suo costante amore per il grande Amadeus. Modernissimo tìglio di una grande e classica tradizione europea, Ede- mondo Mozart trovava i suoi momenti più alti ascoltando alla radio dal vecchio mondo le note immortali della musica che portava il nome della sua famiglia. Avrà forse allora pensato alla vec- chia Salisburgo per lui ormai irraggiungibile e irreale, per lui vissuto tra le luce friggenti e fal- se di palcoscenici e di schermi, e sarà andato mentalmente con) parando l'ironia di quel suo breve nomignolo « Ed » con l'altro del suo ca- sato pieno di responsabilità e di storia. Il suo sogno era di venire un giorno nella Ger- mania dei suoi padri e fu invece la Germania che in lunghe storie fotografate andò da lui, nei suoi cinema, in una breve vita di ore. E ora proprio che dai teatri di Neu Babelsberg la storia di Wolfango Amedeo Mozart sotto il titolo Etne kleine Nachtmusik, pronta e viva stava per ini- ziare il suo viaggio nel nuovo mondo forse per fermarsi un giorno in quelle sue sale di Los An- geles, l'altro Mozart, « Ed » l'americano, non ha più cinematografi sui cui schermi sognare. tllltoìm al pìlmi paM Tra i film americani, che, caldi ancora di forno stanno mandando in visibilio quelle folle, Holly- wood Cavalcade sembra muovere il chiasso mag- giore, così come esso va empiendo di sé le colo- ratissime pagine di tutti i settimanali cinemato- grafici degli Stati Uniti, e della sua eco quelli di Inghilterra e di Francia. E Hollywood Cavai- COLOSSALE ili ST0PEND005.' BREATH-TAWNG' irs TMEFtm orme. CENTURY/ ' L'abbiamo visto ora ed è orrendo ' cade sarà senza dubbio un film interessante, così come è stato concepito, come cioè una rassegna cinematografica del cinematografo stesso e della sua città madre attraverso i tempi, da quelli pri- mitivi ed aurei delle piccole comiche alla panna montata, e dei grandi film a episodi con i pio- nieri e le fattorie spostabili in legno grezzo, giù giù fino alle sfarzose e babiloniche riviste musi- cali, alle « Follie » dalle cento e cento gambe per- fette, ai drammi a sfondo sociale e propagandi- stico dell'esercito, della polizia, della marina, dell'aviazione. Il film dovrebbe perciò nel suo assunto convince- re dei progressi continui della cinematografia americana e condurre il pubblico per mano attra- verso tanti densi anni di pellicola per dargli evi- dente e chiaro il senso della perfezione raggiun- ta e del grado raffinatissimo di divertimento e di gusto che Hollywood ha saputo dare al mondo. Nei suoi pratici risultati però esso sembra aver raggiunto al contrario mete diverse e la parte del pubblico che è maggiormente interessato alle cose del cinema, i produttori, sono addirittura giunti a tutt'altre convinzioni. Che cioè, lasciate le luci e le « Follie », se si vuole rinsanguare la fantasia spremuta e rispremuta della nuova pro- duzione è necessario tornare all'antico, al pri- mordiale, al « Senza parola e velocità ». La poesia dei ritorni ha dunque fatto presa an- che sul ferratissimo e industrializzato cuore di Darryl F. Zanuck che è corso subito dopo la vi- sione del film alla ricerca del vecchio Sennett e di Harry Joe Brown per riprendere l'ormai sto- rico filone d'oro? La verità è che in Hollywood Cavalcade chi trion- fa è Macie Sennett e le sue girls in costume da bagno principio di secolo e le scenografie di con- sunte staccionate di legno con i cani girovaghi e i poliziotti baffuti e grassi, e che il pubblico d'America come quello di tutti gli altri paesi del mondo presenta sin- tomi di stanchezza e desideri di un rifugio tranquillo in modi già sperimentati e sem- plici. LEFT AT THE ALTAR, OR LOVE IN a pullman car sarà il primo film del nuovo gruppo produt- tore. In esso compariranno an- cora le « allegre bagnanti » e le sgangherate Ford, i came- rieri strabici e le tartine alla crema. Ma potrà il vecchio Sennett spogliarsi del fardello lustro e scintillante di questi ultimi anni per ritornare puro alla sua vecchia maniera? Il mondo e le cose camminano e se è le- cito volgersi indietro a guar- dare, impossibile è quasi sem- pre ritornare al principio e ri- fare il cammino inverso. GLI. f y...v!..?.jsacrs (Film Weekty) 315 IL TEATRO È EVIDENTE che il film musicale si trova oggi su una strada del tutto sbagliata. Esso è una assoluta necessità di larghissime zone di pubblico (il successo delle estati musicali 10 ha chiaramente mostrato) e ha una mis- sio sociale, per cui, se non esistesse, biso- gnerebbe crearlo. Ma a parer nostro il film musicale va considerato non dal punto di vista cinematografico ma dal punto di vista pratico; non è un fatto artistico, ma un fatto sociale. 11 primo difetto del film musicale, è que- sto, che ha la pretesa di essere un film co- me tutti gli altri, un dramma o una com- di far sentire ottima musica, ottimamente eseguita). Il film musicale, per sottrarsi allo strano de- stino che attualmente lo perseguita e per adempiere in pieno la sua missione, che è quella di portare lo spettacolo di musica là dove questo non può giungere, dovrebbe dunque innanzi tutto liberarsi delle com- mediole e dei drammetti nei quali è impri- gionato; e coraggiosamente affrontare il pro- blema di dare solo ed esclusivamente la mu- sica. Come ragione di essere del film, non come pretesto. Naturalmente porre il problema non signifi- Maria; e c'era la sequenza dei due innamo- rati che si cercano fra le spighe del grano maturo, mentre nel vento frusciante passava un Lied. In Germania furono registrate anni addietro alcune colonne sonore di musica sinfonica, accompagnandole con fotografie dell'orchestra; l'idea era buona, poiché sot- tolineava coll'immagine visiva l'entrata dei singoli strumenti; ma era uno scherzo che si adattava per composizioni molto brevi e che, soprattutto, non poteva essere ripetuto che con estrema discrezione. Pirandello aveva preconizzato un nuovo genere di film musicali, nei quali la musica era accompagnata da una serie di visioni astratte, da una specie di disegni cubisti; e qualcosa del genere fu anche messo in pratica da cultori del cinema d'avanguar- dia. Per molta musica sinfonica o da ca- mera si potrebbero creare vere e proprie scene. A un regista non dovrebbe riuscire troppo difficile immaginare tutto un accom- media; solo che il o la protagonista è un ca affatto risolverlo, e neanche tentare di pagnamento visivo per la Terza o per la Se- o una cantante. Infelicissimo essere canoro, sperduto in un mondo completamente amu- sico! La moglie mette le corna al tenore, per esempio; ma noi non possiamo assistere al suo tormento morale; niente affatto, dob- biamo seguirlo invece a teatro e stare a sentire un bel pezzo d'opera. Se si trattasse di girare un film scientifico, registrare sulla pellicola un'operazione eseguita da un ce- lebre chirurgo, a chi verrebbe mai in testa di mettere intorno all'operazione un intrec- cio più o meno drammatico, e di far fare al celebre chirurgo anche la parte del ma- rito tradito? Questo è senza dubbio il primo e più grave motivo della scarsa fortuna, negli ambien- ti di maggior rigore cinematografico, del film musicale: che questo è sempre stato concepito come un qualsiasi film a intreccio, nel quale, per un pretesto qualsiasi, il pro- tagonista a un certo momento si mette a cantare. Infatti i produttori di film musi- cali sono tutti fissati su questo « pretesto »; quando cercano un soggetto per un film musicale, domandano prima di tutto qual'è il pretesto. Il più grande soggettista di film musicali è quello che riesce a trovare i pre- testi più strampalati per far cantare il divo già lanciato o la diva che si spera di lan- ciare. (Naturalmente non è detto che le buone ec- cezioni non esistano; che non sieno stati fatti film musicali che avevano un capo e una coda; ma sono eccezioni. Anche angeli senza paradiso che era fatto in modo da far cascare i più furbi, era pieno di pretesti sballatissimi, incominciando da quella le- zione di canto nella quale la Eggert canta- va, appunto come sa cantare la Eggert; e terminando colla creazione dell'iNCOMPiUTA, che si sentiva, anzi si vedeva nascere dal cervello di Schubert, frase per frase, bella e perfetta con tutta la sua orchestrazione! Un buon soggettista cinematografico ci avrebbe potuto far assistere alla nascita del- la sinfonia, all'apparire delle sue prime for- me incerte, ai suoi sviluppi. Chi sa che strani e suggestivi effetti si sarebbero potuti raggiungere. Ma allora sarebbe mancato il vero e solo scopo del film, che era quello risolverlo. Quali sono le immagini che pos- sta di Bethoven - - e in genere per tutta sono accompagnare un pezzo di musica quella musica che ha maggiormente solle- compiuto e completo? Tentativi, idee, in citata la fantasia dei poeti: si pensi al ca- questo senso se ne possono registrare a doz- priccio delle scimmie, sulla sonata di Scar- zine; realizzazioni ben poche. In angeli latti, nella Leda senza Cigno. senza paradiso, c'era il finale, la visione di Ma ci moviamo sempre nell'approssimativo, Schubert davanti al tabernacolo della Ma- nell'occasionale, nel limitatamente possibile, donna, mentre fioriscono le note àeW'Ave Bisogna invece mirare a un altro scopo: Oretta Fiume e scugnizzi nel film di Domenico Paolella 'Oli ultimi della strada' mondo - Cinetirrenia - Foto Gnome) (Schermi nel 316 Rubi Dalma e Fosco Giachetto in 'Uragano ai tropici' di Gino Talamo (produzione Ponzano) quello di dare realizzazione cinematografica a un'opera intera, o almeno a un'antologia ampia e bene intelligibile di un'opera. È così che il cinematografo potrà portare la musica, il canto, gli artisti, là dove non possono materialmente giungere. Ma è così, anche, che il cinematografo adempirà a un'altra funzione: quella di conservare e perpetuare non solo la voce di singoli can- tanti, ma interi spettacoli di particolare va- lore. In minima parte questa funzione è ora esercitata dai dischi e, attraverso questi, dalla radio. Ma si dovrebbe potere arrivare a risultati molto più concreti, con quell'in- dispensabile carattere spettacolare che, co- me abbiamo già accennato, la radio non ha. In questo senso potrebbero essere fatti espe- rimenti, su gruppi di scene di un'opera, sino ad arrivare gradatamente a atti com- pleti o quasi. Il primo atto del Barbiere (che carrellate e che panoramiche potrebbero accompagnare quella che è oggi l'« entrata » di Figaro!), il secondo della Bohème, l'ultimo della Tu- randot, quasi tutta l'Aida... Ed ecco che il film, interamente musicale, può giungere al pubblico che lo cerca e che ne ha bisogno, senza attraversare la umiliante trafila dei cinematografi di prima e di seconda visione, gli scherni del pubblico snob. Questo, au- tentico film musicale, deve portare la no- stra musica migliore, i nostri cantanti più celebri, davanti alle folle più umili delle nostre campagne e dei nostri sobborghi; e deve portarli davanti alle folle più lontane di tutto il mondo. Sarebbe insieme realiz- zato lo scopo : di dare al popolo quel grande spettacolo musicale di cui esso ha bisogno, e di conservare e di perpetuare i grandi complessi musicali, la cui esistenza è limi- tata ai brevi attimi miracolosi di una serata dell'Opera. Ma non esiste in Italia un grande e beneme- rito istituto che ha appunto questa doppia funzione : portare, attraverso il cinemato- grafo, una più viva conoscenza della Pa- tria nelle zone sociali più lontane; e conser- vare nel cinematografo le testimonianze più alte della vita nazionale? Senza dubbio, ed è l'Istituto L.U.C. E. Perchè esso non inizia questa lavorazione sperimentale del film mu- sicale, del vero film musicale? Due o tre esperimenti, che non potrebbeio non avere esito felice, basterebbero a ispirare, guidare e incoraggiare l'iniziativa privata, e la no- stra cultura musicale si avvantaggerebbe in modo incalcolabile. In attesa di queste novità, cerchiamo di avere più comprensione per il film musicale, così come viene prodotto ora. Cerchiamo, insieme, di persuadere i nostri maggiori cantanti che avere una bella voce non si- gnifica affatto essere fotogenici, e che sapere muoversi e gestire con decoro su un palco- scenico non ha ancora aiutato nessuno a cavarsela davanti alla macchina da presa. Cerchiamo soprattutto di persuadere i no- stri grandi cantanti — - dei due sessi — delle enormi benemernze che essi si acquistereb- bero davanti alla Patria e all'Umanità, se si lasciassero indurre a donare la loro voce (sia pure a prezzi formidabili), ma solo la loro voce al film, permettendo che la parte che in nove casi su dieci essi non sanno interpretare, sia interpretata da un vero at- tore cinematografico. Allora si potranno fare anche film musicali, in cui l'accento si potrà trasportare nuova- mente dalla parola musica, alla parola film; film che saranno vere storie, storie umane e plausibili, nelle quali, se l'intreccio vorrà così, si udrà cantare, non per un qualsiasi pretesto, ma per una assoluta necessità drammatica. Allora... Allora tutto sarà perfetto e andrà per lo meglio, nel migliore dei mondi possibili. Ma fin quando non saranno raggiunte queste condizioni ideali, non sarebbe saggio né utile rendere disagiata la vita ai film mu- sicali, così come ora su per giù, uno uguale all'altro, si producono. Forse i denari che riportano a casa, vengono un poco troppo a spizzico e lentamente; ma sono i soldarelli raccolti nelle borgate, nei paesetti, nei cine- matografi della povera gente; e la povera gente ci ha pensato mezza giornata prima di spenderli, e poi è stata contenta di averli spesi, ed ha avuto in campo due ore di luce e di musica. Di quello, insomma, che le occorre. Se domani ci riuscirà di dare alla povera gente film musicali più belli, sarà tanto di guadagnato. Intanto oggi continuiamo a darle quello che possiamo. Tenendo soprat- tuto presente che il cinematografo non è il Teatro dei Ventimila, è il Teatro dei Venti Milioni. ALBERTO SPAINI 317 I CAVALLI CHE PARLANO LE MEDIE pellicole americane sono para- goni di sobrietà e correttezza. Dicono quello che devono dire, fanno il loro mestiere senza guastarsi con nessuno. Esse risultano, come minimo, pellicole che nessuno si lega a un dito. Sono opere competenti. Nella maggior parte dei casi non invitano a prendere posi- zione, schivano il calore del dibattito. Questa prudenza investe anche il mondo morale. Un mio amico scrittore era vicinissimo a vende- re il suo romanzo a Hollywood qualche mese fa. Il suo romanzo in ultimo fu scartato per- chè vi si trattava una vicenda in cui il male finiva con l'avere la meglio, e perchè esso era parso adatto ad incitare alla violenza. Vi sono questioni (prezzi, dispute sul lavo- ro, ecc.) che costituiscono un'elaborata « li- sta nera ». Regna la più attenta cautela. An- che nel modo di vedere, nei rapporti con la realtà. A parte la grande eccezione dei Marx non si pensa facilmente a casi che si distac- chino dall' equilibrato realismo. Non si parla poi della cosidetta avanguardia cinematografica. Dalla produzione di cui s'è detto, essa è lontana quasi quanto un arti- sta del Greenwich Village lo è, diremo così, da Babbitt. L'avanguardia si presentò tardi e non riccamente in America. Nella Storia di mio fratello leggo che addirittura nel 1934 due intellettuali di New York ricorsero al loro Poe e ne uscì fall of the house of usher. Gli stessi produssero un lot in so- dom, per pochi intimi; lo girarono in una autorimessa. Nulla di industriale. Ed è no- tevole il ritardo di questi avanguardisti, se si pensa che in Francia il monumento del cinema surreale, il sangue del poeta, giun- se in un'epoca (1931) in cui i primi avan- guardisti, uso Germaine Dulac e L'Herbier si erano già messi in un ordine di idee al- quanto normale. È chiaro che certi gusti continuano ad attecchire con ritardo in America. In certi casi essi raggiungono an- che una certa capacità industriale, ma al- l'infuori del cinema: di Salvador Dali per esempio parlano le riviste ad altissima tira- tura, e per l'Esposizione Universale di New York egli ha preparato certe sue stranezze. In questo senso il grande cinema è una for- za conservatrice, una potenza in favore del- lo statu quo. Bisogna rifarsi all'Europa per tracciare la storia del cinema detto d'avanguardia. Del 1917 sono le ames d'hommes foux della Dulac; del 1919 il caligari di Wiene. Il nome avanguardia è un po' vago, essen- dovi grandi varietà fra i prodotti compresi sotto quel segno. Nel rievocare film dei pri- mi anni dopo il '20 prodotti in Francia si vede che certe correnti non hanno origini bene individuate, ma piuttosto sorgono in- sieme o si intersecano. La cosidetta avan- guardia, il cinema insomma vagante fuori del reale con una logica propria, ha punti di contatto con il genere che potremo dire psicologico-acceso, un genere glorioso che va da fièvre di Delluc (1922) a pellicole come quel recente orage (1936) interpre- tato dalla più grande attrice del momento, Michèle Morgan. Si può dire che in certi casi il genere psicologico si fa tanto acceso Bai 'Gabinetto del dr. Caligari' 318 e angoscioso da « sforare », da dar nell'ir- reale. C'era un bell'esempio di questo fatto in un film di Léger, le ballet mécanique, (1923) in cui una scala appariva, presa dal- l'alto, e una donna la saliva. Stacco. La donna era di nuovo al punto di partenza; risaliva; era in cima; stacco; era giù di nuovo; risaliva, e così via. Questo succe- deva nel 1923. Nel '23, l'anno in cui René Clair fece paris qui dort seguito l'anno dopo dal più noto entr'acte. Siamo alla avanguardia non più strettamente sperimen- tale ma applicata. Siamo al carro funebre tirato da un cammello. Noi non possiamo soffrire l'avanguardia a scorci di grandi città moderne e sovrappo- sizioni di pubblicità e di traffico e di volti angosciati. Non ne è immune neppure un regista della portata di Pabst. Ma invece, l'irrealtà è una questione di tono, non di sovrapposizioni e di montaggio. In questo ultimo senso l'avanguardia è finita, non in- teressa più; Berlino di Ruttmann ci è so- spetto. È assai più interessante la statua di Ozep (mirages de Paris) che apre senza tante storie l'ombrello. È finita l'alchimia, è finita la saletta chiusa per intimità cubi- ste. Un genere più narrato e lineare si è val- so dei buoni risultati dell'avanguardia che lo ha preceduto; e si è visto molto di nuo- vo. Insomma se è scaduto il gusto del- l'avanguardia sporadica per iniziati, speri- mentale e frammentaria, esso non è invece esaurito in quanto si è inserito in vicende raccontate più o meno normalmente, ch'es- so aiuta a portarsi su uno speciale piano sorprendente e folle. Occorre una immensa bravura, una capacità di condurre lo spet- tatore in un modo nuovo e provvisorio di ra- gionare. Il difficile non è far ridere con un cavallo che parla; il difficile è mettere lo spettatore nello stato d'animo di accettare quel cavallo che parla come una cosa natu- rale, coerente, sullo stesso piano del resto. L'assurdità, l'irrealtà nel cinema hanno una storia caratterizzata da prodotti europei. In America certi disegnatori, per esempio nel New Yorker, hanno fatto dei passi nella direzione che più interessa, quella cioè del- l'assurdo narrato con coerenza e serenità. Una donna di James Thurber è dallo psi- chiatra ed affabilmente egli le si volge: « Voi mi dite, signora, che quando voi guar- date una persona, vi pare che essa abbia orecchi di coniglio. Ora, che intendete esat- tamente dire con questo? ». La cosa importante è che lo psichiatra ha 'Troppo tardi t'ho conosciuta' di E rumarmele Caracciolo appunto le orecchie da coniglio. Una mia amica disegnò sulla rivista dell'Università di California un signore in visita al manico- mio. « E questo » gli dice il medico « è il più buffo dei nostri pazienti. Figuratevi che crede di essere invisibile ». Ora, il fatto è che il letto è vuoto. È noto che un recente film italiano ha por- tato, con qualche successo, nel film i modi d'un giornale umoristico, ottenendo certi risultati interessanti. Ancora più recente- mente ci è parso di riconoscere in certi pas- si del film di Caracciolo troppo tardi t'ho conosciuta, quella tranquilla follìa che è necessaria a vicende del genere accennato : un mondo sempre più svincolato dalla real- tà comune, si presenta a noi con tranquil- lità e coerenza. Le rappresentazioni teatrali di un tenore sono pagate in animali (cfr. Clair), le stanze sobriamente si popolano di giraffe, manichini, racchette da neve. Una vicenda che incomincia con apparenze pae- sane, fra due mulini e un Sale e Tabacchi, si inoltra inavvertitamente negli ambienti anormali dell'allucinazione. Non sono mai persi del tutto i contatti col punto di par- tenza; al contrario, la vicenda è così nota che sembra echeggiare di proposito il luogo comune; solo che qui tutti parlano come se avessero una strana coscienza di questo., mantenendosi in uno stile molto più lette- rario del solito. Questo permette ai perso- naggi quel distacco, quella specie di allu- cinata incoscienza che è necessaria alla loro anormalità. La scena più bella è quella del- le due donne rivali, in un cabaret disfatto. Un'altra coppia di donne balla al suono di un sassofono solo. Le rivali si combattono con una calma tristezza di fronte a un tavo- lino capovolto. A un certo punto le altre due donne chiedono: « Voi non ballate? ». Le rivali si uniscono in una calma e fantoma- tica danza. Tutto sembra reso possibile dal- la ferma e puerile follia che è nei loro sguardi. R M_ PASINETTI 319 MERLETTI E OMBRELLINI NON ci stupisce affatto veder apparire al- ternativamente sui nostri schermi, film ita- liani e stranieri che sottolineano con evi- dente insistenza maniere e costumi di gusto prettamente ottocentesco presentati con sem- pre maggiore cura e autenticità. Sono le epoche d'oro del secolo passato che ci ri- tornano attraverso le empie crinoline del secondo impero (katia), i gustosi sellini del 1870-80 (conquista dei dollari) ed infine le vitine di vespa, i busti a rondine, i lar- ghi cappelli che calano grandi ombre sugli occhi maliosi e tutte le curiose mode dan- nunziane che caratterizzarono gli ultimi an- ni dello scorso secolo e i primi del presen- te. Moda questa, che influenzò tanto il gu- sto della donna d'allora, che ognuna gareg- giava per sembrare nelle linee dei vestiti, negli atteggiamenti languidi e stilizzati, una altrettanto raffinata Elena Muti (docu- mento). Ciò non ci stupisce e lo prevedavamo da qualche tempo, da quando cioè il gusto del pubblico ha cominciato ad apprezzare que- ste vecchie mode che risvegliano in ognuno di noi lontane memorie, sulle quali la pol- vere dell'oblio non è ancora del tutto ca- duta. Una produzione così numerosa ha portato di conseguenza a raggiungere periczione di elementi sempre più ricercati ed accurati di decorazione, di ambienti, di arredamen- to, di costumi nei quali appare evidente la presenza di esperti che trasformarono nella celluloide tutta la loro perizia. Solo in al- cuni film però, e sono pochissimi,, i costumi e i dettagli complementari vengono vera- mente cirrati e con eccezionale fattura; solo in pochissimi essi vengono disegnati da ma- tite fuori serie e realizzati con materiali di pregio, eseguiti da maestranze di primissi- mo ordine con quel riguardo di lavorazione che differenzia il vestito per l'uso comune della vita dal consueto ed affrettato costu- me teatrale. Ma oggi più che sul costume volevamo fer- mare la vostra attenzione sull'importanza di certe simpatie ottocentesche e, più an- cora, di certi bei film di quel gusto, che hanno notevolmente influenzato l'arreda- mento della casa moderna ma sopratutto la moda. Per « moda » però, è bene dirlo sin d'ora, vogliamo solo intendere moda di vestid per l'uso della vita comune, quelli cioè che le signore consultano nelle pagine delle riviste specializzate o vedono sfilare nei saloni del proprio sarto; « moda » che non ha nulla a vedere con i vestiti adatti per il cinema o con quelli di palcoscenico. Ciò nondime- no poiché crediamo che quest'argomento interessi anche l'ambiente cinematografico, diremo due parole anche su quanto si esige dall'abbigliamento delle donne di oggi e quanto vi è di più rimarchevole e di nuovo fra le fogge che l'autunno ci ha portato. Una moda di riminiscenze, di pallidi ri- cordi, di ritorni ad antiche maniere. Molti si sono domandati il perchè di questi languidi sguardi ad epoche passate. Voglio- no forse concedere alla modernissima figu- ra di una nostra elegante, un andamento e una grazia un po' appassita, oppure mette- re in contrasto ricchezze di pieghe e calìe ingiallite di fronte all'essenzialità di una venere moderna? Nessuno ha mai saputo rispondere; certo è che cinema, teatro, mo- da e arredamento, senza parlare di arti più importanti, e tutto quello che da ciò si ri- flette sulle altre minori arti applicate, sono state sensibilmente influenzate da tendenze ottocentesche. Siamo stati noi stessi a far festa a questi ritorni, noi e tutti a rivedere con piacere sugli schermi i vestiti di quarant'anni fa, le sgalature sotto il collo, le faglie color « pul- ce » gli ombrellini dal lungo stelo e i « sog- goli » sorretti da torturanti balene. Sullo sfondo chiaro e lineare d'una moderna casa novecento, tra stupore e meraviglia, abbia- mo apprezzato il provocante contrasto d'un vecchio lume a petrolio e l'aggraziata linea d'un tavolinetto tondo a tripode, di stile Luigi Filippo, ma oggi questi tnicchi da principianti non ci sconcertano più. Si è alla ricerca di idee più sensazionali, biz- zarrie nuove che facciano colpo, senza preoccuparci se queste stravaganze sfiorino i confini del buffo e del ridicolo pur di ar- rivare all'esasperazione della trovata. Così è stato per la moda che ci ha ripro- M ante] lo in velluto con volpe argentata asim- metrica 320 dotte, incipriandole d'un certo moderni- smo, le epoche salienti della storia del co- stume femminile, molte volte di assai di- scutibile gusto, di quella moda che con sensibile insistenza è riuscita ad imporla al gusto delle donne di oggi. Così crinoline (( sellini » e vestiti a « sirena » di gusto dannunziano hanno avvicendato il loro turno nella mente dei disegnatori di moda e dei sarti diventando formule basilari del- la presente moda. Un'ampissima crinolina che atteggia l'an- damento di una bella indossatrice alla stan- chezza languida d'una eroina del tardo ro- manticismo, si contrappone alla curiosa sa- goma di un vestito da sera di amoerro la- minato con voluminoso nodo posto alla ba- se della schiena : i vestiti avvolgenti a « si- rena » eseguiti in miracolosi velluti elasti- ci, valorizzano tutte le grazie d'un bel cor- po femminile, che deve essere tutto stretto dal petto alle ginocchia, come in un lungo, inesorabile busto. Per un'ostentazione di riservatezza quasi tutti questi vestiti da se- ra sono forniti di maniche lunghe, legger- mente sagomate sulle spalle. Ricami, intar- si di gale e passamanerie, motivi di pietre colorate, invadono con i loro disegni intere guaine e mantelli o ne arricchiscono soltan- to le maniche, mentre in alcuni talvolta fit- tissimi vanno annullandosi verso la base, quasi sparendo. A queste sagome la giovane attrice dovrà guardare come a una falsariga per i vestiti del suo prossimo film, raccomandando al proprio sarto di dimenticare in lei la pic- cola particolare cliente, che chiede abitual- mente comuni vestiti e vedere invece l'at- trice, l'interprete, l'eroina del dato sogget- to del quale il sarto dovrà inevitabilmente conoscere la trama e i particolari. 11 sarto che intelligentemente potrà dividere queste due differenti attività e cioè abbigliamento per la comune cliente e abbigliamento per il cinema avrà già fatto un gran passo, per soddisfare quello che la macchina da presa e il pubblico esigono da un abbigliamento esclusivamente creato per il cinematografo. Se questo creatore di modelli ne sentirà as- soluta la necessità, si attenga a generalissi- me e larvate formule che regolano la moda internazionale senza ripetere nelle pieghe delle sue creazioni, linee famose di model- li, ormai visti e conosciuti, e tutti siano inediti, spiritosi, di pura vena geniale. Meglio ancora però ci soddisfa e ci sembra abbia compreso l'intima essenza dello spi- rito di una moda creata esclusivamente per il cinematografo, quel disegnatore che non si attiene ad alcun suggerimento e ad alcu- na influenza esteriore, ottemperando solo, per ovvie ragioni, vaghe leggi basilari che classificano l'epoca. Ma escluse queste for- zate ma pur minime esigenze, il disegnatore ideale per il vestito moderno adatto al cine- matografo, crea e disegna i suoi figurini sotto l'influsso di perenni licenze poetiche, ribelle ad ogni consiglio e ad ogni scrupolo pregiudiziale, che per lui non vi saranno né reminiscenze, né mode attuali, né ispira- zioni straniere, ma solo il suo estro che gli detterà forme del tutto personali e atte al soggetto per il quale i vestiti dovranno es- sere inventati. Veniamo così a stabilire che mentre il co- stume per il cinema dovrà essere di esem- plare autenticità e dovrà ripetere nelle linee, e nei dettagli una data precisa epoca, per le produzioni moderne, i vestiti (se volete chiamarli anche costumi) non dovranno avere nessuna moda, forse una futura se queste fogge avranno una ripercussione sul gusto del pubblico e saranno applicate dal- le signore in forma più attenuata per l'uso della vita comune. La moda di vestiti per il cinema appartiene ad un mondo tutto a sé e non nasce nei la- boratori di comune sartoria o dall'ispirazio- ne di figurini stranieri. A parer mio questa dovrebbe essere costruita completamente con altri principii, disegnata appositamente, con materiali speciali, con tessuti di singola- ri superfici, e sopratutto di particolari colori adatti ad impressionare più o meno, secon- do il bisogno, l'inesorabile ordigno monoco- lato che tutti sappiamo. È una moda talmen- te particolare che ancora ci meravigliamo come le competenti grandi organizzazioni non abbiano pensato a dedicarle una rivista di figurini e di nuove idee, come per la moda di uso comune, ne esistono a bizzeffe. Sia- mo sicuri che fra breve ne sorgerà qualcuna e poi ne verranno delle altre, belle, bellis- sime, che le stelle di domani consulteranno per definire gli abiti dei loro film e si do- manderanno poi come abbiano potuto fino allora andare avanti svaligiando riviste e idee di sarti e disegnatori forestieri. Tutto questo va da sé e siamo sicuri che la maggior parte dei cineasti italiani ben- pensanti ci daranno ragione ma quello che più interessa per la definizione di questo argomento è la formazione o meglio la coe- sione di specializzati del genere e cioè dise- gnatori di modelli per il cinema, di sarti modellisti di eccezionali qualità. A questi nostri ripetuti appelli che anche altre volte abbiamo rivolto su queste pa- gine, le Superiori competenti Autorità non sono restate insensibili e provvidenziali or- dinamenti e disposizioni saranno presi fra breve per la valorizzazione di questa spe- ciale categoria di tecnici e di esperti che dovranno in appresso essere indispensabili al perfetto complesso decorativo di una mo- derna produzione. Un concorso di figurini per il cinematografo è stato bandito dal Circolo Romano Donne Artiste e Laureate rivolto a valorizzare ge- niali matite e spiritosi talenti di modellisti Gran cappello a velo, mazzo di code di volpe ai piedi ed è sotto gli auspici di varie Autorità com- petenti tra le quali la Direzione Generale della Cinematografia e l'Ente Nazionale del- la Moda che con questa opportuna aderenza cominciano una seria campagna per risol- vere questo arduo problema della moda adattata al cinematografo. Le speranze fiori- scono così nell'attesa. Ma per anticipare questi sperimentali son- daggi, sarebbe opportuno che qualche pro- duttore intelligente e d'anticipato talento affiancasse alla fatica del regista uno « sti- lista » che si occupasse fin d'ora della rea- lizzazione di veri e propri costumi moderni creati appositamente per la trama da svol- gere e adatti alla ripresa cinematografica. MARIO VIGOLO 321 mdM M ©TOSTO ®3©&TO **#* ECCELLENTE *** BUONO ** MEDIOCRE * SBAGLIATO *** IL VENDICATORE (/ Am the I-aw) - Produzione: Columbia - Produttore: E cerei t Risl{in - Soggetto: Fred Allhoff - Sceneggiatura : Jo Swerling - Regista : Alexander Hall - Interpreti : Edward G. Robinson, Wendy Panie, John Beai, Arthur Loft, Marc Lawrence. il vendicatore è uno di quei film che sul piano della propaganda politica e in quello dell'esal- tazione della lotta sociale degli Stati Uniti con- tro la delinquenza fanno scuola e non pos- sono non suscitare il nostro sincero riconosci- mento e la nostra ammirazione. Questo poi va oltre alla semplice cronaca contro i gangsters per porre in primo piano motivi di indole ideale che guidano nella sua opera il protagonista. Il film che fu uno dei più validi appoggi di Tho- mas E. Dewey nel momento più vivo e più po- polare della sua battaglia contro le mafie locali è retto magistralmente da quel grande attore che è Edward G. Robinson in un crescendo con- tinuo di energia che trascina, convince, e non lascia tempo alle considerazioni e aile analisi im- mediate. *** VACANZE D'AMORE (Having Wonderful Time) - Produzione: R. K. O. - Direttore di produzione: Pandro S. Berman - Regìa: Alfred Santell - Soggetto e sceneggiatura: Arthur Kober - Interpreti: Ginger Roger s, Douglas Fairban/rs jr. Ève Arde», Dorothea Kent, Richard S\elton, Donald Mee/(. having wonderful time, (Vacanze d'amore) giustifica pienamente il suo titolo americano, al- meno a giudicare dagli scrosci di risate e dal- l'atmosfera di allegria che esso ha saputo pro- durre nel denso pubblico che affollava sin dalla prima serata la bella sala del Supercinema di Roma. Un film fatto con nulla, leggero e svelto, paradossale e piacevolissimo, in cui ogni attimo sembra annotato di passaggio con un tocco e un garbo di primissima qualità. Si ha l'impressione che il film sia stato fatto nelle pause di riposo tra le altre lavorazioni, con scenografie di fortuna, gettate li con disinvol- tura e senza impegno, ma con la sicurezza che il lavoro sarebbe venuto fuori fluido e diverten- tissimo ugualmente. E cosi è stato. * UNA MOGLIE IN PERICOLO Produzione: Astra film - Regista: Max Neufeld - Sog- getto : Ferruccio Biancini - Sceneggiatura : F . Biancini, Max Neufeld, Vanni - Scenografia : Giorgio Pinzauti ■ Costumi: Antonietta Ferraro - Musica: D'Anzi - Com- mento Musicale: Cicognini - Operatore: Anchise Buz- zi - Fonico: Ettore Forni - Montaggio: M. Rosada - interpreti: Marie Glory, Antonio Cento, Laura Solari, Sandra Ravel, Lombardi , Arrigoni, Bernabò, DeCenzo. SE la regia di questo film invece di fermarsi trop- po spesso sulle figure dei personaggi in troppo evidente compiacimento che finisce per esser stuc- chevole si fosse dedicata di più a render vivi e movimentati i fatti senza i tanti ingiustificati arresti fotografici di mezzi primi piani e di primi piani, tutti si sarebbero divertiti assai di più a questo una moglie in pericolo il cui soggetto pie- no di brio e di vivacità poteva effettivamente dare un rendimento spettacolare per lo meno doppio di quello ottenuto. La figura interpretata da Lombardi aveva biso- gno di ben altre forze per riuscire a. giustificare la sua palese assurdità, e avrebbe forse potuto reggersi con un tipo di recitazione più scanzo- nata e disinvolta. *** KATIA (Katia\ - Produzione: Algazy - Direttore di produzio- ne : Bernstein - Regìa : Maurice Tourneur - Soggetto : Lucile Decaux - Sceneggiatura : Companeez - Opera- tore: Robert Le Febvre - Fonico: Lagarde - Scenogra- fia : Arnstam e Guy de Gastyne ■ Costumi : Bìlinsl{y - Montaggio: Roger Mercanton - Interpreti: Danielle Dameux, John Loder, Charlotte Lyses, Aime Cla- riond, Jeanne Provasi . katia, la romantica storia della principessa Dol- goruki, amica ed ispiratrice di Alessandro II di Russia, può servire d'esempio di classe a chi deb- ba intessere e dar vita a film storici a sfondo sen- timentale ed umano. Ciò che principalmente dà il tono alla fatica di Maurice Tourneur è l'ele- ganza e la grazia con le quali egli ha saputo gui- dare l'ottima recitazione di Lucilie Decaux e di John Loder. Un film che sembra disegnato a pastelli e tutto pervaso come da un soffio di tri- stezza e di presentimento anche là dove la vi- cenda sembrerebbe dover portare a sfere di feli- cità e di spensieratezza. Il doppiato purtroppo, e le cause sono del tutto naturali e non v'è da attribuire colpa a nessuno, toglie gran parte della sua raffinata perfezione al lavoro originale. ** DOCUMENTO Produzione: S.E.C. E.T. - Scalerà - Regista: Mario Camerini - Soggetto : Guglielmo Zorzi - Sceneggiatura : M . Camerini, Ivo Perilli, Renato Castellani, Mario Pan- nunzio, Mario Soldati - Scenografia : Gastone Medìn - Costumi: Titina Rota - Operatore: Arturo Gallea - Fo- nico : Vittorio Trentino - Montaggio : Mario Camerini - Interpreti: Ruggero Ruggeri, Armando Falconi, Maria Denis, Maurizio D'Ancora, Pina Gallini, Giuseppe Pierozzi Lauro Gazzolo. CON tutta sincerità dalle colonne di « Cinema » abbiamo sempre analizzata l'opera del regista Camerini con il rispetto dovuto alla sua onestà di artista, all'impronta particolare che egli sa dare ai suoi film e alla fiducia che egli ispira pei una buona produzione italiana. Fiducia che si era nutrita delle continue speranze di veder finalmente innalzarsi la sua produzione verso toni più complessi e più raffinati, pur mantenendosi nel suo filone naturale. documento però ha deluso assai la nostra aspet- tativa. Esso ci è sembrato più un passo indietro che non un progresso, una fermata che tradisce i pericoli di un palese compiacimento nelle pro- prie possibilità e nel già fatto. È questo film un vero documento negativo sulla regia poiché qui più che altrove balzano agli occhi le manchevo- lezze non lievi di cui la pellicola di Camerini è seminata nella sua breve vita. E intendiamoci subito. Regia è arte sopratutto di saper dare un valore funzionale ad ogni movimento di macchi- na, di giustificare ogni inquadratura, ogni spo- stamento di piano, ogni passaggio di scena. In so- stanza la presenza di un primo piano o di una carrellata, di una ripresa da un punto anziché da un altro deve venir dettata da uno scopo nar- rativo ben preciso, che necessariamente imponga quei movimenti e non altri. Solo così la fotografia vuota nella sua staticità, anche se di particolare bellezza acquisterà valore di linguaggio che rac- conta con efficacia e con sicurezza, documento al contrario dà la cattiva impressione di una sem- plice storia fotografata, di una storia cioè non ci- nematografica e che se fosse stata girata da altri punti di visuale e con altra tecnica avrebbe dato il medesimo risultato. Perchè avvicinare o allon- tanare la macchina quando ciò non giova e non accentua punto la narrazione? Occorre aver la forza di sacrificare il movimento di macchina senza giustificazione e ricercare invece questa fun- zionalità della regìa. documento è un film che cammina; la gente ne è divertita perchè non si accorge che dietro è sem- pre il solito teatro che si muove senza novità al- cuna, ma dimentica presto e a lungo andare ar- riverà a capire il trucco. Dal cinema ci si atten- de ben altro. Ben altro che la solita formuletta dei tanti metri di « sentimentale », più tanti metri di « gaio », più tanti metri di « quasi drammatico ». A maggior ragione poi quando la formuletta si vale non di mezzi cinematografici, ma della con- tinua dizione ad inflessioni di palcoscenico degli attori, che si affannano più che a dire, a spiega- re quello che il resto del film, nella sua insuffi- cienza non riuscirebbe altrimenti a narrare. Fal- coni, resta Falconi e Maria Denis non è assolu- tamente una fanciulla fatta per l'epoca Umber- tina, epoca che fra l'altro è troppo esagerata- mente caricaturata per riuscire accettabile e di buon gusto. 322 LA RADIO PER LANCIARE I FILM *-¥- L'ULTIMA RECITA (Letter of Introduction) - Produzione : Universal - Pro- duttore e regista : John M. Stahl - Direttore di produ- zione: Charles R. Regers - Soggetto: Bernice Boone - Sceneggiatura : Sheridan Gibney e Léonard Spigelgass - Operatore: Karl Freund - Interpreti: Adolphe Menjoti, Andrea Leeds, George Murphy , Rita Johnson, Ann Sheridan. SE al posto di Adolphe Menjou, uno dei Barry- more avesse sorretto la parte del grande attore teatrale in l'ultima recita e poniamo Katerine Hepburn quella della figlia di lui, ispirata e do- cile nell'ammirazione per l'arte del padre, forse avremmo avuto un capolavoro di più della ci- nematografia americana. Al contrario, così come esso è, il lavoro ondeggia a media altezza senza mai sollevarsi e dando l'impressione che tutto sia impostato su interpretazioni di semplici ca- ratteristi e con mancanza assoluta di attori di primo piano. Peccato, che la storia poteva in effetto raggiungere atmosfere più intelligenti e ricche di arte, impostata come essa è su motivi umani e nello stesso tempo intellettuali. ** ASSENZA INGIUSTIFICATA Produzione: Era-Amato - Regista: Massimiliano Neu- feld - Direttore di produzione: Amedeo Castellazzi - Adattamento di Castellazzi e Neufeld - Scenografia : Gastone Medin - Operatore : Vaclav Vic/( - Montaggio : Massimiliano Neufeld - Interpreti: Alida Valli, Ame- deo Nazzari, Lia Orlandini, Lilia Silfi, Liliana Vi- smara, Titina De Filippo, Paolo Stoppa, Gianna Ceìhr.i. CON assenza ingiustificata siamo di fronte al caso inverso di una moglie in pericolo. Qui Mas- similiano Neufeld ci è apparso con una regìa più corretta e soddisfacente, con una regìa cioè che si discorta non poco dalle misure abituali, care a questo regista, ma è il soggetto del film quello che nell'assurdità dei suoi postulati si regge a fatica e non può non prestarsi ad elementari critiche di contenuto. È stato detto che la coppia Valli-Naz- zari è la più riuscita del cinematografo italiano. Su questo non azzardiamo far dubbi, ma ci sem- bra che anche una coppia riuscita in sé non possa adattarsi sempre a qualsiasi ruolo e a qualsiasi storia. Non è sufficiente imbiancare leg- germente i capelli di Nazzari o imporgli una com- postezza del tutto formale per farne un profes- sore universitario di medicina e ancor di più un marito dall'aria paterna e comprensiva. Il film per il resto è allegro e ben costruito per quanto abbondi di quella scenografia da interni di nuovi ricchi, sconosciuti nella realtà alle nostre case anche quando esse siano nei palazzi Coppedè di Roma. GIUSEPPE ISANI Attori del cinema davanti al microfono, nella trasmissione di una radioscena (Foto Vasari) LA COLLABORAZIONE fra cinematografia e radio va divenendo sempre più intima. La ragione diretta di questo avvicinamento deve ritrovarsi nell'utilità del servizio che la radio può rendere al cinema ai fini della propaganda a favore dei film. La radio ha come sua più notevole caratte- ristica quella di potersi indirizzare simultanea- mente a milioni di persone, facoltà questa che non hanno gli altri mezzi di propaganda. Era quindi naturale che il cinema, che per la complessità propria della sua organizzazione industriale, ri- chiede investimenti finanziari di assai considere- vole entità, venisse ad appoggiarsi alla radio che costituisce in un certo senso il mezzo più efficace per assicurare intorno a un film quella pubblicità che può in gran parte contribuire a compensare con un maggiore concorso di pubblico la spesa del produttore. Si pensi, ad esempio, alla tra- smissione di una breve azione radiofonica che abbia come principali caratteristiche quella di essere ispirata alla vicenda del film cui si rife- risce ed interpretata dagli stessi artisti cinema- tografici che in essa hanno agito. L'azione po- trebbe consistere nella messa in onda della co- lonna sonora del film nel momento più interes- sante dal punto di vista della musica e del dia- logo, ed in questo caso si avrebbe una fedele riproduzione di parte del film, ciò che raggiun- gerebbe indubbiamente l'effetto di richiamare l'attenzione dell'ascoltatore sul seguito della vi- cenda e di suscitarne la curiosità su quella che potrebbe essere la conclusione della vicenda stessa. Anziché limitarsi a riportare fedelmente una co- lonna sonora, l'azione radiofonica potrebbe rife- rirsi alla trasmissione delle impressioni di un cro- nista sulla lavorazione di un film. La trasmis- sione in questo caso potrebbe avere luogo diret- tamente dal teatro di posa nel quale avviene la ripresa e ad essa, oltre agli interpreti del film, potrebbero prendere parte, eventualmente inter- vistati dal radiocronista, il regista del film stesso con i suoi principali collaboratori artistici e tecnici . La radio può effettuare infine in materia di pub- blicità cinematografica un servizio che integra ed estende quello che era stato fino ad oggi affi- dato alla stampa: l'annuncio dei film in corso di programmazione nelle sale cittadine di proie- zione. A questo punto si aprono alla cinematografia nuove possibilità pubblicitarie di grande potere suggestivo e di sicuro effetto sul pubblico. In- tendiamo alludere alla televisione, grazie alla quale i semplici annunci radiofonici potranno es- sere più efficacemente sostituiti dalla trasmis- sione di una vera e propria presentazione di film, quale attualmente è uso programmare nei cine- matografi normali. Qui si vede tutta la superio- rità della radio su qualsiasi altro mezzo per quanto riguarda la pubblicità cinematografica. Queste e numerose altre considerazioni hanno evidentemente fatto i produttori e i noleggiatori italiani che hanno prontamente aderito al pro- gramma che l'Ente nazionale per il servizio della radiodiffusione ha elaborato per l'organizzazione su vasta scala della pubblicità cinematografica attraverso la radio. Importanti accordi effettivi sono già intervenuti fra la radio italiana da una parte e i più forti industriali cinematografici e le più grandi imprese di distribuzione cinemato- grafica dall'altra per la messa in onda di radio- scene pubblicitarie. Dopo di ciò — che già co- stituisce di per se stesso un valido contributo alla propaganda intorno al film — questo non sarà abbandonato dalla radio, la quale ne an- nuncerà a suo tempo la programmazione. L'interesse di quest'ultima forma radiopubblici- taria sta nel fatto che, mentre prima degli at- tuali accordi gli annunci dei film in corso di programmazione erano affidati all'iniziativa degli esercenti delle sale locali, oggi essi vengono ef- fettuati direttamente dall'Ente radiofonico al quale sono commissionati dalla Casa distribu- trice del film. Consegue da ciò che mentre un film risultava prima valorizzato a mezzo della radio in una città piuttosto che in un'altra nella quale l'esercente trascurava di farne leggere al microfono l'annuncio di programmazione, attual- mente, essendo tale servizio accentrato nell'Ente di radiodiffusione, un film ha assicurato, dal punto di vista della pubblicità, uguale tratta- mento in tutta Italia. Anche per la presentazione a mezzo della tele- visione dei film in corso di programmazione le prime trattative sono state impostate e già pro- mettono di avviarsi alla più felice conclusione, dimostrazione questa dell'apprezzamento che gli industriali cinematografici italiani hanno dell'ec- cezionale contributo che la più grande innova- zione scientifica dei nostri tempi è in grado di dare al cinema. _ ,-,_.,.,. . -,-,^— . «-_..__._ LEONARDO ALGAR.DI 323 Contine Luchaire. parigina, è nata, in un appjttamcnto signorile sulla riva si- nistra della Senna, meno di vent'anni fa. Pochi anni dopo abbandonò il fiume, che col suo passaggio respirante aveva sollecitata la sua fantasia ogni giorno, e accompagnati ritmandoli singolarmen- te i suoi sonni e sogni, e andò a vivere coi genitori in una grande villa fuori mano. È in quelle due atmosfere calde che Corinne ha passati i giorni dell'in- fanzia e della prima adolescenza, que- sti appena antecedenti alla sua nuova vita di attrice. 1 suoi genitori. Jean e Francoise, sono famosi ne! mondo « intellettuale » di Parigi per la loro semplicità di gente colta « che non ha perduto l'intimo contatto con la natu- ra », e per una loro nativa bizzarria, del tutto scevra di pose e di sforzo, che ne fa una coppia amena e viva. Sono giovani tutt'e due, e la mamma di Corinne, vista in fotografìa accanto alla figlia, non pare venir segnata nel confronto da un distacco maggiore di anni di quanto non ne abbia la com pagna dei due primi film della giovane •< stella », Annic Ducaux. Anzi il viso di Francoise Luchaire ha questo van- taggio su quello della Ducaux: che non ha niente, proprio niente di affattura- to e di teatrale. Francoise e Jean Luchaire vanno nomi- nati perchè hanno il merito non solo di non avere ostacolata, ma di aver la- sciata crescere la personalità della figlia a talento di lei, secondo il capriccio e il bisogno di moto, di avventura inti- ma o anche esterna (nel giardino!) che essa manifestava. Era lo stesso sistema educativo che forse ioro due avevano sperimentato su di sé, ovvero, col tem- po, avevano capito che sarebbe stalo loro opportuno. Forse è tutta qui la differenza: per quanto intelligenti, ecc., ecc.. i due genitori sono rimasti due amabili persone qualunque, perchè si erano seguiti su di loro metodi edu- cativi errati, basati sulla costrizione; allora il loro sviluppo era stato tardo, eran rimasti a mezz'aria adattandosi GALLERIA (v. tavola a fianco) grazie a una schiettezza insita in sé, e anzi trovando ragioni di bene e di gioia a ogni passo. M.i Corinne invece è diventata un'attrice, perchè ha potuto giorno per giorno accrescersi su sé stes- sa in libertà, libera dunque di osservare la vita e gli altri, e di obbedire via via a tutti gli impulsi. Poteva venirne un animaletto selvatico: il metodo è rischio- so forte: ma è chiaio che questi genito- ri, che oggi modestamente si limitano a enunciare il principio seguito e non le osservazioni preliminari che li hanno subito confortati quando Corinna ave- va due e quattro e sei anni, questi ge- nitori bravi e fortunali capirono di slan- cio che la bambina silenziosa e avventu- rosa dalle gambe lunghe e gli occhi immobili e muti in obbedienza a un carattere studioso e non facilmente apri- bile, era fatta su misura per il loro geloso esperimento. Cresciuta a questo modo, Corinne era però una quattordicenne (o giù di li) come tutte le altre, che andava a scuola e studiava buona buona, quando le si spalancò la strada che sappiamo. Era un momento che la ragazza non sogna- va, ma, tutta presa dalla realtà quoti- diana si esauriva placidamente, felice di farlo, nella vita della scuola. Par- lava poco, ma tutte le compagne le era- no sempre attorno, avendola eletta « ca- pitana » proprio naturalmente. In quel tempo però il nonno commediografo, del quale lei era sempre stata una grande amica, stava scrivendo « Alti- tudine 2200 metri », una commedia. In verità, il nonno era ben lontano dal pensare alla bionda nipotina come pos- sibile personaggio, anche se aveva im- maginato da tempo che quella sarebbe finita attrice. Corinne salì allo stu- dio del nonno, dunque, e tutta seria gli disse: « Dammi una parte nella tua commedia... Non ridere, sai, io sento teilement che potrei recitare! ». Poiché questo discorso il nonno psicologo se l'aspettava (Ìa tempo, fece un po' il burbero e poi accettò. Aggiunse una adolescente, cui diede il nome di Zizi, il nomignolo familiare di Corinne. La ragazza così debuttò, al teatro del- l'Etoile. accanto all'esperto giovane at- tore Ravmond Roulcau, che le diede molti buoni consigli e l'aiutò in ogni modo. Mi per vero, appena montata sul palcoscenico trepidante per la prima prova, essa aveva dimostrato in modo iampantc, a tutti quelli che la guarda- vano, di aver trovato di punto in bianco il reagente che le era necessario per dire una sua schietta parola. Aveva tro- vata l'aria sua, da respirarla pel resto della sua vita. Fu al teatro dell'Etoile che il Moguy la vide recitare, nella com- media del nonno, in una delle prime repliche di questa. Cercatala in came- rino, le disse: « Volete fare del cine- ma? ->. Provino il giorno dopo. Lettura del soggetto prigione senza sbarre. Sì... no... no... sì... Moguy era incerto. Pre- gò Marc Allegret, suo amico, regista del sentiero della felicità con Simone Simon, di dare un piccolissimo ruolo a Corinne Luchaire, e di farle pa>sare qualche tempo in mezzo all'ambiente del teatro di posa, così che ne cono- scesse i segreti e vedesse da vicino una attrice utile per lei da vedere, come la Simon. Breve: Moguy le ottenne an- cora una particina in le chantevr de minlit, e fu allora che le propose il ruolo più importante nel suo film. In- tanto era passato più di un anno, e la sceneggiatura era pronta, e anche gli altri ruoli avevano trovati i loro attori. Corinne, coscienziosa, si camuffò da grande, facendo anche altri pasticci, per poter visitare una vera casa di corre- zione: che impressione per lei! Fu for- se per ciò che le rimase sul volto una piega amara che sembrava vissuta : edu- cata dall'infanzia a immedesimarsi nel- le situazioni, quella visita s'incise pro- fondamente. E tutti ricordano il risul- tato. Attrice di grandi mezzi, autentica come i suoi genitori l'hanno voluta: una fi- glia di buona famiglia, come la chia- mano in Francia, che come tale ritorna a casa dopo ogni trionfo, indossa pan- taloni e camicetta aperta, si siede attra- verso sul divano, e legge. Quando ri- torna in istudio, è pronta ed elettriz- zata. È il suo modo di vita, per lei il più ricco e propizio. Per esperienza e per dote istintiva, non farà mai nulla di maniera. Basterà ricordarla in una scena di prigione stNZA sbarre, riversa a teira, abbandonato il lungo e dise- guale corpo, non totalmente cresciuto, ie lunghe gambe calzate di nero buttate come morte, e i capelli sparsi intorno: aspra, ingenua e voluttuosa: quella era una posizione trovata per istinto, un istinto fortunato davvero. C'era un sen- so drammatico e plastico che faceva tremare, per evidenza e scarna bellezza, in quell'invenzione quasi casuale: an- che lo spettatore più rozzo se ne sarà accorto con un felice sgomento, senteD dosi le ginocchia svanire. FILM PRINCIPALI: il sentiero della felicità (Les Beaux Joitrs, 1936), le CHANTEIR DE MINLIT (K)^J), PRIGIONE SENZA SBARRE (PÙSOtl SaiìS baiTCOUX , Cipra, ig$7-}8), conflitto (Confitt, Cipra Presburger, 1938), dernier TOLRNANT (Glddiator , 1939), LE DESER- telr (Eclair Journal, 1993), cavalcade d'amour (Cipra, I9s9>- PTJCK «WICBT» ALIPA VALLI Ar1EPE° hauar(\ prodERA film DIREZIONE AMATO distrib. MINERVA FILM 324 CORINNE LUCHAIRE J i ^-tjSSf 1 ^ ^^^^S^^M^feìè J^2jT,4]HffT> y n - " - ; p$jffe 1 ^»^^Hi i^L ivi* *«£*£&& 12 tinte nuove nei vari profumi di lusso Coly L 6,50 - L 10.- Nè luna né l'altra, se non impiegano ciprie contenenti adesivi artificiali e ingredienti dilatabili. Quando le par- ticelle di tali ciprie penetrano nei pori, specialmente in quelli del naso che sono più larghi, sotto l'azione del- l'umidità della pelle, aumentano di volume e forzano l'apertura dei pori dilatandoli per sempre. La Cipria Coty non contiene adesivi artificiali e quindi non dilata i pori. Oltre ai suoi numerosi pregi, ha quello inimitabile dj aderire alla pelle in modo mai raggiunto. Questa impalpabilità è ottenuta con un procedimento specialissimo mercè il quale la polvere, turbinando vor-' ticosamente in un soffio potente di aria secca, passa attraverso un fitto tessuto di seta. Fra le 12 gradazioni di tinte della Cipria Coty esiste proprio quella che si addice al vostro colorito, pro- fumata con lo stesso profumo Coty da voi preferito. COTV 00, cc/oììcl oh& ce^ SOCIETÀ ANONIMA ITALIANA COTY • SEDE E STABILIMENTI IN MILANO 326 NUMEROSI LETTORI. - Mi rivolgo ai numerosi lettori i quali delusi nel non aver trovato più su Cinema la rubrica J filrr del mese in censura, hanno chie- sto ii perchè della soppressione e hanno manifestato il desiderio che venisse isti- tuita una rubrica analoga, affinchè po- tessero continuare le loro raccolte di date e la compilazione di schedari con i ti- toli dei film in italiano e nella edizione originale (per i film stranieri) nonché i nomi di tutti i collaboratori al film, dal regista all'operatore, dagli scenari- sti agli scenografi, dal musicista al di rettore di produzione ecc. Come avrete notato, all'inizio delle recensioni di film nella pagina Film di questi giorni si è provveduto a mettere i dati che voi ri- chiedete; nei prossimi fascicoli i dati sa- ranno più completi e controllati. Pur- troppo non tutte le case sono dotate di un ufficio edizioni ordinato e quindi sono restìe dall'inviare i dati che inte- ressano. Le case, di solito, trascurano perfino di mettere i nomi dei collabo- ratori nelle didascalie in testa al film. Come pure, finora, non è stato istituito il sistema dei foglietti programma. Se manca la collaborazione delle Case, che dovrebbero essere interessate ad esaudire i desideri del pubblico, la ricerca dei dati diventa difficile. Tuttavia Cinema cerca di fare del suo meglio per accon- tentare i suoi lettori. EDMONDO ANTONELLI (Perugia). - Mi pare che la Vostra idea di pubbli- care a puntate l'Almanacco di Cinema sulla rivista, una pagina al numero, non possa essere presa in considerazione perchè le pagine dell'Almanacco sono circa trecento; e qualora se ne pubbli- cassero di più si verrebbe a riempire parte della rivista con pagine dell'Al- manacco che trovandosi già compilato in volume, potrà essere acquistato an- che da quei lettori che non lo hanno ancora acquistato. GARI (Mantova). - Ho passato l'articolo al redattore competente. Vedo che l'ar- gomento Duvivier interessa non pochi lettori. UN FEDELISSIMO DI CINEMA (Mi- lano). - Immagino la tua cospicua rac- colta di dati riguardanti i film. Non posso darti completo l'elenco che chiedi ma tuttavia ecco alcuni titoli : una not- te d'oblio (Remember Last Night?), amanti fuggitivi (Fugitive Lovers); tor- mento (Sadie Me Kec); un delitto a bordo (Un homme de trop à bord); la GELOSIA NON È DI MODA (DoCtOr, Wife and Nurse); finalmente una donna (Pet- ticoat Fever); la dominatrice (Annie Oaklie); il sentiero della felicità (Les beaux jours); desiderio di re (The King Steps Out). LUISA (Lucca). - Nikolai Ekk non può essere considerato un grande regista. Del resto, la sua attività non è stata vasta. Il film che lo ha rivelato è verso la vita, cui è succeduto un film a co- lori: usignolo mio piccolo usignolo. Questo secondo film non ha ottenuto il successo del primo. Greta Garbo ha in- terpretato ninotschka con la regìa di Ernst Lubitsch. G. L. (Mantova). - Credo che il con- cetto del « soggetto in poche righe » e quello del « soggetto disteso o addirit- tura elaborato in sceneggiatura » colli- mino, quando a ciascuno di essi presieda il principio che chi scrive per il cinema deve pensare al risultato. Vi sono dei motivi che espressi in venti righe non potranno mai far pensare a qualcuno che conosce il cinema, ad un film che dalle venti righe si potrebbe trarre. Al- tre idee esposte in poche righe possono, invece, far pensare a sviluppi. Lo stesso accade per lunghi soggetti; uno può scrivere cento e più pagine, ritenendo di aver scritto una sceneggiatura (an- che con le indicazioni tecniche) e invece quello che ha scritto è materiale inuti- lizzabile per il cinema, in tutto o in parte. Voi stesso dichiarate che per qualche punto del vostro soggetto non vedevate o vedevate solo confusamente la riproduzione sullo schermo, e che CAPO DI BUONA SPERANZA (C^orrisponacnza coi lettori) per tali punti potessero sopperire la fan- tasia e l'abilità di chi è del mestiere. Ora mi sembra che il soggettista debba sempre porsi il problema se o meno sia filmabile quello che egli scrive. Può darsi che il soggetto cui accennate e che avete visto pubblicato, non presenti molti requisiti cinematografici. La man- canza del nome del soggettista nelle di- dascalie iniziali di un film dipende tal- volta dal fatto che il film, essendo un rifacimento di un film straniero, i pro- duttori preferiscono omettere il nome del soggettista, per dare al film una impronta italiana (ma poi non ci rie- scono). TRANS QUIES - SOGGETTISTA - MARIO FIORENTINI - P. D. - Sto leggendo i Vostri soggetti, alcuni dei quali sono piuttosto lunghi. Abbiate dunque pazienza se questa volta non trovate risposta nel Capo di Buona Spe- ranza. SILVIO PAPPALARDI (Spoleto). - Ve- di, in parte la risposta a B. C. Per quanto riguarda i soggetti, hai ragione. Vi sono delle figure storiche, come quella di Gabriele Pepe, da te ricor- data, che possono offrire buoni spunti per soggetti di film. ABBONATO 719 (Torino). - Nell'ac- cordo cui alludete nella vostra lettera, non mi consta che sia contemplato lo scambio di film americani. Tuttavia vi sono progetti per la importazione dei film americani, ma ancora nulla è stato concluso al riguardo. RENATO GRECO (Roma). - La pro- tagonista di potenza e gloria è Colleen Moore. Non mi pare che si possa di- stinguere fra « artisti » e « attori ». Un attore cinematografico in quanto crea la sua parte sullo schermo, può anche es- sere chiamato •< artista ». O meglio, può essere definito un buon attore o un cattivo attore. Elena Zareschi è la pro- tagonista del film sei bambine e il Per- seo di Giovacchino Forzano, testé rea- lizzato a Tirrenia. CARLO BARSOTTI (Lucca). - Le tue osservazioni sono giuste. Del resto se n'è accorto il critico stesso, cui non si deve attribuire la colpa di tali errori; sono infatti ' errori di stampa '. Sì, è facile trovare errori di nomi e di titoli nei fogli pubblicitari dei film, nei ma- nifesti, negli stessi articoli che appaiono sui giornali e sulle riviste. Ancora il cinema non e considerato una cosa seria. UN TORINESE. - Riferirò il tuo desi- derio a chi di competenza. Non so se quest'anno avranno luogo proiezioni di film classici nelle serate dei ' Cine-Guf '. Ma ritengo di sì. Le serate retrospettive hanno indubbiamente una certa impor- tanza per la cultura cinematografica. CORRADO TERZI (Bergamo). - Julien Duvivier non ha diretto i miserabili; l'autore di quella pubblicazione, ricca di errori d'ogni genere, ha confuso Du- vivier con Raymond Bernard, il quale è appunto il regista di tale film, pio- dotto nel 1933. In questo film sono lar- gamente usate le inquadrature oblique. Tale uso è stato poi ripreso da Duvivier in carnet de bal, come ricorderete, il principe kamor dev'essere le petit roi realizzato da Duvivier a poca distanza da poil de carote con lo stesso Robert Lynen. david colder è tratto da un ro- manzo di Irene Nemirowsky ed è stato presentato a1 l'Esposizione di Venezia nel "32. paquebot tenacity è tratto da un lavoro teatrale di Charles Vildrac e presentato a Venezia nel '34. La musica di quest'ultimo film è di Jean Wiener (vedi il volume da voi citato, pag. 294). Allorché un film viene doppiato, qual- che volta le musiche originali vengono sostituite da altre; ciò è avvenuto per esempio per qualche film deH'E.N.LC. (tamara per esempio) e del Consorzio Cinem. E. LA. Nessun vantaggio arti- stico, naturalmente. La Scalerà ha an- nunciato pvgmalion ma non so quando abbia intenzione di pubblicarlo, mentre credo che le jour se lève verrà pub- blicato quanto prima nella edizione ita- liana, dato che è già stato presentato alla Quirinetta a Roma. R. BRUSA (Varese). - Hai vinto tu la scommessa con i tuoi amici: la prota- gonista di carnet de bal è Marie Bell e non Annie Ducaux. Il critico di cui parli non scrive su altri giornali, ma, con ogni probabilità rivedrai la sua firma presto sul giornale in cui scriveva pri- ma. Chiederò senz'altro a qualcuno cui penso possa interessare, se ha inten- zione di acquistare le annate dal 1934 al 1939 di u Film Weckly » (o « Cine- matograph Weekly »?). Intanto dovresti dirmi il prezzo di vendita. Le tradu- zioni da te fatte del dialogo inglese di quei film, mi sono sembrate piuttosto notevoli; anzi non capisco perchè tu non pretenda il tuo nome sulle dida- scalie iniziali dei film: lo mettono quasi tutti i traduttori, perchè non dovresti farlo tu? Per tare altre traduzioni non mi pare ci sia altra via che quella di rivolgersi direttamente alle diverse case, indicando l'attività precedente. Certo che potresti fare di più se tu fossi a Roma. Inoltre a Roma potresti occu- parti di altre attività nel vasto campo del cinema, e ne trarresti vantaggio così come il cinema trarrebbe vantaggi'; dalla tua attività, dato che mi pare tu sia una persona fornita di doti. « Sono una delle poche ragazze carine a cui non sorride la carriera di diva ». Io credo però che con le idee chiare e sane esposte nella tua lettera avresti molti numeri e una buona base per tale atti- vità cui troppo spesso intendono dedi- cai si delle ragazze prive di requisiti. Quindi ripensaci. Ricordo la tua lettera di un paio d'anni fa sulle interruzioni nelle proiezioni dei film. Esse dipen- dono dal fatto che le sale posseggono una sola macchina e quindi ogni sei- cento metri di pellicola debbono so- spendere la proiezione. Per le altre sale è poi diventata consuetudine dividere il film in due tempi; a me sembra che converrebbe meglio proiettare i film senza interruzione. Scrivi pure quando vuoi, non mi rechi alcun disturbo. Anzi. IL NOSTROMO LA TOSSE DEI FUMATORI Le lunghe ore di attivila sedentaria dei fumatori, non sono che una irri- tazione continua degli organi respi- ratori documentala dal portacenere. Le tinture di Papavero e la Morfina, contenute in opportuna dose nella Pastiglia Madonna della Salute, diminuendo l'irrita- bilità della mucosa e dei nervi dai quali ha origine il riflesso, (prurito alla gola) sopprimono il molesto bisogno di tossire. A quest'azione calmante si associano quelle decongestionanti delle tinture di Belladonna e Giusquiamo e quelle espettoranti dell'Ipecacuana. La Pastiglia Madonna della Salute è quindi un mezzo effica- cissimo contro la tosse dei fumatori. Essa sprigiona, a misura che si scioglie nella bocca, i suoi benefìci princìpi attivi dando una senzazione gradevole al palato in virtù delle sostanze correttive, (Menta e Liquerizia) contenute nella sua formula. L. 3.30 la scatola - L. 0,60 la bustina di quattro pastiglie MADONNA DELLA SALUTE Stab. Chim. Farm. G. ALBERANI - Bologna ■ Aul. Pref. N. 31810 del 20X1928 327 IE I La soluzione dei giuochi deve pervenire alla Redazione di CINEMA (Sezione ' Giuochi e C orsi ', Piazza della Pilotta. 3 - Roma) non oltre il 15 dicembre 1939-XVIII. Scrivere chiaramente, oltre alla soluzione stessa, anche il proprio nome, cognome e indirizzo. Tutti i lettori possono liberamente collaborare a questa pagina CARTELLON E l. • J 12 CINEMATOGRÀFICO 2. C • li 3. • E L_ 4. • F" T • 5. I 15 10 x IH O 6. 9 O h z « o 7 F 16 • A E 8 V 6 l ? X 9. • R 5 T F A 10 T T • C • A b 11. A • s 3 1 A O -c 11 R Z I G • Yl Con l'aiuto delle lettere già inserite sistemare nello schema, uno per riga, i titoli (senza articolo iniziale) di Ì2 film dovuti ai seguenti registi celebri: PABST • VIDOR ■ CZINNER • CHAPLIN • LA CAVA -WYLER • CLAIR • CUKOR ■ CAPRA • FORD ■ FORST • VON STERNBERG 13 14 15 16 H Le lettere dei quadretti co/ numeretto, ielle progressivamen'e danno il titolo di un (iim NewUniversai - Le lettere dei quadretti col tondino scuro, riordinale, danno il nome del suo regista. FRANCO GAND1N1 (Varese) BANCA NAZIONALE DEL LAVORO CAPITALE E RISERVE L. 233.000.000 Sede Centrale: ROMA 110 DIPENDENZE IN ITALIA IN ALBANIA E IN A. O. I. TUTTE LE OPERAZIONI DI BANCA SEZIONI AUTONOME: CREDITO FONDIARIO: capitale e riserve . . L. 84.000.000 CREDITO CINEMATOGRAFICO: capii, e riserve „ 46.000.000 50.000.000 tranzia . „ 125.000.000 CREDITO ALBERGHIERO {capitale . fondo di SOLUZIONE DEL GIUOCO DEL N. 80 (25 OTTOBRE 1939-XYII) CANZONI DI FILM V \ \E\T\t6WAWf A.&/10IJ «foto 5. 6. 7. 8. 9. 10. <» CT _J _l CD Q CD C o M 13 Q O CE a a e 13 B i 1 II \5 IH 1 un pum brssoli dirgtto DA concHiTR moriTes eoGQR n e u i l l e I Distribuzione FOSCO GinCHeTTI IL PRIIT10 PI LITI SUL TOR. menToso DRflmmp dgllp GUGRRR DI SPflGnfi . PRLPITI D'RITIORG rìGLL'finGOSCIR DI IT1RDRID RSSGDI RTfì Juan oe mnoa pubblicità m MONTECATINI SOCIETÀ GENERALE PER L'INDUSTRIA MINERARIA E CHIMICA MILANO • VIA PRINCIPE UMBERTO 18-20 CINEMA GIRA Macario nel suo nuovo film 'Lo vedi come sei?' (produzione Alfa, regìa Mattoli - Foto Vaselli) Nell'intento di assecondare i desi- deri dei lettori, da questo numero iniziamo nella rubrìca di « Cinema gira » una esauriente cronaca di. tutta la produzione italiana. ITALIA LA CASA DI DOPPIAGGIO... ... Fotovox ha in programma la realizzazione di tre importanti film. Pertanto, tra pochi giorni, si darà il primo giro di manovella al film : cercasi ladro. Questo film, dal ti- tolo provvisorio, è imperniato sulle vicende di tre vagabondi: Gino Bianchi, Gildo Bocci, Fernando Guillaume (Polidor), ai quali terrà compagnia Leda Gloria. Il soggetto è di Guido Paulucci, noto autore de la grande luce (Montevergine) , che ne sarà anche il direttore di produzione, mentre la regìa sarà affidata ad Alberto Salvi. PONZIO PILATO... ... fornirà la materia per un grande film della « Genius ». La trama è ricavata da un libro di Lvno Guar- neri che ha lavorato attivamente a ritrarre documentazioni dalle pre- ziose « Tavole » di Giuseppe Fla- vio, storico contemporaneo all'azio- ne. Gli elementi ai quali saranno affidate le parti principali saranno ricercati mediante un apposito con- corso che la Società produttrice bandirà prossimamente. ALLA S.A.F. A.... ...continuano le riprese di uno + uno = uno della « Italcine » diret- to da Massimiliano Neufeld ed in- terpretato da Alida Valli, Andrea Mattoni, Lilia Dale, Umberto Sa- cripante ed altri. A CINECITTÀ... ... sono in lavorazione attualmen- te: UNA LAMPADA ALLA FINESTRA della « Europa » diretto da Gino Talamo ed interpretato da Rugge- ro Ruggeri e Laura Solari; vento di milioni della « Fono Roma » su soggetto e regìa di Dino Falconi interpretato da Vivi Gioi, Monica Tiebaut, Umberto Melnati; manon lescaut della « Grandi Film Sto- rici » diretto da Carmine Gallone ed interpretato da Vittorio De Si- ca ed Alida Valli; le sorprese del vagone letto della « Atlantica » diretto da G. P. Rosmino e interpre- tato da Clara Calamai, Enrico Via- risio, Luigi Almirante. Sono in montaggio : Carmen fra i rossi della « Bassoli »; ho visto brilla- re le stelle dell' « Atesia »; una avventura di salvator rosa della « Stella ». SI GIRANO GLI ESTERNI... ... di un viaggio verso il sole ovverosia pazza di gioia della « Atlas » affidato alla regìa di C. L. Bragaglia ed all'interpretazione di Vittorio De Sica, Umberto Melna- ti, Maria Denis, a Frascati; de i diritti di gioventù della « Sovra- nia », in terra di Spagna; di un UOMO DELLA LEGIONE della « Con- tinentalcine », a Pola; di cuori nella tormenta dell' « Adria » a Corvara in Badia; de gli ultimi della strada della « Schermi nel Mondo », a Napoli, di È sbarcato un marinaio della « Manenti », a Livorno. ALLA SCALERÀ... ... proseguono gli interni de il pon- te di vetro diretto da Goffredo Alessandrini; de il tonte dei so- 331 I più moderni impianti CINESONORI [JggBJ] l *,s*ÉÌ * *■ ' __ SOC. ANONIMA CINEMECCANICA MILANO VIALE CAMPANIA. 95 ALLOCCHIO BACCHINI & C. MILANO CORSO SEMPIONE, 93 spiki diretto da Mario Bonnard e di uomini sul fondo sotto la di- rezione di Francesco De Robertis e di Ivo Perilli. Si stanno preparan- do intanto le basi per due film in- torno alla interessante e dramma- tica vita di Gaetano Donizetti. ALLA FARNESINA... ... si sta girando fanfulla da lodi sotto la regìa di Mengoni coadiu- vato dal Conte Andemani ed inter- pretato da Ennio Cerlesi. A TIRRENIA... ... il 30 novembre scorso hanno avuto inizio le riprese di Giù il si- pario dell' « Astra », su soggetto di Alessandro De Stefani e Raffaello Matarazzo il quale ultimo ne sarà anche il regista. Interpreti princi- pali: Sergio Tofano, Lilia Silvi, Armando Migliari, Lia Orlandini e Luigi Almirante. Il 5 dicembre si è pure iniziato la muta di portici di Nunzio Malasomma interpretato da Dria Paola, Camillo Pilotto, Lia Orlandini, Armando Migliari; altra probabile interprete sarà Luisa Fe- rida. AMERICA AL CINECITTÀ TREA- TER' DI NEW YORK... ... si stanno proiettando con un certo successo alcuni film di produ- zione italiana, che, come già è sta- ta da noi annunziato, fanno parte di quel gruppo di pellicole noleg- giate appositamente per gli Stati Clara Calamai ne 'Le sorprese del vagone letto' (Atlantica) Uniti. A Scipione l'africano pro- grammato tempo fa ha fatto segui- to ho perduto mio marito della » Esperia » interpretato da Nino Be- sozzi, Paola Borboni, Enrico Via- risio. Il critico di Film Daily però nel rilevarne tutto il carattere gaio ed attraente, si sofferma ragione- volmente sul fatto che il dialogo italiano non è accompagnato dalle didascalie inglesi e conclude affer- mando che pur destinato al pubbli- co italo-americano questo film ha necessariamente un limitato succes- so. Siamo anche noi dello stesso pa- rere di Film Daily, tanto più che ABBONAMENTI PEB IL 1940 alle più interessanti e diffuse riviste illustrate firri" Srande settimanale illustrato nel UuUI . quale collaborano le migliori fir- me: si occupa di politica, letteratura, storia, economia, arte, teatro, moda, ci- nema, ecc. Un numero L. 1 - Abbon. - Italia e Colonie: annuo L. 42, sem. L. 22. Estero: annuo L. 70, sem. L. 36. U MINNA ' ne"e sue pagine copiosa- UUnnA. mente illustrate presenta una eccezionale scelta di modelli per ogni occasione e per tutte le esigenze. La moda vi è trattata praticamente in ogni particolare, e con essa anche gli argomenti più interessanti per la donna. Un fascicolo L. 5 - Abbonamento - I tflia e Colonie: annuo L. 48, sem. L 25. Estero: annuo L. 60, sem. L. 51. BFBTflltlfì" settimanale: vi collabo- DDIuUliUU. rano i più arguti dise- gnatori e i più brillanti scrittori. Un numero centesimi 60 - Abbonam. - Italia e Colonie: annuo L. 24, sem. L. 13. Estero: annuo L. 48, sem. L. 25. NflVPI 1 A' vera antologia di letteratu- nUluLLA. ra narrativa: Settimanale. Un numero centesimi 60 - Abbonam. - Italia e Colonie: annuo L. 24, sem. L. 13. Estero: annuo L. 48, sem. L. 25. iUUinpi I I. periodico illustrato di AniìADuLun, moda e varietà femmi- nile. Presenta e commenta tutti gli ar- gomenti di maggiore interesse per la donna. Settimanale. Un numero cen- tesimi 60 - Abbonamento - Itaiia e Colonie: annuo L. 24, sem. L. 13. Estero: annuo L. 48, sem. L. 25. [MUrili- grande rivista quindicinale uUlDmA. diretta da Vittorio Musso- lini: tratta i problemi tecnici, estetici, culturali, economici del cinematografo. Costa L 2 - Abbonam. - Italia e Colonie: annuo L. 40, sem. L. 22. Estero: annuo L. 60, sem. L. 35. QPFUADIfl' grar>de rivista illustrata, uUuflAIUU. diretta da Nicola de Pir- ro. Offre saggi su autori, interpreti, tratta diffusamente di problemi este- tici ed economici della scena, contiene una commedia inedita. Costa L. 3 - Abbonamento - Italia e Colonie: an- nuo L. 30, sem. L. 16. Estero: an- nuo L 40, sem. L. 21. UNb ILLUSTRATO, diffusa rassegna settimanale del movimento cinemato- grafico. Un numero cent. 60 - Abbon. Italia e Colonie: annuo L. 24, sem. L. 13. Estero: annuo L. 48, sem. L. 25. MADf AIIDTI Ifl • bisettimanale umo- D1AIIU AUnCLIU. ristico che fondò fin dal 1931 la nuova scuola dell'umo- rismo italiano. Un numero centesimi 50 - Aboonamento - Italia e Colonie: annuo L. 40, sem. L. 21. Estero: an- nuo L. 70, sem. L. 36. Calendario Artistico 'Umbria' 1940 È composto di 53 vedute fotografiche dei più poetici aspetti dell'Umbria, in grande formato: autentico gioiello di arte editoriafe, che può figurare in ogni studio o salotto come un fine or- namento. Esso viene offerto in combi- nazione cumulativa ai nostri abbonati, i quali potranno riceverlo aggiungen- do L. 6 all'importo dell'abbonamento. Versare importi sul CC. Post 3-2076, oppure mandarli con vaglia o assegni bancari a.- Rizzoli & C. - Piazza C. Erba N. 6 - Milano IMPORTANTE A tutti coloro che entro il 25 gennaio si abboneranno o avranno rinnovato l'ab- bonamento annuale o semestrale a « Cinema > per l'anno 1940 e che parteci- pando al referendum concorreranno all'estrazione dei premi, la Direzione della rivista riserverà un utile dono che riceverà sicuramente il generale gradimento. Inoltre verrà loro invialo fuori abbonamento il numero speciale di Natale 1939. 332 ISTITUTO DI DIRITTO PUBBLICO DIREZIONE GENERALE: PALERMO FONDI PATRIMONIALI: L. 489.323.314,04 122 FILIALI DATI DI SITUAZIONE AL 30 SETTEMBRE 1 939-XVII CASSA E FONDI A VISTA L. 449.410.371,91 DEPOSITI A RISPARMIO E IN c/c CON LIBRETTO L. 1.155.950.206,95 CORRISPONDENTI (saldi creditori) L. 1.095.841.181,53 PORTAFOGLIO, BUONI DEL TESORO, ANTICIPAZIONI E RIPORTI L. 922.461.841,86 TITOLI DI PROPRIETÀ L. 588.868.512,98 MUTUI ED ALTRI IMPIEGHI GARANTITI L. 501.872.213,25 CORRISPONDENTI (saldi debitori) L. 472.087.907,58 L'ISTITUTO RACCOGLIE DEPOSITI A RISPARMIO E IN C/C FRUTTIFERO E COMPIE TUTTE LE OPERAZIONI DI BANCA 'H ponte di vetro' (proci. Scalerà, regia Alessandrini) nella stessa città si stanno proiet- tando molti film di produzione francese con dialogo in lingua ori- ginale ma con didascalie in lingua inglese. Vaie la pena di citare ad esempio: marseillaise di Jean Re- mar, LE QUAI DE BRUMES eli Marcel Carnè, rasputin di Marcel L'Her- bier, l'affaire lafont di Leonia Moguy, THAT THEV MAY LIVE di Allei Gance. NELLA ODASI TOTALITÀ... ...le riviste cinematografiche più note degli Stati Uniti si soffermano a commentare ampliamcnte nelle loro note editoriali i possibili even- tuali ravvedimenti della relazioni cinematografiche esistenti tra l'Ita- lia e l'America. « Film Dailv » in una corrispondenza da Roma di un certo Andrea Perrelli pubblica tra l'altro: « Vi sono ora più chiare dimostrazioni circa un ristabili- mento delle normali relazioni con i distributori degli S. U. ed in par- ticolar modo con le grandi case di Hollywood assenti dagli schermi italiani sin dalla creazione del mo- nopolio ». Da alcune fonti autore- voli (ma quali? n.d.t.) il corrispon- dente è venuto a sapere che ci sono segni inequivocabili favorevoli ad un tale movimento specie a motivo di un crescendo di cordialità nella corrispondenza fra gli alti gradi della cinematografia italiana ed al- cuni magnati delle associazioni dei produttori e distributori america- ni. La nota termina affermando che i film americani, esclusi forza- tamente, hanno causato un certo attrito e suscitato critica da parte dei frequentatori delle sale italiane. IN UN NUMERO SPECIALE... ... dedicato alla cinematografia na- zionale, la rivista Impure uil Film di Buenos Ayres reca tra l'altro al- cuni dati importanti sulla produ- zione cinematografica argentina. Sappiamo così che il totale dei film realizzati in quel paese assomma per il 1938 a p unità, mentre le pellicole importale dai vari paesi nello stesso anno arrivano alla bel- la cifra di 517. Solamente 11 film italiani sono stati importati in Ar- gentina contro 54 francesi e 24 te- deschi. Le sale cinematografiche equipaggiate di impianto sonoro sono esattamente 1.2 io. FRANCIA ESSI ERANO NOVE CELIBI... ... è il titoli del nuovo film di Sa- cha Guitry che è stato proiettato a Parigi nel mese di novembre. L'in- terprete di questo film è niente di meno la principessa cinese Chio che incarna con talento la piccola Mi-ha-ai, una giovane artista del 'I diamanti sono pericolosi': Isa Miranda e George Brent nel loro nuovo film a Hollywood 333 1932 (Continuazione) NON C*È BISOGNO DI DENARO - Ligure - Amleto Palermi - Nino Be- sozzi, Luigi Almirante, Maria Denis. LA SIGNORINA DELL'AUTOBUS G.A.I. - Nunzio Malasomma - Anto nio Gandusio, Assia Noris. Franco Coop. LA SEGRETARIA PER TUTTI - ZA BUM - Amleto Palermi - Um- berto Melnati, Giuditta Rissone, Ar mando Falconi, Vittorio De Sica, Ca millo Pilotto. CERCASI MODELLA - S.A.P.F. E. W. Emo - Elsa Merlini, Nino Be sozzi, Ugo Ceseri. UNA NOTTE CON TE - S.A.P.F. E. W. Emo - Elsa Merlini, Nino Be- sozzi, Ugo Ceseri. IL PRESIDENTE DELLA BA.CE.- CRE.MI. - Cines - Gennaro Righelli - Nino Besozzi, Luigi Almirante, Ar- mando Falconi, Andreina Pagnani. IL CASO HALLER - Alessandro Bis- setti - Marta Abba, Memo Benassi, Ca- millo Pilotto. 1933 1860 - Cines - Alessandro Blasetti - Aida Bcllia, Giuseppe Gulino. CENTO DI QUESTI GIORNI - Ci nes - Augusto e Mario Camerini - Dio- mira Jacobini, Mino Doro. UN CATTIVO SOGGETTO - Arti sti Associati - C. L. Bragaglia - Vitto- rio De Sica, Giuditta Rissone, Amelia Chellini. LA SERVA PADRONA - Lirica Giorgio Mannini - Bruna Dragoni, Vin- cenzo Bettoni, Carlo Lombardi. PICCOLA MIA - Tirrenia - Eugenio De Liguoro - Germana Paolicri. LA MAESTRINA - G.A.I. - Guido Brignone - Andreina Pagnani, Renato Cialente. NINt FALPALÀ - Manenti - Amleto Palermi - Dina Galli, Helda Springher, Elsa De Giorgi, Renzo Ricci, Franco Coop. TRENO POPOLA* E - S. A.F.I.R. Raffaello Matarazzo - Marcello Spada, Maria Denis, Lina Gennari. IL TRENO DELLE 21 E 15 - Cae- sar - Amleto Palermi - Romano Calò, Laura Ada ni. IL TRATTATO SCOMPARSO - Bonnard Mario Bonnard - Leda Glo- ria, Giuditta Rissone, Memo Benassi, Lamberto Picasso, Mino Doro. ARIA DI PAESE - Cons. Film Ita- liani - Eugenio De Liguoro - Erminio Macario, Laura Adani. IL SIGNORE DESIDERA? - Ven- tura - Gennaro Righelli - Vittorio De Sica, Dria Paola. QUANDO ERAVAMO MUTI - Già ni - Petrucci. FI FA COSÌ - Torino Film - Adria- no Giovannetti. LA CITTÀ DELL'AMORE - Alba ni - M. Franchini - Marcella Albani, Lamberto Picasso, Gino Viotti. LA FANCIULLA DELL'ALTRO MONDO - Cines - Gennaro Righelli - Sp.idaro, Dria Paola, Mino Doro, Evi Maltagliati. Li PRODUZIONE ITALIANA DAL 1030 A» OCl&I Per facilitare, nella ricerca di dati esatti, tutti coloro che intendono prendere parte al Referendum di Cinema proseguiamo in questo numero la pubblicazione dell'elenco completo dei film italiani prodotti dal i()^o sino ad oggi ■ c°" *i titolo, la casa di produzione, il regista e gli interpreti principali RITORNO ALLA TERRA - Albani M. Franchini - Marcella Albani, Sto- race. Gino Malinverni, Dimitriewna. GIALLO - Cines - Mario Camerini Assia Noris, Elio Steiner, Rufrini. VILLAFRANCA - Forzano - Giovac- cbino Forzano - Annibale Betrone. OGGI SPOSI - Cines - Guido Bri- gnone - Leda Gloria, Umberto Mel- nati, Ugo Ceseri. CREATURE DELLA NOTTE- Cae sar - Amleto Palermi - Rocco D'As- sunta, Tatiana Pavlova, Torrini. L'IMPDSGATA DI PAPÀ - S. A. P. F. - Alessandro Blasetti - Elsa De Giorgi, Maria Denis, Renato Cialente. Memo Benassi, Enrico Viarisio. MELODRAMMA - S.A.P.F. - G. Si- monelli - Elsa Merlini. Renato Cialen- te, Corrado Racca. IL CARDINALE LAMBERTINI - Elios - Parsifal Bassi - Ermete Zac- coni. Ernes Zacconi. TENEBRE - Littoria - Guido Brigno- ne - Isa Miranda, Mino Doro, Cesare Zoppetti, Ugo Ceseri, Vasco Creti. 1934 L'AVVOCATO DIFENSORE - Ma- nenti - Gero Zambuto - Osvaldo Gen- nazzani, Gero Zambuto. LA CIECA DI SORRENTO - Ma- nenti - Nunzio Malasomma - Dria Pao- la. Corrado Racca, Ada Cannavo. SECONDA B - l.C.A.R. - Goffredo Alessandrini - Maria Denis, Sergio To- fano, Ugo Ceseri, Dina Perbellini. LA CANZONE DEL SOLE - Ital fonosap - Max Ncufeld - Elsa Merlini, Umberto Melnati. PAPRIKA - Ilaltonosap Elsa Merlini, I-nnco Viarisia, Renaio Cialente. LISETTA - ltalfonosap - E. W. E- mo - Elsa Merlini, Renato Cialente, Vittorio De Sica. LA PROVINCIALINA - Persie Ita! tìlm - Rina Franchetti, Enrico Viari- sio, Umberto Melnati. QUELLA VECCHIA CANAGLIA - Lido - C. L. Bragaglia - Ruggero Rug geri, Carmen Boni. LA SIGNORA PARADISO - Tirre- nia - Enrico Guazzoni - Elsa De Gior- gi, Mino Doro, Memo Benassi. TERESA CONFALONIERI - S. A. P. F. - Guido Brignone - Marta Ab- ba, Luigi Carini, Filippo Scelzo, Ne rio Bernardi. LUCI SOMMERSE - Roma Int. Film - Adelqin Millar - Nelly Corradi, Lau- ra Nucci, Fosco Cìi;ichetti. FRUTTO ACERBO - [.CI. C. L. Bragaglia - Lotte Menas, Nino Be- sozzi. LA SIGNORA DI TUTTI - Novel- la - Mas Ophiils - Isa Miranda, Me- mo Benassi, Tatiana Pavlova. PARANINFO - Ventura - Amleto Pa- lermi - Angelo Musco, Enrica Fantis. FRONTIERE - Est Film - Cesare Meano, Mario Carofoli - Egisto Oli- vieri, Gino Cervi, Esperia Sperani. L'ULTIMO DEI BERGERAC - Fa ro Film - Gennaro Righelli - Franco Coop. L'EREDITÀ DELLO ZIO BUONA- NIMA - Capitani - Amleto Palermi - Angelo Musco. Elsa De Giorgi. IL CANALE DEGLI ANGELI - Venezia Film Francesco Pasinctti - Maurizio D'Ancora, Anna Ariani. Ugo Gracci, Nina Simone tri. TEMPO MASSIMO - Za Bum Ma- rio Mattoli - Vittorio De Sica, Milly, Camillo Pilotto. Giulio Donadio. ODETTE - Cacsar - Jacques Houssin - Francesca Bertini, Sanson Fainsillxr. AURORA SUL MARE - Manenti Giorgio Simonelli - Renzo Ricci. Gio- vanna Scotto, Norma Redivo, Ennio Cerlesi. KIKI - [.CI. - Raffaello Matarazzo - Lotte Menas, Nino Besozzi. IL CAPPELLO A TRE PUNÌ E - Lido - Mario Camerini - Fratelli De Filippo, Leda Gloria. L'ALBERGO DELLA FELICITÀ - S.A.C.I. - G. V. Sampieri - Turi Pan- doltìni. Isa Pola. LA MIA VITA SEI TU - Luna Pietro Francisci - Maria Denis, Gian- franco Giachetti. MARCIA NUZIALE - Mandcr - Ma- rio Bonnard - Kiki Palmer, Tullio Cai minati. VECCHIA GUARDIA - Fauno Film Alessandro Blasetti - Gianfranco Gia- chetti, Franco Brambilla, Barbara Mo- nis. QUEI DUE - G.A.I. - Gennaro Ri ghelli - Eduardo e Peppino De Filippo, Assia Noris. STADIO - Ardua Carlo Campogal- liani - Censi, Rampclli, Guerra. COME LE FOGLDE - I.C.I. - Mario Camerini - Nino Besozzi, Isa Miranda, Mimi Aylmer. 1935 LA GERUSALEMME LIBERATA - Guazzoni - Enrico Guazzoni - Amleto Novelli, D. Benetti, I. A. Manzini. LORENZINO DE' MEDICI - Ma- nenti - Guido Brignone - Camillo Pi- lotto, Alessandro Moissi, Germana Pao- lieri, Guido Barbarisi. PORTO - Capitani - Amleto Palermi - Irma Gramatica, Camillo Pilotto, En- rica Fantis. CLEO, ROBES ET MANTEAUX - Caesar - Nunzio Malasomma - Car- men Boni, Arturo Falconi, Franco Coop. CINEMA, CHE PASSIONE - Ca vallini - Petrucci - M. Rovena, P. Or- lova, Gustavo Serena, M. Gallina. DON BO SCO - Lux - Goffredo Ales- sandrini - Maria Stiffi, G. P. Rosmino. MA NON È UNA COSA SERIA - Colombo Film - Mario Camerini - Vit- torio De Sica, Elisa Cegani. CONQUISTATORE D'ANIME- S. A. Film Don Bosco - R. Chiosso. CUOR DI VAGABONDO - Forza no - Jean Epstein - Ermete Zacconi, Fosco Giachetti, Madeleine Renaud. L'AMBASCIATORE - Negroni - Bai dassare Negroni - Maurizio D'Ancora, Leda Gloria, Luisa Ferida, Romolo Co- sta, Cesare Zoppetti, Achille Majeroni. BERTOLDO, BERTOLDINO E CA- CASENNO - Cons. Autori - Giorgio Simonelli - Olga Capri, Cesco Baseg- gio. Silvana Jachino, Marcello Spada. NOZZE VAGABONDE- SAI. Ste- rcocinematografica - Guido Brignone - Leda Gloria, Luigi Almirante, Mauri- zio D'Ancora. UNA DONNA FRA DUE MONDI - Astra Film - Goffredo Alessandrini - Isa Miranda, Giulio Donadio, Vasa Prihoda. L'ANONIMA ROYLOTT - Fiorda & C. - Raffaello Matarazzo - Romano Ca- lò, Camillo Pilotto, Isa Pola, Giulio Donadio. BALLERINE - A.P.I. - Gustavo Ma- chaty - Maria Denis, Silvana Jachino, Antonio Centa, Olivia Fried. SETTE GIORNI ALL'ALTRO MONDO - Etrusca - Mario Mattoli - Armando Falconi, Enrico Viarisio, Mi- mi Aylmer. SULLE ORME DEI NOSTRI PIO- NLERI - L.U.C. E. - L. De Feo. CASTA DIVA - A.C.I. Carmine Gallone - Mardia Eggerth. Sandro Pal- mieri, Lamberto Picasso. AMORE - Artisti Associati - C. L. Bragaglia - Edvige Feuiller, Gino Cervi. UN COLPO DI VENTO - Forzano - Giovacchino Forzano - Dria Paola, Ermete Zacconi. LA GONDOLA DELLE CHIMERE- Tibcria - Augusto Genina - Marcelle Chantal, Roger Karl. DIARIO DI UNA DONNA AMATA- Panta Film - Kosterlitz Hermann - Isa Miranda, Hans Jaray, Ennio Cerlesi. NOZZE VAGABONDE - SAI. Ste reocinematografica - Guido Brignone - Leda Gloria, Ugo Ceseri. MAESTRO LANDI - Forzano - Gio- vacchino Forzano Corrado Racca, Va- nni, Ugo Ceseri. FRECCIA D'ORO - Ala - Corrado D'Errico - Maurizio D'Ancora, Laura Nucci, Doris Duranti, Mario Brizzolari. LE SCARPE AL SOLE - I. C. I. Marco Elter - Isa Pola, Nelly Corradi, Camillo Pilotto, Cesco Baseggio. (Continua) Errata corrige: N. 82 pagina 305 leggere: SETTE GIORNI CENTO LIRE - Cines - Nunzio Malasomma - Armando Falconi, Sandra RaveI, Mimi Aylmer, Oreste Bilancia. 1 CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINEPER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE M. N E C C H I "INC PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINEPER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUURE MACCHINE PER CI 334 REFERENDUM FRA I LETTORI DI CINEMA* PER IL FILM, REGISTA, ATTRICE ED ATTORE ITALIANI DA LORO PREFERITI Nell'intento di conoscere le preferenze e i gusti de pubblico italiano nei confronti della nostra produzione cinematografica, « Cinema » ha indetto dal n. 82 un referendum a premi. I lettori sono invitati a rispondere alle domande contenute nei quattro talloncini del tagliando a pag. 299 che dovrà essere inviato, debitamente riempito, su cartolina postale, alla nostra redazione in Piazza della Pilotta, 3 - Roma. Tali talloncini verranno ripetuti nelle pagine di «Cinema» fino al numero del 10 gennaio p. v. La data ultima per l'invio delle risposte è fissata per 25 gennaio 1940, data con la quale verrà chiuso improro- gabilmente il concorso. II film, il regista, l'attrice e l'attore che avranno riscosso il maggior numero di risposte favorevoli riceveranno un premio consistente in una coppa che la nostra direzione ha messo in palio. Fra i lettori che avranno indicato con le loro risposte film o il regista o l'attrice o l'attore che risulteranno premiati, saranno estratti a sorte per ciascuna categoria, ricchissimi premi per un ammontare di 50.000 LIRE (vedi elenco a pag. 329) Tutti quei tagliandi nei quali il nome, cognome e indirizzo non risulteranno perfettamente chiari e leggibili, ver- ranno cestinati. Il risultato di questo referendum verrà pubblicato ne numero 87 di «Cinema» del 10 febbraio 1940-XVIII. L'ESTRAZIONE VERRÀ FATTA ALLA PRESENZA DI UN R. NOTAIO MPORTANTE: A tutti coloro che entro il 25 gennaio si abboneranno o avranno rinnovato l'abbonamento annuale o semestrale a « Cinema » per l'anno 1940 e che partecipando al refe- rendum concorreranno all'estrazione dei premi, la Dire- zione della rivista riserverà un utile dono che riceverà si- curamente il generale gradimento. Inoltre verrà loro inviato fuori abbonamento il numero speciale di Natale 1939. ct&h COTYìl _ Claudio Gora nel film 'Torna, caro ideal' (prod. S.A.F.A., regìa Brignone foto Ciolfi) Celeste Impero che per acquistare la nazionalità francese e dimorare a Parigi acconsente a sposare un vecchio scapolo parigino. 1 QUADRI TECNICI... ... della produzione francese sono stati riordinati e perciò ben presto la maggior parte degli studi ripren- derà la sua normale attività. Tra poco dunque inizieranno la lavora- zione i seguenti stabilimenti: Pa- thè, Eclair, Francois Premier, Saint Maurice, Buttes-Chaumont, Mont- souris, Place Clichy, Billancourt, Photosonor, La Seine. Anzi negli studi di Neully, il 20 novembre, si è iniziato il 'film l'homme qui CHERCHE LA VERITÉ SU soggetto e dialoghi di Piern WolIT, interpreta- to da Raimu e Jacqueline Delubac. Per la fine del corrente anno do- vranno completarsi una dozzina di pellicole complessivamente fra tutti «li stabilimenti cinematografici di quel paese. QUARANTA FILM FRANCESI... ... sono stati presentali m Italia nel 1938-39 contro 25 della stagio- ne 1937-38. Leggiamo infatti su Ci- nematugraphie Frangaise del 18 novembre: « Il Monopolio per l'im- portazione dei film in Italia ha reso pubbliche le cifre sulla ripartizione dei film stranieri importati nel 1937-1938 e nel 1938-1939- Dal pri- mo luglio 1937 al 30 maggio 1938 sono stati importati in Italia: 173 film americani, 25 film francesi, 22 tedeschi, 13 inglesi, 3 austriaci, 1 ungherese. Dal j» luglio 1938 al 30 maggio 1939, l'Italia ha impor- tato: 144 film americani, 40 film francesi, 21 tedeschi, 16 inglesi, 1 spagnolo. È da notare con pia- cere, seguita la nota, che se nel 1938-39 i film importati in Italia totalmente sono diminuiti di 45 unità, d'altra parte il numero dei film francesi presentati nelle sale italiane è pressoché raddoppiato ». Guido Notari riapparirà ne 'Gli ultimi della strada' (foto Gneme) 336 TRE FILM DI RIGHELLI RIGHELLI aveva parlato a lungo dei suoi ricordi di Germania, della produzione di allora quando gli stabilimenti erano allo Zoo in pieno centro di Berlino, e Lubitsch girava all'Ufa, e Pittaluga faceva la spola tra l'Italia e il nord. Aveva parlato con entu- siasmo con quel suo dire preciso con una leggera punta di ama- rezza e di nostalgia. Poi il discorso si portò sul suo recente la- voro, sui tre film che in un anno di attivissima preparazione egli ha diretto per la Mediterranea. « Vedete, tutti mi accusano di fare troppi film, di disperdermi in una troppo vasta quantità di lavoro, danneggiando cosi l'ac- curatezza e i dettagli necessari ad ogni lavorazione, e questo non è vero. In un anno e tre mesi ho fatto tre film tutti girati negli stabilimenti di Cinecittà. Una media cioè di cinque mesi per film, tempo molto maggiore del normale e che consente lo studio pre- ciso di quello che si vuol mettere in scena. E vi assicuro che lo studio e la preparazione di film come le educande di saint-cyr, FORSE ERI TU L'AMORE, DUE OCCHI PER NON VEDERE non è Stato preso sottogamba. Dai costumisti agli architetti, dagli scenografi ai disegnatori ed ai tecnici specializzati, ognuno ha capito l'im- portanza e la delicatezza del proprio lavoro e ha dato tutto se stesso ». (( Voi siete perciò soddisfatto della vostra recente fatica ». « Soddisfattissimo e specialmente per una ragione, perchè in tutti questi tre lavori ho cercato di correggere quelli che mi sembrano i difetti maggiori della nostra produzione nazionale. E mi spiego. A mio avviso i film italiani o almeno molti di essi peccano di una scenografia da grandi ambienti, mastodontica, che non riceve però adeguata linea nell'arredamento. Io ho cercato di fare il contra- rio, piccoli ambienti cioè ma minuziosamente e perfettamente montati. Così per quanto riguarda le attrici. In Italia si ha asso- luta necessità di aumentare i quadri, di portar su nuova gente, di non adagiarsi in una pericolosa fissità su quegli attori e prin- cipalmente quelle attrici che sono perlomeno una garanzia di cas- setta. Questa pure è stata una regola che mi sono imposta e che con- tinuerò a seguire. Guardate ad esempio forse eri tu l'amore. Accanto alla Loretta Vinci che del resto è anch'essa una mia pre- cedente creatura, ho messo una nuova figura la D'Alba, una Le educande di Saint-Cyr ragazza che ha secondo me grandi doti di recitazione e sopratutto una rara intelligenza e sensibilità. È stato questo un film che mi è costato molta fatica. La trama mi portava a girare esterni pe- ricolosissimi come quelli di Capri, di Portofino, di Rapallo, di Venezia. C'era da cadere nel documentario, da farsi prendere dalla malattia del turismo, della bella fotografia, del troppo sole. Credo di aver saputo evitare questi pericoli ». « E le educande di saint-cyr è tratto dalla commedia di Vene- ziani? » (( Si e no, ci siamo indubbiamente serviti di essa ma la storia è stata molto modificata perchè ci siamo attenuti in gran parte al lavoro originale. Anche qui la mia più grande preoccupazione sono stati i costumi e gli ambienti. La Maria De Matteis mi è stata di grandissimo aiuto. I suoi costumi tratti da documenti fatti venire appositamente da Parigi sono di una autenticità assoluta. I cavalieri della scuola sono tutti veri cadetti del- l'istituto di equitazione della Gii. Sia D'Ancora che lo Steiner, troppo lasciato in disparte fino ad ora, la Jachino, la Vanni, e Carini nella difficile e sfuggevole parte di Napoleone, hanno reso benissimo ». « In due occhi per non vedere avete ancora seguito la vostra regola del lancio di nuovi attori? » « Certamente. La Kearic e la Negri sono appunto con questo al loro primo film ed il lavoro di Solari, che tanto successo ha in- contrato sui palcoscenici tedeschi è per loro il trampolino più adatto. Un film anche questo di estrema difficoltà per la delica- tezza del soggetto che porta la cecità sulla scena ». << Ed ora, Righelli, state imbastendo altre cose per il futuro? » « Ora no. Ora credo di avere il diritto di riposarmi, per essere nella forma migliore per i miei tre prossimi film. Perchè mal- grado tutto sono fermamente convinto che tre film all'anno non mi danneggeranno e sopratutto non danneggeranno la nostra produzione ». ^ CB.0NISTA 337 \ \ IL NOSTRO pubblico, in fin dei conti, ha visto ben poco del nostro Risorgimento al ci- nematografo, specialmente a paragone di quel che ha visto di movimenti storici fore- stieri. Mentre conosce, poniamo, la grande tragedia dei Pellirosse (conquista del west, I cavalieri del texas, ecc.); mentre cono- sce le vicende della terra promessa di Cali- lifornia (l'Iì\iperatore della California,); mentre ha visto esaltare lo spirito imperiale britannico (i lanceri del bengala, la ca- rica DEI SEICENTO, ALLA CONQUISTA DEL- l'india); mentre ha appreso i gravi dissidi per l'autonomia irlandese (parnell) e così di seguito, ben poco ha visto del nostro Ri- sorgimento. Pochi film sono stati fatti in questo senso, e se tralasciamo «1860 », vil- LAFRANCA, e forse TERESA CONFALONIERI, la nostra memoria difficilmente riesce a rintrac- ciarne altri. Molto spesso, è noto, le opere di cinema sono versioni d'opere letterarie, si basano su di esse e ne traggono, nei casi buoni, ric- chezza di fatti interessanti, oltre ad una certa qual nobiltà ed una notorietà preven- tiva. Ora, non mancano nella nostra stessa letteratura del Risorgimento opere che po- trebbero appunto contribuire riccamente a colmare la segnalata lacuna nel campo cine- matografico. Le confessioni di un italiano di Ippolito Nievo risponderebbero in pieno, a parer nostro, alle esigenze del caso. Si può dire che nelle Confessioni s'incon- trano tutti quegli elementi che hanno con- corso a formare la nostra coscienza nazio- nale. 11 romanzo, come è noto, s'inizia pri- ma della Rivoluzione francese e arriva fino al 1848 circa, momento in cui tutte le cor- renti affiorano, e l'azione asume una perso- nalità e una bandiera. Vantaggi indiscussi, dunque, dal lato della materia, di fronte, per esempio, al cinema- tografato dottor Antonio. In quest'ultimo un solo problema, un dettaglio nel grande quadro ideologico. Nel primo tutti i pro- blemi, rannodati e convogliati verso una unica foce. Con questo non si deve credere che l'opera del Nievo sarebbe tale da dar luogo a un film di problemi, un film di poco movimento. È vero il contrario. Gli avvenimenti che si svolgono nel libro sono tanti e così vasti che ci sarebbe se mai l'im- barazzo della scelta, e indubbiamente non si potrebbe pretendere che tutti fossero nar- rati in film. Noi abbiamo avuto due illustri opere di oltremare, david copperfield e avorio nero dove il presupposto di voler raccontare tutti gli avvenimenti contenuti ariEVO IX FILM nelle opere letterarie rispettive, ha ridotto spesso le versioni cinematografiche a serie di quadri ed episodi slegati, privi di quella linea generale di condotta che rendeva l'ope- ra letteraria un capolavoro. Ora non è così che noi vorremmo costruito il film di Nievo. La vasta materia deve essere con molta cura analizzata, selezionata e infine sceneggiata; Ippolito Nievo, Cacciatore delle Alpi sfrondata insomma di quegli episodi la cui presenza non è indispensabile alla linearità della vicenda. E dove risiede tale linearità, qual'è il filo conduttore dell'opera? L'autore stesso ce lo porge nelle prime righe e per nessun motivo esso dovrebbe essere perduto di vista: « Io nacqui veneziano... e morrò, per grazia di Dio, italiano... ». Qui è tutta la morale dell'opera letteraria, qui deve re- stare la morale del film : la coscienza di un popolo che a poco a poco acquista la sensa- zione di diventare nazione e forza unitaria. Si tratta, per dir poco, di una materia vasta : gli avvenimenti innumerevoli fan quasi sper- dere il lettore. E se è necessario tener conto, da un lato, della linearità narrativa di cui s'è detto, bisogna anche tener conto dei punti di partenza, delle premesse ambien- tali. Infatti l'opera idealmente si può divi- dere in due parti : la prima che racchiude tutta l'infanzia e l'adolescenza di Carlino fino al suo ingresso nella vita pubblica; la seconda che comprende tutti gli avveni- menti storici a cui Carlino adulto partecipa. Agli effetti dunque del tema che abbiamo tratteggiato sopra, può sembrare non essen- ziale la prima parte, dato che essa nulla ha a che vedere con i problemi veri ed essen- ziali. Invece è proprio nella prima parte che, come sfondo alle interessantissime scoperte di Carlino, dal lato poetico e spettacolare, sta la società, sta la situazione dell'Italia in generale e del Veneto in particolare, prima del risveglio. E poi, partendo da questo stato, si delineano via via gli effetti e gli avvenimenti che la rinascita porta in quelle terre. L'opera letteraria abbonda di « materiale plastico ». Le vicende hanno un nucleo drammatico o comico di facile svolgimento, gli ambienti per il modo come sono descritti si prestano a facile sceneggiatura. Si prenda ad esempio la descrizione del castello di Fratta : non è che un susseguirsi di campi lunghi e di panoramiche rannodate da un ritmo che non esitiamo a chiamare cinema- tografico. La sceneggiatura deve tener conto di questa ricchezza dell'opera letteraria e cercare in certo senso di accentuarne le possibilità. Essa deve inoltre operare trasformazioni là dove la lunghezza degli episodi darebbe luogo ad una prolissità la quale sarebbe in- compatibile con lo schermo in cui l'elemento tempo è costituito dalla relatività d'appari- zione delle diverse immagini, rispetto al tempo reale. Questo per quanto riguarda la sceneggiatura. 339 Rimane da accennare all'ambiente e all'in- terpretazione. La prima parte del romanzo si svolge tutta nel Friuli. Nievo conosceva profondamente ed amava quella bella terra veneta. Quei luoghi gli erano davanti agli occhi durante la composizione del libro; e alcuni di essi han conservato sino ad oggi l'aspetto di al- lora. Ne verrebbe così facilitato un genere di realizzazione particolarmente fedele. Frat- ta, Teglio, Villalta, Fossalta, Coldovado, Portogruaro conservano pressoché intatte le strade, i cortili, le case dove le vicende si svolsero secondo il racconto del Nievo, senza parlare del turrito castello di Colloredo il quale pare sia stato il modello originale di quello di Fratta distrutto già molto tempo prima che Nievo vivesse. Insomma, tutto un complesso di esterni si- gnificativi; senza contare poi che in via col- laterale la loro apparizione sullo schermo farebbe conoscere una regione d'Italia poco o punto mostrata finora sugli schermi. Il nostro accenno alla portata che vorremmo dire « turistica » di questi luoghi non deve però far credere che essi entrino come puro sfondo nella vicenda. Anzi, certi episodi della vicenda sono spiegabili soltanto attra- verso il paesaggio. Carlino che cade in estasi sul bastione di Attila, alla vista del rosso tramonto sui canali tutti protesi verso una lontananza azzurra ed incerta come un pezzo di cielo caduto, il mare, è una essenziale nota di carattere che può essere resa solo me- diante l'uso appropriato del paesaggio. Una opera cinematografica che riuscisse a rendere la fusione fra ambiente e vicenda, che è nel- 340 l'opera letteraria, avrebbe raggiunto un'al- tezza poetica tutt'altro che comune. La seconda parte dell'opera non è ambien- tata in una sola regione; essa si svolge un pò dovunque: e qui la creazione dei luoghi deve seguire le direttive prese dalla sceneg- giatura nei riguardi degli avvenimenti. La distribuzione delle parti presenta alcune difficoltà dovute sopratutto alla natura stessa della composizione. Alcuni personaggi ri- vaia di Ramuscello (Arch. fot. delle 'Vie d'Italia') chiedono due attori, un ragazzo e un adulto. Noi non abbiamo sott'occhio un Freddie Bartholomew da mettere al posto di Carlino, né una fanciulla alla quale affidare la diffi- cile parte di Pisana. Forse al posto di Car- lino Franco Brambilla potrebbe riuscire, op- pure si troverebbe bene il Pino Locchi del canale degli angeli visto in qualche rara fotografia; forse nelle vesti di Pisana si ve- drebbe volentieri quella ragazzina che rap- presentava la sorella di Donna Paola nel signor max. Ma siamo sempre nel campo delle ipotesi. Tanto più che anche questi ra- gazzi avrebbero parti assai difficili. Fra loro si svolgono scene d'una drammaticità piena di insidie, come quella in cui Pisana, di notte, va a trovare Carlino nella sua soffitta. Altre grandi difficoltà per la realizzazione non ne sapremmo trovare. E si pensi, dal- l'altro lato, all'importanza culturale e mo- rale del film, oltre che alle immense possi- bilità poetiche dell'opera letteraria che lo ispirerebbe. E si pensi anche al sollievo di uscire dal solito seminato e valersi di ciò che offre una nostra importantissima opera letteraria. Quest'idea non è di oggi. Ai primi tempi del muto (secondo quanto dice Lucio d'Ambra) dal capolavoro di Nievo doveva Luigi Pi- randello trarre uno scenario per i produttori Falena e Lo Savio; scenario che poi non si fece. Sicché si tratterebbe di fare con nuovo spi- rito, e con nuovi mezzi, ciò che fu trala- sciato allora. E di trovare della buona vo- lontà e un produttore intelligente. OSVALDO CAMPASSI 3IL IM©ÌBÌM(§® §@WWg3d®@> NOI siamo soliti considerare il film russo sulla misura di quelli veduti a Venezia, a Parigi, nelle Ambasciate Sovietiche: la co- razzata POTEMKINE, LA MADRE, LE NOTTI DI SAN PIETROBURGO, LA TEMPESTA, CIA- paiev. Ma sarebbe strano che proprio il ci- nema sovietico non avesse la sua volgarità, i suoi luoghi comuni, la sua convenziona- lità, per quanto in un altro senso da quello del cinema occidentale. Bisogna dire subito che il cinema, nell'URSS, non gode della stessa fortuna che ha in Occidente; che il pubblico sovietico preferisce il teatro, es- sendo il teatro meglio adatto al suo gusto dello spettacolo, alla sua tendenza verso il prolisso, al suo piacere di ascoltare la pa- rola, la frase, il discorso, la concione: in- fine, alla sua naturale tendenza ai lunghi discorsi. Difatti, i film sovietici sono lunghi e pausati, e se ci si provasse a doppiarli, si incontrerebbero difficoltà di nuovo genere, appunto per l'abbondanza e la lentezza del dialogo. Il pubblico sovietico ha ancora il gusto della letteratura e dell'attore: vuol vedere il suo attore da tutte le parti, come vuol sentirne il discorso in tutto il suo giro. Da ciò la tecnica della recitazione russa, in cui l'attore indugia negli atteggiamenti e pesa molto sugli effetti; e quel gusto parti- colare verso la commedia dell'arte che hanno ancora i russi, e con la lentezza che per forza porta l'improvvisazione o la cal- colata improvvisazione. Questo atteggia- mento del pubblico sovietico proviene sia dalla vecchia tradizione dello spettacolo russo, sia dalla nuova elementarità sua. È un pubblico semplice e in qualche modo primitivo. Gli attori vi sono quasi sempre eccellenti, se non altro per la loro diligenza. Non hanno paura di sembrare abietti in una parte abietta. Non cercano la simpatia uma- na altro che nel loro ruolo. E si sa che, in genere, per attori di scarsa qualità, voler essere simpatici a ogni costo al pubblico è una delle cause delle interpretazioni gene- riche e della decadenza del teatro. La sim- patia nelle arti va acquistata facendo vera- mente l'arte. E noi conosciamo attori che, nelle parti ingrate, hanno l'aria di fare in- tendere: u Io non c'entro niente, queste cose non mi piacciono; sono stramberie del- l'autore; ma io sono il vostro simpatico e affezionato attore Ipsilonne ». Non so a che punto sia oggi la produzione del cinema sovietico. Parlo di cose osser- vate cinque anni fa. Ma se il campione mag- giore della cinematografia sovietica è oggi il film su Pietro il Grande, è segno che essa si aggira tuttavia su soggetti storici, e con la preoccupazione di rivalutare una storia fino a ieri rinnegata e spregiata; è segno che la produzione minore, oggi come ieri, ha fatto pochi passi verso l'interpretazione del mondo attuale, con una non del tutto ingiu- stificata preoccupazione di evitare argo- menti di vita quotidiana. Essa rappresenta, piuttosto, una vita ideale, quale dovrebbe essere o quale sarebbe augurabile che fosse. E in questo non mi pare che differisca troppo dalla posizione della cinematografia occidentale, da cui però si stacca il. tutto quello che riguarda l'erotismo e l'amore. Il tema predominante della produzione so- vietica corrente è sempre il solito: la pre- potenza delle classi distrutte dalla rivolu- zione; la donna è quella che più subisce la prepotenza e l'oltraggio; sono scene di pro- vincia, georgiane e caucasiane, dove il pit- toresco è più facile; si vede l'oppresso e l'op- pressore; inde trae, e trionfo finale. Uno dei motivi di quella cinematografia è l'odio di classe: delle classi distrutte, nei film storici, e dei nemici del popolo, nei film di vita attuale. Si ricorderà che nel film verso la vita, tutti i vagabondi riscattati e rimessi all'onore del mondo lottavano con- tro i sabotatori. (Il film ebbe un tale suc- cesso, che i vagabondi, scesi da tre o quat- tro milioni ad appena tre o quattrocento- mila, si moltiplicarono improvvisamente). A parte l'odio, che è il fermento più co- mune di tutte le opere d'arte sovietiche, quel pubblico ricerca nel film le medesime emozioni di ogni altro pubblico. Se la ra- gazza occidentale va al cinema per vedere un piccolo paradiso che le è negato nella 341 vita quotidiana, un paradiso di successi senza sforzo, o di piccoli sforzi coronati da grandi fortune, la ragazza sovietica va a gustarsi lo spettacolo d'una felicità simile trasferita sul piano sociale: difatti, quando in un film sovietico è scoppiata la rivolta contro il vecchio padrone o proprietario o borghese, viene il paradiso della conquista dei piccoli beni che sono al sommo di una mente sovietica. Gli spettatori più accaniti agli spettacoli nell'URSS sono le donne. Siccome la donna è più sensibile alle differenze sociali, e la più pronta e tesa ai mutamenti di condi- zione, e questo per molte ragioni, e per la possibilità che essa ha di mutare già col semplice fatto del matrimonio, le donne co- stituiscono il pubblico più vivace ed eccitato dello spettacolo sovietico. E come altrove si imita l'eroina del cinema, quanto a modi, a morale, ad aspirazioni, così si imitano nell'URSS gli atteggiamenti e la mentalità che fornisce lo spettacolo. Teatro o cinema concorrono a prospettare il tipo della citta- dina e del cittadino che spregiano ogni for- ma di vita borghese, ma d'altra parte pro- pongono il tema della nuova borghesia russa coi suoi ideali nuovi, che sarebbero quelli antichissimi : cioè di stare un po' meglio. Quello che in altri film è dato come bene- fizio improvviso del lavoro, o capriccio del- la ricchezza, nei film sovietici è dato come beneficio partorito dalla solidarietà collet- tiva della vita sociale. Lo spirito sovietico si sta solidificando in- torno alla creazione d'una classe media bu- rocratizzata; è insomma il popolo che di- venta piccola borghesia, o tende con tutte le sue forze a diventarlo, fenomeno non nuovo e, neppure questo soltanto russo. Bi- sogna considerare che il pubblico sovietico è composto per la maggior parte di gente venuta dalla provincia, e da province re- mote come possono essere quelle d'un con- tinente che si stende sulla sesta parte del mondo. Si tratta, inoltre, di generazioni quasi interamente nuove, le quali, venute alla luce o per lo meno cresciute nel clima sovietico, sono abituate a considerare il vec- chio mondo come un'accozzaglia di persone ricche e crudeli le quali tenevano sotto il giogo un popolo miserrimo e chiuso in una vita selvaggia come nell'interno della Mon- golia o in Siberia. Questa nuova classe fa la scoperta dei benefizi della vita civile e in qualche modo solidale, dei comodi d'una vita servita dall'industrialismo, del diritto di vestirsi discretamente, di avere tutta gli stessi diritti. Crede in buona fede che que- sto sia una promessa nuova del suo assetto sociale e non immagina che altrove un tale patrimonio, più o meno grande, è già ac- quisito e perduto e riacquistato molte volte. Siccome poi, per forza di cose, una nuova borghesia si deve costituire, e cioè una nuova classe dirigente, un certo odio è accu- mulato verso questa inevitabile formazione. Grida e risa di trionfo accolgono da parte del pubblico ingenuo le vicende della con- quista materiale del benessere nei film, come pressappoco da noi il pubblico saluta fe- stante la giovane donna che riesce a farsi sposare dal milionario. Insomma, il mate- rialismo dei film americani, trasferito su un altro piano, non differisce che nelle forme da quello sovietico. Nel tempo del mio soggiorno laggiù, ebbi l'occasione rarissima di vedere il pubblico anche di fronte a un film occidentale. Fu a Mosca; si proiettava un vecchissimo film americano dei tempi del muto, intitolato LA sciarpa. La vicenda, come succede spesso nell'arte occidentale che sottintende quasi sempre una critica del costume, poteva ser- vire anche per le menti sovietiche, e con opportuni tagli era una testimonianza alla propaganda in vigore, nella lotta di classe alle nazioni capitaliste. (Mentre l'arte occi- dentale si può ridurre a una critica della società operante, quella sovietica si può de- finire come una critica a un mondo distrutto •il cui fantasma domina ancora la fantasia dei superstiti). Si faceva la coda al botte- ghino; la sala era affollatissima: il pubblico femminile era avido di vedere i vestiti delle attrici, sia pure secondo la moda di dieci anni prima. Un altro film occidentale lo vidi a Baku, un pomeriggio, con oltre qua- ranta gradi all'ombra. Era un film ingiallito come un vecchio libro, e quasi incompren- sibile. Non si vedeva altro che gente che liticava, veniva alle mani, si uccideva. Era di ambiente marinaro. Molti tagli lo ave- vano ridotto a un frenetico litigio di fan- tasmi. Nella sala c'erano una dozzina di persone. Tra il caldo e l'afa mi addormen- tai. Il biglietto costava venti lire. CORRADO ALVARO 342 D O C ! Jl E S T I FOTOGRAMMI DA LA CORAZZATA POTEMKINE' QUANDO si parla di quei film a soggetto umoristico e strava- gante, in occasione dei quali i critici ricorrono a parole come « metafisica », « surrealismo » e simili, non bisogna tuttavia dimenticare le vecchie comiche, ma anzi è doveroso rivolgere ad esse un pensiero riconoscente ed un ricordo pieno di simpa- tia e di ammirazione. Le vec- chie comiche in una sola bo- bina, rappresentate una volta quasi come reagenti ai lunghi metraggi di Griffith e di lnce, di Amleto Novelli è di Gianna Terribili Gonzales, tornano og- gi a noi piene di significati nuo- vi; e se soltanto ci accade di sfogliare una collezione di foto- grafie in cui appaiano gli eroi comici di quei tempi, ci accor- giamo di trovarci di fronte a delle vere miniere di sponta- neità, in cui i « gags » nasceva- no a profusione e con la massi- ma disinvoltura, e l'esuberante follìa dell'inventiva era ugua- gliata soltanto dalla scarsità straordinaria delle pretese. Si può dire che queste pellicole giungessero alla stravaganza metafisica senza accorgersene, cioè per la strada più breve, che è quella dell'invenzione disin- teressata ed inconscia. Tareva che la loro sola pretesa fosse appunto quella di fornire una specie di equilibrio al drammo- ne che le precedeva, e di ripor- tare periodicamente in scena certe figure care alle folle con certi loro scherzi sempre varia- ti nelle combinazioni eppure ri- correnti quanto i tipi fissi che vi agivano, tanto che i ragaz- zetti li accoglievano con un urlo gioioso di riconoscimento: l'ai- FESTE ta pila di piatti precipitava, l'eroe si teneva inconsciamente in piedi in un equilibrio impos- sibile, la faccia dell'antipatico era colpita dalle classiche so- stanze fluide e appiccicose che lo lasciavano orbo e furente. Ogni paese, si può dire, aveva i suoi , eroi comici : il primo Chaplin e Semon e con essi Roscoe Arbuckle il Grasso, no- to appunto sotto il nome di Fatty, Max Linder e Polidor, il boemo Polykar, i danesi Dou- bleplatte e Patachon, ecc., ecc. Ma non vi erano soltanto gli eroi di primo piano, vi era an- zi, importantissima, tutta la se- rie delle figure che- li circonda- vano. Bastano poche vecchie fotografie perchè non solo le immagini di quel mondo ci riappaiano, ma insieme ad esse si riformino in noi le sensazioni di giubilo che esse dettero alla nostra infanzia: vi sono facce di sordi che sono tutto un pro- gramma di impensati equivoci, vi sono dignitosi signori in bom- betta e baffi che il destino stes- so ha segnati ad essere colpiti dalla crema in faccia. E tutto, bisogna notare, tutto finiva nel migliore dei modi. Queste storie che erano narrate secondo una logica loro propria, questi racconti spontaneamente : surrealisti avevano una morale istruttiva, erano una lezione di bontà, di confidenza, di affetto reciproco. Le donne di questi uomini erano dolci e bionde co- . me Mary Pickford; le loro ri- voltelle sparavano spesso e non uccidevano mai. Tutto, nel guardare queste fotografie, tut- to ha l'aria di una lontana fe- sta perduta. p^ IL' &WEMME & ©§)IL®&3 HO INCONTRATO Jean Painlevé a Londra in Suffolk Street, con una maschera antigas a tracolla e con una lucente bobina sotto il braccio; non erano altro che una serie di prove tirate da Tchnicolor per il nuovo cortometraggio di Painlevé sulla caccia sottomarina. Painlevé è « nel colore » fino al collo; dapprima egli stesso ha cercato una nuova formula cromatica, ma si accorse che l'invenzione non era tutto e che anzi il risultato dipendeva dalla sintesi di produzione. È noto che Painlevé affronta un pro- blema solo quando la sua soluzione sembra impossibile; così egli si è trovato regolarmente in anticipo sulle realizzazioni altrui, dai documentari ai disegni animati a colori; recentemente Painlevé ha avuto l'idea di riprendere il principio del disegno animato, ma sostituendo la plastilina al foglio di Rodophace KC che usa Walt Disney; cioè: « scultura animata ». Trattasi di una sorta di sta- tuette in plastilina colorata, il cui movimento dipende dalla loro duttilità e deformate secondo la necessità del movimento stesso; l'idea non ha che lontani rapporti con le marionette russe del nuovo gulliver (bianco e nero) o con i fantocci viventi di Paolo Bianchi (Gasparcolor) . Come vedesi, la novità del progetto Painlevé è totale. Il primo film realizzato è stato barbe-bleue, dalla nota fiaba del Perrault, con la collaborazione dello scultore René Bertrand e delle sue tre bimbe, le cui piccole dita furono indispensabili alla minuzia di certi movimenti; le copie positive furono tirate da Gasparcolor. Abbiamo già parlato dei limiti di questa formula e quindi è chiaro il ritorno di Painlevé al Techni- color. L'esistenza a Londra dell'unico centro europeo di questo sistema, fa affluire un gran numero di artisti e di produttori che si sotto- pongono di buona grazia ai consigli di Natalia Kalmus, deposi- 340 taria dei segreti effetti della tricromia, nemica acerrima dei gialli, pericolo permanente del film a colori. Il successo di adventures of robin hood (F.N.P.), la cui tenuta cromatica ha dimostrato la normalizzazione del colore, ha fatto comprendere la situazione europea con maggior chiarezza. Come risulta dalla nostra inchiesta, René Clair {Cinema, 62), Korda, Du- vivier, Jean Renoir, sanno che tra due anni almeno il 50% della produzione cinematografica sarà a colori; l'America conterebbe sull'agnosticismo del Vecchio Mondo per poter raffler, come all'e- poca del sonoro, un periodo di monopolio che farebbe di nuovo crollare la produzione nostrana, a tutto beneficio della California. A queste prospettive, invero assai, poco consolanti, contribuisce la guerra attuale che complicherà singolarmente l'attività del ci- nema europeo. A robin hood si aggiunge men with wings (Uomini alati), in cui il tema cromatico non è più predominante, rientra al posto che gli compete a fianco dell'invenzione, dell'interpretazione e del suono. Se il giallo terrorizza i tecnici fino al punto che the little princess, primo film a colori di Shirley Tempie, ha visto nascere un nuovo specializzato, « colui che toglie tutti i gialli possibili » (jaundicer! « l'uomo dell'itterizia »), la produzione dà ormai l'im- pressione della facilità. Ma a questa facilità non si poteva giun- gere che dopo un'esperienza di almeno cento film. L'Europa rischia di conservare e di aumentare questo distacco, questo handicap per parlare il gergo del luogo... uomini alati, sebbene travagliato da qualche tratto melenso, ci offre pure uno scenario interessante, dal quale per altro si poteva trarre ben altri effetti. È la storia dell'aviazione, dal volo dei Wright a Kitty Hawk (1903) ad Anzani, a Santos Dumont, alla — Guerra, allo Spirit of St-Louis e alle realizzazioni odierne. Fred MacMurray, Ray Milland, la gentile Louise Campbell, l'espressiva Kitty Kelly, animano il film con tutti i loro colori, alla lettera questa volta. Vorrei che tutti i sonnolenti produttori d'Europa vedessero questo film (non parlo dei critici, perchè purtroppo non contano); sareb- bero tutti d'accordo: il colore sta per diventare d'uso comune. Noi rischiamo d'essere messi da parte, essendo possibile che, come a fianco del film sonoro il muto divenne intollerabile, a fianco del film a colori il nobile bianco e nero abbia lo stesso destino. La superiorità della << pratica » americana è dimostrata dal noto errore inglese, consumato a Pinewood da Victor Schertzinger : the mikado, dall'opera di Gilbertt e Sullivan, classica alla fine del xix secolo, la sola che abbia attraversato la Manica. L'idea d'una simile utilizzazione era in sé balzana; purtroppo Schertzinger l'ha realizzata con una mentalità interamente teatrale, coi personaggi adatti per il teatro, e dandoci un mediocre documentario di Covent Garden che nulla ha di cinematografico. E il film è costato una quindicina di milioni al produttore Geoffrey Toye... Una sola rivelazione : le scene di Vertès, rispettate di rado, sia nei fondi quanto nei costumi usati. La differenza tra le maquettes del pittore e la loro trasformazione dinanzi all'obiettivo è troppo sen- sibile per essere casuale. Qualche stolta preoccupazione d'economia ha mescolato ai costumi accuratamente dosati, i costumacci che Lo scultore Beno Bertrand dispone la scena del matrimonio di Barbablù Le bambine dello scultore Bertrand al lavoro. Occorrono le loro mani piccole e delicate per dare moto ai minuscoli personaggi di plastilina ogni guardaroba di teatro tiene pronti al nolo. Con Vertès si sono salvati le voci e i cori del film. Il resto, quel che cinematografica- .nente importava, è rimasto a zero. Vertès porta la dura esperienza del mikado al film che Marc Alle- gret ultima in questi giorni a Londra, nonostante il pericolo dei bombardamenti aerei : il ladro di Bagdad, diretto da Alexander Korda e le cui decorazioni sono affidate a Vincent Korda, fratello del precedente. Dinanzi alle delusioni del mikado, oggi l'artista esige. Egli non crede che il pittore debba preoccuparsi degli effetti futuri di Technicolor, ritenendo il sistema ormai sufficiente a com- pensare e a interpretare automaticamente ogni variazione; ma egli afisiina la necessità di rispettare le idee fondamentali sul colore, espresse dall'artista chiamato alla collaborazione. Sempre a Londra mi si afferma che Pagnol — autorizzato da Jean Giraudoux — tratta per girare in Provenza un tartarin a colori: ma più audace ci sembra il piano di Edmond T. Gréville : un tech- nicolor, con un minuzioso « scenario dei colori », su Vincent van gogh. Il pittore dall'orecchia tagliata fu, dopo Cézanne, uno dei grandi visionari della luce; Gréville vorrebbe rendere i bianchi e neri del Borinage carboniero; poi, in crescendo, i grigi di Mont- martre, le piccole trattorie fumose, le mezze tinte di Joinville; finalmente Arles, i toni caldi, i tetti scarlatti, gli ulivi azzurri, l'o- rizzonte violaceo e quindi il gran giallo del sole che brucia La Crau. Gréville progetta di rendere pure, con laboriose deformazioni, la torre d'avorio della pazzia d'i Van Gogh, in modo che lo spetta- tore veda con i suoi occhi l'ultima allucinazione della vera pittura. Ignoriamo fino a che punto l'obiettivo sarà docile all'intenzione; questa realizzazione, col tartarin di Pagnol e l'atteso René Clair, ci rimetterebbe di nuovo in condizione di non dare l'ultima parola a quest'America benedetta. M LO DUCA 347 Inquadratura della 'Kosa di sangue' di Jean Choux (Scalerà) CIFRE ITALIANE IL VOLUME sullo spettacolo in Italia, recentemente pubblicato dalla So- cietà Italiana Autori ed Editori, ha fatto anche quest'anno — sia pure solo in parte — il punto alla situazione della industria cinematografica italiana. Dopo tanti vaghi e, spesso, inconcludenti articoli che si leggono durante l'anno, è bene esaminare la realtà delle cifre e trarre da essa delle conclusioni. Dall'esame delle cifre presentate in questo volume, risulta che alcuni pro- blemi del cinema italiano hanno la singolare prerogativa di rimanere inso- luti, malgrado l'interessamento che sembra animare coloro che tengono, nelle loro mani, le redini finanziarie di questa nostra industria. Tra questi problemi, occupa uno dei primi posti quello dell'esercizio. In Italia manca ancora l'attrezzatura « capillare » dell'esercizio. Per es- sere più chiari, persiste la deficienza numerica delle sale a » tipo indu- striale » e, sopratutto, delle sale a « spettacolo continuo ». Infatti, su 4156 sale, soltanto 1.222 sono attrezzate a spettacolo continuo. Questa sproporzione appare ancora più evidente se si confronta l'incasso globale di 586 milioni — ottenuto nel 1938 da tutte le sale italiane — con i 525 milioni incassati dalle sale a tipo industriale. L'esercizio si è arroccato i grandi centri, evitando di proposito la peri- feria per il diffuso preconcetto che essa porti a un sicuro fallimento. Da questo preconcetto deriva l'incompleto sfruttamento del mercato italiano, che — fino ad oggi — ha rese, per la quasi totalità dei film, in misura limitata. Invece una migliore organizzazione periferica, moltiplicherebbe il numero dei « passaggi » di ciascun film, vale a dire aumenterebbe la sua capacità di rendimento. È necessario quindi costruire i « cinema ru- rali » e a « tipo economico ». A sostegno delle possibilità di rendimento delle zone periferiche ci sono le cifre: nel 1938, nei piccoli centri — ri- spetto al 1937 — si è verificato un aumento del 14 % nella vendita dei biglietti. * * * Secondo punto. Noi non chiediamo che tutti i film siano dei capolavori. Pure, un problema sul quale conviene insistere è proprio quello del mi- glioramento qualitativo della nostra produzione media. Diamo un'occhiata alle cifre del 1937. Sebbene il volume della Società Autori ed Editori cerchi di cancellare le tracce suscettibili di far conoscere i film a cui le cifre si riferiscono, tuttavia potremo fare un esame anche se esso avrà una precisione relativa. Nel 1937, su 33 film, 3 hanno ottenuto incassi inferiori alle 500 mila lire; 6 hanno raggiunto il milione; 12 sono oscillati tra i due e i tre milioni; 4 tra i tre e i quattro; e 2 hanno superato questa cifra. Su 33 film, abbiamo ben 9 film sicuramente in perdita; abbiamo cioè 9 film che non dovevano per nessuna ragioue essere realizzati! Uno di essi, sebbene prodotto con nobiltà di intenti, non è riuscito ad attrarre il pubblico: eppure sia il regista che gli attori godevano di una notevole popolarità. Tra i film che sono oscillati tra i 2 e i 3 milioni, troviamo 12 uomini e i un cannone di Forzano, imperniato su una idea felice e sopratutto cine- matografica. Purtroppo lo sviluppo teatrale che è stato impresso alla vicenda, ha nuociuto al suo risultato finanziario. Nello stesso gruppo, abbia- mo sentinelle di bronzo diretto da un giovane e imperniato su una vicenda semplice, ma ade- rente al nostro spirito coloniale. Fra i 3 e i 4 milioni, abbiamo avuto cavalleria, diretto da Alessandrini, dove venivano esaltati i sentimenti eroici dell'italiano, il suo coraggio, il suo spirito di sacrificio, cavalleria è stato uno de nostri film migliori, per la linea adottata. Nel- lo stesso gruppo notiamo il grande appello, con Pilotto; film che s'imperniava su un conflitto politico e militare di attualità. Tra i film che hanno superato i 4 milioni, noi po- niamo il corsaro nero, tratto dal romanzo di Salgari. Questo film, benché statico, è riuscito tuttavia a realizzare incassi superiori ad ogni aspettativa, perchè traduceva l'aspirazione del popolo a vedere sullo schermo qualcuna delle grandi avventure dovute alla fantasia di Salgari. L'incasso superiore a tutti gli altri, ce l'ha dato vivere, prodotto dalla Safa-Appia, con Tito Schi- pa: vivere è stato una iniziativa fortunatissima. La musica e le canzoni Schipa, inserite in una uè Thiebaut di sangue ' 348 trama ben condotta hanno attratto il pubblico in grado superiore al previsto. Tanto è vero che questo film ne ha originati molti altri : sullo stes- so stampo, se anche non destinati alla stessa for- tuna. La S.I.A.E. non pubblica le cifre per il 1938, poiché col sopraggiungere del Monopolio, le Case italiane hanno iniziato le programmazioni dei loro film dopo il giugno; quindi una classifica sarebbe incompleta. Tuttavia, noi possiamo fare un cer- to bilancio, cercando nello stesso tempo, di rin- tracciare le ragioni che hanno motivato il suc- cesso o l'insuccesso di alcuni film. Tra le commedie teatrali che hanno realizzato in- cassi buoni notiamo felicita colombo, basato sulla interpretazione Galli-Falconi, il torrente, tratto anch'esso dalle scene, ha avuto un risul- tato ridotto. Nel campo delle rievocazioni storiche o patriot- tiche, abbiamo il dottor Antonio che non è riu- scito a dare al produttore gli stessi risultati de 1 due sergenti, pur riportando una media di in- cassi piuttosto elevata. Pietro micca ha conse- guito un risultato del tutto negativo per un complesso di cause che vanno dalla disorganizza- zione della Casa alla mancanza improvvisa di ca- pitali che hanno costretto a « montare » il film alla meno peggio. — Dei film in costume, abbiamo il conte di bre- chard che ha raggiunto i quattro milioni, così da rappresentare una iniziativa riuscita per i suoi produttori, il conte di brechard, interpre- tato da Nazzari e dalla Ferida, pur essendo es- senzialmente teatrale, tuttavia si è prestato a raggiungere facili effetti emotivi e drammatici. Un gruppo di film che economicamente ha rap- presentato un insuccesso è costituito da: equa- tore, orgoglio, le due madri, partire, sotto la croce del sud, crispino e la comare, gli ultimi giorni di POMPEO, ecc. In questi film troviamo o la disorganizzazione della Casa di pro- duzione, o la inesperienza dei dirigenti, o la flui- dità del soggetto, o l'eccessivo intento di specu- lare su motivi farseschi, ecc. Elementi negativi che si traducono in passivo. Uno dei suddetti film, in un arco di dieci mesi, non ha realizzato più di 200 mila lire di noleggio! Incassi notevoli hanno realizzato, nell'ordine, Lu- ciano SERRA PILOTA, GIUSEPPE VERDI, ETTORE FIERAMOSCA. Concludendo, abbiamo annualmente un gruppo di film il quale, oltre ad incontrare il favore del pubblico, può anche essere inviato all'estero a so- stenere il confronto con la produzione straniera. Tuttavia, per realizzare il rendimento dell'eserci- zio e per tentare i mercati stranieri, è necessario migliorare la media della nostra produzione. Un problema connesso al rendimento dell'eserci- zio è quello della propaganda ai nostri film, ba- sata su fotografie, notizie, ecc. da iniziare nel momento in cui avviene il primo giro di mano- vella al giorno della programmazione nei locali di seconda e terza visione. L'incasso medio dei no- stri film è di 1 milione e mezzo. Troppo poco. Stabilendo che al produttore vada il 18 %, que- sti incassa in media, 270 mila lire a film. Il pas- sivo non verrà certo colmato dalle provvidenze statali! Il nostro mercato può rendere di più; quindi, sollecitiamolo con un'abile, continua e persistente propaganda, basata su larghe vedute. Abbiamo scritto all'inizio, che la pubblicazione della Società Autori ed Editori ci permette solo -in parte di fare il punto alla situazione. Perchè si possa procedere ad un esame preciso e rigoroso dei mali che affliggono cronicamente il cinema e perchè si possa eliminarli sarebbe necessario pub- blicare le cifre riguardanti gl'incassi di tutti i film presi singolarmente, dividendole per mesi e per regioni. Ciò costituirebbe una guida preziosa per i noleg- giatori; permetterebbe un orientamento sicuro per i produttori, e specialmente per coloro che, desiderando realizzare un film, iniziano la scelta dei soggetti secondo le « sicure » informazioni di pretesi competenti o le illusorie prospettive di più o meno abili e di troppo numerosi mestieranti del cinema. Dagli incassi si possono trarre le ragioni che hanno motivato il successo o l'insuccesso dei vari film, rintracciare il male, provvedere per l'av- venire. Fino a quando il cinema vivrà e produr- rà all'oscuro, è ovvio che non si conseguiranno miglioramenti sensibili. Se dovessero sorgere ostacoli, infondati, alla pub- blicazione del nome dei vari film, le cifre potreb- bero essere raggruppate sotto una dicitura che ne definisca la caratteristica generale. Esempio: « film coloniale », « film poliziesco », « film stori- co », " film comico », « commedia », ecc. In questo caso verrebbero a mancare molti ele- menti di esame e molti indispensabili raffronti; tuttavia si potrebbe procedere ad un esame ac- curato. Perchè alcuni problemi fondamentali del- la nostra industria cinematografica vengano ri- solti, è necessario vederci chiaro; e questa chia- rezza possono darla solo le cifre. ALESSANDRO FERRAÙ CARTOLINE ILLUSTRATE Volto di Myrna Loy su costume di gala e mani inanellate sarde (cartolina da Iglesias) CONOSCO un signore che, quando torna dagli svaghi di un viaggio, e fa i conti delle spese, non si sorprende affatto di constatare come la « corrispondenza » gli abbia richie- sto quasi tanto, quanto un ricco banchetto. Credo non siano molti coloro che in quel par- ticolare gli somigliano, e mostrano tanta pro- digalità nei confronti delle Regie Poste : non dico per affetto e gentilezza verso i parenti e gli amici, cui si vuol recare notizia e memo- ria, ma anche verso i più occasionali cono- scenti. In ogni città ch'egli visita, fa il giro dei principali negozi di privativa, ove racco- glie pacchi di cartoline illustrate da mandare per il mondo, felice che la sua calligrafia e la sua firma viaggino sui treni e le navi dei due continenti, recando ai destinatarii i se- gni della propria persona e del proprio ca- rattere. Egli crede, infatti, e coltiva la gra- fologia. A ciascuno i propri vizi e le proprie vanità. Quanto a me, è però difficile che l'affetto e la gentilezza verso i parenti e gli amici li af- fidi alle cartoline illustrate. Pure, quando si è in viaggio, e ci si annoia, e ogni pretesto sembra buono per illudersi di 0 fare qualche cosa » e di « far passare il tempo », man- dare qualche cartolina può essere una risor- sa, magari un sollievo. Così, a Iglesias, dopo aver trascorso tutto un pomeriggio vagando per il paese, m'accorsi d'un tratto che qualcosa potevo pur fare. Scrivere agli amici, per esempio. Sarei en- trato dal tabaccaio a prendere le cartoline, poi mi sarei seduto al caffè a scriverle, infine avrei dovuto recarmi alla posta per imbu- carle. Tutto sommato, e a farlo con comodo, era il lavoro d'una mezz'ora e più. Entrai dal tabaccaio e mi misi a scegliere le cartoline. Non è presunzione se confesso di non amare il folclore; e, piuttosto che gente in costume, avrei preferito, se ne avessi tro- vate, scegliere cartoline riproducenti edifici e aspetti naturali dell'antica Sardegna, qual- cosa che potesse dare un'immagine non turi- stica di quest'isola tanto scomoda e primi- tiva. Ma come resistere al folclore d'una Sardegna che ha subito con sfrontata di- sinvoltura l'innesto di Hollywood? Siamo tutti ormai così avvezzi a trovare sulle 349 Katharine Hepburn fabbrica cestelli in Sardegna cartoline i volti radiosi delle attrici america- ne, che, dapprima, non feci caso a quelle immagini di carta smaltata. << Iglesias», pen- sai, « non è poi ai confini del mondo perchè gli iglesienti non abbiano a fruire del sorriso delle stelle di Hollywood, riprodotto su car- tolina ». Ma poi m'avvidi che la cosa era ben più curiosa. Myrna Loy, infatti, era stata colta dall'obiettivo mentre s'accomodava un magnifico costume di gala di Sinnai; e non certo negli studi della Metro Goldwyn Mayer. E quest'altra ragazza, nel costume domeni- Barbara Stanwyck e costume di Sinnai cale d'una fanciulla d'Iglesias, non era forse la dolce e mite Irene Dunne? Il folclore sardo, sùbito aveva assunto ai miei occhi quell'aria di mistificazione così ti- pica dei film americani, allorché vogliono de- scrivere certi ambienti europei, con i loro usi e costumi locali e tradizionali. Non importa che Katharine Hepburn, come Barbara Stan- wyck, indossasse un autentico costume sardo, e, nell'atteggiamento di ammirare il proprio lavoro, avesse fra mano cestelli sardi di non sospetta fabbricazione casalinga. Del resto, che cosa ci vuole per rendere equivoca la pura verità, cangiare il senso d'una frase? Spesso, basta l'intenzione a mentire; un'in- flessione della voce può dare un significato ironico o comico a un discorso che vorrebbe essere preso sul serio. Il sublime, si sa, con- fina sovente col ridicolo. Diderot diceva: « Mettete un po' di polvere sulle mie scarpe, e io non uscirò di casa, ma verrò di lontano ». Diceva anche: « Fate che sul viso di una madonna si scopra una piccola cicatrice, e quella non sarà più che la serva del pittore ». Così, sebbene l'editore abbia stampato sul retro di queste cartoline : « Vera fotografia » (quasi che noi intendessimo metterlo in dub- bio), ha tuttavia falsificato i documenti della verità. Ci sorprende anzi come gl'innumere- voli cultori del folclore, generalmente tanto meticolosi, non abbiano denunciato il truc- co. Giacché, se si tratta di «vera fotografia», non vuol dire ch'essa non sia stata sottoposta ad abili manipolazioni di gabinetto, e che i volti originali delle ragazze sarde, che l'obiet- tivo ha colto « sul vero », come dicono i pit- tori, non siano stati poi sostituiti con quelli assai più « commerciali » delle stelle di Hol- lywood. Piuttosto, le ragioni d'un inganno tanto sem- plice e innocuo, è facile trovarle nella sua stessa evidenza. Dicono che Panzini amasse appuntare sulle pareti dello studio i ritratti in rotocalco delle dive dello schermo, così come i giovani sentimentali e le ragazze am- biziose li infilano tra specchio e cornice. C'è chi si acconcia e si trucca alla Joan Crawford o alla Danielle Darrieux, e chi s'ostina a scorgere nella propria bambina i lineamenti, le mossette di Shirley Tempie; e magari cerca di allevarla su quel modello di grazia e petu- lanza borghese. Tuttavia, non è il caso di concludere condan- nando il cinema come corruttore dei costumi, giacché, quando il cinema non era ancora apparso, il mondano trasformismo degli sciocchi s'ispirava ai romanzi, alle comme- die, ai vaudevilles, ai personaggi celebri del tempo. Non questi corrompono, trasformano le abitudini e il gusto di certe classi sociali; al contrario, sono quelle medesime classi so- ciali che sempre manifestano troppa fretta e frenesia d'imitazione, e, quindi, di corrom- pimento mondano. Sono costoro, alla fine, quelli che, prendendo tutte le cose del mon- do senza ombra di pudore e d'ironìa, lo ren- dono stupido e volgare; a costoro sono desti- nate le cartoline folcloristiche, truccate con i volti artificiali delle attrici di Hollywood. , GINO VISENTINI Irene Donne, signorina di Iglesias 350 Mi GLI ultimi della strada di Domenico Paolella (prod. « Schermi nel Mondo ») è il film della re- denzione dei ragazzi di strada, gli scugnizzi di Napoli avviati alle colonie marine. Una delle tna- niere migliori di conoscere un film, è leggerne la sceneggiatura. La sceneggiatura è un po' come la « partitura » di un film, e gli intenditori ama- no leggerla e seguire così il film « dal di den- tro ». Ecco un pezzo della sceneggiatura de gli ultimi della strada. Regina (Oretta Fiume) una ragazza randagia, Mario (Roberto Villa) è il giovane ingegnere; viene egli pure dalla stra- da; ora è addetto a lavori di sventramento dei vecchi sporchi quartieri di Napoli. (ESTERNO) DEMOLIZIONI TRAMONTO 437. - La macchiiia si ferma, i due, Mario e Regina, capitano in M.P.P. Mario, accennan- do alle demolizioni : MARIO: Allora hai proprio deciso? REGINA: Sì. MARIO: Non vuot venire? REGINA (con la voce che le trema un po'): No. MARIO: Beh, ma dov'è questo posto dove vai a dormire? REGINA (lottando contro le lacrime) : In fondo a destra. MARIO: È già la quinta volta che mi dici: in fondo a destra. REGINA (con un moto quasi convulso) : A bbia- mo fatto un giro più lungo. Ora scendo. Regina scende precipitosamente. Esce fuori campo. MARIO: Regina! 438. - M.P.P. Regina si volge, uno sguardo se- rio, profondo. Mentre la commozione' sta per vincerla, si rivolge bru- scamente e scappa. 439. - M.P.P. Mario la segue con lo sguardo, poi, in preda ad un pen- siero tormentoso, macchinalmente avvia il mo- tore, infine ferma, scende e si avvia risoluta- mente verso la direzione di Regina. 440. - In un angolo d'un recinto di legno. Re- gina riposa, gli occhi in alto fissi in una se- greta pena. Si scuote. 441. - Dett. : un piccolo gatto sparuto e spel- lacchiato è vicino alle sue gambe. La mano di Regina lo prende. 442. - M.P.P. Regina se lo prende iu petto. Lo accarezza. Ma d'improvviso, la sua pena si rompe in dolorosi singulti senza lacrime. 443. - Mario è entrato nel recinto e si avvicina in M.P.P. 444. - M.P.P. dei due. Regina guarda Mario senza smettere i singhiozzi. Mario la prende per una mano, la rialza... 445. - M.C.L. La conduce via. Regina segue passiva, sempre singhiozzando. 446. - Mario cammina conducendola per mano, a passo lungo e deciso e la fanciulla è costret- ta a trotterellare. Seguiti in panoramica, giun- gono dov'è l'auto. 447. - Fig. Int. Mario apre lo sportello, fa sa- lire Regina, sale anche lui, avvia il motore. Inutilmente. Il motore non si accende. 448. - M.P.P. Mario ritenta ancora, invano. Scende dalla macchina. 449. - M.P.P. Regina sta a guardarlo. 450. - Fig. Int. Mario scopre il motore, e, fu- riosamente, incomincia a muovere cavi, fili, candele. Non riesce a trovare il guasto. 451. - M.P.P. Regina ha smesso il singhiozzo e lo guarda esterrefatta. 452. - M.P.P. Mario ha il viso sporco d'olio; i capelli arruffati, gli occhi luccicanti di rabbia. 453. - M.P.P. Regina lo guarda; e a poco a poco il riso nasce in lei spontaneo, irresistibile. 454. - M.P.P. Mario la guarda; il riso si co- munica anche a lui. 455. - M.P.P. Regina preme tore romba. 456. - Fig. Int. Mario salta verso la ragazza, chiude e mente. 457. - M.P.P. dei due; Mario è stupito e felice per l'improvviso cambiamento di Regina. L'auto, nel solito modo, si avvia. Il fragore dell'auto. TENDINA il motore, il mo- iri piedi, guarda torna precipitosa- 351 2)3 ©tsHSfj'ffa ©a®s **** ECCELLENTE *¥* BUONO * * MEDIOCRE * SBAGLIATO ** FINISCE SEMPRE COSt Produzione: Excelsicr film-Minerva - Regìa: Enrique Susini - Soggetto : Gherardo Gherardi - Direttore di produzione : Walter Nocchi - Sceneggiatura : Gherardo Gherardi - Musica: D'Anzi. Montaggio: Fiche Ba- cher - Operatore : Arturo Gallea - Interpreti : Vittorio De Sica, Nedda Fiancy, Roberto Rey, Assia De Busn y. Non sappiamo perchè l'Ungheria sia costante- mente presa di mira da tutti quei soggettisti che cercano di dare una nazionalità agli sfondi dei loro lavori, nati anonimi, particolarmente poi quando tali lavori hanno la grama e labile con- sistenza di finisce sempre così. Forse la colpa è degli opuscoli delle agenzie di viaggio che han- no propagandato ormai di Budapest e di quelle terre un'idea tipicamente turistica e domenicale. Ma in fondo è proprio vero che finisce sempre così : si esce dal cinema un po' delusi, forse anche seccati, ma dopo una mezz'ora si dimen- tica e non ci si pensa più su. ** ULTIMATUM DI MEZZANOTTE (Olir fighting navy) - Produzione: Wilcox Production Limited- Artisti Associati - Regìa: Norman Walter - Sceneggiatura : Harrison Owen - Scenografia : Elliot - Operatore: Claude Friese Geen - Montaggio: L. P. William - Interpreti: Richard Cromwell, Robert Dou- glas, Noah Beery , H. B. Warner, Hazel Terry. ultimatum di mezzanotte sta al cinematografo come le Avventure di Buffalo Bill dell'edizione Nerbini stanno alla letteratura. Lontani da esso sono quindi gli intenti d'arte che normalmente si ricercano in ogni opera cinematografica come ogni tentativo di elevazione recitativa da parte degli attori che in esso figurano. È un film in- glese nato senza dubbio con intenti propagandi- stici della marina e che tuttavia nella sua roz- zezza riesce a suscitare interesse e ad appas- sionare con una ininterrotta intessitura di spa- ratorie, di rivoluzioni, di cannonate e perfino di siluramenti. ** ULTIMO VOLO (Flight jrom glory) - Produzione: R.K.O. -Generata- ne - Regìa: Lem Landers - Soggetto: Roberts D. An- drews - Sceneggiatura: David Silverstein , John Twist - Interpreti: Chester Morris, Whitney Bourne, Richard Lane, Paul Guìlfuyle , Solly Word, Douglas Walton, Walter Miller, Rita Laroy, Pasha Khan. Con una scelta simile d'ambiente, (una valletta abbandonata nella catena delle Ande, approdo arido e pericolosissimo di una linea aerea che getta alla morte i suoi piloti per uso di vecchie carcasse a buon mercato anziché di aeroplani) ben altro film poteva nascere in luogo di ultimo volo. È questo un assurdo racconto che si riduce alla fine ad una elencazione di continue disgrazie aviatorie che capitano ad un gruppo di uomini, troppo volutamente perduti moralmente e mate- rialmente sin dall'inizio, per riuscire reali. In so- stanza in questo film a tanto sfondo e a tanta atmosfera manca in pieno l'aderenza di attori ben guidati e di regìa. L'ottimismo poi del finale illogico e poco umano dà il colpo di grazia defi- nitivo della caducità di quanto ha preceduto. ** LA VERGINE FOLLE (La vierge folle) - Produzione: Le film d'Art-Scalza- ferri - Regìa : Henry Diamant Berger - Sceneggiatura : H. Diamant Berger - Soggetto: da un dramma di Henry Bataille - Dialogo: H. Bataille ■ Interpreti: Victor Francen, Annie Ducaux , fuliette Fabel. È questo uno dei meno riusciti film francesi ap- parsi in questo periodo sui nostri schermi, un film che non trova alcuna giustificazione al suo racconto e i cui protagonisti si muovono in un clima sforzato e di poca convinzione. Juliette Faber, la quale anziché una « vergine folle » ci è sembrata una comunissima ragazzetta in pe- riodo di « cotta » giovanile, non ha le forze suf- ficienti per la vita del personaggio che deve ser- vire, come del resto Victor Francen e Annie Du- caux coniugi infelici per dato di fatto e senza dimostrazione. Nel doppiato poi le ombre conti- nuano a parlare linguaggi da libri di lettura o peggio da romanzo d'appendice sicché tra una deficienza e l'altra il complesso va innanzi bal- zelloni e a forza di evidentissime stonature. ■■JJÌhp-'X m fl ^ JtBlU'v e Jtj* ■' ^p-^* ***- "" f^M ^n ^ jfj^^B^ "^7 dH ^H^^^^^H i fWr .1 ^^^^^ J^^^^^l. ^^^ *** LA GRANDE LUCE (Montevergine) - Produzione: Diana film. Generatane - Regìa : Carlo Campogalliani - Soggetto : Guido Pao- lucci - Sceneggiatura: Vittorio Matpassuti, Carlo Cam- pogalliani - Scenografia : Ivo Battelli - Musica : Franco Casavola - Operatore : Ugo Lombardi - Fonico : Gio- vanni Bianchi - Montaggio : Carlo Campogalliani - Interpreti: Amedeo Nazzari, Leda Gloria, Enzo Bi- lioni. Giulio Tempesti, Elsa De Giorgi, Andrea Chec- chi, Umberto Sacripanti, Giovanni Grasso, Ivana Claar, Carlo Duse. la grande luce, o secondo la prima più indo- vinata denominazione, montevergine, è senza dubbio la migliore fra le opere cinematografiche italiane apparse in questi primi mesi di stagione e quella sopratutto che per prima offre una sin- cera rappresentazione della nostra gente campa- gnola senza cadere nella retorica facile di certi temi, e parimenti senza giungere a sforzature o a compromessi ugualmente dannosi. Con monte- vergine si è sopratutto scoperto a noi stessi o perlomeno si è trasformato in materia narrativa vivissima un aspetto di vita italiana servendosi con misura ed opportunità veramente saggie degli elementi accessori di paesaggio, di costume, di ambiente. Facilissimo era lasciarsi prendere la mano, e spesso l'arresto e il passo indietro che Campogalliani ha avuto il coraggio di fare sono chiaramente proprio lì ad un passo dal preci- pizio. (Vedi le scene della processione, del locale in Argentina, del muto che osserva il delitto dalla finestra dell'osteria). E il film è appunto un esempio di buona regìa, di quella regìa funzionale cioè di cui abbiamo altra volta parlato, la cui dosatura e i cui movi- menti si giustificano ed anzi sono vitali per la esposizione differentemente accentuata del rac- conto. Merito poi grandissimo di Campogalliani l'aver addirittura plasmato e regolato la recitazione dei suoi personaggi ottenendo dagli attori l'essen- ziale necessario per il suo lavoro spesso con vere trasformazioni dagli abituali cliché dietro i quali sono soliti nascondersi. Nazzari ad esempio non ha bisogno di camuffare la sua naturalezza rude sotto mascherature fasulle per raggiungere ugual- mente motivi e atteggiamenti di grande lievità e dolcezza, come l'ottima interpretazione del bravo Sacripanti che mena alla più alta dram- maticità grazie appunto ad una vigilante misura e ad un freno continuo. Giovanni Grasso e Lauro Gazzolo entrano nel film con parti di caratteristi dialettali, con parti cioè che sono dinamite nelle mani di un attore. La dinamite non solo è scop- piata ma non ha fatto nemmeno lontanamente pensare alla possibilità della sua presenza. Un buon lavoro quindi cui tuttavia un solo ap- punto va fatto, un appunto riguardo al com- plesso di scene che rappresentano l'ambiente ar- gentino, troppo superficialmente trattato con tono da annotazione frettolosa, e troppo esagerata- mente negativo. L'insistenza infatti nel presen- tare tipi e scene basati unicamente su losche faccende da codice penale rivela troppo chiara- mente il suo asservimento alla tesi da dimostrare. Tesi che appunto per queste scene « argentine » viene troppo messa a nudo. Ma è questo, ripetiamo, il solo, unico luogo del film che cada in sottordine. Perfetto nella sua sobrietà il finale che ci ha ri- chiamato alla mente, forse per un contrasto di maniera e di stile, quello di traditore. 352 QUANTITÀ E QUALITÀ DEI SUONI ** RETROSCENA "roduzione: Conlincntulcinc-E.N l.C. - Regìa: Ales- ali dro Hlasettt - Soggetto : Carlo Duse, Alessandro Musetti - Sceneggiatura: Alessandro Blasetti, Pietro rermi - Scenografia: Castone Medili - Costumi: Ma- ina Arcangeli - Musica: D'Anzi - Commento musi- ale: Alessandro Cicognini ■ Operatore: Vadati/ Vicl{ - fenico: Giovanni Paris - Montaggio: Ignazio Ferro- letti - Interpreti: Filippo Romito, Elisa Cegani, Ca- villo Ptlotto, Lia Orlandini, Enzo Bilioni , Giovanni 'ìrasso, Ugo Ceseri, Romolo Costa, Fausto Guerzom. .a pecca maggiore di questo film risiede indub- >iamente nel soggetto i cui sviluppi, resi attra- verso una sceneggiatura scialba e monotona non ■escono a suscitare il minimo interesse nello spet- tatore. Ed è un vero peccato per la regìa di Bla- etti che nell'accuratezza della sua opera lascia facilmente intrawedere con quale assiduità e cura egli abbia cercato di sollevare il lavoro. Ma naturalmente la regìa da sola non può assoluta- nente nulla laddove manch-ino, come in questo retroscena, una storia accettabile e più ancora motivi cinematografici necessari per una accet- tazione. Il duello Pilotto-Ceseri ha contribuito a aricarc quegli atteggiamenti dei due attori cke sono in realtà i più pericolosi per la necessaria disciplina della loro recitazione. ** ERAVAMO SETTE VEDOVE Produzione: Manenti-Scalzafern - Regìa: Mario Mat- toli - Soggetto : Aldo De Benedetti - Sceneggiatura : Aldo De Benedetti, Mario Mattoli - Setnografia : Pietro Filippone - Musica : M . Siciliani - Canzoni di Redi - Operatore: Carlo Montuori - Fonico: Giovanni Bian- chi - Montaggio: Fernando Tropea - Interpreti: An- tonio Gandusio, Nino Taranto, Laura Nucci, Laura Solari, Amelia Chellìni, Maria Dominiani, Silvana lochino, Greta Gonda, Anna Maria Dossena. Cerchiamo di dimenticare i nostri sogni e i no- stri desideri sul cinematografo, facciamo conto che Gandusio non abbia mai fatto del teatro, anzi poniamo in dimenticanza l'esistenza stessa del teatro, decidiamoci una buona volta a gustare delle attrici solo la bella e perfetta linea dei loro corpi, sforziamoci a tutti i costi di ridere, alle facezie sulle mogli, sulle suocere, sulle vedove, in totale svuotiamoci di noi stessi e saremo nella forma migliore per ammirare eravamo sette ve- dove, film che diremo allora, e soltanto allora, di perfetta, ottima esecuzione. Con questo non che per natura noi si sia di ca- rattere bilioso e punto proclive alla farsa, ma desidereremmo vedere la farsa in cinema e non la farsa del cinematografo e principalmente del nostro- GIUSEPPE ISAU1 Questo articoli) dell' ing. Enzo Cambi risponde a una delle recinti annotazioni del nostro T.S.M. Esso si trova sostanzialmente d'accordo con la segnalazione di T.S.M. riguardo alla ripresa so- nora diretta a Cinecittà, ma ne chiarisce qui le giustificazioni tecniche e le prospettive di miglio- ramento. ANCORA una volta è stata risollevata la que- stione della qualità tecnica del commento sono- no dei nostri film (T.S.M. : Cinema, io XI 1939-XVIII). La questione è spinosa: e forse più ancora che per il pubblico, per i tecnici di uno Stabilimento che porta il merito e la re- sponsabilità della maggior parte della produzio- ne nazionale. Questa volta la censura è un po' più documen- tata e un po' meno generica di altre: si rico- nosce alla stessa organizzazione tecnica la capa- cità di produrre spettacoli cinematografici dop- piati, e non di spettacoli in presa diretta. Alle ragioni che suggeriscono questa conclusione, chi scrive ha già avuto occasione di accennare in queste colonne (E. C. : Cinema, io XII 1938, A. XVII). Ma forse varrà la pena di precisare in modo più particolareggiato la natura di queste ragioni, anche perchè sia un po' più noto il lavoro com- plesso, difficile, e raramente riconosciuto delle organizzazioni tecniche della produzione sono- ra: e affinchè queste non vengano considerate le uniche responsabili di un risultato che, spes- so, sono le prime a dover considerare infelice. A tale scopo non si può fare a meno di uscire un po' dalle generali e di presentare il fenomeno sotto una forma un po' strettamente tecnica, anche se meno suggestiva. Per riprodurre fedelmente un suono, come qua- lunque altro fenomeno naturale, è ovvio che debbono essere rispettati di questo due aspetti : la quantità e la qualità. È noto che la qualità si risolve nella distribuzione delle frequenze sem- plici che compongono il suono e ne caratteriz- zano il timbro; si sa infatti che in pratica nes- sun suono naturale si riduce ad una oscillazione pura. Si potrebbe quindi pensare che per la riprodu- zione esatta di un suono dovrebbe bastare la registrazione di tutte le frequenze che lo com- pongono, fatta con rigorosa proporzionalità. Ma poiché le frequenze superiori a un certo limite ed inferiori ad un altro sono praticamente inutili per l'effetto soggettivo sull'uditore, e poiché d'al- tra parte la registrazione di queste comporterebbe difficoltà tecniche non indifferenti, si semplifica il lavoro di registrazione tagliandole fuori oppor- tunamente. Riflettendo poi che la riproduzione del suono re- gistrata avviene a sua volta in un altro disposi- tivo elettroacustico, che non è mai perfetto, si comprende che non si può seguire la proporzio- nalità, ma occorre regolare la registrazione in modo che il risultalo complessivo della registra- zione e della riproduzione abbia l'andamento vo- luto. Così se il dispositivo di riproduzione esalta ad es. qualche particolare frequenza, questa stes- sa frequenza andrà registrata ad un livello pro- porzionalmente inferiore rispetto a quello delle altre. Altre correzioni dello stesso tipo dovranno es- sere apportate per compensare le cause di alte- razione introdotte dalle condizioni acustiche del- la sala, dalla sua forma, dall'orientamento degli altoparlanti, ecc. La sala introdurrà in genere distorsioni di due tipi : cioè le risonanze, fun- zioni soltanto della forma, e che esaltano le par- ticolari frequenze di risonanza rispetto a quelle inferiori e superiori, e le riverberazioni, dipen- denti dal materiale costituente le pareti, e che, per qualunque materiale, danno sempre una pre- ponderanza di basse frequenze sulle alte. Per una data sala e una data apparecchiatura di proiezione è quindi teoricamente possibile ot- tenere una riproduzione assolutamente fedele, re- gistrando con una legge ili proporzionalità per le varie frequenze (cioè imi una caratteristica di frequenza), esattamente inversa a quella deter- minata da] complesso proiezione-sala. E in pra- tica, i mezzi per ottenere questo sono i dispo- sitivi filtranti di carattere elettrico, tenuto conto delle caratteristiche dei microfoni, delle condi- zioni delle sale di registrazione, ecc. ecc. Naturalmente questo è possibile entro certi limiti essendo evidentemente impraticabile ad esempio il riportare al livello desiderato le frequenze che l'apparecchio di proiezione non riproduce. Non occorre dilungarsi ulteriormente perchè sia ben chiaro che in sede di registrazione sarebbe pos- sibile prevedere le correzioni da apportare per compensare le irregolarità di riproduzione, solo nel caso che le condizioni delle varie sale fosse- ro uguali o almeno simili. Non si richiederebbe quindi neanche che tutte le sale fossero buone (purché naturalmente fossero esenti da difetti di carattere grossolano come echi propriamente det- ti, irregolarità di distribuzione dell'intensità nei vari punti, ecc.): potrebbe essere sufficiente che fossero assoggettate a delle regole di carattere generale che potessero garantire una certa uni- formità di caratteristica di cui si potesse tener conto nella registrazione. In altre parole, ai fini della registrazione sareb^ bero buone delle sale anche se difettose,' ma tutte egualmente difettose. In presenza al fatto esattamente opposto (e mi riferisco in proposito all'articolo già citato) sor- ge allora lo sforzo dei tecnici di stabilimento per ottenere una registrazione secondo una distribu- zione tale di frequenze da dare nella maggio- ranza delle sale un risultato il più possibile sod- disfacente. In genere si dovrà rinunziare alla qualità, cioè alla completa aderenza del suono riprodotto ad un suono reale, a favore della com- prensibilità, elemento indispensabile alla riuscita di uno spettacolo. La colonna sonora registrata in base a queste "considerazioni, e riprodotta nelle sale pubbliche darà un risultato mediamente tollerabile, ma, ap- punto perchè uniformata a criteri di media, sem- pre inferiore all'ottimo ottenibile sala per sala. In particolare, attualmente, anche in una sala eccezionalmente buona, il risultato sarà assai lontano dal grado di qualità che si potrebbe ottenere se si potesse adeguare la registrazione esclusivamente alle caratteristiche di sale buone. Naturalmente la cosa è tanto più grave quanto più complessa è la natura del suono che si vuol riprodurre perchè da questa complessità dipende l'ampiezza della gamma di frequenze nella qua- le le predette condizioni di proporzionalità devo- no essere rispettate per ottenere un risultato soddisfacente. Per restare sempre nel campo del commento parlato cinematografico, il caso più semplice è quello di una persona che parli in direzione del microfono a giusta distanza e con moderata sensibilità : e in conseguenza, per la comprensibilità di questo tipo di parlato, è suf- ficiente una gamma di frequenze assai più ri- stretta di quella necessaria per la riproduzione dei suoni complessi come quelli che costituiscono lo sfondo sonoro ordinario di un qualunque am- biente in cui le parole siano pronunziate da sog- getti in movimento, in posizioni relative svariate e a distanze diverse. È di tutti i giorni l'esperienza del comune tele- fono, dispositivo elettroacustico a gamma di frequenze ristrettissima, in cui è comprensibilis- sima la parola di chi si trova in direzione del microfono, mentre gli altri suoni sono confusi e la voce stessa di chi parla al microfono diviene incomprensibile appena venga modificata la po- sizione della bocca rispetto al microfono stesso. Aìlo stesso modo nelle radiotrasmissioni, benché il campo di frequenze trasmesso sia assai limi- tato in confronto a quello che potrebbe essere riprodotto nella colonna sonora, si ha un risul- tato soddisfacente in relazione alla possibilità di 353 subordinare la ripresa alle sole esigenze del suono. Nel campo cinemato- grafico, è questa generalmente la condizione in cui si viene a trovare il doppiaggio rispetto alla ripresa diretta. Per la riproduzione comprensibile e anche abbastanza corretta del doppiato, è sufficiente una gamma di fre- quenze pittosto ristretta e in genere coperta da tutti i dispositivi di ripro- duzione delie sale di spettacolo. Questo perchè il microfono può essere posto sempre nella posizione acusticamente più opportuna, il numero dei micro- foni può essere moltiplicato, gli attori non hanno altra preoccupazione che quella della ripresa sonora, ecc. e chiunque assista alla ripresa di un dop- piaggio si può rendere perfettamente conto della sostanziale differenza di complessità tra la ripresa doppiata e la presa diretta. Corrispondentemente, il doppiaggio, come commento sonoro di un film, è sempre molto più povero della presa diretta; avendo a questa un rapporto dello stesso tipo di quello di una didascalia alla realtà. È per questo che, nonostante il costo evidentemente minore della procedura del doppiaggio (ragione principale fra quelle che hanno consigliato qualche produttore a seguirla), il doppiaggio stesso è raramente usato da un regista di gusto. Tuttavia la conclusione di T.S.M. nell'articolo citato è esatta; e qualunque tecnico di stabilimento, allo stato attuale delle qualità, e della manuten- zione degli apparati di riproduzione non potrà che confermare eh» una sicurezza completa sulla qualità del risultato nelle sale pubbliche, non è attualmente ottenibile con la ripresa diretta. Pertanto, fino a quando le sale di spettacolo resteranno nell'attuale stato di anarchia tecnica, il film di presa diretta è riservato più alle persone che cerchino della proiezione una forma d'arte, ammettendo che qualche parola vada perduta senza imprecare contro gli innocenti stabilimenti, più che al pubblico che si reca al cinematografo, per assistere al tacconto di una novella o di un romanzetto. Questo naturalmente non toglie che sarebbe oltreniodo desiderabile che l'attrezzatura generale fosse di natura tale da poter presentare al pubblico anche delle riproduzioni di un mondo simile alla realtà, e non soltanto di un mondo illustrato dalle parole di un commento recitato a parte. Ma questo non sarà possibile, torniamo a ripeterlo, fino a che non sarà preso qualche provvedimento riguardante le sale di spettacolo, che possa dare agli stabilimenti di produzione la necessaria tranquillità che permetta di lavorare alla ricerca dell'ottimo, anziché barcamenarsi alla ricerca del meno peggio. ENZO CAMBI Paul Dahlke in ' Parola d'ordine : Machin ' di Waschneck (Ufa) 354 ^ìùyul - ot^étr Cote di Ciancia ed oltfie A CIl'DICARE dalle parole del signor O. P. Gil- bert, che sotto il titolo Bonnes et muuvitises tné- ihodcs, traccia un quadro abbastanza sincero e spassionato dei retroscena della produzione fran- cese, si ha l'impressione che molte situazioni del- l'industria del cinema si assomiglino e si equival- gano nei vari paesi. In sostanza se si ascoltano i nostri soggettisti, registi, attori, tecnici, tutti quasi senza distinzione, riversano le responsabi- lità delle manchevolezze all'arte e al buon gusto di molte opere cinematografiche sui noleggiatori e sui finanziatori dei film, considerati quali prin- cipali responsabili di dannosissime deviazioni. Ma lasciate da parte, almeno per ora, le cose no- stre sentiamo i francesi : « Non è un segreto per « nessuno il fatto che generalmente si domandi il per prima cosa il denaro al cliente. Ma chi è • questo cliente? È il distributore regionale e *tt»v.v ■ » .-. • • i • ' ■ * { • • - • • V » 1 • » * ■ » • » • » < 1 • •••••••• ■*•••••• •••♦%* • «•%•«•••••* »t • •••••••••••••• • • • • •••••••••! • * • » •••••••••• •••••*••••• • • • • * • * • •••••••• •.* • » * • • • • • • * < • • • * • * • • • • • » • * » • • • * • * » » » * * V.V ■ m • • • < • • » 0 • • * * 4 * • • • * * » •♦•.«•!•:* * # 25 DICEMBRE 1939-XVIII DURANTE LE VACANZE NATALIZIE USATE LE LINEE AEREE DELLA L'ALBERGO CORSO-SPLENDIDO DI MILANO lA. ZACCHEO propr. e direttore] è frequentato dalle più spiccate personalità del mondo politico, industriale e finanziario. ALLA STAZIONE DI MILANO troverete un elegante servizio d'autobus d'albergo che Vi trasporterà in sei minuti nel cuore della città, in Corso Vittorio Emanuele, centro di vita, degli affari, degli Uffici pubblici; zona dei migliori negozi. L'ALBERGO CORSO offre il massimo conforto coi prezzi adeguati alla situazione economica. Sale per riunioni. Telefono in tutte le camere. SERVÌZIO D'AUTORIMESSA "TRAVERSI" a 200 metri dall'albergo, in Piazza Santa Babila - 400 posti ALO LITTORIO* ESSE VI CONDURRANNO IN MONTAGNA O NELLE CITTÀ CHE VI INTERESSANO IN BREVISSIMO TEMPO RISPARMIANDO TEMPO GUADAGNERETE BUONUMORE SALUTE E ANCHE DENARO Per informazioni rivolgersi alle Agenzie di Viaggi e alla Dir. Gen. della Società - ROMA - Aeroporro dei Littorio per assicurare il continuo e regolare funzionamento degli impianti cinematografici ACCUMULATORI HENSEMBERGER QUATTRO NUOVI FILM, della più recente produzione cinematografica, che la GENERALCINE distribuirà per le FESTE NATALIZIE e nel prossimo gennaio 1940 !" DURANTE LE VACANZE NATALIZIE USATE LE LINEE AEREE DELLA RIO LITTORIA* ESSE VI CONDURRANNO IN MONTAGNA O NELLE CITTÀ CHE VI INTERESSANO IN BREVISSIMO TEMPO RISPARMIANDO TEMPO GUADAGNERETE BUONUMORE SALUTE E ANCHE DENARO Per informazioni rivolgersi alte Agenzie di Viaggi e alla Dir. Gen. della Soderà - ROMA - Aeroporro del Littorio L'ALBERGO CORSO-SPLENDIDO DI MILANO IA. ZACCHEO propr. e direllorel è frequentato dalle più spiccate personalità del mondo politico, industriale e finanziario. ALLA STAZIONE DI MILANO troverete un elegante servizio d'autobus d'albergo che Vi trasporterà in sei minuti nel cuore della città, in Corso Vittorio Emanuele, centro di vita, degli affari, degli Uffici pubblici; zona dei migliori negozi. L'ALBERGO CORSO offre il massimo conforto coi prezzi adeguati alla situazione economica. Sale per riunioni. Telefono in tutte le camere. SERVIZIO D'AUTORIMESSA "TRAVERSI" a 200 metri dall'albergo, in Piazza Santa Babila - 400 posti per assicurare il continuo e regolare funzionamento degli impianti cinematografici ACCUMULATORI QUATTRO NUOVI FILM, della più recente produzione cinematografica, che la GENERALCINE distribuirà per le FESTE NATALIZIE e nel prossimo gennaio 1940 ITALCINE A LIDA VAL LI ANDREA MATTONI nel film "umo rxo u^o" diretto da MASSIMILIANO NEUFELD con Distribuzione D. E. L. F. Esclusività I. C. I. ® LILIA DALE - UMBERTO SACRIPANTE LAURO GAZZOLO - ORESTE BILANCIA M quindicinale di divulgazione cinematografica FONDATO DA ULRICO HOEPLI Direttore: VITTORIO MUSSOLINI Organo della Federazione Nazionale Fascista degli Industriali dello Spettacolo Collaborazione tecnica dell'Istituto Nazionale per le Relazioni Culturali con l'Estero ANNO IV Vo I urne II FASCICOLO 84 25 DICEMBRE 1939 -XVIII Questo fascicolo contiene : Cinema Gira 365 P. M. PASINETTI Predica natalizia 373 EMILIO CECCHI Letteratura americana e cinematografo 374 ENRICO EMANUELLI // pubblico milanese 376 GIANNI PUCCINI Omaggio alla Finlandia: « Fredlós » 378 C. C. SCHULTE Cinema finlandese 379 UMBERTO DE FRANCISCIS Arte senza domani 381 LO DUCA La lezione di Bette Davis 388 GIUSEPPE ISANI Film di questi giorni 392 DOMENICO MECCOLI Il libro della vanità 393 MASSIMO MIDA // nostro Douglas 396 ANTONIO SCHIAVINOTTO Illuminazione 403 Capo di Buona Speranza, 405 - Giuochi e Con- corsi, 408. DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE: Roma, Piazza della Pilotle, 3 Telefono 66-470 • PUBBLICITÀ: Ufficio Pubblicità 'Cinema' - Roma, Piazza della Pilone, 3 - Gli abbonamenti si ricevono direttamente dall'Amministrazione del periodico, o mediante versamento al conto corrente postale 1/23277 oppure presso le Librerie Hoepli in Milano (via Berchel) e Roma iLargo Chigil - ABBONA- MENTI : Italie, Impero e Colonie, anno L. 40, sem. L. 22. Estero, anno L. 60, sem L. 36 Manoscritti e fotografie, anche non pubblicati, non si restituiscono OGNI NUMERO IN ITALIA, IMPERO E COLONIE: DUE LIRE - NUMERI ARRETRATI: IL DOPPIO 7èoc)e G>/o/7/aÀ /foòi/i da cam/x) MILANO-FORO euONAPAfiiE, 12 ì Copertina natalizia BIMBO LE GENTILMENTE OFFERTE DALLA DITTA LENO DI TORINO. COMPOSIZIONE SCENOGRA- FICA DI FRANCESCO PASINETTI ESEGUITA NELLA REDA- ZIONE DI 'CINEMA-. FOTOGRAFATA DA CESARE BARZACCHI IC i: 1 i: IC 1 \ IM fi «CISTEIrlA" 25 dicembre 1939, XVI II 1 Quale film italiano vi è 2 Quale dei nostri registi piaciuto di più ? considerate il migliore ? Nome e cognome: Nome e cognome: Indirizzo: Indirizzo: 3 Quale fra le nostre attrici 4 Quale fra i nostri attori considerate la migliore ? considerate il migliore f Nome e cognome: Nome e cognome: Indirizzo: Indirizzo : Secondo elenco dei premi (Continuazione numero precedente) MINISTERO CULTURA POPOLARE - 2 orologi gran lusso « Mar- vin » per signora - 2 cronometri « Marvin » per uomo. FED. NAZ. FASC. INDUSTRIALI DELLO SPETTACOLO - 1 valigia da viaggio con necessario per toletta - I « trousse » per signora. CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA ■ 10 colle- zioni dei volumi editi nella collana di studi cinematografici - 10 abbonamenti per un anno alla rivista « Bianco e Nero». AZIENDA AUTONOMA DI CURA E SOCCIORNO DI RICCIONE - Un soggiorno gratuito di cinque giorni sulla spiaggia di Riccione « La Perla Verde dell'Adriatico », in uno degli Alberghi più centrali. SCALERÀ FILM - 1 originale orologio da tavolo - 1 orologio da viaggio in astuccio di pelle di serpente. RIZZOLI & C. - 1 raccolta della grande edizione illustrata dei romanzi storici di Alessandro Dumas, comprendente: « Ascanio », « Le due Diane », « I tre moschettieri », <ì. Vent'anni dopo » (due volumi), « Il Visconte di Bragelonne » (tre volumi). CI. VI. EMME. S. A. - 1 scatola di 2 flaconi grandi di Colonia « Contessa Azzurra » - 1 scatola di 2 flaconi grandi di Colonia « La Viscontea ». S. A. F.LLI BRANCA, MILANO - 3 eleganti cofanetti in pelle con bottiglie liquori. A. BERTELLI & C. - 1 astuccio contenente prodotti della serie di lusso « Asso di cuori ». MOLTENI & NIPOTI - 1 ceramica artistica BANCA NAZIONALE DEL LAVORO - 1 libretto di deposito al portatore n. 10096 di L. 250 (duecentocinquanta). TEDI MOI>AmTA A PAG. 371 363 Imminente LA CONQUISTA DELL'ARIA il film prestigio della Cinematografia Italiana Interpreti principali: BENASSI Memmo * CHECCHI Andrea COUNSELL John * CRISMAN Antonio D'ANCORA Maurizio * GRASSO Gio- vanni • LEFAUX Charles • NINCHI Carlo NOTARI Guido * OLIVIER Laurence PAOLA Dria * SPAULL Guy • STEINER Elio • VlflKOR Henry Regia : ROMOLO MARCELLIN Supervisione : LUIGI FREDDI Produzione - Distribuzione: MANDERFILM CINEMA GIRA Un gruppo di cineasti militari riceve la visita del capitano Pierre Fresnay ITALIA 'LA DIANA FILM' ...che annovera al suo attivo la gran luce (Montevergine) e che attualmente ha in lavorazione ne- gli stabilimenti di Tirrenia il film di Baffico e Novarese mare, an- nuncia il primo gruppo di pelli- cole che entreranno in lavorazione nel 1940. Saranno infatti prossima- mente realizzati : valzer interrot- to di Nino Novarese, 1 pirati del golfo di M. Orano, le quattro stagioni di Ferruccio Cerio e Al- berto Spaini. Farà inoltre parte del nuovo programma anche un lavo- ro, di cui non ci è dato conoscere l'autore, allegro ma non troppo che prende titolo dal primo tempo della sesta sinfonia di Beethoven. CUORI NELLA TORMENTA... ...che doveva essere il titolo di un film già in lavorazione negli stabi- limenti di Tirrenia per conto della Perchè l'Italie Fascista diffonda nel mondo più rapida la luce della civiltà di Roma Roma - Stabilimenti Cinemafog rajici CINECITTÀ l\ Mi IÌME0 HUL'IMIPUHIB) m 0 MA1IAUA A IH A 1 A SONDAI Ali Al COM1ILCIA DIIIII ucaiMTi DtMUDOUO ADDII AMIA »»■«»*»* HAIAI OICCICA CAMBILA con CIMMA MOGADISCIO <( S .A. Adria Film », sembra ora stia ad indicare la meschina fine delle persone che lo avrebbero do- vuto finanziare. Infatti un... cuore nella tormenta lo ha certamente il presidente della società produttri- ce che attualmente trovasi sotto arresto a causa di una certa av- ventura andata a male. LA LEGGENDA ROMANTICA... ...GENOVEFFA DI BRABANTE fornirà la trama del nuovo film della « Ti- tanus » entrato in fase di prepara- zione insieme ad un altro soggetto dal titolo giovinezza tratto dal ro- manzo I FIGLI DI NESSUNO. IL ROMANZO DI SALGARI... ...1 predoni del Sahara ha fornita la trama per l'omonimo film che I'« Europa » metterà presto in can- tiere. Gli esterni saranno girati in Libia e precisamente nell'oasi di Cufra e sugli altipiani. LA PRODUZIONE ITALIANA... ...ha attualmente in cantiere pa- recchi film. A Cinecittà oltre a una lampada alla finestra dell' « Eu- ropa », vento di milioni della « Fono Roma », manon lescaut della « Grandi Film Storici » di cui abbiamo dato notizia nel numero passato, si girano: l'assedio del- l'alcazar della Bàssoli diretto da Genina ed interpretato da Giachet- to D'Ancora, Andrea Checchi, Ra- fael Calvo; l'uomo della legione della ci Continentalcine » diretto da Romolo Marcellini ed interpretato da Mario Ferrari, Carlo Ninchi, Corrado Racca; tutto per la don- na dell'» Urbe » diretto da Mario Soldati ed interpretato da Jane Astor, Antonio Centa, Miretta Mauri, Carlo Campanini; i-azza di gioia dell'ii Atlas » diretto da C. L. Bragaglia. Alla u Scalerà » è terminato il ponte di vetro diret- to da Alessandrini ed interpretato da Isa Pola, Carlo Romano, Ros- sano Brazzi, Regina Bianchi, Ma- riella Lotti, Filippo Scelzo, Fedele Gentile, Felice Romano, mentre proseguono gli interni de- IL ponte dei sospiri diretto da Mario Bon- nard ed interpretato da Paola Bar- bara, Erminio Spalla, Giulio Dona- dio, Elli Parvo, Otello Toso, Dino Ultimi ritocchi Maria Denis 365 TU ITT I NUOVI ABBONATI ALLE HADIOMIDIZIONI CONCOR- RONO GRATUITAMENTE A 70010 LIRE 01 PREMI DEI Di Luca, e di kean ovvero genio e sregolatezza tratto dall'omoni- ma commedia di Alessandro Du- mas diretto da Guido Brignone che assieme a Tomaso Fabbri ne ha curata la sceneggiatura, mentre la interpretazione si avvale di nomi come Germana Paolieri, Mariella Lotti, Rossano Brazzi, Filippo Scelzo ed altri. Sempre alla « Sca- lerà » si sta lavorando intorno a l'elisir d'amore, un cartone pro- dotto con il metodo « Silhoutte » la cui trama e l'accompagnamento musicali sono tratti dall'opera me- desima. Alla dicembre u s. che il signor Huissman. direttore generale delle Belle Arti, e il signor Filippo Erlanger, presidente del- l'associazione francese " d'action artistique » si propongono, d'ac- cordo con le autorità di Cannes, «li riprendere in esame il progetto per inaugurare il Festival verso il 25 di gennaio. Il compilatore della no- ta riportata in quella rivista, Ed- mond Epordaud, termina scriven- do : « Questa decisione, che noi confermeremo prossimamente, non manca di una tal quale spavalde- ria ». BANCA NAZIONALE DEL LAVORO CAPITALE E RISERVE L. 233.000.000 Sede Centrale: ROMA 110 DIPENDENZE IN ITALIA, IN ALBANIA E IN A. O. I. TUTTE LE OPERAZIONI DI BANCA SEZIONI AUTONOME: CREDITO FONDIARIO: capitale e riserve . . L. 84.000.000 CREDITO CINEMATOGRAFICO: capite riserve „ 46.000.000 CREDITO ALBERGHIERO { ^^ ' ' • .- ^^ l fondo di garanzia . „ 125.000.000 366 MH LQ POLIZZA Dei RURflLe DELL' ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI A tutti i coloni, i mezzadri e i partecipanti, ai piccoli proprietari ed agli affittuari agricoli rammentiamo che Tlstituto Nazionale delle Assicurazioni ha creato per essi la POLIZZA DEL RURALE nell'intento di proteg- gerli non soltanto dai rischi comuni a tutti i lavoratori ma anche da quelli specialissimi, che sono inerenti al- l'andamento della produzione agricola. Così la POLIZZA DEL RURALE contiene le clausole seguenti: 1 ) Sospen- sione per un anno al massimo del pagamento del pre- mio, purché la polizza sia in vigore da almeno diciotto mesi, qualora, per calamità o avversità atmosferiche, la quantità di uno dei prodotti più importanti della Azienda agricola, alla quale l'assicurato appartiene, ri- sulti, per dichiarazione del Capo del R. Ispettorato Pro vinciale Agrario, ridotta almeno del 50% rispetto alla quantità media normale. Tale concessione è rinnova- bile. 2) Liquidazione immediata di un quarto del capi- tale, purché la polizza sia in vigore da almeno tre anni, fermi restando tutti gli obblighi contrattuali per la parte di capitale che rimane in vigore, qualora per ca- lamità o avversità atmosferiche, il complesso globale di tutti i prodotti più importanti dell'Azienda agricola, alla quale l'assicurato appartiene, risulti, per dichia- razione del Capo del R. Ispettorato Provinciale Agra- rio, ridotto almeno del 60% rispetto alla media conse- guita nella zona nell'ultimo quinquennio. Tale facili- tazione può essere concessa una sola volta per ciascun contratto. 3) Esonero definitivo dall obbligo del paga- mento del premio, fermi restando per l'Istituto tutti gli impegni derivanti dalla polizza, purché questa sia in vigore da almeno tre anni, qualora l'Azienda agricola, alla quale l'assicurato appartiene, abbia ottenuto il primo premio nel Concorso annuale provinciale del grano e dell'Azienda Agraria o in quello del grano- turco oppure in quello della Fondazione Nazionale dei Fedeli alla Terra « Arnaldo Mussolini ». TUTTI GLI AGENTI DELL'ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI SONO PRONTI A DARVI OGNI UTILE CHIARIMENTO. CONSULTATELI E INDUBBIAMENTE VI CONVINCERETE CHE IL GARANTIRE LA SERENITÀ DI VITA VOSTRA E DEI VOSTRI CARI È ANCHE PRECISO DOVERE DI OGNI BUON CITTADINO Heinrich George e Jutta Freybe nel film Ufa 'H senzazionale processo Casilla ' GKRIIAXIA UN VIAGGIO AEREO DI 30.000 Km... ...fatto comodamente seduti su di una poltrona è sempre piacevole. Infatti di recente, in un'aula del Politecnico di Berlino, è stata pre- sentata la pellicola a colori della nota aviatrice tedesca Helly Bein- horn, la vedova del corridore Ro- semeyer. Il film (sistema Agfaco- lor) è stato girato durante l'ultimo viaggio aereo della Beinhorn attra- verso l'India, il Siam e la Persia. IL GRANDE DOCUMENTARIO... ...sulla vita di Michelangelo è pronto. Kurt Oertel che ha girato il film in un paio d'anni di pere- grinazioni ne è al tempo stesso M. Giannini interprete di 'Ebbrez- za del cielo' (Incom-foto Luxardo) ideatore, sceneggiatore, regista, fo- tografo e montatore. In una inter- vista concessa ultimamente alla stampa cinematografica egli ha det- to fra l'altro: » Questo film che non si può spiegare a parole è un film biografico poiché in esso non faccio altro che disegnare in base alle sue opere il profilo di Miche- langelo. Tuttavia la figura dell'ar- tista rimane sempre latente. Per quanto possa sembrare paradossale : un film su Michelangelo senza Mi- chelangelo. Se ciò può sembrare ancora troppo oscuro, si potrebbe aggiungere che Michelangelo vive sullo schermo attraverso le sue opere. La pellicola presenta le sue creazioni, le numerose sculture che egli creò insieme alle sue pitture. In questa pellicola dunque non vi saranno personaggi e dialoghi. I personaggi sono le open- e le voci si odono senza che si vedano le per- sone che parlano. Queste voci, cir- ca una ventina compresa quella di Michelangelo, descriveranno al di là della biografia di Michelangelo, l'atmosfera politica, intellettuale e culturale del Cinquecento ». ZARAH LEANDER... ...prenderà parte prossimamente al film « Ufa » il cuore di una re- gina messo in scena da Cari Froelich. Il film ricostruisce le vi- cende e gli amori di Maria Stuarda. Il soggetto è stato scritto da Ha- rald Braun con la collaborazione di Rolf Reissmann e di Jacob Geis. INGHILTERRA LE STELLE STANNO A GUARDARE' .. . ...dall'omonimo romanzo di A. I. Cronin è finito. Il film prodotto dalla Grafton Film per la « Grand National Pictures » è interpretato da Michael Redgrave, Margaret Fosco Giachetti nel film 'Carmen fra i rossi' (Bàssoli - I. CI.) 367 Le produzioni ut&LLQj perii 1939-1940 STELLA Società Anonima Cinematografica l ira v v 011 1 u ra di Salvator Rosa Regìa «li A. KLA.SKTTI con «UISTO CERVI - LUISA FERIRÀ - RISTA MORELLI - OSVALDO VALENTI e Ugo Ceseri - Umberto Sacripanti - Paolo Stoppa . Carlo Duse - Enzo Biliotti - Ilario Mazza - Pietro Pastore Distribuzione: E. N. I. C. Di prossima realizzazione: NASCITA DI SA LO JI È dalla commedia di V. C. MEANO • Direttore di prc Regìa di JEAN 4 llor\ duzione: A. ROSSI F O R T U W A Soggetto di A. CONSIGLIO • Direttore di produzione: A. ROSSI Regìa di H. >i:i I i:i,l> In preparazi o n e : LETTERE PERDUTE (Titolo provvisorio) • Soggetto di E. QUADRONE e A. FRANCINI DIRETTORE GENERALE: LEO MENARDI LAFAXtULLAm PIETRA (Titolo provvisorio) ANTEO SUPERETERODINA A 5 VALVOLE CON neuTRonnTQnnn PER L" ELIMINAZIONE DEI DISTURBI PROVENIENTI DALLA RETE, INTERFERENZE E RONZIO D'INDUZIONE L. 1250 CARATTERISTICHE PRINCIPALI: RICEZIONE di 3 gamme d'onda: medie - corte - cortissime TELAIO "PENTAR" (brevettato) a gruppi separati con trasformatore di alimentazione indipendente ALTOPARLANTE ELETTRODINA- MICO con centratore esterno in carta corrugata che evita le riso- nanze e migliora la fedeltà SELETTIVITÀ, SENSIBILITÀ E FEDELTÀ ELEVATISSIME • RICE- ZIONE DELLE PIÙ LONTANE STAZIONI AD ONDA CORTA ANCHE DI OLTRE OCEANO Vittorio De Sica e Lamberto Picasso in 'Marion Lescaut' (Produzione S. A. G. F. S. - Poto Pesce) Dal film 'Panfulla da Lodi' (Produzione Titanus - Foto "Vaselli) Lockwood, Emlvn Williams. A Ca- rol Reed è stata affidata la regia di questa produzione che è una dello più importanti fra quelle fatte fi- nora in Inghilterra. ALESSANDRO KOROA... ...ha realizzato a Londra il primo film di guerra dedicato all'aviazio- ne di S. M. Britannica. La pelli- cola intitolata il leone ha le ali è interpretata da Merle Oberon nel- la parte principale di una infer- miera della Croce Rossa. MARIA DEL CARMEN'... ...il dramma del noto autore cata- lano Feliù y Codina è stato portato sullo schermo dalla casa di produ- zione « Hispano-Italo-Aleman ». Gi- rato nella bella regione delle Mur- cie, questo lavoro, di cui la cine- matografia spagnola sembra vada piuttosto fiera, è stato premiato dalla Reale Accademia Spagnola perchè espressione di un'arte com- pletamente nuova ed affermazione della cinematografia nazionale. ALMANACCO DEL CINEMA ITALIANO È ALLA SUA 2" EDIZIONE Consta di 400 pagine di testo ed è illustrato da più di 100 fotografie. Chiunque abbia necessità di conoscere dati e no- tizie finora ignorati della nostra Industria Cinematografica, ricordi cbe l'Almanacco del Cinema Italiano è l'unica pub- blicazione del genere in Italia * Redazione, Amministra- zione e Pubblicità: P.za della Pilotta 3, Roma - Tel. 66470. In vendita in tutte le librerie, presso la S. A. 'Cinema' e presso Rizzoli & C, P.za C. Erba 6, Milano, a L. 70, ridotto a L. 50 per gli industriali dello Spettacolo, attori e tecnici, il cui nominativo risulti nel testo creila pubblicazione. 369 SCALERÀ FILM presenta un eccezionale gruppo di film di IMMINENTE PROGRAMMAZIONE PRODUZIONE SCALERÀ FILM PROCESSO E MORTE DI SOCRATE (I dialoghi di Platone) con Ermete Zacconi, Alfredo De Santis, Filippo Scelzo, Rossano Brazzi, Olga Vigoria Gentilli, Luigi Almirante - Regìa di CORRADO D'ERRICO ROSA D SANGUE con Viviane Romance, Georges Flamant, Guillaume de Saxe, Fedele Gentile, Clelia Bernacchi, Camillo Apolloni, Emi Rai, ecc. - Regìa di JEAN CHOUX IL PONTE DI VETRO con Isa Pola, Rossano Bra; Filippo Scelzo, Carlo Romano, Regina Bianchi, Adriano Rimoldi - Regìa di GOFFREDO ALESSANDRINI IL PONTE DEI SOSPIRI con Paola Barbara, Mariella Lotti, Elli Parvo, Bella Starace Sainati, Erminio Spalla, Virgilio Riento, Otello Toso, Giulio Donadio, Dino Di Luca - Regìa di MARIO BONNARD IL "SIGNORE" DELLA TAVERNA con Armando Fai coni, Laura Nucci, Mariella Lotti, Giovanni Grasso, Luigi Cimara, Olga Vittoria Gentilli, Adriano Rimoldi - Regìa di AMLETO PALERMI IL SOCIO INVISIBILE con Evi Maltagliati, Sergio Tofano, Carlo Romano, Clara Calamai, Erminio Spalla, Virgilio Riento, Mariella Lotti, Nicola Maldacea, ecc. - Regìa di LEONE R. ROBERTI ESCLUSIVITÀ SCALERÀ FILM NAPOLEONE E GIUSEPPINA BEAUHARNAIS con Pierre Blanchar e Ruth Chatterton - Regìa di JACK RAIMOND - Produzione HERBERT WILCOX SERGENTE BERRY con Hans Albers, Gerd Hòst, Herma Relin, Toni von Bucovicz - Regìa di HERBERT SELPIN - Produzione TOBIS GENTILUOMINI DI MEZZANOTTE con juies Bery Elvira Popesco, Viviane Romance - Regìa di PIERRE COLOMBIER - Produzione CLAUDE DOLBERT IL MARITO A MODO MIO con Heinz Ruhmann, Leni Marenbach, Hans Sòhnker, Heli Finkenzeller - Regìa di WOLFGANG LIEBENEINER - Produzione TOBIS Ad un mese esatto di distanza dalla pubblicazione del referendum, cioè dopo due numeri, fare il cosidetto punto della situazione non è troppo facile. • Le categorie sulle quali verte il referendum sono quattro: film, regista, attrice ed attore. Molte, moltissime, migliaia sono le risposte che finora sono pervenute alla nostra redazione e molte sono le preferenze dei lettori verso questo o quel film, attore, regista od attrice. Ci sono, com'era prevedibile, delle convergenze di giudizio, si ven- gono determinando preferenze, beniamini. • Ma tali combinazioni durano tal volta dalla mattina Ila sera. Tutti insomma hanno il loro quarto d'ora. • Di fatti, con l'arrivo della nuova posta ecco :he la graduatoria cambia. Il numero dei voti che distanzia l'attore X dall'attore Y, il film o il regista o l'attrice tale dal film o regista od attrice tal'altra è minimo e facilmente colmabile. Dunque il concorso lon è ancora chiuso ed anzi dà luogo ad una serrata competizione: lo dimostra l'assidua caccia che ilcuni amici lettori fanno vanamente a qualche nostra indiscrezione. Questo dunque vuol dire che il momento è sempre più propizio perchè il vostro voto aggiunga probabilità di fortuna ai vostri gusti. ^S ì >'--*^ REFERENDUM FRA I LETTORI DI "CINEMA" PER IL FILM, REGISTA, ATTRICE ED ATTORE ITALIANI DA LORO PREFERITI Nell'intento di conoscere le preferenze e i gusti del pubblico italiano nei confronti della nostra produzione cinematografica, " Cinema " ha indetto dal n. 82 un referendum a premi. • I lettori sono invitati a rispondere alle domande contenute nei quattro talloncini del tagliando a pag. 363 che dovrà essere inviato, debitamente riempito, su cartolina postale, alla nostra redazione in Piazza della Pilotta, 3 - Roma. Tali talloncini verranno ripetuti nelle pagine di " Cinema" fino al numero del 10 gennaio p. v. * La data ultima per l'invio delle risposte è fissata per il 25 gennaio 1940, data con la quale verrà chiuso improrogabilmente il concorso * Il film, il regista, l'attrice e l'attore che avranno riscosso il maggior numero di risposte favorevoli riceveranno un premio consistente in una coppa che la nostra Direzione ha messo in palio. * Fra i lettori che avranno indicato con le loro risposte il film o il regista o l'attrice o l'attore che risulteranno premiati, saranno estratti a sorte, per ciascuna categoria, ricchissimi premi per un ammontare di 50.000 LIRE (vedi elenco a pag. 3Ó3) Tutti quei tagliandi nei quali il nome, cognome e indirizzo non risulteranno perfettamente chiari e leggibili, verranno cestinati. * Il risultato di questo referendum verrà pubblicato nel n. 87 di "Cinema* del 10 febbraio 1940-XVIII. * L' estrazione verrà fatta aUa presenza di IH! R. Notaio. IMPORTANTE: A tutti coloro che entro il 25 gennaio si abboneranno o avranno rinnovato l'abbonamento annuale o semestrale a " Cinema " per l'anno 1940 e che partecipando al referendum concorreranno all'estrazione dei premi, la Direzione della rivista riserverà un utile dono che riceverà sicuramente il generale gradimento. Inoltre verrà loro inviato, fuori abbonamento, il numero speciale di Natale 1939. MARCELLE CHANTAL 4CQUELINE DELUBAC ANDRÉ LUCUET Micheline PftESLE '>. Era la prima annotazione che faceva, ripensando alla pellicola. Meglio di me la R. Questura potrebbe far sapere come sia onesta nell'amore questa gente. L'equivoco ed il marcio non fanno presa. Se non vi è precisione di sentimenti e di rapporti, pur con tutte le deliziose e catastrofiche conseguenze di questi e di quelle, il pub- blico milanese rimane freddo, quasi finge di non capire. (La pro- testa per ragazze sole è ben venuta da Milano). Il pudore o, peg- gio, il quaccherismo non c'entra: queste insinuazioni cadono per chi ha come poeta locale Carlo Porta e sa a memoria le disavven- ture del Marchionn di gamb averi. L'ibrido ripugna, perchè porta con sé l'imprecisione, l'indefinito e sopratutto passioni subdole e piene d'ombra. Il pubblico milanese vuole sentirsi vivo, anche riflettendosi nello schermo. Al dramma storico si avvicina con rispetto, a quello po- liziesco con curiosità; alla « comica » ci va con la speranza di tro- varci una nota satirica, al « brillante » si adatta, con la bonarietà del signore che si prende il gusto di perdere due ore; ma esce sod- disfatto solamente da quelle trame naturali ed umane, senza molto discutere di come sia stata dalla fantasia portata sulla celluloide, purché vi abbia ritrovato lo specchio dei propri sentimenti. E sono i sentimenti di un popolo che ha avuto una rapida ed integra evo- luzione. La sa lunga e non vuole turlupinature. Sopratutto non capisce perchè, dopo aver evitato brutti tiri durante una giornata di lavoro, li debba accettare la sera, nella sala di un cinemato- grafo. La sua poca indulgenza nasce da questo. ENRICO EMANUELLI Si gira 'Carmen fra i rossi' (regia di Edgar Neville, produzione Bassoli film, esclusività I. C. I.) 377 OMAGGIO ALLA FIALAUfDIA «'FREDL.OS" MAN mano che uno sale verso il Nord, in- cominciando il viaggio dalla Danimarca, vede le acque interne crescere sempre di vo- lume e di numero; e non lo abbandoneranno mai le nibelungiche foreste. La Danimarca possiede laghi minuscoli e qualche f jord rag- guardevole, non comparabile però a fjord norvegesi : questi ultimi, inquadrati in mez- zo ai monti, ne ricevono luci magiche, sì che paiono spicchi e brani di cielo estivo caduti in terra, ritenendo lievità e traspa- renza. Arrivati in Finlandia, i laghi si mol- tiplicano, come ognuno sa, al punto che an- cora nessuno è riuscito a contarli precisa- mente tutti. Quasi non c'è in terra suomica abitazione umana che non abbia a portata uno specchio d'acqua, mentre una gran par- te delle capanne e delle case stanno proprio sulle rive, a sentire dolci rumori liquidi tut- to il tempo. Accanto all'acqua idillica, la foresta nordica dalle ombre più sovente cu- pe che dolci : la foresta che s'alza su un ter- reno liscio e senza scosse, grazie al quale la massa alberata, potendosi estendere assai più che sui terreni nostrani facilmente ag- gricciati da rughe e da sbalzi, comunica una impressione di vastità infinita. Gli alberi so- no radi, di fusto liscio e altissimo. Il colore dei boschi è rossiccio, color di vino vecchio, sul finire dell'inverno; venuta la primavera, si assiste di punto in bianco a un miracolo subitaneo : dentro un tempo breve, talvolta bastano poche ore, sbocciano con un pic- colo salto tutti i germi, tutti i fiori e tutte le foglie : rosso rimane il pavimento, e tutto il resto s'è fatto verde, del verde più umido e più intenso che si possa pensare. Questi elementi naturali, che qui non si ripetono davvero per impartire una lezione botanico- geografica al paziente lettore, giocano con- tinuamente sulla fantasia degli uomini, e ne impregnano la storia, la leggenda, la can- zone popolare e la letteratura. È per questo che il cinema scandinavo « puro » si è sem- pre fiduciosamente appoggiato a tradizioni letterarie le quali puntualmente lo portava- no all'aria aperta e lo sospingevano a crea- zioni fantastiche. Il cinema svedese di Stiller e di Sjòstròm, rimasto oggi nella memoria come un esem- pio volentieri citato, si tenne attivamente alle due sorgenti. Il cinema norvegese, nato solamente negli ultimi tempi, soprattutto per l'attività di un regista geniale, Tancred Ibsen (nipote di Henrik), è tutto in esterni, e passa felicemente dagli hamsuniani pan e vittoria alla storia picaresca degli zin- gari norvegesi pescatori e ladri (nel più bello di tutti i film scandinavi recenti da me ve- duti, e che mi par degno d'essere indicato tra le gemme della produzione europea : fant, 1939). Il cinema danese, quando si svincolò, per merito di C. Th. Dreyer e di Benjamin Christensen, dalle strettoie com- merciali che lo dominavano (e che ne fecero, quanto ai difetti, ai tempi quando tutti i mercati erano suoi, un doppione del vecchio cinema italiano: motivi « passionali » vieti, attrici e attori di falso fascino borghese, « dannunzianesimo », per così dire, di gan- ga facile e molliccia), produsse al tempo del muto alcuni film fantastico-orridi di grande bellezza, l'ultimo dei quali, anche se par- lato e non realizzato in Danimarca, è, a chiusura d'un ciclo, il vampiro di Dreyer; e al tempo del sonoro, riprese la tradizione svedese, ad esempio con film come le noz- ze DI PALO, LAILA e PROSCRITTO. È appunto di quest'ultimo film (1935-36) che intendia- mo parlare particolarmente poiché esso rap- presenta qualcosa di molto vivo e importan- te nella stessa produzione finlandese : diretto dal regista finno George Schneevoigt, girato in Finlandia con attori danesi e svedesi, mentre conferma con tale collaborazione lo spirito che unisce tutti i popoli del Nord, svolge un motivo finlandese di palpitante attualità. Tant'è vero che oggi molti mer- cati europei lo vanno ricercando, e lo riti- rano dai magazzini quei mercati (come l'in- glese) che a suo tempo lo conobbero. La storia di proscritto (Fredlòs) avviene nel- l'Ottocento, in piena dominazione russa. Il protagonista è un giovane cacciatore intre- pido, che si fa nemico l'ingiusto governa- tore russo, e viene esiliato con una grossa taglia sulle spalle; ma un giorno, ritornato in segreto al paese per rivedere la vecchia madre, e capitato proprio quando i russi festeggiano l'anniversario dell'occupazione zarista, perde la calma (e in che modo!), riunisce i compaesani e risveglia in loro lo spirito di amor patrio che era appena sopi- to. La ribellione del distretto avviene così piena e terribile : il governatore russo ci muore di spavento, i suoi soldati sono uccisi nella strage. Nel finale l'autore può dimo- strare narrativamente una cosa importante, e che oggi ha un richiamo sentimentale e simbolico di grande forza : lo spirito finlan- dese non morì mai durante la dura e lunga schiavitù; l'antica cultura del Paese, i suoi modi tipici di vita, non cedettero minima- . mente allo spirito degli usurpatori stranieri, non ne furono affatto influenzati. E difatti, proclamata l'indipendenza, non restò la mi- nima traccia di carattere russo né sulla terra né sul pensiero degli uomini. I finlandesi si riconobbero a un solo sguardo, come ac- cade nello splendido film di Schneevoigt, che, per segnalati pregi di contenuto e di svolgimento, di motivi naturali e umani (la natura estiva e invernale della Finlandia e della Lapponia, i burleschi e pensosi carat- teri dei finni e dei lapponi : ritratti con sin- golare stacco e maestria), resta tuttora il più bel film suomico, quantunque prodotto al- trove. GIANNI PUCCINI 378 IL CINEMA !FQBgiLaS3®IS8ÌS LA FINLANDIA è all'ordine del giorno. Tutti i giornali ne parlano e gli sguardi ed i cuori del mondo sono rivolti verso' la piccola nazione che con indomito coraggio oppone alle mire del bolscevismo la più eroica resistenza. Anche nel campo cinematografico la Finlandia ha fatto ne- gli ultimi anni notevoli progressi. Vale quindi la pena riferire sugli sviluppi della cinemato- grafia finlandese, tanto più che da noi poco si conosce in merito. La Finlandia è uno dei Paesi in cui il cinema- tografo maggiormente gode il favore e la sim- patia della massa. A Helsinki chi vuole an- dare al cinema e desidera assicurarsi un buon posto, deve in anticipo prenotare il biglietto d'ingresso. Il sabato e la domenica la gente fa la coda davanti ai cinema e se un cartello an- nuncia che tutti i posti sono esauriti, il pub- blico pazientemente attende lo spettacolo se- guente. Questo fatto avviene non soltanto nelle principali città, ma anche in provincia. Non sono poi rari i casi dell' « esaurito » per tutta una settimana in avanti. Ciò si verifica princi- palmente quando si tratta della prima visione di qualche film di produzione nazionale. Durante l'ultimo anno si sono prodotti in Fin- landia una ventina di film. Tenendo presente la proporzione fra il numero dei film prodotti ed il numero degli abitanti (circa 3.800.000), la Finlandia marcia alla testa dei produttori di film della Scandinavia. Senza tenere conto di questa proporzione la Finlandia detiene comun- que fra gli Stati baltici e scandinavi che si dedicano alla produzione cinematografica il se- condo posto, dato che al primo posto è la Svezia ed il terzo posto la Danimarca. Dei venti film prodotti in Finlandia nel corso degli ultimi 12 mesi, 9 film vennero prodotti ■ Ila rio Ferrari, Laura Solari. DIAMANTI - Atlas - C. D'Errico - Doris Duranti, Enrico Glori, Laura Nucci. L'ALBERGO DEGLI ASSENTI - Oceano Film - R. Matarazzo - Carla Candiani, Camillo Pilotto, Paola Bar- bara, Dria Paola. TUTTA LA VITA IN UNA NOTTE Imperator - C. d'Errico - Luisa Feri- da, Camillo Pilotto. IL MARCHESE DI RUVOLITO - Irpinia - R. Matarazzo - Fratelli De Filippo, Rosina Anselmi, Elli Parvo. NAPOLI CHE NON MUORE - Ma- nenti - A. Palermi - Fosco Giachetti. Paola Barbara. EQUATORE - Roma Film - Gino Valori - Milena Penovich, Cesare Fan- toni, Tino Erler. PAPÀ PER UNA NOTTE - Scalerà - M. Bonnard - Clelia Matania, Leo- nardo Cortese, Carlo Romano. IL CAVALIERE DI S. MARCO - Juventus - G. Righelli - Mario Ferrari, Dria Paola, Laura Nucci, Sandro Ruf- fìni. IL LADRO - Felix Film - Anton Germano Rossi - Elio Steiner, Silvana Jachino, Lilia Dale, Fausto Guerzoni, Adele Gara vaglia. (Continua) 4OO ff EBBREZZA DEL CIELO FILM DI GIOVANI rr PIÙ' volte il cinematografo ha preso per tema l'aviazione e sopratutto la passione sublime che porta con sé. La formazione dei piloti, le loro ambizioni e le gesta eroiche sono stati temi di alcuni film celebri, fra cui Luciano serra. Ma questo ebbrezza di cielo che fra qualche giorno vedremo sugli schermi di tutta Italia sviluppa un tema nuovo per il grande pubblico : la passione per il volo cosi come può nascere in un gruppo di giovani dal cuore saldo e dalle ambizioni generose, contrastata dalla scarsezza di mezzi a disposizione e trionfante in virtù della passione che l'ha animata. Dire della nobiltà di questo tema e degli scopi che un tale film si propone ci sembra superfluo. La storia che ci narra I'ebbrezza del cielo non è soltanto quella di un gruppo di ragazzi ma è un po' tutta la passione di una giovane ge- nerazione di piloti; è sopratutto l'espressione di' una ambizione capace di disumanizzarsi e di dimenticare ogni altro desiderio per inebriarsi della mèta che si è proposta. Non vogliamo fare delle anticipazioni sulla tra- ma; sappiamo che la curiosità del pubblico è tanto più affettuosa quanto meno è soddisfatta, e I'ebbrezza del cielo merita di essere veduta con occhio attento, curioso, che sappia dare ad ogni episodio il suo vero valore. Il mondo in cui sarà portato lo spettatore è nuovo per il grosso pubblico. Il volo a vela è una specialità conosciuta dalla massa per sentito dire, e solo qualche documentario si è incaricato di portare sullo schermo degli episodi di volo senza motore. Gli alianti, la loro costruzione, le loro possibilità sono mistero per i non iniziati e molti neppure sanno quale magnifica scuola e quale perfetta fucina per la formazione di nuo- vi piloti sia il volo senza motore; quanto certi balzi di poche centinaia di metri valgano a tem- prare all'ardimento e ad incitare a nuove con- quiste. Un film come questo non poteva essere ideato e realizzato che da dei giovani, e I'ebbrezza del cielo è nato e si è completato in un ambiente giovane, in una atmosfera in cui ciascuno ha portato il suo contributo di passione. Diremo per questo che un film non poteva nascere sotto migliori auspici. * * * I valori su cui poggia la trama non devono però far pensare che il film voglia essere soltanto espressione di accademismo documentario e di tecnica cinematografica. Ogni vicenda, anche quella che trova la sua conclusione in una sfera sublime, ha il suo aspetto umano che è sempre il più vero e il più facilmente accessibile alla comprensione generale. Così per dar volto umano alla passione per il volo è stata intessuta una storia semplice, paca- to contrasto alla ardente avventura che i pro- tagonisti vivono, una storia che pretende sol- tanto di avere sapore di giovinezza e di ingenuità appassionata. « La società del pericolo » prota- gonista del film non è una convenzione creala per dare vita alla narrazione, ma è una di quelle realtà in cui ognuno di noi, nei primi anni della giovinezza, ha ambito di poter vivere. In questa atmosfera hanno vissuto regista, di- rettore e attori per dare vita al film. Per dare corpo a questa storia si sono cercati volti nuovi, volti di giovanissimi che potessero portare sul- lo schermo un soffio di freschezza e di passione. II pubblico che potrà vedere alla prova, fra qualche giorno, il gruppo di giovani, dovrà da- re su ciascuno di essi il suo giudizio; giudizio atteso con ansia perchè ciascuno di loro sa di avere dato quanto poteva di passione, lavoro, intelligenza per la riuscita del film. Mario Gian- nini, Armandina Bianchi, Aldo Fiorelli, Paolo Ketoff, Fausto Guerzoni, Mario Brambilla sono dei ragazzi che hanno messo nel loro lavoro tut- ta la volontà di riuscire e che attendono dalla loro fatica una prova delle qualità e della pas- sione che li animano. Accanto a questi giovanissimi ha lavorato una attrice giovane ma già affermata : Silvana Jachi- no. Da lei il pubblico attende, ad ogni prova, sempre di più; e questa è la buona occasione per una sua piena affermazione. Una parte breve ma di non poco rilievo e di profondo effetto nello sviluppo della storia è sostenuta da Mario Ferrari che il pubblico ricorda come pilota in una delle sue migliori interpretazioni. Il film è stato girato sull'altipiano di Asiago da Giorgio Ferroni, un regista giovane che ha dato notevolissime prove di sé e delle sue pos- sibilità tecniche. Direttore di produzione è stato Sandro Pallavicini, un altro giovane che ha del volo una esperienza diretta e che è stato ani- mato dalla stessa passione del regista e degli interpreti. * * * Dire quanto ci attendiamo da un film come I'ebbrezza del cielo non è facile. Attendiamo so- pratutto da esso una atmosfera di passione, una ondata di entusiasmo che spesso manca a -noite fra quelle nostre produzioni che vanno per la maggiore. Di questa attesa siamo certi di non andare de- lusi perchè abbiamo potuto vedere in quale clima il film sia nato. Di ogni altro aspetto e sul successo che avrà non possiamo, in questa sede, pronunciarci. Il miglior giudice, in que- sto caso, è sempre il pubblico che sa compren- dere ed apprezazre il lavoro serio e appassionato. U. d. F. 401 IX IjUCE A CINECITTÀ È PRESSOCHÉ ultimata al Quadrare la costruzione della nuova Sede dell'Istituto Nazionale LUCE; tra breve questo impor- tante organismo vi trasferità i suoi Uffici e reparti dalla vecchia Sede di Via Santa Su- sanna, non più adeguata alla vastità della produzione ed alla imponente mole di atti- vità dell'Istituto. Il nuovo edificio, che ha un corpo centrale e due ali, copre un'area di 14.000 m2: la sua cubatura è di 100.000 m\ L'area totale occupata dall'Istituto LUCE nella zona è di oltre 40.000 mJ — e verrà tutta autarchi- camente cintata con piante spinose. La nuova Sede è dotata di un completo la- boratorio di sviluppo e stampa pellicole: tutti i reparti tecnici sia fotografici che ci- nematografici sono provvisti di impianti di condizionamento d'aria e attrezzati secondo i più moderni criteri. Quattordici gabinetti di sviluppo e diciotto di stampa per foto- grafie, tre sale di sincronizzazione e dop- piaggio rivestite con speciale materiale anti- fonico, dieci sale di proiezione, venti sale di montaggio tutte con tavoli sonori, quat tro reparti per il taglio e montaggio del ne- gativo, numerosi reparti tecnici specializzati (disegni e trucchi - scientifico - didattico ecc.); questa è la nuova attrezzatura LUCE, che è inoltre dotata di un reparto per la ri- duzione delle pellicole dal passo normale in 35 mm. a quello ridotto in 16 mm. Per questo speciale formato vi sarà anche l'ap- posito laboratorio di sviluppo e stampa, sale di montaggio, taglio ecc. Il nuovo edificio ha 6 piani : è alto 26 metri ed il suo fronte ha la lunghezza di 120 me- tri: questo grandioso complesso ha potuto essere approntato in soli 2 anni; la celerità dei lavori potrà essere meglio apprezzata se si pensi alle difficoltà molteplici che sono connesse alla costruzione di ambienti desti- nati ad ospitare reparti tecnici dalla com- plicata specializzazione. Così la nuova modernissima Sede consen- tirà all'Istituto Nazionale LUCE di prose- guire con rinnovato fervore e ampliate pos- sibilità tecniche nella sua delicata ed impor- tantissima opera. 402 ILLUMINAZIONE LE Dl'E belle fotografie di Bette Davis che pubblichiamo in questa pagina sono state eseguite da Elmer Fryer, l'ottimo fotografo americano, con l'ausilio di un nuovo tipo di proiettore costruito dalla Bardwell & Mc- ALISTER di Hollywood e di un nuovo accessorio ottico fabbricato dalla Eastman Kodak Company di Rochester applicabile a tale proiettore. Il proiettore, denominato « Baby-Keg-Lite », consente l'uso di lampade da 50 o 750 Watt indifferentemente ed è sostanzialmente simile ai mo- derni tipi di spot a lente di Fresnel (lente a gradini). I vantaggi che esso offre, rispetto agli altri tipi di spot, sono: uniformità assoluta del campo luminoso dal centro ai bordi; rapidità di regolazione dell'ampiezza del fascio di luce a mezzo di una leva calibrata situata immediatamente sotto la lente. L'accessorio costruito dalla Eastman Kodak, denominato « Foco-Spot » è composto da una lente condensatrice, da un obbiettivo regolabile e da una serie di mascherine che trova posto fra lente ed obbiettivo. Il « Foco- Spot » va montato davanti al « Baby Keg-Lite » e precisamente nelle guide portadiffusori. Con esso si possono ottenere dei dischi o dei ret- tangoli luminosi a bordi netti, di varie dimensioni e luminosità. Può ser- vire anche per la proiezione di sfondi, ombre speciali, effetti di sagome ecc. dipinti su lastrine di vetro, che vanno introdotte in apposita guida. Dall' American Cinematograpiier rileviamo i dati tecnici delle due fo- tografie: Foto n. 1 - Negativo: Eastman Super XX - Diaframma: f/11 - Tempo di esposizione: 1/5 di secondo - Luci: 5 « Baby Keg-Lite » da 750 Watt e 1 « Foco-Spot »; luce n. 1 piazzata sul pavimento inclinata ad un angolo di circa 300 con il fascio luminoso tutto allargato; luce n. 2 piazzata dietro il fondale, all'altezza di circa 3 metri, con il fascio luminoso tutto allar- gato; luce n. 3 piazzata sul pavimento dietro il sofà, fascio tutto allargato e diretto sul fondale; luce n. 4 piazzata sul pavimento, fascio tutto allar- gato e fortemente diffuso con un velatino, diretto sullo strascico del- l'abito; luce n. 5 piazzata a m. 2,40 dal soggetto — leva di regolazione sul punto 3 — munita di « Foco-Spot », dirigente un leggero disco lumi- noso sulla faccia e sul velo. Foto n. 2 - Negativo: Eastman Super XX • Diaframma: f/11 - Tempo di esposizione: 1/5 di secondo - Luci: 4 « Baby Keg-Lite » da 750 Watt e r « Foco-Spot »; luce n. 1 all'altezza di m. 1,65 fascio tutto allargato illuminante fortemente il velo e un lato della faccia; luce n. 2 piazzata dietro il fondale all'altezza di circa 3 m., leva di regolazione al punto 3; luce n. 3 all'altezza di m. 1,65 - fascio completamente allargato; luce n. 4 piazzata il più possibile accanto al- l'obbiettivo della macchina fotografica e all'altezza di m. 1,80, munita di « Foco-Spot » — leva di regolazione sul punto 3 — proiettante un disco luminoso sulla faccia. ANTONIO SCHIAVINOTTO ***v N. ■ ■ sei ornine e il penseo UN GRANDE FILM DI GIOVACCHINO FORZANO PRODOTTO DALLA pisoRno cmemflTOGRppico DISTRIBUITO DALLA cine TiRRenio P. D. (Milano). - Ho l'abitudine di leg- gere con attenzione i soggetti che mi vengono inviati in esame; però non di- temi: > — ■ per- chè, così dicendo mi fate pensare che siete una macchinetta produttrice di sog- getti. Non vi credevo, in ogni modo una «. romantica quindicenne », ma pensavo piuttosto che, con una maggiore appli- cazione, potreste riuscire a comporre un soggetto interessante. Osservate, per esempio, il principio del Vostro sog- getto numero due. La descrizione del- l'ai rivo di Laura nel paesotto, il suo disagio nella villa della prozia Paola, è fatta con un certo garbo e vi sono accenni a particolari che denotano in Voi uno spirito di osservazione. Altret tanto si può dire per quel che segue, e cioè l'incontro con l'amica, la passeg- giata, il figlio del colonnello. La seconda parte è meno felice. In fondo, non suc- cedono cose molto importanti e la stessa malattia di Laura che ritornata dopo cin- que anni alla villa lasciatale in eredità dalla prozia, è occasionale. Bisognerebbe che tra i personaggi accadessero dei fatti meno convenzionali. Pensateci. PAOLO MICELI (Palermo). - Non da- tevi pensiero per la carta che adoperate per scrivermi. Si vede che l'idea di scri- vermi è spontanea e prendete la carta che vi capita sottomano; ora strappate un foglio da un notes, ora da un qua- derno. Dunque: è possibile che degli attori non abbiano preso la laurea op- pure che abbiano fatto il servizio mili- tare come volontari. « Avete visto atten- tamente Il K>RN\RlTTO DI VENEZIA? Co- me mai il regista mette per gondola un giocattolino automatico' Scuserete se Vi ho disturbato a quest'ora così tarda... » Siete Voi che Vi siete disturbato ad una ora così tarda: io ho ricevuto la Vostra lettera di mattina, come il solito, mentre stavo in cima allo scoglio a godere il sole autunnale. Per quanto riguarda la gon- dola-giocattolo, se è davvero così, avete CAPO DI BUONA SPERANZA (Corrispondenza coi lettori) ragione. In fondo non ci voleva molto ad usare una gondola vera. Ma si trat- tava forse di una scena-miniatura con modellini. STUDENTE IN CHIMICA. - Vedo che oltre ad essere uno studente in chimica sei un appassionato del cinema e delie cose belle del cinema. Interessante la tua sommaria analisi del film di Dreyer; penso che potresti fare un articolo sul- l'argomento trattato nella tua lettera. Per diverse ragioni s'è deciso di dedicare le Gallerie ad attori ad attrici. Cinema ve- drà, comunque, di accontentare te e gli altri che hanno chiesto articoli sui prin- cipali registi, quei registi personali cioè che possono dirsi veri e completi uomini di cinematografo. Il periodo importante dell'attività di Pudovchin & C. si è con- cluso poco dopo l'avvento del sonoro per quanto il disertore di Pudovchin contenesse alcuni elementi interessanti, ma soprattutto valeva per la parte visiva. Un'opera piuttosto attraente era notti bianche di Pietroburgo di Grigori Ro- scial e Vera Stroeva. COME DORMIRE CON LA TOSSE Specialmente durante il sonno, per effello di una diminuila profondità di respirazione, il catarro che ingom- bra i Vostri bronchi provoca nell'or- ganismo una reazione istintiva (tosse) che esaspera la tranquillità del Vostro riposo. Una o due Pastiglie Madonna della Salute prese prima di coricarVi in virtù delle note qualità calmanti della Morfina, e della Tintura di Papavero, contenute in esse in opportuna dose- agiscono sui centri nervosi dai quali dipende il meccanismo ge- neratore della tosse e Vi assicurano un sonno tranquillo e indisturbato. Al mattino il catarro rimasto aderente alle mucose respiratorie, sarà espulso facilmente, grazie alle doti dell'Ipe- cacuana evitando in tal modo il fastidioso impeto della tosse L 3.30 la scatola - L. 0,60 la bustina di quattro pastiglie PASTIGLIE MADONNA DELLA SALUTE Slab. Chim. Farm. G. ALBERANI - Bologna Aut. Pref. N. 31810 del 20X1928 CEDRO DEL LIBANO (Genova). - L'at- tore I. S. è di nazionalità italiana ma vive in Africa. Non ha interpretato altri film oltre a quello da Voi citato. È stato trovato per caso dal regista. Prima si occupava di miniere. La voce è stata doppiata. FRANCESCO BURRAI (Roma). - Le case americane fanno in modo che la loro produzione vada in tutti i Paesi del mondo. Purtroppo non posso rife- rirti « quanto incassa ogni singola casa da ogni singola nazione » perchè i diret- tori delle case tengono nei cassetti i re- gistri-cassa e ne sono gelosissimi. Idem per l'altra domanda. In America del Nord vanno film italiani, francesi, in- glesi, tedeschi, russi, svedesi, spagnoli, messicani, argentini, giapponesi, ecc. In prevalenza film inglesi, e si capisce per- chè. Anzi, alcune case di Hollywood e di Culver City hanno prodotto dei film in Gran Bretagna. UNA ASSIDUA CINEASTA (Napoli). - Vuoi alludere a Hans Stùwe, protago- nista di notturno. È possibile che Clau- dio Gora gli assomigli. Vedrai Gora in ricchezza senza domani e in torna caro G. P. (Torino). - Il direttore di produ- zione di ballerine è G. V. Sampieri, la Casa distributrice l'È. N. LO Mi pare che il soggetto di questo film non si prestasse troppo alla regìa di Gustav Ma- chaty che aveva esaurito in gran parte le sue risorse nei film precedenti. Ma- chaty ha diretto in America within the law. È probabile che il film interpretato da Deanna Durbin : three smart girls grow vr venga distribuito in Italia dalla I.C.I. Che notizie desiderate in partico- lare intorno al formato ridotto? Purtrop- po lo spazio non consente ai redattori di Cinema di dedicare una rubrica fissa a questo argomento. P. C. (Trieste). - Purtroppo non è pos- sibile pubblicare, come Voi desiderere- ste, accanto al titolo originale, anche i titoli che il film ha avuto durante la la- vorazione. Comunque. Voi potrete sem- pre rintracciare i film basandovi sul no- me del regista, degli interpreti, degli al tri collaboratori, della Casa produttrice. Ho comunicato a chi di competenza il Vostro desiderio che ai dati dei film venga aggiunta la indicazione del paese d'origine del film. Infine trascrivo le vo- stre parole: >< Ripeterò ancora una volta, pure senza speranza di successo, il de- siderio che nei cinematografi venga di- stribuita al pubblico una lista completa degli attori con la indicazione delle ri- spettive parti ». Giusto, giustissimo. For- se le Case di produzione e di distribu- zione non pensano che sarebbe un ele- mento di più per godere il favore del pubblico. GINO S. (San Gadino). - Di quale casa cinematografica volete sapere l'indirizzo? L. DOZZI (Venezia). - « Sto scrivendo un libro nel quale ho intenzione di rac- cogliere tutti i dati inerenti ai film pro- dotti nel mondo dal 1930 a oggi. Ora come Voi potete comprendere, non è una cosa facile! Specialmente per quanto riguarda i film di certe Nazioni come : Ungheria, Belgio, Cecoslovacchia, Polo- nia, Giappone, Russia, ecc. ». Sì, indub- biamente è difficile, e poi, vi siete do- mandato se la vostra paradossale fatica avrebbe una utilità pratica? Mi racco- mando poi la esattezza dei dati, dei no- mi, dei titoli! L'Almanacco di Cine- ma, avrete visto, raccoglie i dati dei film italiani, la Storia del Cinema di Pasinetti, ha un indice con tre mi- gliaia circa di titoli di film di diversi Paesi. E poi, Voi stesso chiedete: « se vi fosse qualche lettore che, conservan- do riviste e giornali di questa epoca, fos- se in grado di darmi qualche utile schia- rimento ». Non so se qualcuno abbia raccolto, per esempio, periodici giappo- nesi. Forse. Perchè il vostro lavoro possa essere ordinatamente impostato, vi con- siglio il sistema degli schedari. Ma at- tenzione : non perdetevi d'animo. Di schede, ne dovrete compilare decine di migliaia. VIVAITALCINEMA. - La storia del tuo teatro di burattini mi ha interessato. Penso, che tra ì molti aspiranti attori, tu abbia delle doti di serietà che fanno pensare bene a tuo riguardo. Sei ancora molto giovane, ti consiglio quindi di finire almeno gli studi liceali. In set- tembre puoi fare la domanda di am- missione al Centro. Non credo che, il fatto di non avere ancora compiuto i vent'anni pregiudichi. Oppure potresti fare il servizio militare prima di far la domanda al Centro. Di tutto questo, in ogni modo, potremo trattare quando tu abbia terminato gli studi liceali. Non escluderei anche la possibilità di fare la iscrizione all'Università e di rimandare quindi il servizio militare, facendo, più tardi, il corso allievi ufficiali. Pensaci un po'. ORIENTALE (Genova) - L'attrice della quale Vi interessano notizie è divorziata da un avvocato londinese, a quanto mi consta. Recita in teatro. La licenza liceale può essere sufficiente per fare del ci- nema. Oltre alla Storia di Pasinetti, vi sono i libri di Paul Rotha (The Film Till Now e The Film To-day), di E. M. Mar- gadonna (Cinema ieri e oggi), di Bar- dèche e Brasillach (Histoire du Cinema), di Cari Vincent (Histoire de l'Art Ctné- matografique). Soltanto quest'ultimo è recente. Gli altri sono di cinque, nove e dieci anni fa. C. & C. (Reggio Emilia). - Rivolgiti direttamente al Centro, via Tuscolana km. 9 Roma. Un Cine-Guf può svol- gere la sua attività nel campo culturale con proiezioni di film e nel campo pra- tico con la realizzazione di film in for- mato ridotto: a scenario, documentari. UN'ABBONATA (Roma). - « Sono stata contentissima degli ultimi numeri. Era- no molto meglio degli altri ». La Reda- zione Vi ringrazia. No, 10 non sono chi Voi pensate. « Scusate la curiosità, ma tanti hanno cercato di conoscere il Vo- stro vero nome ». Mi dispiace di non poter soddisfare la Vostra curiosità. Voi stessa, del resto, Vi nascondete sotto uno pseudonimo. Dirò a Puck dei Vostri de- sideri (Gallerie di: Merle Oberon, Ray Milland, Deanna Durbin, Micha Auer, Clark Cable, Andrea Leeds). the cita- del e gone with the wind sono stati prodotti dalla Metro Goldwyn Mayer. Il primo è stato realizzato in Gran Bre- tagna, aquile è intitolato in originale YOUNC EACLES, KOEN1CSMARK è K0ENIGS- MARK, LA CORAZZATA CONGRESS è, Salvo errore, annapolis. VAL D'ENZA (Mantova). - Ho ram- mentato al redattore incaricato il Vostro precedente articolo. Mi pare che il nuovo articolo tratti un argomento troppo va- sto. Dovreste prendere uno solo dei pe- riodi accennati e svilupparlo. Comunque lo passo, anche questo, al redattore in- caricato. La Storia del Cinema di Fran- cesco Pasinetti, dovreste trovarla dai li- brai. Oppure rivolgetevi direttamente all'amministrazione di Bianco e Nero, via Tuscolana km. 9 Roma. IL NOSTROMO 405 7 L [ V ., „, Una nuova r.eces- __ - — ...„ aella casa = -'-=-■ ... 4ella casa Ó^uova necessiti -e H ^^ ne ce ss- c ru Vi* nella =aaa 4 oggi^^ ^ caSa Recessi tà »1" d'oggi- "»■££• xm» »r»«l-J?S della casa n'osS-- va necessita -8--- ova necessita a- .-„„ uova necs=- I; casa 4- oggi- *» ^i* casa a' oggi- ^twella casa Una nuova neceesi .a a.ll» ^^ necessità a ^ ^ rttfc iella casa « °ffessitSl -ella casa £ a del. d'oggi- •-■«,rfel'a-c"asa d'oggi- W £°£ ^ d'oggi , va necessità ael^a e necessita 1=1-* neces- - l3a d'oggi' ila casa a- oggi- ^^eUa oasa 10va necessità «ei ,a r.ecess- a rn,ova0n?c;ssità_del^-vacgge à' oggi« . 11a ^a=a a • ... jpiia casa a °&&x va neces3-\w ^>mL^ . necessita del^a nece3_ i» casa HT^^ casa ^.a nuo- del- olivetti studio 42 406 r Anche i dischi grammofonici contenenti le musiche dei Vostri filmi, possono validamente contribuire ad esaltare e diffondere la Vostra produzione CHIEDETE ALL'UFFICIO DI ROMA DELLA S. fl. CeTRO QUALI SONO I MEZZI PREDISPOSTI PER OTTENERE QUESTA EFFICACE PROPAGANDA PUBBLICITARIA s. n. cernii TORINO - VIA ARSENALE, 19 - Uff. di Roma: Via Morsello, 5 (Pai. dell'EIAR) - Tel. 34883-34884 407 E I La soluzione dei giuochi deve pervenire alla Redazione di CINEMA (Sezione Giuochi e Concorsi', Piazza della Pilotta, 3 • Roma) non oltre il 15 gennaio 1940-XVIII. Scrivere chiaramente, oltre alla soluzione stessa, anche il proprio nome, cognome e indirizzo. Tutti i lettori possono liberamente collaborare a questa pagina FRASE CIFRATA Trovare le 19 parole rispondenti alle definizioni date e trascrivere in ogni casella numerata la lettera corrispondente. - A soluzione esalta tutte le lettere, lette di seguito, da- ranno una frase diretta a lutti i lettori di "Cinema". 1-7. Nel film M figli del Marchese Lucerà' - 8-15. Il protagonista delle 'Melo- die gioconde, - 16-22. In 'Ettore Fieramosca' - 23-27. Protagonista maschile del film 'L'equipaggio' - 28-35. In 'Mille lire al mese' - 36- 44. Protagonista del film 'La Signora delle Camelie' 45-53. Il regista di 'Piccoli naufraghi' - 54-61. In 'L'isola dei dimenticati' - 62-66. Con Joan Bennet in 'Ho ritrovato il mio amore' - 67-71. Lo diviene Falconi alla fine di 'Felicita Colombo' - 72-79. Nel film 'Il sogno di Butterfly' - 80-84. La simpatica Teodora di 'L'adorabile nemica' - 85-89. Il regista di 'Ladro di donne' - 90-94. In 'L'ultima recita' - 95-100. Il cervo di 'Sequoia' - 101-105. Nel film 'Diamanti' - 106-108. La protagonista di 'Crisi' decapitata - 109-116. Film italiano con Milena Penovich - 117-120. Disegnò i bozzetti per i costumi del film 'Giuseppe Verdi'. Filiberto valentinis (Monfaicone A Tt 99 116 39 2. 83 9à li So 102 h9 16 l 7o 92 hi 17 3fe 75 3 5? 109 8 35 ?? 81 95 73 62 3h ih 3* 115 Sh lo6 / 73 76 Sé 65 29 IO 22 IOO W 66 23 15 loi 76 l'i h 63 Uh 69 O 9h za 26 eh ha i2o 5 63 3i hh 9 taf O 59 9/ 2? 9o hb ?l 6 Ih hi /od 51 119 (,8 85 1IS 2/ 62 ?9 53 S8 l'i 7 9? 36 loh 6i ho 2.0 èo i9 8} h5 55 eh ao '3 HO HI 39 il. 31 96 I loi ho 32 S2 25 36 105 93 II «ì H2 /e E // negozio di fiducia ASA Grandi assortimenti in tessuti novità per pomeriggio e sera LANERIE • LAMINATI SETERIE • VELLUTI Le più belle strenne Natalizie NEGOZI DI VENDITA: MILANO - FIRENZE - TRIESTE - CATANIA - BRESCIA SOLUZIONE DEL GIUOCO DEL N. 82 (25 NOVEMBRE 1939-XVIII) CARTELLONE CINEMATOGRAFICO N J u c R 1 s 1 M o M E. L u o 1 N F E D L L T A' 1 té C ft N T E. S » n o Pi N G E L O H z z u R R O F Pi N T R S n PI G A L R N T E c A V/ R L 1 F. R 1 D E. L T E X A S E R R R l V fì T R L R F E L i c l T R T U T T P L R C t T T R N E P R R L R R N G t L i S E N 2 R P "fT R. « o i S O 1 tA P A R E G G 1 fì a 1 L E Gì o o F R. E Y p|n|z|2|A|p|E|R|l.|AHu|s|.|c|A| 1^1° |«.|«|^l^|T-|Pk|U|ft|o|Ci| SOLUTORE DEL GIUOCO N. 82 NATALE RAUTY Bari, Via Della Madonna, 17 Scrivere la soluzione in inchiostro e con scrittura molto nitida- Sari astratto a sorla un vincitore Ira i solutori del giuoco : Frase Cifrata. Premio: L'Almanacco del Cinema Italiano. La soluzione del giuoco pubblicato natii A" fascicolo apparire nell'86' fascicolo (25 gennaio Ì940-XVIII) Direttore: VITTORIO MUSSOLINI NOVISSIMA - Via Romenello da ForTi, 9 - Tel. 760205 - Roma 1 < 'rop Iella ■ielè leg lei! ■)e \ e i erar 'iger luslr a r le s a zio serv ui e ni d eia (ritti ella per da nvis ì li ulor la C 'Sii ? e fN e p lasst er /< livai X qu > illu nenl ende sire* e la > no ioni io d n se A iviel ne norn o di cifi a d ripr la f<. ell'a odur ■>nle rllCC re a >/o 4 rlicoli FIOCCO RAION I TALVIS C O S A il 90Z della produzione cinema- tografica mondiale usa la pellicola EASTMAN NEGATIVA 35 mm. m per Plus X i negli " s tudio5 " Super XX per ripresa nelle condizioni più sfavorevoli Background X per proiezioni posteriori delio sfondo s$ùui\e&za .aóóoJLuia .di Jdav.oxx> 4 $oXù*vzàjCl Jnaójùna xLeJL capita&e, impuziato LAMBITO PREMIO DEL DUCE CONFERITO ALLA tfSfik RTD Radloralavisora ' *t-\ modello R.T.D. 40 ^Tv P«r captar* le amissioni fono-lelevisiva. >-v a >-v Radio-fono-incisora 940 W A ( ) Suparararodina a 9 valvola I MIGLIORI APPARECCHI JJ^Xfe mm 71 n ED. IN*ABBON. lu 10 GEN LAN ITAL LA NOSTRA LANA SNIA VISCOSA VIA CERNAIA N. 8 MILANO "■ 101° per assicurare il continuo e regolare funzionamento degli impianti cinematografici ACCUMULATORI HENSEMBERGER sa» BANCA DI INTERESSE NAZIONALE CAPITALE L 700.000 000 INT.VERS. RISERVA LIRE 155.000.000 AL VENTICINQUE MARZO 1939-XVII quindicinale di divulgazione cinematografica FONDATO DA ULRICO HOEPLI Direttore: VITTORIO MUSSOLINI Organo della Federazione Nazionale Fascista degli Industriali dello Spettacolo Collaborazione tecnica dell'Istituto Nazionale per le Relazioni Culturali con l'Estero A N N O V Volume I FASCICOLO 85 10 GENNAIO 1940-XVIII Questo fascìcolo contiene : Cinema Gira j EDITORIALE - D. F. LUCIANI Fronte di Hollywood ....... g TITO A. SPAGNOL La figura del produttore io Progetti sul Nievo n RAIMONDO MANZINI // pub Mica giapponese 12 AMERIGO CENCI Vecchi film in museo: «Le ivventure di Saturnino Farandola » 14 LO DUCA « Air Pur » : intervista con René Clair . 18 DOMENICO MECCOLI 2Ó film di Lucio D'Ambra 21 DOMENICO PURIFICATO Il sacrificio d'Isacco 22 U.d.F. Nord-ovest -25 GIUSEPPE ISANI e VICE Film di questi giorni 26 ERMANNO FRANQUINET L'arte di vendere 27 Galleria : Michèle Morgan, 28 - Capo di Buona Speranza, 31 - Giuochi e Concorsi, 32 - In- dice Generale del semestre luglio-dicembre 1939-XVII-XVIII. DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE 1 Roma, Piazza della Pilolla, 3 Telefono 66-470 - PUBBLICITÀ! Ufficio Pubblicità 'Cinema' - Roma, Piazza della flotta, 3 - Gli abbonamenti si ricevono direttamente dall'Amministrazione del periodico, o mediante versamento al conto corrente postale 1/23277 oppure presso le Librerie Hoepli in Milano (via Berchetl e Roma (Largo Chigi) - ABBONA- MENTI : Italia, Impero e Colonie, anno L. 40, sem. L. 22. Estero, anno L. 60, sem. L 35 Manoscriril e fotografie, anche non pubblicati, non si restituiscono OGNI NUMERO IN ITALIA, IMPERO E COLONIE: DUE LIRE - NUMERI ARRETRATI: IL DOPPIO •^'•^ MILANO-FORO BUONAPARTE, 12 REFEBEUDllin ** CINEMA" II) gennaio IfMH'XVIIl 1 Quale film italiano vi è 2 Quale dei nostri registi piaciuto di più? considerate il migliore ? Nome e cognome: Nome e cognome: Indirizzo: Indirizzo: 3 Quale fra le nostre attrici 4 Quale fra i nostri attori considerate la migliore ? considerate il migliore ? Nome e cognome: Indirizzo: Nome e cognome- Indirizzo: Terzo elenco dei premi (Continuazione numero precedente) COTONIFICIO VALLE DI SUSA - 2 servizi da tavola « Sodolin » (per 6 persone) - 10 dozzine fazzoletti fini colorati per uomo - 10 dozzine fazzoletti fini colorati per signora - 15 tagli da me- tri 3,50 popelin rigato per camicie. CASA EDITRICE CESCHINA - Una raccolta di libri: Virgilio: « Eneide », curata da Spartaco Asciamprener - Palazzi: « Enci- clopedia degli Aneddoti », rilegata in mezza pergamena - Pa- lazzi: « Novissimo dizionario », rilegato in mezza pelle - Maran- goni: « Cifariello » - Ceschina: «Ordini equestri» - Vellani Marchi: « Trenta disegni » - Vellani Marchi: « Africa » - Bom- pard: « Danzatrici » - Sanminiatelli : « Disegni ». DITTE A.M.A.S.I. e S.I.R.T. - 4 racchette del tipo Porro Lam- bertenghi. CASA EDITRICE VALENTINO BOMPIANI & C. - Una raccolta di libri: Paul Wolff: «Olimpiadi 1936» - Sven Hedin: «La strada della seta » - Cristoforo Colombo: « Giornale di bordo » - Seton Margrave: « Come si scrive un film » - R. Brunn Graber: « Radium » - Enrico Rocca' « Panorama dell'arte radiofonica » - Henry Ford: « Il mio amico Edison ». CIORNALE DELLO SPETTACOLO - 10 abbonamenti annuali. GIORNALE « IL LITTORIALE » - 1 targa premio. S. A. EDITRICE CINEMA •■ 10 abbonamenti rivista «Cinema » - 10 abbonamenti rivista « Scenario » - n. 50 copie dell' « Alma- nacco della Cinematografia Italiana ». VEDI MOI>AMTA A PAGINA 24 In copertina: LUISA FERIDA E SINO CERVI IN UN'AVVENTURA DI SALVATOR ROSA- DI ALESSANDRO BLASETT1 (STELLA FILM) non esiste l'inverno e la nebbia è sco- nosciuta. Il sole, la tranquillità ed il dol- ce clima imperano Le glorie dell'arte e dell'architettura dell' Iran sono state fotografate dalla Spedizione dell'Istituto Americano per l'arte e l'archeologia dell'Iran ITALIA LA PRESIDENZA DELLA BIENNALE... ...di Venezia, considerate le ragioni che tuttora rendono impossibile la convocazione della giuria internazio- nale per l'assegnazione dei premi previsti nel regolamento della VII j Mostra d'arte cinematografica, svol- tasi a Venezia nell'agosto u. s., ha | deciso, con l'approvazione del Mi- nistero della Cultura Popolare, sulla base dei voti espressi dai singoli de- legati stranieri e dai componenti ita- liani della giuria, di assegnare, in sostituzione di quelli previsti dal regolamento, i seguenti premi : A) Coppa Biennale d'arte Vene- zia: i. al film Robert koch, produ- zione « Tobis Filmkunst » (Germa- nia); 2. al film la fin du jour, pro- duzione » Regina Film » (Francia); 3. al film the four feathers, pro- duzione ce London Film » (Gran Bre- BANCA POPOLARE COOP. AN. DI NOVARA A CAPITALE ILLIMITATO Al 31 dicembre 1938-XVII Capitale L. 73.486.750 Riserve L. 82.755.469,62 Al 30 giugno 1939-XVil Depositi e conti correnti L. 2.107.881.052,68 Cambiali e Buoni del Tesoro L. 1.104.862.244,10 BANCA AGENTE PER IL COMMERCIO DEI CAMBI ASSICURAZIONI GENERALI DI TRIESTE E VENEZIA Società Anonima istituita nel 1831 CAPITALE SOCIALE 1NTERAM. VERSATO L. 120.000.000 LE "ASSICURAZIONI GENERALI" esercitano i RAMI VITA, INCENDI, FURTI, e TRASPORTI e, in unione alle affiliate ANONIMA INFORTUNI e ANONIMA GRANDINE, i RAMI INFORTUNI e GRANDINE Capitale sociale inter. versato L. 120 milioni Fondi di garanzia .... » 2 miliardi e 786 milioni Capitali vita in vigore . » 8 miliardi e oltre 947 milioni Pagamenti per danni dal 1831 » 11 miliardi e oltre 156 milioni FANNO PARTE DEL GRUPPO DELLE ASSICURAZIONI GENERALI oltre 60 Compagnie affiliate AGENZIE IN TUTTI I COMUNI D'ITALIA Rappresentanti e Commissari d'avaria in tutto il mondo tagna); 4. alla selezione dei film giapponesi (Giappone); 5. alla sele- zione dei film svedesi (Svezia). B) Targhe di bronzo : al film l'agneau mystique, produzione » André Cauvin » (Belgio); al film chartres, produzione « Robert de Nesle » (Francia); al film rauber unter wasser, produzione « UFA » (Germania); al film kònnen tiere denker, produzione « Ufa » (Ger- mania); al film tokyo-peiking-cho- sen, produzione « Board of Tour- ist Industry » (Giappone); al film the touch un, produzione G. B. Instructional L.D.T. (Gran Breta- gna); al film AU pays DES MOTZS produzione Sous-Secretariat de la Propagande (Romania); al film santorin, produzione « Tem Films» (Svizzera). C) Medaglie di bronzo : al film margarita armando y su padre, prod. » Lumiton » (Argentina); al film tulak macoun, prod. « Rei- ter Film » (Boemia); al film jeunes filles en detresse, prod. « Globe Film » (Francia); al film es war eine rauschende ballnacht, prod. « Ufa » (Germania); al film the mi- kado, prod. « General Film Distri- butors » (Gran Bret.); al film veerting jaaren, prod. « Comitato Nazionale » (Olanda); al film bórst istvan, prod. « Atelier Film » (Un- gheria); al film the golden har- vest of the witwatersrand, pro- duzione (( African Film Produc- tions » (Unione Sudamericana). Claudio Gora nel film 'Ricchezza senea domani* 9Mt EVI *W PROD.AWC/ATA *«*?P% pORfrU T* c*hlUOPtL0JJ5L. '^r *A<*6,<) /V ^ wmwioNE pi LVici Freddi Un cartellone pubblicitario per 'I viaggi di Gulliver' DOPO LA REALIZZAZIONE... ...del film GLI ULTIMI DELLA STRADA la società produttrice « Schermi nel mondo » annuncia prossima l'en- trata in lavorazione di un duca e FORSE UNA DUCHESSA SU Soggetto del produttore spagnolo Santiago Salvich. A protagonista è stata scritturata la nota attrice olandese Dolly Mollinger che farà coppia con Osvaldo Valenti. La regìa è stata affidata a Giorgio Ansoldi e Gabrie- le Varriale. Questa pellicola verrà prodotta in doppia versione italo- spagnola. IL ROMANZO DI ALBA DE CESPEDES... ...NESSUNO TORNA INDIETRO fornirà la trama del nuovo film che l'« Astra » metterà presto in can- tiere avvalendosi della regia di Amleto Palermi e dell'interpreta- zione di Paola Barbara. Il program- ma 1940 dell' k Astra » comprende inoltre: diamo a tutti un cavallo a dondolo, diretto da Camerini; santa canaglia, diretto da Goffre- do Alessandrini; la muta di por- tici; Gì I AMORI DI MARIA MALIBKAN; dopo divorzeremo, di A. De Ste- fani. A CINECITTÀ... ...sono ancora in lavorazione: ven- to di milioni, della » Fono-Ro- ma »; tutto per la donna, del- I'k Urbe Film »; l'assedio del- l'allazar, della « Bassoli Film ». Si attende di ritorno dalla Spagna il complesso artistico del film 1 di- ritti di gioventù, della « Sovra- nia ». Al montaggio sono: manon lescaut, della « Grandi Film Sto- rici »; una lampada alla finestra, deir« Europa »; l'uomo della le- gione, della « Continentalcine ». 11 2 corr. si è iniziato il film della « Fotovox » anatema di molok con Polidor, Leda Gloria, Gino Bian- chi ed altri diretto dall'architetto Alberto Salvi. ALLA SCALERÀ... ...proseguono gli interni de il pon- te dei sospiri di Michele Zevaco, diretto da Mario Bonnard; kean, diretto da Guido Brignone. Negli stabilimenti della « S.A.F.A. » con- tinuano le riprese del film cento- mila dollari, diretto da Mario Ca- merini ed interpretato da Ass-ia No- ris, Amedeo Nazzari, Maurizio D'Ancora, Calisto Beltramo, Lilia- na Del Balzo, Lauro Gazzolo, Er- nesto Almirante, Minora, Galvani, Irpinia Borgianelli, Arturo Braga- glia ed altri. Alla « Titanus » con- tinuano le riprese di fanfulla da lodi, diretto da Antamoro e Carlo Duse. Infine a Tirrenia è a buon punto la lavorazione di uiù il si- pario dell' « Astra », diretto da Raffaello Mata razzo. GERMANIA MOLTI SONO I FILM... ...attuaraente in lavorazione negli studi tedeschi. Cari Froelich lavora intorno a il cuore di una regina I più ni o d e r 11 i i 111 p i a 11 1 i CINESONORI SOC. ANONIMA CINEMECCANICA MILANO VIALE CAMPANIA. 25 ALLOCCHIO BACCHINI & c. MILANO CORSO SEMFIONE. 93 Spencer Tracy, Nancy Kelly, Richard Green nel film 'Stanley e LivingstoDe' di cui abbiamo dato notizia nel nu- mero scorso. Luise Ulrich, Victor Staal e Johannse Heesters sono gli interpreti principali di scuola d'a- more di K. G. Kùbb. Sono inoltre in cantiere: la ragazza allegra con Willy Fritch, mia zia, tua zia con Ralph Arthur Roberts. kongo ex- press con Marianne Hoppe, Willy Birgel e René Deltgen, il richiamo lontano di Georg Von der Vriiig. Tutti questi film fanno parte della produzione Ufa e vengono girati ne- gli stabilimenti di Babelsberg. An- che negli studi della Tobis, a Johan- nisthal, c'è uguale ritmo di lavoro. Sono in lavorazione : dalle prime nozze con Franziska Kinz, stella di rio con la danzatrice La Jana, capro espiatorio diretto da Hans Deppe. BELGIO CON IMMENSO SUCCESSO... ...si sta programmando da più di un mese a Bruxelles il documentario cina girato da Joris Jvens e John Ferno in quell'immenso paese di Estremo Oriente. Il commento par- lato che è stato scritto da Dudley Nichols, celebre soggettista america- no, è letto da Fredric March. INGHILTERRA SFORZI ABBASTANZA NOTEVOLI .. ...si stanno facendo per rianimare l'industria della pellicola. Per conto della « British National » sono in corso di lavorazione : this german freedom (Questa libertà tedesca) con Clive Brook e Diana Wynyard; gas-light (Illuminazione a gas) dramma romantico illustrante la vi- ta inglese ai primi anni di regno della regina Vittoria interpretato ugualmente da Diana Wynyard; Laugh IT off (Vale meglio ridere) con Iohn Colin e Tommy Trinder; old mother riley (La vecchia mam- ma Riley) con Lucan e Me. Shane; black out (Allarme notturno) con Conradt Veidt e Michael Powel. SVIZZERA UN FILM ODOROSO... ... è stato sperimentato per la primy volta a Berna. Il film, capace di produrre 4000 profumi diversi, è stato inventato da due ingegneri svizzeri. Se per esempio si vede sullo schermo un mazzo di rose il profumo di queste si sente subito nel locale. L'odore cambia automaticamente secondo ciò che viene mostrato sulla scena. Nella rivista americana Inter- national Projectionist, dove abbia- mo letto la stessa notizia, 0 redat- tóre della nota scrive : « Tutto ciò è molto interessante ma effettiva- mente non nuovo per noi. Un certo William Featherstone circa dieci an- ni fa prese una patente per un ge- nere di film molto simile. In ogni modo in "pratica questa idea può presentare potenzialità diverse ». SPAGNA IL 90 PER CENTO... ...dei film importati in Spagna, dovranno, come stabilisce un nuovo decreto di quel paese, essere dop- piati in spagnolo direttamente in Spagna. Inoltre lo stesso decreto sta- bilisce che per ogni dieci film impor- tati dovrà essere realizzato un film spagnolo. Tali ordinamenti, stando alle notizie giunte dagli Stati Uniti d' Vmerica, hanno sollevato molte proteste da parte dei distributori dei film di Hollywood. È utile tener presente che le 600 pellicole annue importate in Spagna richiedono una esportazione di 200 milioni di pe- setas, vale a dire quattrocento mi- lioni in lire italiane. STATI UNITI I VIAGGI DI 6ULLIVER... ...è il titolo del nuovo cartone lun- go metraggio prodotto da Max Flei- scher sotto la direzione di Dave lise "Werner nel film 'Bel Ami' di Forst Fleischer. La campagna di lancio, stando ai bollettini della casa di no- leggio, sarebbe costata 2.000.000 di dollari. Il fatto è che nei grandi ma- gazzini degli S. U., affollatissimi du- rante le feste, i reparti dei giocat- toli sono pieni dei personaggi del famoso romanzo di Jonathan Swift. A detta degli interessati il Natale 1939 è stato un natale gulliveriano « a Gulliver Christmas ». LA RIVISTA AMERICANA... ...Motwn Picture Herald nel nume- ro del 9 dicembre u. s. ha pubbli- cato, con uno stile da bollettino di guerra, una nota riguardante la si- tuazione dei mercati cinematografici della Polonia, della Finlandia e del- l'Australia. A proposito del secondo mercato che ai primi di dicembre gli americani consideravano perdu- to, la nota, presentata con il sotto- titolo Notizie di guerra dice : « La invasione ed il bombardamento della Finlandia riduce ancora i mercati cinematografici stranieri per i pro- dotti di Hollywood, in una paese dove il 56% delle pellicole program- mate sono americane. La larghezza della perdita è ancora da determi- narsi. Nel dipartimento di affari stranieri si è convinti che nell'even- to di una conquista ed assorbimento della Finlandia da parte dell' U. R. S. S. il mercato sarà chiuso certa- mente per i film americani, come già in Russia. D'altra parte, se i Russi si lermano perchè accontentati nelle richieste di basi militari e navali in Finlandia, si crede che il mercato po- trebbe rimanare aperto, parzialmen- te, come in Estonia, Lettonia e Li- tuania ». UN DOCUMENTARIO A CO- LORI DEL NUOVO IRAN.. , ...è stato girato ultimamente da una spedizione dell'Istituto Americano di Arte ed Archeologia dell'Iran gui- data dal professore Arthur l'pham Pope. La spedizione, così riportiamo da un articolo della rivista Movie Makers di dicembre, ha compiuto un viaggio di oltre 10.000 miglia in un paese più grande dell'Inghilter- ra, Italia, Germania e Francia messe insieme con una popolazione meno che doppia di quella di New York. Il materiale raccolto è tanto più in- teressante se si consideri che la pena di morte era fino a poco tempo fa in vigore per qualsiasi infedele che fosse entrato in una sacra moschea dell'Iran. Quando poi quest'infedele avesse adoperato addirittura la mac- china da presa, la sua fine sarebbe stata certa ed immediata. Non più tardi infatti del 1925, seguita l'ar- ticolo, un vice console americano fu ucciso dalla folla per aver fotogra- fato una fontana pubblica che ave- va un significato religioso. UNA COMPLETA STORIA... ...del cinema americano, dal titolo Il sorgere della cinematografia ame- ricana è uscita in questi giorni per i tipi della « Harcoi.rt-Brace and Company ». Questa enorme pubbli- cazione di 700 pagine comprese le illustrazioni, ricca di informazioni mai prima d'ora apparse in opere del genere, fa la storia del cinema degli S. U. dal 1896 al 1939 consi- derandolo secondo i suoi aspetti in- dustriali, artistici e sociali. BANCA NAZIONALE DEL LAVORO CAPITALE E RISERVE L. 233.000.000 Sede Centrale: ROMA 110 DIPENDENZE IN ITALIA, IN ALBANIA E IN A. O. I. TUTTE LE OPERAZIONI DI BANCA SEZIONI AUTONOME: CREDITO FONDIARIO: capitale e riserve . . L. 84.000.000 CREDITO CINEMATOGRAFICO: ca'pit. e riserve „ 46.000.000 CREDITO ALBERGHIERO [ ^P'talj' l fondo di garanzia . 50.000.000 125.000.000 LA PRODUZIONE ITALIANA DAL 1030 A» OGGI Per facilitare, nella ricerca di dati esatti, tutti coloro che intendono prendere parte al Referendum di Cinema proseguiamo in questo numero la pubblicazione dell'elenco completo dei film italiani prodotti dal JOJO sino ad oggi, con il titolo, la casa di produzione, il regista e gli interpreti principali. 1939 (continuazi on e) PICCOLO HOTEL - Alfa P. Bai lerini - Laura Nucci, Emma Gramati- ca, Andrea Checchi, Luisella Beghi. TRE FRATELLI IN GAMBA - Ca talucci - Alberto Salvi - Ugo Sasso, Giulia Cadore, Cimo Bianchi, Renato Chiantoni. CASTELLI IN ARIA - Astra -Ufa - A. Genina - Vittorio De Sica. BALLO AL CASTELLO - Italcine - Max Neufeld - Alida Valli, Antonio Ccnta, Carlo Lombardi, Sandra Ravel. I GRANDI MAGAZZINI - Era Amato - M. Camerini - Assia Noris, Vittorio De Sica, Luisella Beghi. Riento. LA STELLA DEL MARE - Impe- rator - C. D'Errico - Luisa Fenda, Galliano Masini, Germana Paolieri. FOLLIE DEL SECOLO - Scalerà - A. Palermi - Armando Falconi, Paola Barbara, Sergio Tofano. DUE MILIONI PER UN SORRISO- Lux - M. Soldati, C. Borghesio - En- rico Viarisio, Elsa De Giorgi, Sandra Ravel, Giuseppe Porelli. IMPUTATO, ALZATEVI ! - Alfa M. Mattoli - Macario, Lola Braccini. LA MIA CANZONE AL VENTO - S.A.F.A. - G*. Brignone - Giuseppe Lugo, Laura Nucci, Dria Paola. IL FORNARETTO DI VENEZIA - VI. VA. - Duilio Coletti - Enrico Glo- ri, Elsa De Giorgi, Roberto Villa, Le- tizia Bonini. IL SOGNO DI BUTTERFLY- Grandi Film Storici - C. Gallone - Maria Cebotari, Fosco Giachetti, Ger- mana Pajlieri. ABUNA MESSIAS - R.E.F. - G. Alessandrini - Camillo Pilotto, Mario Ferrari. Enrico Glori, Berclè Zaitù Taclè. RETROSCENA - Continentalcine - Alessandro Blasetti - Elisa Cegani, Fi- lippo Romito, Camillo Pilotto, Lia Or- landini. IL DOCUMENTO - S.E.C. ET. - Scalerà - M. Camerini - Maria Denis, Armando Falconi, Rudero Ruggeri. CAVALLERIA RUSTICANA - Sca- lera - A. Palermi - [sa Pola, Leonardo Cortese, Doris Duranti, (".irlo Ninchi. UNA MOGLIE IN PERICOLO - Astra - Max Neufeld - Marie Glory. Antonio Ccnta, Laura Solari, Sandra Ravel. ASSENZA INGIUSTIFICATA- Era Film - Max Neufeld - Alida Valli, Amedeo Nazzari. URAGANO AI TROPICI - G. G. Ponzano - Gino Talamo e Pier Luigi Faraldo - Rubi Dalma, Fosco Giachet- ti, Mino Doro. FASCINO - Viralba - G. Solito - l\ i Pacetti, Silvana Jachino, Cesare Bcttarim. LA GRANDE LUCE - (Montevergi- nc> Diana - Carlo Campogalliani - Leda Clona, Amedeo Nazzari, Enzo Bilioni, Umberto Sacripanti. BIONDA SOTTO CHIAVE - Faro - C. Mastrocinque - Vivi Gioi, Giu- seppe Porelli. Enrico Viarisio, Laura Solari. ERAVAMO SETTE VEDOVE - Ma- nenti - M. Mattoli - Antonio Gandu- sio, Laura Nucci, Laura Solari, Silvana Jachino, Greta Gonda, Maria Domi- niani, Amelia Chellini, Anna Maria Dossena, Nino Taranto, Mario Siletti. DUE OCCHI PER NON VEDERE - Mediterranea - Gennaro Righelli - Lo- retta Vinci, Alma Clark, Giuseppe Po- rcili. Renato Cialente, Armando Mi- glia ri. LE EDUCANDE DI SAINT- CYR - Mediterranea - Gennaro Righelli - Sil- vana Jachino, Vanna Vanni, Elio Stei- ner, Maurizio D'Ancora, Romolo Costa. I FIGLI DELLA NOTTE - Impera- to!- - Benito Perojo - Estrellita Castro, Miguel Ligero, Giovanni Grasso, Lily Vincenti. L'OSPITE DI UNA NOTTE - Cata- lucci - Giuseppe Guarino - Tosca Sar- toris, Gian Paolo Rosmino. TRAVERSATA NERA - Sovrana - Domenico M. Cambino - Mario Fer- rari, Germana Paolieri, Camillo Pilot- to, Dria Paola, Primo Camera. DORA NELSON - Urbe - ICI - Ma- rio Soldati - Assia Noris, Carlo Nin- chi, Miretta Mauri, Luigi Cimara. IL SEGRETO INVIOLABILE - Nembo - Piero Ballerini - Maria Do- miniani, Loris Gizzi, Ugo Ceseri. LO VEDI COME SEI?! - Alfa - Mario Mattoli - Macario, Filippi, Fran- ca Cioeta. SEI BAMBINE E IL PERSEO - Pisorno - Giovacchino Forzano - Elcna Zareschi, Augusto Di Giovanni, Mariù Gleck, Giuseppe Addobbati, Giulio Tempesti. IL SOCIO INVISIBILE - Scalerà - Leone Roberti - Carlo Romano, Evi Maltagliati, Riento, Erminio Spalla, Mariella Lotti, Gemma Bolognesi. FRENESIA - Eia-Amato - Mario Bonnard - Dina Galli, Antonio Gan- dusio. Vivi Gioi, Paolo Stoppa, Giulio Stivai, Titina De Filippo. CARMEN FRA I ROSSI - Bassoli Film - Edgard Neville - Fosco Gia- chetti. FINISCE SEMPRE COSÌ - Excelsior Film - Enrico Susini - Vittorio De Si- ca, Ruberto Rev. Ncdda Francy, Assia De Busnv, Noelle Normann, Pina Renzi. TORNA, CARO IDEAL! - S.A.F.A. Guido Brignone - Claudio Gora, Lau- ra Adani. Germana Paolieri, Mercedes Brigione, Loris Gizzi, Carlo Lombardi. René Deltgen in 'Kongo-Expre (U.F.A.) ■ film SCALERÀ pronti per la programmazione PROCESSO E MORTE menni atp («dialoghi ilIDUvllfilu DI PLATONE) con ERMETE ZACCONI • ALFREDO DE SANTIS • FILIPPO SCELZO • ROS- SANO BRAZZI • LUIGI ALMIRANTE Regia di CORRADO D'ERRICO IL PONTE DI VETRO con ISA POLA • ROSSANO BRAZZI FILIPPO SCELZO • CARLO ROMANO ADRIANO RIMOLDI, ecc. Regìa di GOFFREDO ALESSANDRINI ROSA DI SANGUE con VIVIANE ROMANCE . GEORGES FLAMANT . CLELIA BERNACCHI FEDELE GENTILE . CAMILLO APOLLONI, ecc. Regìa di JEAN CHOUX IL PONTE DEI SOSPIRI con PAOLA BARBARA • MARCELLA LOTTI • ELLI PARVO • ERMINIO SPALLA • VIRGILIO RIENTO • OTELLO TOSO • GIULIO DONADIO • DINO DI LUCA • GIORGIO CAPECCHI, ecc. Regia di MARIO BONNARD FRONTE DI HOLLYWOOD ORA è circa un mese si era delineata, negli Stati Uniti, la imminenza di uno sciopero di tecnici ed operatori cinematografici, in- detto dalla International Alliance of Thea- trical Stage Employees, che avrebbe coin- volto non meno di 35 mila lavoratori del- l'industria del cinema, comportando inol- I~ tre la chiusura di alcune migliaia di sale di proiezione. Oggetto della controversia: il rifiuto, da parte dei datori di lavoro, di mantenere al- cuni miglioramenti salariali già accordati ad una categoria di tali lavoratori e di esten- derli ad altre categorie affini. In questi gior- ni, a seguito di riunioni tenute dai rappre- sentanti delle parti contendenti, i datori di lavoro hanno acconsentito un aumento del 10% ai tecnici degli studi cinematografici, così ai 12 mila ai quali tale beneficio era stato accordato da tempo e mai in pratica concesso come ai 23 mila ai quali era stato ricusato. Già, perchè è istruttivo sapere che nella grande e democraticissima repubblica stel- lata gli aumenti si accordano sulla carta in forma simbolica e si pagano solo se le « con- dizioni generali lo permettono ». Vediamo cosa è accaduto in questi giorni. L'accordo, infatti, ha un carattere provvisorio ed è valido sino al 15 febbraio 1940: i lavora- tori accettano sin da ora di rinunziarvi se i datori di lavoro potranno persuaderli della opportunità della rinuncia, in considera- zione delle condizioni generali dell'Europa. Il profeta della Casa Bianca ha parlato e, quel che è più grave, ha fatto intendere che agirà. Ed allora? La guerra anglo-franco- tedesca è un ottimo affare per l'industria americana del film; i produttori cinemato- grafici si ripromettono di riprendere molte posizioni perdute, di battere in breccia la rinascente industria francese del film (la in- glese non ha mai preoccupato); in questa situazione e con i guadagni sempre mag- giori si potrebbe anche pensare a dar pra- tico seguito ai miglioramenti salariali da anni acconsentiti] ma se per caso le chiac- chiere del profeta di Washington conduces- sero alla pace? Cadrebbero allora tutte le possibilità di immensi profitti e cadrebbero in conseguenza gli obblighi di aumenti sa- lariali. È bene precisare, infatti, che la con- troversia è sorta dopo che i produttori han cercato di rescindere ed annullare un ac- cordo stipulato nello scorso settembre, al- l'epoca cioè in cui essi stessi (anche attra- verso le relazioni presentate agli azionisti da alcune fra le principali società) vedevano a causa della guerra sorgente in Europa la prospettiva del futuro immediato sotto la luce la più favorevole della speculazione. Insomma non si prende come base equa, umana, logica, l'aumento del costo della vita, la giustizia o meno delle richieste avanzate, la logica delle stesse, ma si basa la revisione salariale (come il giuoco di bor- sa, come la speculazione sui titoli), sul fatto che la guerra durando possa consentire af- fari anche maggiori agli industriali. E l' American of Labor acconsente di buon grado e le organizzazioni si scambiano una lettera contenente una clausola, per lo me- no originale : « Se al 15 febbraio 1940 riu- scirete a convincerci che la situazione ge- nerale dell'Europa richiede da parte nostra la rinuncia all'aumento, noi rinunzieremo allo stesso ed anche alle maggiorazioni ac- cordate dal 15 agosto 1938 ed in realtà non concesse. Se i produttori non riusciranno a convincere i prestatori di opera vi sarà un arbitrato ad Hollywood. Ed allora si vedrà! A noi, Italiani, retrogradi, conservatori, ti- rannici, cinici, bellicisti e speculatori del fe- nomeno guerra, riesce particolarmente istruttivo e divertente quel che accade oltre oceano, nel mondo dal quale ogni giorno arrivano i sermoni moralisti più accesi e la denuncia sullo stato di schiavitù delle no- stre masse lavoratrici. Da noi, per colpa del regime autoritario, gli accordi salariali, una volta decisi, entrano in funzione imme- diatamente; da noi, per colpa di quel dia- volo del corporativismo, le revisioni ven- gono effettuate alla luce sacra dei bisogni di chi lavora e di chi produce e tenendo conto delle esigenze della vita; da noi, pro- fessionisti in guerra, il fenomeno bellico vie- ne valutato nella sua immensa portata so- ciale e di soluzione di problemi invano sol- levati e che non si è voluto, con senso di giustizia, risolvere attorno ad un tavolo. Nell'America progredita, nell'America dei sacri principi democratici rooseveltiani il problema di vita delle masse lavoratrici lo si imposta su altre basi : se la guerra durerà, se le masse lavoratrici di Francia, di Ger- mania e di Inghilterra si affronteranno san- guinosamente, se in conseguenza noi potre- mo approfittare della situazione e trarre co- lossali profitti, allora gli aumenti salariali richiesti potranno essere concessi perchè è giusto che i fratelli dell 'American F edera - tion of Labor possano pensare con mag- giore affetto e riconoscenza ai fratelli della C.G.T. o delle Trade Unions inglesi. È un modo di concepire la vita e, principalmente, di considerare, nell'anno di grazia 1940, il problema sociale! D p LUCIANI LA FIGURA DEL PRODUTTORE REGISTI, scrittori, attori hanno già fornito ab- bondante materia alla critic i e alla esegesi del cinematografo, tanto che press'a poco non c'è più nessuno ormai che non sappia quali siano i compiti, le attitudini e le qualità richieste agli uomini che si dedicano a queste attività. Più in ombra è rimasta invece la figura del pro- duttore, sebbene egli stia al sommo della gerar- chia, e sia colui al quale vada attribuita, in defi- nitiva, ogni responsabilità vicina e lontana sulla riuscita più o meno felice di un film. In Italia poi, dove per forza di cose, la cinema- tografia è ancora in sede d'esperienza e d'orga- nizzazione, sulla figura del produttore regna al- quanta confusione, non soltanto tra il pubblico, ma tra gli stessi produttori, qualcuno dei quali ignora bellamente ciò che dovrebbe fare, o saper fare. Siccome non ci sono scuole che rilascino dei di- plomi in questa materia, né quindi sanzioni per chi si fregia di questa qualifica, chiunque può attribuirsi questo simpatico titolo, alla sola con- dizione che esponga i quattrini necessari per fare un film. In genere, molti tra i nostri produttori non pos- seggono altre virtù. Non si vuol dire che non sia- no persone dabbene e magari intelligenti : ma codeste doti unitamente ai quattrini non bastano davvero per tramutare un uomo qualunque in produttore, e renderlo capace di amalgamare in una composizione perfetta le attività, sovente fluide, mal dosabili e antagonistiche di un sog- gettista, degli sceneggiatori, del regista, degli at- tori, dell'architetto, del musicista, dell'operato- re, del montatore, cioè di tutto l'intero stato maggiore che viene a trovarsi alle sue dipendenze e che soltanto da lui attende gli ordini e le istru- zioni. Dicendo ciò, noi siamo convinti di aver posto il dito sopra una delle piaghe della nostra cinema- tografia, e aggiungiamo che siamo persuasi che se molti tra i nostri produttori improvvisati si fossero rimessi alla capacità di un produttore di mestiere, limitando il proprio campo al solo terreno finanziario e commerciale dell'impresa, forse tanti orribili film, tra i pochi buoni, sareb- bero riusciti per lo meno discreti. È solo alle origini dell'industria cinematografica che la figura del produttore si confondeva con quella del proprietario o del rappresentante de- legato dei soci della Casa, e allora le funzioni specifiche del produttore odierno erano attribuite al regista. Man mano che l'industria crebbe, facendosi sempre più complessa, le grandi Case produttrici mutarono sistema. La qualifica di pro- duttore rimase una prerogativa pleonastica del responsabile dell'intera produzione, ma la respon- sabilità effettiva di ogni singola produzione ven- ne addossata al cosidetto produttore associato, mentre si alleggeriva il regista di molti tra i compiti di cui era soverchiato, giungendo alla formazione di quelle « unità di produzione ». che costituiscono oggi lo schema perfetto di ogni gran- de organizzazione cinematografica. Fissato, d'accordo col consiglio d'amministrazio- ne, il programma editoriale per l'intera annata, le grandi Case assegnano i soggetti dei film da eseguirsi ai vari produttori associati alle loro dipendenze. Dal momento in cui il soggetto viene affidato al produttore associato, intorno a costui si compone l'unità di produzione, vale a dire quel piccolo stato maggiore di tecnici e di arti- sti che sotto la sua guida realizzerà il film. In fase di preparazione egli studia e discute con gli sceneggiatori la stesura dello scenario, bada alla compilazione dei preventivi di spesa, designa il regista e gli attori, e una volta ottenuta l'appro- vazione del preventivo e dello scenario, passa alla fase esecutiva del lavoro, della quale è il giudice e l'animatore nell'insieme e nel partico- lare fino al momento in cui la copia di prova uscirà dalle mani del montatore. Ora non c'è chi non veda come l'assoluzione di un compito così vasto, richieda nel produttore una somma di capacità e di esperienza unite a qualità che non si trovano insieme facilmente in un solo uomo. È infatti relativamente comune possedere od acquistare capacità organizzative e amministrative, ma se non si posseggono doti naturali, quali il senso artistico e quello critico, nessuna esperienza, per quanto grande, può sup- plire alla loro mancanza. Esempi di ammirevoli produttori, citabili per la loro notorietà come registi, sono i Lubitsch, i Capra, i Korda : ! Luisella Beghi in 'Scandalo per bene', regia di Pratelli, supervisione Freddi, produzione Associata JO 1 " diamo questo esempio solo per indicare la prove- nienza nettamente artistica di codesti uomini, che nella maggior parte dei casi e per ragioni di politica industriale rimangono nell'anonimo, cedendo la firma agli uomini rappresentativi del- le Case per le quali lavorano: Zanuck, Goldwyn, Laemmle, ecc. Delineata brevemente la figura del produttore, non rimane che da chiederci quanti, tra coloro che tra noi, per il solo fatto d'essere i finanziatori di una impresa cinematografica fanno i produt- tori, siano in condizione di farlo. Ma questa e una domanda che è inutile porre. Basta dare una occhiata alla nostra produzione perchè i fatti stessi rispondauo. E che noi s'abbia ragione lo prova doppiamente il fatto che laddove in una impresa c'è davvero un uomo che sa il latto suo, la produzione di questa impresa offre nella sua continuità dei film, che potranno essere più o meno imbroccati, ma che tutti hanno in sé quella impronta e quel grado di fusione dei vari ele- menti da cui sono ricavati, per cui si ricono- scono le facoltà di chi ne ha condotto la pro- duzione. Ma per uno o due produttori e nello stesso tempo capi d'impresa di codesta specie che potremmo nominare, quanti altri ne abbiamo invece di quell'altra categoria? Il discorso sull'inettitudine di molti tra i nostri pseudo-produttori ci porta a qualche osservazio- ne sull'insieme della nostra produzione. Fare dei film è diventata una cosa oggi assai lucrosa e senza rischi eccessivi, perchè il mer- cato interno assorbe tutto ciò che si produce, il buono, il mediocre e il cattivo. Molto bene. Però dobbiamo anche chiederci quanto questo stato di cose potrà durare, e se non giungerà il giorno in cui gli sforzi di coloro che veramente mirano a creare una cinematografia nostra, non saranno frustrati dall'abbandono del pubblico, stancato dalla preponderante massa di film pessimi che è costretto a subire in confronto dei pochi buoni. L'esercizio già accusa la flessione degli incassi, mentre le imprese di produzione si moltiplicano. Ma si tratta di piccole imprese, che sorgono coi: fini di speculazione immediata e non col propo- sito di iniziare una attività duratura su basi fi- nanziarie e tecniche solide e sane, dalle quali non si può sperare altro che un incremento alla quantità della produzione, ma non certamente alla qualità. Sappiamo benissimo che un'opera d'arte è frutto di un miracolo, in cinematografia quanto in poe- sia, in musica e in pittura, e che un miracolo può verificarsi in qualsivoglia luogo e condizione, negli stabilimentoni di Fox Hill come nello sta- bilimentino della Columbia : ma non è dei mira- coli che noi andiamo in cerca e di cui abbiamo bisogno, bensì di uno standard di produzione onorevole, dignitosa nella fattura e nella conce- zione, quale soltanto può dare una organizzazio- ne che non abbia il carattere dell'improvvisa- zione e della provvisorietà, che è quello, anche a Hollywood, che distingue la produzione dei co- sidetti isolati o indipendenti. Con questo noi non vogliamo farci sospettare di criticare l'istituzione di Cinecittà, la quale fa- vorisce singolarmente la fioritura delle piccole imprese. Lamentiamo soltanto di non veder sor- gere delle imprese le quali, avendo ad esempio una capacità finanziaria di produrre quattro o sei film all'anno, possano sopportare l'onere di una struttura permanente, avere cioè uno stato maggiore fisso, dai produttori in giù, senza do- ver ricorrere ad un personale direttivo ed esecu- tivo di ventura, adunato come meglio capita, sovente alla peggio, e di doverlo impiegare senza quell'afùatamento e quella conoscenza dei parti- colari difetti e talenti, che sono indispensabili in un lavoro necessariamente collettivo quale è la realizzazione dei film. ^^ ^ spAGNOIj Il famoso romanzo di Cronin 'Le stelle stanno a guardare' è stato portato sullo schermo. Ecco Michael Eedgrave nella parte di David Fenwick, e Nancy Price in quella di Martha, sua madre SUL SI EVO LA larghezza dell'interesse e la qualità del suc- cesso ottenuto dall'articolo « Nievo in film » di Osvaldo Campassi pubblicato nel numero del io dicembre scorso di Cinema ci hanno incorag- giato e allietato al punto da farci pensare che questa sia la volta buona per tradurre sullo schermo quella che par essere una lunga ed ab- bastanza generale aspettativa. Citeremo il Resto del CarVno, in cui E. F. Pal- mieri dedica un lungo articolo dialogato alla proposta di qui partita, aggiungendovi interes- santi tocchi personali e concreti dettagli. Egli si augura in sostanza un produttore di buona volontà, un regista grande e paziente « disposto a fare e a rifare », e inoltre beninteso una ecce- zionale attrice. Quale attrice italiana, aggiungia- mo, non dovrebbe sentirsi invogliata a lavorare e studiare a fondo, se le si presentasse la fortu- nata prospettiva di tradurre la Pisana sullo scher- mo? Compito immensamente attraente e impe- gnativo. Nella figura della Pisana, dice Pietro Pancrazi, « il mordente psicologico precorre ana- lisi — e psicanalisi — che molti ritengono cose soltanto d'oggi ». Sarebbe una prova del fuoco; un'attrice vi si potrebbe rivelare una volta per sempre. Né ci pare occorra ripetere, con Pal- mieri, l'importanza fin troppo evidente di un soggetto tratto dalla nostra storia dell'Ottocen- to: ci sarebbe, insomma non solo da rendere più che mai popolare una grande opera, ma anche da additare a soggettisti colti e italiani una mi- niera trascuratissima. Altro che rifacimenti da filmetti francesi o tedeschi, come si son visti di recente. Segnaleremo ancora una lettera indirizzata al Direttore di Cinema in seguito allo stesso articolo. Roma, 21 dicembre 1030-XVIII. Signor Direttore, Ho letto con vivo interesse nel numero di Ci- nema del io u. s. l'articolo di Osvaldo Campas- si: « Nievo in film ». Il mio crescente interesse alla lettura era dovuto, oltre che alle intelligenti cose dette dall'articolista, al fatto che proprio in quei giorni mi era stato dato in lettura un soggetto tratto dalle Confessioni e dalla vita del Nievo: « Camicia rossa », della signora Lina Ga- sparini di Trieste, una dotta intelligente cultrice di studi storici, vincitrice di un concorso della Nuova Antologia per un saggio storico. L'autrice del soggetto, con questo suo primo « trattamen- to » cinematografico, viene a collimare perfetta- mente con gli argomenti acutamente sostenuti dal Campassi nel suo articolo, riguardo ai punti, nell'abbondante materiale offerto dall'opera let- teraria, di cui bisognerebbe tener maggiormente conto per trasportarla degnamente sullo schermo. Vi sarà grato, III. ino Sig. Direttore, se vorrete pubblicare queste mie righe, che sento il dovere di segnalare ai nostri produttori l'intelligente, bellissimo soggetto che la signora Gasperini ha tratto dal capolavoro di Ippolito Nievo. Con profonda stima mi dico Vsj dev.mo Pier Luigi Melani Noi non conosciamo ancora il soggetto qui se- gnalato; ma abbiamo pubblicato volentieri la let- tera perchè con essa ci sembra di porre la que-' stione su un tono ancor più concreto. ^. II m Dal film 'Il Capo d'anno dì Oka' (Sowtiku Kinema) PER il viaggiatore europeo l'anima giappo- nese è di solito inscrutabile come lo sguardo del bronzeo Daibutsu di Kamakura. Soltan- to episodi a prima vista banali svelano ta- lora al forestiero quanto grande sia la di- stanza tra il modo di vedere e di sentire nip- ponico e il nostro. Quando ci si imbatte in una di queste rivelazioni improvvise si ri- mane perplessi e ci si rende conto che l'at- teggiamento, convenzionalmente ortodosso agli occhi nostri, degli amici giapponesi in- contrati a San Francisco. o a Roma è sol- tanto un artifizio turistico che essi, con quel- la capacità di assimilazione formale dell'al- trui cultura dimostrata più volte nel corso dei secoli e da ultimo nell 'ishin dell'era Meiji, adottano per compiacere noi barbari, così come nel vestire non disdegnano le nostre incomode foggie, fedeli sempre alla quasi universale saggezza (« paese che vai... ») tramandata dai loro padri, i quali però, forse appunto per questo, preferirono restarsene a casa propria durante oltre due secoli dello shogunato dei Tokugawa. Per penetrare il superficiale occidentalismo degli esterofili e l'istintiva riserva delle ani- me più spontanee, felice accorgimento è os- servare non l'individuo isolato ma il suo 12 comportamento nella folla, alla cui sugge- stione difficilmente egli sfugge, come attesta anche l'art. 62 C. P. Una delle mie più istruttive esperienze con il pubblico giappo- nese si svolse a Gifu (pron. Ghifu), piccola città di provincia che, sebbene goda di ono- rata nominanza per certi suoi docili cormo- ranti pescatori, non è ancor tocca dallo sno- bismo occidentalizzante. Entrai nella sala di proporzioni minuscole, dopo aver lasciato al guardaroba le scarpe con la stessa naturalezza con cui in altre longitudini depongo il soprabito. Il direttore del locale, con spontanee manifestazioni di deferenza che non conturbano il destinata- rio in un paese ove per una curiosa ma com- mendevole costumanza la cortesia si vuole sia praticata da secoli senza secondi fini, mi scortò ad un posto palesemente onorifico su una stuoia sopraelevata sotto una specie di baldacchino, lasciandomi intendere che un mio biglietto da visita avrebbe costituito ambitissimo guiderdone per le sue premure. Episodi come questo non devono meravi- gliare o essere sopravvalutati quando si ten- ga presente che in alcune località fuori mano lo straniero conserva talora vestigia della sua prisca dignità di ospite di riguardo e non può senza offesa sottrarsi alle momen- tanee esigenze del gran grido che egli leva di sé. Forte di una dura esperienza ispirata al pre- cetto cui l'Accademia del Cimento deve la sua fama, e desideroso di corrispondere alla legittima aspettazione dei miei ospiti, mi sdraiai nella posizione che il genio del Ca- nova previde Paolina Borghese avrebbe con tranquilla rassegnazione sopportato attra- verso i secoli. Gli spettatori, stupefatti ma non traviati dal mio barbaro esempio, sede- vano con ordine e distinzione sul pavimento, utilizzando l'intero spazio disponibile nella sorprendente misura consentita dalla grande elasticità che le loro membra hanno raggiun- to mediante il quotidiano esercizio tra le an- guste pareti domestiche e che, riuscendo in- sopportabile ai prodotti di un diverso am- biente, costituisce uno di quei fenomeni che tanto rallegravano Federigo Ratzel e i suoi più fedeli discepoli. Fortunatamente però i frequentatori delle sale cinematografiche nipponiche si limitano alle figure più elementari di tale ginnastica senza cimentarsi in quelle più ardimentose che raffinatissimi esteti suggeriscono invece per le bellezze panoramiche e che vidi porre in atto da alcuni coscienziosi turisti ad Ama- noshidate (uno dei cosidetti « tre paesaggi classici » del Giappone, terra ove neppure le fantasie della natura sfuggono alla solerzia dell'amministrazione del Catasto). Queste brave persone dall'aspetto dignitoso e com- passato, onde ammirare in tutte le sue sfu- mature il celebre panorama, volta ad esso la schiena, si sforzavano di contemplarlo in- serendo la testa tra le gambe : spettacolo di ogni giorno che aggiunge un'attrattiva di più popolare richiamo al fascino sottile di Amanoshidate. Alle molte obiezioni che critici acutissimi ri- volgono a Davide Ricardo potrebbesi con egual fondamento aggiungere l'appunto di aver indirettamente favorito con i suoi con- troversi teoremi sul commercio internazio- nale la proiezione a Gifu di quel giulietta e romeo la cui tragica e nota vicenda appas- siona da secoli i pubblici d'occidente e, pur nella sua ultima versione cinematografica, ha dato ai produttori gli alti profitti che se- condo la scuola psicologico-utilitaria dovreb- bero indicare con mirabile precisione la grande somma di soddisfazioni estetiche pro- vate dagli spettatori. Memore di tutto questo, già prevedevo la sin- cera commozione dei bravi provinciali di Gifu, artigiani e pescatori di millenaria sem- plicità. Invece, passato il primo istante di disorientamento, il pubblico rise con irrepri- mibili nitriti (anche il riso varia in analogia alla legge del Grimm), e gli ognor sventurati amanti veronesi si avviarono verso il loro tragico destino in una gioconda atmosfera di ilarità senza malizia. Il dramma svolgentesi sullo schermo con so- bria efficacia sembrava divertire moltissimo gli spettatori i quali, come in seguito mi fu confermato da persone autorevoli e degne di fede, vedevano in esso una fantasia burlesca di irresistibile comicità. Non era però l'ila- rità che in alcunPdi noi potrebbe suscitare una tragedia a fortissime tinte su un palco- scenico di infimo ordine, ma piuttosto quella di una persona dotata di mirabile serietà e rigore logico di fronte alle paradossali stra- vaganze di un G. B. Shaw. Al dialogo inglese degli attori, quintessenza della più alta poesia shakespeariana, si so- vrapponeva la voce stridula e petulante di un signore accovacciato dietro il telone, il quale risolveva la vexata quaestio del dop- piaggio con la prosopopea di un imbonitore. Non so fino a qual punto la sua interpreta- zione contribuisse ad alimentare l'ilarità ge- nerale, ma certo soltanto un maestro dell'u- morismo contemporaneo potrebbe indurre un pubblico occidentale nell'infondata supposi- zione che nei contrastati amori e ferali con- trattempi di Giulietta e Romeo si nasconda una insospettata vena di irresistibile comi- cità. Persistendo il pubblico di Gifu nel conside- rare la tragedia shakespeariana una diver- tente buffoneria, nonostante le prove contra- rie che si susseguivano sullo schermo, mi sentii quasi partecipe della irritazione che un austero gentiluomo dell'epoca vittoriana pro- verebbe sfogliando i nostri settimanali umo- ristici : ma poi mi parve poterne trarre l'am- maestramento che verosimilmente anche nel- lo spazio, e non soltanto nel tempo, impera quella relatività per cui tanta parte dell'u- morismo contemporaneo è una semplice in- discrezione nella vita dei nostri avi. Il pubblico giapponese si compiace di strani contrasti. Ricordo di aver ammirato a Kyoto il massimo interprete del cosidetto teatro Noh, l'insigne tragico Funkei Benkei, nel suo capolavoro Benkei e la barca che ha mo- ' . . . L' aspetto convenzionalmente ortodosso dei giapponesi incontrati a San Francisco . . . ' menti di intensa emotività, capaci di interes- sare anche gli spettatori più distratti. Al- l'atmosfera eroica creata dall'egregio artista seguì senza interruzione l'assurdo anti-cli- max di una di quelle grossolane farsette dette hiogen, destinate forse, nell'intenzione degli impresari, a risollevare il morale del pubblico messo a prova estenuante dalle cin- que o sei tragedie che di regola compongono questi interminabili programmi, spesso della durata di una buona mezza giornata. Per rivincita sul pubblico di Gifu e deside- roso di scoprire qualche nuovo aspetto della psiche nipponica, mi recai ad assistere a un film passionale che in quei giorni furoreg- giava a Nagoya, confidando di poter forse ridere a mia volta. Fu invece una sorpren- dente esperienza: uscii dal cinematografo assai perplesso. RAIMONDO nu^zim a y ». ft e k t t ì a k h ; ii r: n a 4 o 4 A 4 • i>* • t « » • * » «J 11 b « n L o • •» -e * • a » » l t il -> !C Il 4 ■' i I-. t * "■ a a u. « i> j. • r> 4 ItniH «. it m ■ iti *> « ¥ k T k < ci r 4 Sd t • » -> » i'- « ■ ti i. k 4 mi + r> a n t < 1 1 A t> * «• li 1 è ¥ UH 'k ■> k K 4 11 -3 » !• * 4 « t * " * ■ tm f ^t lo «ili » -e t> u ?-..«! - * e a >,:«■• ->!.«.* 4 • » far i « x l li K b I- X l ■ li SI i j Il * » < •41»! X • •< « * ') I H < .t m v X 11 L M Ù* -. 4 -> - Ut" • 4' • f --> < ■ 4 I A |I " » 11 .!• * * - U* a : fi -> t. ■-• ,: l A- 0 » ti h t ! ■r * ; • « i K L < r> 4 I » *' r. ti ■_■ ni * m I» X l » ■ ■ 1 l« 4 ft . » i t b ■ m ■» ; a 4 » In: < 4» :»t| " il I l»j:i ! 4 * t z V ; i * « **»«i.4f>é • («•"«cftot ■: -. * (ti J- « l. * * I 1 • 1 M *l K H i I * fc Hi t mmi Sin k t s - n i - t ■ "t 4 • N » t K If > - - I» ■ A ft» « .1 • ■ ■ n ■ un ■ ii i> * > . % fc « L < u n ■! L ?> US A 1 « ai * ti 11* i t n» i un i: t 9k i * 4 * 4 * - * 4 4 A l » : « * o -Vti 4 )l ± 4 4 « * M. • e e -■ a » » • a n a i: -f * & - a s n « ; « - >• ti » ^ »i 4 1 r 4 « a s a 4 ■ ». a i ± h u ti « e • 4 * * t .• a » * O 1 4 11 ~ ? » IKIt o Iti K » -3 I» (t- f e f ; -3 » < t i: « t * -e * L '. Il 4 Od mkì sxì ne» ita s- ^a H * «> • /- ft b 4« il ri i • » r * e e fu ii t f e- *»: - e ■■■ ■ tu n It -- •: •B 4 « tt ai» 4 a ì » »f - a y it • IH ' • L y at « a » » a ti * -te • ili il *> ~-f t> t n 4 «« > L * l 4 7 < a « a 1 1 li »■ K i. K A; fi 4 i «a « « t re • a n • - ti « « » a • * n i * »• t> a f t ?. ». t a • » « * a i a 4 • t ■ a « -> » « « t * « t 'f> -. a Iti l»»fllìl 4 4 li fi tt i: H a I! ' i T ^ o r> 4 "Il • » ■ -C ti • a '. ■ t L < • • a ft v . « < tic i * » a o ii ■ i: i .. ■ ;• H «•ali- ali a /- • * 4 * a ti e k- * » M A r Ir .1 -e a ■- •i a * f. • t a S 4 * « 4 t «! ! - « < I * f> X. ri» — - 1 4 ti « :*»•(* '«* i; Kttl Volantino-programma di un cinema di Kyoto per il film 'La nuova terra' di A. Panck e Mansaku Itami 13 ■I VECCHI Filili I\ MUSEO LE AVVENTURE DI SATURNINO FARANDOLA Interpretazione e regìa di Itobi- net (Jlareel Fabre). Pronazione: Ambrosio. Anno 1914 RIPORTATO in onore il lancio delle torte in fac- cia, ripreso il gusto della farsa e dei suoi latti paradossali, il cinema cerca forse un reagente, un po' di fuoco che lo rianimi e lo incanali ancora verso la creazione fantastica. E si guarda indie- tro. Quantunque il gusto sia modificato, rive- dendo negli ultimi tempi le comiche di Ridolini, ci siamo accorti che in esse c'era qualcosa di più di un semplice acrobatismo o di una semplice meccanica di buffonate-, c'era anche un'espres- sione cinematografica e l'immagine serviva il fatto con mezzi propri. Rivedendo le prime comiche di Charlot non si ha proprio l'impressione di un umorismo sciatto e banale, ma piuttosto di certi significati sviluppatisi più tardi nelle opere mi- gliori. Al paragone, un film, per esempio, quale lo vedi come sei? è vuota esercitazione di un comico e lascia l'idea che tutto si svolga per il metraggio. E quando si aggiunge o si taglia per la tirannia del metraggio, il lavoro non può non rivelare vuoti o lacune, inconcludenza, freddezza, falsità. Anche all'epoca d'oro del film italiano il metrag- gio dominava. Si può dire che la prima conquista del film come racconto fu la lunghezza. Si superò il frammentarismo, si superò il concetto ispiratore del quadro fisso che dominò fintantoché non si giunse a capire la macchina da presa, le possibi- lità di muoverla, il giuoco espressivo dei « cam- pi ». Ma si affrontò il lungo metraggio con sog- fs^tg Le scene di 'Saturnino Farandola' che mostriamo in queste due pagine indicano la ricchezza di trovate e le sorprendenti qualità di questo vecchio film. La parentela, fra l'altro, con le vecchie comiche americane da atto dell'importanza avuta da questo 'genere' italiano 14 getti ampi, ricchi di fatti, zeppi di passione o, nel caso dei film comici, pieni d'avventura. Uno di questi soggetti comici ad ampio respiro fu quello tratto dalle avventure di saturnino fa- randola di Robida. Fu realizzato, se non sbaglio, nel 1914, in più serie. Per diverse sere il pubblico aveva modo di seguire le mirabolanti avventure di Saturnino Farandola « nelle 506 parti del mondo (come dice la prefazione al romanzo), in tutti i paesi visitati e non visitati da Giulio Verne ». Il romanzo di Robida è stato una delle nostre let- ture di ragazzi (oggi è meno conosciuto e meno letto). Dominava Verne con le sue avventure pseudo-scientifiche, col galoppo della sua fanta- sia. Si vagheggiavano sottomarini, palloni, razzi interplanetari; si parlava di genti sconosciute e strane. Robida rise su questa pseudo-scienza; e la cinematografia italiana ne trasse pretesto per ri- derne a sua volta e farne, nel medesimo tempo, (anzi fu certamente questo lo scopo principale) un film che divertisse grandi e piccini. Il film non fu un gran che; ma servì a dimostrare ancora, — seppur c'era bisogno di dimostrarlo in una ci- nematografia che aveva già offerto al mondo parti di superba fantasia, — le enormi possibilità fan- tastiche del cinematografo : fantastiche più che realistiche. La fantasia, dunque, si sbrigliò: l'immaginazione di Robida fu servita a puntino. Si giunse a met- tere in iscena un elefante bianco, magari dipinto, una cavalleria di palombari, le cose più strambe, magari con ingenuità, quell'ingenuità che per- mette qualche volta di non andare per il sottile e di realizzare opere fuori del comune. AMERIGO CENCI 15 i6 Xllri»fito al fasci l'oio K6 tl*-ÌI« rivìnta •('in * l 1 il fili e QUINDICINALE DI DIVULGAZIONE CINEMATOGRAFICA INDICE GENERALE ANNO IV 10 LUGLIO 1939-XVII (N. 73) - 25 DICEMBRE 1939-XVIII (N. 84) t ■! INDICE GENERALE ANNO IV - 10 LUGLIO 1939-XVII (N. 73) - 25 DICEMBRE 1939-XVIII (N. 84) II numero romano indica il fascicolo ; quello arabo la pagina GENERALITÀ ALBERINI M. - Cinema sotterraneo LXXXI, 287 ALVARO C. - Il pubblico sovietico LXXXIII, 341 ANTONIONI M. - Umori del pub- blico LXXIV, 52 — I custodi della civiltà .... LXXIX. 219 CALVINO V. - Lo spettatore avido LXXX, 256 CECCHI E. - Letteratura americana e cinematografo LXXXI V, 374 DE FRANCISCIS U. - Platea d'estate LXXVI, 132 EMANUELLI E. -Il pubblico mila- nese LXXXIV ,376 FONTANA A. - I film italiani a Venezia LXXV, 90 GIANI R. - Tempo perduto . . LXXIX, 225 LOVERSO G. - Le didascalie . . LXXVIII, 206 L'UOMO GRIGIO - Periferia . . LXXVIII, 201 MARINI G. V. - Vite di scienziati LXXIII, 20 PASINETTI P. M. - La questione morale (Predica natalizia) . . . LXXXIV, 373 PIRANDELLO L. - Dramma e so- noro LXXXI, 277 Postilla LXXIX, 222 PRAZ M. - Il pubblico inglese . . LXXXII, 309 PURIFICATO D. • L'obiettivo no- made LXXVIII, 195 V. C. - La guerra e il cinema . . LXXXI, 286 VISENTINI G. - La fortuna degli incompetenti LXXX, 248 INDUSTRIA, PRODUZIONE, COMMERCIO Anderson Olaf (v. CERETTI E. - Personaggi al Lido) LXXVII, 164 CALCANTE - Lavorare e vendere LXXX, 247 DE IOANNA L. - Cronaca ad Asiago LXXXIII, 358 ELSTER R. - La fantasia sui muri LXXVII, 175 Esportazione LXXIX, 232 FONTANA A. - I film italiani a Venezia LXXV, 90 FERRAU' A. - Cifre italiane . . LXXXIII, 348 GHEDINI A. - La fantasia sui muri LXXVII, 174 GIANI R. - Cronache spagnole . LXXVI, 136 IL CRONISTA - Cronaca alla Sca- lerà LXXV, 99 — Cronaca a Villa Borghese . . LXXXI, 289 — Tre film di Righelli .... LXXXIII, 337 La produzione italiana dal 1950 ad oggi (elenco film) LXXXII, 305; LXXXIII, 334; LXXXIV, 399 M. ANT. - Panoramica .... LXXIII, 11 — Costi e paghe LXXV, 85 MECCOLI D. - Sette mostre . . LXXVI, 123 — La fretta LXXX, 257 MUSSOLINI V. - Importazione ed esportazione cinematografica . . LXXXII, 507 PASINETTI F. - Venezia 1959 . N LXXVI, 126; LXXVII, 159 Postilla LXXVIII, 203 PUCCINI G. - La rinascita svedese LXXIX, 223 — Omaggio alla Finlandia « Fred- lòs 1. .... , LXXXIV, 378 Ragazze in pericolo LXXXIV, 395 RIGANTI F. - La parola del pro- duttore .XXXI. 280 SCHULTE C. C. - Il cinema fin- landese L.-.XMV, 379 SPAGNOL T. A. - Facciamo un film? LXXXI, 284; LXXXII, 310 U. d. F. - « Ebbrezza del cielo » LXXXIV. 401 V. CALV. - Esterni in Alto Adige LXXIX. 229 ESTETICA ALBERINI M. - Atlantide in estate LXXIV, 50 — Mabuse LXXVII, 168 ANTONIONI M. - Povertà . . . LXXVIII, 205 DE FRANCISCIS U. - Le parole . LXXIV, 47 — Arte senza domani .... LXXXIV, 381 HUGON P. D. - Sintassi dello schermo LXXVIII, 202 JACOBBI R. - Il cinema europeo LXXXI, 275 PASINETTI P. M. - I cavalli che parlano LXXXII, 318 PURIFICATO D. - Le ombre dello schermo LXXV, 97 STORIA DEL CINEMA ALBERINI M. - Atlantide in estate LXXIV, 50 — Mabuse LXXVII, 168 ANTONIONI M. - Una cronistoria del cinema LXXIII, 28 CALVINO V. - Adolescenza e vec- chiaia di Edison LXXXII, 514 JACOBBI R. - Il terrore nel film . LXXV, 88 MECCOLI D. - 11 libro della vanità LXXXIV, 393 PASINETTI P. M. - I cavalli che parlano LXXXII, 318 Pm - Feste perdute LXXXIII, 344 SPAGNOL T. A. - Facciamo un film? LXXXI, 284; LXXXII, 310 REGÌA, REGISTI Alessandrini Goffredo (v. SOTTO- CENERE) LXXIX, 227 Baffico Mario (v. SOTTOCENERE) LXXIX, 226 Ballerini Pietro (v. SOTTOCENERE) LXXIX. 226 Bonnard Mario (v SOTTOCENERE) LXXIX, 227 Camerini Mario (v. SOTTOCENERE) LXXIX. 227 Froelich Cari (v. CERETTI E. - Per- sonaggi al Lido) LXXVII, 163 Frusta Arrigo (v. MECCOLI D. - Il libro della vanità) .... LXXXIV, 393 Pabst (v. ALBERINI M. - Atlantide in estate) LXXIV, 50 Palermi Amleto (v. SOTTOCE- NERE) LXXIX, 226 RECITAZIONE, INTERPRETI Astor fumé (v. CERETTI E. - Per- sonaggi al Lido) LXXVII, 163 Barbara Paola (v. PUCK - Paola Bar- bara) LXXVII. 178 — (v. SOTTOCENERE) .... LXXX. 254 CAPPELLETTI F. - Attori primitivi LXXVI, 139 Davis Bette (v. LO DUCA - La le- zione di Bette Davis) .... LXXXIV, 388 DE FRANCISCIS U. - « Romano delli Pontefici » LXXXII, 313 De Giorgi Elsa (v. PUCK - Elsa De Giorgi) LXXIV. u>- De Rege (v. EMANUELLI E. - Il ridicolo dei moderni) .... LXXXII, }i2 Donat Robert (v. PUCK - Robert Donar.) LXXIX. 234 Duranti Doris (v. PUCK - Doris Du- ranti) LXXV. 108 — (v. SOTTOCENERE) .... LXXX, 25S EMANUELLI E. - Il ridicolo dei moderni LXXXII. 512 Fatrbanl^s Dougals sr. (v. MIDA M. - Il nostro Douglas) LXXXIV, } Gioì Vii, (v. SOTTOCENERE) . LXXX. 254 Grant Cary (v. PUCK - Cary Grant) LXXVI, 142 ISANI G. - Il nemico dei riflettori . LXXXII. ^12 LO DUCA - La lezione di Bette Davis LXXXIV, ^88 Lucliaire Corintie (v. PUCK - Co- rinne Luchaire) LXXXII, 524 Macario (v. SANM1NIATELLI B. - L'uomo invisibile) LXXXII. 313 Marshall Herbert (v. PUCK - Her- bert Marshall) LXXIII, 50 MECCOLI D. - Un milione e otto- centomila LXXXII, 312 MIDA M. - Il nostro Douglas . . LXXXIV. jofi Noris Assia (v. SOTTOCENERE) . LXXX. 2^ Nucci Laura (v. PUCK - Laura Nucci) ' . . . LXXXI. i.,i — (v. SOTTOCENERE) .... LXXa. 2^S Parler Jean (v. PUCK - Jean Parker) LXXVIII. 208 Pm. - I baffi del maresciallo . . LXXXII, 313 PUCK - Herbert Marshall .... LXXIII, 50 — Elsa De Giorgi LXXIV, 66 — Doris Duranti LXXV, 108 — Cary Grant LXXVI, 142 — Paola Barbara LXXVII, 178 — Jean Parker LXXVIII, 208 — Robert Donat LXXIX. 234 — Anne Shirley LXXX, 262 — Laura Nucci LXXXI, 292 — Corinne Luchaire LXXXII, 324 — Virgilio Riento LXXXIII. ^6 Riento Virgilio (v. DE FRANCI- SCIS U. - <> Romano delli Ponte- fici - LXXXII, 313 — (v. PUCK - Virgilio Riento) . LXXXIII, 356 Sacripanti Umberto (v. Pm. - I baffi del maresciallo) LXXXII, 313 SANMINIATELLI B. - L'uomo in- visibile LXXXII, 313 Shirley Anne (v. PUCK - Anne Shir- I ley) LXXX, 262 Taranto Nino (v. MECCOLI D. - Un milione e ottocentomila) . . . LXXXII, 312 Totò (v. ISANI G. - Il nemico dei riflettori) V • • LXXXII, 312 Valli Alida (v. SOTTOCENERE) . LXXX, 254 DOCUMENTARIO, SPORTIVO, CINEMA SCIENTIFICO BORIANI G. - Orientamenti . . LXXVIII, 206 DI GIAMMATTEO - Lo sport sullo schermo LXXX, 261 GIANI R. - Ali LXXIII. 22 LEONE R. - Sport falso e sport vero LXXIX, 231 MUSICA, FONOFILM ACRI A. - Effetti sonori .... LXXIII, 24 ARCHIMEDE - Suono e immagini LXXV, 107 CAMBI E. - Quantità e qualità dei suoni LXXXIII, 353 CAPPELLETTI F. - Voci e imma- gini LXXIV, 60 PASINETTI F. - Canzoni d'America LXXIII. 14 PIRANDELLO L. - Dramma e so- noro LXXXI, 277 SPAINI A. - Il teatro per venti mi- lioni LXXXII. 316 TIBALDI CHIESA M. - Dischi di tìlm - LXXIV, 63; LXXV1, 145; LXXX, 261. SOGGETTO, SCENARIO, SCENEGGIATURA BETTI U. - Il concorso « Era Film » LXXIII, 17 CAMPASSI O. - Nievo in tìlm . . LXXXIII. 339 COMIS6O G. - Perscfonc .... LXXIII, 12 DE FRANCISC1S U. - Storia e storie LXXVIII, 200 Cli ultimi della strada .... LXXXIII, 351 Le minestre riscaldate LXXXII. 514 MARINI G. V. - Vite di scienziati LXXIII, 20 NICHOLS D. - Pare uno scenario . LXXIX, 220 SANMIN1ATELL1 K. - Libri e pel- licola LXXVIII. igi PRESA, TECNICA GENERALE ACRI A. - La pistola puntata . . LXXVII, 173 ARCHIMEDE - Suono e immagini . LXXV, 107 — Esterni fotogenici LXXVI, 138 CAMBI E. - Quantità e qualità dei suoni LXXXIII, 353 CERCHIO F. 1 disegni mancati . LXXVII. 170 DIEHL P. - Film di pupazzi . . LXXV, 100 HUGON P. D. - Sintassi dello schermo LXXVIII. 202 LO DUCA - L'avvenire a colori . LXXXIII, 346 MARINI G. V. - Riprese sottomarine LXXIX, 228 NERI V. - Titoli e presentazioni . LXXV, 102 PURIFICATO D. L'obiettivo no- made LXXVIII, 195 TONTI A. e DEL FRATE R. - Ri- prese africane LXXVII. 175 SCENOGRAFIA, COSTUMI, TRUCCAGGIO, MODA ARCHIMEDE - La fabbricazione del « tipo » LXXIII. 27 CAPPELLETTI F. - Barbe e cicatrici LXXVIII, 198 DE FRANCISCIS U. La piega dei pantaloni LXXIII. 27 — Le pareti finte LXXX. 250 MARINI G. V. - Non basta essere fotogenici LXXV. 96 VIGOLO M. - Psiche sullo schermo LXXIV. 58 — Merletti e ombrellini .... LXXXII. 320 WEMBURY J. - Maschere di cera . LXXIV. 56 CINEMA A COLORI LO DUCA - L'avvenire a colori . LXXXIII, 346 SALA DI PROIEZIONE CAMBI E. - Quantità e qualità dei suoni LXXXIII. 353 FOTOGRAFIA M. O. - Voi fotografate, noi pubbli- chiamo LXXIII. a; LXXVII, 181 SCHIAVINOTTO A. - Illuminazione LXXXIV, 403 TESSARO G. - La semplicità . . LXXIV, 69 TELEVISIONE, RADIO VISIONE ALGARDI L. - La radio per lanciare il film LXXXII, 323 VARIETÀ A. - Divismo balneare LXXV, 94 ARCHIMEDE - Cinque lire al chilo LXXXI, 295 CERETTI E. - Personaggi al Lido LXXVII, 1Ó3 COOPER T. - Uffici stampa a Holly- wood LXXV, 86 Provino LXXIII, 205 ROOSEVELT E. - Ospiti della Casa Bianca LXXIV, 48 VISENTINI G. - Cartoline illustrate LXXXIII, 349 FILM F. P. - Vecchi film in museo: «Njù» LXXVI, 134 IUBANICO C. - Vecchi film in mu- sco: « Le finanze del Granduca » LXXX, 258 La produzione italiana dal 1930 ad oggi (elenco tìlm) LXXXII, 305; LXXXIII, 354: LXXXIV, 399 NOTE CRITICHE VISENTINI G. - « Sei ore di per- messo — " 11 signore e la signora Sherlock Holmes » — « L'uomo che vide il futuro — u La donna di una notte » — a Napoli che non muore » — « Seguite il vostro cuore » — 'i Equatore » .... — 11 L'isola delle vedove » . — « Un caso famoso » . — ■< Un dramma nellArtide » — .' L'albergo delle sorprese » — • i Animali pazzi » — « Papà per una notte » — « Recluse » ISANI G. - « L'isola dei coralli » — « La venere dell'oro » . — « Il caso del giurato Morestan — « La ballerina dei gangsters » — « Condannate » ... — « Francesco I » — « Arturo va in città » . — ■ LXXXII, 322 Imputato, alzatevi! LXXXI, 290 Isola (U) delle vedove LXXIV, 65 Isola (L') dei coralli LXXVII, 177 Lettere d'amore dall'Engadina . . LXXXIV, 392 Mia (La) canzone al vento .... LXXXI, 290 Moglie (Una) in pericolo .... LXXXII, 322 Napoli che non muore LXXIV, 65 Njù LXXVI, 154 Notte (Una) d'oblìo LXXVIII, 207 Oriente in rivolta LXXIX, 255 Papà per una notte LXXVI, 141 Parata (La) dell'allegria .... LXXVIII, 207 Piccolo hotel LXXIX, 233 Recluse LXXVI, 141 Retroscena LXXXIII, 353 Schiavo d'amore LXXIX, 233 Seguite il vostro cuore LXXIV, 65 Sei ore di permesso LXXIII. 29 Signore (II) e la signora Sherloc\ Holmes LXXIII. 29 Socio (II) invisibile LXXXIV, 595 Sogni dorati LXXX, 264 Sogno (II) di Butterfly LXXXI, 290 Squadriglia (La) degli eroi .... LXXX, 265 Stanza (La) ».-'/j LXXXIV, 392 Tesoro (II) dei Tropici LXXX, 265 Testamento (II) del Dr. Mabuse . . LXXVII, 168 Ultima (L') recita LXXXII, 323 Ultimatum di mezzanotte . . . LXXXIII, 352 Ultimo volo LXXXIII, ^2 Uomo (L) che vide il futuro . . LXXIII. 29 Vacanze d'amore LXXXII. 522 Vendicatore (II) LXXXII. 322 Venere (La) dell'oro LXXVII. 177 Vergine (La) folle LXXXIII. 352 Volpe azzurra (La) LXXVIII. 207 RUBRICHE Annotazioni - LXXVIII. 102; LXXIX, 221: LXXX. 251; LXXXI. 280. Brevetti - LXXIX, 256: LXXX. 24-,. Capo di Biona Speranza - LXXIII. 34: LXXIV, 71; LXXV, in; LXXVI. 147: LXXVII. 1K3; LXXVIII 211; LXXIX. 236: LXXX. 265; LXXXI. 201; LXXXII, 327; LXXXIII, 359; LXXXIV, 405. i in-ema Gira - LXX11I, 4; LXXIV, 39: LXXV, 79; LXXVI. 115: LXXVII, 152; LXXVIII, 187; LXXIX. 215; LXXX, 243; LXXXI, 271; LXXX1I. joi; LXXXIII, 531: LXXXIV, 365. Dischi di Film - LXXIV, 63; LXXVI, 145; LXXX. 261. Film di questi giorni - LXXIII, 29: LXXIV, 65: LXXV, 105; LXXVI, 141; LXXVII, 177; LXXVIII, 207; LXXIX, 233; LXXX, 264; LXXXI, 290; LXXXII, 522; LXXXIII. «2; LXXXIV, 392. Fotografia LXXIII, ^3; LXXIV, 69: LXXVII, 181; LXXXIV. 403. Galleria - LXXIII, 50: LXXIV. 66; LXXV. 108; LXXVI. 142; LXXVII. 178; LXXVIII, 208; LXXIX, 2^4; LXXX, 262; LXXXI. 292; LXXXII, 324; LXXXIII. 356. Giuochi e Concorsi - LXXIII, 56: LXXIV, 72; LXXV. 112; LXXVI. 148; LXXVII, 184; LXXVIII, 212; LXXIX. 2^8; LXXX, 266; LXXXI, 296; LXXXII. 328; LXXXIII, }6o, LXXXIV. 408. Nord-Ovest LXXVIII, 197; LXXIX, 231; LXXX, 253; LXXXI, 279; LXXXII, 315; LXXXIII, 355; LXXXIV. 391. SOTTOCENERE - LXXIX. 226: LXXX, 254. AUTORI Acri A. - LXXIII. 24; LXXVII, 173. Alberini M. - LXXIV, 50: LXXVII, 168; LXXXI, 287. Algardi L. - LXXXII, 323. Alvaro C. - LXXXIII, 341. Antonioni M. (A.-M. Ant.) - LXXIII, 11; LXXIII, 28: LXXIV, 52; LXXV. 85; LXXV, 04; LXXVIII, 205; LXXIX, 220. Archimede - LXXIII, 27; LXXV, 107: LXXVI. 138; LXXXI, 295. Betti U. - LXXIII, 17. Boriami .G. - LXXVIII, 206. Calcante - LXXX, 247. Calvino V. (V. C. - V. Calv.) - LXXIX, 229; LXXX, 256: LXXXI, 286; LXXXII, 314. Cambi E. - LXXXIII, y Campassi O. - LXXXIII, 339. Cappelletti F. - LXXIV, 60 - LXXVI, 139; LXXVIII, 198. Cecchi E. - LXXXIV, 374. Cerchio F. - LXXVII, 170. Ceretti E. - LXXVII, 163. Comisso G. - LXXIII, 12. Cooper T. - LXXV, 87. De Francisco U. (U. d. F.) - LXXIII, 27; LXXIV, 47; LXXVI, 132; LXXVIII. 200; LXXX, 2^0: LXXXII, 313; LXXXIV, 381; LXXXIV. 401. De Joanna L. - LXXXIII, 358. Del Frate R. e Tonti A. - LXXVII, 175. Diehl P. - LXXV, rei. Di Giammatteo F. - LXXX, 261. Elster R. - LXXVII, 175. Emanuelli E. - LXXXII, 312; LXXXIV, 376. Ferraù A. - LXXXIII, 348. Fontana A. - LXXV. 90. F. P. - LXXVI, 134. Ghedini A. - LXXVII, 174. G. I. (G. Isani) - LXXVIII, 197; LXXIX; 230; LXXX, 253; LXXXI, 279; LXXXII, 315; LXXXIII, 355; LXXXIV, 391. Giani R. - LXXIII, 22; LXXVI, 136; LXXIX, 225. Hucon P. D. - LXXVIII, 202. Il cronista - LXXV, 99; LXXXI, 289; LXXXIII, «7- Isani G. - LXXVII, 177; LXXVIII, 207; LXXIX, 235; LXXX, 264; LXXXI, 290; LXXXII, 312: LXXXII, 322; LXXXIII, 352; LXXXIV, ^2. Jacobbi R. - LXXV, 88; LXXXI, 275. Jlbanico C. - LXXX, 258. Leone R. - LXXIX. 231. Lo Duca - LXXXIII, 346; LXXXIV, 388. Loverso G. - LXXVIII, 206. L'Uomo grigio - LXXVIII, 201. MUrim G. V. - LXXIII. 20; LXXV, 96; LXXIX. 228. Meccoli D. - LXXVI, 123; LXXX. 257; LXXXII, 312; LXXXIV, 393. Mida M. - LXXXIV, 396. M. O. - LXXIII, 33; LXXVII, 181. Mussolini V. - LXXXII, 307. Neri V. - LXXV, 102. Nichols D. - LXXIX, 222. Pasinetti F. - LXXIII, 14; LXXVI. 126; LXXVII, 159- Pasinetti P. M. (Pm.) - LXXXI, 282; LXXXII, 313; LXXXII, 318; LXXXIII, 344; LXXXIV, 375. Pirandello L. - LXXXI, 277. Praz M. - LXXXII. 308. Puccini G. - LXXIX, 223; LXXXIV, 378. Pick - LXXIII, 50; LXXIV, 66; LXXV, LXXVI, 142; LXXVII, 178; LXXVIII, LXXIX, 234; LXXX, 262: LXXXI, LXXXII, 324; LXXXIII, 356. Purificato D. - LXXV. 97; LXXVIII, 195. Riganti F. - LXXXI, 280. Roosevelt E. - LXXIV, 48. Sanminiatelli B. - LXXVIII, 191; LXXXII, Schiavinotto A. - LXXXIV, 403. Schulte C. C. - LXXXIV, 379. Spagnol T. A. - LXXXI, 284: LXXXII, 310. Spaini A. - LXXXII, 316. Tessaro G. - LXXIV, 69. 108; 208; 292; 31.?- LXXIV, 63; LXXVI, 145; - LXXVII, 175. LXXIX. 221; LXXX, Tibaldi Chiesa M. LXXX, 261. Tonti A. e Del Frate R. T.S.M. - LXXVIII, 102: 251; LXXXI, 280. Vicolo M. - LXXIV, 58; LXXXII, 320. Visentini G. - LXXIII, 29; LXXIV, 65; LXXV, 105; LXXVI, 141; LXXX, 248; LXXXIII, 349. Wembury J. - LXXIV, 56. ABBONAMENTI PEB IL 1940 alle più interessanti e diffuse riviste illustrate APPI" S'onde settimanale illustrato nel Ullul . quale collaborano le migliori fir- me: si occupa di politica, letteratura, storia, economia, arte, teatro, moda, ci- nema, ecc. Un numero L. 1 - Abbon. - Italia e Colonie: annuo L. 42, serri. L. 22. Estero: annuo L. 70, sem. L. 36. UflONNA' nelle sue pagine copiosa- UUUlIfl. mente illustrate presenta una eccezionale scelta di modelli per ogni occasione e per tutte le esigenze. La moda vi è trattata praticamente in ogni particolare, e con essa anche gli argomenti più interessanti per la donna. Un fascicolo L. 5 - Abbonamento - Ite Ma e Colonie: annuo L. 48, sem. L 25. Estero: annuo L. 60, sem. L. 31. RFPTflinfl' settimanale: vi collabo- DulìlULliU. rano i più arguti dise- gnatori e i più brillanti scrittori. Un numero centesimi 60 - Abbonam. - Italia e Colonie: annuo L. 24, sem. L. 13. Estero: annuo L. 48, sem. L. 25. WflVFl 1 A ' vera ar,t°l°6ia di letteratu- IlUlDLbA. ra narrativa: Settimanale. Un numero centesimi 60 - Abbonam. - Italia e Colonie: annuo L. 24, sem. L. 13. Estero: annuo L. 48, sem. L 25. ANNARF11A' Periodico illustrato di Ann ADuLiLiA . moda e varietà femmi- nile. Presenta e commenta tutti gli ar- gomenti di maggiore interesse per la1 donna. Settimanale. Un numero cen- tesimi 60 - Abbonamento - Itaiia e Colonie: annuo L. 24, sem. L. 13. Estero: annuo L. 48, sem. L. 25. PIWFMA' grande rivista quindicinale UlIÌDmA. diretta da Vittorio Musso- lini: tratta i problemi tecnici, estetici, culturali, economici del cinematografo. Costa L. 2 - Abbonam. - Italia e Colonie: annuo L. 40, sem. L. 22. Estero: annuo L. 60, sem. L. 35. CPFNADM' irar,de rivista illustrata, OlDnAnlU. diretta da Nicola de Pir- ro. Offre saggi su autori, interpreti, tratta diffusamente di problemi este- tici ed economici della scena, contiene una commedia inedita. Costa L. 3 - Abbonamento - Italia e Colonie: an- nuo L. 30, sem. L. 16. Estero: an- nuo L. 40, sem. L. 21. CINE ILLUSTRATO'. dlffCsa rassegna settimanale del movimento cinemato- grafico. Un numero cent. 60 - Abbon. Italia e Colonie: annuo L. 24, sem. L. 13. Estero: annuo L. 48, sem. L. 25. Il IBP' ITIDri Ifl ■ bisettimanale umo- mAflU AURLiLlU . ristico che fondò fin dal 1931 la nuova scuola dell'umo- rismo italiano. Un numero centesimi 50 - Abbonamento - Italia e Colonie: annuo L. 40, sem. L. 21. Estero: an- nuo L. 70, sem. L. 36. Calendario Artistico 'Ombria' 1940 È composto di 53 vedute fotografiche dei più poetici aspetti dell'Umbria, in grande formato: autentico gioiello di arte editoriale, che può figurare in ogni studio o salotto come un fine or- namento. Esso viene offerto in combi- nazione cumulativa ai nostri abbonati, i quali potranno riceverlo aggiungen- do L. 6 all'importo dell'abbonamento. Versare importi sui CC. Post. 3-2076, oppure mandarli con vaglia o assegni bancari a. Rizzoli & C. - Piazza C. Erba N. 6 - Milano IMPORTANTE A tutti coloro che entro il 25 gennaio si abboneranno o avranno rinnovato l'ab- bonamento annuale o semestrale a € Cinema » per l'anno 1940 e che parteci- pando al referendum concorreranno all'estrazione dei premi, la Direzione della rivista riserverà un utile dono che riceverà sicuramente il generale gradimento. Inoltre verrà loro inviato fuori abbonamento il numero speciale di Natale 1939. L'ALMANACCO DEL CINEMA ITALIANO È ALLA SUA 2* EDIZIONE Consta di 400 pagine di testo ed è illustrato da più di 100 fotografie. Chiunque abbia necessità di cono- scere dati e notizie finora ignorati della nostra Industria Cinemato- grafica, ricordi che l'Almanacco del Cinema Italiano è l'unica pub- blicazione del genere in Italia Redazione, Amministrazione e Pubblicità: Piazza della Pilotta, 3 - Roma - Telefono 66470 In vendita in tutte le librerie, presso la S. A. Cinema' e presso Rizzoli & C, Piazza C. Erba 6, Milano, a L. 70, ri- dotto a L. 50 per gli industriali dello Spettacolo, attori e tecnici, il cui nominativo risulti nel testo della pubblicazione Anna Dammann e Frits van Dongen nel 'Viaggio a Tilsit' di Veit Harlan (Tobis) Norma Shearer, Joan Fontaine, Rosali nd Bussoli, Paulette Goddard e Mary Boland nel film intitolato, appunto, ' Le donne ' 17 Mademoiselle Yvonne, si on chantait? clematide Ernest. La chanson de Fred...? Ils chantent. Et Yvonne chante comme elle peut. Et ils vont dans les terrains vagues, dans un monde de barrières et d' usines. Et ce chant amicai des cent voix enjantines monte vers l'air pur. René Claib NELL'AGOSTO 1939, a qualche ora dalla guerra, la Francia aveva in lavorazione una serie di film sui bimbi : Marcel Carnè, su uno scenario di Prévert, realizzava l'ìle des enfants perdus, grigio distillato di case di correzione; Christian Jacque, su una trama di Pierre Véry, trattava lo stesso soggetto : I'enfer des anges, titolo victorhughiano secondo la maniera di questo autore; Maurice Tour- neur trasformava il romanzo di Juliette Pary sulle colonie infantili in mes 126 gosses. Lo schermo francese ha conosciuto di tanto in tanto film eccellenti imperniati sull'infanzia; la maternelle (chi non ricorda il lungo minuto in cui la bimba passa dall'espressione fiera al sorriso, riverbero del sorriso di Madeleine Renaud?) è il migliore della serie. Ma questo improvviso sbocciare di temi infan- tili, oltre a essere il segno d'un tempo stanco di esoterismi a tutti i costi, era pure l'orchestrazione d'un tema scelto dal più silenzioso dei registi: René Clair, infatti, aveva annunciato air pur. Da mesi René Clair lavorava con Georges Neveu sullo scenario : entrambi erano senza pietà nella loro caccia alla letteratura; cioè all'effetto, alla « sensibileria », all'eloquenza. Verso la primavera, Kelber — T operatore — cominciò a girare; girava ancora alla fine d'agosto quando scoppiarono gli eventi che tutti conosciamo. Dopo l'ondeggiamento iniziale, inevitabile in un momento in cui cinque milioni d'uomini sono mobilitati, venne la parola d'ordine, dram- 'AIR PUR INTERVISTA CON RENÉ CLAIR matica come si addice a un drammaturgo, di Jean Giraudoux : Il faut faire des filtns comme des obus. E i film già quasi finiti eb- bero diritto al loro ultimo giro di manovella. air pur sarà quindi il centro di questa pros- sima e strana stagione di guerra. Molte considerazioni dettarono alla Francia tale decisione; la prima, quella del suo pre- stigio, servito magnificamente dalle opere dei suoi artisti. La seconda, è una considera- zione d'ordine interno, che però ha valore internazionale. Il film di René Clair è vera- mente puro, schivo di pretesti tra l'erotico e il torbido introspettivo che servirono da fondo a molte produzioni passate. Il film era pure un ritorno del gran regista al film francese, visto che esso era il primo a essere girato in Francia dopo le dernier milliar- daire; ma questo ritorno coincideva appunto con una nuova visione nazionale, precipi- tata dallo stato di guerra, ma già nell'at- mosfera : una sete di salute, una stanchezza delle stanchezze morali sulle quali ci si at- tardava con compiacenza. La Francia è oggi personificata dalla « Grande Muette », l'Ar- mata; è la parte eterna della nazione che dice finalmente la sua parola, col peso indi- scutibile dell'autorità. A noi sembra che questo orientamento deb- ba durare; per un periodo, certo, come suc- cede per ogni orientamento. Si ripeterà nel film quel che avvenne al principio di questo secolo nelle lettere; le conversioni di Charles Péguy e di Ernest Psichari ne sono simboli mirabili, tutt'e due trasfigurate nella morte dell'estate 1914. Contro il tempo di Renan, di Zola e magari di Anatole France, la rea- zione non aveva tardato a portare i suoi frutti migliori. Mutatis mutandis, il cinema francese conoscerà questa tipica reazione implicita nel pensiero del paese; ed essa, a parer nostro, sarà di maggiore portata, per il mezzo di diffusione che è il film. [In ogni caso, il gusto dell'autorità che periodica- mente ritorna in Francia, correggerà gli scarti eventuali] . Il nostro colloquio con René Clair, non ha 18 però toccato questo soggetto; egli fa solo del cinema. Anzi, per precisarne il tono pole- mico, René Clair ha principiato la sua inter- vista con una deliziosa citazione d'Alphonse Allais : « Si fanno grandi progressi nella scienza. Pensate che qualcuno ha scoperto il mezzo di togliere alla gomma quell'elasti- cità che la rende inadatta a tanti usi... » Non credete, mi ha detto René Clair, che stiamo trattando il cinema come questi scien- ziati di genio trattano la gomma? Ci avvia- mo verso un cinema raffinato, letterario, teatrale, pittorico, architettonico e metafi- sico, ma decisamente anticinematografico. Alludendo al genere che imperversa su tutti gli schermi, René Clair ha aggiunto: « Le persone che, a ogni costo, vogliono fare del cinema il teatro fotografato moderno, mi fanno pensare a coloro che affittano un ap- partamento di dieci stanze e che quindi de- cidono di occuparne una sola ». Finalmente veniamo ad air pur; qui René Clair ridiventa timido, cioè scontroso e quasi arrogante; ma i ricordi dell' « avventura di Chantilly », com'egli chiama l'estate tra i duecento bimbi, lo rendono più trattabile. D'altronde egli si compiace d'una trovata, alla quale forse si deve gran parte del va- lore esteriore del film. — Quando dovetti scegliere i duecento bim- bi che mi erano necessari per la colonia estiva d'MR pur, trovai una pietra di para- gone: lo zoo di Vincennes. Vi portavo i bimbi. La misura della loro naturalezza e della loro spontaneità mi era data dall'im- mediato contatto con le bestie, naturali e spontanee in assoluto. Poi semplificai: an- che un cane era sufficiente a questo contra- sto decisivo. Ho osservato una cosa : che i bimbi « ben educati » sono viziati dal punto di vista della spontaneità. L'eliminazione fu così coerente con questo principio, che la « mia » colonia era costituita moralmente da bimbi che ri- spondevano anche nella realtà al testo dello scenario. — Una trama? Non esiste, se non nello spi- rito, interamente rivolto alla distruzione del- l'infetto. La mort du microbe. Vi sono gra- ziose assistenti, in questa colonia; air pur mostra l'influenza dolce e tenace d'una di queste su uno dei bimbi, influenza che sor- passa il bimbo e giunge al suo cattivo fra- tello. Anche qui, un punto: c'è cattiveria, mai perfidia. Ma d'altro lato non c'è mai acqua di rose. — Jean Mercanton sarà il ci mauvais gar- con »; Elina Labourdette [che già vedem- mo nel drame de shangai] avrà una parte difficile, con Jeanne Marken, Jane Pierson, Yvonne Leduc. Ci sono, naturalmente, i vecchi Paul Olivier e Raymond Cordy... René Clair ha questo tratto comune con Charlie Chaplin, oltre al contatto di tempi moderni, sorta di parafrasi di a nous la li berte! : la fedeltà agli antichi interpreti. Chiedo a René Clair se il film gli abbia chiesto una profonda documentazione, o se l'intuizione ne ha fatto le veci. — Non posso spiegarmi in poche parole. Ho assistito a innumerevoli uscite di scuola. Mi sono seduto lungamente nei giardinetti di Parigi (squares). Vedevo giocare i bimbi e li ascoltavo. Sono stato profondamente impressionato. Ma non saprei dire cosa mi ha colpito di più. È troppo vago, e sarebbe troppo lungo. L'immagine più netta è quella dei visi invecchiati di bimbi che vivono nei quartieri poveri. Di fanciulli non hanno più che gli occhi. — air pur è una storia che vive nel mezzo dei bimbi. È pure la storia della devozione femminile, delle assistenti sociali, che per- mette a molti di questi fanciulli di conoscere la tenerezza e il benessere. — Cosa penso degli ultimi anni del film francese? In un insieme di produzione c'è una massa di film medii e qualche coups d'éclat. Negli ultimi anni, bisogna dire, il nostro film ha avuto una certa frequenza di coups d'éclat. Quando ki produzione me- dia è buona, i coups d'éclat sono più facili per il regista. Egli trova un pubblico edu- 19 La spontaneità assoluta degli animali usata da Clair come pietra di paragone per misurare la spontaneità dei bambini cato che sa distrarsi con intelligenza. Quan- do anche il film medio avvilisce il cinema, il pubblico si atrofizza e il regista di buone intenzioni può andare a cacciar mosche. — Lo stile René Clair? Me ne parlano spes- so, ma io ne sono incapace. Non lo conosco neppure. Cosa sarà air pur? Potrebbe essere l'opera essenziale di René Clair, sebbene mi sembra impossibile di superare l'intensità polemica e umana di a nous la liberté! Ma questo commento è personale; in air pur certe sce- ne e certe inquadrature hanno la purità di certune di entr'acte, le million, sous les TOITS DE PARIS, CHAPEAU DE PAILLE D'ITALIE. A questi valori si aggiungono gli angeli tru- culenti che René Clair ha scoperto per noi. D'altronde, tutta l'opera di René Clair « monte vers l'air pur », com'è detto nel breve testo che riportiamo in cima a queste colonne e che chiude lo scenario di René Clair; l'innocenza dei suoi personaggi, inno- cenza quasi rituale, che si trova nel buono come nel malvagio, è il motivo dominante della sua opera cinematografica. Quest'inno- cenza, quest'« angelismo », dovevano neces- sariamente portare a air pur. LO DUCA 20 René Clair e collaboratori a Chantilly VENTISEI FILM ®a Hat»® WIRMM3J& DUE anni fa Lucio d'Ambra scrisse appositamente per Cinema il racconto dei suoi sette anni di cinematografo, dal 1915 al 1922. Lo scrisse con piacere, con quella sua vena facile ch'era poi frutto di metodo e di sistema. Forse attendeva quel momento: i ricordi vennero giù fluidamente, gli aneddoti fiorirono, partoriti da una memoria straordinaria, ne risultò un racconto non scarno, non scialbo; fu piuttosto il romanzo di sette anni di cinema, e lo scrit- tore ne riviveva i personaggi in un mondo di piacevole vita. E questo era strano: non lamentele, non ripicchi personali; strano per chi sa che gli scrittori, ogni volta che hanno messo piede nel cinematografo, han finito per dirne peste e corna rievocando so- prusi e sevizie (naturalmente di carattere letterario). Lucio d'Am- bra no. Era lo scrittore più adatto per perpetuare nel pubblico il gusto romantico e la leggenda del cinema. Badando al pubblico, badava a se stesso. Si riproiettava — per usare un'espressione in carattere — il film d'un 'attività che gli era stata cara. E nel film non dimenticava mai di essere uno degli interpreti principali. Dal 1915 al 1922 D'Ambra prese parte a 24 film, e per la mag- gior parte non fu soltanto scrittore ma anche regista. Egli abban- donava il cinematografo e iniziava con le Trilogie il secondo pe- riodo, più interessante del precedente, della sua attività lette- raria. Al cinematografo tornò più tardi, recentemente (il re bur- lone e Giuseppe verdi). Aveva seguito con molta attenzione i successivi sviluppi dal '22; ma era rimasto da canto. Ogni tanto qualche suo articolo, rievocando fatti e per- sone del passato, ci lasciava intendere la sua voglia di ri- mettere piede nel cinema. Per diverse ragioni non si deci- deva; vi ronzava intorno, mondano e brillante. Una volta che si fu deciso, non si buttò a corpo morto : rimase fedele alle sue cinque pagine al giorno; e il cinematografo non tollera troppo che si possa essere "fedeli contemporanea- mente a due attività. Comunque il re burlone e Giu- seppe verdi hanno avuto il loro pubblico. Di ben altro interesse è il lavoro svolto da d'Ambra in quei famosi sette anni in cui il cinematografo italiano por- tava in sé, nel suo pieno meriggio, i germi della decadenza e s'avviava alla sua epoca oscura. Si ricordano soprattutto due film realizzati nel 1916: la signorina ciclone, in col- laborazione con Augusto Genina, interpretato da Suzanne Armelle, e il re, le torri, gli alfieri, in collaborazione con Ivo Illuminati, interpretato dalla contessa Dentice di Frasso. Ciò che stupì e piacevolmente sorprese, in questi film, fu la modernità dell'inventiva, lo spirito nuovo, l'originalità della concezione (il re, le torri, gli alfieri), per cui il cinematografo, vagolante fra il naturalismo di maniera, la retorica patriottica e l'accesa passionalità, ri- trovava la via della fantasia. E il pubblico che affollava, se non andiamo errati, il cinema Modernissimo in quella « prima » dove, in pieno realismo di guerra, si mostrava un'opera che invece si Ubera va da ogni realismo, mostrò di apprezzarlo molto. Fu un grande successo. La poste- riore cinematografia — francese, americana, tedesca — seppe fare tesoro degli insegnamenti di quel film; e Chia- rini, nel documentario 40 anni di cinema messo insieme per la celebrazione di Lumière, si preoccupò di dimo- strarlo. Successivamente Lucio d'Ambra realizzava : nel 1917, la moglie e le arance e napoleoncina con la Corvin; nel 1918, la commedia dal mio palco (sempre con la Corvin), il conte centanni e il visconte gioventù con Rosetta d'Aprile, l'arcolaio di Barberina con Olimpia Barroero, emir, cavallo di circo con Margot Pellegrinetti, papà mio, mi piaccion tutti con Claretta Rosai, e inoltre carnevale- sca con Lyda Borelli) che fu diretto però da Amleto Palermi; 1919: PASSA IL DRAMMA A LILLIPUT, IL VALZER BLU, I CINQUE CAINI, tutti e tre con la Corvin, il miraggio, girotondo d'undici lancieri, LA FAVOLA DI LA FONTAINE, MIMÌ FIORE DI PORTO, STORIA DELLA DAMA dal ventaglio bianco, tutti con Lia Formia, IL BACIO di CIRANO che, interpretato da Soava Gallone, fu diretto da Carmine Gal- lone. E ancora. 1920: la falsa amante, l'ambasciatrice, la principessa bebé (Lia Formia), amleto e il suo clown (con Soava Gallone per la regìa di Carmine Gallone); 1921 : tragedia su tre carte (Lia Formia). Fu l'ultimo film di quel primo periodo di attività cinematografica. Del resto praticamente poi non si ebbe più nulla di notevole nel nostro cinema, almeno fino al sonoro quando si tentò di ridestarci dal letargo per guardare un po' in faccia i nuovi aggeggi. Si appartò, dunque, Lucio d'Ambra forse preso anch' egli dalla stanchezza che subentrava alla febbre vio- lenta e preferì badare alla sua tranquilla letteratura. Non sap- piamo se fece qualche tentativo per opporsi alla decadenza e alla mediocrità crescente, ma non era nel suo carattere. In fondo, sette anni di cinematografo avevano rappresentato un'esperienza di più, una parte e un momento del suo multiforme lavoro che veniva ampliandosi dalla narrativa alla drammaturgia, dalla critica tea- trale e letteraria alla storia romanzata. Ma poiché il cinematografo non abbandona mai le sue prede, d'Ambra, riapparso con il re burlone e Giuseppe verdi, medita- va di tornare a dedicarvisi più ampiamente; e sappiamo che in questi ultimi tempi, prima di morire, si era dedicato con passione alla costituzione di una Casa produttrice per la realizzazione di film tratti dai romanzi di Salgari, romanzi di schietta, avventu- rosa, cinematografica fantasia. D'Ambra, cioè, voleva rientrare in pieno nel cinematografo per la via della fantasia. DOMENICO MECCOLI LUCIO D'AMBRA l'autore cinematografico più popolare e più ap- plaudito attualmente in tutta l'Italia, assicura alla ss nEbusn 5= un trionfo che supererà di gran lunga i precedenti con : Emir cavallo da circo romanzo cinematografico in 3 parti, in corso di lavorazione nei nuovi e grandiosi stabilimenti che la «Medusa» ha fatto costruire in Roma per la meravigliosa collina di Monteverde. Operatore F1LYREDO BOMELLI -3 Marzo 1917 21 IL SACRIFICIO w ag&(§(s® NELLE piste dei circhi i bimbi prodigio fe- cero la loro prima comparsa come attori, ed ebbero per un certo tempo il miglior campo pei loro spettacoli. Dalle arene odorose di trucioli, essi salirono poi i palcoscenici dei varietà, e fecero in- gresso nel mondo più complicato, difficile e inadeguato di attori brillanti, ballerine e dicitori. % In ragione del peso del lavoro di tali fan- ciulli si suonò la grancassa della pubblicità; apparsero i loro nomi in grande sui cartel- loni, e le fotografie agli angoli delle strade, o agli ingressi dei teatri, con tanti paro- loni di elogio affianco che la gente ne aveva da rimanere stupita. Per ogni sera la montagna del palcoscenico partoriva il topo del fanciullo prodigio. Alla apertura del sipario veniva innanzi a piccoli passi un bimbo vestito da uomo, in tuba e caramella, per interessare, divertire e mera- vigilare tutto un pubblico di migliaia di persone . Dal contatto tra un pubblico di gente ma- tura d'anni e un fanciullo solo, naturalmen- te incapace a sostenere il confronto, nacque la spinta a quella forzata ipertrofia spirituale e intellettuale da cui veniva sempre fuori, come triste conseguenza, quello che G. Fan- ciulli ebbe a chiamare u il povero mostro detto bimbo prodigio ». Per chi osservi con attenzione, ogni motivo puramente artistico esclude senz'altro un abuso delle pur evidenti qualità d'un ra- Mickey Rooney discute una scena col suo direttore George B. Seitz gazzo, fino a portarlo a oltrepassare in ma- niera eccessiva i limiti entro cui necessaria- mente e automaticamente si pone un'opera d'arte. Principali moventi della nuova moda dei bimbi prodigio risultano invece da una os- servazione, anche superficiale, le ragioni di carattere commerciale; e di siffatte respon- sabilità non mancano le prove. Quando, alcuni anni fa, per uno straordi- nario e meraviglioso dono della natura, ven- nero al mondo cinque bimbe dallo stesso parto, qualche genialissimo ingegno, affa- Bicordo del 'Kid' rista provetto e insuperabile trombone pub- blicitario di una casa cinematografica ame- ricana ebbe una stupenda idea : pensò al « Medico di campagna » e a far comparire in tale pellicola le cinque sorelle Dionne. Le inconscie fanciulle furono sottoposte al fuoco di fila degli obiettivi cinematografici, e se ne fece delle piccole attrici, in grazia della singolare sorte toccata loro di essere nate cinque in una volta. Ma questo era un caso veramente eccezio- nale, e forse poteva passare proprio come una trovata, se nella storia del cinema non si riscontrasse sovente una compiacenza a sacrificare vittime di innocenti, non appena questi abbiano dimostrato, per evidenti se- gni, capacità e attitudini all'arte cinemato- grafica. Ora, in gran numero, i fanciulli, guidati an- cora per memo dai genitori verso i teatri di posa, ripetono un po' ogni giorno la storia d'Isacco condotto al sacrificio dal padre Abramo. Ma la storia d'Isacco finisce bene per via del montone sacrificato in sua vece; nelle cose del cinema al contrario, quando il pa- dre si muove il sacrificio è certo, a meno che il buon Dio non abbia proprio riservato a quei fanciulli una sorte e una vita secondo il comune modo di vivere degli uomini. Gli Isacco del cinematografo hanno talvolta meno d'un mese di vita, e portano a casa, o meglio fruttano alla loro famiglia, circa 1500 lire al giorno. Se hanno superato il mese, il guadagno si riduce a 1000 lire giornaliere, e a 500 col raggiungere del quarto mese. Queste sono cifre giunte dall'America, come son cose eminentemente d'America quelle che abbiam dette e quelle che aggiungeremo sui fanciulli prodigio del cinematografo. 22 Anzi, dacché si è data l'occasione, è oppor- tuno considerare con quale diverso spirito avvenga presso di noi lo sfruttamento dei piccoli ai fini del cinematografo. Le possibilità artistiche dei piccoli attori, nei limiti consentiti al buon senso e all'arte, vanno trovando da qualche tempo anche nel cinema italiano il campo per la loro valorizzazione. Si ricorderanno Vasco Brambilla in camicia nera, e Mario Artese, Leo Melchiorre, e al- tri in piccoli naufraghi. Tutti casi di fan- ciulli dotati di qualità genuine, opportuna- mente messe a profitto nelle loro contenute e equilibrate interpretazioni. Ora un altro esempio di sapiente impiego delle possibilità artistiche dei nostri fanciulli è riscontrabile nel film gli ultimi della strada dove incontreremo Mario Artese, Leo Melchiorre e Pino Locchi nella parte di scu- gnizzi napoletani. Ma sfido chiunque a trovare presso di noi un qualunque caso che sia anche lontana- mente paragonabile al caso Shirle}' Tempie. A proposito della quale gli uomini di buon senso notano con certo sollievo il passaggio avvenuto da qualche tempo nel mondo del quasi oblio. Antesignana dei ragazzi prodigio d'America, dopo la decadenza dell'uno e dell'altro Jackie, la piccola Shirley si è presentata a noi in tutte le fogge, in tutti gli ambienti possibili, sotto tutti gli aspetti. Scoperta un giorno da Lee Brown, che in fatto di bimbi prodigio si dice abbia l'occhio clinico, arrivò rapidamente alla celebrità, la quale celebrità per molti anni doveva essere fonte di guadagni ai parenti di lei, e a noi motivo di costanti trepidazioni, ogni qual- volta giungevano d'oltreoceano le incredibili nuove di sevizie subite dalla piccola, onde evitare o ritardare il più possibile il suo svi- luppo fisico. Oggi la piccola Shirley si trova a vivere qua- si una precocissima vecchiaia, poiché non vede lontano il giorno in cui dovrà pensare alla fine della sua carriera di bambina pro- digio, quantunque sia pur vero che la sua vita si potrebbe ancora organizzare una se- conda volta, come fosse da capo. Ma pensate voi come dovrà cominciare a procedere in detta riorganizzazione una fan- ciulla che giunta all'età della ragione abbia scoperto improvvisamente d'essere stata no- minata un giorno Aiutante di campo del Governatore dell'Idaho, e Colonnello ono- rario dell' American Legion Post? Recisa la donna dalle radici, anche la no- stra piccola si trova a essere « qualche cosa d'intermedio tra il preparato zoologico con- servato sotto spirito e il giocattolo con la molla rotta », come ebbe a esprimersi G. Fanciulli a proposito di altri bimbi prodigio. E i guai almeno cessassero qui! Forse un giorno, se ciò non è già avvenuto, l'adolescente Shirley si troverà in una di quelle caratteristiche tempeste familiari che vanno immancabilmente a finire dinanzi ai tribunali holliwoodiani, chiamati ogni gior- no a risolvere penose controversie tra figli Attrici tedesche: Viktoria von Ballasko ricchi o non più ricchi e genitori poveri o sfruttatori della ingenuità filiale. Tale il caso di Jackie Coogan, il quale ri- trovatosi poco più che ventenne in miseria, ha citato la madre e il secondo marito di lei, perchè gli vengano restituiti i suoi favolosi guadagni di cui i due si sarebbero appro- priati. Di fronte ai giudici sono stati anche citati Edith Fellows e Silvia Sidney in merito a una veramente tardiva richiesta di adozione da parte di parenti, i quali pare abbiano sentito in cuore tanta tenerezza solo in se- guito al fortunato debutto delle due nel mondo cinematografico. Molteplici sono gli esempi di contrasti fami- liari di siffatta specie e non ultimo il caso di Freddie Bartholomew, conteso dall'amore di sua zia Millicent e le premure di molti familiari, i quali sono riusciti ad accapar- rarsi e a dividersi con molti avvocati grandi percentuali dei guadagni di lui. Ora questi stessi rischi corrono ben 1400 bimbi americani, regolarmente iscritti nei registri degli aspiranti alla carriera cinema- tografica. Sulle orme di Jackie Coogan, Jackie Coo- per, Mickey Rooney, Freddie Bartholomew, Tommy Kelly, Bonita Grenville, Dolly Haas, e tutti gli altri, essi si troveranno in- consciamente votati al duro sacrificio della prematura carriera del cinema. E forse gli spettatori ancora per molto tem- po continueranno ad accordare a questi fanciulli la simpatia e la fiducia che solo nomi quali quelli di Emil Janning, Rodolfo Valentino, John Barrymore, e gli altri della loro levatura possono degnamente meritare. Si può considerare una certa fortuna per tutti il fatto che ai giochi cinematografici di quei ragazzi presiedano molto spesso precettori oculatissimi e furbissimi, altri- menti, oltre il resto, potremmo vedere la nostra fiducia gettata dalla finestra, o nei laghetti dei pubblici parchi, o negli angoli delle dispense, come bambole e cavallucci in disuso:' DOMENICO PURIFICATO 23 LA NOSTRA PARTE È FINITA In questo numero pubblichiamo l'ultimo tagliando del nostro Referendum a premi, che si chiuderà appunto il venticinque del mese * Termina così anche la nostra opera di spoglio, di spartizione e di conteggio * Insom- ma, come la figura mostra, noi ce ne laviamo le mani e la sorte ci sostituirà d'ora in poi sul tavolo di lavoro REFERENDUM FRA I LETTORI DI "CINEMA" PER IL FILM, REGISTA, ATTRICE ED ATTORE ITALIANI DA LORO PREFERITI Nell'intento di conoscere le preferenze e i gusti del pubblico italiano nei confronti della nostra produzione cinematografica, "Cinema" ha indetto dal n. 82 un referendum a pi .mi ¥ I lettori sono invitati a rispondere alle domande contenute nei quattro talloncini del tagliando a pag. 1 che dovrà essere inviato, debitamente riempito, su cartolina postale, alla nostra redazione in Piazza della Pilotta, 3 - Roma * Tali talloncini verranno ripetuti nella pagina di "Cinema" fino al numero del 10 gennaio p. v. * La data ultima per l'invio delle risposte è fissata per il 25 gennaio 1940, data con la quale verrà chiuso improrogabilmente il concorso ? Il film, il regista, l'attrice e l'attore che avranno riscosso il maggior numero di risposte favorevoli riceveranno un premio consistente in una coppa che la nostra Direzione ha messo in palio *■ Fra i lettori che avranno indicato con le loro risposte il film o il regista o l'attrice o l'attore che risulteranno premiati, saranno estratti a sorte, per ciascuna categoria, ricchissimi premi per un ammontare di 50.000 LIRE (vedi elenco a pagina 1) Tutti quei tagliandi nei quali il nome, cognome e indirizzo non risulteranno perfettamente chiari e leggibili, verranno cestinati * Il risultato di questo referendum verrà pubblicato nel n. 87 di "Cinema" del 10 febbraio 1940-XVIII *■ L'estrazione ▼erra fatta alla presenza di un R. Notaio IMPORTANTE: A tutti coloro che entro il venticinque gennaio si abboneranno o avranno rinnovato l'abbonamento annuale o semestrale a "Cinema" per l'anno 1940 e che partecipando al referendum concorreranno all'estrazione dei premi, la Direzione della rivista riserverà un utile dono che riceverà sicuramente il generale gradimento + Inoltre verrà loro inviato, fuori abbonamento, il numero speciale di Natale 1939 MAI ^ìl&^cù ]- OoeétT Quella di pìodtaiom In cambio delle informazioni sulla nuova produzione, ormai ridottissima, i settima- nali cinematografici francesi danno al pub- blico abbondanti notizie sugli attori e sui registi in tenuta di guerra. Veniamo a sa- pere così che Marcel Carnè, il regista di quai de brumes e le JOUR SE lève, zap- patore in un reggimento sulla frontiera del- l'Est, non si scorda del cinematografo e che ne discute lungamente, nelle ore di riposo, con il suo tenente che è André Haguet, il produttore di diversi film fra cui don Chi- sciotte e IL sesso. debole. Scrive Carnè in una lettera a Pour Vous : « Inutile dirvi che questo caro vecchio cinema è l'oggetto dei nostri discorsi. Noi facciamo dei pro- getti: a scadenza abbastanza lontana, que- sto si indovina. E facciamo sopra tutto dei voti per la ripresa effettiva del cinema fran- cese che non deve perdere, per nessuna ra- gione, il posto che occupava prima del set- tembre 1939 ». Anche dal fronte dunque vengono le lamen- tele per l'inattività dei teatri di posa e per la naturale disorganizzazione che impedisce alla cinematografia di trovare un nuovo rit- mo. Gli animatori degli ultimi grandi succes- si della cinematografia francese si preoccu- pano giustamente che tutto il loro preceden- te lavoro non cada nel vuo- to e che il film di guerra, di cui si sta studiando l'at- tuazione, trovi un ritmo ed una intonazione ade- renti a quella che era l'in- dustria cinematografica di ieri. Si fanno intanto dei richia- mi alla guerra 1915-18 e Henri Diamant-Berger ri- corda come fu proprio la guerra a dare il primo im- pulso alla rinascita cinema- tografica francese. E a que- sto proposito scrive che al- la rinascita non contribui- rono certamente i film di propaganda. Se fu possi- bile mantenere ed aumen- tare il ritmo di produzione, egli dice, fu perchè il go- verno non intervenne e la censura non malmenò troppo gli scenari dei film in realizzazione. Al contrario, dalla Germania ci provengono voluminosi bollettini. Senza tener conto dei documentari sulla guerra e dei film di pro- paganda di cui è annunziata la realizza- zione, la produzione normale, essi dicono, non ha subito quasi nessuna sosta e il nu- mero dei film in lavorazione è uguale, se non superiore, a quello dello scorso anno. Ma l'attenzione dei produttori è polarizzata verso il film di propaganda che la Germa- nia si propone di esportare in tutti i paesi non belligeranti. (Hollywood cmt'maùbta La scomparsa di Douglas è stata natural- mente sfruttata dai proprietari di sale ame- ricani che hanno messo in programma tutti i vecchi film del celebre attore. Si assicura che con i film di Douglas, anche in cattivo stato, si fanno affari d'oro, e i produttori hanno rivolto l'attenzione a Douglas jr., che tanto assomiglia al padTe, come l'even- tuale interprete di una serie di film fanta- stici e avventurosi sugli schemi di quelli che resero celebre Doug. Naturalmente i film avventurosi dovreb- bero essere di attualità. Gli americani non perdono la speranza di fare un buon affare con la guerra in Europa e avrebbero pro- gettato di fare del redivivo Douglas una specie di paladino antinazista. Tutto que- sto è allo stadio di progetto. Si fanno però delle riserve sulle intenzioni di Douglas jr. che ha sempre cercato di farsi una noto- rietà in un repertorio assai diverso da quello che rese celebre il padre. E a proposito di attori celebri in armi chi ricorda charlot soldato parla di un nuovo film di Chaplin sulla guerra e naturalmente in un film che dovrebbe essere un atto di accusa per la Germania. Come si vede, l'America spera sempre di fare della guerra un affare, anche nel cam- po cinematografico. Le notizie che vengono dai paesi in guerra fanno però pensare a intenzioni tutt'altro che favorevoli alla ri- scossa del cinema americano. fiii/ilaifidia ehoica L'epopea che sta vivendo in questi giorni l'esercito finlandese interessa vivamente il cinematografo. L'industria americana ha spedito di tutta urgenza un gran numero di operatori sui luoghi della guerra con l'in- carico di raccogliere non soltanto del ma- teriale da documentario ma anche, e lar- gamente, materiale che possa essere inqua- drato in film di normale produzione. Una agenzia di informa- zioni annunzia che un gio- vane produttore, Andrea Newman, sta curando l'or- ganizzazione di un gran- dioso film che narra gli epi- sodi salienti della secolare lotta per l'indipendenza condotta dai finnici contro la Russia. Per la realizza- zione di questo film sareb- bero stati scritturati due grandi nomi della cinema- tografia internazionale e si avrebbe l'intenzione di af- fidarne la regìa a un fran- cese. Alla perfetta realiz- zazione di questo program- ma si interesserebbe, con un cospicuo contributo, una Associazione per la lotta contro il bolscevismo. U. d. F. 25 wmm m mswm ©a®ias3a wi * * * * ECCELLENTE * * * BUONO f» MEDIOCRE * SBAGLIATO *** ACCORDO FINALE (Accorti fina/} - Francia -Produzione: France-Suisse film-Artisti Associati - Regìa: I. R. Bay - Soggetto: I. R Bay - Direttore di produzione: I. R. Bav - Sce- neggiatura: ]. Natanson ■ Scenografia: j. Nalanson Commento musicale: H. Herbiay - Operatore: R. Ni- cholas - Interpreti: Kathe De Nagy, ]ules Berry, Josette Day, Georges Rigaud , Alerme. IN SOLI quindici giorni la Francia ci ha mo- strato un gruppo di film, ai quali, in piena one- stà, occorre dare il nostro pieno riconoscimento. Si è molto discusso sulle qualità più o meno cine- matografiche del cinema francese, sulla sua sta- ticità, sulla sua teatralità ecc., ebbene accordo FINALE è proprio la chiara dimostrazione che esi- stono film francesi fatti al cento per cento di ci- nema La storia che si svolge in una costante at- mosfera di gaiezza e di spensieratezza del tutto giovanili, intessuta di tanti piccoli paradossi che rendono più gustoso il fatto centrale, ha il pregio sppratutto di essere di una immediatezza spetta- colare degna dei più indiavolata film d'America. Kathe de Nagv, Jules Berry, osette Day, Georges Rigami, che sono tra i principali interpreti, si sono mostrati ancora una volta ottimi. **** DELIRIO (Orage) - Francia - Produzione: André Daven-E.l.A. - Regìa : Marc Allegre! - Soggetto : Marcel Achard e lean Lustig da un racconto di T. Bernard - Sceneggia- tura: Marcel Achard e Jean Lustig - Commento mu- sicale : Georges Aurie - Interpreti : Charles Boyer, Mi- chele Morgan, Liscile La n l'in, Jean L. Barrault, Ro- bert Manuel. PERCHÈ dall'originale orage, indovinatissimo e pieno di sapore, si sia scesi al titolo delirio di ben più misera classe non siamo riusciti a spie- garcelo. Misteri che tradiscono però sfumature di gusto che hanno anch'esse il loro grande valore. delirio è indubbiamente il più bello tra i film francesi che in questa nostra stagione ci è stato dato di vedere, bello e perfetto in ogni suo aspet- to artistico o morale, bello nella recitazione dei suoi attori, nella regia che lo guida, nel suo dia- logo, nella sua tesi. La passionalità della storia, nelia coloritura di una fotografia di perfetta ade- renza spirituale alle scene, in quella di una rara ambientazione, perde addirittura il valore di fatto innalzandosi a vera e propria poesia. Non si può parlare di Michèle Morgan in due o tre righe. GIUSEPPE ISANI -¥- IL SEGRETO INVIOLABILE Italia (in doppia versione italo-spagnola) - Produzione: Nembo-Art. Ass. - Regìa: De Coniar, Piero Ballerini Sogg.: De Cornar - Dirett. prod . : Giulio Fattori - Scetiegg : l'teio I ' climi - Musica: Maestro Nuccio Fior- da - Montaggio : Duilio Lucarelli - Operatore . Mila I n /,■ Interpreti : [ose Nieto. Maria Mercader. Maria Dominiani, F. Garda, Sinaz , Ugo Ceseri ANCHE in questo film italo-spagnolo viene in ballo l'America carceraria e la satira dei gang- sters, degli scassinatori, degli sceriffi, e di tutto, in brevi;, l'aspetto puramente superficiale di quel- la vita, che colpisce in generale coloro che del- l'America hanno più che una conoscenza, un vago e balordo sospetto, il segreto inviolabile dal punto «li vista cinematografico poi è di ben scarso livello Esso non è altro che una noiosa cucitura di piccole scene spesso tanto distanti come clima l'ima dall'altra da riuscire inaccostabili e stuc- chevoli. La regia di De (tornar è tanfo dimessa da non apparire quasi come tale. Gli attori sono José Nieto, Fortunato Garcia, Maria Mercader, Ceseri, Siuaz, Maria Dominiani. * ¥* LO VEDI COME SEI? Italia - Produzione: Alja-Cinf ■ Re<{ìa: Mario Mattali Direttore di produzione : Eugenio Fontana - Soggetto : A. Franimi - Sceneggiatura: Vittorio Metz, Mano Mai Ioli Interpreti: Macario. Filippi. Franca Ciocia. Enzo Bilioni. La Minora. Greta Gonda , Carlo Rizzo. Vinicio Sofia. Carlo Campanini . Armando Miglian. Guglielma Barnaba . IL SUCCESSO di Macario non ha ceduto alla se- conda prova come molti pessimisti temevano. Il comico piemontese ha dimostrato di non essere soltanto una trovata ma di essere sopratutto una maschera cinematografica capace di nuovi e sva- riati atteggiamenti. Ho sentito rimproverare da qualcuno l'esasperazione farsesca di tutta la sto- ria. Comunque a questo secondo film di Ma- cario non manca ne soggetto, né interpretazione, né trovate. Fra le- trovate qualcuna ha un valore tanto metafisico da lasciarci credere che non sia completamente intenzionale La sceneg- giatura, comunque, è un raro saggio di preci- sione. La regia di Mattoli è veloce come lo è un cavallo che il peso del carro spinge in discesa ¥*** I PRIGIONIERI DEL SOGNO (La fin du jotir) - Francia - Produzione : Regina-Colos- seum - Regìa : fulien Duvivier - Direttore di produ- zione : R. Vernay - Soggetto : fulien Duvivier - Sceneg- giatura: Charles Spaa/f e fulien Duvivier - Scenogra- fia: Jacques Krauss - Operatore: Christian Matras - Interpreti: Victor Francen . Michel Simon, Louis fon- vet, Madeleine Ozeray, Gabrielle Dorziat , Arqmllere , Arthur Devore. QUESTA volta i riduttori italiani si sono tortu- rati le meningi e sono riusciti a dare al film un titolo aderente ed espressivo. Questo film, di cui il pubblico ha sentito parlare in occasione della Mostra cinematografica veneziana, si svolge in una casa di ricovero per attori, una specie di isola in cui ognuno di questi idoli tramontati por- ta il riverbero della grande passione che li ha sorretti e i frammenti di una gloria ridotta ormai a un album di ritagli gelosamente custodito. Sono dunque parecchie vicende parallele che si svol- gono e si concludono durante i duemila metri del film. Lo svolgimento, anche se affatto frammen- tario, risente però dei diversi temi di sviluppare ed ha in qualche attimo una certa discontinuità. In ogni caso il film ha una ossatura, uno stile, una architettura lineare e ridotta ai soli elementi che- contano. Così di un complesso di elementi scarsamente cinematografici si è tratta una vi- cenda che riesce ad essere perfettamente un film anche se impercettibilmente velato di melanconia letteraria. Ma nulla vi è di letterario oltre la melanconia. La trattazione ha una saldissima ossatura cine- matografica, in una sceneggiatura perfetta da cui i caratteri vengono alla luce senza incrinatu- re, penosamente umani, dolorosi come il baga- glio di sogni inappagati che si immagina dietro di loro. Questo il valore artistico; ma quello umano è infinitamente più grande. Tutto il film è un omaggio sentito, voluto, che commuove con mezzi semplici e senza affannarsi di retorica. Il giuoco dei personaggi che continuano il loro personaggio e portano al di là della scena i panni e l'atteggiamento per cui hanno vissuto non è soltanto un artificio scenico ma una im- medesimazione in un mondo di inquietudini inap- pagate che legista e- interpreti intuiscono nel loro prossimo o lontano domani. Duvivier ha retto tutta la narrazione con mani salde e* con quella maestria che tutti gli rico- noscono. L'importanza persuasiva dei dettagli è diventata vera e propria scienza in questo regista che è uno elei pochi a sapere sempre- le conclusioni cui tutto il suo lavoro deve arrivare, li] film come- questo, naturalmente-, non esi- ste senza una grande- interpretazione, Louis Jouvet negli abiti di un Don Giovanni appassito è insuperabile: è tutto una esasperazione di am- bizioni appagate e di atteggiamenti odiosi che finiscono per essere cari poiché ci appaiono come il riflesso eli una personalità ormai scomparsa. Mi- chel Simon ha dato vita a un vecchio guitto, ani- mato da una passione- da adolescente, che non «■ mai riuscito ad avere un'ora di gloria e che si è rinchiuso in una crisalide di scontrosità tragica- mente commovente. Gli altri interpreti sono: Victor Franceen, Madaleine Ozeray, Gabrielle Dorziat e molti altri che non passano che per un attimo davanti ai nostri occhi. Tutti hanno una importali/, i e tutti riescono a lasciare- dietro di sé l'idea che molte altre- cose ci possano raccontare e- che. se non lo fanno, è soltanto per serbare un sapore più intimo alla propria tristezza. 26 L ARTE DI VENDERE *** TORNA, CARO IDEAL! Italia - Produzione: S.A.F.A.-E.N .1 .C. - Regìa: Gui- do Brignone - Direttore di produzione : Carlo Bugiani - Soggetto: E. M. Margadonna, Aldo Vergano - Sceneg- giatura: Ettore M. Margadonna, Aldo Vergano - Dia- loghi : Gherardo Gherardi - Scenografia : Ottavio Scotti - Commento musicale: E. Montanaro, G. Albanese - Operatore : Blazel{ , Santoni - Musica : Francesco Paolo Tosti - Fonico : Tobis-Klangfilm - Interpreti : Laura Adani, Claudio Gora, Germana Paolieri, Mercedes Bri- gnone, Ernesto Sabatini, Carlo Lombardi, Loris Gizzi. LA ROMANZA di Tosti a cui il film si intitola percorse il mondo con successo sempre crescente. Non crediamo però che altrettanto potrà scriversi per questo film. Comunque la realizzazione è po- sta su un piano di grande dignità e la buona vo- lontà è riuscita a supplire, in parte, a certe man- chevolezze della sceneggiatura che accenna, più che svolgere, certe situazioni che dovrebbero es- sere invece completamente spiegate. L'ambiente in cui si svolge la seconda parte del film poteva forse essere sfruttato con maggiore furberia. L'atteso debutto cinematografico di Laura Adani non è stato una delusione: l'attrice, che è fra le nostre maggiori, ha saputo trovare degli atteggiamenti di umana commozione ed ha saputo mirabilmente adattare la voce alle esigenze del cinematografo. ** SEI BAMBINE E IL PERSEO Italia - Produzione : Pìsorno-Cine Tirrenici - Regìa : Giovacchino Forzano - Direttore di produzione : Mino Donati, Giacomo Forzano - Soggetto : Giovacchino For- zano, tratto da un brano della vita del Celimi - Sce- neggiatura : Giovacchino Forzano - Scenografia : An- tonio Valente - Musica : Giovacchino Forzano - Co- stumi: Casa d'Arte di Firenze e Casa Caramba di Mi- lano - Operatore: Aldo Tonti - Montaggio: Giovac- chino Forzano - Fonico : Raoul Magni - Interpreti : Au- gusto Di Giovanni, Elena Zareschi, Manlio Mannozzi, Alfredo Rebert, Giulio Paoli, Giulio Tempesti, Giusep- pe Addobbati , Silvio Bagolini, Vinicio Sofia, Carla Can- diani, Mariu Gleck,. L'UNICO appunto che si deve fare a questa ul- tima fatica di Forzano è di non aver nessun ca- rattere di cinematografo. Ciò nonostante il film non perde carattere di completo spettacolo e l'in- discusso mestiere di Forzano riesce ad avere presa sul pubblico. La storia verte naturalmente sul famoso capitolo delle Memorie di Cellini che ri- guardano la fusione, una storia che tutti cono- scono ma che non per questo perde il suo fascino. Il torto di Forzano è stato soltanto di avere tra- dotto in materia teatrale quello che poteva esse- re autentico cinematografo. Buona e sempre mi- suratissima l'interpretazione. Elena Zareschi di- mostra una dignità e una intelligenza che vanno oltre la parte affidatale. Efficacissimo Augusto Di Giovanni nelle vesti di Cellini. _-_,_-., VICE NEL numero 82 di questa rivista, il diret- tore Vittorio Mussolini ha rivelato uno dei molti misteri della nostra Cinematografìa e precisamente l'impossibilità, da lui riscon- trata, di ottenere i dati riferentisi alle espor- tazioni all'estero dei film italiani. L'incomprensibile ostilità dei vari produt- tori a fornire tali dati fa parte degli empirici sistemi imperanti negli uffici delle società cinematografiche romane, ove i produttori sono solo preoccupati e soddisfatti di met- tere in cantiere un nuovo film, accaparrare gli attori, il regista e vendere il film a qual- cuno che lo paghi qualche centinaio di mi- gliaia di lire di più di quello che è costato. Il risultato è che, quando s'incomincia a « girare », un laconico comunicato viene, non sempre, spedito a qualche giornale : « Oggi è stata iniziata la produzione del film tale; interpreti i tali, regista il tale ». Il produttore al quale, se ha un ufficio di pubblicità o il suo ufficetto stampa, doman- date perchè non svolga una maggiore atti- vità pubblicitaria, vi risponderà immanca- bilmente : « Perchè devo fare io la pubbli- cità? A me la pubblicità non interessa. Io faccio un film per 700.000 lire, lo vendo per 900.000. Il mio affare l'ho fatto; la pubblicità la deve fare il noleggiatore ». Il quale noleggiatore, ammesso che abbia un ufficio pubblicità che funzioni, come in qualche raro caso, dovrebbe lanciare il film (e ne ha sempre un gruppo dai io ai 30 ogni anno cinematografico da vendere al- l'esercizio) inventando di sana pianta il « materiale » che gli studi dovrebbero for- nirgli, come biografie di attori e registi, spunti pubblicitari diversi, aneddoti di la- vorazione negli studi, origine della trama e cento altre notizie e curiosità concernenti la nascita di un film che il pubblico cine- matografico vuole trovare nelle pagine ci- nematografiche dei quotidiani, settimanali e riviste. Quindi la mancanza di materiale originale e l'inesistenza di pubblicisti spe- cializzati per la pubblicità indiretta (accor- di commerciali con ditte industriali per abbinare un film a un nuovo prodotto, lan- cio tempestivo dei libri contenenti il ro- manzo del film, lancio tempestivo delle musiche del film, concorsi, ecc.), riduce la pubblicità preventiva del film e quella nor- male e ripetuta sugli attori quasi a zero. Da noi, anzi, è stata vietata come inutile e nociva, chi lo sa perchè, la figura del «publicity agent» personale dell'attore, che giornalmente ne reclamizza il nome e ne regola talvolta perfino la vita. Ma a sua volta anche il noleggiatore, da buon commerciante, pensa : « In fondo quello che io devo fare è vendere il film ai cinema; sono i cinema che debbono fare la pubblicità quando mandano in program- mazione il film ». Risultato pubblicitario di tutti questi ra- gionamenti : il comunicato più sopra citato sull'iniziata lavorazione del film, qualche fotografia pubblicata da alcuni giornali per- chè il loro volenteroso redattore si è preso la briga di andarsele a prendere da sé a casa del diavolo dove hanno sede le so- cietà cinematografiche; un paio di inser- zioncine sui giornali e un po' di brutti ma- nifesti affissi sui muri della città, quando il film va in programmazione, ad opera del cinema interessato. È così che i nostri film arrivano alla prova del fuoco senza essere preceduti dall'aspet- tativa del pubblico che una buona e intelli- gente pubblicità può saper creare; i film ita- liani si succedono sugli schermi alla cheti- chella, quasi di nascosto. Che differenza con la pubblicità che le gran- di case americane facevano prima in Italia (ed eguale ne facevano e seguitano a farne contemporaneamente in una cinquantina di Nazioni, attraverso le loro succursali estere, in altrettante differenti lingue, con criteri preoccupantisi della particolare sen- sibilità e psicologia di ogni popolo). I grandi film della Metro Goldwyn Mayer e della Paramount, per esempio, incomin- ciavano a essere reclamizzati anche un anno prima che si iniziassero le « riprese ». Poi con studiata intensità la pubblicità sui film e sugli attori aumentava fino all'arrivo in Italia del film che spesso avveniva anche due anni dopo la « prima » in America. Per tre anni, dunque, il pubblico italiano veniva tantalizzato con notizie, primizie, « indiscrezioni », ecc. su un certo film. Ognuno dei 3000 proprietari di cinema può confermare i risultati positivi di queste cam- pagne pubblicitarie. Ancora oggi che le grandi case di Holly- wood non ruggiscono più con la loro pro- duzione e la loro pubblicità, vi è in Italia un numero infinito di persone di tutte le età, sesso e condizione che conoscono a pre- cisione il nome della zia di Clark Gable o la marca dell'automobile di Shirley Tempie ma che non potrebbero dirvi se Centa è veneziano o pugliese. Molta produzione americana, anche brutta o mediocre, è stata venduta e seguita ad essere venduta profumatamente in tutto il mondo, grazie al lavoro delle menti inson- ni dei (( publicity agents ». ERMANNO FRANQUTNET di St. Rémy 27 CITTÀ DI FIRENZE VI MAGGIO MUSICALE FIORENTINO 1940-X VIII Sotto l'Alto Patronato di S. A. R. la Principessa di Piemonte 28 Aprile - 8 Giugno 1940-XVIII PROGRAMMA LA TRAVIATA (Verdi) - TU- RANDOT (Puccini) - IL FLAUTO MAGICO (Mozart) - DIDONE ED ENEA (Purcell) - ACI E GA- LATEA (Handel) - TURANDOT (Busoni) - SEMIRAMIDE (Rossini) VOLO DI NOTTE (Dalkpiccola) L'ELISIR D'AMORE (Dovetti) BORIS GODUNOF (Mussorgsky) Concerti sinfonici e corali La creazione del mondo (Haydn) Concerto di musiche di Scnubert Concerti di musica da camera Prosa all'aperto: ADELCHI (A. Manzoni) Ciclo di conferenze sulla scenografia italiana Info rmazioni presso l'Ente Autonomo del Teatro Comunale Vittorio Rmanuele II RIDUZIONI FERROVIARIE GALLERIA (v. tavola a fianco) SI CHIAMAVA Simone; sul cognome sappiamo soltanto che incominciava per R. È nata diciannove anni fa a Neuil- ly. Non ci dev'essere stato niente di straordinario nella sua vita « anterio- re », se i biografi non ne parlano. In realtà si pensa dal difuori che il cinema oggi avvedutissimo di Francia, di gior- no in giorno meglio attrezzato anche industrialmente e commercialmente, do- po aver create con abilità suprema in fiochissimo tempo un nucleo di « stel- e » una più fresca dell'altra (Michèle, Viviane Romance, Micheline Presle, Jacqueline Laurent, le due o tre di quel film falso e sbagliato eh 'è ragazze folli, dove non mancano un paio di cose sincere per merito delle « giovanissi- me », ecc.), abbia presa oggi in con- siderazione la tecnica di « lanciamento » e di sostegno hollywoodiana delle attri- ci, poiché costruisce anch'esso le sue brave leggende sulle sue dive, partendo naturalmente da evidenti dati fisici. Così di Michèle Morgan, già Simone R., s'è fatta la « misteriosa, mai sod- disfatta ». « colei che insegue una fe- licità impossibile », che felice non lo sarà mai... Mistero attorno alla sua vita: i lettori ne sono molto lieti, tanto è vero che questa sarà una delle ra- gioni della popolarità sempre crescente (diciamo fino allo scoppio della guerra) della singolare interprete di quai de brumes. Aveva dodici-tredici anni, quando vide Fernando Gravey per la prima volta in un film, un film intitolato passionnément : e gli scrisse una lettera che incominciava : « Je vous admire passionnément... ». Andava po- co al cinema, ma ogni volta era una emozione delle più grandi. Questo è certo: lei incominciò presto presto, pur senza essere una piccola « prodigio », senza che nessuno potesse attentarsi a riconoscerle doti speciali di mima o di commediante, a sognare una sua glo- ria cinematografica, sia pure a sognarla vagamente. Da bambina, era molto fan- tasiosa (quale bambina non lo è?). Fu scoperta da Marcel Carne, il quale, seguendo un metodo caro, si vede, ai cineasti francesi, la mise a cuocere, per cosi dire, presso altri colleglli prima di affidarle un grosso ruolo. Aveva circa sedici anni. Il suo debutto fu un'apparizione di pochi secondi, quel tanto che le servisse di già per « affia- tarsi » con le luci, con la gente e coi luoghi, in un film intitolato mademoi- selle mozart. Leonide Moguy se la prese volentieri, la piccola, per affidarle una particina corale, una ragazza in un gruppo di ragazze collegiali, poche parole e nemmeno un primo piano, nel suo film le mioche. Ma ecco che su- bito dopo ci fu chi la « riscoprì » là in mezzo, e di punto in bianco la fecero t< stella », col film griboiille. Era fat- ta. A casa, la buona famiglia che non si provò mai a ostacolare una così pun- tuale vocazione, se n'andò in lagrime, dalla nonna alla mamma; Michèle si vergognava moltissimo, sia della sua fortuna che dell'esplosione di gioia pa- tetica famigliare, aveva una gran vo- glia di ficcarsi sotto la tavola; il padre era fuori di Parigi, per affari, e tornato disse semplicemente ma bonariamente, orgoglio e gioia soffocati : « Faresti me- glio a prender marito! ». Fu una vera o rivelazione » di quelle che vanno sottolineate da ognuno. Car- ne arriva secondo, e non ha più dubbi quando le affida un'interpretazione dif- ficilissima nel suo quai des brumes. Al- legret, buon terzo con delirio, naviga su un mare di velluto, ed è con lui che la dotata ragazza fa la prova mag- giore (stando a quello che conoscia- mo noi). Nel film di Carne la ragazza timida di Le Havre, infelice per colpa del pa- drino (Michel Simon), amante, con enorme trasporto e verginale pudore, di un colpevole in fuga, per lei spiri- tualmente rinato (Jean Gabin) — ebbe in Michèle Morgan un'interprete deli- catissima. Non sarà facile dimenticarla in quella stanzuccia d'albergo sul por- to, distesa amorosamente sul letto tra le braccia di Gabin. Nel suo risveglio dopo la prima notte passata con lui, languida e innocente, con il grande oc- chio fantomatico posato con la devozio- ne e l'amore della proscritta sopra i ruvidi e inquieti lineamenti del suo Die infelice e fuggiasco, Michèle ap- parve come una delle immagini cine- matografiche più pregnanti viste fino a quel giorno. Prima che un'attrice nel senso più complesso della parola, essa è materia nata fatta nel cinema : prima che il sussidio di un conquistato me- stiere e l'inventiva studiosa ne faccia- no un'attrice consapevole, essa è, per dirla con una parola vaga ma pure sufficiente e resa concreta dall'uso, « fo- iogenia ». Come un animale in libertà e in movimento, casualmente scoperto dall'occhio della « camera ». Ancora in delirio, dove lei si dimostra in pos- sesso di un'abilità raffinatissima, i mo- menti suoi più efficaci sono quelli che sembrano nati per caso, nati da una aderenza miracolosa alle leggi dell'ob- biettivo, da una pasta fotografica dav- vero assai rara. Oggi Michèle Morgan è una delle più singolari attrici di tutto il cinematografo, eppure, malgrado le sue prove straordinarie, non si può dire che lei giunga a tanto per nativa virtù di interprete in senso teatrale. C'è in lei un enorme istinto fisico, che può essere più semplicemente, come nei fe- lini, capacità di moti estremamente ele- ganti, sotiples; è quell'istinto, d'altron- de prettamente cinematografico, e che le maggiori forze del cinema posseg- gono e senza il quale non sarebbero tali, è quell'intimo che le permette di entrare a tono giusto in qualunque situazione che non sia contrastante con la sua apparenza esterna. Così la Fran- cese di delirio risulta un personaggio compiuto e carnoso, perchè prima di tutto Michèle Morgan persuade fisica- mente, sta dentro alla figura con i suoi occhi di Coppelia animata, occhi di vetro e di sangue, il suo corpo fine e languido, la bocca volitiva e ironica — linee sottili e tirate che testimoniano un misto di cat- tiveria e di ingenuità pieno di carattere e di forza per l'appunto pericolosa. In quel suo viso di piuma e di carne giocano contrasti potenti e preziosi di bianco e di nero: anche in questo senso la sua figura fotogenica ha un decoro unico: che essa avvalora, in quelli che può darsi saranno alcuni tra gli ultimi film bianconeri, la bel- lezza altamente estetica posseduta dalla grana a due tinte (e a molte sfuma- ture di esse) del cinema odierno, che conclude una serie di cicli gloriosi — non variopinti! Ci piace, così, pensare in modo bislacco, che il « mistero » e l'« infelicità » di Michèle Morgan nascano da una sorta di preveggenza di lei: ch'essa si profetizza tra sé « l'ultima attrice del cinema bianco- nero ». Qui essa è una grande figura: i produttori del colore non rinunceran- no al suo apporto materiale, commer- ciale, ma vedrete che lei, se ci si do- vrà piegare, non sarà più nulla di nulla, quando ci svelerà il colore « rea- le » dei suoi occhi e dei suoi capelli. FILM PRINCIPALI: mademoiselle Mo- zart (1936); raggio di sole (Le Mio- che, H)?6); CRIBOUILLE (IQ?/)", LA RIVA del destino (Quai de Brumes, 19^7): delirio (Orage, 1938); la dame de coelr (1958); l'isola dei coralli (Le Rerif de Corail, 19^8); il caso del CURATO MORESTAN (1939); LEN1RAI- NEISE (I9}9); LA LOI DU NORD (19V)); REMARQUES (19^9); IN TEL PERE ET FILS (1940 in preparazione). PTJCK 28 / MICHÈLE MORGAN ISTITUTO DI DIRITTO PUBBLICO DIREZIONE GENERALE: PALERMO FONDI PATRIMONIALI: L. 489.323.314,64 122 FILIALI DATI DI SITUAZIONE AL 30 NOVEMBRE 1 939 XVIII CASSA E FONDI A VISTA L. 589.349.342,34 DEPOSITI A RISPARMIO E IN e e CON LIBRETTO L. 1.208.068.036,23 CORRISPONDENTI (saldi creditori) L. 1.245.296.589,82 VAGLIA E ALTRI TITOLI ALL'ORDINE L. 197.575.753,62 PORTAFOGLIO, BUONI DEL TESORO ANTICIPAZIONI E RIPORTI L. 869.589.058,56 TITOLI DI PPOPRIETÀ L. 592.954.084,48 MUTUI ED ALTRI IMPIEGHI GARANTITI L. 505.240.917,61 CORRISPONDENTI (saldi debitori) L. 575.418.804,26 L'ISTITUTO RACCOGLIE DEPOSITI A RISPARMIO E IN C C FRUTTIFERO E COMPIE TUTTE LE OPERAZIONI DI BANCA LA COMPAGNIA GENERALE DI CINEMATOGRAFIA S. Al. presenta sul mercato cinematografico il miglior complesso per la ripro- duzione cine-sonora ■. il proiettore ERNEMÀNN V con apparecchiatura acustica C.G.E. PHOTOPHONE (BREVETTI RCA E CGE) Informazioni e ragguagli gratuiti a MILANO - VIALE REGINA ELENA, 39 GGC AGENZIE NELLE PRINCIPALI CITTA D'ITALIA 30 STUDENTE DI MILANO. - Ho preso nota della correzione. L'ho trasmessa a chi di competenza che vi avrà risposto direttamente Preparate pure altri arti- coli. RAGIONIERE VENEZIANO (Venezia). - Non mi consta che delle Case ameri- cane abbiano fatto delle offerte a Cate- rina Boratto. A Venezia non sono stati proiettati quest'anno film delle Big Four. Avrete notato che 1 dati dei film ven- gono pubblicati in testa alle critiche. Ri- porto la Vostra frase: « ho visto dei film italiani bruttini : eravamo sette ve- do\k, ballo al castello ». Si dice che siano molto « commerciali ». UNO NELLA FOLLA (Milano). - Pro- vate a chiedere Movie Parade ad una im- portante libreria milanese. L' 'Internatio- nal Motion Pitture Almanac non si tro- va in Italia. Corrisponde all' Almanacco del Cinema Italiano, soltanto che tratta invece, prevalentemente, delle persona- lità del cinema americano: non ha foto- grafie, ma pagine e mezze pagine di pubblicità che gli stessi attori, registi e tecnici, fanno, direttamente o attraverso gli agenti e le Case. CELESTINO ZANATI (Castelnuovo Rangone, Modena). - Il soggetto cui ac- cennate nella Vostra lettera non è mai pervenuto in mie mani. Come posso avervene dato un giudizio? MARIA ROSSI (Napoli). - « Può chi ha a disposizione un soggetto per il Ci- nema, soggetto che non sia originale d'invenzione; ma che trae lo spunto ed il titolo da un'opera di autore italiano, può, domando, garantirsi in qualche modo l'esclusività ed il privilegio del- l'idea perchè questa non gli venga im- punemente caipita e non sia sfruttala da altri5 ». Non esiste alcun mezzo. Difatti accade talvolta di vedere più film tratti dallo stesso soggetto; romanzo, commedia, racconto; quando di queste opere siano scaduti i diritti. Se si tratta di un'opera di scrittore contemporaneo, CAPO DI BUONA SPERANZA {Corrispondenza coi lettori) allora si possono acquistare i diritti di traduzione cinematografica. Altrimenti, non saprei che consiglio darti. Recen- temente a un tale è venuto in mente di realizzare un film dall' Elixir d'amore. Dopo qualche tempo, non avendo egli trovato il produttore, ha visto lo stesso film annunciato dalla Scalerà. Niente da fare. Se la tua idea ti par buona, vai in cerca di un serio produttore e comun- que tienla nascosta fin tanto che non lo hai trovato. L'indirizzo di G. A. è, 1 quanto mi consta, via Amba Aradam 48, Roma; oppure scrivigli presso la Scalerà Film, Circonvallazione Appia 1 io, Roma. UN MILANESE. - e. Dal momento che le case R.K..O., Columbia, United Ar- tists, Uni versai, possono continuare a proiettare un cèrto numero di film in Italia attraverso le noleggiatrici italiane, perchè ci vengono offerti dei film vec- chi e per la maggior parte di infimo ordine, quando tali case producono dei lavori notevoli? Basterebbe citare vou can't tare it with you per la Colum- bia, ONLY ANGELS HAVE WINGS Sempre per la Columbia. LA cavalcata iania stica di Ford per R.K.O., carusi t, IRENE CASTLE, GUNGA DIN di R.K..O., withering heights di Wyler, ecc. ». Perchè? Ragioni commerciali. Se esiste una misura artistica per la importazione e la traduzione di opere letterarie, esiste invece una misura commerciale per la importazione dei film. Per 1 vecchi e brutti film di cui parli, esi- stevano vecchi contratti, appartenevano a precedenti gruppi. Adesso, soltanto una delle quattro case citate, ha potuto rinnovare un contratto esistente e im- porterà quindi alcuni film più recenti. RINO GUIDI (Siena). - Doppiatrice della Hepburn : Rina Morelli (non sem- pre); doppiatore di Power: Mario Pi- su. Regista di quando si ama è Philip. Moeller; è, credo, la sua unica regìa cinematografica; il Moeller è regista teatrale, pel di carota è prodotto dalla Vandal & Delac. Erich Pommer è il « producer » di sei ore a ierra; cioè produttore, o se vuoi il supervisore o il direttore di produzione, secondo il significato che si attribuisce a ciascuno di questi termini. Clara Mais è Clara Calamai. John Lodge lavora in Gran Bretagna, Francesca Braggiotti sua mo- glie e con lui l'i omo invisibili v del la Universal. Il regista di oro è Karl Haiti. Cabanne e non Gabanne. per- hdi\ con Barbara Stanwvck e diretto da Nick Grinde e prodotto dalla Co- lumbia. Alcuni degli aspiranti attori da te indicati sono attualmente allievi del Ccnlro. Lia Franta è sposata da anni e non ha più intenzione di fare del cinema. Altri .che possono essere riusciti (ci riescono con facilità) a pub- blicare una loro fotografia su qualche giornale, non hanno affatto le qualità per diventare attori. K di questi non parlo. Bice Mancinotti è nella Compa- gnia della Accademia di Arte Dram- matica. Giuliana Gianni vive a Siena con la famiglia. Ritengo anch'io che la Gianni avesse delle qualità. Se non continua .1 fare del cinema, vuol dire che non ne ha voglia. Non poche in- fatti sono le giovani attrici che ad un certo punto cambiano parere. Quindi non è colpa dei produttori o dei regi- sti. Mi citi poi i ragazzi di piccoli nau- fraghi. Sono ragazzi, perchè non do- vrebbero, per esempio, andare a scuo- la' Il regista di SUSANNA è Howard Hawks. CINEAMATORE S. A. (Torino). - Per i dati, credo tu sia accontentato, no- madi è annunciato per la presente sta- gione e lo vedremo quanto prima. A.M.B.I.A. - l'isola dei coralli (Le rectf de corali) è diretto da Maurice Gleize, da uno scenario di Charles Spaak e interpretato da Michèle Morgan e Jean Gabin; cribolille è il titolo ori- ginale de IL caso del curato morestan, interpretato da Michèle Morgan, Raimu, Gilbert Gii, Jacques Gretillat, Jacques Baumer, Jacqueline Pacaud, Andrex, Jeanne Provost, Paulette Carton, regìa di Marc Allegret, scenario di Marcel Achard e H. G. Lustig. la venere dell'oro è interpretato da Jacques Co- peau, il regista teatrale francese. IL NOSTROMO unVlVV€n^UR7l D. SALVADOR ROSA Interpreti: GINO CERVI - LUISA FERI DA - RINA MO- RELLI - OSVALDO VALENTI - UGO CESERI - UMBERTO SACRIPANTI - PAOLO STOPPA - ENZO BILIOTTI 31 E I La soluzione dei giuochi deve pervenire alla Redazione di CINEMA (Sezione ' Giuochi e Concorti ', Piazza della Pilotta, 3 - Roma) non oltre il 30 gennaio 1940-XVIII. Scrivere chiaramente, oltre alla soluzione stessa, anche il proprio nome, cognome e indirizzo. Tutti i lettori possono liberamente collaborare a questa pagina TITOLI E INTERPRETI 1 2 3 4 5 o 7 8 ? 10 11 12 1. Les Pirales du rail - 2. Nostalgie - 3. Le jouer d'échecs - 4. Gibraltar - 5. Forfaiture - 6. Le secret de polichinelle - 7. La dame de piqué 8. Sous la griffe - 9. Club de femmes - 10. La vie parisienne - 11. L'habil veri - 12. Prisons sans barreaux. Di ogni film francese in titolo originale trovare il titolo sotto il quale è stalo presentato in Italia e collocarlo nel 1° casellario, e nome e cognome di un interprete (attore o attrice) e collocarlo nel 2° casellario. A soluzione ultimata nelle due co/onne verticali in neretto si avranno rispettivamente titolo italiano e interprete principale del film 'Le mioche'. SILVIO PAPPALARDI (Napoli) SOLUZIONE DEL GIUOCO DEL NUMERO 83 (10 DICEMBRE 1 939-XVI 1 1) PAROLE CROCIATE SOLUTORE DEL GIUOCO N. 83 ELIO DI GLORIA - Palermo, Via XII Gennaio, 16 Scrivere la soluzione in inchiostro e con scrittura mollo nitida. Sari attratto a sorte un vinci/ore Ira i solutori del giuoco.- Titoli e Interpreti. Premio: L'Almanacco del Cinema Italiano. La soluzione del giuoco pubblicato ne//' 85" fascicolo apparirò ne//' 87° fascicolo (IO febbraio 1940-XVIII) Direttore: VITTORIO MUSSOLINI NOVISSIMA - Vie Romenello da Forli, 9 - Tel. 760205 - Roma Proprietà letteraria riservala per i lesti e per le illustrazioni. A norma dell'articolo 4 della legge vigente sui diritti d'autore è lassativamente fallo divieto di riprodurre articoli e illustrazioni della rivista CINEMA quando non se ne citi la fonte :r cucire macchine per cucire macchine per cucire macchine per cucire macchine per cucire macchine per cucire macchine per cucire macchine per cucire m N E C C H I hine percucire macchine per cucire macchineper cucire. macchine per cucire macchine per cucire macchine per cucire macchine per cucire macchine per ci BANCA DAMERICA E D'ITALIA SEDE SOCIALE ROMA • DIREZIONE GENERALE MILANO CAPITALE VERSATO L. 200.000.000 - RISERVA OROIN. L. 9.500.000 FILIALI: ABBAZIA - AIASSIO - ALBENGA - BARI - BOLOGNA BORGO A MOZZANO - CASTELNUOVO DI GARFAGNANA - CHIAVARI - FIRENZE - GENOVA LAVAGNA - IUCCA ■ MILANO - MOLFETTA ■ NAPOLI PIANO DI SORRENTO • PONTECAGNANO PRATO - RAPALLO • ROMA - S MARGHERITA LIGURE • SAN REMO - SESTRI LEVANTE SORRENTO -TORINO -TRIESTE VENEZIA SEDE DI ROMA - LARGO TRITONE 161 Agenzia A - Piazza Cola di Rienzo - angolo v. Cicerone Agenzia B - Corso Vittorio Emanuele n. 98-100 Agenzia C-Via Ostiense n. 52 "ferrania pellicole cinematografiche positiva per la Stampa PER IL SUONO TIPc/s.A.V. PER IL SUONO TI/O S.D.V. 5£SS NEGATIVA PE'è CONTROTIPO NEGATIVA EXTRA RAPIDA PANCROMATICA fprrànìà socie» anonima capitale sociale l «0.000000 mi. vbb. se«: mhano - cono oa unoao. » NELLA VASTITÀ DEGLI ASSORTIMENTI IN Marnile tfeteìie £aniiiiati Velluti troverete subito le stoffe di vostro gusto, a prezzi coiivenientissimi Tessuti speciali per biancheria MIA NEGOZI DI VENDITA NELLE PRINCIPALI CITTÀ D'ITALIA INDUSTRIA DELLA SETA àmbit PREMI L DU CONFERITO ALLA USKfc La medaglia ■|a e riconosce foro consegnai tfSSk. 744 a Supereterodina a 7 valvole I MIGLIORI APPARECCHI *p OLIVETTI STUDIO 42 Una nuova necessitai della casa d'oggi HHHI t*'*t****^^*^^^^^^Iv^v^^Y^t^^^I^^^Iv^lvl*^^■^^^^*»^«*^^^^^^^^^t^^^^^^^^; r thvi JieiLa neve! UAL DI SUSO PARADISO DeLLO SCI V7I inUITO O TRRSCORReRe un inueRno iDeoLe n BRRooneccHin CLPuieRe sesTRieRe Sveve! <~>&le! ^Jioial <~> alate J :•:•:• LA GRANDE PROVA (RAMOUNTCHO) MADELEINE OZERAY FRANCOISE ROSAY Regìa di RENE' BARBERIS SYNCHRO FILM La dolcezza d'una drammatica storia d amore in un quadro indimenticabile quindicinale di divulgazione cinematografica FONDATO DA ULRICO HOEPLI Direttore: VITTORIO MUSSOLINI Organo della Federazione Nazionale Fascista degli Industriali dello Spettacolo Collaborazione tecnica dell'Istituto Nazionale per le Relazioni Culturali con l'Estero A N N O V Volume I FASCICOLO 86 25 GENNAIO 1940 - XVIII Questo fascicolo contiene : Cinema Gira 37 P. M. PASINETTI L'inaugurazione del Centro 41 G. B. ANGIOLETTI Pubblico parigino 42 UMBERTO BARBARO Bibliografie del cinema 44 T.S.M. Annotazioni 46 G. I. Nord-ovest 47 Registi, storia e film 48 EMILIO CERETTI Storia e preistoria di Pinocchio ... 50 MASSIMO MIDA Storia di Pathé 53 GIUSEPPE ISANI Film di questi giorni 56 FABRIZIO ONOFRI La trama e il ritmo 57 Galleria: Germana Paolieri, 60 - Capo di Buona Speranza, 63 - Giuochi e Concorsi, 64. DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE : Roma, Piazza della Pilotta, 3 Telefono 66-470 - PUBBLICITÀ: Ufficio Pubblicità 'Cinema' - Roma, Piazza della Pilotta, 3 - Gli abbonamenti si ricevono direttamente dall'Amministrazione del periodico, o mediante versamento al conto corrente postale 1/23277 oppure presso le Librerie Hoepli in Milano (via Berchell e Roma (Largo Chigi] - ABBONA- MENTI : Italia, Impero e Colonie, anno L. 40, sem. L. 22. Estero, anno L. 60, sem. L 35 Manoscritti e fotografie, anche non pubblicati, non si restituiscono OGNI NUMERO IN ITALIA, IMPERO E COLONIE: DUE LIRE - NUMERI ARRETRATI: IL DOPPIO Perchè l'Italie Fascista diffonda nel mondo più rapida la luce della civiltà di Roma Roma - Stabilimenti Ci ne matog rafici CINECITTÀ per assicurare il continuo e regolare funzionamento degli impianti cinematografici ACCUMULATORI HENSEMBERGER 35 SCALERÀ FILM presenta MJEAM (OEtflO E IREGOLATEZZ1) DALLA COMMEDIA DI ALESSANDRO DUMAS con GERMANA PAOLIERI MARIELLA LOTTI DINA SASSO LI ROSSANO BRAZZI FILIPPO SCELZO DINO DI LUCA SANDRO S ALVINI TAO FERRARI NICOLA MALDACEA EDOARDO BORELLI Regìa: GUIDO ISKU.NOX I Operatore: OTELLO HARTELLI CINEMA GIRA Isa Miranda fotografata a bordo del Rex al suo arrivo a Napoli ITALIA A CINECITTÀ... ...sono attualmente in lavorazione: I diritti di gioventù della Sovra- nia, diretto da Benito Perojo ed interpretato per l'edizione spagno- la da Matilde Vasquez, Miguel Li- gero, Giulio Pena e Manichi Fresno; l'assedio dell' alcazar della Bas- soli, diretto da Augusto Genina e interpretato da Mireille Balin, Fo- sco Giachetti, Maria Denis, Carlo Duse, Andrea Checchi ed altri; la reggia sul fiume (Anatema di Mo- lok) della Fotovox diretto da Al- berto Salvi ed interpretato dal co- mico Polidor, Leda Gloria, Gino in mmu mi hk© il ®wm wl ranu." MASS A U A COMIIICIA DIIlll LECHIMTI DEMB DOLLO CAMBILA ADDII AlltA «"»I»AOA HAIAI CICCICA Bianchi, Gildo Bocci, Liliana Per- si. Vivi Gioì, Umberto Melnati, Mo- nica Thiebaut, Enzo Biliottì, Primo Camera. Bianca Camarda e com- pagni hanno portato a termine la loro fatica: vento di milioni pro- duzione Fonoroma, è terminato. A Bolzano trovasi attualmente il complesso artistico del film tutto per la donna per girare alcuni ester- ni. Come è noto questo film di Ma- rio Soldati, tratto da una comme- dia di Nicola Manzari, sceneggiato e dialogato da C. Borghesio e da L. Zampa, si avvale dell'interpre- tazione di Antonio Centa, Junìe Astor. Miretta Mauri, Enzo Biliotti. VITTORIO DE SICA... ...è il regista del film rose scar- latte che si è iniziato a Cinecittà il 15 u. s. per conto della S. A. Era. Il noto attore, a simiglianza di Luis Trenker, ricopre uno dei ruoli prin- cipali accanto' a Melnati ed alla brava attrice francese Renée de Saint-Cyr. DA TIRRENIA... ...apprendiamo: a buon punto è giunto il film giù il sipario di- retto da Matarazzo ed interpretato da Sergio Tofano, Lilia Silvi, Gia- como Durante, Andrea Checchi, Rosetta Tofano, Armando Migliari. Giacomo Almirante; terminato è il montaggio definitivo di È sbarcato un marinaio. Il 22 u. s. si è ini- ziato corona di strass della lu- cine, diretto da Giacomo Gentilomo ed interpretato da Paola Barbara, Sergio Tofano, Romolo Costa. IL FILM CUORI NEL- LA TORMENTA' ... ...dopo una perizia fatta dal dot- tor Guido Oliva è stato venduto all'Atesia per la somma di 80.000 lire. I) film è stato ceduto nelle con- dizioni in cui trovavasi nel momen- to del fallimento della Casa* produt- trice. L'Atesia ha assunto la mag- gior parte del vecchio personale ac- cordandogli un compenso superiore a quello normale in modo da risar- cirlo del tempo perduto durante la forzata interruzione della lavorazio- ne. Da parte sua il personale cosi riassunto ha rilasciato quietanza di saldo al fallimento. 1 crediti in tal modo annullati raggiungono le. 230 mila lire. La Casa subentrante che già ila alcuni giorni ha ripreso a girare il film a Tirrenia si avvale cosi della interpretazione di Silvia Manto, mentre il ruolo sostenuto in un primo tempo da Fosco Gia- chetti è stato affidato a Mino Doro a fianco del quale è Camillo Pilotto. Carlo Campogalliani ha la regia del film. MENTRE CONTINUA... ...la preparazione di un duca e forse una duchessa della Schermi nel Mondo che entrerà in lavora- zione il 19 febbraio p. v. a Tirre- nia, ci viene ora comunicato che Oreste Biancori, Armando Falconi, Dino Falconi recitano all' E. I. A. R. una scena per il film 'Piccolo Alpino' (foto Vasari) Umberto Melnati, Vivi Gioi, Oscar Selmi nel film 'Vento di milioni' della Fono Roma 37 Premi offerti dalla ditta di Torino per il con- corso di "CINEMA" 1 B FRASILISME1 ^ u M09. ( ri 1 i; ■T/ _,JL 9^iJO ~Q 09 9 Il c L , «ti MRTirjlEROSSI TORINO MAPEmlTALY 9113 IV •"'Il VETRONE RA6ILISSIME » r AARTlNlkfiOSS TORINO MJ^DEmlTA/ 7J .ROSSI OdeinITaLY \RT1N1& ROSSI PftRT (RIMOHAM..ITALY 1T0R"** RRT1NU ROSSI ORINO HADEmITALY MARTINI EROS rom NOMADE H» ITA 75 cofanetti in buxus da 2 bottiglie Murano liquori - 10 cofanetti in buxus 3 bottiglie Murano liquori - 10 casse da 6 bottiglie gran spumante Martini Lacrima Cristi - 5 casse da 12 bottiglie gran spumante Martini Lacrima Cristi 4 casse da 12 bottiglie Martanice Tino Rossi e Mireille Balin hanno firmato un contratto per la suddetta Casa per girare il film mesta in tri- plice versione italo-franco-spagnola. Regista di questo lavoro sarà Gré- ville. Il produttore Cesco Colagros- so sta attivamente provvedendo alla formazione dei quadri tecnici. ANCHE NEGLI ALTRI STABILIMENTI... ...la produzione italiana prosegue attivamente il suo corso. Alla Sca- lerà continua kean (Genio e srego- latezza) di Guido Brignone. Alla S.A.F.A. si stanno girando gli ul- timi metri di È tutta colpa della sciampagna (100.000 dollari); alla Titanus è passato al montaggio ed alla sincronizzazione fanfulla da lodi. IN QUESTI GIORNI... ...si è costituita in Roma la So- cietà produttrice Athena Film che ha riunito intorno a sé un comitato artistico composto da personalità del mondo letterario e cinemato- grafico. Il primo film che l'Athena metterà in cantiere è ugo Foscolo che sarà girato nella prossima pri- mavera e che già da tempo è in preparazione. Ad esso seguirà Tor- quato tasso su soggetto di G. B. Angioletti. In quanto al Foscolo il soggetto è già in elaborazione da parte di Antonio Foschini. UN RECORD DI PROGRAMMAZIONE... ...sta battendo il film assenza in- giustificata dell'Era. Infatti il la- voro che è stato diretto da Massimi- liano Neufeld ed interpretato da Ali- da Valli, Amedeo Nazzari, Lilia Sil- vi, ha retto 9 giorni al cinema Corso di Roma, g a Napoli, complessiva- mente 24 giorni all'Eden e ai Filo- drammatici di Milano. Ora con suc- cesso si sta programmando al Rex di Torino dove ha iniziato il suo ci- clo il giorno 17 u. s. Ricordiamo che la durata di programmazione dei film abuna messias, cavalle- ria RUSTICANA, IL FORNARETTO OI VE- NEZIA, imputato alzatevi! presen- tati in prima visione nelle quattro principali città (Roma, Milano, To- rino, Napoli), è stata rispettivamen- te la seguente: jo, 32, 34, 54. La critica cinematografica nel caso del film suddetto è stata quasi unanime nel dichiarare che il lavoro è piace- vole, allegro, spiritoso, venendo così ancora una volta ad affermare che la commedia brillante è adattissi- ma al temperamento italiano. FRANCIA LA PRODUZIONE CI- NEMATOGRAFICA... ...ha in cantiere alcuni film. Negli stabilimenti di Buttes-Chaumont si sta girando paris-new york; a Bil- lancourt proseguono gli interni di de meyerling a serajevo; a Nice- Centrazur si sono iniziate le riprese del nuovo film di Duvivier untel pere et fils interpretato da Rai- mu, Louis Jouvet, Michèle Morgan, Renée Devillers e Suzy Prim; negli studi di Francois 1° si lavora intor- no a miouette et sa mère, con Li- lian Harvey. LA RIVA DEL DESTINO... ...ovverosia quai de brumes è stato designato come uno dei due migliori Mireille Bàlin che interpreterà insieme a Tino Rossi il film 'Fiesta' della 'Schermi nel mondo' film presentati in America. Infatti ogni anno la National Board of Re- view procede ad una scelta dei mi- gliori film presentati nel corso dei dodici mesi nel territorio degli Stati Uniti. Due grandi film, uno ameri- cano: confessioni 01 una spia na- zista di Anatole Litvak ed uno fran- cese : la riva del destino di Marcel Carnè sono stati designati come i due migliori film, rappresentati du- rante l'anno, tanto per il linguaggio cinematografico che per la perfezio- ne tecnica. 39 lERESESTRIERESESTRIERESESTRIERESESTRIERESETRIERESESTRIfcHfcSfcSIKlfcKfc *IERESESTRIERESESTRIERE£STRIERESESTRIP- IERESESTRIERESESTRIERESSTRIERESEP 1RESESTRIERESESTRIERESETRJERP tESESTRIERESESTRIERESETP' LSESTRIERESESTRIERE* .ESTRIERESESTRIP [STR 5TRIE P RIERESESTRÌP-^ ^^M M WT *3 ..HE xiHitMtbtSIHItHtbtSIHItHtb --«scSTRIERESESTRI ERESE -"csE8TR|ERESES ^RIERESEST TRESESTF ^ofR. "SESTRI cSESTRIER. STRIE «lERESESTRIERESt -01RIEF ^cSTRIERESESTRIERESESI . -rtESESTRI ERE -rtESESTRIERESESTRIERESESTRIERESESTRIERES „i RI ERESESTRIERESESTRIERESESTRIERESESTRI ERESE .STRIERESESTRIERESESTRIERESESTRIERESESTRIERESE6 rtlERESETRIERESESTRIERESESTRIERESESTRIERESESTRIERESEST -otSTRIERESETRIERESESTRIERESESTRIERESESTRIERESESTRIERESESTF ESESTRIERESETRlERESESTRIERESESTRIERESESTRIERESESTRIERESESTRI „■ RIÈRÈSESTRIERESETRIÉRESESTRIERESESTRIERESESTRIERESESTRIERESESTRIE m L'INAUGURAZIONE tEIi "CEMBO" MUSSOLINI giunse alle undici del mattino e visitò tutte le aule, tutti i reparti della grande scuola di cinematografia : vi si stava recitando una scena del fu Mattia pascal o vi si stavano facendo delle prove di voce e controllandone l'impressione; o disegnando un bozzetto di camera da pranzo, o sceneggiando un brano di Goldoni. Egli s'interessò di tutto, vivamente, cordialmente. Udita recitare la nostra Beghi, ad esempio, le chiese come si chiamasse, e più tardi ne domandò notizie al Direttore; nel teatro di posa chiamò a sé, amichevolmente, Blasetti che dirigeva la scena; si occupò in dettaglio dei metodi di recitazione, dell'importanza della sceneggiatura, di tutto. La giornata, dapprima nebbiosa, si era fatta bellissima, e l'attività nelle diverse sezioni della scuola ne metteva in evidenza i grandi mezzi, con i quali le è commesso il dovere di preparare il cinema italiano di domani; e insomma, di- remo senza indugio, apriva i cuori alla speranza d'un avvenire migliore. Un paio di giorni prima il Direttore del « Centro », nel suo lucido studio in Settecento nuovo, ci aveva parlato della scuola, del modo in cui sono divisi gli insegnamenti, del lungo e preciso studio che precede l'adozione di determinati criteri; ed anche più persuasiva era riuscita una visita ai locali, con la loro attrezzatura e la loro comodità, la loro chiara pulizia e insomma la voglia di lavorare che essi mettevano. Il lettore non deve ingannarsi sulla portata della scuola : essa è veramente una cosa in grandissime propor- zioni. Non a caso abbiamo sentito di doverne fare oggetto almeno d'un articolo di fondo in questa che a ragione o a torto è ritenuta la più autorevole rivista italiana di cinema. Da questo Centro Sperimentale di Cinematografia bisogna che nascano molte cose. Il concetto medesimo di attività cinematografica deve mutare in Italia. Le « buone famiglie », poniamo, non debbono aver paura a lasciare che le loro figlie studino per cercare di fare del cinema. Questa scuola dovrebbe avere una popolazione studentesca, di- ciamo, del genere di quella dei Regi Conservatori : con un senso di collettività e familiarità nel lavoro, e di entusiasmo addirittura fissato, maniaco. Non a caso nella sua relazione sul cinema in Italia, Alessandro Pavolini ha alluso ai giovani e al loro senti- mento « intransigente ». Noi lo vediamo ogni giorno. Ad una redazione di rivista cinematografica del genere di questa, giungono lettere che rivelano una serietà ed una passione così cocciute e particolari, che alle volte si stenta a credere ai propri occhi. Non ingannatevi, non è la passione di chi chiede l'indirizzo di Greta Garbo o il vero nome di Robert Taylor. Né è soltanto quella di chi manda un paio di fotografie e chiede come si possa venire assunti a Cinecittà. È invece un atteggiamento ragionato, meti- coloso, che mette noi stessi in guardia perchè ci accorgiamo di essere letti, scrutati sino all'ultima sillaba. Tutto questo è molto importante, perchè è da tale magnifica e disinteressata pignoleria che possono nascere grandi cose. Il ministro Pavolini, il quale, scrittore egli stesso e uomo di gusto, indubbiamente deve avere una sensazione personale e definita di che cosa sia l'amore per un'arte, ha indicato i primi difetti che generano decadenza nel cinema : l'affarismo, il cattivo gusto, la corruzione borghese. In fondo sono tutti e tre legati fra loro, sono cugini : formano quel complesso di incompetenza e di imbroglio, di materiale avidità e di bassezza del costume, i quali in ogni ora vanno denunciati se- veramente. E poi fra l'altro non bisogna dimenticare neppure in questo campo, anzi, meno che mai in questo campo, che la storia d'Europa attra- versa un momento alquanto serio. Dare il giusto posto al film di ricreazione va molto bene; e se in questo periodo, in cui la pro- duzione in certi Paesi è scarsa, tali opere si esporteranno su larga scala, andrà magnificamente bene; ma d'altro canto, l'opportunità di produrre cose serie e non meno esportabili, che esprimano per mezzo della più popolare fra le arti una loro alta parola nella gravità del momento, è, da un punto di vista morale oltre che economico, altrettanto magnificamente chiaro. I giornali hanno riportato per esteso la cronaca e i discorsi. Di- remo che Mussolini, che aveva seguito il rapporto di Pavolini con una partecipazione continua, brevi cenni, significative espressioni, alla fine gli disse a voce bassa : « Avete fatto un bellissimo di- scorso ». Poi pronunciò le sue brevi frasi. La scuola, nella sua nuova sede, era solennemente inaugurata; la grande prova del nuovo « Centro » incominciava. Tanto che quella mattina, mentre il Direttore Chiarini, circondato dalle autorità, aveva l'onore di accompagnare intorno il Capo del Governo e indicargli le varie parti del Centro e le loro funzioni e attribuzioni, noi pensavamo alla immensa responsabilità che que- sto Direttore ed i suoi collaboratori si sono assunta, all'onere spa- ventosamente impegnativo che essi hanno contratto non solo riguardo ai superiori ma riguardo a noi, spettatori e magari uomini di cultura, a noi colto pubblico. La responsabilità di preparare gli uomini e le donne che faranno i film italiani. La responsabilità della loro cultura, del loro stile, dell'educazione del loro gusto, della loro specifica preparazione tecnica. La responsabilità del renderli degni di rappresentarci nel mezzo artistico più popolare e diffuso; e quando dico rappresentarci dico rappresentare l'Italia, la sua realtà, la sua storia, la sua educazione, il livello altamente impegnativo del suo gusto, mostrato e stavamo per dire compro- messo da alcuni memorandi primati in altre arti più antiche ed illustri. In altri termini, adesso, dopo il fervore dell'inaugurazione, adesso viene il bello. E una scuola di cinematografo nella quale tanti mezzi governativi siano stati profusi e che goda di sanzioni tanto alte ed autorevoli, è un fatto che di generale diviene in certo modo personale: cioè impegna tutti noi e quindi ciascuno di noi. Ci im- pegna a seguirla con vivo interesse nello sviluppo delle sue atti- vità, ci impegna a farne oggetto della nostra particolare atten- zione, della nostra solidarietà, delle nostre pretese. P. M. PASLNETTI PUBBLICO PABIGINO BIS FILM ROMANTICO FRA I COLPI I>I CAXXOJSTE TRISTE come un arcangelo smarrito sulla Terra, l'eroe del film chiamava le lagrime negli occhi delle spettatrici; dolce come una colomba, con un piccolo corpo formoso vestito di bianco, sempre palpitante d'amore, l'eroina induceva alla tenerezza anche i cuori, come il nostro, più induriti. Si rappresentava Wuthering Heights, il film tratto dal romanzo di Emily Brontè; un film patetico e in- sistito, tragico e dolente, variato da lucenti paesaggi lontani e da apparizioni di giovanili fantasmi; e una grande tristezza era scesa nella sala, creando un silenzio partecipe, rotto appena da qualche breve sospiro. Eravamo entrati nel cinema dopo di aver cercato nel buio pesto dei Campi Elisi la porta, che un tempo era rutilante di luci bianche e rosse, e ora non si distingue dalle altre che per un fioco ba- gliore trapelante dal sottosuolo. Il grande viale era nero, percorso da lumini gialli rosso "azzurri come se vi volasse a fior di terra un popolo di farfalle fosforescenti. In fondo posava, nero come carbone, massiccio contro un cielo di seppia, l'Arco di Trionfo. Avevamo prima sostato in un caffè, di solito preferito dalla gente del cinematografo. Stavano seduti ai tavolini rari tipi stravaganti e immusoniti, qualche donna fumava sola e distratta, un gruppo soltanto di intellettuali esotici parlava ad alta voce come se liti- gasse, forse illudendosi di ricreare la frenetica atmosfera di una Cinelandia ormai ridotta a qualche sperduto isolotto. Ma quella falsa febbrilità era più scoraggiante di quella vera, e perfino i camerieri — abituati al peggio — parevano irritati di dover ser- vire gente così estranea al clima (tuttavia ancora indefinibile) di questa guerra. Nell'atrio del cinema ci avevano dato un foglietto dove era in- dicata l'ubicazione del rifugio antiaereo. Soltanto un vecchio si- gnore, che portava la maschera a tracolla, lo guardò con atten- zione, lo piegò accuratamente in quattro e se lo mise nel taschino del panciotto. Era certo uno di quei commoventi cittadini, sem- pre più rari, che si ostinano a dare il buon esempio. Degli altri spettatori, chi arrotolava il foglietto fra le dita, chi ne faceva una barchetta o un cappelluccio, chi semplicemente lo lasciava cadere appena entrato nella sala. Ma non si creda per questo che il pubblico fosse frivolo o non- curante. Entrati anche noi, trovammo già seduti nelle poltrone molti uomini seri e maturi, qualche ufficiale assorto, e moltissime donne sole, di tutte le età, ma tutte egualmente silenziose e com- poste. Come ovunque a Parigi avevo potuto notare, anche du- rante gli spettacoli (e perfino in quelli — vagamente ripristinati — di cosiddetta « varietà »), regnavano una pacatezza, una doci- lità e una parsimonia di gesti e di parole che parevano aver di- strutto in qualche settimana la leggenda da secoli creatasi intorno alla moderna Babilonia. Mentre si svolgeva il film, e più straziante era la voce della co- lomba d'amore, e più triste si faceva lo sguardo dell'arcangelo, s'intese come un rombo lontano di temporale. Nessuno parve accorgersene, ma il rombo si rinnovò, si ripetè, diventò più vi- cino e affrettato come se qualcuno, forse un inquilino nevraste- nico, battesse dei colpi sul pavimento del piano di sopra. Non ci poteva essere più dubbio, erano cannonate. Certo tutto il pubblico se n'era. reso conto, ma non ci fu nessun segno che lo dimostrasse. Non ci chiedemmo neppure perchè le sirene non suonassero, sapendo che i cannoni potevano comin- ciare a sparare senza che fosse dato l'allarme. Non s'intese un colpo di tosse né uno scricchiolio di sedia. L'at- tenzione, anzi, si fece più intensa; e noi stessi eravamo più af- fascinati dalla tristezza della vicenda svolgentesi sullo schermo, che non incuriositi da quel che avveniva nel cielo della città. Dopo una pausa, i colpi si ripeterono più fitti e più vicini. Una musica continua e mormorante come lo scorrere di un ruscello 42 M L'attrice Michèle Morgan e l'attore Jean Gabin, in riva all'Atlantico, nell'anteguerra accompagnava le scene, con occhi di so- gno l'arcangelo fissava la colomba, ormai del tutto vinta ed esangue. Per nulla al mondo, neppure in omaggio al nostro sfor- tunato cinismo, avremmo potuto rinuncia- re ad assistere alla conclusione che si av- vicinava fatalmente come nelle antiche tra- gedie, c'era su quella tela, in quelle effi- mere ombre, il richiamo ad una eternità che la guerra, su in cielo, non poteva ave- re per noi. L'umanità, pericolante nel vec- chio continente ottenebrato, trionfava in qui sussurri amorosi, in quelle vivide luci bianche e grige, in quel delicato morire di una donna, in quel furore appassionato di un uomo che credeva vera sulla terra sol- tanto la propria disperazione di rejetto; la umanità era in quella gente che guardava intenta, ed era richiamata a rimpianti lon- tani e ricordi come se tutta la sua storia rifiorisse lì, sullo schermo, e nulla più con- tasse al di fuori di quel che ognuno aveva potuto o non potuto amare. L'evocazione romantica di questo film trionfava di un tempo in cui ogni pietà e tenerezza pare- vano spente. Tant'è vero che quando — morta la co- lomba, trasfigurato l'arcangelo in pallido fantasma — si rifece la luce nella sala, io vidi molti occhi velati, di donne e pure di uomini, ma non vidi spavento alcuno. I colpi di cannone seguitavano alti, ma erano estranei ad ogni possibile commo- zione. Quando uscì per immergersi ancora nel buio dei Campi Elisi, quella gente si ri- trovò sola. Il grande viale era del tutto deserto, certo le guardie avevano costretto i passanti a rifugiarsi nelle case. Gli spet- tatori si dispersero in silenzio, presto tutti scomparvero nell'ombra. Erano come il coro di una tragedia che, dopo le pietose morti, sussurrando appena si dilegua die- tro le quinte. Rimanemmo anche noi soli, le automobili vuote, in mezzo al viale, ci guardavano come bestie inerti dagli occhi malati. Die- tro la nuvolaglia nera palpitavano rapidi fuochi, seguiti da uno sbattere impetuoso come di porte di ferro. II vento, come nel film, sibilava tra gli al- beri spogli. Eravamo soli, in questa totale, cupa solitudine delle buie notti parigine. Una solitudine senza scampo, in cui ogni pensiero fugge smarrito come un uccello preso dalla tempesta; e così non si resta attratti che dal desiderio di queste fulminee partenze, e ogni volontà rimane inespres- sa, pur lasciando, poiché era nata, una vi- brazione continua nella coscienza. A chi ci domandasse qual'è il segno più vero di questa guerra, potremmo anzi ri- spondere che è proprio un continuo evade- re dalla realtà quotidiana, un rifiutarsi di accettare l'evento nella sua forma più con- sueta, un vibrare, un oscillare perpetuo sot- to il tocco di pensieri rapidi e sfuggenti; e un piacere quasi inconfessabile di trovarsi soli, un desiderio di ridarsi valore, di sof- frire per se stessi; di riscoprire intatta la propria e l'altrui umanità. Ecco forse perchè agli spettatori di quel pateticissimo film, importavano di più le smanie e le tenerezze d'amore dei protago- nisti che non i colpi di cannone in cielo, sopra le tetre strade di Parigi. Questa guer- ra potrebbe essere una rivincita, di cui l'ar- te di domani dovrà tener conto. Q. B. ANGIOLETTI 43 " BIBLIOGRAFIE BEL CINEMA FUORI dal campo cinematografico, ed anche da molti nel campo stesso, si ignora quale ingente quantità di opere si sia prodotta, che riguardino gli aspetti tecnici, estetici e critici del cinema- tografo. I primi saggi bibliografici sul film, ancora non si- stematici e non del tutto completi, contano circa un migliaio di volumi ed almeno altrettanti scritti speciali comparsi su pubblicazioni periodiche. Inoltre i giornali cinematografici, astraendo natu- ralmente dai bollettini e dalle rivistine di più o meno esplicita pubblicità, alimentati dalle case produttrici di film, si contano in più di una na- zione, a centinaia; la critica cinematografica ha preso, ovunque, un notevole sviluppo occupando sempre un maggior numero di colonne nelle rivi- ste letterarie ed artistiche, e, in alcuni casi, ha raggiunto un livello ed un valore non disprez- zabili. Tutto questo è ben comprensibile se si pensa quanta varietà di aspetti il cinema presenti per la sua particolare natura : di arte cioè, alla cui creazione concorrono tutte indistintamente le altre ed alla cui materiale produzione, come è stato già detto, più di duecentocinquanta forme di attività professionali ed artigiane. Volendo, in un breve articolo, trattare della letteratura del cinema, sarà dunque necessario suddividere il campo e circo- scriverlo; eliminare anzitutto quelle opere che, con il film, non hanno che una relazione indiretta. Sarebbe evidentemente assurdo che si volesse far rientrare in questa bibliografia tutta quella rela- tiva ai problemi dell'ottica e dell'acustica gene- rale, o quella relativa alle duecentocinquanta atti- vità di cui sopra; la sensitometria non potrà, ad esempio, essere rappresentata se non per quanto si riferisce alla fabbricazione ed all'impiego delle pellicole cinematografiche, mentre naturalmente, la carpenteria od il giardinaggio, potranno figu- rarvi, se mai, come aspetti particolari della sce- nografia e della scenotecnica. Se pure limitato in questo modo, il materiale da riordinare non cessa di essere copiosissimo; e, non solo agli effetti pra- tici della ricerca e della consultazione, ma anche quale ovvia sistemazione teorica, immediatamen- te si impone, la distinzione che separa il cinema- tografo come fatto artistico da quella che lo con- sidera come fatto tecnico, scientifico ed indu- striale. Oggetto della presente nota è quello di offrire 11» quadro necessariamente sintetico, del- le pubblicazioni in cui il cinema è considerato come fatto artistico. I primi tentativi di dare al film una valutazione estetica sorgono in Italia, in Francia ed in Svezia, i primi paesi del mondo che abbiano avuto una produzione cinematografica fiorente e nei quali si siano affermati e messi in opera que- gli impieghi particolari delle risorse tecniche, che hanno dato all'espressione cinematografica il ca- rattere di linguaggio artistico. In Italia, già nel 1913, S. A. Luciani si sforzava di intendere quan- to di specifico ci fosse nel cinematografo e nello stesso anno, un altro italiano, scrittore di lingua francese, Ricciotto Canudo, affermava il film come arte distinta dalle altre, delle quali tentava una classificazione originale. Il cinema per lui era dun- que una nuova, la settima arte. II regista svedese Urban Gad, noto anche per la sua influenza sugli esordi della Garbo, e per avere 44 diretto alcuni film interpretati dalla moglie, Asta Nielsen, che fu, come è noto, una delle più grandi attrici che abbia avuto il cinema in quei tempi, pubblicò presto un libro su // film, i suoi mezzi, i suoi fini, in cui però il carattere divulgativo pre- vale su quello estetico-critico. Nel 1913 in Germania l'Altenloh pubblicò un sag- gio, ancora oggi molto citato, su La sociologia del cinema (Jena 1913) in cui gli aspetti ed i ri- flessi sociali, come dice il titolo stesso, preval- gono su quelli estetici. E numerosi sono, in ogni nazione, i libri a carat- tere divulgativo, per lo più di scarso valore, tra i quali prevalgono i manuali « come si scrive un film » o (i come si diventa attore cinematogra- fico », mentre la piaga della pubblicità alimenta già numerosi giornalisti ed una fiorente lettera- tura di quart'ordine, sulle pellicole e sulle prime stelle. È in Francia che sorge una più elevata e più critica trattazione del film : Louis Delluc, di- rettamente influenzato dal Canudo, che può dirsi iniziatore del movimento avanguardistico fran- cese, pubblica, dal 1919 al 1921, una serie di scritti e di libri sul cinematografo e contribuisce a lanciare la parola, forgiata dal Canudo, « foto- genia », raccogliendo, sotto questo titolo, alcune novelle. Il libro del Delluc Cinema et Cie. (Parigi 1919), in una serie di recensioni di film rappresentati a Parigi, offre larga messe di osservazioni di carat- tere generale ed estetico, spesso molto felici, so- stenendo, contro il già più che incipiente com- mercialismo e l'eccessiva teatralità del cinema francese di allora, il più spontaneo e spedito film americano ed il più magniloquente e patetico film italiano. Dello stesso libro fa parte uno dei primi ampi saggi, dedicato alla più singolare persona- lità del cinema, Charlie Chaplin. È interessante notare come il critico francese ab- bia riconosciuto, già prima della febbre del- l'oro e del pellegrino, il valore artistico di Charlot, al quale dedicò, in seguito, un intiero libro. In America, frattanto, il cinema era già noto come fatto artistico nella gloriosa fucina di Mack Sennett e per le opere, se pure pletoricamente re- toriche, ricche di trovate cinematografiche, di Griffith che, dallo stùdio degli italiani, aveva de- sunta quella tecnica dell'espressione artistica ci- nematografica che i suoi film dovevano rendere popolare in tutto il mondo. È a Griffith che si devono alcuni importanti saggi sulla natura del film, mentre, nel 1925, sua mo- glie pubblicava un libro di ricordi storicamente assai interessante: Quando il cinema era giovane. Il germe seminato in Francia dal Canudo e dal Delluc doveva produrre frutti eccellenti, concre- tatisi in una riflessione estetica, più matura e più solidamente radicata e materiata di esperienza, per opera di quella schiera di scrittori e di registi che si vuol designare come avanguardisti (Ep- stein, Jean Tedesco, René Clair, Marcel L'Her- bier, Abel Gance, Moussinac, Germaine Dulac, Feyder) e che, nell'immediato dopo guerra, han- no sostituito, anche nella produzione, la prima schiera di direttori artistici ormai scaduti ad un livello bassamente commercialistico. Nonostante il carattere spesso oltransistico e paradossale dei manifesti, dei programmi e delle estetiche avan- guardistiche, essi hanno l'indubbio merito di co- stituire, nel loro complesso, una preziosa indagine e quasi un catalogo dei mezzi tipici e specifici dell'arte del film. Questo movimento si vuol chiamare francese, \ benché abbia avuto una più o meno diretta ori- gine dal Manifesto del cinema futurista di 1 Marinetti, che è del 1916; e benché sia riflesso di ■ uno stato d'animo diffuso e di vasta irradiazione e risonanza che ha prodotto correnti ed indirizzi ' simili anche in altri paesi: in# Germania ad esem- ' pio, dove è rappresentato dal brillante teorico ed interessante regista Hans Richter, autore, nel 1919, di una Drammaturgia del Film e del piacevole atlante polemico Avversari del film di oggi, amici del film di domani. Quella che può dirsi la più rigorosa e densa trat- tazione estetica del film muto rimane però senza dubbio il primo libro di Béla Balàzs L'uomo vi- I sibile (Vienna 1924). In esso, definitivamente scomparso ogni aspetto meramente divulgativo ed ogni positivistico tentativo di distinzione tra le arti, il cinema è affermato come valore este- tico, non solo per le sue possibilità formali, ma anche, intuizione particolarmente geniale, per la novità ed esclusività del suo contenuto, quando sia un contenuto prettamente cinematografico. Il cinema è una rivelazione del cosmo e dell'uomo in particolare, cosicché ce lo rende per la prima volta visibile. L'importanza del primo piano, e del variare delle inquadrature, mediante le quali il regista « gui- da l'orecchio dello spettatore », sono in questa opera del Béla Balàzas definitivamente affer- mate. Ed è principalmente per questo suo aspet- to che l'opera, tradotta in russo l'anno successivo della sua pubblicazione, influì su alcuni registi russi ed in particolare sul Pudovchin, che faceva allora, con Culiesciof, le sue prime armi. È a Pudovchin che si deve, nel 1926, il pre- gnante e limpido trattato sul soggetto e la regìa, pubblicato in Italia sotto il titolo Film e fono- film (Roma 1935). nel quale si affermano alcuni princìpi che debbono poi divenire canonici per i cineasti di tutto il mondo : il tema, ovverosia la necessità di un contenuto concettuale in ogni film; il materiale plastico, traduzione del tema e del racconto destinato a dimostrarlo in ele- menti visivi e fotografa bili; l'idealità di tempo e di spazio nel cinema, per opera dell'inquadra- tura; il cinema senza attori; il montaggio consi- derato « quale base estetica del film ». Eisenstein, un altro campione della scuola russa, nei suoi Princìpi della forma cinematografica ten- tò un'estetica idealistico-hegeliana del cinemato- grafo, affermando il film « quale rappresentazio- ne di un conflitto in un'idea » e sostenendo la forma dialettica del montaggio, il cinema senza attori, negando, o riducendo di molto l'utilità della sceneggiatura e, infine, lanciando all'av- vento del sonoro, con Pudovchin ed Alexandrof, il « manifesto per V asincronismo », che fu la più pronta e felice intuizione delle nuove possibilità di cui la tecnica, nel suo sviluppo, veniva a do- tare il cinema. Nel 1928 S. A. Luciani, raccoglieva la somma delle sue esperienze, nell'interessante Antiteatro nel quale le sue prime notazioni tentavano orga- narsi in una visione sintetica. L'avvento del sonoro crea tutta una letteratura prò e contro questo tipo di film. Tutto l'avanguardismo francese misconosce l'im- portanza delle nuove scoperte; cui si schierano contro, in Italia, Pirandello, A. G. Bragaglia e il giovane Alessandro Blasetti, che s'era fatto pa- ladino della rinascita, coi giornali Lo Schermo, Lo spettacolo, Italia e Cinematografo, nei quali Barbara Stanwyck e Adolphe Menjou nel film 'Golden Boy' di B. Mamoulian, tratto dalla commedia di Clifford Odets dovevano comparire scritti della nuova leva di cineasti italiani: Alessandrini, Serandrei, Sola- roli, Medin, Comin, Lazzarini, ecc. Blasetti scrive nel 1932 a Roma un libriccino di carattere popolare Come nasce un film. Bontempelli invece, fondatore del primo Cine- club italiano, intravvide presto l'importanza e gli sviluppi del film sonoro: Note sul parlalo (Gazzetta del Popolo, 30 dicembre 1930). È contrario al sonoro anche l'Arnheim, che pub- blica nel 1932, in Germania, il grosso volume Film come arte che, tradotto in estratti in ita- liano (Roma 1932), in inglese (Londra 1933) do- veva influire largamente sulle correnti estetiche cinematografiche di quegli anni e ispirare diretta- mente La grammatica del film (Londra 1935 - ed. it. Roma 1939) di Raymond Spottisvvoode. L'Arnheim sostiene che la limitazione della ca- pacità a riprodurre la realtà costituisce il campo in cui può esplicarsi la fantasia artistica dei re- gisti. Queste limitazioni di capacità sono dunque i « valori difierenzianti » il film dalla realtà. In base a questa teoria, che l'Arnheim ha ribadito nel suo recente saggio, scritto in italiano e pub- blicato su Bianco e Nero, « Il nuovo Lacoonte » (Roma 1938), ogni progresso della tecnica ed ogni riduzione dei limiti nella capacità a riprodurre la realtà costituisce un progressivo restringersi della possibilità artistica del film. Egli si schiera quindi contro il sonoro, il colore e la stereo- scopia. Béla Balàzs, nel suo libro Lo spirilo del film, scritto a sette anni di distanza dal suo primo, cioè nel 1932, afferma la necessità di un deci- sivo cambiamento' di rotta e costruisce una teo- ria del fonofilm, che è certamente fra le migliori cose che si sia scritto in materia. Eugenio Giovannetti, in Italia, pubblica un sag- gio squisitamente discorsivo e piacevolmente ric- co di varii riferimenti culturali, Il cinema e le arti meccaniche (Palermo, 1930); e il novelliere Mario Soldati, di poi divenuto regista, dà alle stampe nel 1925 a Milano, sotto lo pseudonimo di Pallavera, il suo scritto 24 ore in uno studio cinematografico di carattere descrittivo-divulga- tivo, mentre nello stesso anno Luigi Chiarini pub- blica a Roma, sotto il titolo Cinematografo una serie di scritti polemici e di natura solidamente critica; scritti preceduti da un'interessante pre- fazione di Giovanni Gentile che, con rigore filo- sofico, mostra le possibilità artistiche del film nel superamento espressivo della sua tecnica mecca- nica. Anche le ricerche storiche suscitano ormai un vivo interesse negli studiosi, per opera del Rotha II film fino ad oggi (Londra, 1929), Il film documentario (Londra, 1930), Celluloide (Lon- dra, 1931), dello Charensol Panorama del cine- ma (Parigi, 1930), del Margadonna Cinema ieri ed oggi (Milano, 1932), del Bardèche e del Bra- sillac Storia del cinema (Parigi, 1935), del Vin- cent Storia dei cinema (Brusselle, 1939) e del Pasinetti Storia del cinema dalle origini ad oggi (Roma, 1939)- Attualmente il gruppo più compatto e progredito di scrittori cinematografici è forse l'Italia ad averlo, nella schiera che fa capo alle edizioni della rivista Bianco e Nero che, insieme a Ci- nema, sostiene e promuove il film come arte. UMBERTO BARBARO 45 1 ANNOTAZIONI L' attrice cinematografica finlandese Tuulikki Paanaven lavora adesso come dattilografa per il suo Governo SERATE RETROSPETTIVE C'ERA qualcuno vicino a noi al Cinema Regina mercoledì scorso che si meravigliava che tanto pubblico affluisse alla visione re- trospettiva di opere cinemato- grafiche di vecchia data che il Cine-Guf di Roma anche que- st'anno ha organizzato, inizian- do i suoi programmi con les deux timides di Clair. A noi la cosa non ha destato mera- viglia. Dell'interesse del pubblico e del pubblico vero, non soltanto cioè dei cultori e dei conoscitori, era- vamo più che certi, perchè ap- punto del pubblico italiano ab- biamo la massima stima, ed il massimo concetto. Ecco che l'e- sempio delle serate retrospettive ci insegna molte cose e prima fra tutte che il gusto generale, e più ancora l'intuito che guida alla scelta secondo questo gusto, ra- ramente si sbagliano anche nella massa più varia e apparente- mente meno preparata. Essa si dirige istintivamente anche là dove il richiamo della pubbli- cità e della novità non hanno luogo. Queste serate del Cine-Guf val- gono perciò tanto di più in quanto sono un po' il termome- tro di certe situazioni. Termo- metro che dovrebbe servire più che a noi a molti produttori che fanno conti solidi di cassetta, ma fragili e pericolosi dal punto di vista morale, e che si cullano nell'idea che, in fondo, al pub- blico piace di non pensare e di non riflettere e che soprattutto il pubblico è ben lontano dal « sentire » più di un certo grado. Intendiamoci, non si tratta di estetismi, di intellettualismi, di letteratura, si tratta piuttosto di livello, e di che livello. Nel tran- quillo stagno dei concetti cor- renti che ispirano molti dei no- stri film, il piccolo esempio dei mercoledì al Cinema Regina fa a noi l'effetto di una sassata che turba e lascia traccia di sé. Qual- cuno dei responsabili sarebbe bene che se ne accorgesse, ma- gari che venisse anche lui a rive- dersi certe vecchie e imbattibili pellicole, che ne tenesse conto nel suo lavoro. Loro, li vediamo invece più spesso accorrere alle prime degli altri, dei colleghi, e far calcoli I. // marchese Paulucci di Calboli la- scia dopo parecchi anni V ambiente cinematografico, nel quale era en- trato per dare, col suo dinamico spirito, all'Istituto Nazionale LU- CE prima e all'È. N.I.C. poi, quel- la consistenza e quell' attrezzatura che difettavano ai due organismi. Oltre alla non lieta situazione fi- nanziaria, esistevano altri grossi problemi, tecnici ed artistici, da risolvere, ognuno dei quali era un grosso ostacolo da superare con alacre spirito fascista. L'Istituto LUCE, nella sua nuova sede del Quadraro è ora quanto di più organico si possa desiderare. Nel grande edificio non sussistono più problemi tecnici o deficienza di macchine: tutto è sistemato, tutto è pronto, tutto è perfetto. Per la sua delicata funzione poli- tica il LUCE doveva avere una sede adeguata, moderna come la nostra giovane industria esige. Tra breve sarà inaugurata questa bella sede e crediamo che nulla di simile esista all'estero. Con questo potente ausilio, gli uo- mini che ora- sono alla testa di questo Istituto, devono fare come prima, meglio di prima. Così pure l'È. N.I.C. nato da quel periodo burrascoso e nero della nostra industria cinematografica non precisamente come la Venere del Botticelli, è ora invece un Ente che onora la nostra industria, per- fetto nella sua organizzazione di noleggio e di esercizio, con un an- damento finanziario ottimo che ne fa il più potente organo cinema- tografico della Nazione. Anche qui il marchese Paulucci ha saputo ridare prestigio e lustro ad un'insegna che non era certamente nobile e lutninosa. E il Monopolio? Anche in questa branca, così irta di difficoltà e pe- ricoli, il marchese Paulucci fu il serio, duro, inflessibile applicatore di quelle leggi che il Regime fa- scista aveva stabilito per la situa- zione precaria del nostro cinema in rapporto alla valuta e alla vita della nostra produzione. Quello che a sentire i soliti ciniconi do- veva essere la tomba del cinema italiano, è stato invece il trampo- lino di lancio dell'attuale ottimo avviamento della nostra produ- zione. e intessere sogni di concorrenza. Ma ciò che conta, ciò che ineso- rabilmente conta avviene invece proprio nella saletta dove il commento nasce spontaneo e si producono i giudizi. Noi non di- menticheremo mai i fischi del Barberini ali 'uomo di aran, e Gli uomini che ora sono responsa- bili dell'andamento di questi Isti- tuti sapranno certamente conti- nuare su quella linea già tracciata dal loro predecessore e apportare quelle modifiche e quelle innova- zioni che nel prosieguo del tempo si renderanno necessarie per l'ul- teriore sviluppo di tale interessan- te attività. Al marchese Paulucci che lascia il posto tenuto con tan- to onore nel nostro cinema nel pe- riodo del duro travaglio, le nostre espressioni d'augurio, certi che questa parentesi cinematografica nella sua vita di diplomatico gli avrà dato la soddisfazione di aver fatto il proprio dovere e di aver aiutato con prova tangibile que- sta primavera del cinema italiano. II. È ormai data per certa la notizia che le trattative intraprese da una nostra Casa cinematografica con una Ditta americana per l'acquisto di film hanno avuto esito conclu- sivo. Avremo quindi per la prossima stagione una ventina di film di grosso calibro. Così pure, seguen- do analoghe trattative, un'altra Ditta americana ha rinnovato il vecchio contratto con la sua di- stributrice italiana assicurando co- sì al nostro esercizio un altro di- screto lotto di film. Questi acquisti, necessari in quan- to che l'Europa ha praticamente chiusi i suoi stabilimenti di pro- duzione, sono fatti a prezzo fisso, rispettando in pieno le norme del Monopolio. E stando sempre a quanto si voci- fera negli ambienti al solito bene informati, si ha fondato motivo per credere che altre Ditte americane ritorneranno sulla loro « pensata » dell'anno scorso. I magnati di Hollywood si saranno detto: meglio pochi che niente. Ci hanno messo, però! III. Cinecittà, che pareva un nome sitnbohco, è invece ormai una real- tà. Con la sua recente inagurazio- ne del Centro Sperimentale e con la prossima dell'Istituto Nazionale LUCE, la zona del Quadraro sta assumendo un aspetto veramente cittadino, A quando le villette de- gli artisti e dei registi? m a __ X. o. 1YI . di contro quell'attenzione fissa, convinta di alcuni soldati in li- bera uscita dinanzi allo stesso film al Cola di Rienzo. Non c'era scampo, se ne ricordino i produttori, non c'era scampo, come non ce n'è ora il merco- ledì al Cinema Regina. g. I. 46 Ofcyul - ooeétr tfcamfti in naktìa Nella città danese di flammei doveva aver luogo la prima di un grande film poliziesco Nel cineina era riunita la parte più colta della po- polazione, borgomastro e notabili in testa. Alle otto di sera però, ora stabilita per l'inizio della rappresentazione, lo schermo restava ancora nel suo immacolato biancore, e solo la voce nasale di un alto-parlante riempiva di sé la sala. Bal- labili e musiche allegre invano tentavano di uc- cidere l'attesa. Il film non era ancora arrivato dalla città vicina. Le mezz'ore seguivano alle mezz'ore, finché il direttore del locale, fra l'im- pazienza generale, anzi fra la generale irrequie- tezza ormai chiara, spiegò al pubblico la sua penosa situazione e l'impossibilità di proiettare un film che non c'era. Egli però disse che la direzione del teatro aveva pensato di risolvere in qualche modo la faccenda e che pertanto a nome di quella egli aveva l'onore di invitare tutti all'albergo centrale del luogo dove si sa- rebbe offerto un rinfresco straordinario a spese del cinematografo, quale compenso per il distur- bo, le disillusioni e lo scomodo. Non solo non sorsero proteste, ma la notizia, a quanto la cro- naca ripete, fu accolta da applausi e nessuno mancò alla serata che riuscì delle più allegre e delle migliori. Questo scambio in natura fra il divertimento dato da un film e la piacevolezza di una tazza di caffé gustata in allegra compagnia se non è edi- ficante per il cinematografo lo è per il carattere e la mansuetudine di quei tranquilli signori. È forse la città di Hummel l'ultima terra vergine da tifo cinematografico? O il passaggio discipli- nato in massa dalla sala di proiezione al caffè vuol rappresentare una indiretta critica a certe forme spettacolari. Non si conosce quale fosse il film ed è azzardato perciò trarre una simile conclusione. Quello che conta però è il concetto di puro passatempo, di semplice ricreazione con cui quella folla si dispone ad assistere ad un film. La notizia fa pensare al senso di purità senza inquinazioni entusiastiche che guida il pubblico di Danimarca, e conduce logicamente a conside- rare la preoccupazione che dovrà pesare su quei produttori e quei noleggiatori privi dell'appog- gio spontaneo di un tifo preliminare. Costan- te balenerà loro dinanzi lo spettro di possibili scambi con pasta dentifricia, con sapo- nette, con cartoline magari, della loro fatica, e il via dato dal direttore di quella sala re- sterà come una minaccia con- tinua, come una tremenda, nuova possibilità di ribellione. Pensate se il sistema, uscito dai confini della Danimarca, si propagasse pel mondo. Pen- sate se dalle lontane cittadine di provincia giungesse nelle grandi città, magari in quei cinematografi che hanno an- nesso alla sala un servizio di bar e di pasticceria. « l'importante era che il piccolo guadagnava il « pane famigliare. Sì, ci sono dei genitori " ter- « ribili 'i ». Così C. V. sull'ultimo Pour Vous in risposta ad una lettera nella quale si fa colpa alla cinematografia francese di non curare ade- guatamente la preparazione di fanciulli-attori così come è stata curata poniamo la carriera di un Jackie Coogan, di una Shirley Tempie, di un Mickey Rooney in America. La questione non è solamente francese. La pic- cola folla della maternelle e quella più recente di air pur parlano di fanciulli presi a caso qua e là nella strada e che contano appunto in fun- zione di massa anonima, di grande uniforme com- parsa. Sulla efficacia spettacolare di queste masse non è il caso di discutere in questa sede, ma quello che conta è proprio che in molte cinema- tografie e non solo in quella di Francia mancano effettivamente sistemi di educazione per le pic- cole e i piccoli star. Dobbiamo infatti a tale educazione interpreta- zioni dell'altezza poniamo di quelle dickensiane di un Fred Bartholomew, interpretazioni che non sono nate così d'un tratto ma dopo mesi e mesi, anni anzi di attento e paziente lavoro. Si potrà criticare più che si vuole « il tipo » di questi fanciulli, la persona cinematografica che essi han- no creato, si potrà criticare la falsità e stucche- volezza di Shirley Tempie, prodotto più di un tipo borghesemente salottico d'oltre oceano che non della vita di tutti i giorni. Ma non si potrà non tener conto, lasciate da parte le finalità, della perfezione di metodo educativo secondo cui si formano questi piccoli attori. Lasciati da parte i casi tipo gemelle Dionne, che vanno servendo più la pubblicità che non il cinematografo, la sproporzione fra Europa ed America anche in questo settore della vita del cinema è palese, e punto confortante per noi come per i nostri vi- cini. Al concetto del fanciullo elemento di sfon- do, più cosa e pretesto indiretto per l'azione da rappresentare occorrerebbe in effetto sostituire quello del fanciullo attore per parti di primo piano, per parti da protagonista. Entrare perciò nell'idea di una forma educativa per la sua pre- parazione è uno dei compiti che spetta alla cine- matografia europea di tutti i paesi. Problema cioè che va oltre quelle frontiere e che si presenta assillante per molti altri. J genitali teììiSili « Io ho veduto dei piccoli di « tre anni attendere per ore, « e di notte e truccati, sotto « il cocente calore dei proiet- « tori e tra le correnti d'aria, « i comodi di un regista che fa- « cesse loro almeno l'elemosina « di un buon sorriso. Al pas- « saggio la madre stava là sod- « disfatta : che si girasse o no. Mi raccomando, cara: prendi soltanto la testa e le braccia (Film Weekiy) Le preoccupazioni di C. V. non possono spaven- tare : a eventuali genitori terribili potranno so- stituirsi artisti e maestranze più umane. iMutammU di 'latta in Ciancia L'improvvisa pressione di torchio della censura francese sui soggetti dei film in programmazione e in preparazione nella Repubblica fanno seria- mente pensare a modificazioni di rotta di quella cinematografia e ad un desiderio di mandare per il mondo lavori che mostrino un'altra Francia da quella che siamo ormai usi pensare attraverso le opere dello schermo prodotte fino ad ora. È come una ventata di moralità, di buon costume, di saggia regola che, con i tempi che stringono e con le preoccupazioni che aumentano, sembra voler d'un tratto spirare fra le emancipatissime quinte dei teatri di posa francesi. Le associa- zioni cattoliche naturalmente sono quelle che più d'ogni altro salutano con entusiasmo la nuova bandiera. E di esse occorre oggi anche nel ci- nema fare il massimo conto per l'impegno e la serietà con la quale entrano nei più vari pro- blemi, e la conseguenzialità che guida la loro opera. « A quelque chose malheur est bon » ini- zia una sua informazione l'Ufficio internazionale cattolico per il cinema, e continua : « non si può infatti non pensarlo vedendo gli sforzi straordi- nari che spiegano ora i poteri pubblici per epu- rare il cinema. Noi non eravamo che troppo abi- tuati a sentir dire nei circoli ufficiali, che i film non sono poi così cattivi, che i cattolici ne esa- gerano il pericolo, che le esigenze di certi circoli reazionari non sono che una bigotta virtù... ». Ed ecco la commissione di censura che esamina alla lente, che taglia, che proibisce soggetti e film. Ecco quel ritenuto capolavoro, la bète humaine, vietato in Francia nello stesso tempo in cui ottiene a Stoccolma un successo così gran- de da farlo reputare » il miglior film straniero che sia stato proiettato in Svezia ». E siccome il veto su un film porta nello stesso tempo la proibizione sulle copie e sull'esportazione, i di- stributori stranieri di questo film si vedranno ben presto nell'impossibilità di continuare l'espor- tazione nei loro paesi. Essi si agitano per questo e vogliono far valere i loro contratti. Non c'è nulla da fare ». « È finito, decisamente finito », dichiara il signor Edmond Sée, Presidente della Commissione" di censura. La voce dei circoli cattolici si innalza così sull'avvenimento e rivendica la prerogativa dei primi avvertimenti del primo segnale del pericolo. Sul fatto noi non faremo commenti. Tutto sta nel vedere cosa, tolti dall'ormai usuale cli- ché, del resto sempre dignito- samente e sapientemente cal- cato, gli uomini del cinema francese sapranno darci in questa aria rinnovata e schia- rita. Il pericolo che noi av- vertiamo è quello che nasce dai mutamenti improvvisi e costretti. Sono questi i giorni in cui più che mai ci è stato dato di vedere grandi opere francesi dell'ormai abituale tema. Li abbiamo applauditi. Saremo pronti ad applaudire anche i nuovi, se sapranno ri- darci sotto il sole splendente ed il sorriso fiducioso, ciò che essi seppero darci, tra le neb- bie della periferia e nel dolore di poveri esseri umani. G. L 47 GOFFREDO ALESSANDRINI Avevamo già parlato di questo tema con Ales- sandrini ma l'intervista è stata interrotta senza pos- sibilità, per qualche giorno, di riprenderla. In questi giorni Alessandrini è oltre che regista, tenente dei granatieri, e dobbiamo dire, a sua completa discolpa, che non è stata cattiva volontà a tenerlo lontano da noi. Alessandrini, si è più volte cimentato col film sto- rico. Qualche lettore ricorderà don bosco, ma fra le opere notevoli della nostra cinematografia, è un film cui il misticismo non impediva di essere opera storicamente fedelissima quanto appassionata. Diremo di questo nostro regista che è fra i migliori nella creazione dell'ambiente e per dar tono e sapore, con una felicissima scelta di dettagli, ai temi che si propone. Finora gli argomenti svolti da Alessandrini ^r®ma sono stati vicinissimi a noi nel tempo, ma non per questo perdono il carattere di opera storica. In ca- valleria Alessandrini è riuscito a rendere con l'esat- tezza graziosamente sfumata di un vecchio dagher- rotipo la Roma in cui i personaggi di D'Annunzio vis- sero e si amarono, e in Luciano serra ha fissato con mano quanto mai felice, un momento contemporaneo che già appartiene alla storia. E di quella stessa sto- ria Alessandrini ha voluto darci la genesi illustrando il contrasto fra il Negus Giovanni e Menelik di fronte alla penetrazione italiana in Etiopia per mezzo del cardinale Massaia. Dobbiamo dunque rilevare in Alessandrini amore e fiducia nella storia, in quella attuale e quella più lontana. E dovremo dire ancora, a suo elogio, che si è sempre preoccupato di preparare minuziosamente il suo lavoro e di realizzarlo con metodo. Migliore elogio di lui non si potrebbe fare. _ „ r ' Defra ALESSANDRINI: ABUNA MESSIAS BLASETTI: TJN' AVVENTURA DI SALVATOR ROSA ALESSANDRO BLASETTI quel poteva essere così che sta nascosto nella nof* mente ». u — Di libri così non te ne servi affatto? « Affatto è esagerato. Leggo, leggo anch'io molto, il dopo. Per complemento quasi, per convincermi ri » idea che mi sono già formato e naturalmente per aumentarmi ancora sull'esattezza di date e di a\ nimenti ». I» — E per i costumi? E per gli addobbi? — ■ Per questo mi limito a scegliere il mio uomo, qv -,, che la sa più lunga, che ci sa fare; e mi affido a ,1 Quando ad esempio si ha un Sensani al proprio fia; e come è capitato a me nel salvator rosa, non a , neppure il diritto di intervenire, e credo che qi^ M torni a lode non solo mia ma della cinematogt u italiana stessa. Poi interruppe d'improvviso il suo ragionamene v parlò dell'inaugurazione del Centro Sperimentali. Cinematografìa e delle parole che il Duce durani *■ sua visita gli aveva rivolto. Era raggiante. Vet ^ ormai tutto con entusiasmo e concluse: « È proprie * film storico che noi italiani dobbiamo battere; per k la storia è cosa viva, è anzi la nostra stessa vita'. ri « La prima cosa che faccio, mi essa dobbiamo ispirarci, dì essa dobbiamo servir dice Blasetti, sorseggiando la sua BRIGNONE: TORNA, CARO IDEAL birra da Dreher, quando ho da metter su un film storico è di raccogliere il più possibile ripro- duzioni di pitture e di stampe dell'epoca e delle persone che debbo rappresentare. La mia pri- ma preoccupazione è quella cioè di entrare nel mondo del mio film attraverso le forme più au- tentiche e più vive, attraverso una documentazione . di colore esatto e fantastico nello stesso tempo, che lentamente mi abituo a « vedere » e « sentire ». Non è, tu mi capisci, che io vada ri- cercando riferimenti, o che que- sta o quella figura, questo o quel costume, isolati nella loro perfe- zione pittorica mi servano da elementi-base; è l'insieme, l'at- mosfera quella che cerco di rag- giungere. Molti credono di cogliere nel se- gno lodando o criticando una mia tendenza pittorica che vo- gliono indovinare nei miei film. A mio avviso si sbagliano. Se io ti ho parlato di pitture, non è perchè io senta il cinema solo come quadro, come espressione figurativa. Tutt' 'altro. Te ne ho parlato perchè la mia formazio- ne di clima avviene più diretta- mente su questa esperienza che non dalle letture. Per formarmi ho bisogno di vedere più che non di leggere. Il mio mondo ragio- nativo, fantastico nascerà dopo, a coltura spirituale ultimata ». Sto per interromperlo con un'al- tra domanda, ma Blasetti mi previene. Ha già capito. Mi ha piantato addosso quei suoi occhi vivaci e dice : u So quel che stai per dire, e ti rispondo subito. Si tratta di creare attorno ad un ambiente stabile, assodato, fer- mo nelle pagine e nei ricordi, una vita che permetta a tutto un mondo di uscire dalle cornici in cui l'abbiamo riposto, dagli schemi. In fondo non credo al film storico che narri pedestre- mente, fotograficamente ancora una volta fatti e gesta già cono- sciuti sotto altra forma in quel- la esposizione. Né d'altra parte rifare la storia. Darle vita, agi- tarla, empire certe possibilità. 11 GUIDO BRIGNONE Non vorremmo aver l'aria di gente snob confes di avere poca simpatia per il portinaio della Scd il fatto è che costui, ogni volta che bussiamo al cancello e introduciamo timidamente la testa spiraglio, tenta con maniere inurbane di rigettare' fango (sic) della strada. Tanto che se non fossi gli energici interventi del colonnello Giorgi, noi Scalerà non saremmo riusciti a mettere mai piedi Anche questa volta le cose non andarono divi mente; comunque a un certo momento ci trova in vista di Brignone. Brignone, al contrario del portinaio della Scaler^ è invece molto simpatico; in un certo senso proV\ per lui un'antica riconoscenza, perchè egli fu d'una volta il direttore dì Maciste, idolo di no gazzì. Cos'i abbiamo sempre seguito con interes sua carriera, che in verità può considerarsi tra U attive in Italia. E sappiamo anche perchè. Se paresse troppo balzana l'idea di un paragone H nema e ciclismo (c'è pure assonanza tra regista dista), noi chiameremmo Brignone il Girardengo schermo. E il Nostro avrebbe torto ad allarmar! quanto Girardendo — ■ dicono — fu un asso, asso furbo. Anche Brignone è furbo, e ce lo J appunto la sua alacrità. Senza dubbio egli ha in t la tecnica del cinematografo; sa — vorremmo di tagliare un film così come Zuccoli sapeva tagliai romanzo. Conosce il valore della carrellata (cai ristica in lui quella che porta al primo piano) campi lunghi, delle dissolvenze, eccetera. Gli i quindi facile toccare le ghiandole lacrimali del g\ pubblico, che dai suoi film esce con gli occhi^ ma rasserenato cantando Vento, portami via co In breve tutta la città desidera essere rapita dal v, E i produttori chiamano d'urgenza Brignone. SL gnone sa veramente il fatto suo. Alla Scalerà, era alle prese col genio e con la latezza di kean, tra mazzi di orchidee selvagge risi di ragazze vantaggiose. Ma essere giunti evidentemente non significava nulla giacche Bri, indaffarato com'era, non aveva il tempo di risp alle nostre domande sul film storico. Non è di tuttavia immaginarle ripassando mentalmente pellicole di tal genere. Brignone considera il film storico come un fatti ramente spettacolare, e drammatico nel senso tico della parola. L»^belle storie d'altri tem hanno per sfondo ambienti suggestivi e danno di sfoggiare fastosi costumi, acconciature bizzarr getti caratteristici dal profumo antico, soddisfai suo temperamento di regista commerciale. E nói rebbe agevole ritrovare nelle sue pellicole 1 seM uno studio che non sia quello ambientale o ehm riguardi da vicino il lato romantico del fatto naM C'è molto amore pel decoro in lui; quasi che,% ipaiLM nda in sé, gì' interessasse documentare l'epo- in questo forse il suo più rilevante merito. t dalla Scalerà, il portinaio ci guardò di tra- merà nel suo sguardo il cupo riverbero della mtipatia. usto a i:\ i \ a 0 Genina è alle prese con il tema su cui inten- interrogarlo. Nel teatro cinque di Cinecittà è ■ito un interno dell' Alcazar di Toledo e Genina mando verosimilmente un gruppo di comparse. Balin avvolta in tre pelliccie aspetta di es- iamata in scena e beve latte freddo; Maria De- ta spettinando artisticamente. Un operaio bru- lli zampironi per produrre il fumo necessario ismo della scena. i che credo alla storia come una delle più grandi lità del nostro cinematografo. Il cinema ita- la avuto i più grandi successi col film storico go che questa tradizione non debba essere ab- lata. iralmente il cinematografo deve rivolgersi a episodi che interessino non soltanto noi ma il mondo. Deve sviluppare insomma dei temi Molti episodi del Risorgimento che interes- si forse non avrebbero abbastanza risonanza in ;rcato estero. Io penso che bisognerebbe rivol- tila storia contemporanea e a quella del Cin- Uo: due periodi sui quali noi italiani abbiamo da dire. Inoltre credo che il film storico sia , che maggiormente si attagli alle nostre possi- e che su questo terreno noi possiamo battere nque concorrenza. La storia è un impegno per duttore, per il regista e per gli interpreti. Sce- itori e soggettisti dimostrano di trovarsi sempre agio con la storia, di cui hanno una conoscenza sempre profonda. Di più i nostri attori quando alle prese con personaggi in costume sanno tro- tina persuasività ed una dignità che non hanno 'e in abito contemporaneo ». 'altra nostra domanda Genina risponde: \ ho progetti particolari per l'avvenire, ma ci molte probabilità che il mio prossimo film sia esso storico. Ne l'assedio de l' alcazar mi sono •upato di arrivare all' atmosfera eroica studiando idio minuziosamente, in ogni dettaglio. Spero erci riuscito ». U. d. F. »DO PRATEULI imo trovato Pratelli nel suo ufficio di Cinecittà, !» occhiali, intento a correggere le didascalie della ■fazione di scandalo per bene. Quando gli ab- i rivolto la prima domanda si è tolto gli oc- , e si è illuminato in viso, da persona che ca- a volo. igna distinguere », disse, « tra film storico e in costume. E per quest'ultimo, scegliere dal lo le epoche che hanno motivi più aderenti alla 'ilità e al gusto di oggi, di maniera che lo spet- I sia portato facilmente nelle scene del tempo to. Tra i secoli passati, il Quattrocento e il pri- inquecento mi sembrano t più adatti a fornire nti per il cinematografo. C'è nel passato la parte ia e caduca e c'è la parte antica e buona: que- la parte che si deve usare; cioè la parte che non '. più. Per il film che ho realizzato ora, scandalo ENE, mi sono servito anzitutto del Bandella, da '.elle cui novelle il soggetto è stato tratto: mter- idolo non superficialmente, ma quanto più pro- mente fosse possibile. Quanto alla pittura, mi ispirato particolarmente a Carpaccio, a Bellini, certi elementi a Piero della Francesca e Benozzo li. Carpaccio e Bellini avevano quasi una preoc- ione di rappresentare tutti i particolari dell' epo- ^W ambiente in cui vivevano, dalle inferriate alla la, dal cagnolino alla fibbia; e tutto assumeva ) poetico. a nostra storia vi sono personaggi importantis- ma l'evocarli in cinema comporta V evocazione eri ambienti in tutti i loro particolari, sicché oc- un lavoro minuziosissimo e cauto per non tra- epoca, per non cadere in contradizioni. Non ba- empire t dialoghi di messeri e di madonne, non ci si deve limitare al decorati- vismo di un'epoca ma coglierne la sostanza ». Ci sono sembrate idee saggie, e le abbiamo riportate così come Pratelli ce le esponeva. Il quale Pratelli, salutatici con la con- sueta affabilità, si rimise gli oc- chiali e continuò il suo lavoro. Pm. RIGHELLI A casa sua, il commendator Ri- ghelli non c'era. Ci dissero che lo avremmo trovato all'albergo, e qui difatti lo pescammo dopo aver speso otto e quaranta di tassì. In maniche di camicia (una camicia di seta giallina che dava subito un'idea di opulen- za), stava leggendo un copione e fumando sottili sigarette che estravea da pacchetti minuscoli, biancoazzurri. Disse : « Buon giorno », e c'invitò a sedere. Nella stanza faceva molto caldo, e noi prendemmo a parlare con molta calma. Del resto, le do- mande che dovevamo porre era- no assai semplici e riguardavano un unico tema: il film storico. È noto che l'accuratezza dei dati e delie ricerche, in tal campo, ha una importanza fondamentale. Semmai, una simile accuratezza diviene trascurabile, o almeno ac- quista valore secondario, quan- do lo storiografo mira [come il Vico) a fissare le grandissime li- nee del corso storico; ma allor- ché l'indagine si rivolge a questi e quegli uomini, operanti nei tali e tal'altri ambienti, partecipi di questi e quest'altri avvenimenti (ed è il caso del cinema), allora è necessario procedere con som- ma cautela prima di apportare la minima variazione, che solo può giustificare un' esigenza di carat- tere artistico. Così domandammo a Righelli con che criteri s'accinga allo studio di un episodio destinato ad esser tradotto in film; che ri- cerche compia di regola; quali pittori e scrittori formino og- getto di suo esame e che ele- menti tragga principalmente da cotesto esame; quali tendenze del suo gusto abbiano informato le opere da lui pro- dotte; in linea più generale; quali episodi della sto- ria d'Italia siano cinematograficamente trattabili e quale contributo il cinema debba attendersi dalla no- stra storia. Queste ed altre cose domandammo a Righelli; egli disse: « Prima di tutto, levatevi dalla testa che un regista possa da solo occuparsi di tutta questa roba. Son ne- cessari i collaboratori specializzati, gli studiosi; mai come col film storico il cinema si dimostra frutto di collaborazione. Voi capite che la ricostruzione di par- ticolari ambienti e di determinati momenti storici ri- chiede una conoscenza specifica della materia che non sempre noialtri abbiamo; è quindi naturale che ci si serva di competenti, ed è anzi col loro aiuto che gros- solani errori o addirittura tradimenti vengono evitati. Se gente di altri paesi non ci bada, noi dobbiamo essere più precisi ». Nella stanza faceva un caldo del diavolo e Al com- mendator Righelli, avvolto in una nube azzurrina, parlava bonariamente, da uomo tranquillo, sicuro. * * STORIA E PREISTORIA DI PINOCCHIO LA storia cinematografica di Pinocchio ha avuto inizio nella primavera del 191 1, quan- do la « Cines » si è accinta a cavare dal famosissimo libro la prima pellicola. Non sappiamo con precisione quali furono i « connotati » della produzione, quali le sue attrattive o caratteristiche. Non abbiamo mai visto quella pellicola, né abbiamo in- contrato qualcuno in grado di darcene in- formazioni attendibili. Sappiamo solo, dalle riviste cinematografiche di quel periodo, che l'avvenimento suscitò molto scalpore e notevole dose di curiosità nel nostro am- biente cinematografico. Sappiamo pure che il film, presentato nell'autunno del 1911, tenne cartello per diversi giorni consecutivi nelle varie città; e che i ragazzi di tutta Ita- lia accorsero ad applaudirlo. Una ingenua pubblicità, travestita da resoconto, annun- ciava dalle colonne dell' Illustrazione cine- matografica di quel periodo : « L'entusia- smo fu tanto che tra la massa degli spet- tatori piccini convenuti allo spettacolo nac- que il primo giorno un vero tafferuglio. Nel- la confusione — dice l'anonimo cronista — il pianista ruppe una corda e l'operatore dalla cabina fuggì via spaventato con lo stesso mezzo con cui Pinocchio andò... a Tripoli, cioè su una palla di cannone ». Tralasciando queste eccessive « testimo- nianze » e venendo a documenti più atten- dibili, è invece interessante rileggere l'arti- colo pubblicato da Guido Biagi sul Mar- zocco del gennaio 1912, celebrante l'av- vento di Pinocchio nel cinematografo. L'ar- ticolo si intitola Quel che Collodi non aveva preveduto e, tra le altre cose, ci offre al- cune curiose rivelazioni sul modo in cui Collodi ha scritto il suo capolavoro. « Le avventure di Pinocchio — racconta il Biagi . — videro primamente la luce nel Giornale per i bambini, fondato a Roma da Ferdi- nando Martini e compilato da me nel 1881. La pigrizia del Collodi, che era stato invi- tato a collaborare, fu vinta dalle mie ami- chevoli punzecchiature, e finalmente un bel giorno, quando stavo preparando il primo numero del giornale, mi vidi arrivare un mucchietto di cartelle intitolate La storia di un burattino con una lettera che diceva : " Ti mando questa bambinata, fanne quel che ti pare; ma se la stampi, pagamela bene per farmi venir la voglia di seguitarla " . La bambinata " erano le Avventure di Pi- nocchio, il cui seguito mi costò molte let- tere e molte premure; perchè i lettori piccini non volevano restare in asso e tempestavano di lettere la " piccola posta " raccoman- dandosi al direttore e al signor Collodi. E il Collodi, quando se ne ricordava, spediva qualche altro capitolo, senza nemmeno ri- leggere quelli pubblicati, e mi scriveva : Ti raccomando le correzioni tipografiche, ortografiche e grammaticali, non escluse quelle di un relativo (molto relativo! ) senso comune. Nello scrivere in fretta, mi accor- go che io lascio 0 ripeto cacofonescamente molte parole. Provvedi tu a queste male- fatte e che Dio fra 1500 anni te ne renda merito in Paradiso! ». Dopo il Pinocchio preistorico della Cines, per lunghi anni il bellissimo libro è stato dimenticato dal cinematografo, lasciato a dormire nella libreria. Il secondo tentativo italiano per dare forma cinematografica al simpatico burattino è stato fatto pochi anni fa da alcuni umoristi del Marc' Aurelio, ma anche di questo esperimento non abbiamo notizie precise, né conosciamo le ragioni per cui la pellicola non è stata mai presentata al pubblico. 50 Dai due « Pinocchi » italiani, della « Ci- nes » e del Marc' Aurelio, si passa senz'altro al film realizzato ultimamente da Walt Disney, al grande « cartone » a colori che, a quanto ci viene comunicato, sta per es- sere presentato in America. Il Pinocchio di Walt Disney è un Pinocchio glorioso, certo un poco dissimile da quello che è stato il semplice e ingenuo Pinocchio della nostra infanzia, ma indubbiamente non privo di attrattive. Disney ha affron- tato la nuova fatica con mezzi imponenti, assistito dalla sua proverbiale organizza- zione. Alla fattura del film, che è risultato di una lunghezza press 'a poco uguale a quella di biancaneve, ma che è costato esat- tamente il doppio (due milioni e mezzo di dollari, cioè circa cinquanta milioni di lire), hanno collaborato 1200 persone per un pe- riodo di quasi due anni. Poderose difficoltà sono state superate, sforzi inauditi com- piuti, progressi sensibili raggiunti anche nel- l'ambito propriamente tecnico di queste spe- ciali produzioni. Con grande sfoggio di indiscrezioni e fer- vore di particolari, ci giungono dall'Ame- rica informazioni sulla lavorazione del film, le solite grandi epopee di cui sono cantori e celebratori gli addetti agli uffici di propa- ganda. Per esempio, si narra che quando si trattò di riprodurre sulla colonna sonora il rumore prodotto dall'acqua percossa dai colpi di coda della balena, si notò che l'ef- fetto sonoro era tutt' altro che suggestivo. Era stato allestito un grande bacino, uomini valorosi, armati di giganteschi bastoni, scuotevano l'acqua e sollevavano nugoli di spruzzi. Ma la colonna sonora nicchiava, emetteva piccoli gemiti, non si dava per vinta. La situazione sembrava preoccupan- te, quando un ometto che disimpegnava funzioni modeste di inserviente ebbe un'idea luminosa. « Proviamo — disse — a metter nell'acqua un po' di sapone ». Si provò e l'espediente ebbe successo; l'acqua, mesco- lata al sapone, risultava infinitamente più sonora e l'accorgimento permise di girare la scena con gli effetti desiderati. Il pinocchio di Walt Disney correrà alle- gramente per il mondo, ridarà fama e splen- dore alla impareggiabile storia inventata, quasi per scherzo, da Collodi; ma certo in Italia la proiezione del film darà luogo a parecchie discussioni. Per esempio, una cosa che gli spettatori italiani non sapranno perdonare al Pinocchio di Disney è l'ecces- siva discrezione del naso. Walt Disney ha avuto paura del naso d'i Pinocchio, ha ti- tubato con la matita, ha dimenticato quel- l'inverosimile naso cresciuto così a dismi- sura che a un certo punto Pinocchio non può neppur più uscire di camera « perchè il naso non gli passa dalla porta! »; e al posto del naso sesquipedale, gli ha dato un nasetto carino e voltato all'insù, che non è quello di Pinocchio, ma potrebbe essere invece quello di Cucciolo o anche di Myr- na Loy. « Di bugie — scriveva Collodi — ve ne sono di due specie; vi sono quelle che hanno le gambe corte e quelle che hanno il naso lungo ». Ma nel racconto di Collodi e nei piN©eeHi© Li ' e r» 0 e dei piccoli ^VX MI / ^^^^ \ vTH3 1 % Xl. CINEMATOGRAFIA della Spettabile Casa " Ciries „ di Roma ■ Come t' hanno ridotto ! ' pensa il vero Pinocchio di fronte al surrogato americano Mastro Geppetto manda Pinocchio per il mondo 51 iìissys Mastro Geppetto dà gli ultimi tocchi La fatina azzurra è Biancaneve Pinocchio e il grillo parlante La pedata di Mangiafoco 52 L'osteria del gambero rosso è una locanda fiamminga disegni di Attilio Mussino che lo hanno fissato nel nostro ricordo, Pinocchio aveva il naso lungo anche quando non diceva le bugie; e gli italiani, per lunga tradizione, si sono abituati a vedere sulla faccia del burattino quel divertente peduncolo; è una cosa ormai acquisita nel loro cervello, una cosa a cui non possono rinunciare. Del resto, la faccenda del naso non avrebbe eccessiva importanza se non fosse la prima eloquente testimonianza delle differenze che separano il Pinocchio di Walt Disney da quello che noi ci siamo abituati ad amare quando eravamo ragazzi. Il Pinocchio di Disney è un Pinocchio sontuoso, quasi regale. In esso tutto risplende, gli ambienti scintillano, si vede che i suoi celebratoli non hanno lesinato in lusso e intelligenza per fargli onore. Allegre trovate sono state inventate, nuovi personaggi sono stati aggiunti; Fi- garo, per esempio, il gatto prediletto di Mastro Geppetto e Cleo, una pesciolina con labbra dipinte e ciglia rifatte che riproduce le procaci fattezze di Mae West. Insomma, le cose sono state, fatte a dovere, ma tant'è : il nostro Pinocchio era più sincero. E quel nasino che Disney gli ha regalato, insieme al vestito pulito e al cappellino tirolese, stanno a dimostrare che Pinocchio, andando in America, si è americanizzato, ha messo le ghette, imparato a masticare caramelle di gomma e a parlare italiano con l'accento inglese. La stessa innocenza del personaggio è, in certo senso, compromessa dal gioco troppo scaltro dei disegni e dei colori in cui è fatto rivivere; sembrerà un paradosso, ma Pinocchio era più bello illustrato e celebrato da disegni più modesti. Pinocchio è nato da un ceppo di legno ruvido e grossolano; tagliato in legno di lusso e verniciato alla nitrocellulosa non ha più lo stesso sapore. EMILIO CEKETTI m PATII E L'ORIGINE del cinematografo è relativa- mente vicina; nemmeno cinquant anni di vita; ma gli inizi, i primi esperimenti di Lumière e di Edison sono cose lontanissi- me, ombre sfumate, ormai più leggenda che storia. Pochissime notizie, e sempre le medesime, quelle giunte fino a noi; in quan- to poi alle esperienze dirette, che cosa po- tremmo dire di quei primi film, di quelle modeste e traballanti macchine da presa (scatole magiche da circo), dell'organizza- zione industriale, del mercato, della distri- buzione, delle camere e dei teatri di posa di quel tempo? Tutto è come avvolto nel buio, nell'incertezza, in uno strano alone di mistero. Dai nostri genitori, è vero, ab- biamo sentito qualche volta parlare di car- rozzoni che giravano paesi e città, di scher- mi saltellanti, di figuie sbiadite che face- vano male agli occhi a guardarle. E poi ancora delle farfalle che aprivano e chiude- vano ritmicamente le ali, del treno in par- tenza, delle prime scenette comiche, tra le quali le più comuni quella dei due che si tiravano le torte in faccia e quella del giar- diniere che invece di annaffiare le piante e le aiuole del giardino faceva cader l'acqua sui propri piedi (si trattava forse dell Ar- roseur arrosé) . Niente altro : se insistiamo a domandare, i nostri genitori scrollano le spalle. In quanto ai nostri ricordi persona- li, sebbene confusi, tuttavia in essi trovia- mo già qualcosa di più concreto e di più preciso (ma è già il periodo in cui il cine- matografo si è definitivamente imposto) : Max Linder, Cretinetti, Maciste, Tom Mix, Ridolini, Chaplin, Buster Keaton. Ma que- sta non è storia remota : e poi tutti questi eroi dello schermo hanno contribuito deci- samente alla nostra educazione di adole- scenti : essi hanno un posto sicuro accanto a Salgari, a London, a Kipling, a Jambo, a Verne ed a Mioni; poiché mentre legge- vamo i libri della jungla e le avventure di Sandokan ci pascevamo anche dei raccon- ti avventurosi di Tom Mix e di Maciste e delle disgrazie più o meno a buon fine de- gli « eroi della risata ». Ma certo noi non immaginavamo che an- che in quel tempo esistesse un'industria con un passato e con una tradizione, già perfe- zionata e ricchissima. Qualche giorno fa cercando non sappiamo più che cosa tra certi giornali ingialliti e pieni di polvere, i nostri occhi si posarono su alcune vecchie riviste cinematografiche. Erano dei numeri del Pathé Journal che lo stesso Pathé fondò nei primi anni del nostro secolo. Aprirli, sfogliarli, scorrerne rapidamente le righe fu tutt'uno: cose sba- lorditive, inaudite, incredibili. Anche in quegli anni esisteva un'industria, un mer- cato, stabilimenti capaci di produrre pel- licole e materiale in grande quantità, mae- stosi e perfetti teatri di posa, e infine dei veri « divi » e delle vere « stelle ». Noi che con la nostra fantasia e con la nostra im- Un giorno di lavoro nei teatri di posa della casa 'Pathé' da un quadro ad olio dell'epoca a Mon- treuil-sous-Bois. Si vedono a sinistra Max Linder, Gabrielle Kobinne, Nich Winter e poi nel gruppo a destra Mele Napierkowska, Charles Pathé e Séverin Mars. In fondo M. Zecca dirige una scena del film 'La bambola vivente' del 1910 con Georges Wague e Charlotte Wieke Una scena della 'Lotta per la vita', film 'Pathé Frères' (1907) su soggetto dello stesso Pathé maginazione avevamo visti questi eroi vi- vere in un clima soprannaturale, e magari uomini, ma uomini speciali e bizzarri; uo- mini che creavano le opere con pochi mez- zi, che « giravano » in modeste camere e quasi di nascosto dal mondo, scoprivamo invece che erano uomini normali, comuni, fatti di carne e d'ossa, uomini che spende- vano la loro esistenza come tutti gli altri. E così anche Pathé, l'inventore del giocat- tolo tanto sognato « Pathé baby », che noi vedevamo in quel mondo fantastico ogni volta che leggevamo il suo nome nei film di quell'epoca, si rivelava ora un grande industriale, capace di creare e di dirigere un grande organismo come quello della sua società. Era lui, proprio lui, che aveva sa- puto far prosperare ed imporre in tutto il mondo il cinematografo. Ci sembra quindi cosa interessante raccon- tare brevemente la vita di quest'uomo bat- tagliero e geniale: e lo faremo cercando il più possibile di essere fedeli a quelle riviste ingiallite. . . Charles Pathé è nato in Alsazia. Alla fine della guerra del 1870 venne, ancora bam- bino, a Parigi. È povero, solo, ma già pie- 53 Una scena del film 'Il regalo del padre' (Pathé Frères 1904) no di coraggio e di iniziative. Pochi anni dopo s'imbarca per l'Argentina, desideroso di vivere e di arricchire. Eccolo a Buenos Aires nel 1887 : non sa parlare il castiglia- no, non ha amici; la vita è difficile, ma du- rare, resistere: questo è importante. Lavora come operaio stradale davanti all'abitazio- ne del presidente della repubblica argenti- na Juarez Celman al « Paseo de Julio » : egli guarda spesso lassù verso le finestre del presidente : ed i suoi occhi esprimono chiaramente la sua ansia di evadere : un destino ben più importante lo attende. Un anno e mezzo dopo con pochi risparmi Pathé torna a Parigi. La sua prima espe- rienza americana è fallita. Ma non è un uomo, il nostro Charles, da darsi vinto. Un giorno nella vetrina di un negozio vede esposto uno dei primissimi modelli del fo- nografo di Edison: è un'idea: mette su un piccolo commercio di fonografi e di di- schi, ma i veri affari li conclude la dome- nica quando dà audizione pubblica nelle piccole piazze parigine della periferia. Si appassiona a queste nuove invenzioni, tra le quali fa molto chiasso lo « zootrope », una cassetta dentro la quale poteva veder- si, disegnata su cartoni, la sagoma di una ballerina che danzava o di un pagliaccio che faceva piroette e capriole. Charles Pa- thé per mezzo di un sistema di specchi lo perfeziona e lo migliora : e fece in modo che più persone potessero vedere insieme le figurine in movimento. Fu presente al Grand Café, il 28 dicembre 1895 quando Lu- mière presentò al pubblico parigino la sua prima pellicola. Pathé intuì subito che la nuova invenzione era destinata ad avere successo, e capì che quel giorno era nato un nuovo mezzo di espressione. E per quanto Lumière fosse incredulo, e nessuno avesse fiducia nella praticità della nuova invenzione, egli acquista un apparecchio da Lumière e aiutato da un tecnico (Victor Contisonza) perfeziona la macchina di proiezione inventata da Lumière. Qualche mese dopo insieme ai fratelli fonda la u Pa- thé Frères » che -ebbe la sua prima sede in via Richelieu. Si girano i primi docu- mentari, in breve tempo i caffè dei « bou- levards », le ci Kermesses » e le prime sa- lette cinematografiche acquistano da Pathé le macchine di proiezione costruite dalla sua società. Ma le pellicole prodotte erano scarse e Pathé non poteva accontentare tutte le richieste. È abbandonato dai fra- telli : per un momento anche lui sembra convinto dell'inutilità dei suoi sforzi. Ma poco dopo assume la direzione di una nuo- va società che si formò sotto la protezione di un gruppo di banchieri di Lione con cin- que milioni di franchi come capitale. La nuova società ha nome « Compagnie Gene- rale de Phonographes, Cinématographes et Appareils de Précision » (Anciens Etablis- sements Pathé Frères). Charles Pathé ha ormai vinto la sua battaglia : la sua indu- stria rapidamente cresce ed arricchisce : ed il cinema, anche per opera di Pathé, non morirà più. Qualche anno dopo le officine e gli studi di Pathé, ampliati e migliorati, comincia- no a produrre su vasta scala. Nei teatri di posa di Montreuil-Sous-Bois, a Joinville Le Pont si girano fino ad 80 mila metri di pel- licola al giorno. Le fabbriche della società costruiscono ininterrottamente macchine da presa, da proiezione, accessori, destinati a tutte le parti del mondo, e più di 4000 im- piegati lavorano alle dipendenze di Charles Pathé. Si aprono succursali grandiose a Ber- lino, a Mosca, a Shangai, in Australia. Pa- thé è ormai diventato un grande industria- le; il suo nome è conosciuto in tutto il mon- do, i suoi film sono considerati i migliori. Scritturò nel 1905 Max Linder, per la mi- sera somma di sessanta franchi per farlo recitare nel film la prima uscita di un collegiale; Max accettò e nel 1913 rin- novava il suo contratto con Pathé per un milione di franchi. Recitavano anche nei suoi studi moltissimi attori francesi della « Comédie francaise » da Gabrielle Robin- ne a Nich Winter, da Emmy Lynn ad An- dré Deed. Fondò in quegli anni due gior- nali cinematografici, il Cineromans ed il Pathé Journal ai quali collaboravano illu- stri scrittori parigini. In quegli stessi anni incarica Louis Feuillade, che sarà poi un verista truculento, della regìa di un dram- mone: les dessous de paris. Produceva anche film a colori : più di duecento operai coloravano a mano i fotogrammi. Il suo sistema di colorazione era chiamato « po- choir ». Le officine di Joinville Le Pont esportavano materiale e pellicole in tutta l'Europa, in America e nell'Oriente. Da Berlino, dalla Russia e dall'America giun- gevano dalle case produttrici associate (« American Kinema », « Nizza », « Im- perium Films », « Comica Films ») le pel- licole in negativo che Pathé distribuiva in tutto il mondo. La guerra mondiale troncò improvvisamen- te l'attività di questo immenso organismo guidato dall'instancabile Charles. Il quale non disarma del tutto, intendiamoci : e seb- bene ormai vicino ai sessanta anni, s'imbar- ca per l'America del Nord ed a New York fonda ben presto la Pathé-New York as- sociata alle due case di produzione Astra e Belboa. Sono di quel periodo i film : 1 MISTERI DI NEW YORK, L'ARTIGLIO DI FERRO, la casa dell'odio, ravengar, con attori che anche oggi si ricordano da Pearl Whi- te a Sheldon Lewis, da Creighton Hale a Ruth Roland. Esce anche edito dalla Pathé- New York un giornale cinematografico il- lustrato Pathé-News. Ma Charles Pathé è ormai stanco, ha biso- gno di riposo ed ha raggiunto la celebrità e la ricchezza; e poi sente tanta nostalgia per la Francia e per Parigi. Si ritira nel 1928 dalla società americana e ritorna in Patria. Compra una villa nei dintorni di Parigi, dove ancora vive. Poco dopo la sua uscita dalla società il suo successore, un rumeno conosciuto sotto il nome di Nathan, cita Pathé per un indebito dei benefici riscossi da quest'ultimo. Ma Pathé vince la causa e la sentenza è confermata dalla Corte di Appello di New York. Ora si è scoperto che una sottrazione di quattrocento milio- ni di franchi è avvenuta a danno degli azionisti della Pathé-New York. Il rume- no Nathan e parecchi altri sono stati posti sotto interrogatorio per ordine del giudice. Charles Pathé guarda dalla sua villa di campagna con tristezza a questi avveni- menti e pensa che forse se ci fosse stato ancora lui nella società tutto questo non sa- rebbe avvenuto. Il Pathé della nostra fantasia è dunque ir- rimediabilmente morto per lasciare il suo posto ad un altro Pathé che, alla realtà dei fatti e delle notizie, si rivela a noi come un industriale saggio ed astuto, molto, troppo simile agli industriali ed ai produt- tori di oggi. Ma Pathé era anche e soprat- tutto un innamorato del cinematografo, del quale può essere giustamente chiamato pio- niere e precursore. MASSIMO MIDA 54 In occasione dell'inaugurazione del nuovo Centro Sperimentale di Cinematografia a Cinecittà, il Duce ha consegnato i premi della Mostra di Veneiria: ecco il bravo Ubaldo Arata che riceve la medaglia per la sua abilità tecnica di operatore in "Ultima Giovinezza" Nell'aula di recitazione del 'Centro' Mussolini segue una scena del ' Fu Mattia Pascal' recitata da Luisella Beghi e Nino Crisman (Servizio speciale LUCE per la rivista ' Cinema' 55 wmm m ©tosto @a©iaMa * * * * ECCELLENTE * * * BUONO * * MEDIOCRE * SBAGLIATO *** IL CAPITANO MOLLENARD (Mollenard) - Francia - Produzione: C . C.C .-Europa Film - Regìa -.Robert Siodma\ - Soggetto: O. P. Gil- bert - Sceneggiatura : C/i . Spaal{ - Interpreti : Harry Eaur, Albert Prejan, Gina Manes, Gabrielle Dorziat , Pierre Renoir, Elisabeth Pitoeff, Robert Lynen. I tagli che nell'edizione italiana ha subito il capitano mollenard e che non riusciamo a ca- pire da quale motivo siano stati determinati, hanno seriamente danneggiato quest'opera che seppure qua e là punteggiata di mancanze, di eccessività, di difetti, era pur tuttavia nell'origi- nale un bel film. Il secondo tempo specialmente è il più colpito e lo è tanto che mentre in origine la figura del protagonista si sollevava anche mo- ralmente di fronte al pubblico, così più non ac- cade. Perfino la trama risulta scossa e alterata dalla mancanza della scena dello sbarco di Mol- lenard a Dunquerque, e da quella del suo tentato suicidio. Harry Baur è troppo se stesso per dare una recitazione artisticamente apprezzabile. Più al suo posto e più brava stavolta la Gabrielle Dorziat. *** LA GRANDE PROVA (Ramuntcho) - Francia - Produzione: R.C.A.-General- cine - Regìa : René Barberis - Soggetto : tratto dal ro- manzo di Pierre Loti - Interpreti: Francoise Rosay, Madeleine Ozeray, Louis ]ouvet, Line Noto, Paul Canibo. La difficoltà maggiore nella realizzazione di un'opera di Pierre Loti sta nella trasformazione in termini spettacolari dell'aria triste e sconvolta del mondo poetico del grande scrittore francese. Diciamo subito che tale difficoltà è stata supe- rata in pieno in questo la grande prova tratto dal romanzo Ramuntcho, e già apparso due anni or sono a Venezia. Il film che ad osservatori superficiali può apparire declamatorio ed ecces- sivamente impostato su motivi paesistici e di maniera, è al contrario un'esatta trasposizione, uno specchio direi, delle pagine del libro. La de- licatezza e la lievità di tocco che caratterizzano la storia di Pierre Loti è completa nel film dove persone e fatti nascono più da una pittura di margine e d'ambiente che non dalle cose narrate in se stesse. **** DIETRO LA FACCIATA {Demère la f acade) - Francia - Produzione: Regina- Colosseum - Regìa: Yves Mirande, Georges Lacombe - Direttore di produzione : Arys Nissoti - Soggetto : Yves Mirande - Sceneggiatwa: Yves Mirande - Operatore: Armenise e Juillard ■ Fonico: Yvonnet - Montaggio: Marthe - Interpreti: Lucien Baroux , Jules Berry , André Lefaur, Gaby Morlay, Elvire Popesco, Michel Simon, Eric von Stroheim, Betty Stoc\efeld , Marguerite Moreno. Riuscire a dare una unità di principio e una forte ragione morale alla sequela di bozzetti di cui è composto questo dietro la facciata è il merito più grande di Yves Mirande. Merito tanto più apprezzabile in quanto la staticità di clima e di tipi e la costante ispirazione pessimistica di questo lavoro potevano facilmente far naufra- gare l'intento profondamente umano del film. Al contrario è proprio questo motivo umano che traspare in tutte le figure e le vicende dell'opera e la colorisce e la fa accettabile anche là dove il desiderio di avvalorare la tesi fa calcare al Mi- rande la mano. Gli attori che sono tutti assi da Jules Berry a Eric von Stroheim, da Elvire Popesco a Michel Simon, da Lucien Baroux a Lefaur non potrebbero essere migliori. * 7 UOMINI... UNA DONNA (7 hommes... une femme) - Francia - Produzione: C. C. F. C-Cine Tirrenia - Regìa: Yves Mirande - Sog- getto : Yves Mirande - Scenografia : René Renoux - Commento musicale: Armand Bernard - Operatore: Riccioni e Colas - Fonico: Wilmarte - Montaggio: R. Mercanton - Interpreti: Fernand Gravey , Vera Korenne, Larquey , Roger Duchesne, Saturin Fabre, Maurice Es- cande, Roger Arnoux, Felix Ouard. 7 uomini... una donna è, diciamolo francamente, un film che non diverte affatto. E poiché gli intenti di questo lavoro sono puramente quelli di creare appunto una vivacità spassosa e comu- nicativa esso risulta del tutto sbagliato. A parte la scialba recitazione di tutti gli attori che vi compaiono, a parte l'aria di inumana comrae- diola su cui è impostato il soggetto, la trascura- tezza di Yves Mirande rende quasi irriconosci- bile l'autore di derrière la fa£ade. Ambientazioni tirate via e punto stabili, esterni in cui gli elementi di paesaggio non riescono nep- pure a farsi notare, sciattezza elementare di re- gìa, genericità di tipi assolutamente voluti e tea- trali caratterizzano questa povera opera destinata all'immediata dimenticanza. ** PROCESSO E MORTE DI SOCRATE Italia - Produzione: Scalerà - Re^ìa: Corrado D'Er- rico - Soggetto tratto da: « / dialoghi » di Platone - Sceneggiatura: Corrado D'Errico - Scenografia: Al- fredo Manzi - Direttore di produzione : Cesare Zanetti - Commento musicale: Giuseppe Mule - Operatore: Ubaldo Arata - Fonico : Piero Cavazzuti ■ Montaggio : Eraldo jndiconi - Interpreti : Ermete Zacconi, Rossano Brazzi, Filippo Scelgo, Alfredo De Santis, Olga Vit- toria Gentillì, Luigi Almirante. Dopo aver visto questo film mi sono domandato in coscienza quale necessità abbia spinto i re- sponsabili a fare un film sui Dialoghi di Platone Tuttora mi rivolgo questa domanda. Il rispetto che si deve a Zacconi, il suo passato, i suoi indiscussi meriti, vietano di entrare a fon- do sulle qualità cinematografiche di questa sua ultima recitazione. L'errore sta nel volere rap- presentare ciò che è nato ed ha vita sotto vestì di altro genere, e appunto ad altro genere arti- stico appartiene. Recitare Platone e dare valore di discorso pubblico ai suoi dialoghi, fonicamente e visivamente percepibile è come trascrivere per banda un'opera poniamo di Mozart o meglio di Corelli, e più ancora darne pubblica esecuzione. Si è giunti così alla deformazione non solo formale del genere ma addirittura alla naturale altera- zione dei risultati logici del ragionamento. E ciò, si badi bene, senza spostare una virgola del testo, come era del resto prevedibile. Il fraseggiare di Socrate, non personaggio, ma occasione dell'opera di Platone, non è battuta, non è accento, soprat- tutto non è discorso. Di questo fa meraviglia che uomini di alto livello intellettuale non si siano accorti, cedendo così all'incanto di veder concre- tato in forma materialmente rappresentabile un mondo che è di per se stesso slegato ad ogni rap- porto terreno. Il peccato è forse di troppo amore, ma è sempre peccato e dovendo analizzare il lavoro da un punto di vista puramente cinematografico, non si può non tenerne conto. Corrado D'Errico ha risolto il suo lavoro il più egregiamente possibile e, a parte naturalmente quanto ho detto, ha compiuto miracoli di adat- tamento, di ritmo, di narrazione. Non così al- l'ordine cui è parsa la scenografia, che benché liberata dalla inopportuna fastosità dei soliti am- bienti storici, pone in vista troppi falsi, troppi teloni, troppo cartone. Come ad esempio quello sfondo della sala del tribunale con i templi e la cittadella in lontananza, che la lunga fissità della scena mostra inesorabilmente per più di mezz'ora, o quella nave sacra troppo vicina all'obbiettivo nella sua nitida e palese costruzione. Gli attacchi o per meglio dire le congiunzioni tra scena e scena, tipica la danza delle vergini, sono forse le cose meno riuscite di tutto il lavoro. Non c'è qui da porre appunto al movimento, al lavoro cioè delle interpreti, né al commento so- noro di Mule. Manca l'aria, l'atmosfera del mi- stero e del rito, manca cioè la Grecia o meglio quella Grecia che dalle opere dei suoi autori la nostra fantasia ha creato. Il film gioverà nonostante tutto a riprendere in mano l'antico filosofo e poeta, a sfogliare il libro che molti dai tempi del vecchio liceo non apri- rono più, e che reca a margine le gracili anno- tazioni della giovinezza, e almeno per questo non sarà stato fatto invano. 56 LA TRAMA E IL RITMO ** FRENESIA Italia - Prod. : E.l.A. - Regìa : Mario Bonnard - Dirett. : Giuseppe Amato - Soggetto : Dino Falconi e Oreste Biancoli - Scenegg. : Dino Falconi. Oreste lìiancoli - Scenografia: Gastone Mediti - Commento musicale: Giulio Bonnard - Oper. : Carlo Montuorì - Interpeti : Dina Galli, Antonio Gandusio, Vivi Gioì, Paolo Stop- pa, Titina De Filippo, Osvaldo Vaienti. Il motivo satirico di questo film richiama di colpo alla memoria 1' incomparabile godfrey e induce nostro malgrado ad un raffronto che de- nuncia pecche capitali senza possibilità di atte- nuanti. Le tinte che danno vita nel lavoro alla diffusa malattia del modernismo e della stravaganza ele- gante, purtroppo in auge in un mondo meschino e borghese, sono troppo cariche per riuscire ac- cettabili. Là dove sarebbe stato necessario accen- nare, sfiorare soltanto, si entra con rumore di grancassa, con violenza e impetuosità che stanno a danno del buon gusto e della misura. È una regìa insomma troppo schiava del soggetto, trop- po preoccupata di fare, con un'abbondanza di elementi non necessari e che pregiudicano per- fino l'assunto morale del film. Gandusio va dal- l'uno all'altro limite dello schermo come sul pal- coscenico. *** ALBA TRAGICA (Le jour se lève\ - Francia - Produzione: Sigma-Colos- seum - Regìa : Marcel Carne - Direttore di produzione : Frogerais - Soggetto : Jacques Volt - Sceneggiatura : Jacques Prévert, Marcel Carne - Scenografia : Trauner - Commento musicale: faubert - Operatore: Curt Cou- rant, Bac - Interpreti: Jean Gabin , Jules Berry, Arletty, Jacqtieline Laurent. Che quasi tutti i film francesi inizino con una scala interna di abitazione, che la loro am- bientazione sia quasi costantemente fissata al mondo della periferia popolare, poco conta se quella scala mena alle altezze di alba tragica e se in quell'ambiente ci si muova con la mira- bile sensibilità di Marcel Carnè. Un film di sogno, di evocazione, interrotta nella sua limpidezza di storia d'amore dai continui strappi della realtà tragica di una notte dove fatalmente si conclude ciò che ancora deve ve- nirci raccontato e che lentamente appare ai no- stri occhi, ci spiega, ci convince, ci fa capire. Opera di alta arte nella quale soprattutto il tono costante dì una diffusa tristezza è non solo nei fatti e negli attori, ma nelle cose, nei simboli. GIUSEPPE ISANI SEMBRA quasi inevitabile, per chi si ac- cinga a considerazioni generiche sulla no- stra produzione cinematografica, il richiamo latente o esplicito alla massima : « un film va fatto al tavolino ». Ed anche a noi è occorso cominciare con tale premessa perchè non ci sembra che il suddetto principio, per quanto discusso e ribattuto fino all'esaurimento, abbia dato finora i frutti che era lecito aspettarsi. Volendo meglio specificare quale sia il la- voro che nella preparazione di un film possa e debba essere compiuto al tavolino, due elementi possono additarsi, di una impor- tanza cruciale, al di sopra e in precedenza di tutti gli altri : vogliamo dire la trama e il ritmo. Tanto che se si producono film illogici, film insufficienti, film striminziti, la ra- gione sta appunto in ciò, secondo noi : che non si riconosce sin da principio la dovuta importanza alla trama, che invece è il pri- mo requisito dell'esistenza di un film e che ne costituisce l'ossatura : scheletro tanto più evidente e facilmente valutabile per chi ini- zia la produzione di un film, in quanto esso si presenta nella sua cruda nudità, non rim- polpato da muscoli, nervi e grasso o comun- que camuffato da abili sarti. Crediamo che convincersi di questa banale verità sia essenziale. E per chi, poi, con- vinto, chiedesse una più chiara determina- zione di ciò che in concreto sia la trama, sarà sufficiente consultare un acuto pensa- tore che presenta il vantaggio di essere se- polto da più di duemila anni. La trama, egli spiega, (( è un'azione perfettamente com- piuta in se stessa, tale cioè da costituire un tutto di una certa grandezza... Un tutto è ciò che ha principio e mezzo e fine » . Tale citazione potrà sembrare a molti ovvia, e quindi inutile. Eppure crediamo che riu- scirà a chiunque molto difficile compilare un elenco di nostri film che realmente posseg- gano un principio, un mezzo e una fine : per la semplice ragione che quasi sempre è dato vedere film con la fine verso la metà, op- pure film mancanti di « principio » o aventi il « mezzo » irrimediabilmente spostato ver- so la testa o la coda, come quei pupazzetti che il piombo costringe a star ritti in un unico senso. Quando poi, più in là il fecondo sepolto vuol spiegare che cosa sia quella « certa grandezza » cui ha accennato di sfuggita, così si esprime : la favola dovrà avere « una lunghezza tale che, mediante una serie di casi che si vengano consecutivamente svol- gendo l'uno dall'altro secondo le leggi della verosimiglianza o della necessità, sia possi- Giulio Pena e Maruchi Fresno nel film 'L'ultima avventura', regìa di Benito Perojo, produzione I. C. A. K.-Sovrania (fotografia Vaselli) 57 Mariella Lotti e Kossano Brazzi in una scena di 'Kean' (Scalerà) di Guido Brignone bile passare dalla felicità alla infelicità o da questa a quella ». Non crediamo siano necessari commenti o spiegazioni a questa chiarissima concezione di ciò che è la grandezza o, praticamente, la lunghezza: di una favola, diceva il filo- sofo, di una trama diciamo noi. Quello che potrà caso mai formare oggetto di discus- sione è quel concepire l'azione come un pas- saggio dall'infelicità alla felicità o vice- versa : non perchè il principio sia intrinse- camente errato, ma per le diverse applica- zioni e conseguenze che è possibile trarne. Ma ciò, per ora, esorbita dai limiti che ci siamo prefissi. Vogliamo invece permetterci una terza cita- zione, l'ultima, che collegata con le prece- denti darà l'esatta misura di quello che deve ritenersi il secondo elemento essenziale di un film : il ritmo. « Le parti che la [azione] compongono devono essere coordinate in modo che spostandone o sopprimendone una ne resti come dialogato e rotto l'insieme. E in verità quella parte la quale, ci sia o non ci sia, non porta una differenza sensibile, non può essere una parte integrale del tutto ». È bene avvertire a questo punto che di ritmo in un film può parlarsi in due sensi distinti. In un primo e peculiare significato, con espressione esatta, benché non felice, si è definito il ritmo come « plastico-figurativo- emotivo » : ora per tradurre questa conce- zione del ritmo cinematografico in altra più semplice e meno ibrida, parleremo sempli- cemente di ritmo visivo. Questo ritmo d'im- magini o visivo rappresenta appunto una delle peculiarità (forse la sola) dell'arte ci- nematografica, e per intenderlo non è pos- sibile far ricorsi neppure analogici a esteti- che e concetti ignoranti il fatto artistico ci- nematografico. Le parole da noi citate, vanno invece rife- rite all'altra specie di ritmo, a quello che deve scandire le fasi dell'azione (trama, soggetto), ancora prima e indipendentemen- te dal fatto che essa venga tradotta in im- magini. In questo senso, certamente non nuovo, si può parlare di ritmo a proposito così dei Promessi Sposi come della Divina Commedia o di un frammento di Rimbaud : in quanto qui ritmo sta appunto a signifi- care il legame e la coordinazione delle varie parti nella composizione. E, se è lecito fare una piccola aggiunta alle parole del filosofo, diremo che ritmo è an- che sapiente distribuzione della materia creativa nell'opera, in modo che questa ri- sulti in tutte le sue parti nutrita ed « ispi- rata », che l'intima forza di ogni parte si colleghi armonicamente alla precedente e alla successiva, e che infine il diagramma emotivo delle parti singole non sia rappre- sentato da una retta parallela alla linea delle ascisse, ma o da una retta che se ne allon- tani o, comunque, da una curva che abbia un (( principio, un mezzo e una fine ». Queste espressioni, che lasceranno molti ostili, vogliono soltanto significare che un film, ad esempio, come schiavo d'amore, è destinato inevitabilmente all'insuccesso se nella sua costruzione logica (non quindi vi- siva) manca di quel necessario crescendo o smorzando che nel diagramma fa innalzare o discendere la linea della emotività. Così come altri film, ricchi di pregi sotto punti di vista diversi dal nostro — ad esempio, l'isola dei coralli o imputato, alzatevi! . — peccano di disarmonia, cioè mancano di ritmo, per la ragione già esposta che in essi l'« emozione » è sottoposta a sbalzi e a di- scontinuità incontrollate invece di essere guidata lungo una preordinata linea di svi- luppo. FABRIZIO ONOFRI 58 1 NOSTRE CALCOLATRICI LAVORANO ^on oggi, 25 gennaio, finisce lo spoglio delle risposte al Referendum di "Cinema". Negli ultimi giorni ne sono arri- vate centinaia con ogni dispensa postale. Il 14 gennaio ha rappresentato il record, con 1609 risposte in un solo giorno PREMI MINISTERO CULTURA POPOLARE - 2 orologi gran lusso Marvin » per signora - 2 cronometri « Marvin » per uomo. MARTINI b ROSSI - !5 cofanetti in buxus da 2 bottiglie durano liquori - 10 cofanetti in buxus da 3 bottiglie Murano liquori - 10 casse da 6 bottiglie gran spumante Martini Lacrima Christi - 5 casse da 12 bottiglie gran spumante Vlartini Lacrima Christi - 4 casse da 12 bottiglie Martanice. MARELLI - 1 radio Marelli. S.A.F.A.R. - 1 radio Safar. OLIVETTI & C. - 1 macchina per scrivere Olivetti modeilo studio 42 ». SOCIETÀ SPORTIVA « PARIOLI .. - 1 coppa d'argento. DITTA RENATO LANDINI - 2 biciclette «Gloria». MEDICEA, PISA - 4 flaconi 1/16 litro Colonia «Fervore» - 4 scatole di cipria « Fervore» - 4 flaconi 1/8 litro Colonia « Fervore » - 4 flaconi 1/12 litro Colonia « Fervore » - 4 estratti « Fervore » mod. grande - 4 artistici cofanetti re- galo - 4 flaconi litro Colonia « Fervore». EDITRICE CIUOCHI S. A. - 20 Lexicon - 20 Monopoli. S. A. CINECITTÀ - 1 provino gratuito. E.N.I.C. - 2 cornici d'argento (formato 24x30) con foto- grafia dell'attrice e dell'attore che risulteranno preferiti dal pubblico. L.U.C. E. - 1 valigia da viaggio con necessario per toletta. COTY - 2 profumi gran lusso « Vertige » - 2 profumi gran lusso «Vertige» - 2 flaconi da 1/4 litro acqua di Coty C.V. - 2 flaconi da 1/4 acqua di Colonia C.R -. 2 flaconi da I /4 acqua di Colonia Chyprée - 2 flaconi da 1 /4 acqua di Colonia Aimant - 2 flaconi da 1 /4 acqua di Lavanda. F. CINZANO & C. Florio. S. A. C.E.T.R.A. 1 Biblioteca di bottiglie di Marsala 1 valigia-grammofono e 12 dischi. 2 biglietti andata e ritorno sulla S. A. ALA LITTORIA linea Roma-Napoli. INCOM - 1 coppa d'argento. FEDERAZ. NAZ. FASC. INDUSTRIALI DELLO SPETTACOLO - 1 valigia da viaggio con necessario per toletta - 1 « trousse » per signora. CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA - 10 col- lezioni dei volumi editi nella collana di studi cinemato- grafici - 10 abbonamenti per un anno alla rivista « Bianco e Nero ». Ili BALLO TRAGUARDO DEGLI ASTRI DELLA RIVISTA "CINEMA" NELLA notte dal 4 al 5 febbraio 1940-XVIII avrà luogo nell'Albergo Excelsior di Roma il grande ballo « Traguardo degli Astri » organiz- zato dalla rivista Cinema diretta da Vittorio Mussolini. In tale occasione si conchiuderà festosamente il gran- de Referendum bandito il 25 no- vembre scorso dalla rivista e ver- ranno consegnati dal Direttore i pre- mi agli attori, al regista e al film che il pubblico ha prescelti attra- verso il Referendum. Insomma, alla fine di questa gara, della quale tutto il larghissimo pubblico dei lettori di Cinema è giudice, le figure più cele- bri della cinematografia italiana rag- giungeranno il traguardo nell'ordine che il pubblico avrà fissato. Al ballo prenderanno parte natural- mente tutte le figure più note della cinematografia italiana. La cerimo- nia della premiazione verrà trasmes- sa per radio da uno dei migliori an- nunciatori dell'EIAR; e i premiati parleranno brevemente ai radioascol- tatori. L'Istituto LUCE e Cinecittà hanno assicurato l'invio di uno dei loro migliori operatori per riprendere le scene di questo ballo al quale tutto il mondo del cinema italiano sarà presente. PREMI AZIENDA AUTONOMA DI CURA E SOCCIORNO DI RIC- CIONE - Un soggiorno gratuito di cinque giorni sulla spiag- gia di Riccione « La Perla Verde dell'Adriatico », in uno degli Alberghi più centrali. SCALERÀ FILM - 1 originale orologio da tavolo da viaggio in astuccio di pelle di serpente. 1 orologio COTONIFICIO VALLE DI SUSA - 2 servizi da tavola « So- dolin » (per 6 persone) - 10 dozzine fazzoletti fini colorati per uomo - 10 dozzine fazzoletti fini colorati per signora - 15 tagli da metri 3,50 oopelin rigato per camicie. CASA EDITRICE CESCHINA - Una raccolta di libri: Virgi- lio: «Eneide», curata da Spartaco Asciamprener - Palazzi: «Enciclopedia degli aneddoti», rilegata in mezza perga- mena - Palazzi: «Novissimo dizionario», rilegato in mezza pelle- Marangoni: « Cifariello » - Ceschina: «Ordini eque- stri» - Vellani Marchi: «Trenta disegni» - Vellani Mar- chi: «Africa» - Bompard: «Danzatrici» - Sanminiatelli : « Disegni >. DITTE A.M.A.S.I. e S.I.R.T. Lambertenghi. 4 racchette del tipo Porro CASA EDITRICE VALENTINO BOMPIANI & C. - Una rac- colta di libri: Paul Wolff: «Olimpiadi 1936» - Sven Hedin: « La strada della seta » - Cristoforo Colombo: « Giornale di bordo » - Seton Margrave: « Come si scrive un film » - R. Brunn Craber :« Radium » - Enrico Rocca: «Panorama del- l'arte radiofonica » - Henry Ford: « Il mio amico Edison ». CIORNALE DELLO SPETTACOLO - 10 abbonamenti annuali. CIORNALE « IL LITTORIALE » - 1 targa premio. S. A. EDITRICE CINEMA - 10 abbonamenti rivista «Cine- ma » - 10 abbonamenti rivista « Scenario » - n. 50 copie dell'» Almanacco della Cinematografia Italiana ». RIZZOLI & C. - 1 raccolta della grande edizione illustrata dei romanzi storici di Alessandro Dumas, comprendente: « Ascanio », « Le due Diane », « I tre moschettieri »,' < Venti anni dopo » (due volumi), « Il Visconte di Bragelonne » (tre volumi). CI. VI. EMME. S. A. - 1 scatola di 2 flaconi grandi di Co- lonia « Contessa Azzurra » - 1 scatola di 2 flaconi grandi di Colonia « La Viscontea », S. A. F.LLI BRANCA, MILANO - 3 eleganti cofanetti in pelle con bottiglie liquori. A. BERTELLI & C. - 1 astuccio contenente prodotti della serie di lusso « Asso di cuori ». MOLTENI & NIPOTI - 1 ceramica artistica. BANCA NAZIONALE DEL LAVORO - 1 libretto di deposito al portatore n. 10096 di L. 250 (duecentocinquanta). 1 LA COMPAGNIA GENERALE DI CINEMATOGRAFIA SII. presenta sul mercato cinematografico il miglior complesso per la ripro- duzione cine-sonora : il proiettore ERNEMANN V con apparecchiatura acustica C.G.E. PHOTOPHONE (BREVETTI RCA E CGE Informazioni e ragguagli gratuiti a MILANO - VIALE REGINA ELENA, 39 OGC AGENZIE NELLE PRINCIPALI CITTA D'ITALIA GALLERIA (v. tavola a fianco) IL debutto di Germana Paolieri nel cinematografo risale ai tempi della co- siddetta rinascita italiana. Non erano ancora lontani gli ultimi volonterosi ma ormai tardivi tentativi di film muti, tra i quali vanno segnalati rotaie di Ma- rio Camerini e sole di Blasetti, che già la Cines doveva prepararsi ed attrez- zarsi seriamente per l'avvento improv- viso del sonoro e del parlato. Nel iq^o si cominciò a lavorar sodo, e, per quan- to ancora incerti e zoppicanti, si potè' parlare di produzione e di mercato ita- liano. I nuovi astri intanto si afferma- no; accanto a Grazia del Rio ed a Maria Jacobini, che avevano in tempi lontani preso parte alla produzione muta, e che ora sono chiamate a nuovo lavoro, in rubacuori , ne la stella del cinema e in Nerone la prima, e ne la scala di Righelli la seconda, ecco le nuovissime stelle: da Lia Franca di resurrectio di Alessandro Blasetti a Dria Paola (che aveva già debuttato in sole) della can- zone dell'amore e di cortile accanto a Petrolini, da Leda Gloria a Isa Pola che avevano ambedue brillantemente esordito in terra madre. Germana Paolieri fu scoperta un anno più tardi. Cronisti coscienziosi e fedeli, dobbiamo rilevare che il suo ingresso nel mondo tanto mitizzato avvenne in modo facile e piano. Il fatto è che la nostra piccola fiorentina covava già da tempo una passione malcelata per il teatro e per la recitazione : e non erano valsi a molto gli ammonimenti paterni e la vita un poco casalinga e ritirata. Ma appena aprì gli occhi » tifò » a tutto spiano per la Borelli; né mancava a scuoia di imitare e rifare l'alloro ce- lebre diva. Una forza interna nascosta la sospingeva e l'incoraggiava: ecco qualche anno più tardi esporsi sicura alla dura vita del palcoscenico. Per- corse tutta la scala del teatro, dalla filo- drammatica alla compagnia di terz'or- dine che gira nei piccoli teatri di pro- vincia. Ma non le mancava il coraggio né la costanza : trasformazioni a volte imprevedute e imprevedibili : se si pen- sa che fino ai sedici anni era una ra- gazzina semplice e contegnosa. « Non sapevo cosa voleva dire ballare — ci confessa ora Germana — ed ero sem- pre, docile e remissiva, accanto alla mamma ». Certo anche la Germana at- trice non è un temperamento allegro e sfrenato, e indubbiamente le si addi- cono meglio gli atteggiamenti un poco tristi e accorati. Ma, per quanto lenti, Germana faceva progressi: aveva una voce calda, appas- sionata, una pronuncia chiara e impec- cabile (ultimamente ha anche doppiato molte attrici straniere), un sorriso can- dido e sincero che dettero presto i risul- tati agognati. Nel 1929 entra a far parte della compagnia Palmarini, e un anno più tardi è con la Menichelli-Migliari. La strada ormai è piana, le maggiori difficoltà sono superate. Quand'ecco che un giorno, mentre stava recitando a Roma, capita per caso alla Cines insie- me con il regista Campogalliani. Bri- gnone che stava in quei giorni girando alcune scene di rubacuori, notò Germa- na, le propose un provino. Era rimasto colpito dalla bellezza dolcemente armo- niosa della nostra attrice, e non dubitò un momento delle sue possibilità nel cinematografo. Il provino fu fatto a Ve- nezia dal fotografo Ma in ardi, e riuscì assai bene, tanto che Brignone la scrit- turò subito per il suo nuovo film, la wally. Tutto da rifare dunque: e con che fatica! Ma nessuno si accorse, nem- meno lo stesso Brignone, alle prime ri- prese del film, del conflitto che avve- niva nello spirito di Germana, che di cinematografo non sapeva niente, e che sentiva per quella macchina strana e come in agguato un senso strano di pau- ra e di avversione. Recitò così le prime scene come in uno stato di sonnambu- lismo, di incoscienza dei propri atti e dei propri gesti. Le parole uscivano dalla sua bocca, ma avevano per lei un suono strano, inconsueto e un significato impe- netrabile. Fu lasciata così un poco in balìa di se stessa, ed ebbe pochi aiuti e consigli: all'esterno la sua recitazione, sebbene un poco legata, soddisfaceva presto : e di questo ancor oggi Germana se ne duole. « Se mi avessero fin d'al- lora più controllato, anche oggi la mia recitazione sarebbe migliore ». Al pubblico Germana Paolieri simpa- tizzò subito; sopratutto le platee popo- lari trovarono nella nostra attrice un tono umano facile e scorrevole che su- bito le convinse e le appagò. Il suo se- condo film conferma il primo successo: ne la cantante dell'opera, Germana Paolieri, insieme a Gianfranco Giachetti, disegna con delicatezza e con umanità una sensibile figura femminile. Nel '32 prende parte, con varia fortuna, a quat- tro mediocri film, l'armata azzurra di Righelli, il dono del mattino, la for- tuna di zanze e acqua cheta. Natural- mente ciò influì non poco per la sua car- riera : nel 1933 lavora in un solo film e, per giunta, non meno scadente degli al- tri, piccola mia di Eugenio De Liguoro, cosicché le sue azioni calano sensibil- mente. Comincia per la nostra attrice una vita dura e di sacrificio: e allora, pur di gua- dagnare, accetta una scrittura al varietà. Aveva una bella voce ed in poco tempo anche in questo campo seppe farsi un nome. Ma chi allora la vide, avrà certo notato in lei segni di stanchezza e di abbandono; quelle luci della ribalta e quei colori accesi d'intorno, scoprivano in lei un aspetto malinconico e una ras- segnazione sdegnata. Poi, a poco a poco, riprese fiducia, sopratutto quando le fu affidata una parte importante in loren- zino dei medici, accanto al grande com- pianto Moissi ed a Pilotto. Le vesti cin- quecentesche donarono molto alla sua figura : un passo ancora e la battaglia sarebbe vinta. Tuttavia dovette atten- dere ancora, prima di risalire la scala dei valori. Nel 1938 apparve in Luciano serra pilota, in una breve parte, ne l'allegro cantante, e in Giuseppe ver- di, sempre mettendo in luce qualità — senza grandi clamori — sicure; e una recitazione ormai naturale e spontanea. Da allora ad oggi, prosegue tranquilla nella sua strada, sempre in attesa di una parte delicata, o magari anche for- te, ma nella quale le sue doti più schiet- te trovino terreno adatto, e guadagni- no il risalto necessario. È indubbiamente una delle attrici nostre più sensibili e più dotate: nelle sue prossime fati- che (molte speranze si nutrono per il panfulla da lodi) avremo certo una con- ferma, fé ben venga una più grossa sor- presa!) sul suo non comune avvenire. FILM PRINCIPALI: la wally, la can- tante dell'opera (Cines, 1931), l'ar- mata azzurra (Cines, 1952), il dono DEL MATTINO, LA FORTUNA DI ZANZE (Caesar, 1932), acqua cheta (Manen- ti, 1932), piccola mia (Tirrenia, 1933), lorenzino dei medici (Manenti, 1934), Luciano serra pilota (Aquila Film, 1938), l'allegro cantante (Juventus, 1938), Giuseppe verdi (Grandi Film Storici, 1938), traversata nera (So- vrani, 1939), tutta la vita in una NOTTE, LA STELLA DEL MARE (ImperatOT, 1939), IL SOGNO DI BUTTERFLY (Glandi Film Storici, 1939), torna, caro ideal! (S.A.F.A., 1939), panfulla da Lonr (Titanus, 1939-40), è sbarcato un Marinaio (Manenti, 1939-40), kean (Scalerà, 1940 - in preparazione). PUCK 60 oh V K?& A >f< * I a» GERMANA PA0LIER1 WàHderfIL^ ORGOGLIOSA DEL SUCCESSO OTTENUTO CON LA CONQUISTA DELL'ARIA il film prestigio della Cinematografia Italiana, mizierà prossimamente a Cinecittà la lavorazione di PICCOLO ALPINO dal fortunato omonimo romanzo di Salvator Gotta Regìa di ORESTE BIANCOLI In preparazione : PIA DE' TOLOMEI TRAMA E SUPERVISIONE DI LUIGI BONELLI 62 A MOLTI LETTORI. - In questi ulti- mi giorni molte barchette hanno appro- dato .il mio scoglio portandomi cumuli di lettere. Perciò, siccome vari lettori mi hanno scritto cose analoghe, rispon- do ad essi contemporaneamente. Per coloro che mi hanno chiesto noti- zie del Concorso del Ministero della Cultura Popolare per un lavoro cine- matografico: l'esito del Concorso sarà pubblicato a suo tempo, non appena la Commissione avrà letto le centinaia di copioni pervenuti. Quindi: niente fretta. Per coloro che vogliono aver notizie sulla sceneggiatura e sul modo di scri- vere gli scenari per film : Cinema pub- blicherà prossimamente un ragguaglio sull'argomento. Intanto i lettori posso no trovare quanto desiderano sulla Ri vista Bianco e Nero del Centro Speri mentale di Cinematografia (via Tusco- lana, km. 9, Roma): nel fascicolo di ottobre è pubblicata la sceneggiatura di montaggio del film ,\ me la i.ibekt\; nel fascicolo di dicembre sono pubblicati un articolo sulla tecnica della sceneggia tura e due tabelle con la spiegazione- di tutte le indicazioni tecniche. Infine il volume: Film: soggetto e sceneggia- tura è un esauriente compendio illu- strato sull'argomento. Per coloro che vogliono intraprendere la carriera cinematografica: la sola stra- da per raggiungere un fine decoroso è quella del Centro che ha istituito borse e premi per gli allievi migliori. Men- tre per i settori di produzione e realiz- zazione artistica, ottica, fonica, sceno- tecnica, è scaduto il termine per la pre- sentazione delle domande, per la se- zione Recitazione (attori e attrici) il Concorso è ancora aperto. Per coloro che mi hanno inviato sogget- ti e sceneggiature da leggere: prego di non aver fretta, se desiderano da me un attento esame. Per coloro che desiderano inviare altri copioni: mandino pure. Per coloro che hanno creduto di iden- tificarmi, e di conoscere il mio nome CAPO DI BUONA SPERANZA (Corrispondenza coi lettori) e il mio cognome: debbo purtroppo di- silluderli. Per quanto alcuni da certi indizi potessero essere indotti a pensare che io fossi questo o quello, tuttavia non hanno indovinato. Comunque, il fatto di non conoscere il mio nome non impedirà ad essi di rivolgersi a me con tono confidenziale; né io mancherò di rispondere a tutti con simpatia. CESARE GROSSI (Cremona). - Le in- dicazioni elementari sulla sceneggiatura, sono pubblicate nel fascicolo di dicem- bre della rivista Bianco e Nero edita dal Centro Sperimentale di Cinemato- grafia, via Tuscolana km. 9, Roma. Presso le edizioni di Bianco e Nero puoi trovare anche il volume di Um- berto Barbaro Film : soggetto e sceneg- giatura che può servire al tuo scopo. DUE SORELLE. - Grazie della « in- finita bontà » che mi attribuite. Però non posso accontentarVi. Un elenco di tutti gli attori di tutti i paesi? Vi dò un consiglio: prendete tutti i numeri di Cinema dalla nascita ad oggi e com- pilate voi stesse l'elenco. È un lavoro che credo divertente per Voi. L'attrice la cui fotografia è nell'articolo del Vi- golo, è appunto Danielle Darrieux. L'altro è un errore di stampa. Passo a chi di competenza la Vostra richiesta: pubblicare alcune fotografie dell'attore Jean Gabin. A. B. (Ravenna). - Il volume Cinema Sperimentale è edito dalla Casa Editrice Moderna, suor Orsola 12, Napoli; Ci- nematografìa per tutti, salvo errore, dalla A.C.I.E.P. di Roma; comunque potete rivolgervi al più importante li- braio della vostra città. L'articolo che ho trasmesso a chi di competenza, mi pare tratti un tema quanto mai inte- ressante; tema che, anzi, meriterebbe una trattazione più esauriente e diffusa. Qua e là vi sono dei luoghi comuni, ma tali da non pregiudicare l'articolo che, nel suo complesso, si presenta redatto in forma seria e tale da indicare che Voi possedete doti di articolista. DOUGLAS SENIOR (Milano). - Potete mandare senz'altro l'articolo il cui ar- gomento mi sembra interessante. R. BRUSA (Varese). - Il lettore Ver- zara Gastone CafTarelli. Foro Bona parte 56, Milano, chiede di essere mes- so in comunicazione con te per l'acqui- sto delle annate di Film Wee/(ly. LUIGI SAMBO (Treviso). - Raccogli- tore di notizie? Credo che, con la pub- blicazione di tutti i dati riguardanti i film via via che vengono editi, in testa alle recensioni, possiate essere accon- tentato, sorroc enere viene redatto quan- do c'è sufficiente materiale sull'argo- mento. Mandate pure il soggetto su Bianca Capello ed altri; ma lasciatemi poi qualche tempo per leggerli. Pur- troppo non posso accontentarVi per ciò che riguarda il conoscermi personal- mente, ma la redazione di Cinema vi darà tutte le indicazioni che desiderate, nonché vi suggerirà il modo di poter visitare qualche stabilimento. ATTILIO BAZZINI (Fano). - In realtà avviene di solito che il regista segua la lavorazione del film fino a montaggio compreso, quindi ciò che Voi dite nel Vostro articolo non corrisponde ad una regola, ma piuttosto ad eccezioni. Ri- tengo pertanto che l'articolo non possa venir pubblicato. CHIGI CINEMAFILO. - Penso che si debba intendere il cinema come propa- ganda del costume in genere, di ogni paese e di tutti i tempi. In particolare poi, potrai accennare ai modi per giun- gere ad un costume italiano nel film italiano. GIANANTONIO VIO BONATO (Pa- dova). - Circa « i film in censura > è stato detto esaurientemente altre volte. Non capisco che cosa intendi con 0 prò gramma per l'ammissione a Cinecit- tà ». Forse vuoi alludere al Centro. E allora : Centro Sperimentale di Cinema- tografia, via Tuscolana, km. 9, Roma. FRANCESCO BURRAI (Roma). - Ho già risposto. La industria del cinema nel mondo subisce continuamente delle variazioni. _._ ,T_„m_^-,_ IL, NOSTROMO PRODUTTORI! NOLEGGIATORI! Esaminate gli incassi dei filmi italiani lan- ciati per radio: potrete subito riconoscere la convenienza di questa nuova forma pubblicitaria la quale è stata accolta dal pubblico con crescente interesse RICORDATE CHE LA RADIO ARRIVA DOVUNQUE E PARLA A MILIONI DI PERSONE Per chiarimenti e trattative rivolgersi alla SIPRA a ROMA • Via Montello, 5 - Tel. 34883 - 34884 63 -r E La soluzione dei giuochi deve pervenire alla Redazione di CINEMA (Sezione 'Giuochi e Concorsi', 'Piazza della Pilotta, 3 - Roma) non oltre il 15 febbraio 1940-XVIII. Scrivere chiaramente, oltre alla soluzione stessa, anche il proprio nome, cognome e indirizzo. Tutti i lettori possono liberamente collaborare a questa pagina PAROLE INCROCIATE 1 2 5- j M> Il l'I ri lo u ir ii- ^ B a •<* a US pi ><» ir S 55 22 "i w ^ ^ 1 ^ » *> P a V 1 ^ b 1 H ^ >i ^" WÈ~ ^ •? ia 14 t* JT1 n S 1 i» ». isF^^B a i * a 1 1 l 11 U 1% $ ^ *r J' P^ Ì4 "7 m u % | te ^ % 4' ^ il i* * 1 # sa > « « Ji ^ IH ^ 15 >.i p^ — » ?? « »! ORIZZONTALI: 1. FILM DI DOUGLAS, 2. L'ULTIMO PER- SONAGGIO CUI DOUGLAS DIE' VITA, 3. Nome del « Cantante pazzo », 4. « Il re dell'opera » (iniz.), 5. Film di Karl Hartl con Hans Albers, 6. Ti saluto, 7. Di Ronald Col- man la prigione, 8. Il segno di C. De Mille, 9. Regista di: « Les secrets de la Mère Rou- ge », 10. Quelli che ripudiano una religione, 1 1 . Film di W. Liebeneiner con A. Matter- stock, 12. È quasi un fiore, 13. Un papa all'incontrano, 14. Così comincia Arletty, 15. Società anonima, 16. ...e la scimmia, 17. Industria Sete Naturali, 18. In quel del Sud bazzicava Charles Vanel, 19. Sergio Tofano, 20. L'O'Brien di « Follìa messicana », 21. La prima donna... in «Estasi», 22. L'inizio di Fernandel, 23. Film di Jean Benoif-Lévy, 24. Una delle sette vedove, 25. Un'altra vedovella, 26. Interprete di « Castello in Fiandra », 27. Il ciuffo della bionda Con- stance, 28. Misteriosa fu quella di Loretta Young, 29. Film di H. Selpin con Hans Albers, 30. Il nome dell'adorabile nemica, 3 1 . LA SECONDA MOGLIE DI DOUGLAS, 32. Moglie del tenore Richard Tauber, 33. L'uno degli inglesi, 34. Compagno di Sonia Henje in « Turbine bianco » (iniz.l, 35. Quasi un film di Palermi con De Sica, 36. In « Torna caro ideal », 37. FILM DI DOUGLAS. VERTICALI: 1. FILM DI DOUGLAS, 2. Film aeronautico di William Wellman, 3. Allievo del Centro Sperimentale in « Ponte dei Sospiri », 4. Fu marito di Greta di Marlene e padre involontario di Deanna (iniz.), 5. Preposiz. art., 6. Film di King Vidor, 7. Pesce che risale i fiumi, 8. Con- giunzione latina, 9. La prota- gonista di « Francesco I », 10. Hardy Oliver, 1 1. Owen Reginald, 12. Casa produttrice di « Grandi Magazzini », 13. Film di Anna Sten, 14. FILM DI DOUGLAS, 15. Un terzo del sarto della Garbo, 16. Lo strumento preferito da... Har- po Marx, 17. A LUI QUESTO GIUOCO È DEDICATO, 18. Così inizia l'« Incantesimo » di Katharine, 19. Le ore di permesso, 20. FU DON X, D'ARTAGNAN, E IL ROBIN- SON 900, 21. Senza baffi in « Bionda sotto chiave » liniz.), 22. Antica lingua di Francia, 23. In: « Finisce sempre così », 24. La Pola o la Mi- randa, 25. Diminutivo di Menelao, 26. Mezzo nome dell'attore Kruger, 27-55. ERANO QUELLI DI DOUGLAS, 28. Regista di « Demone del giuoco », 29. Lo spirito dell'aria nella « Tempesta » di Shakespeare, 30. Congiunzione latina, 31. Industrie turistiche, 32. Le consonanti del dente, 33. Di qui il fachiro agitatore, 34. Composizione poetica, 35. Porto russo sul Mar Nero, 36. Battuta o situazione comica hollywoodiana, 37. Sulle auto della « terra d'amore » o « d'altri tempi », 38. Brigitte Helm in un film di G. W. Pabst, 39. Fiume d'Italia, 40. Ci presenta la produzione New-Universal, 41. DOUGLAS QUI FU LADRO, 42. Il film di Karl Hartl al n. 5 orizz., 43. Un terzo del « romano del I i Pontefici », 44. Turbinoso film con Jack Holt, 45. Tre celebri comici americani, 46. Il tenente di « Ballo al castello» (iniz.), 47. Lo formano i Marx, 48. Quello di Totò era col pelo, 49. Il signore tedesco, 50. FILM DI DOUGLAS. GUIDO M. (Bergamo) IN TUTTE LE STAGIONI tDfiSfiirmìTQ a a saÈflys l ISOLA DEL SOLE E DELL'ETERNA PRIMAVERA R I D U Z I o n I FERROVIARIE-MARITTIME-AEREE DURANTE TUTTO L'ANNO mnnipesTRzioni ARTISTICHE - CULTURALI SPORTIVE - ETNOGRAFICHE D'INTERESSE MONDIALE' Informazioni e prospetti-. ENTE PRIMAVERA SICILIANA - PALERMO VIA CAVOUR, 102-104-106 - TELEF. 13.389 - TELEGRAMMI: "PRIMASICIL" E PRESSO TUTTI GLI UFFICI DI VIAGGI E TURISMO SOLUZIONE DEL GIUOCO DEL N. 84 (25 DICEMBRE 1939-XVIII) FRASE CIFRATA A % 'fe "b 39N 2A 8Nj 'b 7b V 1 A "C 1 T\| 9fe >\ À > ?b *r % lo9 8T 3fe A 8'u 'M 7ÌE 8W 3T *A Jk 'fe ss lo6 E. 'M up "k 54E k5D "i TP "1 tj ^L UA V t> '% ?T "Ir "A 'fc "b "U o "5 2t 2fe *U ^ "A JN 4b •Kj % ?o 'IL o 5b 'É 2L L "A ?t 4I "N "t= A «A T t> 8t 'h l'/\ '1= "i A SBì T 7A "L i8i 'A fcN A *M JA A S,N *t SU 8fe 8b "1 "0 "U "È L 3L 'A i ' N *r Ì2B *k 2N A '± 1 "o 4N A 1. E SOLUTORE DEL GIUOCO N. 84 DI ZORZI LIVIO Pola, Via Adua, 23 Scrivere la soluzione in inchiostro e con scritture molto nitida. Sari estratto a sorta un vinci/ore tra i solutori del giuoco: Porole incrociate. Premio: L'Almanacco del Cinema Italiano. La soluzione del giuoco pubblicato nell'86° fascicolo apparire ne» 88» fascicolo (25 febbraio Ì940XVIII) Direllore VITTORIO MUSSOLINI NOVISSIMA - Via Romane/io da Forlì, 9 • Tel. 760205 - Roma Proprietà letterarie riservale per ì lesti e per le illuslrezioni. A norma deli articolo 4 delle legge vigente sui diritti d'autore è lesselivamente fatto divieto dì riprodurre artìcoli e illuslrezioni della riviste CINEMA quando non se ne citi le fonte USATE LE LINEE AEREE DELLA ILI LITTORIO^ ESSE VI CONDURRANNO IN MONTAGNA O NELLE CITTÀ CHE VI INTERESSANO IN BREVISSIMO TEMPO RISPARMIANDO TEMPO GUADAGNERETE BUONUMORE SALUTE E ANCHE DENARO PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI A TUTTE LE AGENZIE DI VIAGGI ED ALLA DIREZIONE GENERALE DELLA SOCIETÀ - ROMA ■ AEROPORTO DI ROMA Per il vostro salotto signora... Un mobile elegante che soddisfa ogni vostra più raffinata esigenza artisti- ca e musicale Per voi - per i vostri ospiti il nuovo Radiogrammofono 554 sarà il vero compagno delle vostre ore più serene "LA VOCE DEL PADRONE" S. A. LA VOCE DEL PADRONE • COLUMBIA • MARCONIPHONE • MILANO # a & E tlGTT COMPAGNIA ITALIANA DEI GRANDI ALBERGHI GRAND HOTEL DANIELI EUROPA & BRITANNIA REGINA VITTORIA & BRISTOL E X C E L S I O R GRAND HOTEL GRANDE ALBERGO & DELLE ISOLE BORROMEE LIDO-VENEZIA E X C E L S I O R PALAZZO AL MARE (già G d . Hotel d e s Bainsl GRANDE ALBERGO LIDO VILLA REGINA m|Bn o PRINCIPE E SAVOIA E X C E L S I O R GENOVA (S.T.A.I.) ALBERGO COLOMBIA Sfcfà. I MIGLIORI APPARECCHI RADIO SWXfc SUPER 7 VALVOLE DOPPIA GAMMA DI ONDE CORTf xxrrwr , SCALA ALFABETA CON AOTO1ICMCA «PO ¥} ?" E LUNGHE * ' I,PO • E KADIOFONOGKAFO CINECITTÀ ASSICURAZIONI GENERALI DI TRIESTE E VENEZIA Società Anonima istituita nel 1831 CAPITALE SOCIALE INTERAM VERSATO L. 120.000.000 LE "ASSICURAZIONI GENERALI" esercitano i RAMI VITA, INCENDI, FURTI, e TRASPORTI e, in unione alle affiliate ANONIMA INFORTUNI e ANONIMA GRANDINE, i RAMI INFORTUNI e GRANDINE Capitale sociale inter versato L. 120 milioni Fondi di garanzia . . . . » 2miliardie 78ó milioni Capitali vita in vigore . > 8 miliardi e oltre 947 milioni Pagamenti per danni dal 1831 » 11 miliardi e oltre 156 milioni FANNO PARTE DEL GRUPPO DELLE ASSICURAZIONI GENERALI oltre 60 Compagnie affiliate AGENZIE IN TUTTI I COMUNI D'ITALIA Rappresentanti e Commissari d'avaria in tutto il mondo 90Z NEGATIVA 35 m m. m Plus X per ripresa negli " sfudios " Super XX per ripresa nelle condizioni più sfavorevoli Background X per proiezioni posteriori dello sfondo s)jùcu\4/z&a xbSioJbuta xLi JLavoxo 4 &aha*vzia tnaSjuna xLoJL capitai^ ùnpùcgato* ÌIÌ1Ì3 quindicinale di divulgazione cinematografica FONDATO DA ULRICO HOEPLI DireHore: VITTORIO MUSSOLINI Organo della Federazione Nazionale Fascista degli Industriali dello Spettacolo Collaborazione tecnica dell'Istituto Nazionale per le Relazioni Culturali con l'Estero A N N O V Volume I FASCICOLO 87 10 FEBBRAIO 1940 - XVIII Quesfo fascicolo contiene : Cinema Gira 71 RISULTATO DI SORTEGGIO Referendum 1939-40 73 P. M. PASINETTI Appuntamento a Cortina 74 T.S.M. Annotazioni 75 R. M. DE' ANGELIS Pubblico brasiliano 76 MASSIMO ALBERINI 7 comici scontenti 78 LO DUCA Perfezionamenti tecnici nel disegno ani- mato 82 X. X. De Sica regista DOMENICO MECCOLI Stranieri 83 85 G. I. Nord-ovest 87 GIUSEPPE ISANI Film di questi giorni 88 GIUSEPPE ISANI Colloquio con Jean Renoir: Cinema medi- terraneo 90 Galleria: Germana Paolieri, 92 - Capo di Buona Speranza, 95 - Giuochi e Concorsi, 96. DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE: Roma, Piazze della Pilotla, 3 Telefono 66-470 - PUBBLICITÀ: Ufficio Pubblicità 'Cinema' - Roma, Piazza della Piletta, 3 Gli abbonamenti si ricevono direttamente dall'Amministrazione del periodico, o mediante versamento al conto corrente postale 1/23277 oppure presso le Librerie Hoepli in Milano (via Berchel) e Roma (Largo Chigi) - ABBONA- MENTI : Italia, Impero e Colonie, anno L. 40, sem. L. 22. Estero, anno L. 60, sem l 35 Manoscritti e fotografie, anche non pubblicati, non si restituiscono OGNI NUMERO IN ITALIA, IMPERO E COLONIE: DUE LIRE - NUMERI ARRETRATI: IL DOPPIO •^f^r MILANO-FORO BUONAPARTE, 12 In copertina OMO DII PICCOLI «TRILLO»! IH FILM *l ftlMZB DELL* STRlfll * ffltw Datomi) 65 m lipif Illiiiiiiéi IHIII. , IH» Unì ìrMpfà :yfrn :u:'.: > • .' x ,-;i,v;. ;.£:;».,• ■ > ■■ ili.»- , Roma - Una racchet- ta tipo Porro Lambertenghi. DI RENZO POLDO - Ferrania (Sa- vona, - Un cofanetto bùxlis 2 bot- tiglie Murano liquori. PALOMBI ADELE - Via Imera 12, Roma - Idem. ETTORRE GAETANO - Cinema Braga. Giulianova - Idem. NOBILI GIOVANNI - Corso F. Amdeo 222. Savona - Un taglio popelin per camicia uomo. LACCETTI ENZO - Piazza Risor- gimento 55, Roma - Un Monopoli e un Lexicon. TEODORI CARLO - Corso Trieste 171. Roma - Idem. AJO' MARINA - Via Federico Ce- si 62, Roma - Idem. RIGHETTI BRUNO - Via Risorgi- mento }, Sesto S. Giovanni (Mila- no) - Idem. MERLICCO ANTONIO - G. C. Cardava 6. Roma - Idem. CORR1ASSO PAOLA - Via Bava 20-bis, Torino - Una collezione e un abbonamento a Bianco e Nero. MINELLO ELSA - Via Sidoli 2, Milano - Una collezione Bianco e Nero. MASINI PAOLO - Via D. Fontana 12, Roma - Un abbonamento a Bianco e Nero. CUSIN MARIA - Via delle Milizie 76, Roma - Una collezione Bianco e Nero. MELOGRANI CARLO - Piazza Buenos Ayres 5, Roma - Un No- tissimo Dizionario di Palazzi. REGAZZONI PIA - Via Dandolo 15, Varese - Panorama dell'arte ra- diofonica di E. Rocca; Come si scrive un film di Margrave e // mio amico Edison di Henry Ford. AMODEO MARCELLO - Perugia - Un Almanacco del Cinema Italiano. BUTERA FEDERICO - Via S. Fran- cesco 28, Trapani - Idem. FIACCADORI ENZO - Via Dona- tello 50, Roma - Idem. GIULIANI TULLIO - Via Carlo Mirabello 18, Roma - Idem. CIRILLO AUGUSTO - Piazza Vit- toria 7, Napoli - Idem. LEOMBRUNO PANFILO - Abbazia di Sulmona (Aquila) - Idem. MATTHIAS MARIA BONA - Via G. Marconi 7, Terracina (Littoria) - Idem. LIPARI GIUSEPPE - Via XX Set- tembre a, Trieste - Idem. PERINELLO GIORGIO - S. An- gelo 3563, Venezia - Idem. FOLLIERO LIA Milano - Idem. Via Eustachi 22. BORELLI BENEDETTA - S. Mi- chele del Carso 20, Milano - Idem. 36. DE ROSSI MARIO - 2808, Venezia - Idem. San Marco 42. APRILE CORRADO - Via Vittorio Emanuele 12. Monza - Un abbo- namento a Cinema. 43. GARBARINO INES - Via Anto- niazzo Romano 7. Roma - Idem. 44. LAUGNASCO GIORGIO - Via Ospedale 14, Imperia - Un abbo- namento a Scenario. 45. D'ALESSANDRO LINO - Frassi- neto (Cosenza) - Idem. 46. BENEDETTO MARIA - Via Do- gali 1 . Firenze - Un abbonamento al Giornale dello Spettacolo, .s 47. COLLINI PIETRO - Via Senato 16, Milano - Idem. Debitamente verificate si imbussolano infine le schede dei nomi indicanti l'at- tore vincitore Amedeo Nazzari e dal- l'urna il direttore dott. Vittorio Musso- lini estrae ». 47 schede nel seguente ordine : 1. GENTILINI MARIO Via Spinoza 8. Milano - Un soggiorno gratuito di 5 giorni a Riccione. 2. MAROZZI GIANPIERO Via Pa- scoli 15, Milano - Un cronometro per uomo « Marvin ». 3. LA SCOLA G. - Via Dante 174, Bari - Una cassa 12 bottiglie spu- mante Martini Lacrima Cristi. 4. BORIOSI LEANDRO Via S. Giu- lia 8-bis, Torino - Un grammofono e dischi Cetra. 5. MARTINELLI MARY - Via E. del- le Sedie 4, Livorno - Un libretto Banca del Lavoro di L. 250. 6. STOCCHI ATTILIO Viale Car- so 9, Roma - Una cassa 6 bottiglie spumante Martini Lacrima Cristi. 7. DI GIORGIO BONAVENTURA - Corso Umberto 78, Taranto - Idem. 8. BELLONI ANGELO Via Clitun- no 13, Milano - Una cassa 12 bot- tiglie Martanice. 9. BONSATTI DAVIS - Via J. da Montagnana 13, Padova - Un oro- logio astuccio da viaggio (Scalerà Film). io. ZABBANI ALDO - Vobarno (Bre- scia) - Una ceramica artistica (Ditta Molteni & Muccioli). 11. MARTELLI GIUSEPPE - Lungarno Archibusieri 6, Firenze - Due ta- gli popelin per camicie uomo. 12. MANZONI SANDRO - Vines d'Al- bona (Pola) - Un cofanetto buxus da 3 bottiglie Murano liquori. '3- VIGLIECCA PINA liberto 17, Torino Piazza E. Fi- Idem. 14. PIVA LUIGI - Via Marconi 9, Udine - Due dozzine fazzoletti per uomo. 15. ROSSI GIANNA - Viale Verdi, Tre- viso - Due dozzine fazzoletti per signora. 16. FODDAI ANGELO - Sorrento - Una racchetta tipo Porro Lamber- tenghi. 17. VALCARENGHI GUIDO - Via D. Chiesa 5, Cremona - Un cofanetto buxus 2 bottiglie Murano liquori. 18. BOLDORINI VANNA - Via Maz- zini 11, Milano - Idem. 19. PATERNI MARIA LUISA - Via Cadorna 42, Firenze - Idem. 20. VARGIN JOSEPH - 2. Capo R. T. R. N. « Sesia », Taranto - Un taglio popelin per camicia uomo. 21. LUCHETTI ANNA - Via Angelo Emo 33, Roma - Un Monopoli e un Lexicon. Via Salaria Via di Priscilla 23. ALATRI MARCO 330, Roma - Idem 24. SOLARI OLGA - 31, Roma - Idem. 25. MAGNANI EUGENIO - Via Ma- scheroni 19, Milano - Idem. 26. BASCHIERI LUCIANO - Piazza Pioppa 71, Modena - Una collezio- ne e un abbonamento a Bianco e Nero. 27. TATA CORRADO - Via Caduti Fascisti 11;, Bari - Una collezione di Bianco e Nero. 28. FABBRO GIUSEPPE - Ospedale Civile, Bolzano - Un abbonamento a Bianco e Nero. 29. DOSI ANTONIETTA - Piazza S. M. Beltradi 4, Milano - Una colle- zione di Bianco e Nero. 30. De LO' MARIO - Via Griffoni 4, Bologna - Cifariello di Marangoni; Ordini equestri di Ceschina; / tren- ta disegni di Vellani-Marti; Affrica di Vellani-Marti; Danzatrici di Bom- pard e Disegni di Sanminiatelli. 31. CASTELLUCCI LINDA - Piazza Melozzo da Forlì 1, Roma - Una raccolta di libri ed. Rizzoli & C. 32. GALLIANI ELENA - Via X Giu- gno 11, Vicenza - Un Almanacco del Cinema Italiano. 33. ZVETEREMICH MARA - Via Ce- radini 24, Milano-- Idem. 34. FICCARELLI ANTONIO Vitt. Emanuele 19, Parma Ì5 - Via Idem. PAGANI MARIA - Via Arara 16, Milano - Idem. 37. MESCHINI OVIDIO - Via S. Ma- ria dell'Anima 59, Roma - Idem. 38. DIANA FILIPPO - Via Farini 24, presso Conti, Bologna - Idem. 39. CASELLI VITTORIO - Pistoia - Idem. 40. DE MONTIS PIETRO - Corso Co- mo 15, Milano - Idem. 41. FERRARA ANNA - Via Clelia 58, Roma - Idem. 42. PANTO' GINO - Albergo Corona, Catania - Un abbonamento a Ci- nema. 43. PASTORELLI FRANCESCO - Cor- so Umberto I 284. Napoli - Idem. 44. NENCHA IGNAZIO - Via Andrea da Bari 48, Bari - Un abbonamento a Scenario. 45. ZANOTTI GALEAZZO - Via Aver- sa 3, Milano - Idem. 46. CORTI CARLA - Via Lanzone 20, Milano - Un abbonamento al Gior- nale dello Spettacolo. 47. MUSSO VANNA - Via Milano 16, Torino - Idem. AVVERTENZA A tutti coloro che secondo la lista pub- blicata qui sopra, sono risultati vinci- tori, verrà inviato a domicilio il regalo che a loro spetta. Ad evitare però even- tuali disguidi postali causati da errori di indirizzo, preghiamo i vincitori di volerci inviare ancora una volta nome, cognome ed indirizzo precisi. Solamen- te a chi ci avrà dato tale conferma verrà effettuata la spedizione. LE FORMIDABILI SOMME PAGATE DALL'ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI Al SUOI ASSICURATI Uno degli indici più dimostrativi della potenza finanziaria dell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni è costituito dalle gigantesche somme che l'Ente ha pagato ai suoi assicurati o ai loro aventi diritto dal 1912, anno della sua fondazione, al 31 dicembre 1939. Si tratta — in cifra tonda — di LIRE QUATTRO MILIARDI E 686 MILIONI così suddivise; per sinistri e riscatti .... L. 2.450.000.COO per scadenze » 1.500.000.000 per rendite vitalizie .... - 736.000.000 Se poi consideriamo che le somme pagate dall'Istituto ai suoi assicurati nel suo primo decennio di vita (1912-1921) ascendono ad un totale di 243 MILIONI DI LIRE e che quelle corrisposte negli ultimi dodici anni (1928-1939) ammontano a 3 MILIARDI E 844 MILIONI DI LIRE, dobbiamo dedurne che lo sviluppo finanziario dell'Ente è stato, in un breve giro di anni, così grande, da non trovare forse riscontro in nessun'altra Azienda di carattere fiduciario od industriale. E' superfluo aggiungere che l'Istituto Nazionale delle Assicurazioni ef- fettua sempre il pagamento delle somme dovute ai suoi assicurati IN DENARO CONTANTE fatta eccezione dei casi, nei quali sia espressamente convenuto in polizza che il versamento deve avvenire in determinati Titoli. Ma se rappresentano un sicuro indice di potenza le colossali somme pagate dall'Istituto ai propri assicurati fino al 31 dicembre 1939, non lo sono meno le sue ingenti attività patrimoniali, che. alla stessa data, supe- ravano i SEI MILIARDI E MEZZO DI LIRE ponendo il grande Ente di Stato ALLA TESTA DI TUTTE LE IMPRESE ASSICURATRICI DELL'EUROPA CON- TINENTALE. Basta l'enunciazione di queste poche cifre per convincere 1 previdenti cittadini ad affidare i loro risparmi all'Istituto Nazionale delle Assicurazioni, le cui polizze godono DELLA PARTECIPAZIONE ACLI UTILI E DELLA CARANZIA DELLO STATO. NON ESITATE A FARE RICHIESTA DI UNA POLIZZA AGLI AGENTI DEL GRANDE ENTE 69 IP PRGSGnTP Un GCCGZIOnPLG GRUPPO DI PILITI Ploduzione ffcaleìa (dm PROCESSO E MORTE DI SOCRATE (I DIALOGHI DI PLATONE) con ERMETE ZACCONI - ALFREDO DE SANTIS - FILIPPO SCELZO OLGA VITTORIA GENTILLI - ROS- SANO BRAZZI - LUIGI ALMIRANTE Regìa di CORRADO D'ERRICO IL PONTE DI VETRO con ISA POLA - ROSSANO BRAZZI FILIPPO SCELZO - CARLO ROMANO REGINA BIANCHI - ADRIANO RIMOLDI Regìa di GOFFREDO ALESSANDRINI ROSA DI SANGUE con VIVIANE ROMANCE - GEORGES FLAMANT - G. DE SAXE- FEDELE GENTILE - CAMILLO APOLLONI - CLELIA BERNACCHI - OLGA VITTORIA GENTILLI Regìa di JEAN CHOUX IL PONTE DEI SOSPIRI con PAOLA BARBARA - MARIELLA LOTTI - ELLI PARVO - BELLA STARACE SAINATI - ERMINIO SPALLA - VIR- GILIO RIENTO - GIULIO DONADIO DINO DI LUCA - OTELLO TOSO, ecc. Regìa di MARIO BONNARD IL SIGNORE DELLA TAVERNA con ARMANDO FALCONI - LAURA NUCCI - MARIELLA LOTTI - GIOVANNI GRASSO - LUIGI CIMARA - OLGA VITTORIA GENTILLI - ADRIANO RIMOLDI Regìa di AMLETO PALERMI SOCIO INVISIBILE con EVI MALTAGLIATI -CARLO ROMANO SERGIO TOFANO - CLARA CALAMAI ERMINIO SPALLA - VIRGILIO RIENTO MARIELLA LOTTI - NICOLA MALDACEA Regìa di LEONE R. ROBERTI KEAN (GENIO E SREGOLATEZZA) con ROSSANO BRAZZI - GERMANA PAO- LIERI - MARIELLA LOTTI - DINA SASSOLI FILIPPO SCELZO - SANDRO SAL- VINI - NICOLA MALDACEA, ecc. Regìa di GUIDO BRIGNONE VITA DI LUNA PARK (Titolo provvisorio) con LAURA NUCCI - LILIAN BOEUF VIRGILIO RIENTO - LUIGI ALMIRANTE ERMINIO SPALLA - CARLO ROMANO NICOLA MALDACEA-GUGLIELMO SINAZ ANTONIO LUGARÒ - GIANN ALTIEIRI Regìa di AMLETO PALERMI Ebclub'mtà tfcal&ia {dm NAPOLEONE E GIUSEPPINA BEAUHARNAIS con PIERRE BLANCHAR e RUTH CHATTERTON - Regìa di JACK RAYMOND - Produzione Herbert Wilcox SERGENTE BERRY con HANS ALBERS-GERD HÒST-HERMA RELIN - TONI VON BUCOVICZ - Regìa di HERBERT SELPIN - Produzione Tobis GENTILUOMINI DI MEZZANOTTE con JULES BERRY - ELVIRA POPESCO VIVIANE ROMANCE - Regìa di PIERRE COLOMBIER - Produzione Claude Dolbert IL MARITO A MODO MIO con HEINZ RUHMANN - LENI MARENBACH - HANS SÒHNKER HELI FINKENZELLER - WERNER FUET- TERER Regìa di WOLFGANG LIEBENEINER - Produzione Tobis 70 CINEMA GIRA ITALIA DA CINECITTÀ... ... apprendiamo che procede con ritmo intenso la lavorazione di ro- se scarlatte dell'Era, diretto da Vittorio De Sica, l'assedio del- l'alcazar della Bassoli, l'ultima avventura della Sovrania-Icar, na- scita di salomè e fortuna entram- bi della Stella Film, la gerla di papà Martin della Lux di Torino. ALLA S.A.F.A.... ... è terminato il film di produzio- ne Astra 100.000 dollari diretto da Camerini e che verrà distribuito dall'Enic. ALLA SCALERÀ... ... continuano gli interni del bazar delle idee prodotto dall' Andros Film. Per conto della stessa Sca- lerà procedono a ritmo veloce gli interni di kean (Genio e sregola- tezza) e vita di luna park (titolo provvisorio). CINQUE MINUTI AL TRAGUARDO DE6LI ASTRI... ... è il titolo del nuovo cortome traggio Inconi. Questa pellicola è stata montata con il materiale gi- rato durante la festa indetta dalla rivista Cinema all' Albergo Excelsior di Roma nella notte tra il j. e il 5 «. s. Operatore ne è stalo il Lom- bardi mentre il commento parlato è opera di Guido Notart. Questo bre- ve, film che coglie i momenti più significativi della serata è un vero miracolo di velocità. £ stato girato, sincronizzato, montato e messo in circolazione in 4S ore di lavorazione. ISA MIRANDA... ...ha concluso con la «Continen- tale » un contratto per un film da realizzarsi nei prossimi mesi. N»n sappiamo ancora quale sia il sog- getto scelto. Sembra che la società produttrice abbia intenzione di ri- volgersi a Feyder per la regia. GIOVANI ATTRICI... ...dai quattordici ai sedici anni cer- ca la Diana Film per la realizzazio- ne di un film di Flavio Calzavara. Le eventuali aspiranti potranno pre- sentarsi alla Diana Film, Roma, Via degli Scipioni 123. DA TIRRENIA... ...Paola Barbara, Otello Toso, Car- lo Campanini, sono gli interpreti principali del nuovo film edito dal- la Cine-Tirrenia la corona 01 strass tratto da una commedia di Ugo Falena. La riduzione cinema- tografica è di Gentilomo, Mario Monicelli, Freda e Caudana, il re- gista è Gentilomo, aiuto-regista Mo- nicelli. cuori nella tormenta, che è sta- to rilevato dalla Atesia Film, pro- cede nella sua realizzazione. Il re- gista è Carlo Campogalliani. Gli in- terpreti Silvia Manto, Mino Doro, Dria Paola e Camillo Pilotto. La « Schermi nel mondo », che ha ultimato in questi giorni gli ulti- BANCA COMMERCIALE ITALIANA BANCA DI INTERESSE NAZIONALE CAPITALE L. 700.000.000 INT. VERS. RISERVA LIRE 155.000.000 AL 25 MARZO 1939-XVII Bette Davies e Mickey Booney sono stati eletti re e regina dei film, dai lettori di 55 giornali americani mi della strada ha messo in can- tiere un altro film : un duca e for- se una duchessa per l'interpreta- zione di Gerrnaine Haussay, Osval- do Valenti, Sergio Tofano, Fausto Guerzoni. Il film comincierà la la- vorazione il 19 febbraio. Nello stes- so tempo la ^ — -:-'■-"■''■■'■;■■' 3£ìS '■£' fjjfKKgE ?» * «k 'V** PED. IN ABBON. POST. GRUPPO 2» I 25 FEBBRAIO 19W-XVIII — C.ENTI „ ^^ |£ SOUASCB,VEBE— ccWNAlA ■reni sruoio ai fc^OSTRCJ,EBrioWiAvoBosE €ESSAW° PE« ««*M»«M AT„ quindicinale di divulgazione cinematografica FONDATO DA ULRICO HOEPLI Direttore: VITTORIO MUSSOLINI Organo della Federazione Nazionale Fascista degli Industriali dello Spettacolo Collaborazione tecnica dell'Istituto Nazionale per le Relazioni Culturali con l'Estero A N N O V Volume I FASCICOLO 88 25 FEBBRAIO 1940 - XVIII Questo fascicolo contiene Cinema Gira 99 P. M. P. // momento d'oro 105 GIORGIO CABELLA // pubblico genovese 106 UMBERTO DE FRANCISCIS Scenografia vera 108 EMILIO CERETTI Rimorso det comunisti di Hollywood . . 114 STELIO TOMEI Madeleine Carroll fa scalo a Genova . 116 MICHELANGELO ANTONIONI La scuola delle mogli 117 IL CRONISTA Ancora del « Salvator Rosa » 120 G. I. Nord-ovest 121 GIUSEPPE ISANI Film di questi giorni 122 Galleria: Mario Ferrari, 124 - Capo di Buona Speranza, 127 - Giuochi e Concorsi, 128. DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE: Roma, Piazza della Pilolla, 3 Tele|ono 66-470 - PUBBLICITÀ: Ufficio Pubblicità 'Cinema' - Roma, Piazza della Pilolla, 3 - Gli abbonamenti si ricevono direttamente dall'Amministrazione del periodico, o mediante versamento al conto corrente postale 1/23277 oppure presso le Librerie Hoepli in Milano Ivia Berchel) e Roma (Largo Chigi) - ABBONA- MENTI : Italia, Impero e Colonie, anno L. 40, sem. L. 22. Estero, anno L. 60, sem. L 35 Manoscritti e fotografie, anche non pubblicali, non si restituiscono OGNI NUMERO IN ITALIA. IMPERO E COLONIE: DUE LIRE - NUMERI ARRETRATI: IL DOPPIO CINEASSICURAZIONE Unico ufficio autorizzato in CINECITTÀ per le assicurazioni praticate dal Ir. 1. A. U. (Consorzio Italiano Assicurazioni Cinematografiche) copre tutti i rischi connessi alla pro- duzione FILM ed in particolare: # i danni d'interruzione della lavorazione per morte, infortunio o malattie di persone (at- tori, registi, ecc.) o per danni allo studio,- # i danni al negativo originale ed alle altre pellicole ; # i danni al materiale di scena 9 oltre i normali rischi degli infortuni del per- sonale addetto alla produzione del film, della responsabilità civile verso terzi tanto per l'attività industriale che per l'uso degli auto- mezzi e di trasporto terrestre, marittimo ed aereo delle persone e delle cose ine- renti e connesse alla produzione di film per assicurare il continuo e regolare funzionamento degli impianti cinematografici ACCUMULATORI HENSEMBERGER In copertina, 6ERMAINE AUSSEY PROTASOIIISTA DEL FILM '01 DUCI I PORSE UNA DUCHESSA' (Schermi Mi Mondo) 97 »**%& e o^ s«« v& >\P' ""**•*- Elli Parvo, Lilia Silvi, Guido Celano, Gildo Bocci, ed il regista Gambino nella scena di lancio del film 'Arditi civili' (foto Vasari) ITALIA UN INTERESSANTE VOLUMETTO... ...è quello uscito per i tipi di A. Vallardi - Milano, dal titolo In- dustria e Produzione Cinematografi- ca. Il libro, curato e compilato dal- l'ing. C. E. Giussani, in 141 pa- gine di testo ricche di interessanti illustrazioni, spiega « in una forma chiara e comprensibile a tutti ciò che effettivamente avviene fra le quinte di uno studio: una docu- mentazione precisa e completa, in altri termini, sull'industria cinema- tografica, dedicata a tutti coloro che si interessano del cinema o che desiderano approfondire le loro va- ghe cognizioni in proposito ». Interessante ed esauriente è spe- cialmente la seconda parte « La rea- lizzazione dei film sonori » dove so- no abbondantemente documentati i principi e i trucchi ottici e fonici. D'accordo con l'autore siamo nel- l' affermare che la nostra cinemato- grafia sta attraversando un periodo di vero e proprio assestamento; co- munque fino ad oggi non sono po- chi i film che possano tenere il pa- ragone con i migliori prodotti di oltre Atlantico. MASS AU A CO Mi ILO A Demi LECHIMTi D£M»I DOLIO CAMII1A ADDI. A. li A »«I»*»* MAIA! C|CC1CA ABBIAMO LETTO... ...sull'Ambrosiano la seguente in- teressante notizia : « A Roma da qualche giorno si parla con insi- stenza di un progetto strepitoso : Julien Duvivier chiamato in Italia a dirigere un film che dovrà essere girato in massima parte in Tripo- litania. Accanto al nome di Duvi- vier e di quello degli autorevoli promotori dell'impresa fa capolino anche il nome della prescelta pro- tagonista che è Laura Adani... Il soggetto, che è già stato approvato in linea di massima da Duvivier, è attualmente allo studio e alla ste- sura definitiva collaborano diversi scrittori ». Attendiamo una confer- ma dall'informatissimo Ceretti. TEATRI DI POSA... ...sono in piena attività. A Cine- città sono terminati : rose scar- latte dell' « Era » per la regìa e l'interpretazione di Vittorio De Si- ca; l'ultima avventura della « So- vrania-Icar » per la regìa di Benito Perojo e la reggia sul fiume della « Fotovox » per la regia di Alberto Salvi. Sono ancora in lavorazione: l'assedio dell'alcazar della « Bas- soli » per la regìa di Augusto Ge- nina e l'interpretazione di Mireìlle Balin, Fosco Giachetti, Maria De- nis e Rafael Calvo; nascita di sa- lomè della « Stella » per la regìa di Jean Choux e l'interpretazione di Armando Falconi, Conchita Mon- tenegro, Nerio Bernardi e Giulio Pena; fortuna della « Stella » per la regìa di Massimiliano Neufeld e l'interpretazione di Maria Denis, Ugo Ceseri e Jone Salinas; la ger- la di papà Martin della » Lux » per la regìa di Mario Bonnard e l'interpretazione di Ruggero Rug- gero, Enrico Glori e Germana Pao- lieri. Alla <( Scalerà » continuano le riprese di kean di Guido Brignone; luna park di Amleto Palermi; il bazar delle idee dell' « Andros » per la regìa di Marcello Albani è stato ultimato nelle sue riprese in interni : il complesso artistico è partito per la Grecia per alcuni esterni. A Tirrenia si lavora intor- no a : la granduchessa si diverte (Corona di Strass) dell' « Incine » per la regìa di Giacomo Gentilo- mo e l'interpretazione di Paola Bar- bara, Sergio Tofano, Otello Toso e Carlo Campanini; cuori nella tor- menta dell' « Atesia » per la regia di Carlo Campogalliani e l'interpre- tazione di Silvia Manto, Mino Do- ro, Camillo Pilotto e Dria Paola; un .duca e forse una duchessa della « Schermi nel mondo » per la regìa di Giorgio Ansoldi e Gabriele Varriale e l'interpretazione di Ger- maine Aussey, Osvaldo Valenti, Sergio Tofano e Fausto Guerzoni. Alla « Safa » si è iniziato il film dopo divorzeremo della « Excel- sior » diretto da Nunzio Malasom- ma ed interpretato da Amedeo Nazzari, Lilia Silvi, Vivi Gioì, Noèlle Norman, Monica Thiebaut, Guglielmo Sinaz, ecc. FRANCIA CINQUE SONO I FILM... ...che attualmente si stanno giran- do negli stabilimenti francesi : monsieur hector con Fernandel, Suzanne Dehelly, Denis Grey, Mus- sine e Gaby Warner; trois argen- tins a montmartre con Georges Rigaud, Medina e Paloma de Sen- INGHILTERRA Margaret Lockwood in 'Giorno festivo ' Anna Lee in 'Capricci di giovani' doval; un soir d'alerte con Lu- cien Baroux, Josephine Baker, Mi- cheline Presles, Gabrielle Dorziat; untel pere et fils di Duvivier con Micheline Morgan, Raimu, Louis Jouvet, Colette Darfeuille, Suzy Prim; l'empreinte du dieu di Moguy con Pierre Blanchard, Annie Ducaux. Come pure cinque sono i film al montaggio : ceux 99 PRESENTA DUE BRILLANTISSIMI FILM PAZZA DI GIOIA con VITTORIO DE SICA - UMBERTO MELNATI - MARIA DENIS Produzione ATLAS FILM Regia di C. L. BRAGAGLIA 1000 Km. AL MINUTO con NINO BESOZZI - ANTONIO GANDUSIO - VIVI GIOÌ Produzione FluNonLM Regìa di MARIO MATTOLI Joan Bennet e Walter Wanger fuggiti da Hollywood sono stati rintracciati a Phoenix (Arizona) già beli' e sposati CREDITO ITALIANO BANCA DI INTERESSE NAZIONALE Soc. Anonima - Sede Sociale: GENOVA Capitale L. 500.000.000 - Riserva L. 117.472.332 DIREZIONE CENTRALE: MILANO TUTTE LE OPERAZIONI DI BANCA E DI BORSA LOCAZIONE DI CASSETTE DI SICUREZZA FILIALI IN TUTTA ITALIA DU CIEL, MIQUETTE ET SA MERE, PAKIS-NEW-YORK, LES SURPRISES DE LA RADIO, DE MAYERLING À SERAJEVO. GERMANIA NEI SOLI STABILIMENTI UFA... ...si sta lavorando attualmente in- torno ad otto film : il cuore di una regina con Zarah Leander e Willy Birgel diretto da Karl Fròelich; RAGAZZA IN ANTICAMERA diretto da Gerhard Lamprecht; bai. pare di- retto da Karl Ritter; la ragazza leggera di Fritz Peter Buck con Willy Fritsch; la scuola d'amore di K. G. Kùbb con Luise Ullrich; il procaccia di Gustav Ucicky; mia figlia vive a VIENNA di E. W. Emo; A SINISTRA .dell'isar, a de- stra della sprea di Paul Oster- mayr. GIAPPONE CI VIENE ANNUNCIATO... ...che il Giappone permetterà l'im- portazione di 81 pellicole U.S. A. durante il 1940. Ciò dimostra, cosi Film Daily, che il pubblico giap- ponese conserva ancora intatto il suo favore per i prodotti di Hol- lywood. Non viene resa nota la quo- ta individuale di partecipazione del- le Compagnie americane, ma è qua- si certo che il numero delle pelli- cole che ciascuna di esse avrà la possibilità di importare è il seguen- te: Paramount, 14; M.G.M., 13; Columbia, 11; Warners, 9; 2oth Fox, 9; R.K.O., 9; ■ Universal, 9; U.A., 7. INGHILTERRA DOPO PI6MAGLI0NE... ...Shaw ha concesso che altre sue creature si avventurino per gli am- bienti cinematografici; a patto di poterne esercitare ogni tutela, so- prattutto nei confronti delle sce- neggiature, cóme era infatti avve- nuto per pigmalione. L'ottantenne autore si sta facendo una « mano a cinematografica davvero di primis- simo ordine; e la sceneggiatura di pigmalione, con abilissime varianti e interpolazioni, era apparsa esem- plare. Ora dovrebbero seguire il maggiore barbara, il dilemma del dottore, cesare e cleopatra, il discepolo del diavolo, la miliona- ria, santa giovanna, uomo e su- PER-UOMO. Interpreti de il maggio- re barbara saranno gli stessi di GERMANIA Ellen Bang in 'Mann fùr (Uomo per uomo) Elfie Mayerhofer in 'Hotel Sacher Gli impianti radio istallati nei saloni dell'Albergo Excelsior in occasione della festa "Traguardo degli Astri" sono stati gentilmente forniti dalla Ditta RADIO SACCO di Roma - Piazza Tor Sanguigna, 9-10 - Telefono 55.548 pCi \ÌXjHQG.KG, i fascicoli di 'Cinema' del VII volume è in vendita la copertina in mezza pelle e tela e con incisioni a secco in oro. Le richieste, per mezzo vaglia o mediante versamento nel e. e. postale n. 1/23277 dell' importo di L. 10, debbono essere indirizzate all'Am- ministrazione di 'Cinema' Piazza della Pilotta, 3- Roma pev catn&ù d'itidhùz&o- CtivùaKe. £. 1 ut pumcù&atii IOI Germana Paolieri ne 'La gerla di Papà Martin' della Lux (foto Cinecittà) pigmalione, Wendy Hiller e Leslie Howard; per cesare e Cleopatra l'autore ha già espresso il desiderio che il film sia girato in Italia. (Cosi Dramma del 15 u. s.). U. S. A. I DIECI MIGLIORI ATTORI... ...secondo una votazione del pub- blico di alcuni cinematografi sono nell'ordine i seguenti: Mickey Roo- ney, Tyrone Power, Spencer Tra- cy, Clark Gable, Shirley Tempie, Bette Davis, Alice Faye, Errol Flynn, James Cagney, Sonia Heine. Come si vede il « numero uno » è Mickey Rooney che ha vinto con 870 voti con un margine di 193 punti su Tyrone Power. Del resto ecco i voti guadagnati rispettiva- mente dai io attori : 870, 677, 556, 412, 339, 315, 271, 253, 226, 219. A proposito del quale referendum interessante è osservare quanto è scritto nella rivista Hollywood Spectator (numero del 20 gennaio 1940) nella rubrica « Lettere al- l'Editore ». Il compilatore nel discutere un'af- TJn' inquadratura di 'Fortuna' della Stella (foto Cinecittà) //7/7à/7Z/Yl/ff/7 . /àSà/l//P/ Prendete in tempo eCOMPRESSEdi Aspirina contro i raffreddori ASPIRINA. Pubbl. Aul. Prel. N. 44372 - 27- XVII- 39 formazione della giornalista Hedda Hopper contraria ad ammettere im- portante per un attore dello scher- mo la pratica di teatro si pone la domanda : quanti di questi migliori io attori non devono il loro suc- cesso alla carriera di teatro? BETTE DAVIS... ...ha vinto il premio del « Referen- dum Cinematografico 1939 » confe- rito dal Redbook Magazine. Il pre- mio è stato aggiudicato con la se- guente formula : « per un elevato contributo all'arte del cinemato- grafo ». Infatti » Miss Davis » ha guadagnato il premio per le seguen- ti sue interpretazioni : Judith Tra- herne in dark victory; l'imperatri- ce Carlotta in juarez; Charlotte in the old mai.d e la regina Elisabetta IN THE PRIVATE LIVES OF ELIZABETH and essex. La stella, che ha già vinto numerosi altri premi e tra gli altri, due dell'Accademia, sta la- vorando ora per il film Warner all THIS, AND HEAVEN TOO. ALCUNE NOVITÀ... ...in fatto di bibliografia cinemato- grafica : Foremost films of 1038 by Frank Vreeland - Pitman Publish- ing Corporation : è un saggio della migliore produzione cinematografica di Hollywood e di Europa; contiene una dettagliata sintesi di dieci film del 1938 con una gran parte dei loro dialoghi. How they moke a Motion Picture by Ray Hoadley and Roman Feulich - Thomas Y. Cravell Co. : nei capitoli di questa pubblicazione si dà uno sguardo completo ai più importanti momen- ti della produzione di una pellicola : dalla preparazione del soggetto alla distribuzione del film. Movie Wor- kers by Picture Fact Associates - Harper : in questo volume della se- rie Harper, viene presentato il la- voro delle maestranze di un film fa- cendo largo uso di molte fotografie. Viene in esso inoltre illustrata la collaborazione del cinema nel cam- po della medicina, educazione, atle- tica ecc. WALTER WANGER... ...è stato eletto in Hollywood pre- sidente dell'Accademia delle Arti e Scienze Cinematografiche. Egli suc- cede a Frank Capra. Gli altri inca- richi sono stati cosi distribuiti : Edward Arnold, vice presidente; Robert Riskin, segretario; John Aolberg, tesoriere; Donald Gledhill, segretario esecutivo. UN INTERESSANTE ESPERIMENTO... ...di televisione è stato realizzato nei giorni passati a New York. Le immagini trasmesse per televisione da due punti di New York, Radio City e North Beach, furono rice- vute da un aeroplano che volava nel cielo di Washington a 200 mi- glia di distanza approssimativamen- te. Questa trasmissione fu presen- ziata da una dozzina di persone a bordo di un apparecchio che volava ad una altezza di quattro miglia so- pra la capitale degli S. U. L'aero- plano, partito da Newark nella nuova Jersey, ricevette il program- ma sonoro di televisione durante 15 minuti di volo su Washington. Un nuovo volto del cinema italiano : Klede Daria che vedrete in un pros- simo film 1 ili m m £■* W~ m Renóe de Saint-Cyr in 'Rose Scar- latte' dell'Era (foto Cinecittà) Il regista Albani spiega una scena di 'Bazar delle idee' (Andros) alla Herman e a Porelli Paola Barbara in una pausa di lavo- razione del film ' La granduchessa si diverte' della Incine (foto Gnome) 102 AMERICA VECCHIO AMORE In attesa che si rompa il ghiaccio anche con le quattro Case maggiori (i famosi Big Four^ ■molte pellicole americane di altra produzione, alcune delle quali assai importanti, sono giunte o prossime a giungere in Italia. Dato l'interesse dimostrato spesso dai nostri lettori per ogni no- tizia riguardante gli arrivi di pellicole dall'Ame- rica, diamo qui sotto un elenco: Produzione Samuel Uoldwyn THE COWBOY AND THE LADY - Interpreti: Gary Cooper. Merle Obeion, P. Kelly, Walter Brennan, Mabel Todd; regista: H. L. Potter. WUTHERING HEIGHTS - Interpreti: Merle Obe- ron, Laurence Olivier, David Niven, Flora Robson, Hugh Williams; regista: William Wyler. MELODY OF YOUTH - Interpreti: Jascha Heifetz, Jocl Me. Crea, Andrea Leeds, Walter Brennan, Tom- my Kelly; regista: Archie Mayo. THE REAL GLORY Interpreti: Gary Cooper, An- drea Leeds, David Niven, Walter Brennan; regista: Henry Hathaway. RAFFLES - Interpreti: David Niven, Olivia De Ha- villand, Douglas Walter; regista: Sam Wood. Produzione David O. Selznick THE YOUNG IN HEART - interpreti: Janet Gay- nor, Douglas Fairbanks Jr., Paulette Goddard, Ro- land Young, Billie Burke; regista: Richard Wallace. MADE FOR EACH OTHER - interpreti: Carole Lom- bard. James Stewart; regista: John Cromwell. Produzione Edward Minali THE DUKE OF WEST POINT - Interpreti: Louis Hayward, Tom Brown, Joan Fontaine, Richard Carl- son, Allan Curtiss; regista: Alfred B. Green. KING OF THE TURF - Interpreti: Adolphe Menjou, Dolores Costello; regista: Aflred B. Green. THE MAN IN THE IRON MASK - Interpreti: Louis Hayward, Joan Bennett; regista: James Whale. Produzione Hai Roach THERE GOES MY HEART - Interpreti: Fredde March, Virginia Bruce, Patsy Kelly, Alan Mowbray, Eugene Pallette, Harry Langdon; regista: Norman Z. McLeod. TOPPER TAKES A TRIP - Interpreti: Constance Bennett, Roland Young, Billie Burke, Alan Mowbray; regista : Norman Z. McLeod. CAPTAIN FURY - Interpreti: Brian Aherne, Victor MacLaglen, June Lang, Virginia Field, John Corra- dine; regista: Hai Roach. ZENOBIA - Interpreti: Hardy, Langdon, Jean Par- ker, June Lang, Billie Burke, Alice Brady, James El- lison, J. Farrell McDonald; regista: Gordon Douglas. Produzione Walter Wanger STAGE COACH - Interpreti: Claire Trevor, John Wayne, George Bancroft, Andy Devine, Louise Platt, John Corradine, Donald Meck; regista: John Ford. TRADE WINDS - Interpreti: Fredric March, Joan Bennett. Ann Sothern, Ralph Bellamy, Allan Baxter, Thomas Mitchel, Linda Waters; regista: Tay Garnett. WINTER CARNIVAL - Interpreti: Ann Sheridan, Richard Carlson, Robert Armstrong, Helen Parish, Marsh Hunt, Rovert Alien; regista: Charles F. Rie- sner. Produzione New Universal DONNA DIMENTICATA (The Forgotten Woman) Interpreti: Sigrid Gurie, Ève Arden, William Lundi- gan. Donald Briggs; regista: Harold Young. EX CAMPIONE (Ex Champ) - Interpreti: Victor McLaglen, Tom Brown, Nan Grey, William Frawley, Constance Moore; regista: Phil Rosen. ANGOLO DI CIELO (East Side of Heaven) - Inter- preti: Joan Blondell, Bing Crosby, Mischa Auer, Irene Harvev; regista: David Butler. I RAGAZZI DELLA STRADA (News Boy's Home) - Interpreti : Jackie Cooper. Edmund Lowe, Wendy Barrie, Edward Norris; regista: Harold Young. SERVIZIO DI LUSSO (Service de Luxe) - Interpreti: Constance Bennett, Mischa Auer, Vincent Price, Char- lie Ruggles, Helen Broderick, Joy Hodges; regista: Rowland V. Lee. LE TRE RAGAZZE IN GAMBA CRESCONO (Three Smart Girls Grow Up\ - Interpreti: Deanna Durbin, Nan Grey. Helen Parrish, Charles Winninger, Robert Cummings, William Lundigan; regista: Henry Koster. Constance Bennett e Vincent Price in 'Service de Luxe', diretto da B. V. Lee (N. Universal) Victor McLaglen in 'Ex Campione', diretto da Phil Bosen (N. Universal) 103 104 IL MOMENTO D'ORO SENZA dir niente a nessuno la letteratura si è presa recentemente sopra il cinemato- grafo certe rivincite, che debbono essere balzate evidenti agli occhi dell'osservatore. È fuor di dubbio che gli avvenimenti prin- cipali della cinematografìa americana, ad esempio, sono stati offerti da traduzioni sullo schermo di romanzi a grande succes- so. Lo stesso è vero, se non erriamo, della cinematografia inglese. Se si prescinda da certi grossi prodotti suggeriti dalla contin- genza bellica (come il film tratto dalla vita di Edith Cavell), quasi ogni volta che da uno dei due grandi centri della cultura an- glosassone, Inghilterra e Stati Uniti, ci vie- ne notizia di un film lanciato in modo par- ticolarmente spettacoloso ed impegnativo, ci accorgiamo ch'esso si basa sulla garan- zia di un successo letterario precedente, sulla prova già data da un certo intreccio nella sua forma di opera narrativa. Da una parte, è vero, esiste l'uso — nato, si può dire, col cinema — di trarre film dai capo- lavori letterari del passato : e gli esempi recenti sarebbero cime tempestose dal ro- manzo della Brontè, la luce che si spen- se, con Ronald Coiman e Ida Lupino (la cui interpretazione, a giudicare da certe fo- tografie, ci sembra prodigiosa) dal roman- zo di Kipling, e via dicendo. Ma nelle ver- sioni d'opere contemporanee il fatto ci pa- re acquisti un sapore nuovo. Ci pare che il cinema si valga proprio di quei successi letterari, per appoggiatisi ; il che equivale a dire che i romanzi hanno trovato la via del successo, e il cinema in questo caso gli viene dietro, batte una strada che la vec- chia letteratura gli ha aperta; ci sembra in- somma, in parole povere, che il cinema si senta difettoso di idee proprie. In un'im- presa, chi guida è il più giovane e vivo; chi segue è il più debole e malsicuro. E in queste imprese per il conseguimento del successo, è appunto il cinema, strano a dir- si, che fa la figura di essere l'elemento più invecchiato e stagnante, più indeciso, più scarso d'inventiva. Beninteso, vi sono sempre state opere di cinema tratte da opere letterarie : ma nei casi recenti, il fatto nuovo è che tali film sono i più importanti fra tutti, sono quelli su cui le Case mostrano per chiari segni di puntare con la fiducia e l'impegno più ec- cezionali. Non c'interessa qui di stabilire se le opere letterarie di cui si parla siano degne di tanta attenzione : da un punto di vista artistico, anzi, sarebbe spesso vero, probabilmente, il contrario. C'interessa piuttosto di fissare questo evidente stato di cose, perchè esso costituisce un sintomo; dà maggiore credito alle voci di certi americani i quali ci diceva- no che il pubblico italiano, cui la produ- zione americana degli ultimi tempi è stata in massima parte sottratta dalle contingen- ze, non aveva alla fine dei conti perduto moltissimo. Una sensazione di questo ge- nere si fa strada in chiunque veda appunto come, in tanti casi di produzioni ad altissi- ma spesa e ad elaboratissimo lancio, il ci- nema abbia preso una strada non originale, una strada segnatagli da un'arte più antica e meno rumorosa. La recente posizione dei produttori americani, vecchie e tarde volpi che sembrano voler vivere di rendita, è sta- ta, rispetto a certi successi letterari del loro Paese, analoga a quella di certi editori dei nostri Paesi, i quali aspettano che i bollet- tini americani mostrino loro l'assunzione di un romanzo di laggiù al cielo dei best- seller.*; dove le copie vendute si contano a centinaia di migliaia, per farlo tradurre, stamparlo, incartarlo nel cellophane, lan- ciarlo con pubblicità impreveduta. Supremi atti di coraggio! Ma tornando al caso delle versioni sullo schermo, diremo ch'esso è anche più radicalmente significativo, perchè il cinema è nato ieri, è la patria naturale delle invenzioni eccezionali, ed è un'arte ben distinta dalla letteratura. I grandi even- ti cinematografici del passato contavano di per se stessi, contavano in quanto film; e se si basavano su romanzi, pochi di noi te- nevano conto di ciò. Chi pensa a ombre bianche, pensa a Van Dyke. Ma chi pensa a via col vento pensa alla Mitchell. E non solo noi:, anche i produttori, anche gli agen- ti di pubblicità del film pensano alla Mit- chell. Questo importante stato di cose è pieno di significato per noi; pieno d'un significato pratico, contingente. È una prova di più che questo momento è particolarmente adat- to per porre la produzione italiana su un piano di alta « esportabilità » e che un mo- mento altrettanto favorevole, per così nu- merose e diverse circostanze concomitanti, non si presenterà forse mai più nel corso della storia artistica ed industriale. E la esperienza offertaci dal cinema americano in una fase stanca, ci porge anche utili am- maestramenti, cioè che le formule provate da troppi successi fruttano fino ad un certo punto, fino al giorno in cui la scarsezza d'in- ventiva nelle sue stesse file conduce il ci- nema a farsi impetuosamente una parte in successi prodottosi altrove, denunciando co- sì le diminuite ricchezze della sua fantasia. Mai come in questo momento in Italia, in- somma, il capitalista cinematografico che sarà riuscito ad attrarre presso di sé le forze dell'ingegno s'accorgerà d'avere fatto un affare d'oro. p. M. P. IL PUBBLICO GENOVESE ASCOLTAMMO qualcuno, una volta, affermare che il pubblico genovese è, tra tutti, il più esigente. Lo dicevano, se la memoria ci assiste, a proposito d'una serata all'opera; ma poi dovevamo sentirlo ripetere tante volte dai soliti depositari del segreto sui gusti del pubblico a proposito di com- medie, drammi, operette e, di recente, anche a proposito di cine- matografo, da correre, noi stessi, il rischio di crederci. Abbiamo detto cinematografo, in blocco, senza scendere a distinzioni più sottili perchè il pubblico che frequenta le sale ci pare, almeno a Genova, sempre lo stesso, sia che si proiettino film di Clair o di Capra, di De Mille o di Camerini. Come abbia potuto trovar credito una simile definizione e quali siano effettivamente gli elementi adatti per confermarla non sap- piamo je, per conto nostro,- ci pare estremamente difficile- preci- sarli. Certo anche noi abbiamo visto Ruggeri ordinare imperio- samente: Sipario!, quattro o cinque battute prima della fine del terz'atto di una nuova commedia, in seguito alla brusca interru- zione del solito ignoto di galleria. Anche noi abbiamo visto alcuni spettatori alzarsi, tra il fragoroso ribattere dei sedili, mentre i due protagonisti del film s'avviavano coscienziosamente a conclu- dere le loro avventure con la solita onesta soluzione matrimoniale a suon di marcia. Ma nel primo caso il fatto di aver resistito imperterriti e pazienti per tre atti cancella ogni possibile accusa di eccessivo rigore; nel secondo l'allusione così trasparente al fine moraleggiante del film poteva dispensare gli spettatori da 11 'assistervi. Per cui, a conti fatti, dopo aver assistito a molti spettacoli a Genova e altrove, non ci pare che questo pubblico parco di applausi, ma estrema- mente cauto nel disapprovare, meriti d'esser considerato peggiore di tanti altri. Perchè, si badi, pubblico esigente s'intende di solito il pubblico predisposto alla negazione, indifferente, apatico. Quel pubblico, per intenderci, che abbiamo osservato con una certa frequenza altrove, il quale all'atto stesso in cui prende posto in poltrona appare afflitto dal desiderio, appena nascosto e a fatica contenuto, di andarsene il più presto possibile. Pubblico composito, attento, scaltrissimo, ci pare invece d'indo- vinare che il pubblico genovese esiga più d'ogni altro, nelle proie- zioni alle quali assiste, un rigoroso rispetto per la realtà. Mal vo- lentieri piegandosi a vederla camuffata da arbitrarie forzature o da stravaganti modifiche senza reagire come per altrettanti torti inflitti alla propria buona fede. Noi abbiamo ben presente nel nostro ricordo l'episodio al quale assistemmo alcuni anni fa a proposito di un film americano nel quale il protagonista, un importante uomo d'affari, compariva a più riprese seduto nel proprio studio mentre riceveva ospiti con cappeilo in testa, mani in tasca, pipa in bocca e piecTTposati con visibile ostentazione sulla scrivania. E ricordiamo bene la voce di un dignitoso signore, seduto poco dietro di noi, alla vista di quello spettacolo che passava e ripassava sotto i suoi occhi. Dopo aver brontolato qualcosa tra sé, noi udimmo la voce affermare brusca- mente: ii Non è vero! ». E poiché qualcuno accanto al dignitoso signore osava osservare che l'apprezzamento si rivelava, dato il momento, particolarmente inopportuno, ricordiamo perfettamente la voce farsi ad un tratto vibrante e categorica affermando: « So- no stato vent'anni in America, ho conosciuto tanta gente, ho concluso affari per milioni, ma non ho mai visto, in tutta l'Ame- rica, un villano di questa fatta ». In breve un moto d'interesse cominciò a propagarsi per tutta la galleria. Una signora vicina allo spettatore scandalizzato preten- deva calmarlo. — Lasciatemi dire — insisteva costui — so quel che mi dico. Finalmente una voce, qualche fila più indietro, confermò paca- tamente : — E' vero, il signore ha ragione; non ho mai visto un ameri- cano di quella risma. Era un altro che recava il suffragio della propria esperienza; fu il segnale della rivolta. A un certo punto sembrò che metà degli spettatori della sala fossero stati in America e ciascuno potesse rife- rire l'esperienza che aveva a proposito degli uomini d'affari ame- ricani nient'affatto concorde con quella del film. Disgraziatamente le cose erano congegnate in modo che buona parte degli episodi si svolgevano nello studio del protagonista il quale seguitava, in- variabilmente, a sedersi sulla poltrona rialzando ogni volta le gambe per collocare i piedi sul tavolo, sotto il naso dell'interlo- cutore, tra le risate e i motteggi del pubblico. Poi fu la volta de la grande parata, con i soldati che passavano all'attacco col fucile imbracciato, come i cacciatori di allodole. Arrivarono le caravelle pronte a prendere il largo con le vele floscie, spinte da un impulso misterioso, velieri che entravano in porto manovrando come transatlantici. Qualche volta il pubblico si divertì, qualche altra, questo pubblico spaventosamente eru- dito in questa materia, ebbe l'aria di chiedersi: Proprio a noi vogliono far credere queste storie? Raramente, molto più raramente del resto di quanto le circostan- ze richiedessero, per non aver l'aria di abboccare, peggio per non correre A rischio che qualcuno potesse crederlo, reagì apertamen- te. Donne sciocche, uomini presuntuosi e loquaci, inabili fabbri- catori- di mirabolanti imprese, giudicati ai -primi fotogrammi, raramente trovarono il modo di riscattarsi. Forse non è vero per tutti che il pubblico ami scoprire nei film un'umanità semplice e ottimista nella quale specchiarsi; talvolta è proprio vero il con- trario, e vi sarebbero molte ragioni, non solo cinematografiche, per sostenerlo. Il « fatto personale » tra personaggi e pubblico raggiunge talvolta la sua più alta e definitiva tensione per un contrasto di gesti, di espressioni, di tono. Se il primo incontro non è felice, si scoprono via via le ragioni, e con le ragioni l'au- 106 HÈU tentica sostanza del contrasto per cui una volonterosa corrente d'incomprensione si stabilisce trovando ben raramente il prete- sto per risolversi. A parte il romantico pubblico di Joan Cravvford e di Shirley Tempie che non guarda troppo per il sottile e tira via preoc- cupato d'altro che non sia una coerente e continua adesione anche nei particolari alla logica dei fatti, noi pensiamo che i vecchi film di Tom Mix, le abili indagini di War- ner Oland e la grinta ribelle del gangster Edward Robinson siano ancora, ciascuno in un ruolo diverso, i numeri di più sicura attrazione per un pubblico che ha, d'istin- to, tanta famigliarità con l'audacia, tanto rispetto per l'astuzia e un così raro e raffi- nato senso della « combinazione » a qua- lunque genere appartenga. Raramente s'è visto, come in casi di questo genere, ban- dita ogni apprensione d'altra natura, inter- venire direttamente la partecipazione del pubblico alle vicende dello schermo. Era come se in ciascuno spettatore si risveglias- se ad un dato momento un misterioso per- sonaggio che, tra i mille casi della propria vita ne riconoscesse a un certo punto uno, ■tra quelli ai quali assisteva, in cui rispec- chiare completamente se stesso e l'episodio che aveva vissuto. Per cui d'improvviso rinascessero in lui le ansie, i timori, i dub- bi, i turbamenti così propri di quel mo- mento, assistendo con una specie d'incon- fessabile spasimo al riaffiorare di quell'iso- lato periodo della propria vita rivissuta mi- racolosamente da un altro. Tutto ciò non rappresenta una virtù di ele- zione quanto un riferimento proprio a chi, esercitato ormai in ben altre battaglie, fini- sce con l'ambientarsi facilmente in quelle, per lo più astutamente predisposte ai fini onestamente dimostrativi che il film si ri- promette, corredandole di drammatici tagli e di emozionanti didascalie per pubblici meno rotti del nostro alla feroce lezione dei fatti. Sono questi forse i rari casi in cui la cro- naca registri un intervento angoscioso, so- spiri, mormorii, che interrompono nervosa- mente il religioso silenzio nel quale si di- pana ronzando la bobina. Incoraggiamenti sussurrati a mezza voce, compiaciuti sor- risi che accompagnano l'immancabile trion- fo del giusto sul malvagio, dell'amore sul- l'intrigo, dell'innocenza sulla colpa. A questo genere d'intervento appartiene quella specie d'improvvisa schiarita provo- cata nell'umore del pubblico dalle poche parole pronunziate con ostentata cadenza genovese da un personaggio de il grande appello. Fu il rapido apparire del sole su una campagna devastata da troppi rovesci, spazzata da troppe inondazioni, intristita da troppe magagne. Ma passato l'effetto, il personaggio deluse. Ci si aspettava molto da lui, e nemmeno si degnò di comparire per congedarsi. I più uscirono sforzandosi rabbiosamente di di- menticare la pietosa figura che « uno dei loro » aveva fatta davanti all'intera citta- dinanza. GIORGIO CABELLA (fotografie di Eugenio Haas) 107 (§E®I(6)(gì&&£Fa& TOS& TEMPO fa, parlando su queste colonne dell'ambientazione del film italiano, ci sof- fermammo ad esaminare il valore degli in- terni costruiti e ricostruiti dopo aver pre- messo che saremmo tornati sul discorso per parlare dell'importanza della scelta degli esterni. Il recente Convegno della Stampa cinematografica a Cortina, mettendo all'or- dine del giorno l'esame delle possibilità del paesaggio italiano, rende il nostro discorso attualissimo e gli conferisce u-n valore co- struttivo che era nelle nostre speranze. Occorre innanzi tutto rilevare l'anonimia che informa la nostra ambientazione; anoni- mia che è più grave in esterno che in inter- no. È costume corrente della nostra produ- zione fare di tutto perchè le vicende che si svolgono appaiono ambientate in uri qua- lunque luogo che non sia l'Italia. Tranne che per i temi da svolgersi su un fondale paesistico obbligato, la parola d'ordine è anonimia; e così tutte le commedie prodotte in Italia si ambientano a una città x (e qui la x deve essere presa nel suo vero valore, cioè quello algebrico di incognita). 108 Deve essere forse opinione dei produttori che l'ambientazione italiana non sia snob. Può darsi che non abbiano torto. Ma noi non condividiamo l'opinione di Tackeray' e continuiamo a credere in una sola forma di snob, quella che deriva direttamente dal- l'intelligenza. Comunque non sono gli snobs a formare il grosso del pubblico cinema- tografico. Non abbiamo l'abitudine, riferendoci ai produttori, di parlare di pubblicani nel tem- pio. Riconosciamo ad ognuno il diritto di fa- re il proprio mestiere. Il produttore è un uo- mo di denaro e deve ragionare da uomo di denaro. Quello che non sappiamo perdonar- gli è di non sapere fare il suo mestiere con intelligenza. Il vivacchiare sui modesti pro- venti della speculazione sicura non è da grande finanziere ma da mediocre mereiaio. Non vogliamo generalizzare affermando che la produzione cinematografica è basata su- gli stessi criteri che reggono la gestione delle mercerie. Ma se i produttori vogliono fare con intel- ligenza il loro mestiere, devono pensare che il loro lavoro non può limitarsi alla satu- razione del mercato interno. Il cinema non può chiamarsi \ cramente industria se non marcia alla conquista del mercato stranie- ro. Possiamo in piena coscienza assicurare che il mercato estero non si conquista con l'anonimia ma con un carattere preciso e deciso. Chi ha fatto la fortuna del film ame- ricano e l'ha lanciato alla conquista delle sale di tutto il mondo è stato il western, cioè un tipo di produzione con dei caratteri spiccatamente nazionalistici, ambientata in un paesaggio inequivocabilmente america- no; come dell'attuale film americano ciò che ha più fortuna è la satira di ambiente (vedi m. r. deeds e l'impareggiabile godfrey) e non la storiella melata, buona, tutto al più, per la saturazione del mercato interno del- l'Unione. L'attuale grande successo del film francese è essenzialmente dovuto al suo ca- rattere tipicamente francese, di composi- zione di cose e fatti propri di un certo mon- do che trovano la genesi e la conclusione in un ambiente insolito agli occhi degli spettatori di altri paesi. _ Non crediamo quindi sbagliare molto affer- mando che il problema di fare dei buoni film è strettamente connesso all'intento di fare dei film aderenti alla propria menta- lità e al proprio sistema di vita; di fare ag- girare cioè il film nel mondo familiare agli ideatori ed agli interpreti, dandogli vita con sentimenti e passioni, diremo così, quoti- diane per coloro che devono rappresentarli. Fare del nazionalismo in cinematografo non è un atto di fede soltanto, è anche un buon affare. Se così non fosse, gli americani avrebbero mandato da un pezzo l'amore di patria in archivio. Detto ciò, non ci diffondiamo ulteriormente sulla saggezza di fate dei film veramente e tipicamente italiani. Il discorso non è nuo- vo e non staremo a riprenderlo. Preferiamo fermarci sul contributo che può dare al ca- rattere del nostro cinematografo una am- bientazione precisa e funzionale al gusto italiano. Premesso che non vogliamo ignorare alcuni nobili tentativi che sono stati fatti negli ultimi anni, dobbiamo affermare che in te- ■i ifftn % J wjjIiiifHfifii »** Venezia minore ma di paesaggio i gusti della nostra produ- zione coincidono stranamente con quelli de- gli editori di cartoline illustrate. Napoli è sempre sintetizzata in un impreciso Vesu- vio che fa da fondale ad un celebre pino; Venezia è un volo di colombi fra le cupole di San Marco; la Sicilia un carretto stra- carico di popolani; per Roma, invece, fan- no le spese San Pietro e il Colosseo. Tutto questo non è dare valore al paesaggio, ma è soltanto servirsi di alcuni elementi acces- sori del paesaggio che non possono interes- sare neppure i collezionisti di oggetti ri- cordo. Questo significa non avere mai guardato con occhio di artista il mondo che ci cir- conda. Il paesaggio italiano non è soltanto nei palazzi e nei monumenti celebri. Le ca- ratteristiche paesistiche italiane sono note- voli, basate su contrasti fra montagna e piano, su giuochi di luce e d'ombra, sopra- tutto su una dolcezza ed una asprezza che non sono soltanto coloristiche, ma che risul- tano anche, e completamente, in bianco e nero. Il paesaggio è sopratutto in certi aspetti di una Italia meno nota, nelle vie in cui passiamo tutti i giorni, in certe piaz- zette che sembrano addormentate da qual- che secolo, in certe strade dei quartieri pe- riferici in cui le case al margine della città sembra addentino ìa campagna, in alcuni dettagli di edifici e borgate industriali che esistono anche in Italia. Di tutti questi aspetti soltanto alcuni foto- 109 grafi di buona volontà hanno avuto l'aria di accorgersi. E' appunto un fotografo che è anche uomo di cinematografo che ci ha offerto la documentazione per la nostra no- ta, documentazione notevolissima ma che non è che minima parte dei saggi di pae- saggio cinematografico che abbiamo a di- sposizione. Dagli esempi che illustrano l'articolo si no- ta come il fotografo abbia voluto inquadra- re degli aspetti ignoti di città cinematogra- ficamente sfruttatissime. La Venezia di Pa- sinetti è una Venezia minore, una illustra- zione al paesaggio degli umili, ma non per questo perde nulla del suo carattere. Come il paesaggio di Mentana, nella sua lineare composizione e nell'aggruppamento di ele- menti fra i più semplici ed usuali rivela in pieno le sue caratteristiche di paesaggio in- confondibilmente italiano. E che dire dei due carri che camminano sulla strada asfal- tata fiancheggiata dai binari della tranvia suburbana : e Roma come l'hanno cono- sciuta tutti quelli che vi sono arrivati in automobile. no Ma il valore degli esempi portati, oltre che nei pregi intrinseci è nell'atmosfera che rie- scono a creare. Atmosfera limpida, italiana, composta entro certe linee volutamente so- brie che non poggiano su alcun elemento artificiale per valorizzare l'inquadratura. Hanno il merito sopratutto di dare una comprensibilissima prova di quale potrebbe essere il carattere di un film che avesse l'ambizione di aggirarsi in un paesaggio chiaramente nostro. Non è necessario, per prendere in consi- derazione dei palazzi autentici, che siano capolavori architettonici o rovine illustri. A dare un carattere può servire qualche volta assai meglio la nostra casa, il tratto di mar- ciapiedi al sole su cui sostano, in fila, i vec- chi, il giardinetto avanti al quale passiamo ogni giorno. Per dare un carattere all'ambientazione in esterno si dovrebbe, innanzi tutto, insieme alla sceneggiatura, fissare dettagliatamente - le località in cui possono svolgersi le scene Giorno di bucato a San Polo in esterno, si dovrebbe insomma tracciare una sceneggiatura della parte visiva e sta- tica che ha per il cinematografo non mi- nore importanza dei dettagli di azione. Non è naturalmente un problema facile a risolversi. Per dare al paesaggio un carat- tere è necessario che esso sia parte inte- grante del film, cioè che il soggetto e la sceneggiatura abbiano dato una parte anche all'ambientazione. Si tratta insomma di una modifica da apportarsi all'intero sistema di costruzione dei nostri film, ma crediamo di potere affermare che si avrebbero dei risul- tati insperati. Ma non si dovrà, naturalmente., cadere nel- l'eccesso opposto, cioè dare all'ambienta- zione rilievo ed azione maggiore di quella che meriti di avere. Il problema dell'am- bientazione è nei termini del funzionale; spostandolo nel decorativo si otterrebbero, come si ottengono dall'attuale impreciso, effetti di nessun valore. Non sarebbe male, per esempio, che un concorso dei littoriali fosse riservato a una trama cinematografica corredata da foto- grafie degli esterni veri che l'ideatore crede necessari al carattere del film. Si dice sem- pre che i giovani abbiano delle idee ma, in realtà, di rado si trova il modo di far sì che le esprimano. Molti giovani che vivono in ambienti in cui i cineasti non hanno mai messo piede, po- trebbero portare qualche nuova interpreta- zione dell'architettura nei film. Certe an- golazioni che danno il carattere a una stra- da, certi giardini visti in ore determinate, non possono essere effetto di osservazioni prolungate, dettagliate, in fondo frutto di una esperienza quotidiana. Bisognerebbe talvolta potere vedere con occhi meno sma- liziati, e fissar certe immagini con minore accorgimento scenografico per potere esse- re più vicini agli occhi e al cuore della massa . Ma questo è problema non soltanto del ci- nematografo. UMBERTO DE FRANCISCIS (collaborazione fotografica di Francesco Pasinetti) III zpfirjyir MOTION PICTURE HERALD THEATRB OWNERS CIVE MORE PLAYINC TIME IN ANSWER TO PLEA FOR EXTCNDED RUNS BERLINO, MENSILE PARIGI, SETTIMANALE BATAVXA, MENSILE 1939 NS 19 BIOGRAfAGARfN (JnjOK' jor Jtertc/eS Dtoyrafaaareionuid *IMSEW1l»«tt*B± mm. n k «»Ìt8B«fa BmS-SilKSfBfcBK* STOCCOLMA, MENSILE PECHINO, MENSILE LTHE Intimate in Character International in Scope Independent in Thoughf The Daily Newspaper 0 f Motion Pictures Now Twenty-One YearsOld ar^^-DÀiLY VOL. 76. NO. 115 NEW YORK, WEDNESDAY. DECEMBER 13. 1939 TEN CENTS ._ jfi"^-' • 'ìTiV ~. ■ i .,.- .i.i— i i — - r- -.;-,-- -, i. -.- _-a~ri.r-n- CSH1 New ICC Ruling to Save Film Industry Shipping Costs D»'^« "^ ATLAS PLAN PROPOSES gPRICE FOR RKÒMMMON H? Heart Attack Fatai to Douglas Fairbanks, Sr. at 56 NEW YORK, QUOTIDIANO 45 Prazent Mehrumsatz im Terra-Verieih BERLINO, QUOTIDIANO I m WEEKBLAD Ù5c 30k'« J • * » g * n « CINEMA* THEATER LEIDA, SETTIMANALE > D. B. NEROY & Co { ">£'(:) | S | BOMBAY, MENSILE LiAotNG atmcs SAY . . . CAEMATÒGRAPHJJ ) FRANCAISE ( UrCù/tA^vvcL. ^SPECTATDR E A»d U WlfO» BEATON IN questa pagina i lettori di Cinema ve- dranno chiaramente d'avere compagni in tutto il mondo: dalla Cina a Parigi, dalla California a Batavia. Chi pensa- va alla stampa cinematografica di Leida o della Città di Messico? Chi supponeva che la lontana isola di Giava avesse il suo bravo Mondo Cinematografico men- sile? Le pubblicazioni sul nostro argo- mento sono decine e decine nel mondo; e non presumiamo certo d'avervele mo- strate tutte. In ogni modo, a dar una idea delle diversissime provenienze, ab- biamo segnato la città d'origine; in più, abbiamo indicato la periodicità di ciascun giornale o rivista. (Con la rivista cinese, vi confesseremo di essere andati un po' a tentoni; ma è l'unico caso del genere). La vetrina che qui presentiamo suggeri- sce una considerazione evidente: che il cinema desta un interesse forse più dif- fuso di quello di tutte le altre arti messe insieme. Sia questo un bene od un male, ne va in ogni modo dedotto ancora una volta che chi fa del cinema si addossa una funzione di immensa responsabilità nella formazione del costume, nell'edu- cazione del gusto. Ed anche la stampa specializzata ha la sua parte : milioni di occhi dalla Scandinavia alle Antille se- guono quel ch'essa dice e ahimè forse ci credono. * ISA BOX-OFFICE WIZARD fTIMANALE NEW YORK, MENSILE HOLLYWOOD, MENSILE BUENOS AIRES, SETTIMANALE DEI COMUNISTI DI HOLLYWOOD '«P t/i \ Com'è noto, Joan Crawford è stata una delle più movimentate comuniste di Hollywood. L'aggres- sione staliniana le consiglia oggi un atteggiamento pensoso e pentito DOPO tante chiassose dimostrazioni di sim- patia per i Rossi, dopo tante clamorose fan- faronate e Comitati organizzati per la difesa degli interessi sovietici, Hollywood sta ri- credendosi. Le testimonianze che arrivano di questi giorni dalla capitale americana del cinema sono eloquenti; gli industriali di Hollywood, gli attori e le attrici hanno aperto gli occhi. Da quando i Finlandesi hanno cominciato a picchiare sodo e comu- nicati sempre più numerosi hanno comin- ciato a descrivere le sconfitte subite dalle truppe sovietiche sul fronte settentrionale, nelle mentalità hollywoodiane si è prodotto un improvviso cambiamento. I comunisti — hanno cominciato ad argomentare quelle persone — le prendono di santa ragione; neppure industrialmente, può essere utile di continuare ad essere dalla loro parte; e, di punto in bianco, hanno disertato il campo. Un articolo pubblicato sulla rivista The American Mercury di febbraio, è assai sin- tomatico sotto questo punto di vista, inteso com'è ad illustrare, con grande copia di dati e di informazioni, il subitaneo volta- faccia. « Ormai — scrive William Bledsoe, autore dell'articolo succitato — l'infatua- zione comunista della gente del cinema è ve- nuta meno. Una traccia dell'antica fede è forse ancora presente nell'animo dei più infervorati se- guaci, ma non è detto che, quando sarà pubblicato questo articolo, anche loro non siano tra gli apostati ». Tutto il movimento comunistoide che, a un certo momento, si era delineato nella gente di Hollywood, assumendo torme così stre- pitose, è ormai sulla via del tramonto. La sua morte, il suo improvviso collasso pos- sono meritare qualche parola di necrologio. (< Io ho assistito — continua il Bledsoe, che era a quell'epoca direttore della rivista ci- nematografica Screen duild M agazine — al- la levata di scudi della celluloide, nei suoi momenti più pittoreschi, ho visto la rivo- luzione ingaggiata da Hollywood in favore dell'utopia comunista, ho assistito personal- mente a quello che potrebbe chiamarsi il Putsch di Stalin. Ho visto ribollire dei nuo- vi accarezzati ideali coscienze di attori, scrit- tori e registi, ho seguito la sommossa nel suo divenire, attraverso comizi, raduni, con- ferenze, congressi, finché l'ondata raggiun- se le persone più in vista e pezzi grossi non furono, più o meno segretamente, coinvolti nel movimento, agganciati a qualcuna del- le moltissime « leche », sorte a difendere i pretesi ideali del osidetto Fronte comuni- sta. La corrente filo-sovietica si ingigantiva, trovava modo di penetrare nella frivola vi- ta di quel mondo, faceva dimenticare liti, gelosie, cause di separazione e divorzi, in- crespava Je acque delle piscine, serpeggiava tra i tavolini dei ristoranti e delle sale da ballo. Nuovi proletari, che guadagnavano 5000 dollari alla settimana, inneggiavano alle conquiste spirituali raggiunte, difende- vano la Russia, la Spagna, la Cina dalle pretese aggressioni degli Stati totalitari. « Per comprendere appieno — spiega l'arti- colista — come questo movimento abbia potuto attecchire nelle coscienze di Holly- wood, occorre sapere, che quasi ogni attore di grido e ogni scrittore e regista del cinema americano detesta il proprio lavoro. Sono persone che si struggono di esser costrette a fare del cinematografo, considerando che tale lavoro è al di sotto delle loro effettive possibilità. — povere vittime accalappiate da ingiusti contratti, che sognano letteratu- ra e veri teatri al di là di quelli fittizi, dove poter più degnamente affermare il loro in- gegno. Per vero dire, ci sono delle eccezio- ni; alcune di queste persone non sognano e, a poco a poco, si sono rassegnate alla loro sfarzosa schiavitù. Ma, per la massima parte, Hollywood è una città di scontenti. E questo, secondo il mio punto di vista, è proprio il motivo per cui l'utopia comunista ha preso piede ». Naturalmente, il Partito Comunista ha sfruttato a proprio vantag- gio questo stato di cose e ha fatto splendidi affari. Finché il comunismo era soltanto un movimento rivoluzionario — come nota il giornalista americano — esso non poteva interessare queste anime tormentate; ma nel 1936, quando il movimento diventò demo- cratico, jeffersoniano e liberale, il comuni- smo cominciò a scivolare nelle coscienze, un comunismo per bene, sbarbato, coi capelli coperti di brillantina, che offriva una ra- gione di vivere e, al tempo stesso, una spe- cie di « alibi » o scusa per vivere in un modo così assurdamente raffinato. Attori 114 infelici e disillusi, scrittori incompresi e re- gisti insoddisfatti si buttarono in questo El- dorado, abbandonarono le solite comode pi- ste che essi sprezzavano e si incamminarono sul ciottoloso sentiero del Cremlino. Per la prima volta, nella loro vita, essi credettero di essere giunti a salvazione. Una folla di persone deluse, viventi al di fuori della realtà e, quasi sempre, non eccessivamente intelligenti, venne così trascinata di peso, e quasi a propria insaputa, nella politica. Gli agenti di Mosca arrivarono a Hollywood verso la metà del 1936 e vi trovarono gigan- tesche possibilità di lavoro: grossi nomi, po- derose sostanze che, attirate da una clamo- rosa propaganda, stavano per capitolare. In poco più di sei mesi, il loro compito fu as- solto; Hollywood non era più una piacevole accolita di attori e di artisti venuti a trovar- vi lavoro, era una associazione di tribuni. I pranzi, le serate mondane che si organiz- zavano, celavano sempre un secondo fine politico, le feste da ballo erano solo un pre- testo per fare affluire alle casse del Comitato il prezzo del biglietto. La gente si vedeva assai di frequente, si proiettavano documen- tari di propaganda, si elargivano autografi, si inviavano pergamene, con le firme di tut- ti i presenti, ai caporioni di Mosca. In un momento di debolezza, persino Frank Mor- gan, che abitualmente non si occupava di politica, cedette alla dilagante isteria e die- de un pranzo di ventiquattro coperti, che avrebbe dovuto servire alla raccolta di fondi per la Croce Rossa spagnola. Però, il vero scopo del pranzo non fu rivelato chiara- mente, forse per timore che, a tale annun- cio, qualche invitato avesse potuto svignar- sela, cosicché gli « ospiti » furono alquanto sopresi quando, alla fine del pranzo, dopo il caffè e i liquori venne loro presentato da firmare un assegno di mille dollari per cia- scuno! In un articolo a intonazione satirica, pub- blicato su una rivista americana di quel .periodo, si leggeva: uLa situazione si è fatta preoccupante. Ormai, nessuno, a Hol- lywood, va più a rendere visita agli amici per scambiar quattro chiacchiere e intrat- tenersi piacevolmente; in ogni casa, c'è una cassetta per la raccolta di fondi e una sche- da per la sottoscrizione. Nei giorni nei qua- li viviamo, non c'è quasi più tempo di essere attori, scrittori, registi; prima di tutto, si deve essere membri del Comitato e incari- carsi della raccolta di sussidi per l'Interna- zionale. L'articolo, a quei tempi, fece molto scal- pore, venne tacciato di « fascista » e diversi zelanti fautori della nuova fede si incarica- rono di controbatterlo, sui loro giornali, in- tavolando una lunga polemica. Oggi, queste cose sono perdute nel buio di tempi e il loro ricordo interessa soltanto perchè ci di- mostra come sono caduchi certi entusiasmi e come cambiano presto le opinioni degli uomini. Oggi, Hollywood non vuole più sa- perne del comunismo; i Comitati sono stati prosciolti, anche i più resistenti sono in via di scioglimento; nelle case, si è ricominciato Persino Frank Morgan aveva ceduto alla dilagante moda comunista; ed ora che i bolscevichi hanno aggredito la Finlandia, s' accorge di essersi messo nei pasticci a parlare del più e del meno, le sottoscri- zioni e le cassette per gli oboli sono state relegate negli armadi. Oggi, Hollywood ha ripreso a pensare ai comunisti con una certa apprensione. La rivoluzione è finita; i suoi adepti, i suoi apostoli infervorati se la sono svignata. I pochi rimasti sono avviliti, scoraggiati, hanno firmato tanti verbali, presieduto tanti comizi, patrocinato tante mozioni che non osano abbandonare di col- po il loro posto, ma lo abbandonano a poco a poco, senza dare nell'occhio, cercando di non compromettere il loro prestigio nell'opi- nione pubblica. Certo, il voltafaccia è simpatico e conso- lante ma, strano a dirsi, dà luogo a una situazione molto triste. Perchè il crollo del- la montatura sovietica ha vuotato Holly- wood dell'unica « fede » che, se pure falsa, aveva dato una ragione di vivere ai suoi abitanti, che ora fanno ritorno, ancora più tristi e delusi, alla vuotezza della loro vita, al grigior della loro ricchezza. « Quello che Stalin sta facendo alla Finlandia — scrive il Bledsoe a conclusione del suo articolo — è nulla in confronto di quello che ha fatto a queste povere, innocenti e irresponsabili creature di Hollywood. Per una volta, lo strano mondo delle persone che lavorano sulle rive del Pacifico ha guardato in faccia la realtà e ne è rimasto disorientato ». EMILIO CERETTI 115 MADELEINE CARROLL FA SCALO A GENOVA I Dal nostro inviato speciale) PER portare il nostro saluto a Madeleine Carroll ci siamo alzati all'alba, e non abbiamo avuto a pentircene. Per andare con ordine, confesseremo che un particolare sopratutto ci aveva incuriosito, fra i molti che si erano letti su questo viaggio della Carroll in Europa: la faccenda dell'assicura- zione sulla vita di lei che si disponeva a viaggiare in acque movimentate. Intanto, c'interessava quel coraggio di valutare tranquillamente la propria esistenza; e poi. l'entità non trascurabile della cifra. Fu una delle primis- sime domande che le rivolgemmo, in uno dei saloni del Conte di Savoia, presso il molo Andrea Doria, qui a Genova: « Dunque è vero di questa vostra assicurazione? E la cifra, ventidue mi- lioni? ». « Verissimo », rispose, e dopo un attimo aggiunse: « Purtroppo. Pensate ai premi che non valeva davvero la pena di pagare. Un viaggio su un transatlantico italiano è felice e rapido. Ve l'assicuro, coi vostri piroscafi viaggia la tranquillità. Non ripeterò l'assicurazione al ritorno ». Intanto incominciamo a guardare con calma l'attrice. Non vi è affatto, nel caso suo, quella delusione che si è spesso provata ad incontrar di per- sona donne vedute sullo schermo. Madeleine Carroll è leggiadrissima; e d'una cortesia estrema. Le . rivolgiamo una delle solite domande: se ha intenzione di fermarsi in Italia, e quanto. All'annuncio del suo arrivo a Napoli, giornalisti cinematogafici di Roma s'erano messi alla ricerca, con scarso successo. Cinema aveva mosso tutu Roma alberghiera, invano; c'erano state telefonate al Consolato, all'Ambasciata. Non la si era vista. Infine ecco trovato il modo di raggiungerla a Genova: si era saputo che non veniva a Roma, che il suo viaggio era d'una rapidità eccezionale. » Sono diretta a Parigi. Vado a trovare la mamma. In Europa ci rimango sei giorni in tutto. Torno in America col prossimo Conte di Savoia. C'è laggiù ad attendermi Gary Cooper, mio compagno nel prossimo film, po- lizia montana dell'ovest, che sarà diretto da De Mille ». « Conoscete bene l'Italia? ». « Vi sono stata già due volte. E credetemi quando vi dico che amo l'Italia come se fosse la mia patria. Sono felicissima d'esser qui, anche così di passaggio ». Aggiunge che vorrebbe rimanervi a lungo, sapere l'italiano; parla delle lezioni d'italiano che si faceva dare a bordo ogni giorno. « E avete un'idea della cinematografia italiana? ». « Non la conosco bene. Conosco Isa Miranda, perchè ha lavorato laggiù da noi, anzi allo studio la mia camera è accanto alla sua. L'ho ammirata molto in nina petrowna. La si è ammirata anche in America, benché sia più adatta al gusto europeo che a quello americano. Abbiamo fretta di rivolgerle nuove domande; sicché non badiamo alla coerenza : « Vi piacerebbe girare un film in Italia? ». « Molto. E vi dirò di più, la cosa non è esclusa. Si parla d'una certa com- binazione italo-americana ». Entro a questo punto nella conversazione un signore che aveva aiutato Madeleine Carroll nelle operazioni di sdoganamento e che perciò, fin dal momento dell'attracco, s'era allontanato. Si tratta del conte Gian Luca Cicogna che rappresenta un importante gruppo americano ed ha lo scopo appunto di vedere le possibilità di girare in Italia. » Non vi è nulla di certo », egli dice, « ma le possibilità ci sono ». Gli chiediamo se nei produttori americani vi sia una sincera volontà di fare, o un semplice prurito passeggero. « Volontà, davvero buona volontà », ci risponde, ci Qui in Italia c'è tutto, a cominciare dagli stabilimenti moder- nissimi. Sono del parere che se arrivano qui, gli americani non se ne andranno né presto né volentieri ». _ Ci solletica una domanda : « Che cosa ne pensano in America del Monopolio? ». La risposta è breve: « Sono tristi ». Però il nostro interlocutore aggiunge subito: » Pensano, tuttavia, che una base d'accordo ci può essere, e che occorra un po' di buona volontà da ambe le parti. Il mercato italiano non è solo redditizio, ma ambito ». Madeleine Carroll, a fronte corrugata, si sforzava di seguire il nostro ita- liano. Prima di concludere la conversazione le rivolgiamo un'ultima do- manda rituale: « Quale è stato il vostro ultimo film? ». « È stato my son! my son! Mi auguro che lo vedrete. Gli italiani sono pieni di senso critico e di buon gusto : un pubblico del quale si desidera l'ammirazione ». Gentilezza, simpatia reciproca, desiderio di mettersi d'accordo sui punti controversi : ecco dunque le note finali della conversazione. Era poi spun- tato un bellissimo sole sul golfo. E dicemmo arrivederci all'attrice con l'impegno di andarla a risalutare quando ripasserà di qui tra pochi giorni diretta verso Gibilterra e verso Manhattan. ___-,___ TOMEI L'attrice sul transatlantico italiano 'Conte di Savoia* 116 aaa-_ LA SC LOLA DELLE IIOC^LI NON è agevole stabilire quanto d'immorale e di morale lo schermo distribuisce e quanto dell'uno o dell'altro viene assimilato dal pubblico : sta il fatto che il cinema, suadente e scorrevole com'è, non concede che ponderate discrimina- zioni; in genere, il guasto e il sano scivolan giù facilmente, in promiscuità. Nondimeno, se una conclusione vogliamo pur tirare, ci sembra di essere nel giusto concedendo una prevalenza al secondo, almeno nei confronti del nostro pub- blico che è cattolico per costume e per tempe- ramento tradizionale e che possiede quasi in- consapevolmente il senso di un'antica e profon- da umanità. Codesto pubblico, che accetta Du- vivier solo perchè è un sentimentale e arriccia subito il naso di fronte a Carnè, esponente estre- mo della parabola verista francese; che mal sop- porta il film tedesco (per molte ragioni, fra le quali una esteriore ma essenziale : la scarsa sim- patia dei suoi attori); che poco conosce del film inglese (molto spesso lo confonde con quello ame- ricano) e, pur apprezzando, rimane estraneo al clima del film scandinavo; codesto pubblico, è naturale che rivolga i suoi favori al cinema ame- ricano, visto che quello italiano stenta a scoprire la propria vena. Dal suo canto, la produzione americana con quel sistema basato su formule esprimenti una generalità di gusti e di intelligen- ze, di costumi e di principii, dimostra di tenere in debito conto le osservazioni suesposte. L'aver rissato infatti determinati valori spirituali, ele- mentari fin che si vuole ma universali, in taluni tipi ricorrenti con tanta frequenza da far pen- sare alle maschere del vecchio teatro dell'arte (la ragazza ingenua, il cameriere devoto, il padre burbero non hanno conservato, di quelle masche- re, il tono caricaturale, l'ingenuità e, quindi, lo spirito?), è già un'attestazione di rispetto verso quei valori medesimi. Ed è nel contempo la pro- va che il fondo morale del cinema americano è, tenuto conto delle inevitabili deviazioni, buono. Non che si possa parlare di un tono preminente e uniforme, che anzi quella produzione, ossessio- nata com'è dall'industrialismo, può considerarsi in certo senso amorfa e senza una linea generale, ed è ottimista con la stessa convinzione con cui è pessimista, disperata con la stessa efficacia con cui è eufemica; tuttavia, sotto sotto, un'idea co- stante di redenzione c'è. Magari appena adom- brata. Anche laddove gli ambienti sono foschi e loschi i personaggi. Ora, appunto, non potendosi parlare di un in- dirizzo vero e proprio, noi crediamo di ritrovare il senso di questa redenzione nei personaggi a cui s'accennava poc'anzi, e anche in altri, quasi sempre presenti sotto i più svariati aspetti, tal- volta perfino con funzioni simboliche. Che poi a codesta schiera un'altra se ne sia aggiunta di caratteri ultra-commerciali, e quindi meccanici e senza grande valore umano, ciò rientra nei si- stemi di laggiù, dal momento che uno di essi basta a decretare il successo di molte trame per se stesse vuote. Così la nevrastenica di Carole Lombard, la madre frivola di Billie Burke, il di- stratto di E. Everett Horton non rientrano nel nostro discorso. Vi rientra invece una figura che è tenuta spesso in sottordine, su cui non si in- siste quasi mai di proposito, e però non è men viva e scevra di significato: quella della moglie. A chi considera superficialmente il popolo ame- ricano capita di rilevare (in genere è il numero dei divorzi che suggerisce l'osservazione) che es- 117 era la O'Sullivan se non la moglie.. so non fa gran conto del concetto di famiglia, e ancor meno di quello di moglie, intesa nel senso europeo — per così dire — della parola. Ora, lasciando da parte l'esattezza o l'inesattezza del- l'asserzione, su cui non vogliamo discutere, ci limitiamo a constatare che buon numero di pel- licole americane induce a credere precisamente il contrario. Sono bensì, il più delle volte, pel- licole di calibro minore, ma è assodato ormai che da queste appunto bisogna trarre i docu- menti più attendibili della vita americana. Ad ogni modo, ciò che a noi interessa qui è soltanto una figura di moglie che ci sembra abbia supe- rato i confini di quella società per assurgere a paragone ideale e universale. È una moglie tenera, affabile, pulita e ben pet- tinata, toccabile da per tutto, che dà al vederla un senso di riposante benessere : una moglie confortevole. La s'incontra spesso in certe cu- cine immacolate, lucide e ariose sebbene un poco false, senza fumo sui muri, senza odori di gras- so bruciato, e nelle quali candide ghiacciaie an- ticipano il piacere di cenette improvvisate a ore insolite. In tali cucine i mariti possono entrare senza sentirsi pesci fuor d'acqua, senza rovinarsi l'appetito. E in tali cucine si rifugia la nostra moglie per dar sfogo alla sua gioia o al suo ma- lumore. I quali acquistano subito un sapore più umano, più vero. A un certo punto le false archi- tetture scompaiono e rimane la moglie nella cu- cina, in cucina; si pensa allora ai camini patriar- cali, alle madie, alle sottane più giù delle cavi- glie. E se la donna piange, ci senti unito al pian- to il conforto di quella raccolta intimità. La cornice si adatta veramente alla nostra moglie. Gli americani lo sanno e ne abusano. Altre volte l'incontro avviene in casolari abbandonati pieni di polvere, ricamati di ragnatele. Sedie sgan- gherate, porte arrugginite, topi che attraversano indisturbati i corridoi: c'è tuttavia là dentro un'aria cordiale, seppure un tantino misteriosa. Generalmente le cose procedono in questo modo : i due coniugi hanno bisticciato; lei è fuggita di casa seguita a breve distanza da lui. Scoppiato violento il temporale, i due son costretti a rifu- giarsi nel casolare. Il camino è presto acceso e i panni inzuppati messi ad asciugare davanti al fuoco. Scende la notte e ì coniugi, che non si sono scambiati parola, arrangiano letti di for- tuna, una coperta stesa su una corda li separa. È mezzanotte, fuori imperversa il temporale, la moglie trema. Ma lo sposo ha scovato in un armadio vecchi abiti femminili e li ha indossati; lei sbotta a ridere e la coperta finisce a terra. Tutto falso, d'accordo, tutto artificioso e con- venzionale, ma ciò che a noi interessa non è tanto la maniera con cui s'arriva a conclusione, quanto la conclusione stessa; cioè che la moglie finisce tra le braccia del marito. Che poi tutto questo risponda più a fini commerciali che mo- rali, non importa : il pubblico non sottilizza e i critici dovranno limitarsi a constatare il happy- end senza tanti processi alle intenzioni. Naturalmente, non questi soli sono gli ambienti in cui agisce la nostra moglie. Ella, dopotutto, è una donna moderna e come tale non disdegna le comitive, i balli, i teatri. Ma se imbastisce un flirt con qualche amico di famiglia, è a fiu di bene, per richiamare il maritino ai suoi doveri; se trascura la casa è per far notare il disordine che in essa provoca la sua assenza; se ordisce intrighi è sempre in vista di uno scopo lecito e anzi ammirevole; insomma, tutto il daffare da 118 cui la nostra moglie è presa ha un solo movente: il raggiungimento o il mantenimento della feli- cità. Non è questo, per esempio, il motivo lon- damentale delle pellicole di Frank Capra? Que- sti, con le sue trame piacevoli e dense di acci- denti, prepara delle mogli, combina matrimoni Egli sa che in fondo tutta l'umanità ha questa aspirazione. La parola accasarsi offre il verso a molte varianti, ma nessuna possiede la forza di corromperne il vero significato. Un amico no- stro, persona di fine sensibilità, parlava un gior- no di certi suoi sogni. « Io : — diceva — non do- mando gran che. Il quadro della perfetta felicità è nella mia mente molto semplice: una donna che suona il pianoforte sulle rive di un lago in una giornata piovosa ». Bisogna sapere che quel nostro amico non è un decadente; quindi la sua visione, lungi dall'essere un'imagine di tono goz- zaniano. appare piuttosto una inconfessata aspi- razione matrimoniale in cui il lago, il pianoforte e la pioggia altro non sono che esuberanze di una fervida fantasia. La verità è che una Myrna Loy basterebbe, senza tanti ammennicoli, a sod- disfarlo. E poiché è vètrUto fuori questo nome, possiamo senz'altro prenderlo a paragone, in quanto Myrna Loy rappresenta a nostro avviso il prototipo delle mogli di cui si parla. Perfino 'Myrna Loy rappresenta a nostro avviso il pro- totipo. ..' la figura, affatto esile, le gambe non drittissime, e l'incedere sciolto, senz'ombra di studio, corri- spondono al tipo ideale della donna di casa. E il suo volto caldo e sereno e paziente, tutt'altro che bello Qgli occhi sono occhi maschili — ha detto Ramperti), sembra fatto apposta per of- frire riposo a chi lo guarda. Ricordatelo nei due film dell'uoMo ombra, in gelosia e in arditi dell'aria. Ma Myrna Loy non è la sola. Maureen O' Sullivan non ha forse anch'essa le prerogative di moglie ideale? Sentite perfino in lei un'eco, lievissima, dell'antico assoluto e per questo ridicolo pudore delle donne di Mack Sennetf. Cos'altro era la O' Sullivan dei film di tarzan se non la moglie riportata alla sua primitiva e perciò più genuina espressione? E gli esempi potrebbero continuare a lungo se non ci paresse il momento di con- cludere. . IL_che facciamo osservando che se è riscontrabile nel cinema americano la particolare produzione moraleggiante di cui s'è parlato, non bisogna commuoversi. Tutto laggiù è frutto di calcolo e la scaltrezza di quei produttori non ha limiti. Anche le mogli son buone a far quat- trini. Così non è il caso di stupirsi nel vedere Carole Lombard, neuropatica perfetta, divenire altrettanto perfetta moglie e madre, a fianco di James Stewart, in made for each other. MICHELANGELO ANTONIONI II9 Blasetti e la 'sua gente' in una pausa della lavorazione ANCORA DEL 'SALVATOR ROSA' 'UN'OPERA DI ASSOLUTA COLLABORAZIONE' DICE BLASETTI È ANCORA in birreria che incontriamo Blasetti, a tarda ora, solo in un angolo mentre sorseggia il suo calle. È sempre cordiale con noi e c'invita a sedere. Il discorso va naturalmente sul salva- tor rosa e sul suo successo e ancora una volta gli manifestiamo la nostra gioia per questo, e lo invitiamo a parlarci, ancor più diffusamente che nel passato, di questo suo ultimo e veramente ottimo lavoro. «È un successo, sta bene» ci dice Blasetti, «ma un successo che, tengo immediatamente a dichia- rarlo, non è personale né perciò dovuto alla mia individuale capacità, un'avventura di salvator rosa è soprattutto un successo di metodo e di ca- tegoria. Sono contento di avere l'occasione di parlare con voi perchè è mio desiderio che le affer- mazioni ohe vi faccio abbiano la massima pubbli- cità e servano per un'esatta distribuzione dei me- riti a tutti coloro che con me hanno validamente collaborato alla riuscita dì questo lavoro. Vi ho detto che si tratta di un successo di sistema e di categoria appunto perchè sistema e categoria non sono unicamente Blasetti, ma significano un insieme ili persone e di fatti che hanno aiutato Blasetti e soprattutto che lo hanno posto nelle condizioni migliori per lavorare. È bene che si sappia che tutti coloro che con me hanno dato per tanti giorni la loro attività alla riuscita del Salvator Rosa sono stati quelli che mi hanno posto nella possibilità di produrre per il pubblico italiano qualcosa di diverso e, diciamo franca- mente, di migliore a quanto io abbia fatto finora. Prima di tutto, <• perciò ho parlato di metodo. È onesto dichiarare che chi ha preparato il ter- reno migliore per il mio lavoro è stato a diffe- renza di tanti altri casi, proprio il produttore. Io ho trovato in chi dirige la « Stella Film » uomini che sanno effettivamente cosa vogliono e perchè lo vogliono. Voi conoscete quanto neces- sario sia per un regista avere, prima dell'inizio della vera e popria lavorazione, un adeguato pe- riodo di tempo per un'accurata preparazione che lo pone in grado di essere nella maggior comple- tezza all'atto dell'inizio del film. A me è stato concesso, senza riserve e senza alcun sollecito, di preparare il mio lavoro esattamente nel periodo che io ritenevo sufficiente e che è stato di circa due mesi e mezzo. Questo ha fatto sì che io mi trovassi in una completa serenità senza quelle turbanti pressioni che tanta parte hanno nella più o meno riuscita realizzazione di un film, e soprattutto che io avessi il tempo necessario per maturare nel mio spirito quel clima a cui volevo giungere. Di questo va reso ampio riconosci- mento appunto al mio produttore citandolo ad esempio per quanti oggi in Italia finanziano un film. Ancora una lode sincera è doveroso porgere a Leo Menardi, direttore di produzione che è stato per me, durante la mia fatica, non un temuto antagonista ma un vero, valido collaboratore. Il suo merito è stato quello di non farmi mai sen- tire la necessità di rinunzie a cose di vitale im- portanza per la mia regìa e quello soprattutto di controllare egregiamente, senza che io nep- pure me ne avvedessi, ciò che avrebbe potuto nuocere all'andamento finanziario del lavoro. Con questo io non voglio dire di essere stato lasciato in completa libertà di spendere e di spandere, ma al contrario di essere stato aiutato e nello stesso tempo controllato, senza che se ne avesse, l'aria. Quella serenità di cui vi ho parlato non ha subito perciò alcuna scossa neanche durante il periodo della più intensa lavorazione. Mai la fretta o meglio la furia di vedere ultimato il lavoro e di economizzare sull'essenziale ha invaso il mio di- rettore di produzione e quanti con lui erano in- teressati alla parte economica della lavorazione. Per questo vi ho detto che salvator rosa è un successo di metodo, metodo che dovrebbe essere preso come base da molti altri produttori ita- liani. Tanto più poi che il prezzo del film, così com'è stato diretto, non ha superato per nulla il preventivo base, ed è molto ma molto lontano da quei quattro milioni e mezzo, che varie voci fan circolare per l'aria. Ma accanto al metodo è la categoria che ha splendidamente funzionato questa volta. Mia somma fortuna è stata quella di avere Corrado Pavolini, Giuseppe Zucca e Renato Castellani a compagni nella sceneggiatura. Essi, e specialmen- te Corrado Pavolini, hanno portato tutta la loro competenza, tutta la loro finezza di gusto, tutta la loro cultura nella scrittura letteraria di questo film. Dopo aver lavorato alla sceneggiatura io ho veduto raramente Pavolini mentre giravo e me lo sono rivisto vicino al momento della scelta e ilei montaggio. È così che la cernita dei metri di pellicola da usare e i ritocchi sempre neces- sari sono stati perfettamente curati sulla base di quella stessa esperienza e di quello stesso clima nei quali nacque la sceneggiatura. Debbo vera- mente molto a Castellani che mi è stato inoltre utilissimo come assistente durante il lungo pe- riodo della regia ed i cui consigli e le cui osser- vazioni mi sono stati preziosissimi. Gran merito va poi attribuito a Sensani realiz- zatore dei costumi studiati- minuziosamente su basi storiche ed esattissime, e sempre controllati al fine di evitare esagerazioni od eccessive preoc- cupazioni di colore. Per quanto riguarda gli attori siamo di fronte ad un doppio successo, di metodo questa volta e di categoria. Di metodo, perchè mi si è lasciata la massima libertà di scelta e, ponendo tutto sotto la mia completa responsabilità ho avuto campo e modo di esaminare, di provare, di accettare o di rifiutare come meglio credevo; di categoria perchè in tutti gli attori ho trovato, come mai prima di ora, una rispondenza perfetta e una comprensione totale della loro parte e dell'aria entro la quale dovevano muoversi. È stato detto che io ho trasformato totalmente poniamo, Gino Cervi o la Fcrida o Sacripanti. Io direi piuttosto che sono essi stessi che hanno saputo trasfor- marsi e che hanno reso al massimo. Se si è trattato dunque di regìa sta a me di- chiarare che il mio lavoro è stato sommamente facilitato da tutto quel complesso collaborati V(J che è alla base di ogni opera. Mai come questa volta il cinema è stato appunto frutto di questa collaborazione. Non so se senza di essa e soprat- tutto senza quella serenità di cui vi ho parlato il salvator rosa sarebbe riuscito quello che è oggi, anche con tutta la maggior buona volon- tà ed operosità del regista. Chi voglia occuparsi perciò delle ragioni che sono alla base della costruzione di questo film è bene che tenga conto di questo metodo e giu- dichi l'opera, non solo dal punto di vista spet- tacolare, ma da quello organizzativo e tecnico, da quello soprattutto morale. Si tenga inoltre conto che a lavoro ultimato una minuziosissima cura è stata dedicata al ritocco ed alla correzione di intere sequenze. Non intendo parlare del mon- taggio vero e proprio, quanto del periodo colla- borativo che lo ha preceduto. Queste correzioni che sono costate in tutto venti o trentamila lire hanno decisamente contribuito al successo di in- casso e di stampa del film. Senza di esse sono certissimo che un'avventura di salvator rosa sarebbe irrimediabilmente caduto, come sono al- trettanto certo che se in molti altri film italiani con pari accortezza si fosse proceduto ad ana- loghi ritocchi, essi avrebbero avuto un esito pari al salvator rosa ,, il CRONISTA 120 'ìl&txl ''- ÙO€ét~ Piccola òtoìla di im anno in filanda LE più disparate voci si odono sullo stato at- tuale dell'industria cinematografica francese, vo- ci in genere e pessimistiche che denunciano defi- cenzc e rarefazioni, che indicano sopratutto uno stato di disorientamento generale punto proficuo per chi debba o voglia raccogliere le file più o meno disperse di quella produzione. Non è solo sui fogli stranieri e su quelli partigianamente interessati che si odono gli echi di tali voci, ma negli stessi giornali di Francia, che sembrano voler ad uno ad uno scoprire tutti gli aspetti negativi delle loro faccende. Tuttavia a questi giornali non si può non riconoscere una ogget- tività ed un coraggio veramente esemplari e so- pratutto una funzione morale che indubbiamen- te darà buoni frutti. Pour Vous, grande setti- manale cinematografico parigino, ad esempio è fra quelli che maggiormente e con i più efficaci argomenti entra nel vivo dei problemi e più volte abbiamo segnalato la sua attiva campa- gna nel campo spirituale e in quello tecnico per una ripresa e un miglioramento, quanto mai au- spicati in F rancia. Nel numero del 14 febbraio un interessantissimo articolo di Ève Dulac fa una messa a punto di tutto il complicato affare e traccia una storia abbastanza fedele di ciò che è avvenuto nel 1939, cercando di scoprire le ragioni di questa improvvisa stasi. Dopo aver esaminato il grande lavoro svolto nei primi otto mesi dello scorso anno, l'articolista dice: « Ed ecco che dopo il settembre 1939 tutto crollò co- me un castello di carte. Una gran quantità di progetti furono abbandonati, i teatri deserti, i cinema in parte chiusi come parimenti gli uffici dei produttori e dei distributori. Migliaia di at- tori, di registi e di tecnici fu- rono chiamati alle armi e mi- gliaia di altri si videro disoccu- pati. Gli sforzi dei proprietari di sale per continuare le proie- zioni più o meno normali, fu- rono resi inefficaci dalle ne- cessarie restrizioni imposte dal governo. Ma i giorni passa- rono e la paura dei bombar- damenti si dileguò poco a po- co, nello stesso tempo che i civili, non comprendendo l'aspetto preso dagli avveni- menti, sentirono un imperioso bisogno di divertimento e di distrazione, e lamentele si al- zarono da ogni parte. Il risul- tato fu la liberazione da qual- che restrizione di minore im- portanza. Da parte loro gli esercenti misero tutta la loro buona volontà, e alla fine di novembre circa 275 cinema su* 353 della capitale, ricomin- ciarono a funzionare. Tuttavia la diminuzione del numero degli s] itatori ridusse gli incassi. Cosi i proprietari di sale in luogo di acquistare dei film nuovi ne presero in affitto dei vecchi. I produttori si sforzarono di riprendere la loro attività, ma la difficoltà di avere degli attori, poiché l'esercito non poteva accordare tutte le licenze richieste, e la mancanza di un appoggio finanziario finirono per distruggere le loro illu- sioni. L'anno 1939 fu dapprima segnato dallo scandalo Natan, poi da disaccordi avvenuti fra i proprie- tari delle sale e il comune di Parigi a causa delle nuove tasse che questo imponeva loro. La situa- zione fu regolata da un compromesso che dura ancora. II fatto più importante fu il contratto intercorso fra il circuito di sale Siritzky e quello Gaumont con lo scopo di fronteggiare ogni genere di con- correnza. Centoventicinque cinematografi furono così raggruppati, cosa questa che permise una distribuzione più razionale dei film. Purtroppo la guerra ridusse a zero tutti gli altri progetti. Per i proprietari di sale gli otto primi mesi del 1939 furono tra i più prosperi che essi avessero conosciuto. Il circuito Siritzky-Gaumont raggiun- se' in questo periodo un aumento del 30% su gli incassi dei corrispondenti mesi del 1938. Questo aumento veniva principalmente attribuito ai co- stanti progressi del cinema francese. La stagione estiva contò anche qualcosa in questo moto in avanti, perchè essa non fu, come normalmente, un periodo di calma Infatti molti parigini restarono nella capitale a causa delle minaccie di guerra e cercarono una distrazione nelle sale cinematografiche. Non vi è alcun dubbio che la produzione fran- cese avrebbe segnato un nuovo punto se non vi fosse stata la guerra. 'Ha paura del buio' Circa 15 film della produzione 1939 sono di as- soluto prim'ordine e meritano di essere posti allo stesso rango dei migliori di Hollywood. Gabin fece due creazioni straordinarie ne la bète hu- maine con Simone Simon e in le jotjr se lève, studi profondi del cuore umano. Un altro po- tente studio psicologico creò Louis Jouvet con V. Francen e Michel Simon nel lavoro di Julien Duvivier la fin du tour. Fra le migliori produzioni dell'annata, entente cordiale raggiunge facilmente il primo posto. Racconta la storia delle relazioni tra le due grandi democrazie europee, e il suo apparire, dal punto di vista della propaganda non poteva es- sere più a proposito. Con questo si allineano pa- rimenti trois valses, con Yvonne Printemps e Pierre Fresnay, e remontons les champs-ely- sées di Sacha Guitry. Su un piano più leggero si piazzano fric-frac con Michel Simon, Fernandel e Arletty, che mo- strano il mondo sotterraneo della capitale, cir- constances atténuantes con Michel Simon, Ar- letty e Dorville, un altro film che tratta di ra- gazzi di strada, e le bois sacre, un'opera spi- rituale sulla legion d'onore. Tre altre produzioni di qualità sono: les héros de la marne con Raimu, conflit con Corinne Luchaire, e gi- iìraltar. Per l'esportazione americana, il 1939 fu dun- que essenzialmente un anno di minaccie, che fortunatamente non poterono realizzarsi perchè lo « Statuto del Cinema » non fu ratificato. Tuttavia, in giugno, il Journal Offìciel pubblicò un decreto che autorizzava l'ingresso in Francia di 188 film doppiati all'anno. Gli americani ne furono soddisfatti. Tuttavia poco tempo dopo un altro decreto, applicabile dal primo gennaio 1940, accordò dei permessi ai differenti paesi per i loro film. Gli Stati Uniti ne ricevettero cin quanta. Le relazioni cinema- tografiche franco-americane fu- rono incoraggiate variamente da diverse decisioni. Jean Re noir ricevette il premio del National Board of Review per il miglior film straniero pre- sentato in America nel 1938 COn LA GRANDE ILLUSION. L'ac- cademia francese del film di- stribuì in aprile dei premi per i migliori film stranieri mo- strati in Francia nello stesso anno, e gli Stati Uniti ne vin- sero cinque. Mentre la nazione si sta adat- tando alle nuove condizioni di guerra e il governo si sfor- za di rendere normale la si- tuazione di chi non è al fron- te, tutto indica che forse l'in- dustria del cinema francese ritroverà nel 1940 un po' del suo splendore del passato ». a. 1. (Film M'eekl!/) 121 * + * * ECCELLENTE ** + BUONO ** MEDIOCRE f SBAGLIATO ** TAVERNA ROSSA Italia - Prod.: Italctne : ICA. - Regìa: Massimiliano Neufeld - Dir et t. di prod. : Carlo Della Posta - Sog- getto : Gherardo Gherardi - Scenegg. : Aldo De Bene- detti - Scenografia : Ottavio Scotti - Costumi : Titina Rota - Musica: Armando Fragna - Operatore: Alberto Fusi - Montaggio: Giuseppe Fatigati_ - Interp.: Alida Valli, Andrea Mattoni, Lilia Dale, Lauro Cazzalo, Umberto Sacripanti, Oreste Bilancia, Erminio D'Olivo, Livia Minelli. Per rendere divertente e perciò accettabile la storiella sentimentale che vuol vivere nell'irreal- tà, anzi nell'inconsistenza pratica, o vi è gente che sa muoversi senza lasciar traccia della pro- pria orma, e che sfiora soltanto cose e fatti, o si cade come nel caso di taverna rossa nell'as- surdo. Ed è un vero peccato vedere Alida Valli che compie sforzi più grandi di lei per assumere toni che non le si adattano o che per lo meno non possono adattarsi data l'impostazione gene- rale del lavoro. Quello che più va apprezzato in questo modesto lavoro, è l'architettura di certi ambienti, (non di tutti) e la scenografia in ge- nere. Non così ci sono sembrati i vari abbiglia- menti che la Valli ha subito e che le conferi- scono più che mai l'aria di essere spostata fra cose non sue o per lo meno a lei estranee e lon- tanissime. (Foto Ciolfi). ** LA NOTTE DELLE REFFE Italia - Prod.: Iris-Generalcine - Regìa: Carlo Cam- pogalliani - Dirett. di prod. : C. Cairella - Soggetto : , A. Donini , Guglielmo Zorzi - Scenegg.: Aldo Ver- gano, Sergio Anudei - Scenografia: Nino Maccarones - Operatore : Piero Pupilli - Musica : E. Montanaro - Fonico: Biagio Fiorelli - Interp.: Amedeo Nazzari, Dria Paola, Maurizio D'Ancora, Elli Parvo, Lia Orlan- dini , Olga Capri, Ernesto Abiurante , Guglielmo Sinaz , Oscar Andriani, Giuseppe Pierozzi. Francamente ci è spiaciuto vedere a sfondo di questa assai mediocre faccenda un episodio più o meno arbitrario del nostro Risorgimento, ci è spiaciuto perchè, quando si tratta di storie e di morali che sono il patrimonio di tutti, amerem- mo che i responsabili agissero con mani inguan- tate e sentissero il peso e la gravità del loro as- sunto. Che il campagnolismo di Campogalliani sia in questo film tanto diverso e tanto inferiore a quello poniamo di montevergine non ce ne do- mandiamo il perchè. La risposta non potrebbe venire mai. Ma più inspiegabile ancora è quel- l'abbandono, quella libertà di recitazione senza controllo lasciata a Nazzari, di cui egli non è il principale colpevole. E quanto al resto, per re- stare nel campo filodrammatico, ci sono compa- gnie assai più degne di questa a venire foto- grafate. {Foto Paolini). *** FANFULLA DA LODI Italia - Prod. Titanus-Odit - Regìa : Carlo Duse - Di- rett. di prod. : Giovanni Setta - Soggetto: Leo Bomba - Scenegg.: Leo Bomba, Carlo Duse - Dialoghi: Giu- seppe Zucca - Scenografia : Ottavio Scotti - Montag- gio: Giancarlo Cappelli - Interp.: Carlo Duse, Guido Celano, Germana Paolieri , Osvaldo Valenti, E. Cellesi. fanfulla da LODI è veramente ciò che vuol es- sere; una edizione cioè popolaresca e impetuosa- mente ingenua di un episodio che trae con sé storia e leggenda in una di quelle misture alla Zévago che portano facilmente all'entusiasmo. La regìa di Carlo Duse procede a colpi di gran cassa, ma è, tra tanto rumore di ferraglia, di ar- mi, di galoppate e di duelli, veramente efficace. L'insistenza a veder sempre cattivo nei cattivi e buono nei buoni, dà uno schematismo un po' puerile alla storia, ma il ritmo incessante e la varietà dei fatti non danno tempo di accorgerse- ne. Cerlesi, Valenti, Celano, il Duse stesso e la Paolieri, in una recitazione di non specifica mar- ca sono però al loro posLo e non vanno valu- tati sotto angoli visuali che il film non si è proposto. (Foto Vaselli). ** CAFFÈ INTERNAZIONALE (Cajé de Paris) - Francia - Prod. : Regina-Colosseum - Regìa : Yves Mirande - Soggetto : Yves Mirande - Sce- neggiatura; Yves Mirande - Operatore: Christian Ma- tras - Interp. : Jules Berry , Vera Korène, Pierre Bras- seur, Simone Berrian , Jacques Baumer, Marcel Vallee, Carette. A lungo andare questi gialli a sapore moraleg- giante, scoprono sempre più la meccanicità che li guida e finiscono col provocare una noia lun- ga e sonnolenta. A parte la ricalcatura esatta, perfino nei più lievi dettagli di battuta (vedi il leggero antagonismo tra i capi della polizia) del s aggetto di derriere la facade, la regìa di Yves Mirande laSWa troppo scoperte le molteplici cu- citure di scena, e si abbandona ad un eccessivo compiacimento di caratterizzazione dei tipi. Manca poi alla prima parte del film quella co- struzione di vero mistero che possa al momento opportuno produrre un vero interesse sul perchè del « fattaccio » e per il « chi sarà stato ». Vera Korène recita senza eccessiva convinzione, e Ju- les Berry anche se è convinto lui, non convince gli altri. LE 3 RAGAZZE IN GAMBA CRESCONO (Three smart girls grow tip) - U.S. A. - Prod. : New Universal-I.C.I. - Regìa: Henry Koster - Produtt.: )oe Pasternak, - Scenegg. : Brttce Manning, Felix Jackson - Operatore: ]oe Valentine - Costumi: Vera West - Di- rett. musicale: Charles Previn - Fonico: Bernard Brown - Interp.: Deanna Durbin, Nan Grey, Helen Parrish, Charles Winninger, Robert Cummings, William Luri- di gan , Ernest Cossart , Nella Walter. Anche non tenendo conto del valore intrinseco di questo nuovo film americano comparso tra tanta pubblicità e tanta attesa nei nostri cinemato- grafi, l'avere rivisto uno di quei modelli che fino a qualche mese fa rappresentavano la comune mer- ce di tutti i giorni ci ha dato nuove impressioni e ci ha condotto a nuove considerazioni. In questo non lungo periodo che ha segnato come una so- sta per i prodotti d'oltre oceano, sono piovuti come dal cielo altri film stranieri, e principal- mente francesi il contenuto dei quali presentato per lo più con una egregia regìa e con un'ottima recitazione, ci è parso quanto mai alto, notevo- le e ricco di una morale sociale. Film insomma che destano preoccupazione e invitano a pensare e restano come macchie cupe sulla chiara super- ficie della giornaliera ricreazione. Noi non ne ab- biamo disconosciuto il valore ed anzi abbiamo cercato di vedere oltre il semplice fatto cinema- tografico, proprio quelle ragioni di costume e di contenuto che li hanno determinati, ma confes- siamo che oggi di fronte a questo ritorno ame- ricano ci siamo accorti principalmente di una co- sa. Che là cioè dove si vuole provocare assoluta- mente una umanità, anche a costo di portare in spettacolo fatti e personaggi di aspetto spiccata- mente sociale, spesso si cade esattamente nel- l'opposto, nel costruito, perfino nel formale. A vedere tre ragazze in gamba crescono ci siamo accorti che invece proprio da film come questi, che sono quello che sono e non vogliono parere o dare di più, nasce quella benedetta umanità che fa di una storia una cosa viva. Anche se quella di casa Craig non è la nostra esistenza, il fondo famigliare comune e più ancora il fondo comune di esseri viventi, lo abbiamo riconosciu- to chiaro, semplice, senza sforzature, nella sua interezza, proprio sotto questa marca ben lon- tana da quelle europee. Non si tratta unicamente di sanità e di piacevolezza, ma di qualcosa di più, che ci indica sopratutto un senso esatto di quello che è la vita, e della finezza e sensibilità di chi sa coglierla e ridarcela per vie dirette e semplici. Sono gli abituali personaggi, le abi- tuali trovate, gli abituali « gags », ma il tutto torna ancora una volta con una tanto disinvolta gaiezza da farceli parer nuovi e imprevisti. C'è alla base una sapienza di sceneggiatura e di regìa che valgono tant'oro e che fanno volar via tem- po e racconto con quella zampillante mobilità che è il segreto di ogni buon film. Tanto che non ti accorgi che accanto a Deanna Durbin gli altri son tutti caratteristi e il lavoro stesso è il trionfo della caratterizzazione. Ma ciò che conta è che tu, spettatore, muori dalla voglia di entrare una volta nella famiglia Cfaig, di farti battere sulla spalla dal buon papà Craig, e, perchè no, di in- namorarti fin che c'è tempo di Penelope! GIUSEPPE ISANI 122 CRONACHE DI 30 ANNI FA «vwcmEfYIToGRffi (dicembre 1910) ~j{ In questi giorni la « Cines » pubblica una in- teressantissima cinematografia del « Giardino Zoologico di Roma » recentemente sorto nella splendida Villa Umberto I. Dire dell'importanza di questa ricchissima collezione zoologica è im- possibile, poiché richiederebbe tempo e spazio che difettano. Come la stampa ha diffusamente pub- blicato, si tratta di un impianto completamente nuovo al mondo, e fatto in modo che gli animali vivono in completa libertà, sotto gli occhi dello spettatore . La pubblicazione quindi della a Ctnes » ha una importanza eccezionale, e nel pubblico italiano è grandissima l'attesa. Siamo in grado di assicurare che la direzione della « Cines » nulla ha trascurato per corrispor- dere all'aspettativa e che le richieste sono già numerosissime. •fa Negli Stati Uniti — a quanto annunzia /'Ame- rican Review of Reviews — s'è pensato di ado- perare il cinematografo... per reclutare i marinai della flotta. Nella Repubblica federale non v'è coscrizione e gli equipaggi delle navi da guerra si compongono di volontari. Orbene, per allet- tare i giovani ad arruolarsi, il Governo ameri- cano impiantò dei cinematografi presso gli uffici di reclutamento e vi fece rappresentare delle scene di vita marinaresca prese dal vero. Il di- rettore' di una società produttrice di film fece osservare che lo scopo si sarebbe raggiunto an- cora meglio rappresentando dei combattimenti navali: l'idea fu trovata buona, e infatti per com- missione del Governo furono creali alcuni film di carattere navale militare. Il Governo ameri- cano ha messo a disposizione degli operatori una intera squadriglia di torpediniere e parecchie navi da battaglia, che per più giorni hanno mano- vrato agli ordini... del direttore di scena di una Compagnia cinematografica. 1. risultati sono stati eccellenti. Le iscrizioni di volontari per la flotta sono fioccate in gran numero... it Soggetto della Comicissima tontoi.ini studia il trombone (prod. « Cmes » m. 155). Tonto- lini ha una grande predisposizione per il trom- bone, ma la sua musica non riesce affatto piace- vole per gli inquilini. Per questo fatto è continua- mente costretto a cambiare casa. Appena istal- lato nel suo nuovo alloggio, dà fiato al trombone ed insiste tanto, che gli inquilini protestando mi- nacciano di mandarlo via. Di qui una serie di comicissimi incidenti, che formano il soggetto di questo divertentissimo film. if Sta ormai per essere lanciato iti commercio un nuovo, prezioso apparecchio, ideato da Edi- son, e da lui stesso chiamato Kinetofono. Si trat- ta di aggiungere le parole, il suono, 1 rumori, gli strepiti, ai movimenti dei personaggi. In altri termini, alla muta esposizione dei quadri si viene a dare la voce... Oh Dio! sarà poi una gran festa per le povere umane orecchie, già così duramente messe alla prova, nella vita quotidiana, con ru- mori assordanti? È così bello veder svolgersi di- nanzi a noi scene orribili, cà del diavolo, senza nessuna spesa del nostro udito stanco, che invece è accarezzato dolcemente dal piano, o addormen- tato da qualche lamentoso violino! E chissà che qualcuno non abbia poi a dire: si stava meglio e si godeva di più, quando l'illu- sione era soltanto per gli occhi!!... •fa Ecco alcune impressioni su una attrice del- l'epoca : Un esile corpo irrequieto, pieno di scatti e di movenze feline; uno spirito alacre ed una mente fertile; due sopracciglia foltissime, sotto cui guizzano incessantemente, nella loro or- bita, 1 vividi bulbi visivi che non conoscono la calma della contemplazione e la fissità dell' estasi. Un viluppo di muscoli, protesi costantemente nell'alterna vicenda delle soste brevi e dei viaggi snervanti, tale è Frieda K., quale io l'ho sorpre- sa nel suo minuscolo ed un po' disordinato uffi- cio, in Galleria Nazionale, mentre di poco tor- nata da una corsa rapida per l'Italia, ad un'altra si accingeva con la stupefacente disinvoltura di chi esce di casa per comperare un pacco di siga- rette. E mentr'io, ammirato da tanta fervorosa attività, contemplavo la sua esile personcina sdoppiarsi e moltiplicarsi in tante piccolissime cure, dar passo alla corrispondenza abbondante e polilingue. Ella con bel garbo mi porse una sua fotografia dicendomi: « prendete e ricordatevi qualche volta di me ». (da 'La vita cinematografica') -* • • Non si tratta di un grande attore, né di una promessa. È questa la foto di Camillo Rossetti, un affezionato lettore di Cinema, che in lungfie crociere sulle nostre navi da guerra, in quasi tutti i paesi dell'Oriente e del Sud ha propa- gandato in modo veramente ammirevole la no- stra rivista e con essa il cinema italiano. Per merito suo in molti paesi, dalla Cina all'India, dal Siam all' Indocina, per la prima volta un pubblico vario e lontano ha conosciuto nomi di nostri attori, di nostri registi, titoli di no- stri film, ha veduto sopratutto fotografie del cinema italiano. Se il libro di Ellery Queen 'The French Fowder Mystery* incute tanto spavento a Fanny Brioe, quale sarà il risultato del film omonimo sul pubblico? 12} I TRATTI del volto rudemente segna- ti, un 'espj espone rigida e fieramente maschile : Mario Ferrari sembra uno di iiuei cavalieri maestosi con il mantello nero avvolto sul corpo, che un tempo incutevano al solo apparire terrore e pà- nico. Esteriormente, senza dubbio, gli appartengono i caratteristici attributi del « cattivo ad ogni costo », del crudele ed ingiusto nemico del candido, profu- mato ed agghindato primo attore. E furono proprio questi suoi caratteri fi- sici tanto palesi ed evidenti che indus- sero i produttori ad usarlo in parti non completamente rispondenti alle sue ve- re possibilità. Errore, intendiamoci, quanto mai facile: anche lo sguardo severo ed a volte un poco truce indu- ceva a pensare che quelle fossero le parti più adatte per lui. In realtà Mario Ferrari è un uomo sa- no, moralmente e fisicamente. Tempe- ramento un poco chiuso ed ostile, gli fu difficile trovare quella comprensione di cui pure aveva bisogno. Finché non giunse il miracolo di luciamo serra pi- lota — e tutti certo ricordano la sua umana e calda interpretazione — per far aprire un poco gli occhi su questo nostro attore. Poi, dopo qualche tempo dal successo di Luciano serra pilota, Ferrari riconfermò il suo nuovo volto in terra di nessuno. Ora si attende una conferma decisiva, il colpo buono della sorte, e davvero allora Ferrari sarà una forza di primissimo piano del nostro cinema. È un uomo che ha vissuto ed ha lot- tato: se la sua vittoria non è stata im- provvisa, e si è fatta un poco attendere, è proprio perchè egli ha sempre mi- surato e coscienziosamente pesato i suoi passi e le sue possibilità. Là dove si richiedevano cimenti un po' lontani dalla sua natura, ma clamorosi, ecco il nostro attore tirarsi indietro, sospin to quasi di un'eccessiva pudicizia. C'è molto in Ini che ci fa pensare ad at- tori di fama ben più sicura, come l'americano Spencer Tracy ed il fran- cese Louis Jouvet. Ma troppe volte lo GALLERIA (v. tavola a fianco) abbiamo visto nei panni di un « cat- tivo », giuocare le sue carte con mezzi facili, o, per dirla in modo più sem- plice, facendo soltanto del tranquillo « mestiere ». Né è difficile trovare degli esempi: basti pensare al suo primo film, il palio, dove era Bachicche, fantino sfregiato, l'« avvelenato » della compa- gnia, e ad ETTORE heramosca. Mario Ferrari è nato a Roma, ed ha appena superato i quarant'anni. Fin da ragazzo sognò con ferma volontà di diventare o un ufficiale di marina o di tentare la carriera teatrale. Proba- bilmente era l'avventura e l'ignoto che l'interessavano, era il movimento e un campo d'azione vasto che l'attiravano. Il destino volle condurlo verso il tea- tro: il mare fu il sacrificato, ma con molto rimpianto del nostro attore, che, già avviato definitivamente sui palco- scenici, volle dimostrare, prendendo il brevetto di aviazione civile, subito dopo la grande guerra, di essere sempre pronto alle più belle evasioni. Nel 191 5 era già un attore di primo piano, sebbene giovanissimo : la guerra lo trovò infatti con la compagnia Sta- bile di Roma, tra i numerosi (circa cinquantacinque) componenti. La Sta- bile era allora la più grande compa- gnia italiana, una compagnia di cui facevano parte, tra gli altri, anche un Garavaglia ed un'Evelina Paoli. Le sue azioni erano dunque assai alte, quando la guerra lo chiamò a combat- tere. Ma per Mario Ferrari, finita la lunga guerra, che aveva combattuta tutta, sempre presente nelle lotte più dure e più aspic, non ebbero termine le sofferenze. L'ambiente teatrale è quan- to mai volubile e capriccioso: e Fer- rari fu uno dei primi a farne le spese. In pochi anni Io vediamo qua e là in cerca del suo vero ideale. In questi anni, prese il brevetto di aviazione civile, per la quale prestò servizio non poco tempo : per gli scioperi che avvenivano, l'avia- zione doveva alcune volte provvedere al trasporto della posta, e inoltre si sta- vano proprio in quegli anni, sebbene tra grandi difficoltà, preparando i pri- mi tentativi di viaggi periodici. Fece anche, tra il 1920 e il 1921, del cine- matografo: con Bonnard e con Toddi registi. Film di avventure di pochissi- ma importanza, ed anche oggi a venti anni di distanza, Ferrari non esita a definire quelle esperienze decisamente infruttuose. Finalmente si riaprirono per il nostro attore, nel 1922, le porte del teatro. Fu con molte compagnie, prima con Giulietta De Riso e Calò, poi con Picasso, Baghetti, Ruggeri (nel giro in Americj del Nord), Leonelli e De Cri- stoforis, e infine con Sabbadini. Ma non mancano esperienze anche più im- portanti e decisive: per diversi anni lavorò indefessamente, nel Teatro del Popolo a Bologna, e nel Teatro Mo- derno di Roma, come direttore del teatro di giorno, e come primo atto- re di sera. Qualche volta la stanchez- za lo prendeva, ed allora facilmente sentiva che, pur con tutta la buona volontà, non riusciva interamente a vincere. Ma presto, poi, si rasserenava: egli sapeva di aver servito la sua causa ed il teatro con la più grande passione e con grande onestà: e questo pensiero gli bastava per tornare al lavoro tran- quillo e più fiducioso che mai. Nel 1932, poi, Blasetti lo volle con sé nel palio, e a questo punto Ferrari dà un addio al teatro (al quale ritornerà soltanto tra breve, dopo una parentesi di otto anni) : il cinematografo che a poco a poco stava in Italia attrezzan- dosi con maggiori e più grandi mezzi, non seppe fare a meno di questo attore preziosissimo. Il cinematografo intanto lo affascinava : ma, come al solito, egli volle, prima di tentare un passo più decisivo, capirne a fondo e studiarne la tecnica. Per qualche anno quindi non si produrrà che in parti di secondaria importanza, come nella tavola dei po- veri e in « 1860 »: mentre come atti- vità giornaliera, Ferrari sincronizzava: e fu qui che imparò segreti che forse altrimenti non avrebbe mai scoperto. Prestò la sua sua voce maschia a Lewis Stone, a Ronald Coiman, a Gary Coo- per, e a Warner Baxter. La prima vera e impegnativa interpretazione si può dire che Ferrari ce la offrì in cavalle- ria. Parti di carattere assai diverso do- vette in seguito sostenere ne la sicnora di tutti e nel cavaliere di san marco. Ma sempre ebbe modo di dimostrare la sua fede e la sua precisa volontà. Pre- sto lo vedremo in ebbrezza del cielo e nel piccolo alpino; mentre con molta probabilità sarà tra i maggiori inter- preti de IL FABBRO DEL CONVENTO e di CAPITANO DEGLI USSARI. FILM PRINCIPALI: palio (Cines, 1931I LA TAVOLA DEI POVERI (CineS, I932); » 1860 » (CineS, I933); LA SIGNORA DI tutti (Novella, 1934); passaporto ros- so (Tirrenia, 1935): i condottieri (Cons. Condottieri, 1936); cavalleria (I.C.I., 1936); orgoglio (S. A. Lom- bardo I. C, 1937); LUCIANO SERRA PI- LOTA (Aquila, !938); ETTORE FIERAMO- sca (Nembo, 1938); terra di nessunc (Roma, 1939); tL cavaliere di san marco (Juventus, 1939); traversata'' nera (Sovrana, 1939); ebbrezza del cielo (Incom, 1940); piccolo alpino (Mander, 1940). PTJCK PRODUTTORI! NOLEGGIATORI! Esaminate gli incassi dei filmi italiani lan- ciati per radio: potrete subito riconoscere la convenienza di questa nuova forma pubblicitaria la quale è stata accolta dal pubblico con crescente interesse RICORDATE CHE LA RADIO ARRIVA DOVUNQUE E PARLA A MILIONI DI PERSONE Per chiarimenti e tranative rivolgersi alla SIPRA a ROMA - Via Montello, 5 - Tel. 34883 - 34884 T24 — MARIO FERRARI « / da due soldi 140 S. M. Breve intervista a J ulte 11 Duvivier . . 142 ENZO SERAFIN Fotografia pura 144 RENATO GIANI // costume dei protestanti ...... 146 IL CRONISTA Documentari italiani 150 G. I. Nord-ovest 153 GIUSEPPE ISANI Film di questi giorni 154 Nelle rubriche: Cronache di 30 anni fa, 149 - Galleria: Francoise Rosay, 156 - Capo di Buona Speranza, 159 - Giuochi e Concorsi, pag. 160. DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE: Roma, Piazza della Pilone, 3 Telefono 66-470 ■ PUBBLICITÀ: Ufficio Pubblicità 'Cinema' - Roma, Piazza della Pilolte, 3 - Gli abbonamenti si ricevono direttamente dall' Amministrazione del periodico, o mediante versamento al conio corrente postale 1/23277 oppure presso le Librerie Hoepli in Milano Ivia Berchell e Roma llargo Chigi) - ABBONA- MENTI : Italia, Impero e Colonie, anno L. 40, sem. L. 22. Estero, enno L. 60, sem L 35 Manoscritti e fotografie, anche non pubblicati, non si restituiscono OGNI NUMERO IN ITALIA. IMPERO E COLONIE: DUE LIRE - NUMERI ARRETRATI: IL DOPPIO •5gS>"^g, MILANO-FORO BUONAPARTE, 12 In copertina: IL '6A6AKD' DANZA CLASSICA 6IAPP0NESE COME O È MOSTRATA DA DNA PELLICOLA 131 132 BflllCA POPOLflRe coop. onon. di nouQRR P C P PUR LG ILLimiTPTO Al 31 dicembre 1939-XVIII Capirle L. 73.507.050 Riserve L 83.658.054,70 Depositi e confi correnti L. 2.373.572.963,73 Cambiali e Buoni del Te- soro L 1.330.043.693,42 BANCA AGENTE PER IL COMMERCIO DEI CAMBI Mischa Auer e V. Price in 'Angolo di Cielo" (Universal-Ici) ITALIA IL DIRETTORE GENERALE... ... di Cinecittà dott. Guido Oliva ha illustrato la pagina dello scher- mo del « Giornale parlato » nella audizione avvenuta mercoledì 28 febbraio nella sala della Confedera- zione Fascista degli Industriali. Guido Oliva ha svolto il tema « Cinecittà e la sua funzione nel campo produttivo ». La pagina ci- nematografica si è conclusa con un dialogo tra Germana Paolieri e Alessandro De Stefani. EDMONDO T. 6REVILLE... ... regista francese trovasi attual- mente in Italia chiamato dalla « Fauno Film » per iniziare una nuova produzione. Greville si con- sacrò al cinematografo come at- tore interpretando accanto ad Al- bert Préjan una parte in sotto i tetti di parici di René Clair. SENZA CIELO. ... su soggetto di Alfredo Guarini e Mino Doletti, che sarà diretto probabilmente da un regista fran- cese, prodotto da una combinazio- ne industriale Continentalcine-Arti- sti Associati, salii, a quanto pare, il primo film che interpreterà Isa Miranda dopo la parentesi ameri- cana. La figura principale è quella di una ragazza vissuta in un luogo del tutto isolato nel Matto Grosso, lontana da ogni contatto con gli uomini che viene scoperta un gior- no da alcuni esploratori: si tratta, insomma, di una specie di Tarzan femminile : tipo nuovo del cinema italiano. Il secondo film dovrebbe centrare sulla grande figura di Eleo- nora Duse. ALC0NE SERATE... ... di cinematografia retrospettiva, a simiglianza di quanto si sta fa- cendo a Roma al cinema Regina da alcune settimane a questa parte, saranno organizzate a Napoli al ci- nema Alhambra a cura del Cine- Guf Mussolini. Saranno program- mate le seguenti pellicole : cabirja, INTOLLERANtE, II. GABINETTO DEL DOTTOR CALIGAR1S, VARIETÉ, SINFO- NIA NUZIALE, ALLELUJA, L' ANGELO AZZURRO, IL MILIONE, ATLANTIDE, E arrivata la felicità. I film saran- no presentati e illustrati da Luigi Chiarini. SI STANNO 6IRAND0... ... a Cinecittà: la nuova vita {Amiamoci così) della Juventus, di- retto da Giorgio Simonelli, inter- pretato da Vanna Vanni, Loretta Vinci, e dai due attori tedeschi Wolfgang Keppler e von Hulsen. Continuano le riprese di: l'assedio Il regista Simonelli, Vanna Vanni, Loretta Vinci e Scala in una pausa di 'Amiamoci cosi...' (foto Cinecittà) *33 ■ MM Spencer Tracy e Hedy Lamarr in 'Io prendo questa donna' (I take this woman) dell' alcazar della Bassoli, la na- scita di salomè e fortuna della Stella. Ha terminato gli interni : la gerla di papà Martin della Lux; attualmente Mario Bonnard, il regista del film, trovasi a Civi- tavecchia con il complesso artistico per girare alcuni esterni. Alla Sca- lerà mentre sono al montaggio 3L bazar delle idee della Andros e kean, alle ultime scene trovasi l'amico pubblico numero uno (Vi- ta di Luna Park) diretto da Amleto Palermi e interpretato da Laura Nucci, Lilian Bouef, Virgilio Ricn- to. Luigi Almirante, Erminio Spal- la, Carlo Romano, ecc. Alla S.A.F.A. continua la lavorazione di dopo divorzieremo della Excel- sior diretto da Malasomma che in questi giorni si è portato alla Pa- latino per girare alcuni esterni. A Tirrenia continuano la normale la- vorazione : la granduchessa si di- verte dell'Incine, un duca e forse una duchessa della Schermi nel Mondo. A Corbara in Badia, nelle Dolomiti, si stanno riprendendo al- cuni esterni per cuori nella tor- menta dell'Atesia che ha già termi- nato le riprese in interno negli sta- bilimenti di Tirrenia. VIAREGGIO LIDO DI CAMAIORE MARINA DI PIETRASANTA FORTE DEI MARMI 20 km. di spiaggia balneare 200 alberghi e pensioni. Stagio- ne Maggio-Ottobre. Ottimo sog- giorno primaverile ed autunnale Informazioni : Ente di Cura Viareggio FRANCIA UN COMITATO DI IMPORTAZIONE... ... regolerà l'entrata dei film stra- nieri. La cifra delle pellicole stra- niere importate in Francia duran- te il 1940 non sarà superiore a quel- la del 1939. Un comitato è stato costituito per controllare e regolale l'ammissione della produzione stra- niera, comitato comprendente rap- presentanti di alcuni Ministeri. LEGGIAMO SD... ... Im Cinématographie francasse del 24 febbraio u s. la seguente notizia : « New York - La forte op- posizione fatta dalle otto Case al Monopolio Italiano sarà troncata. La United Artists, se dobbiamo credere a Vanety, ricomincerà la distribuzione dei suoi film in Italia. Le altre Compagnie continuano la loro astensione e dopo il primo gennaio 1939 non hanno più pro- grammato un film nuovo in Italia. INGHILTERRA PER LA LIBERTÀ... ... è il titolo di un film Gaumont British, che riporterà sullo scher- mo i momenti più interessanti del- la battaglia navale anglo-germani- ca avvenuta alle foci del Rio de La Piata. La pellicola, edita sotto gli auspici del Ministero inglese delle informazioni, si avvale di un pre- zioso materiale documentario dal vero girato durante la battaglia e fino alla perdita del « Graf Spee ». Il soggetto si basa, com'è noto, sul- gir ottenere presfo . una betta carnaowne! Versate alcune gocce di Lara sopra un batuffolo di ovatta e massaggiate leggermente il viso. Sentirete subito una benefica corrente di nuova vita inondare la vostra pelle. Osservando il batuffolo di ovatta, avrete una grande sorpresa: esso sarà diventato tutto nero. Tante impurità erano nei vostri pori! Una pulizia radicale della pelle è condizione indispensabile per una bella carnagione. Lara penetra profondamente nei pori, dissolve ed elimina i punti neri e le impurità; rende la pelle delicata, liscia e bella. La vo- stra pelle può respirare di nuovo: Lara la rende più fresca, più sana e più giovanile. JOaha lozione per il viso Scherh prendenti risultati di Un ^~ semplice 134 b TI b i ISTITUTO DI DIRITTO PUBBLICO fft* O irfF tP - -\\a . òe\ o G 8 s^ 122 se DI e oeenzie Fondi patrimoniali. 489 miuoni RisPRRmi. comi CORRGIITI, UR- GLIP G PGDI DI CRGDITO: CIRCR 2 miuARDi e mezzo L'ISTITUTO RACCOGLIE DEPOSITI A RISPARMIO E IN C/C FRUTTIFERO E COMPIE TUnE LE OPERAZIONI DI BANCA Patricia Kocc l'epica battaglia avvenuta fra i tre incrociatori britannici « Ajax », « Achilles » ed « Exeter » e la co- razzata tedesca « Graf Spee ». ALESSANDRO KORDA... ... parte per l'America chiamato dalla Warner come produttore. Tra i soggetti che egli ha già elaborato, a buon punto è la ninfa oal cuo- re fedele tratto da una nota com- media inglese già ridotta ai tempi del film muto ed anche ultimamen- te ma soltanto in Gran Bretagna. Un altro soggetto avrà a protago- nista Merle Oberon. U. S. A. MONTY BANKS... ... il noto comico dello schermo americano durante il periodo del muto e ultimamente produttore spe- cie in Inghilterra, ritornando in America dall'Europa, è stato lieto di dimostrare alla stampa tutta la sua gioia per essere riuscito ad as- sociarsi con un noto produttore ita- liano: « la mia nuova attività, egli ha detto, avrà inizio questa estate appena terminato il contratto con la Fox ». Questa sua simpatia ver- so la cinematografia italiana non è determinata solamente da specula- zioni commerciali, ma soprattutto da un affetto che gli deriva dalla sua origine anzi dalla sua nazionali- tà che è italiana. Il suo nome è in- fatti Mario Bianchi ed è nato a Ce- sena (Forlì) nel 1897 da Leopoldo Bianchi compositore e direttore di orchestra. DN REDATTORE... ... del Progresso di New York, Gen- naro Rea, cosi il Motion Picture Herald, ha venduto un soggetto ori- ginale intitolato » The Slavers » ad una nuova Società americana che produrrà film a Cinecittà. Alessan- dro Blasetti ha avuto l'incarico di dirigere il film. UN DOCUMENTARIO DI AVIAZIONE... ... dal titolo conquista dell'aria è stato programmato a Los Ange- les nell'Albergo Biltmore durante un pranzo offerto dall'Istituto del- le Scienze Aeronautiche. Il film è stato prodotto dal i delle sciocchezze. Furono significativi, in proposito, certi espe- imenti di spettacoli composti con documentari e una commedia per esempio, il viaggio del duce in libia e l'albero di adamo), nessi su con l'idea di ammaestrare e di divertire, secondo il con- :etto comune della parola. ! rurali stettero a vedersi il documento e se ne andarono a metà lell'altro, annoiati. L'ideale, per questi spettacoli, sarebbero dei Um esplicativi sulle varie questioni politiche e sociali, film però :he è quasi impossibile avere, come già si è scritto : e allora si icorre ad alcune pellicole di particolare carattere, come vecchia JUARDIA, CAVALLERIA, SENTINELLE DI BRONZO e LUCIANO SERRA. [ risultati sono ottimi : ma sono risultati di carattere politico, in juanto che concorrono a creare un'atmosfera di comprensione e li simpatia fra i contadini, che si sentono così seguiti con atten- ione dal Regime, e vedono nel cinema, come nella radio rurale ; in certi giornali-manifesto affissi da alcune Federazioni, delle :oncrete prove di questo interessamento. Dal punto di vista di mella che si potrebbe chiamare una coscienza cinematografica, )oco o nulla si conclude, in quanto che, per il pubblico del paese, 0 spettacolo a pagamento riveste sempre l'altra fisonomia che si ; detta, e, se dobbiamo basarci sullo stato della nostra produzione, la sempre le stesse caratteristiche che, d'altra parte, i nostri ci- ìeasti si guardano bene dal modificare. *Jon ho statistiche sott'occhio, e non posso dire quante migliaia li cinema, sul genere di quello del mio conoscente, esistano in talia : ma, certo, molte. Ebbene, sono questi locali di modestis- imo aspetto, che. con cento lire per sera di noleggio, salvano e endono redditizi dei film che, a colpo d'occhio, possono sembrare lei fiaschi fin dalla prima programmazione. Ho detto come, fra e pellicole bene accette dal pubblico di questi cinema di paese, igurino, per quanto so, il corsaro nero e il dottor Antonio, fale a dire opere che, nei locali di prima visione, non suscita- ono eccessivi entusiasmi. Alla lista si potrebbero aggiungere LA ;ieca di Sorrento, i due sergenti e le varie edizioni, francesi e imericane, dei tre moschettieri. >on di quest'anno altre due perle della collana: il fornaretto « Venezia e il ponte dei sospiri. Ci si domanda, alle volte, cosa alta in testa ai nostri produttori, quando tirano fuori certi sog- ;etti da teatro dei burattini : ma, evidentemente, questi signori >ensano di impiegare, di tanto in tanto, anche un po' di capitale :on interessi a lunga scadenza. Certo, film di tal genere non con- :ludono niente, almeno dal nostro punto di vista : ma soddisfano, '., riconosciamolo, in modo onesto e non morboso, i desideri di in pubblico bonario che, nel seguire un fatto caro alla propria ■ensibilità, non bada troppo alle barbe di stoppa e alla recitazio- ìe boriosa. Succede, infine, per questi film, qualcosa di analogo i quanto accade con certi fascicoli di poche pagine, che riducono 1 forma di >< romanzo » i libretti d'opera. 2erto, sarebbe un bene migliorare anche questa produzione po- )olaresca, rendere anche questi film cinematograficamente più «nogenei, più narrativi e meno enfatici, in modo da nobilitare in poco la materia trattata. Ma questo è un altro discorso, e iiccome i risultati son quelli che sono, non mi meraviglierei di 'edere, un giorno o l'altro, ridotti in film anche Guerin Meschino igli alberi del sole o Genoveffa. Del resto, meglio che i cine- na rurali richiedano queste pellicole, con trionfo dell'innocenza ; punizione del colpevole a suon di grancassa, anziché opere che iano un invito alla vita facile e comoda delle grandi città, o una saltazione del lusso pacchiano di certi ambienti borghesi. C'è olo da augurarsi di avere, anche in questo campo, qualche film ignificativo che unisca al tema da trattare una sensibilità più :onsona ai giorni nostri : e che gli autocinema, nella loro bellis- ima opera di propaganda, possano disporre di pellicole capaci li convincere il particolare pubblico che le attende. MASSIMO ALBERINI Da una scena di "La gerla di papà Martin", produz. S. A. Lux -Torino, direzione di M. Bonnard (foto VaseUi) 139 I FILM DA DUE SOLDI IL PRIMO cinematografo io vidi a Roma, in piazza Guglielmo Pepe. Fu una dome- nica di pomeriggio. Ricordo che mi colpi- rono i grandi manifesti, come quelli vicini del serraglio e del tirassegno; e pensai su- bito che il cinematografo stesse tutto lì, nei cartelloni a forti tinte. Restai dunque assai male, trovandomi di fronte a quelle figure grige che si muovevano a scatti in una stan- za soffocata e buia. Lo spettacolo si chia- mava UN VIAGGIO ATTRAVERSO ALL'lMPOSSI- bile; e dello spettacolo mi rimane ancora nella memoria un treno che va su per una montagna a picco, una specie di Cervino, e la montagna finisce e il treno seguita per il cielo, e passano le nuvole, passano gli uccelli, e il treno va nella luna. Mio padre diceva che erano cose « inverosimili » e de- plorava. Ci tornò soltanto quando appar- vero le scene dal vero, e quando in un lo- cale nei pressi del traforo furono istituiti i (( venerdì dal vero ». Dopo qualche anno fu aperto il cinemato- grafo Moderno, poi il Radio e la Sala Gi- raud dove in dati giorni della settimana tutti i ragazzi potevano avere un maritoz- zo. (Che pazienza, dietro la porta del ci- nema che non si apriva, aspettando il ma- ritozzo che non veniva! E la ragazzaglia in coro: Voglio il maritozzo, tozzo, tozzo...). Poi venne inaugurata la sala Mefisto che costava dieci centesimi invece di venti : no- vità di grande importanza per noi che vi tenevamo brigata ai posti di sopra dove il fascio di luce passava proprio sulle nostre teste, e bastava alzare una mano e fare le corna perchè l'enorme figura cornuta oc- cupasse il telone. Si avvicinavano i grandi giorni della Berlini, della Jacobini, della Karenne, i tempi d'oro del quo vadis? e di Cabiria: tutta roba maravigliosa, tutta roba passata. E le prime riviste cinematografiche! Tene- va il posto d'onore una pubblicazione men- sile di gran lusso, Apollo, fondata e diretta da Angelo Piccioli, uomo di molte letture e di solida cultura classica, dove le foto- grafie delle dive d'allora apparivano seve- ramente incorniciate da colonne fregi e ca- pitelli. Al polo opposto stava Anton Giulio Bragaglia con i suoi film futuristi, recitati da un'attrice russa, spettrale e stecchita, da noi battezzata « la Venere del cimitero ». Il nostro cinematografo non aveva rivali nelle ricostruzioni storiche, nei vasti qua- dri d'epoche passate. In fatto di elmi e di toghe, di corone di lauro e di barbe di stoppa, avevamo detto l'ultima parola. Un anno venne allestito il grande film Fa- biola. A quei tempi io frequentavo, nelle aule della Sapienza, i corsi di Archeologia Cristiana che teneva Orazio Marucchi. Ero un appassionato di Archeologia Cristiana, e mi univo qualche volta all'illustre profes- sore nel guidare le carovane di stranieri per le basiliche e le catacombe. E gli davo spesso man forte quand'egli s'impigliava nelle reti di quegli idiomi tanto lontani dal- la sua bella e familiare parlata romanesca. Orbene, Orazio Marucchi fu un giorno in- vitato dal barone Rodolfo Kanzler (figlio del generale di Pio IX; esempio eccezionale di cultura enciclopedica : archeologo, pit- tore, musicista e scienziato) a vedere un modello di catacomba che il barone in per- sona aveva approntato perchè vi recitasse la sua parte una tal paffutella minorenne che figurava da Sant'Agnese. Entrò molto ansioso il professor Marucchi, rotolando con quei suoi passetti fitti, con quella sua figura piccola e obesa, sempre in moto, sempre curiosa e agitata. Si fermò come sopraffatto da tanto agitarsi di gente camuffata, da tanto incrociarsi di luci, fra tanta confusione di gesti e di comandi da cui sarebbe uscito un grande movimento perfettamente silenzioso. — Tutto si volge nei limiti dell'onesto, ve- ro Rodolfo? Nei limiti dell'onesto... Ma voleva, al tempo stesso, vedere ogni cosa, e tutto insieme; era affannato e su- dava. — Mi sembra che tu sia caduto in errore — diceva all'amico premendogli una mano. — Una iscrizione trovata su loculo o arcosolio può andare, peuh peuh, dal primo al quin- to secolo. Un'iscrizione trovata sopra terra su area sovrastante i cemeterii sotterranei (come nel cemeterio di Priscilla) si può dire senza ombra di dubbio del quinto o del sesto se- colo. Se poi viene rinvenuta in un ceme- terio prossimo ad una basilica cristiana (mettiamo Santa Prassede) non potrà mai risalire oltre il sesto secolo. Ora, questa che mi stai mostrando ha tutti i caratteri delle epigrafi subdiales, mentre a parer mio, da- ta l'epoca e le circostanze, dovrebbe essere una iscrizione estemporanea, meno nobile e posata, dipinta su tegola o graffita su calce dura... Rodolfo Kanzler, da quel superiore dilet- tante che era, sorrideva con ironia acco- modante e sottile, e comprendeva l'ansia, la preoccupazione del vecchio professore avvezzo all'austerità delle aule, al silenzio delle basiliche, alla consultazione delle scritture, caduto e perso tra gli incanti ma- gici, innaffiato dalle luci diaboliche di quella nuova arte che era allora detta arte muta. E si sforzava a spiegargli che si trattava soltanto di cinematografo, che le cose ve- ni van fatte a press 'a poco, che di lontano certi particolari non si sarebbero notati. — Mi capirai, Rodolfo... — insisteva il professore — se si venisse a sapere che Orazio Marucchi ha veduto, che ha appro- vato le forme paleografiche di quell'Aga- pitus, di quell' Agnes... quell'ancora, quel- la palma... Non s'era mai sentito tanto inutile, il vec- chio e gran professore, come in quel tram- busto di gente travestita che lo guardava dall'alto in basso con quell'irritazione che dà lo spettatore inerte montato sul palco- scenico. 140 . Si stava girando una scena importante del film. Il Senato Romano, riunito in assem- blea, doveva ascoltare le parole di un gio- vane patrizio. Il cielo era clemente. Moriva il sole color d'arancio, sostando svogliato sui cornicioni delle case. Lo stridìo delle rondini riempiva il vuoto tranquillo. Le co- struzioni di cartapesta acquistavano nobil- tà, le prospettive architettoniche empivano serenamente gli spazi, davano alla scena come un senso di misura. — Parla, parla, andiamo! Bisogna veder le parole uscire di bocca — urlava il regi- sta. — Dì la prima fesseria che ti capita. Tanto la voce non si sente! E il giovane patrizio, rivolgendosi all'as- semblea che pendeva muta dal suo labbro, iniziò il discorso: La vispa Teresa avea fra l'erbetta a volo sorpresa gentil far] alletta... Accompagnava ogni parola con gesti mae- stosi, con cipiglio burbanzoso; oppure con occhiate suadenti, con sorrisi modulati. E i senatori, in segno di approvazione, si da- vano l'un l'altro di gran manate sulle cosce. — Ah, mattacchioni! Figlio d'una brava donna! Terminato il discorso, un altro personaggio si levò a parlare. Il suo gestire era lento e curiale. Era anch'egli un povero diavolo, con delle serie probabilità di rimanerlo per sempre. Incominciò, nel silenzio: — Bene facjsti, o nobbile patrizio!... — Ah, ah, ah! Scoppiarono delle risa di scherno da un set- tore dell'illustre assemblea. E il professore d'Archeologia Cristiana guardava allibito. Quand'ecco per una via a lastroni scon- nessi, farsi avanti una processione. E, nel mezzo, troneggiare un personaggio in pom- pa magna. Era il famoso portiere di via Merulana, maestro nelle grandi parti d'ef- fetto. — Quello lì raffigurava il Papa Marcellino — disse il barone al professore. Il professo- re non rispose. Osservò muto la ripresa del- la scena. Poi, quando credette giunta la fine, irruppe affannato tra quella folla di comparse, e, aiutandosi a furia di spinto- ni, si fé sotto al personaggio: — Bravo, bravo. Papa Marcellino! — escla- mò stringendogli le mani. E, riprendendo il fiato: — Quia Papa Marcellinus... E lì una filastrocca di parole latine che il Pontefice ascoltava imperterrito, superiore e magnifico. Erano, come ho detto, i tempi d'oro del nostro cinematografo. Di fuori venivano le buffonate di Max Linder, di Prince, di Cre- tinetti, i drammi brumosi della svedese Asta Nielsen, o le moraleggianti, infantili, gar- bate commedie americane recitate da quel Costello dalle grige tempie, rubacuori delle minorenni d'allora. Le cose serie e potenti, i filmoni che scuotevano, li facevamo noi, e nessuno osava contenderci il primato. Chi, all'infuori di noi, avrebbe potuto metter su una Cabiria o un quo vadis? E il tipo della femmina ardente, bruna, autorita- ria, formosa, implacabile cercatrice di pia- ceri, dove l'avresti potuto trovare se non nelle Messaline e nelle Poppee dei nostri teatri di posa? Il tipo di Poppea era specia- lizzato nelle parti impetuose di crudeltà, di disperazione e di gelosia. Entrava in cami- cione, il seno ansante come onda marina. Sostava sulla soglia dell'atrio, e si disfaceva in fretta la chioma corvina aspettando che si fosse largamente sparsa sulle spalle. Sol- tanto allora aveva inizio la grande scena. C'era però la felicità che caratterizza i periodi d'oro di un'arte: quand'è ancora bambina e ha raggiunto i primi risultati, e s'intravede l'avvenire trionfante. Era dun- que il momento felice del nostro cinemato- grafo, così come l'immediato anteguerra fu propizio ai balletti russi, quando artisti e gente di gran vita si riunivano attorno a quel centro attivo, a quel nucleo che assor- biva musica, colore, lusso, mondanità, a quel fulgore di decadenza, a quell' effondersi grave di sensi di un'epoca che muore. Ma erano anche discussioni e battaglie. C'erano, sotto a quella splendida fioritura autunnale, come dei movimenti sotterranei che voleva- no sfociare, come un mondo nuovo che sta- va per aprirsi e non s'era ancora palesato, difficile e severo. Ora le medesime coreografie, le medesi- me musiche, i medesimi artisti, ti lasciano freddo. È passato il momento. Attorno c'è il gelo. E cosa c'era, allora, di più felice del vec- chio e grande professore Orazio Marucchi che irrompeva trafelato fra tutte quelle Poppee, fra tutte quelle corazze di cartone, a stringer le mani al portierone di via Me- rulana; e, mentre questi lanciava per parte una sprezzante sverza di saliva, esclamava, preso d'ammirazione: — Bravo, bravo, Papa Marcellino! Quia Papa Marcellinus... BINO SANMINIATEIiLI (illustrazioni di Arrigo Ghedini) emòiNf 141 BREVE INTERVISTA A JULIEN DUVIVIER Nizza, marzo. DA San Remo a Nizza c'è poca strada; anzi non sembra neppure di cambiare paese... Ma non parliamo di politica. Sapevo che Duvivier u girava » a Nizza e così l'occasione di sapere qualcosa di più preciso sui progetti futuri del grande regista francese non me la sono lasciata sfuggire. Duvivier è un uomo d'altezza normale, dal volto scarno; ha un aspetto giovanile che certo non tradisce la sua età che del resto è appena superiore ai 40 anni. È miope. Ma i suoi occhi danno subito a vedere che dietro essi si nasconde vera- mente una intelligenza rara, soffusa di alto senso poetico e umano. È il regista di : PRIGIONIERI DEL SOCNO, di PEL DI CAROTA, di LA BANDERA, di PEPE LE MORO quello che mi sta dinanzi? È infatti il principale arte- fice della rinascita del film francese quello che mi sta ora parlando affabilmente, cor- dialmente. (( UNTEL PERE ET FILS (è il tìtolo del film che Duvivier sta girando a Nizza, in quegli Studi che furono costruiti nientemeno che da Rex Ingram) vuol essere una specie di « cavalcade francese » — mi dice il regi- sta — e difatti la storia ha inizio nel '70 e 142 finisce ai giorni nostri. Ma oltre il valore politico, il film avrà il sapore di una rie- vocazione dei più grandi avvenimenti della Nazione Francese, da Sedan alla inaugu- razione del Moulin Rouge, dalla torre Eiffel al tre settembre. <( Seguo la vita di quattro generazioni di francesi. Questa costruzione — e mi mostra una grande ricostruzione di un quartiere popolare di Parigi — è la più grande che si sia mai fatta a Nizza ». « Si lavora bene e tranquillamente? » do- mando io. ■ Certo, ora vi sono più difficoltà, ma non sono queste quelle che ci spaventano ». Ora s'allontana per dare alcune disposizioni, ma dopo tornerà ancora ad accontentar- mi. Intanto chiedo ad un direttore di pro- duzione notizie sul film. « Gli interpreti principali sono Michèle Morgan, l'interessante attrice di delirio, Raimu, quello di ultima giovinezza, Jou- vet uno dei prigionieri del sogno, e tanti altri notevoli attori. Ormai siamo al termi- ne della produzione, e si spera per fine marzo aver già montato il film ». Domando di Michèle Morgan. « Oggi non lavora, anzi pare che sia a sciare e che con lei ci sia anche Jean Gabin. Dall'America ha già ricevuto serie proposte e la giovanissima Michèle Morgan è ora molto disputata ». Ma ecco Duvivier che mi ritorna al fianco e mentre camminiamo in questo quartiere parigino di... Nizza mi dice: « In Italia ho visto che si danno dei miei film di dieci anni fa. pel di carota e il principe kainor sono ormai passati alla storia e le riesumazioni non sono tanto di mio gusto, ma d'altra parte sono convinto che ciò sia il destino della celebrità... ». E quindi passo alla notizia che più m'in- teressa. « È vero che verrete a girare un film in Italia per una Casa italiana? ». « Probabilmente sì. Sono anzi in trattati- ve con due Case italiane! ». 'Prigionieri del sogno' « Sulla Tripolitania? ». « Purtroppo il soggetto di tale film non era di mio completo gradimento, ma certamente una di queste due trattative giungerà in porto. Ma presto saprete notizie più esatte. Per ora sono contatti preliminari, anche se trattati con tutta la serietà che io metto nei miei affari sia tecnici che materiali ». E così colgo l'occasione per fare le mie con- gratulazioni a Duvivier per lo strepitoso suc- cesso mondiale del suo ultimo film la cha- rette fantome che già una volta Stiller aveva girato e che Duvivier ha rifatto supe- rando anche in poesia l'opera precedente. La sua importanza tecnica e la sua bellez- za fotografica segneranno indubbiamente una data nella storia della cinematografia mondiale. Duvivier marcia su quelle vie artistiche che distinguono il genio dal mestiere e il suo nome ormai va aggiunto a quella schiera di uomini che lasciano veramente credere che il cinema è un'arte con tanto di A maiu- scola. s M M3 TERRECOTTE - 1 min. 15 hoc. P. 36. Illuminazione: due lampade con effetti di luce contrariati t TOH V\WSdl PANIEBE - 45 sec. F. 36. Illuminazione : 1 lampada dietro al soggetto, 1 obliqua, 1. di faccia I nte luminosa principale dal basso LO studio preliminare della fotografia è, come si sa, una delle basi essenziali nella preparazione alla ripresa cinema- tografica. Dalle vaschette dei laboratori di sviluppo e stampa, alla tecnica com- plicatissima della ripresa cinemato- grafica moderna, la via è lunga e ar- dua, ma nessuno può mettere in dubbio ch'essa debba avere nei laboratori foto- grafici il proprio inizio. Ad esempio, nel programma della scuola per operatori « Kunst und Werk » di Berlino (dove furono ese- guite le fotografie qui pubblicate) e così, credo, in quasi tutte le scuole del genere, la fotografia occupa un posto di primaria importanza. I risultati che le fotografie possono dare a chi compie studi di preparazione alla cinematografia, divengono a un certo punto tali da far dimenticare quel loro carattere funzionale di esercita- zione, e valere ed interessare per pro- prio conto. Specialmente negli studi di dettaglio, di oggetti, di nature morte, accade che l'inquadratura abile, l'illu- minazione bene disposta e controllata, e la scelta stessa d'un particolare ele- mento rendano effetti tali da far per- dere il senso della materia fotografata per dar luogo a visioni piuttosto astrat- te, ad una nuova armonia di forme e di disegno, insomma a « fotografie pure ». Inoltre queste fotografie, di cui si mo- stra qui qualche esempio, hanno come si è detto un valore di studio prelimi- nare; vogliono in certo modo rappre- sentare, nella composizione di ombre e di luci, nello studio dell'inquadra- tura, ecc., l'ultimo anello di congiun- zione fra la fotografia ancora statica ed il movimento della ripresa cinemato- grafica. Nella loro fissata immobilità si potrebbe appunto scorgere uno sfor- zo supremo di movimento. Tutte le fotografie sono state esegui- te con apparecchio normale formato 9 x 12 obbiettivo Zeiss 1:6.3. F = I3-55 materiale negativo Peromnia 10-13/ io° din. Testo e fotografie di ENZO SERAFIN" «ione: due lampade, plastica e dolce ai lati IL COSTUME DEI PROTESTANTI « LA legge di un paese protestante non può essere che biblica : cioè fiera e spietata » . Così G. di San Lazzaro, tempo fa, su Oggi. Di questo mi ricordavo in Albania, quando a Elbasani, mesi addietro, per varie sere al « Cinema Nasjonal » vennero proiettate, chissà per quale caso, pellicole che mostra- vano speciali ambienti d'America, o un mondo visto all'americana, come la calun- nia, ACCUSATA , PRIGIONIERE, SONO INNO- CENTE. Produzioni che mostravano davvero come la legge di un paese protestante non possa essere che fiera e spietata, dandomi visioni concrete del noto influsso protestan- te sulla .vita d'America, e di conseguenza sul cinema americano. È vero che questa nuova arte, la cinemato- grafia, è tuttora areligiosa, nata com'è in tempo di scarsa fede. (Pochi sono gli esem- pi di cinema religioso, e questo senza con- siderare le produzioni del tutto eccezionali di carattere rievocativo storico, religiose nei loro aspetti esteriori). Ma in ogni modo, se Lutero influenzò la letteratura e l'arte tede- sche, ed altri riformatori influirono in vario modo sulle diverse culture, la loro menta- lità, che nel tempo, per corruzione ed evo- luzione, diventa costume, si farà sentire nel- la produzione cinematografica di chi ha avu- to educazione protestante. Il protestantesimo è anche un abito mentale; si ripercuote sul costume, la morale, il sentimento. Sarei ten- tato di dire che come si riconosce una pel- licola francese da una tedesca o america- na, così si dovrebbe riconoscere una pelli- cola di produzione protestante da una di produzione cattolica. A questo punto dovrei citare tutta una serie di pellicole, special- mente tedesche e americane, ma nelle qua- li, più che il protestantesimo, mi pare scor- gere Freud e la sua lezione (si veda : Alfre- do Mezio, La lezione di Freud, « Cinema », numero 53). In America, mi sembra, il protestantesi- mo influisce sulle manifestazioni artistiche come qualcosa di formativo, anche di con- clusivo. Ma i motivi industriali (sopratutto la preoccupazione di esportare) limitano al- quanto tale influsso, e danno origine ad un tono di produzione adatto un poco a tutti i paesi (altro esempio di quella decentrazio- ne, per cui la mentalità protestante potreb- be essere contrapposta a quella, centraliz- zatrice per eccellenza, del cattolicesimo). A conferma di quanto sia cosciente tale sforzo di adattamento a scopo d'esportazio- ne, basterebbe leggere, in uno dei numeri più recenti della rivista Foreign Affairs, la protesta contro la spietata censura politica operata dovunque in Europa a danno della produzione americana. Circa la censura americana, poi (dico quel- la pratica dell'Ufficio Hays), per quanto il codice sia stato redatto dal sig. Martin Quigley, cattolico, essa è ispirata a concet- ti protestanti. Praticamente, la censura del- l'Ufficio Hays si dimostra equanime. Se- condo informazioni avute presso l'Osserva- tore Romano, risulta che l'Ufficio Hays si 146 rivolga frequentemente alla Legion of De- cency e che fra le due istituzioni esista un simpatico accordo. * * * Il travaglio morale che si intravede attra- verso la frequente documentazione cinema- tografica americana, non è azzardato im- putarlo al tanto di protestante che infirma o innalza tutto ciò che da quel Paese pren- de l'impronta : persino quanto vi sia di fre- sco e di ingenuo, di immediato e di came- ratesco. Tale mentalità informa e tramuta anche elementi che a prima vista sembre- rebbero inadatti a questa assimilazione, o addirittura opposti. Le lotte elettorali mo- strateci dal cinema (ad es. in parnell) po- trebbero essere opportunamente citate, mi sembra, quali esempi di deformazione degli avvenimenti da un clima « cattolico » a un clima « protestante ». E quando, dalla sto- ria d'altri Paesi, quella cinematografia si ponga a riflettere la storia del proprio, gli esempi di quella mentalità, di quella manie- ra di pensare sono più che mai chiari: si veda la grande serie di pellicole sullo svi- luppo, i movimenti, le gesta varie e affar- dellate dell'America nella prima fase del suo ciclo di formazione, dallo sbarco della no- biltà Mayflower all'ultimo vendicatore. E se ci riferiamo al san Francisco ed all'iN- cendio di Chicago sarà molto più facile intendere come sia davvero « fiera e spie- tata » la legge d'un Paese protestante, spe- lli alto: 'L'incendio di Chicago'. In basso: Merle Oberon Miriam Hopkins e Joe Me Crea in 'La calunnia' eie quando vi sia coinvolto l'elemento di- vino. E questo senso della collera divina lo si ri- trova specialmente in tutto il cinema Ro- binson e in film come io sono un evaso di Paul Muni. Il titolo originale del vendica- tore è io sono la legge, e se si pensa a la lettera scarlatta — sia come rac- conto che come dramma cinematografico — o al film di Vidor i cavalieri del texas, non è sempre questo il tema riaffermato an- che in UN MONDO CHE SORGE? Il rovescio della situazione è il lieto fine, dal quale scaturisce quel principio mode- stissimo da morale infantile « i buoni si spo- sano e i cattivi muoiono ». Il lieto fine obbligatorio, la rivista, il film alla Capra, alla Lubitsch, alla Santell (Su- sanna, O L'IMPAREGGIABILE GODFREY, O È AR- RIVATA la felicità) sono la risultante posi- tiva nel senso più contingente, più imme- diato di un atteggiamento di reazione, pro- prio opposto a quello cui si è accennato avanti, e cioè al senso presente e temibile della divinità, dell'ira di Dio. Parrebbe, a conclusione, che attraverso i cinema i co- stumi si liberino da imposizioni, da inibi- zioni di carattere esterno e intimo, e deri- vanti — secondo sociologhi — da un ecces- so di libertà. Ma il fondo rimane, però, sempre lo stesso, immutabile. Leggerezza, infanzia degli ame- 147 Riconciliazione fra John Barrymore e sua moglie Elaine Barrie ricani, freschezza di modi, tutto quanto è istintivo e pudico, nel film ci giunge volto e tradotto diventando spesso ipocrisia, gu- sto falsato e falso puritanesimo, sicché pos- siamo facilmente distinguervi la base pro- testante ma in forma di pura apparenza. E proprio dalla produzione brillante piglierei le mosse (dai vari La Cava o Capra o Ford), per esaminare questo mondo in cui, come in incantesimo, le buone aspirazioni sono frustrate, o — come in Susanna — il mon- do esteriore si annulla nella farsa. Un' at- tento esame mostra l'indipendenza assolu- tamente fisica dell'uomo da qualunque im- posizione e problema di ordine religioso. Siamo davanti ad esseri vegetali : basta aver fatto caso a come il vincolo del matri- ,monio (per esempio) viene trattato in pron- to PER DUE e FOLLIE D' INVERNO. Da quando l'industria cinematografica ame- ricana è diventata affermazione, svincolatasi dai temi drammatici e storici e dai rifaci- menti di romanzi, essa ha proceduto per suo conto, verso il raggiungimento di una cine- matografia indipendente, americana e lega- ta a usi e costumi e spirito proprio locali; e così sempre tendente a liberarsi da ogni imposizione fondamentale religiosa. E come fondamento religioso intendiamo il nostro, quello europeo che spesso traduce civiltà con cattolicesimo. Ma finiremmo nella lette- ratura. Non si deve dimenticare che l'Euro- pa cattolica, nel cinema d'America ha avu- to la sua buona alta importanza : molti atto- ri, registi e tecnici francesi l'America ha importato; e costoro hanno assai volte im- posto gusto e spirito propri, se pure in una lezione senza importanza, perchè più tardi il paese li assorbiva americanizzandoli, nel gusto e nelle abitudini, e vitalizzando l'eu- ropeo di una normalità americana che im- pressiona. Tutti gli europei in America han fatto cinema americano: esempi da Fritz Lang a Pabst a Feyder non mancano. Ancora: l'influenza del protestantesimo sul cinema non la si osserva tanto direttamente sulla produzione, per un osservatore super- ficiale, quanto — diciamo — attraverso una attenta giusta lettura di giornali e pubblica- zioni cinematografiche, specie in iscritti che interessino critica e censura. In Italia pochi fogli hanno dato notizie e informazioni del- lo sviluppo lento di questa forza : un gior- nale è stato Omnibus, e l'eredità è passata al Pescatore d'ombre di Oggi. Cinema, di questo, poco si è interessato. La censura protestante americana è lenta e implacabile, è una seria grave malattia : im- bevuti di protestantesimo, di puritanesimo, di concetti del tutto esteriori e mortificanti, i protestanti americani concedono la sequen- za del tabarino e d'elle due donne nude ve- stite di maglia del dottor jeckyll, ma non passano una sequenza dove, di riflesso in uno specchio, si mostrano particolari di un amorino ignudo. Non è ciò dimostrazione di una mentalità? alleluia, il pellegrino, LA LETTERA ROSSA, I PASCOLI VERDI, AL DI LÀ DELLE TENEBRE, LE AVVENTURE DI TOM SAWYER, LORD FAUNTLEROY, L'ADORABILE NE- MICA, AMORE TZIGANO, SAN FRANCISCO e L'iN- cendio di Chicago, in questo esame riassun- tivo, erano da pigliarsi come considerevoli esempi di protestantesimo sullo schermo, o anche qua e là di vita religiosa americana cinematografata . * * * A conclusione: si, nel cinema d'America vi ha un contenuto protestante, nella misura possibile che un tale fattore esterno (e nello stesso tempo fattore intimo, nascosto, astrat- to) può palesarsi, entrare a pigliar posto, collocarsi e rendersi riconoscibile in una pro- duzione cinematografica. L'America offre quasi sempre esempi di individui isolati, anche quando talvolta i temi abbiano ten- denza ad una misura di collettività (nostro pane quotidiano di Vidor, o i lavori di Charlot dove gente e masse acquistano una importanza e un valore sociale). Ma si rivela una importanza e una misura del tutto este- riore, manipolata, artefatta, voluta. Scene di folla, niente altro: e il giudizio viene li- mitato alla sceneggiatura, al regista. Il protestantesimo è sempre alla base del- l'individualismo. Socialmente, il cinema europeo, per quanto mostri avvenimenti e vicende di « isolati », è legato alla massa, alla società, proprio dal- le persone che si muovono intorno alla vita intima di quei danneggiati che il cine- ma francese ci mostra. KENATO GIANI 148 CRONACHE DI 30 ANNI FA «vnAcinEMToGRffil (gennaio 1911) •fc Ci viene segnalato un grave inconveniente, con parecchie proteste, delle quali ci facciamo giustamente eco. In quasi tutti i cinematografi, nei giorni festivi, vengono mutilate le migliori films, che rese fram- mentarie, falsano il concetto artistico dei sog- getti; senza contare che dette pellicole vengono per di più proiettate con vertiginosa rapidità, da renderle addirittura incomprensibili. Ciò per far presto e poter fare molte... infornate, cal- mando così l'impazienza di coloro che si pigiano nelle sale d'aspetto, in attesa che venga la loro volta di assistere allo spettacolo. Se questo deplorevole inconveniente torna ma- terialmente a benefìzio dei proprietari di cine- matografo, pare a noi che ridonda a discapito delle case fabbricanti di films, perchè queste ven- gono giudicate, con tal sistema, non certo in sen- so favorevole e giusto al loro valore. Giriamo la protesta a chi può averne interesse, affinchè si ponga fine a quanto lamentiamo, ri- servandoci di tornare sull'argomento e citare quei locali che commettono tale abuso e le films che vengono... amputate. ■fc Il signor Del Colle già della Milano Film, è stato di questi giorni scritturato, ad ottime con- dizioni, dalla Ditta Pasquali e C, che venne così ad acquistare un ottimo elemento. -fa La giovane e valorosa prima attrice signora De Roberti, è stata scritturata anche dalla ditta Pasquali e C, la quale ha ora preso possesso della grandiosa sede alla barriera di Stupinigi. ■fc La signorina Lidia Quaranta, dall' Aquila Film è passata come prima donna, ai/'Itala Film. -)Hf Sappiamo da fonte sicura che al solerte signor Arturo Ambrosio, attivissitno direttore della So- cietà Ambrosio, è stata concessa in questi giorni, la croce di cavaliere della Corona d'Italia. All' egregio uomo, che tanto incremento seppe dare, in questi ultimi unni, all'industria cine- matografica, i nostri vivi rallegramenti. -fa Soggetto di l'ultima amica (lunghezza me- tri 161 - Viraggio L. 16,10 - Affisso 1,40x1) film drammatico dell' Ambrosio: Un medico ha condannato la piccola Aline; c'è un povero san- gue nelle vene della fanciulla e i polmoni son tanto malati. Essa non sa forse! Ma qualche vo- ce parla in lei e l'attacca con più forza alle cose della vita. Un fiore l'innamora, una fiamma dì un tramonto e l'umile vita di una cincia o di una pecorina. Un giorno mentre respira l'essenza salutare sparsa per l'aria dai pini e dai cipressi, s'alza un belare lamentoso poco discosto. E pas- sa un contadino che spinge davanti a sé una pe- cora bianca e la batte. Certo la pecora sa che l'uomo l'avvia al macello; però si lagna e fa la restìa, E la fanciulla si commuove, compera la bestiola e la conduce a casa sua. Di quanto affetto Aline circonda la pecorina bianca! Fanno insieme lunghe passeggiate per i sentieri alpestri, nell' ombra azzurra delle pinete; si riposano sul musco o sull'erba fina fina e tal- volta pare alla fanciulla di leggere un sentimento di gratitudine negli occhi chiari della bestiola. Ma il tempo si mette al rigido; bisogna ritornare alla città. Alma bacia e ribacia la tenera amica e non può staccarsene. Le pare di abbandonare un po' del suo cuore. Ma appena la carrozza si mette in moto, ecco la pecora rompere i legami e correre pazzamente dietro le traccie della pa- droncino. Dopo questa prova di amore, Aline non abban- dona più la bestiola: la tiene co>i sé, l'accarezza, le confida le sue pene... e in un tramonto rosso, La grande attrice francese Michèle Morgan nel nuovissimo film di Jacques Feyder: ' La legge del Nord' vinta dal male che non perdona, piega il capo sul collo della pecorina bianca e muore così, strin- gendola strettamente fra le povere braccia. ■fa In questi giorni le case cinematografiche sem- bra abbiano fatto a gara nel produrre delle films d'arte, che tanto nella parte scenica, come nella interpretazione dei singoli personaggi, sono riu- scite interessanti e del massimo effetto. Sono meritevoli da notarsi: l'augusta, la mor- te DI CAMOENS, LA SEMIRAMIDE, L'EREDE, AGRIP- PINA; ma fra tutte, quella che ha destato mag- giore interesse è stata l'inferno tratta dalla Di- vina Commedia di Dante, della Casa Helios di Velie tri. ■fc Soggetto di: robinet detective (comica)... ovverosia: il delitto misterioso, cioè: l'uomo nel barile di caviale, ed anche : alcuni resti umani. Nel quale Robinet per la prima volta manifesta le sue doti di acutissimo investigatore dei misteri giudiziari. Studioso di Edgardo Poe, di Gaboriau e di Conan-Doyle, Robinet applica al caso pratico il più severo metodo di indagine. Un mezzo bottone rinvenuto sul luogo del delit- to, basta ad aprirgli un vasto orizzonte; un ca- pello trovato sulla spalla di un morto è suffi- ciente per indirizzarlo sulla buona strada; la lunghezza di una scarpa può formare in lui la più tenace convinzione. La scienza di Robinet non può fallire. E noi lo vediamo all'opera nel mistero dell'uomo tagliato a pezzi dentro il ba- rile di caviale, il quale uomo, dopo la scoperta e la condanna del colpevole è... più vivo, sano e vegeto di prima! ir In questi scorsi giorni il Conte Leonino da Zara fece degli importanti esperimenti con un cinematografo applicato al suo aeroplano, otte- nendovi ottimi risultati (da 'La vita cinematografica') ¥** 149 DOCUMENTARI ITALIANI blici gli applausi, con i vecchi pesci e con le spianate candide e con i corpi di ballo dei teatri d'opera e con l'antico paesaggio non è stato certo compito leggero e sem- plice. Ma oggi ci siamo e il titolo del corto- metraggio può venire inserito in cartello- ne, ed esser letto e sopratutto contare sulla decisione dello spettatore per questo o quel- lo spettacolo. Il concetto che ha guidato questa casa è quello di creare attorno al materiale docu- mentario una piccola storia, che reggesse come tenue filo logico la massa di cose da mostrare. Non è quindi sulla sola voce del commentatore che va reggendosi nel suo svolgimento il breve film, quanto su una FINO a qualche mese fa, quella dei docu- mentari era una prerogativa straniera. I venti minuti che precedevano il film di cartellone scorrevano nelle sale di Londra come in quelle di Parigi o di Berlino in re- golari visioni di regioni coperte di neve, di spiaggie in piena vita balneare, di ac- quari misteriosamente e miracolosamente eguali gli uni agli altri, di fabbriche dei più comuni prodotti, buoni per qualunque bandiera, di fiori in lentissimo sviluppo di rallentatore. Da noi arrivavano sporadica- mente e spesso non completamente apprez- zati da un pubblico irrequieto ed ansioso di veder la vicenda per cui aveva pagato, e correvano fra la generale indifferenza in una dimenticanza spesso crudele e ingiusti- ficata. Altri erano stati i religiosi silenzi che avevano accompagnato la vita dei mi- crobi, o le danze regionali, negli spaziosi cinematografi d'origine. Perchè tutto que- sto? In fondo era la vita con la sua regola- re e pulita cronaca quella che veniva offerta alla nostra attenzione ed essa non ci inte- ressava, ci appariva noiosa, troppo rego- larmente logica e facile. La colpa non era del pubblico, ma dei film. In sostanza era proprio questa facilità espositiva, che por- tava con sé un'aria da museo o da colle- zione di cartoline, che rendeva inaccetta- bili al nostro temperamento quei disgraziati inesauribili venti minuti. Per il documentario in Italia ci voleva tutta altra cosa. Ed è per darci questa altra cosa che nacque la Incom e si mise di gran lena al lavoro. Tirar fuori da quegli stessi pub- 150 ' i Espana una, grande, libre!' di Giorgio Ferroni 'Fantasia sottomarina' di Rosselli ni 'Criniere al vento' di Giorgio Ferroni vicenda degli oggetti, degli animali, dei paesaggi stessi, che ha un suo logico ini- zio e una sua conclusione. Esempio tipico quella fantasia sottomarina di Rossellini in cui le fredde vasche di un acquario si animano di una drammaticità umana con i suoi personaggi e con la sua vicenda. Così CASTEL S. ANGELO, COSÌ RITORNA LA VITA, così criniere al vento. Dare alla staticità di mostra di strane o meravigliose ambienta- zioni, o di fatti non comuni o poco osser- vati, la vita, intessendo un racconto che prenda l'attenzione di chi vede e lo guidi naturalmente, è stata la preoccupazione di questi giovani registi. Sono nati così dei do- cumentari che sono tali senza parere di esserlo e che riassumono nello stesso tempo i pregi della esposizione, diremo così foto- grafica, con quelli della narrazione. Il pubblico ha dimostrato di accogliere con tutto il suo favore la cosa. Per quanto an- cora saltuariamente tali documentari ven- gano proiettati nelle sale delle nostre città essi hanno riscosso il più lusinghiero applau- so, tanto da far veramente sorgere l'idea se non fosse logico che gli esercenti li pones- sero ormai regolarmente nei loro program- mi. Siamo certi che tale immissione non potrebbe che giovare al complesso dei no- stri spettacoli pur rimanendo nel tono e nel- la costruzione una attività del tutto italiana. Risolto perciò il problema della forma e della qualità del nostro documentario, re- sta quello della sua pratica diffusione per valorizzare la fatica di chi già tanto e così degnamente ha lavorato. È tempo che qual- cuno di buona volontà lo affronti e lo risol va nel modo migliore. 'Invito alla musica' di P. Francisci Hj CRONISTA 'Ritorna la vita' di Domenico Paolella •Cinque minuti con l' uomo-freccia ' di Ferroni 151 (foto Bragaglia) I /7lóJul - óoeétr "luce" Nella Tribuna del 25 u. s. De gustibus dall' « Oste- ria della Posta » si scaglia piuttosto violentemente contro l'abitudine di firmare con la parole « vice » i pezzi di critica cinematografica, teatrale, arti- stica quando per una ragione qualsiasi, altri che non il critico ufficiale abbia dovuto fare il « ser- vizio ». Poiché la questione investe una catego- ria giornalistica che interessa il cinematografo, anche noi desideriamo dire la nostra opinione. Le ragioni che Silvio D'Amico porta a convalida della sua tesi si riassumono principalmente nella accusa che l'anonimità di tale firma, nasconden- do una varietà di persone, porta spesso ad una mancanza di coerenza e connessione tra « i giu- dizi di oggi con quelli di ieri », e ancora di più che la piccola ipocrisia può diventare anche qual- cosa di peggio: come quando il titolare, non avendo assistito allo spettacolo per una ragione qualunque, se la cava col « pezzetto di manie- ra, sopprimendo la firma o firmando vice ». Tali ragioni non ci sembrano sufficienti tenuto conto del fatto che in ogni giornale che si rispetti, as- solverà il compito temporaneo di vice non il primo che capiti, ma qualcuno che già conosca il campo che sia pure per una sola sera gli è stato affidato e che per lo meno sia al corrente della linea logica dalla quale sono normalmente partiti i giudizi del critico ufficiale. E questo perchè non vogliamo credere che, sempre in un foglio che si rispetti, ci sia qualcuno di casa che non legga o conosca il proprio giornale. D'altra parte se si vuole entrare nel campo delle even- tuali responsabilità poiché il sostituto proprio grazie alla parola « vice » rappresenta il critico normale, quest'ultimo risponderà dello scritto occasionale come dei suoi, tenuto conto che per il novanta per cento dei casi la sostituzione av- viene con sua stessa coscienza e spesso dietro suo diretto consiglio. Per quanto riguarda poi il famoso pezzo « di maniera », non è certo la mancanza di firma o la parola «vice» quello che darà un alibi al titolare responsabile, poiché se Tizio se la cava con poco o peggio ancora con un niente rivestito di parole, chi ne farà le spese con il pubblico sarà sempre la figura di colui che abitualmente firma la rubrica ed è per abitudine legato al nome del giornale. Il pubbli- co poi che sa spesso leggere assai più intelligentemente di quanto si crede darà immedia- tamente a Cesare quel che è di Cesare e non sarà certamen- te la parola « vice » quella che corazzerà adamantina- mente il responsabile. D'altra parte tale parola sta nella co- mune accezione a significare non un nome, ma appunto la forzata assenza del critico uf- ficiale ed è perciò già un av- vertimento per chi voglia a sua volta giudicare il giudizio. Le parole, ad ogni modo, di D'Amico sono una opinione, opinione che viene fatta sua, dal gior- nale che le ospita, quando come nel caso della Tribuna del 25 u. s. non vi sono premesse o riserve. E allora perchè non esser subito coe- renti? Perchè non cominciare subito con il nuo- vo sistema? Perchè continuare con il « vice » come fa La Tribuna in quello stesso numero del 25 febbraio, in un articolo di critica teatrale riguardante la commedia di C. Meano Spetta- colo fuori programma impaginato proprio a fian- co all'<( Osteria della posta » e la cui firma, (scherzi del caso) cade proprio a linea con le parole « Non si creda che si stiano combattendo i mulini a vento? £a cimmatùgsìatia di tfua l/l/la&M (BUtavmica La situazione della produzione inglese non si può veramente dire che si trovi in condizioni brillan- ti ad osservare le cifre di questi ultimi anni. Partiti in piena ripresa nel 1937 gli stabilimenti di Gran Bretagna produssero allora per un com- plesso di 228 film di cui circa un ottanta per cento ottennero redditizi contratti di sfrutta- mento in vari paesi. Nel 1938 per misteriose ra- gioni i film prodotti scesero a 78 per abbassarsi ancora nel 1939 ad appena 40 lavori quasi tutti inesportabili. All'inizio della guerra le autorità militari tennero a propria disposizione 26 teatri di posa e prepa- rarono vasti programmi per il film al servizio della nazione in guerra. Alcuni di essi sono stati oggi di nuovo consegnati ai legittimi proprie- tari a condizione però che in essi vengano girati film (in tutto 12) che servano di propaganda di guerra. Sulla stessa base dell'ormai noto film di Korda the lion has wings (il leone ha le ali) costruito con sequenze documentarie dell'attacco operato Scusate, credevo che foste mia cugina. dalla aviazione inglese alla base di Kiel, viene ora preparato un nuovo film dal titolo convoy che tratterà delle peripezie di un convoglio-scorta in navigazione nel canale della Manica e nelle acque del mare del Nord. Il film che è prodotto sotto la consulenza tecnica dell'Ammiragliato servirà soprattutto per mostrare ai paesi neutra- li, se potrà giungere fino ad essi, lo sforzo in- glese per la « sicurezza » sui mari. Oltre ad esso viene annunciato un lungo docu- mentario di Tim Whelan dal titolo dieci giorni a Parigi dove sarà posto in rilievo l'amicizia e la cordialità esistente tra i soldati britannici at- tualmente sul suolo di Francia e le truppe locali. allat sea tratto dalla commedia di Herbert Smith servirà alla propaganda della .marina di Sua Maestà, mentre the middle watch di cui già l'anno scorso furono girate alcune scene, sarà terminato sotto la direzione di Norman Walker. Il contenuto non potrà in ogni caso non essere interessante perchè nel frattempo uno degli au- tori, Stephen Kinghall, è divenuto popolarissimo in Inghilterra per la sua propaganda attraverso lettere ai cittadina. Ancora l'Ammiragliato annuncia un altro film di documentazione bellica e precisamente sull'at- tacco degli aviatori tedeschi al Firth of Forth nella giornata del 16 ottobre dello scorso anno. In esso verranno mostrati i mezzi di difesa bri- tannici e la battaglia impegnata nel cielo della Scozia dai caccia inglesi. A dirigerlo è stato chiamato Harry Watt, notissimo per i suoi film di propaganda sulla posta britannica mare del NORD e IL CORRIERE NOTTURNO. Naturalmente però non è certo con questi film che potrà essere risollevata la condizione alquan- to precaria di tutto il resto della produzione inglese ed è per questo che si trova allo studio un progetto di finanziamento da parte dello Stato alle Case private, finanziamento che proverà an- che la potenzialità di partecipazione di tutti gli Stati di bandiera inglese. Inoltre si vogliono aggiungere nuovi mezzi di aiuto con contratti che leghino anche capitali americani alla produzione nazionale. Così è stato deciso che tutte le ditte americane di film che hanno affari nel paese devono cedere la metà dei proventi che ven- gono dalle sale di loro pro- prietà o dai loro stabilimen- ti in Inghilterra, per la rina- scita della produzione di Gian Bretagna, ciò che significa che solo il 50% dei loro incassi potrà venire trasferito. La data da cui avrebbe inizio l'entrata in vigore di questa legge sarebbe il 31 marzo, giorno nel quale verrebbe fis- sata la nuova quota. Come la quota di importazione sarà fissata non è ancora pubblica- mente conosciuto, ma è indu- bitato che, favore per favore, all'America spetterà il miglio- re boccone. 153 **** ECCELLENTE *** BUONO * * MEDIOCRE * SBAGLIATO • UNA LAMPADA ALLA FINESTRA Italia - Prod. : Europa Film - Regia : Gino Talamo ■ Direll. di proti.: Luigi Giocosi - Soggetto: Gino Ca- priolo - Scenegg.: Vincenzo Tieri - Scenografia: Al- fredo Montori - Musica : Alessandro Darcuiins\i - Conim . mus.: Ezio Caramella - Interpreti: Ruggero Ruggeri, Laura Solari, Osvaldo Valenti, Guido Mon- terò, Luigi Almirante , Luigi Pavese, Tina Lattami, Anna Magnani. Il CaSO di UNA LAMPADA ALLA FINESTRA è molto più grave di quel che non sembri a prima vista. Non si tratta soltanto di un brutto film, ma di un film il cui contenuto inquietante provoca uni- camente reazioni di infimo ordine nello spetta- tore. Un artista della levatura e della sensibilità di Ruggeri rischia di giocare tutto se stesso in lavori simili e più ancora con simili recitazioni, nelle quali dimostra di non aver sentito mini- mamente il suo ruolo « cinematografico ». Ac- canto a lui la figura interpretata da Osvaldo Valenti, senza nascita né morte e quelle degli altri in una ingiustificata inconsistenza non co- prono le pecche del soggetto ma ne accentuano la miseria. Regìa di Gino Talamo. (Foto Pesce). • •IL PONTE DI VETRO Italia - Prod. : Scalerà Film - Regìa : Goffredo Ales- sandrini - Dirett. di prod.: Cesare Zanetti - Soggetto: Gerardo De Angelis - Scenegg. : Gerardo De Angelis, Piero Ballerini - Operatore: Ubaldo Arata - Montag- fio: Eraldo Da Roma, Mario Bonottì - Musica: U ni- ello Mancini, Edgardo Carducci - Interpreti: Isa Pota, Filippo Scelzo, Rossano Brazzi, Carlo Romano, Regina Bianchi, Adriano Rimoldì. Raramente tutti i luoghi comuni della sogget- tistica, della regìa, della scenografia, del montag- gio, della recitazione possono trovarsi riuniti in esemplare esposizione, come in questo film. Per circa un'ora e mezzo non si fa che indovinare con tranquilla e stagnante esattezza ciò che ac- cadrà fatalmente, fotogramma dopo fotogram- ma. Per circa un'ora e mezza vecchie situazioni 1 e vecchi titoli di film tornano costantemente alla memoria alimentando le tristi considerazioni sul- la fantasia di certuni non si sa come e perchè accetti da chi dà i quattrini per fare il cinema- tografo. Continua insomma quel « non tener conto » affatto del pubblico. Peccato che il nome di Alessandrini entri in questa faccenda. • •ROSA DI SANGUE Italia - Prod. : Scalerà Film - Regìa : Jean Choux ■ Dirett. di prod. : Cesare Zanetti - Soggetto di Pierre Benoit tratto dal romanzo I compagni di Ulisse - Scenegg. : Maria Basaglia, Fabien Franchat ■ Sceno- grafia : Pietro Schied , Alfredo Manzi - Operai. : Ubaldo Arata - Fonico: Piero Cavazzuti - Comm. musicale: Jacques ìbert - Montaggio : Eraldo Da Roma - Inter- preti: Viviane Romance, Georges Flamant , Guillaume De Sax, Paul Amiot, Camillo Apolloni, Monica T/iie- baut, Clelia Ber nocchi, Fedele Gentile, Elodia More- sca, Edmondo van Riel, Geo Bury, Raimondo Galle. Vi ricordate certi testi di canzonette popolari a base di gauchi e di « ultimi tanghi »? Ce n'era una anni fa che nella sua « drammaticità » suo- nava così : « beffardo il gaucho entrò, la bella egli afferrò, ecc. ». Per tutta la durata di rosa di sangue per una strana associazione di idee quel motivo e più ancora quelle parole ci per- seguitarono, scoprendo lentamente ma inesora- bilmente tutto il substrato retorico e di grana grossa di questo lavoro. Non bastano sparuti gruppi di chiaramente individuabili comparse o ampi discorsetti o sparatorie mal organizzate a dare climi da rivoluzione, né i pini della cam- pagna romana sono la fiora più adatta per dare ambienti sud-americani 154 • • CANITOGA ( Wasser Fiir Canitoga) - Germania ■ Prod. : Bavaria Film\unst - Europa Film - Regìa: Herbert Selpin - Dirett. di prod.: C. W. Tetting - Soggetto: da una commedia di C. Turner Krebs - Scenegg. : Walter Zerlett-Olfenius - Scenografia: Arthur Schwarz , Willy Depenau - Comm. mus.: Peter Kreuder - Operatore: Franz Koch - Fonico: Karl Albert Keller - Mon- taggio: Lena Neumann - Interpreti: Hans Albers, Hilde Sessa f(, Charlotte Suso, Peter Voss, Josef Sie- ber, Heinrich Kalmberg, Einrich Engelmann , Karl Dannemann. « Wasser Fur Canitoga » commedia di C. Turner Krebs tenne l'anno scorso cartellone per più di quattro mesi in un teatro del West a Berlino. Non così purtroppo l'omonimo film per quanto interprete principale ne fosse Hans Albert, be- niamino del pubblico tedesco. E in verità Canitoga, piccolo villaggio di cerca- tori d'oro in America risulta nel film perfetto quanto ad ambientazione e a scenografia, ma non così quanto alla folla che lo abita e che gli dà vita. In sostanza c'è troppa aria tedesca che cir- cola fra questi falsi ghiacci di Alaska e troppo im- peto prussianeggiante nell'Albers. Il film inoltre risulta eccessivamente carico e lento, e risente molto del palcoscenico in cui nacque il soggetto. • •• L'EBBREZZA DEL CIELO Italia - Prod.: « ìncom » - Cine Tirrenia - Regìa: Giorgio Ferroni - Dirett. di prod. : Sandro Pallavicini - Soggetto: Ferroni, D. Paolella, G. Calle gari - Sce- neggiatura: Ferroni, Paolella, Remigio Dei Grosso - Scenografia: Angelo Zegame - Colori metodo « Du- faycolor » - Operatore: Vincenzo Seratrice - Montag- gio: Giorgio Simonelli - Musica: Amedeo Escobar - Interpreti: Silvana Jachino, Mario Giannini, Aldo Fio- relli, Armandina Bianchi, Mario Brambilla, Paolo Ketoff , Adelmo Cocco, Fausto Guerzoni, Minora, Mi- gnon Cocco, Alessandra Adori. È risaputo che una delle principali doti che ne- cessitano a chi voglia fare anche uel cinema le cose sul serio è la semplicità, dote che appunto per la difficoltà di fare le cose in quel modo è abbastanza rara a trovarsi e rappresenta una fortuna. L'ebbrezza del cielo che è un po' come l'espe- rimento più notevole della « Incom », e il primo film a soggetto e metraggio normale di quella casa, possiede appunto la qualità di cui abbiamo parlato e ci è apparso principalmente per questo degno della massima considerazione. In un film che trattasse dello spiritò eroico dei giovani nella loro passione al volo, facilissime erano le cadute e s'intende non quelle materiali, ma di ordine estetico, in quella retorica romboante e colorita che sta normalmente nell'ombra di certe situa- zioni e di certi argomenti. Questo era stato, sia- mo pronti a confessarlo, il nostro timore, quan- do leggevamo le notizie pubblicitarie del film in lavorazione e apprendevamo le mète che esso si era proposto di raggiungere. Il lavoro di Ferroni, invece, sembra esser davve ro nato nella lievità silenziosa dell'ala senza mo- tore, nell'aria pacata e tranquilla dei cento me tri d'altezza e aver ricevuto la sua lavorazione e il suo montaggio in un clima di assoluta pu- rezza d'atmosfera e di spiriti. Per questo 1' ebbrezza del cielo è risultato un buon film. Se alla lavorazione di ogni opera cine- matografica è necessario che preceda un periodo di accurata, intensa preparazione, è parimenti essenziale che tale preparazione si formi in una determinata atmosfera che sarà quella base del film. In questo lieve lavoro i giovani della « Incom » hanno dimostrato chiaramente il gra- do di « ispirazione » al quale erano giunti nella loro prima fase costruttiva. E questo è gran merito, anche se per una certa verginità di la- voro, essi ne abusino qua e là, mostrando tal- volta un'aria troppo chiara di noviziato. Aria di noviziato che deriva probabilmente da una insistenza del soggetto nella giovanile passione per il volo, tale da alterare in certi punti la veridicità di una storia forse un po' troppo « montata » (es. l'ascensione in pallone, tecnica- mente impossibile in quelle condizioni, ecc.). La recitazione dei giovani interpreti, tutti nuovi o quasi al cinema esclusa la Jachino e Ferrari, risulta abbastanza discreta così spoglia com'è da ogni divismo ed esibizione personale. Primo suc- cesso però che non deve per nulla far montare in cattedra chi ha ancora una lunga strada da percorrere e principalmente per suo bene. Unica pecca del film la scialba coloritura del fi- nale, che era assolutamente superfluo trattare con diversa tecnica dal resto. Dunque ottima prova in complesso, che può far sperare assai nell'avvenire purché tutto resti in quella onesta freschezza in cui è nata I'ebbrezza del cielo. (Foto Emanuel). \ ito Kg • •• SMARRIMENTO Qe t' 'atteri drai) - Francia - Prod. : Eclair Journal - San- graf - Regìa: Leonide Moguy - Dirett. di prod. : Pietre Schwab - Scenegg. : ]. Campaneez , M. Deligne - In- terpreti: Corinne Luchaire, Jean-Pierre Aumont, Ber- the Bovy, Bergeron, Aitnos, Roger Legris, Deltnont. Quello che più colpisce in questo buori lavoro di Leonide Moguy è lo straordinario ruolo che com- pie l'elemento tempo, principale molla di tutto il film. Questa contenuta spazialità degli avve- nimenti narrati che già altre volte abbiamo ve- duto nelle opere dei francesi, se saputa ottima- mente dosare come in questo caso, raggiunge ve- ramente effetti di grande emotività. A parte al- cune leggerezze di conclusione che sono lì uni- camente per risolvere ingenuamente la moralità di certe situazioni (ad esempio quella provviden- ziale bomba che uccide il malvagio, creduto mor- to, e che non lo è ancora) tutto è dignitoso e al suo posto. Più che Corinne Luchaire, un po' esageratamente fissa nella sua parte, ci è pia- ciuto Jean-Pierre Aumont. • •IL PRINCIPE DI KAINOR (Le peit roi) - Francia - Prod. : Delac e Vandel - Odit - Regìa: fulien Duvivier - Interpreti: Robert Lynen, Arlette. Marcitali, Paul Andrai. Lo scrittore belga Carlo Vincent nella sua re- cente storia del cinema parlando di questo film lo classifica come la meno riuscita opera di Du- vivier o per lo meno come quella in cui l'abuso di regìa porta necessariamente allo sbaglio. In effetto il principe di kainor è un'opera molto scadente ma non solo per questi motivi. La re- citazione ad esempio di quasi tutti gli attori, sforzata e inumana sa lontano un miglio della finzione che non dovrebbe apparire. La sceno- grafia che si incupisce in una descrizione tra il russo da palcoscenico e il castello margravo, resta a mezz'aria senza tempo né luogo. Il sog- getto infine di una pateticità di quart' ordine non provoca neppure una minima curiosità da cro- naca. La vecchiezza del film ha però gran parte di responsabilità in tutto questo. • • GUERRA DI DONNE Germania - Prodi- Terra Film -Minerva - Regìa: Meinz Ruhmann - Interpreti: Herta Feiler, Albert Matterstoc{, Fila Ben\hofì , Hilde Weibner. È la storia eterna della gelosia, combattuta con il consueto mezzo di un'altra gelosia artificiale che neutralizzi la prima. Mai quindi titolo fu pacatamente e piattamente al suo posto di que- sto. Il dialogo che a furia di abbondanza diventa quasi un intero personaggio del lavoro è più di ogni altro elemento, quello che dà la possibilità di procedere, e di « fare » il film. Tutto som- mato, siamo ancora all'ennesima commedia sen- timentale, nella anonima aria della produzione a dozzine, siamo cioè al « tutto è bene ciò che finisce bene ». La commedia è tedesca, ma avreb- be potuto portare la marca di qualunque paese fra quelli specializzati in tale genere e meglio in tale « modo ». GIUSEPPE ISANI 155 ■ CITTA DI FIRENZE VI MAGGIO MUSICALE FIOREJITLLV© 1940-XTIII SOTTO L'ALTO PATRONATO DI S. A.R. LA PRINCIPESSA DI PIEMONTE PROGRAMMA DELLE MANIFESTAZIONI Apnle28.Magg.o2-5 SEMIRAMIDE (Rossini) - Gatti - Slignani - Tagliavini - Pascro - T. Scr.ttin. maestro direttore - C. E. Oppo, regista Apnie 89 CONCERTO SINFONICO CORALE Coro musicale di Budapest - Orchestra del Maggio Mu- sicale Fiorentino - V. Gui, maestro direttore- V. Karvàlv, maestro del coro AP„ie^Magg,o« il FLAUTO MAGICO (Mozart) - Favero - Pagliughi - Pasero - Stabile - Taglia- vini - V. Gui, maestro direttore - G. Salvini, regista ««"i LA CREAZIONE DEL MONDO (Havdn) - Gatti - Dado - Marcato - V. Gui, maestro direttore - A. Morosini, maestro del coro Maggio 7-9-12-20 TURANDOT (Puccini) - Albanese - Milanov - Mazaroff - F. Ferrara maestro direttore - G. Venturini, regista Maggio 11 15 19 L'ELIXIR D'AMORE (Donizetti) - Carosio - Baccaloni - Gigli - Poli - A. Guarnieri, maestro direttore - P. Scharoff, regista Magg.o 14-16 ACI E GALATEA (Haendel) - Giri - Maniirita - Pasero DIDONE ED ENEA (Purcell) - Pederzini - Panneggiane - V, Gui, maestro direttore - C. Pavolini, regista Magg,o 18-22 TURANDOT (Busoni) - Carbone - Colella - Marchi - Ziliani VOLO DI NOTTE (Dallapiccola) - Fiorenza - Guicciardi - Melandri - Pauli - Valentino - F. Previtali, maestro direttore - G. Salvini, regista Maggio 21-23-26-28 L A TRAVIATA (Verdi) - Favero - Gigli - Sved - M. Rossi, maestro di- rettore - C. Nàdàsdy, regista Maggio 2^27-29 BORIS GODOUNOF EDIZIONE ORIGINALE - (Mussorgskjy) - Elmo - Pinza Vo^er - G- George^eo, maestro direttore - G. Salvini regista Gugno 4.6-8 ADELCHI (Manzoni) - Adani - Ricci - Ruggeri - Scelzo - R. Si- moni, regista CONCERTI DI MUSICA DA CAMERA Mostra dei Bibiena e conferenza sulla scenografia In caso di necessità, l'Ente si riserva il diritto di modificare il presente programma Informazioni e biglietti : MAGGIO MUSICALE FIORENTINO , FIRENZE RIDUZIONI FERROVIARIE GALLERIA ibsss&as' (v. tavola a iìanco) SE è vero che in Francia (come in Ita- lia e negli altri paesi) esiste una tradi- zione teatrale, ebbene sono le figure sostanziose e per così dire « tramanda- te », come quella di Francoise Rosay, che la reggono e le danno continuità nel tempo e nell'espressione. Dai no- bili e antichi lombi della Comédie Francaise essa certo proviene; di quel pane, o di pane di là derivante, fu nu- trita. Ci si dirà che tale vago e imma- ginario attestato d'origine non ha basi sulle quali sostenersi : Francesca era nata in una famiglia borghese, non era « fi- glia d'arte ». Già; ma traverso i secoli il sangue si mescola, imbocca strade chissà mai quanto tortuose, che lo ri- conducono poi un bel giorno alla sor- gente del viaggio segreto. Come un rivo torrenziale, che fugge giù, imbiz- zarrito dalle pioggie, per la gola che le sue acque scavarono nei secoli fra le pietre della montagna, e poi si con- fonde con altri corsi, lungo i quali galoppa acciecato dalla foga e dai ri- nessi di sole: finché, nella pianura, ritorna verso un centro stabile: tutti i corsi si sono riuniti in uno solo. Saranno in 'inflessione di voce, una pie- ga del labbro, un prorompere del passo (elementi di stile), che dai tempi di Ra- cine e Corneille si trasmettono pari pari attraverso generazioni di attori francesi, a denotare quell'appartenenza spirituale a uno sgorgo consacrato, di attori co- me Jouvet o la Rosay. Saranno quegli elementi di stile, arrivati giù nei tempi come gli insegnamenti segreti dei Ma- stri Bottai di Norimberga o dei cerami- sti di Gubbio di padre in figlio, che daranno fiato e possibilità di resistenza avvenire a quella sunnominata tradi- zione. La parola del Poeta : ma anche il gesto fattosi classico dell'attore. In Francia non c'è nessuno, credo, che non conosca Francoise Rosay e che non leghi il suo nome a ricordi un poco strani e lontani, ma intimamente pia- cevoli. La ricordano i combattenti della grande guerra, quando lei veniva in trincea e cantava per loro nostalgiche romanze. Formavano intorno alla sua figura statuaria un circolo ammirato ed incantato: salve, angelo caduto dal cielo, sembravano voler dire quegli oc- chi immoti, mentre la sua voce risuo- nava calda e piena di amore. Una volta il concerto fu bruscamente interrotto dagli aeroplani nemici : e mentre già tutt'intorno la battaglia riprendeva ac- canita, Francesca continuava là il suo canto, divenuto più fioco forse, ma an- cora chiaro e penetrante. Altri, i buoni amici e fedeli del teatro, la amano per le sue interpretazioni : non c'era donna, non c'era personaggio femminile che restasse impossibile per lei, sul palco- scenico. La sua fama si è ora vieppiù allargata e irrobustita: quindici anni e più di cinematografo vogliono pur dire qualche cosa. Sarà forse facile per il lettore, dopo quanto abbiamo detto, intuire come in- tensa e movimentata sia stata la vita di quest'attrice. Centinaia di camerini e stan/.e d'albergo sempre pieni di fiori; guardaroba sontuosi e saluti d'occasione dai finestrini del treno. È nata circa cinquantanni fa a Parigi, se le nostre fonti sono esatte. Educazione raffinata come la classe altoborghese della fami- glia richiedeva: musica, canto, lingue; una giornata piena e faticosa. Ma c'era- no pure le ore di riposo, nelle quali Francesca accarezzava con mano tenera i fiori del giardino, e le passeggiate lunghe a cavallo, nelle quali la natura le parlava, e la sua fantasia si muoveva, libera e spensierata. Ad un certo mo- mento i genitori decisero di mandarla al Conservatorio: fu il destino, fu il caso a spingere i suoi tranquilli genitori a que- sto passo? Certo, quel giorno Francesca fu molto allegra : Io spiraglio che le si apriva davanti, poteva domani essere una porta, l'entrata in un mondo stra- no ma tanto agognato. Il resto? Non credo che abbia importanza: il succes- so venne, e non fu certo un successo immeritato. È all'Opera in ogni modo che dobbiamo registrare i suoi primi trionfi; ma non passarono molti anni che il teatro ebbe tra i suoi ranghi una nuova grande attrice, che seppe dedi- cargli tutti i suoi tesori e le sue virtù espressive. Così come al teatro, anche al cinema Francoise Rosay offrì tutto il suo entusiasmo e la sua baldanza di donna energica e viva. Ed è proprio per questo suo fondo sano ed estrema- mente generoso che a lei è possibile incarnare figure molto varie, distanti l'una dall'altra: può essere borghese o popolana, può portare pelliccie d'ermel- lino o vestire gli stracci di una mendi- cante. Come può diventare d'un tratto isterica e pazza, e di punto in bianco cangiare la sua natura più ascosa e più intima, e divenire immantinenti calma e rassegnata. Oggi Francoise Rosay, che in altri tem- pi fu bella (e perciò era attrice « amo- rosa » di rango), è una delle più efficaci caratteriste del cinema, indiscutibilmen- te la maggiore di Francia. In questa sua seconda carriera ha gran parte l'opera di Jacques Feyder, suo amato marito, che ne ha fatta la protagonista dei suoi ultimi film. Il felice matrimonio ha avuto tre figli, oggi grandi ed avviati. Ma per noi conta di più che abbia dato al cinema certe pagine non dimentica- bili : i tre personaggi centrali di le GRAND JEU, di PENSIONE MIMOSA, di KER- MESSE eroica non erano certo la parte più trascurabile di quegli eccellenti film. Rimangono quelli i cavalli di battaglia, per cosi dire, dell'attrice: la vedemmo altre volte in ruoli tutt'affatto diversi — eccola per esempio inflessibile, tradi- zionalista e severa madre di Ramuntcho nel film omonimo (detto altresì, qui da noi, la grande prova) — ma non riuscì mai, quantunque la sua interpretazione fosse come sempre studiosa e suggestiva, a superarsi. La Rosay di Feyder è una donna matura e un po' stanca la quale conserva ancora intatta la freschezza e lo slancio di cuore degli anni migliori, congiunti però a un equilibrio sovrano, di modesta ma autentica regina dello spirito: essa non cederà all'impulso pe- ricoloso, lo governerà da savia. Ricor- date il suo amore quasi materno per l'uomo della legione straniera, Pierre Richard Willm, nel grand jeu, la sua patetica tenerezza per Jean Murat in kermesse eroica? Non ci fu nulla di senile e di guasto: parevano effusioni serene di una nobilissima dama in vena di clemenza, e nel loro fondo erano fuochi d'amore sincero. Francoise Rosay pareva sorridere di se medesima, come di chi conosce le proprie debolezze, le scusa sì, ma non le rivela. Furono tre casi solari di perfetta aderenza dell'in- terprete, fisico e stile, al suo personag- gio: davvero non si saprebbe trovare un'altra, a volerlo fare per gioco mne- monico, al posto suo in quei film. Ma lo stesso dovremmo dire della cinica Jenny (jenny regina della notte), del- la madre impazzita di carnet di bal- lo, ecc. ecc. Francoise Rosay ha preso parte anche a film tedeschi e a doppie versioni in quella lingua : da lei impa- rata alla perfezione durante un soggior- no di otto mesi presso una famiglia amica a Giessen, Germania. FILM PRINCIPALI: les deux timides (1928), l'ultimo lord (1931), LE grand JEU (1932), JENNY REGINA DELLA NOTTE (I935), PENSIONE MIMOSA (1935), LA KERMESSE EROICA (1936), CARNET DI BAL- LO (1937), LA MATERNITÀ (1938), LA GRANDE PROVA (1938), LES GENS DU VOYAGE (1938), LE RLTSSEAU (1939). PTJCK I 156 m tfv J M \ RANCOISE ROSAY y /- cip' rio l'è {tetto del10 A mas tate vOStro vis° Coty' ietn-e xdo as- si* farrvOsx dot" ^.Tsero-r_setU »*<, pTOt 3eT to ss< ^tó eliaca ,ColcTeT^o4eGro"lUSS0' irno- -r_e e v 0 cn ^ aua^ce • Cr* per <^ Rubens. Gita*0" *%\***^ .*K* Cinque ore dopo esservi incipriare, prendere lo specchio e giudicare. E in quel preciso momento che voi potete veramente apprezzare la Cipria Coty. Essa è rimasta intatta sulla vostra epidermide. Ciò è dovuto oltre che agli speciali finissimi ingredienti che la compongono, alla sua inimitabile finezza ottenuta col fa- moso "ciclone d'aria" che spinge la cipria attraverso un fitto tessuto di seta. Ed è soltanto la polvere impalpabile trapassata che finisce nella vostra scatola. La Cipria Coty "permane" per ore intere sul vostro viso, senza allargare i pori, perchè non contiene adesivi artificiali tanto dannosi alla pelle. Per essere tranquilla, scegliete quindi la Cipria Coty nel profumo che preferite, in una delle sue 12 luminose sfu- mature di tinta. COTY ** *o 3 SOC. AN. ITALIANA COTY SEDE STABILIMENTO IN MILANO 158 _ CAPO DI BUONA SPERANZA (Corrispondenza coi lettori) GIORGIO L. (Imperia). - Contempo- raneamente a pinocchio, Disney ha an- che realizzato alcuni film di corto me- traggio, sempre di disegni animati. È probabile che si vedranno in Italia sia prNoccHio di Disney che i viaggi di culliver di Fleischer. Della iniziativa italiana non s'è fatto più nulla perchè era insufficiente l'attrezzatura tecnica. Così credo che, per ora, nemmeno al Centro sarà possibile che is.ituiscano una sezione per i disegni animati. Infatti il costo della attrezzatura e della pre- parazione non sarebbe poi coperto da- gli incassi dei film. Circa il colore, ogni tanto si parla di un brevetto, di una iniziativa; Bocca e Rudatis sono andati in America. RINO GUIDI (Siena). - Penso che tu abbia uno schedario fornitissimo. Però limitato ai nomi dei registi, degli at- tori, delle case. E tutti gli altri colla- boratori al film : gli sceneggiatori, il soggettista, l'operatore, lo scenografo, il musicista, hanno pure la loro impor- tanza, non ti pare? Vedi: la mia idea è che è utile conoscere i nomi di tutti i collaboratori dei film più importanti. Io non posseggo un archivio scritto; non saprei dove metterlo qui, sullo sco- glio. Ma ho buona memoria. Senonchè gli anni passano e la memoria va ve- nendo meno; i film invece, aumenta- no; cosicché io vado ricordando sol- tanto le cose e i nomi più importanti. Potrei sapere, è vero, chi è l'attrice che interpreta la parte della madre di Poil de Carote; ma m'è sfuggito il nome. Invece, il nome dell'attrice delle avven- ture di tarzan con Herman Brix non voglio saperlo. E le case produttrici? Quelle francesi sono case che producono magari un film soltanto; vale la pena di sapere come si chiamano? Ora, le tue domande mi hanno divertito. Sol- tanto, non posso risponderti. Comun- que, se ci tieni, farò fare delle ricerche. CARLO ALBERINI (Mantova). - Man- date pure le altre fotografie per Sotto i tetti di Parigi. Aggiungete l'articolo « Il poverissimo Lupu-Pick » e se volete altri « Vecchi film in museo » corredati di fotografie. Purtroppo io non Vi posso promettere nulla. Come ormai sapete, passo tutto « a chi di competenza ». Continuate la Vostra preparazione per il Centro e auguri. CARLO TOMBERT (Firenze). - Ho Ietto i vostri soggetti Ho vinto e Figlia senza babbo. Dei due preferisco il se- condo, ma ambedue non sono privi di difetti; la trama è, infatti, troppo sem- plicistica. Né si può dire che vi sia un vero e proprio intreccio. Cpmunque si nota una certa commozione da parte Vostra nel comporli, una ricerca di rag- giungere effetti patetici. W. F. (Torino). - Per i film in formato ridotto 16 mm. potreste rivolgervi alla cineteca dell'Agfa, a Milano. Non ho notizie circa i film 9,5 mm. Potreste comunque chiederle a un commercian- te di articoli foto-cinematografici. Per le vecchie riviste, specialmente stranie- re: posso segnalare, di volta in volta le richieste dei lettori. Per esempio adesso segnalo la Vostra richiesta di numeri di Close-Up e della Revue du Cinema. Ve- diamo un po' se qualche altro lettore possiede queste riviste ed è disposto a cederle. ENRICA B. (Milano). - No. Non ci sono altre scuole che il Centro Speri- mentale di Cinematografia. Potresti, in- tanto, metterti in relazione col Cine- Guf, interpretare una parte nei film che il Cine-Guf Milanese produrrà per i prossimi Littoriali. Può darsi che a Milano vi siano scuole serali di recita- zione o insegnanti privati. In questo caso, chiedi notizie a qualche critico cinematografico milanese. Potrà darti ragguagli sull'argomento. Salvi pochi film italiani; troppo pochi. Mi pare poi che i tre citati siano di livello assai di- verso l'uno dall'altro. Il migliore per me è Ettore eieramosca. Comuneque altri film italiani meritano la nostra considerazione. TERESIO GROSSI (Gorizia). - Il con- corso per un lavoro cinematografico completo nella sceneggiatura e nei dia- loghi è stato bandito dal Ministero della Cultura Popolare ed è chiuso da tempo. Nella stesura del soggetto si può accen- nare a particolari o stenderlo per som- mi capi, a piacere dell'autore. Non esi- stono regolamenti circa la partecipa- zione o meno dell'autore del soggetto alla sceneggiatura. Caso per caso si fanno accordi. Di solito le case cine- matografiche non acquistano soggetti da persone che non conoscono perchè non li leggono. Comunque gli indirizzi delle case di produzione puoi trovarli ae\V Almanacco di Cinema. Io posso darti il mio parere personale sul tuo soggetto, ma non posso servire da tra- mite per l'invio ad una casa cinemato- grafica. Comunque potrò darti, forse, qualche consiglio. MANLIO FONTANA (Trapani). - Det- taglio o particolare è una inquadratura che comprende parte di un volto, una mano, un piede ecc. Dissolvenza incro- ciata è la trasformazione di una imma- gine in un'altra, mediante la sparizione graduale della prima e la apparizione graduale della seconda, ma incrociate l'una con l'altra, e quindi, ad un certo punto, sovrapposte. LAURETTA (Roma). - Non conosco il romanzo cui accennate nella vostra let- BANCA NAZIONALE DEL LAVORO CAPITALE E RISERVE L. 233.000.000 Sede Centrale: ROMA 110 DIPENDENZE IN ITALIA, IN ALBANIA E IN A. O. I. TUTTE LE OPERAZIONI DI BANCA SEZIONI AUTONOME: CREDITO FONDIARIO: capitale e riserve . . CREDITO CINEMATOGRAFICO: capii, e riserve CREDITO ALBERGHIERO [ ^aP'tale;; ■ ■ l fondo di garanzia 84.000.000 46.000.000 50.000.000 125.000.000 tera, che, pertanto, riporto integral- mente: « Ho terminato proprio in que- sti giorni la lettura di un grazioso ro- manzo di Guy Chantepleure, La pas- segère, ritengo che possa fornire il sog- getto per un divertentissimo film con Alida Valli e Amedeo Nazzari. A chi potrei proporlo? ». Può darsi che qual- che produttore legga questa nota e ci pensi. F. D. G. (Torino). - Purtroppo il Vo- stro articolo è cosa troppo modesta ed elementare per la nostra rivista. Quindi non è pubblicabile. Questo è il parere del redattore competente che Vi rife- risco. Grazie dei saluti. M. R. (Ferrara). - Ho trasmesso l'arti- colo sull'arte del cinema al redattore competente. L. MAZZONI (Bologna) - MARIO CA- LO (Taranto). - Potete rivolgervi al Centro Sperimentale di Cinematografia, via Tuscolana km. 9 Roma, chiedendo i programmi. Al corso di realizzazione artistica del film partecipano allievi scelti fra quelli delle cinque sezioni di insegnamento: produzione, ottica, fo- nica, scenotecnica, recitazione. ANON MARIA LO PINTO (Milano): Un soggetto può essere steso in cinque pagine come in cento. Se è steso in cin- que pagine sarà nella prima fase, se è steso in cento sarà già sotto forma di scenario. Per Bianco e Nero puoi scri- vere all'Amministrazione presso il Cen- tro Sperimentale di Cinematografia, via Tuscolana km. 9 Roma, chiedendo il libro Film : soggetto e sceneggiatura di Umberto Barbaro, i fascicoli di ottobre 1959 (dove è pubblicata la sceneggiatura di a me la libertà di Clair) e di dicem- bre '39 dove è pubblicato Storia e tec- nica della sceneggiatura di May, con due tabelle relative alla tecnica della sceneggiatura. Infine nel fascicolo di gennaio '40 è pubblicato un soggetto, steso nella forma consueta d'una tren- tina di pagine. ENZO CUGNOLIO (Biella). - A. B. via Lazio 9 Roma; a G. R. potete scri- vere presso la nostra redazione che inol- trerà la lettera. Il concorso per attori e attrici al Centro è sempre aperto; il minimo di età per i maschi è di venti anni. Informazioni potete chiederle al Centro Sperimentale di Cinematografia, via Tuscolana km. 9 Roma. AURA H. (Fiume). - Ecco i nomi esat- ti: Myrna Loy, Ronald Coiman, Spen- cer Tracy, Adolf Wohlbrùck (oppure — secondo il nome datogli in Gran Bre- tagna e in America — Anton Walbrook). Non conosco gli indirizzi privati. Per i primi tre puoi scrivere presso la Me- tro Goldwyn Mayer, Culver City - Los Angeles, California. LIANA DOZZI (Venezia). - due so- relle - Liana Dozzi comunica alle due sorelle di avere l'elenco di tutti gli at- tori e attrici di tutti i paesi (tutti, pro- prio?) e di poterlo fornire alle due so- relle che lo avevano richiesto. L'indi- rizzo di Liana Dozzi è Casella posta- le 25 Venezia. ^ NOSTROMO ■H CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE-PER CUCIRE MACCHINE PERCUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINEPER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE M N E C C H I HINE PERCUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINEPER CUCIREMACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIREMACCHINEPERCI 159 E I La soluzione dei giuochi deve pervenire alla Redazione di CINEMA (Sezione ' Giuochi e Concorsi ', Piazza della Pilotta, 3 Roma) non oltre il 31 marzo 19*0- XVI II Scrivere chiaramente, oltre alla soluzione stessa, anche il proprio nome, cognome e indirizzo. Tutti i lettori possono liberamente collaborare a questa pagina LÀ DIAGONALE 1. R 2. P A 3. O 1 A. R D 5. O N 6. A E 7. R D 8. E A 9. Z Y 10 E L 11. C A 12. P L 13. ! 0 14. c 1 . Myrna Loy 2. Jean Harlow 3. Clark Gable 4. Frank Morgan 5. Joan Crawford 6. Wallace Beery 7. Elsa Merlini 8. Harold Lloyd 9. Giovanni Manurira 10. Jeanerre Mac Donald 11. Amedeo Nazzari 12. Loretta Young 13. Angelo Musco 14. Jackie Cooper Sisteniare in ogni riga il titolo di un film interpretalo dagli artisti accanto segnati, Se la soluzione sarà esatta, nella dia- gonale si potrà leggere il nome di un noto attore italiano. FILIBERTO VALENTINA (Monfelcone) PER RILEGARE 'ascicoli di 'Cinena' del VII volume è vendita la copertina in mezza pelle a e con incisioni a secco in oro. Le rie. ste, per mezzo vaglia o mediante versamento nel conto corrente postale n. 1/23277 dell'importo di L. 10, debbono essere indirizzate all'Amministrazione di 'Cinema' Piazza della Pilotta, 3 - Roma Per cambi d'indirizzo inviare L. 1 in francobolli SOLUZIONE DEL GIUOCO DEL N. 87 (10 FEBBRAIO 1940-XVIII) MOSAICO SOLUTORE DEL GIUOCO N. 87 BONA ELENA Torino, Corso Re Umberto, 2 Scrivere la soluzione in inchiostro e con scrittura mollo nitida. Sere astratto a sorte un vincitore Ira i solutori del giuoco: La Diagonale. Premio: L'Alma- nacco del Cinema Italiano. Le soluzione del giuoco pubblicato ne/I' 89° fasci- colo apparirà nel 91* fascicolo (IO aprile 1940-XVIII) Direi/ore. VITTORIO MUSSOLINI NOVISSIMA - Via Romanello da Forlì, 9 - Tel. 760205 ■ Roma Proprietà letterarie riservala per i lesti e per le illustrazioni. A norma dell' articolo 4 della legge vigente sui diritti d'autore è lassativamente fallo divieto di riprodurre articoli e illustrazioni della rivista CINEMA quando non se ne citi la Ionie Perchè l'Italia Fascista diffonda nel mondo più rapida la luce della civiltà di Roma Roma - Stabilimenti Cinematog rafie CINECITTÀ META IDEALE DI OGNI TURISTA 744 SKAk Supereterodina a 7 valvole ^ ^ &^maÀ^^^^- _- 1 SPED. IN ABBON. POST. GRUPPO LUISELLA BEGHI ,*-* *. r *mta ! Il cinematico, vale a dire il complesso di leve che servono a tra- smettere la battala, è l'organo vitale della macchina per scrìvere. Molli accorgimenti sono necessari per assicurarne la robustezza. per avere ano battala morbida e silenziosa e per evitare sopratutto che i martelletti si incrociano riducendo quindi la velocità di scrittura U^ olivetti studio 42 _ TORino imitate u VLU 1 a c/nauaa JLi I autazione net Wc&à&iwi>^V v >^ p# .«.<* K«P •. ^ PISA _ UN BRAVO DI CUORE... ... a Gino Visentini, già nostro ti- tolare della rubrica di critica, per il suo Bravo! Intendiamo congra- tularci con il Visentini, neo diret- tore di un nuovo settimanale di tutti gli spettacoli che esce appun- to in questi giorni a Roma. Insom- ma un bravo al bravo Gino per il suo Bravo! Questo primo numero esce con una importante intervista su Amedeo Nazzari - 1 il suo ufficio soggetti, una corrispondenza da New York sul fotografo delle bal- lerine di Broadway, un ricordo di attori italiani di Alberto Savinio, un articolo della segretaria di Ca- role Lombard, un racconto cinema- tografico, una corrispondenza su Macario in provincia oltre a varia- tissime rubriche e cronache degli spettacoli. Interessante è il fatto che Bravo! si apre con una colon- na dove in ogni numero il pubbli- co potrà dire le sue opinioni a ri- guardo dei problemi di tutti gli spettacoli in ge- nere. FRANCIA MANCAVA... ... un'alleanza cinemato- grafica franco-inglese per completare la fusione tra le diverse attività nazio- nali dei due paesi. Sir Kenneth Clark, capo del- la divisione cinematogra- fica del Ministero Inglese delle Informazioni, è ar- rivato ultimamente a Pa- rigi per stabilire le basi di una collaborazione più efficace tra il cinema, in ispecie quello documentario, delle due al- leate. NELLE SFERE UFFICIALI... ... della produzione locale, sembra che non ci si voglia rendere esatto BANCA DAMERICA E D'ITALIA SEDE SOCIALE ROMA - DIREZIONE GENERALE MILANO CAPITALE VERSATO L. 200.000.000 - RISERVA ORDIN. L. 9.500.000 FILIALI: ABBAZIA - ALASSIO - AlBENGA - BARI - BOLOGNA BORGO A MOZZANO - CASTEIN UOVO DI GARFAGNANA - CHIAVARI - FIRENZE - GENOVA LAVAGNA - LUCCA - MILANO - MOLFETTA • NAPOLI PIANO DI SORRENTO - PONTECAGNANO PRATO - RAPALLO - ROMA - S MARGHERITA LIGURE - SAN REMO - SESTRI LEVANTE SORRENTO - TORINO - TRIESTE - VENEZIA SEDE DI ROMA - LARGO TRITONE 161 Agenzia A - Piazza Cola di Rienzo - angolo v. Cicerone Agenzia B - Corso Vittorio Emanuele n. 98-100 Agenzia C-Via Ostiense n. 52 conto della situazione ci- nematografica francese. Nel numero del 2 cor- rente della Cinematogra- phte Fran^aise ecco quan- to scrive Lucie Derain in un articolo di fondo in- titolato — La produzione francese si sostiene da sé stessa - la produzione ita- lo-francese non produrrà più di io film all'anno: — « Sembra sia troppo esa- gerato il danno circa l'e- sodo degli artisti francesi in Italia. Noi siamo stati i primi a dire : attenzio- ne! Ma non era soltanto ai produttori italiani che avevamo detto basta, ma alla pro- duzione francese che perdeva cogni- zione delle sue possibilità, ben lon- tane da essere annientate. Siamo convinti che la produzione francese si salverà da sé stessa, senza esita- zione! Lo spauracchio del cinema italiano è una esagerazione ed ora, checché ne dicano i nostri confra- telli, spieghiamo, dopo un'inchie- sta, in cosa consista questa nostra impressione. In primo luogo noi non pensiamo che i produttori ita- liani vogliano e possano girare più di io grandi film francesi all'anno, come massimo. Per grandi film, noi intendiamo del- le opere della classe di : Quai des BRUMES, CARNET DE BAL, CHARRETTE fantóme. Noi non crediamo nean- che che gli studi italiani possano arrivare a questa cifra perchè mal- grado i loro reali progressi tecnici ed artistici, non ci sono che poche Società capaci di dare ai nostri re- gisti, ai nostri soggettisti, alle no- stre artiste, l'atmosfera di libera e ricca creazione artistica senza la quale, vogliamo dire, il film fran- cese di classe internazionale non può nascere. D'altra parte la pro- duzione dei film francesi in doppia versione non può essere presa in considerazione a Roma perchè non avrà alcuno sbocco. Allora, senza parzialità ovverosia ignoranza, pos- siamo dunque affermare che qual- cuno di questi film francesi girati in Italia possa rovinare la produ- zione dei nostri stabilimenti? » Senza commenti. PARERI CONTRASTANTI... ... sembra ci siano nei confronti di Ramon Novarro arrivato ultima- mente a Parigi con il « Clipper » da Hollywood. La Cine-malo graphie Franqaise del 9 corr. pubblica : <( Ramon Novarro è stato scrittu- rato dalla Società Lumen Films per girare sotto la direzione di Marcel L'Herbier la comedie ou bonheur tratto dal romanzo di Evréìnofl e Nozière che fu rappresentato al- l'Atelier da Charles Dullin. I dia- loghi del film saranno scritti da Jean Coctau ». Il Popolo di Roma del 14 corr. re- ca : <( Ramon Novarro è arrivato in Italia scritturato dalla Scalerà Film per conto della quale interpreterà uno dei prossimi film della Casa. In questo caso abbiamo tutta la speranza che La Cinemato graphie Francaise almeno una volta azzec- chi la verità e che « el senor Ra- Fot ografie del recente film america- no ' Hollywood Cavalcade' interpre- tato da Don Ameclie, Alice Paye, Buster Keaton, etc. mon » se ne rimanga in quel di Parigi : e questo sarebbe un augu- rio sincero che noi facciamo per la ottima realizzazione del prossimo film della Casa romana. CI È SEMRRATO STRANO... ... leggere sulla Cinemato graphie Franfaise del 2 marzo la notizia dell'incendio degli Studi di Join- ville, avvenuto il 29 febbraio, in compagnia del comunicato riguar- dante l'incendio scoppiato il 14 febbraio negli Studi 3 e 4 di Cine- città. Sembra che l'autorevole fo- glio francese abbia voluto temporeg- giare per l'uscita della notizia ita- liana quasi attendesse di servirsene per una buona occasione. In una parola per i francesi vale il prover- bio: « mal comune mezzo gaudio ». (Honny soit qui mal y pense). GERMANIA L0I6I TRENKER... ... è in procinto di partire per l'Ita- lia dove dirigerà il suo nuovo film un pezzo di terra destinato a ma- gnificare l'opera di redenzione del- le paludi Pontine. Trenker ha la- vorato per ben cinque anni intorno al manoscritto della pellicola. In una intervista concessa alla stampa egli ha detto: « Sarà il mio capo- lavoro e vergete che non sarò tanto lontano dalla verità ». I propositi 167 Jìr ottenere presb una bella carnag^ne! Versate alcune gocce di Lara sopra un batuffolo di ovatta e massaggiate leggermente il viso. Sentirete subito una benefica corrente di nuova vita inondare la vostra pelle. Osservando il batuffolo di ovatta, avrete una grande sorpresa: esso sarà diventato tutto nero. Tante impurità erano nei vostri pori! Una pulizia radicale della pelle è condizione indispensabile per una bella carnagione. Lara penetra profondamente nei pori, dissolve ed elimina i punti neri e le impurità; rende la pelle delicata, liscia e bella. La vo- stra pelle può respirare di nuovo: Lara la rende più fresca, più sana e più giovanile. Gratis riceverete un cam- pione di Lara, lozione per il viso, scrivendo alla Scherk Società Anonima Italiana, Milano, via L. Mancinelli, 7 Kep. XVIII JOcVia lozione per il viso Scherk pretendenti risultati di Un „^~ semplice come si vede, sono buoni, le basi sicure e i tre milioni di lire messi a disposizione dalla combinazione italo-tedesca per la versione italia- na fanno ritenere che un pezzo di terra sarà una grande produzione. U. JS. A. UN INTERESSANTE DOCUMENTARIO... ... ormai però non più attuale è quello realizzato da Emerson York, un veterano del corto metraggio, dal titolo Finlandia combatti! (Finland fights.L). Alcune scene descrivono la Finlandia in tempo di pace, prima della fine di novembre, quando la piccola industriosa nazione non im- maginava neppure di essere già nel vortice di una prossima guerra. Vi sono poi alcune sequenze crìe mo- strano Jan Sibelius, il compositore di fama mondiale, Paavo Nurmi, il degno rappresentante della gio- ventù sportiva finlandese, Herbert Hoover che si è adoperato in favore di quel paese ed infine alcune scene della guerra mostranti incursioni degli aeroplani sovietici sul cielo di Helsinsky. Laurei e Hardy nel film 'Uno stupidone a Oxford' prodotto da Hai Roach Forse nel fumo di una sigaretta Isa Miranda vede un 'angolo di cielo'! 168 Due scene di ' Un duca e forse una duchessa' che la Schermi nel mondo gira attualmente a Tirrenia. Regìa di Ansoldi e Varriale. Interpreti: Ger inai- ne Aussey, Sergio Tofano, Osvaldo "Valenti, Fausto Guerzoni (foto Gneme) IL ROMANZO... ... « La tragedia e la commedia di Hollywood dal suo nascere sino ad oggi » sono trattate nel film Fox Hollywood cavalcade in Techni- color. Don Ameche, Alice Faye, so- no gli interpreti principali accanto a J. Edward Bromberg, Alan Cur- tis, Jed Prouty e Buster Keaton. Oli NUOVO DOCUMENTARIO... ... della R.K.O., un ultimissimo della serie the march of time è de- dicato al Vaticano e a S.S. Pio XII. « L'attenzione, scrive Film Daily, è attratta dai vari aspetti della Cit- tà del Vaticano, la vita ecclesiastica come quella civile. Degne di impor- tanza sono alcune scene mostranti i delegati di tutti i paesi del mondo che fanno visita al Vaticano. Il film mostra i vecchi palazzi, gli ingres- si, i corridoi, le gallerie, le biblio- teche, la cappella Sistina, l'interno di San Pietro, le cripte a volta do- ve sono sepolti i Papi e molte altre scene che mostrano il Vaticano nel- la sua vita d'ogni giorno ». In una VIAREGGIO LIDO DI CAMAIORE MARINA DI PIETRASANTA FORTE DEI MARMI 20 km. di spiaggia balneare 200 alberghi e pensioni. Stagio- ne Maggio-Ottobre. Ottimo sog- giorno primaverile ed autunnale Informazioni : Ente di Cura Viareggio parola, come riportiamo dal Motion Picture Herald, è la prima comple- ta storia cinematografica del Vati- cano come mai prima d'ora è stata fatta. Il film venne girato da M. Revière e Jean Pàges della succur- sale parigina del « March of time ». ECCO COME SONO... ... stati assegnati i premi dell'Ac- cademia per le Arti e Scienze del Cinematografo per il 1939: gone with the win© (Via col vento) per il miglior film. Roberto Donat in goodbye, mr. chips per il migliore attore. Vivien Leight in gone with the wind per la migliore attrice. Victor Fleming per gone with the wind per la miglior regìa. Louis R. Foster per il soggetto di mr. smith goes to Washington. Her- bert Stothart per la musica di wi- zard of oz. Il premio per il miglior cortometraggio è stato assegnato a the ugly duckling di Walt Disney. A David Selznick, produttore di gone with the wind per il miglior produttore. A Thomas Mitchell per l'interpretazione di stage coach per il miglior attore di secondo piano. NORMA SHEARER... ... sposerà George Raft? Questa è la domanda che appassiona attual- mente i cinematografari di Holly- wood. La diva che ha ultimamente interpretato femmine di lusso ha detto alla stampa : « George Raft è l'uomo più interessante che io abbia mai conosciuto ». George Raft alla sua volta ha dichiarato : « Io sono profondamente innamo- rato di Norma. È la donna più ele- gante che abbia mai incontrata ». « Evidentemente, commenta un giornalista americano, non poteva finire che con un matrimonio! ». Evidentemente! Naturalmente! IL TRIONFO CHE PINOCCHIO... ... sta ottenendo in questi giorni in tutti i locali di prim'ordine nei 48 stati del Nord America, ha rag- giunto il massimo a Los Angeles dove per una ordinanza del Sinda- co il giorno della prima visione di pinoke è stato proclamato « Gior- no di Pinocchio » (Pinocchio Day). I quotidiani locali hanno riportato foto di Disney e articoli sulla vita del burattino. Enormi pupazzi ri- producenti l'eroe con i suoi com- pagni di avventure sono stati por- tati a spasso per le strade della cit- tà. Persino i taxi hanno inalberato stendardi con l'effigie di Pinocchio. Nino Crisman in ' La gerla di papà Martin' (Lux) Una scena di 'Fortuna' (prod. Stella) Luigi Pavese e Leda Gloria inter- preti de 'Il mago di Clifton' della Sabaudia (foto Bragaglia) Ruggero Buggeri e Bella Starace Sainati in 'La gerla di papà Martin» (Lux - Foto Vaselli) 169 I ITALI LLOYD TRIESTIN ADRIATIC TIRRENI tttt: PUBBLICO ETIOPICO IL cinema era arrivato ad Addis Abeba (parlia- mo al trapassato remoto) insieme al tabarino: ne era il parente più prossimo. Manifestazione di una cosiddetta « civiltà europea » comprata di seconda mano dai rivenduglioli francesi e da- gli avventurieri d'ogni paese. Era, in un certo qual modo, il baraccone dei prodigi : vi pote- vano avere accesso, tra i nativi, i maggiorenti, i notabili. Le programmazioni di quella sala cinematografica erano vecchie e sdrucite « piz- ze » con didascalie francesi. La massa non ne sapeva niente. Divertimento da gente civiliz- zata. L'apparizione del cinematografo in mezzo alle masse etiopiche rimane legata al profondo rivol- gimento che la conquista italiana ha operato sconvolgendo in quei paesi il feudalesimo schia- vista che teneva il luogo di una comune forma di governo. Si ricorderà che già nelle tappe dell'avanzata, nei centri più popolosi, il carro cine-sonoro è arrivato insieme alle salmerie. Le proiezioni cinematografiche all'aperto durante l'avanzata e nel periodo immediatamente suc- cessivo all'occupazione hanno fatto parte di quel- la rapida — e sia pur sommaria — educazione dei nativi, che è stata compiuta dai legionari. I ragazzi etiopici hanno imparato presto, mecca- nicamente, sillabando come i sordomuti per il linguaggio articolato, le canzoni dei legionari. E il cinematografo è arrivato con tutta quella gran ventata di miracoli che la conquista italia- na ha portato nell'ultimo paese schiavista del mondo. Dinanzi allo schermo issato all'aperto c'è ora quello che io chiamerei « il pubblico più nuovo » per il cinematografo; pubblico che si ferma na- turalmente alla meraviglia per il fatto mecca- nico. Questa meraviglia è in massima parte il suo divertimento. C'è, subito dopo, un interesse che io chiamerei « documentario » : è il mondo civile che si affaccia ai nativi dallo schermo. La finzione scenica non si rivela a tutta prima a questo pubblico « nuovo ». (È la stessa ragione per cui i 12 mila Galla che Giacosa aveva reclutato nella piana di Cobbò perchè Alessandrini potesse girare la battaglia di « Abuna Messias » se le davano di santa ra- gione). Da questi accenni parrebbe che mancasse agli occhi del pubblico etiopico lo spettacolo cine- matografico vero e proprio. Al contrario, esso c'è. Alla finzione, ad una certa forma di « mi- mo » addirittura, gli etiopici danno una accen- tuata tendenza. Mi è accaduto di sorprendere in abitazioni di indigeni qualcuno che raccontava di una visita fatta in un ambiente italiano (nell'ambulatorio medico, in casa di un italiano, ecc.). Ebbene: la narrazione del fatto veniva accompagnata da tutto un rifacimento di gesti e di atteggiamenti : la vera e propria rievocazione della scena. È ri- saputo del resto come, in alcune « fantasie » etiopiche, oltre al canto e alla danza vi sia una vera e propria finzione scenica. Evidentemente quella del cinema è la più distante appunto per- chè i nativi non si sono ancora familiarizzati con le immagini e col linguaggio dello schermo. Pare persino superfluo dire che nella vecchia Eritrea e in Somalia le cose stanno ben diversa- mente. Il pubblico è già avvezzo al cinema. Dalle immagini è passato a seguire il racconto: vede quindi il personaggio, giudica al di là del fatto meccanico e penetra al di là della semplice .meraviglia visiva. Giacché siamo venuti a parlare di giudizio, af- frontiamo un discorso che è stato fatto da molti. Qual'è il gusto del pubblico etiopico? Ormai l'atteggiamento del pubblico etiopico, di fronte al cinematografo, può essere studiato a pieno agio là dove la macchina da proiezione ha preso una sede stabile : nel centro del quartiere indi- geno di Addis Abeba, a Tede Haimanot. A chi abbia presente le caratteristiche dei cen- tri urbani dell'Etiopia riesce facilmente spiegabile come il cinema debba essere legato al mercato. Le giornate di mercato sono anche le giornate di affollamento al cinema. In quei giorni la po- polazione affluisce in città dalla periferia e dalle camapgne. C'è poi il giorno festivo, la domenica, giorno anche questo di folla al cinematografo. Prescindiamo, nel discutere dei gusti di questo pubblico, da un ragionamento normativo. Man- teniamoci al livello di un'osservazione obiettiva. Ho assistito nella sala di Tede Haimanot alla proiezione del corsaro nero. Il film ha ottenuto un grande successo. Un baccano d'inferno agli episodi corsareschi : un vero e proprio « tifo ». L'eroe deve essere ai nativi di Etiopia presen- tato così : svelto, slanciato, impetuoso. Tipi tar- chiati, sia pure audaci e possenti, non sono l'eroe. Questo pubblico ride della possanza d'un tipo come Wallace Beery. Alla proiezione di spavalderia le simpatie erano per George Raft. Anche nelle scene di sfida, proprio nei momenti in cui il nostro pubblico assaporerebbe la gioia di un pugno assestato dal Beery a George Raft, gli etiopici non sono dello stesso parere. La donna con la spada al fianco non la capi- scono : e chi pensi alla posizione della donna nella società etiopica se ne rende pienamente conto. Alla proiezione del corsaro nero il pub- blico di Tede Haimanot rideva alle prodezze della figlia del corsaro: non ci credeva. Ho visto in quel cinematografo un film dedicato a una regina. Nella pompa della corte regale l'attrice entusiasmava: era « Mariani » vale a dire una Madonna. Ma quando la regina ha indossato un abito guerriero (con tanto di pan- taloni) e s'è messa a passare in rivista l'esercito, grasse risate in tutta la sala: «oiegud, oiegud! ». Tutto da ridere. Ricordo la proiezione d'un certo film di sinistre avventure; mi pare fosse intitolato al largo di shangai. Mi si chiarirono durante quello spet- tacolo numerosi pareri su certe ragioni di « mo- ralità » del cinema di fronte alla mentalità della gente etiopica. Quelle due attrici — una delle quali in veste discinta di sirena — erano senza altro « sciarmutta ». Le scene d'amore non han- no mai avuto fortuna dinanzi al pubblico di Tede Haimanot. E di certi campioni di mascoli- nità in code di rondine, non è manco a dire tutto il ridicolo. In fatto d'amore sullo schermo è inutile fare una lunga chiacchierata. Me ne son fatta una opinione che potrà scandalizzare molto; me la son fatta osservando a lungo la pittura etiopica : da quell'argomento o si prescinde del tutto o si scantona subito nel culto fallico. È da tener presente che tra i nativi d'Etiopia non c'è il gusto di narrare con ricchezza di par- ticolari l'avventura d'amore. La comune avven- tura cinematografica — l'idillio, la rivelazione, la riluttanza, il bacio appassionato — provoca tutto un seguito di risate. E se si volesse ba- dare a quel certo lato « documentario » che il cinema offre ai nativi d'Etiopia, se ne potreb- bero trarre utili ammaestramenti. Una particolarità che risalta all'osservazione: gli indigeni dinanzi alla rappresentazione di se stessi sullo schermo. Il solito negro che fa da comparsa (come servo, nei film americani per esempio, muove il pubblico etiopico al riso : è buffo per gli etiopici quel negro che fa le stesse cose che fanno i bianchi. Ma le risate più matte le ho sentite echeggiare durante la proiezione di sentinelle di bronzo e precisamente allo apparire dei quadri che in quel film rappresentano le truppe dell'ex negus... È facilmente comprensibile come la distinzione fatta a modo nostro, fra drammatico e comico venga ad essere sottoposta ad una totale revi- sione. Per citare un esempio: la figura della vittima o di un morto in primo piano non suscita pietà né commozione ma solleva sguaiate escla- mazioni. Un atteggiamento intensamente dram- matico (ad esempio il primo piano d'un attore dal volto imperlato di sudore) può suscitare il riso. Ad un'impressione d'assieme avuta nel buio di una sala cinematografica d'Etiopia potrebbe es- sere dedicata tutta una pagina di « colore ». Le apostrofi rivolte ai personaggi dal pubblico sa- rebbero di una tal pagina la maggior fatica. È logico poi che a valutare gli effetti di uno spettacolo cinematografico in questo ambiente vada tenuta d'occhio soltanto la platea. I no- tabili che con le loro famiglie sono nella loggia rimangono composti e solenni. Ma di tanto in tanto un degiac o la vicina ouizerò portano di- nanzi alla bocca un lembo del mantello, con gravità: e il loro riso soffocato sembra un gor- goglio di tosse. Il documentario interessa maggiormente i nativi di Etiopia : specialmente quello delle grandi adu- nate, dei riti solenni, delle manifestazioni cui si vede assistere il Duce. Si fa allora un attento silenzio, quasi di chiesa, nella sala del cinema. È quello stesso silenzio riverente della folla in- digena che fa corona alle nostre manifestazioni di piazza nelle terre dell'Impero. ETTORE a. MATTIA QUADERNETTO DI NOTE li Un film che vorrei fare: il buono a colori. Una specie di Cristo molto terreno, sulla quarantina, che compie miracoli in tecni- color. Migliora gli uomini con l'azzurro; con il verde veronese. Tutti bianchi come latte un giorno, o rosa a striscie nere. Basta un po' di anilina nella pioggia per vedere la gente genuflessa lungo la strada. Un altro film: il mio paese. Un operatore, un elettricista, un operaio, l'aiuto regista ed io. Viviamo al mio paese quattro, cinque mesi, si spende poco, solo la pellicola. E la trama, lo spettacolo? Non ne ho, tutto mi sembra polvere rispetto all'idea: tre, quattro mesi al mio paese, circondato da una cinquantina di bambini ai quali posso dire in dialetto: ver la boca da peu {apri la bocca di più). Forse con questi ragazzi, po- tremo impadronirci veramente del paese, un paese senza libri, ma con grandi boschi, argini e il Po, cinquanta o cento ragazzi pa- droni di un paese pieno di peccatori e di artritici. * * * Un terzo film difficile (che cosa vuol dire difficile? quanti film facili sono finiti ma- lissimo) . Una famiglia costretta per ragioni divine o umane a questo esperimento: il padre farà la parte del figlio, il figlio la parte del nonno, la serva della zia, la figlia della cugina. Non grottesco, molto serio, sempli- ce. Impostato il lieve intreccio davanti alla famiglia normale lo si risolve con la famiglia fittizia tra le poche pareti della casa attra- verso colloqui e situazioni sostenute con quella intransigenza che uno scopo edifi- cante giustifica. La cosa più inaspettata che accada a chi en- tra nella vita (del cinema) è di trovarla quale gli è stata descritta, e quale la cono- sce già e la crede in teoria. L'uomo resta attonito di vedere verificata nel caso pro- prio la regola generale. Questo pensiero non è mio purtroppo , bensì di Leopardi. Io sapevo infatti che avrei in- contrato molta gente furba, e se dovessi di- chiarare che cosa mi ha colpito maggior- mente nei primi contatti con questo mondo scriverei subito: la furberia. Vi sono i mal- vagi e gli onesti, come altrove, niente di ro- manzesco e di corrotto nella misura di una immaginazione provinciale. Ho visto chi la- vora 12 ore al giorno, chi spacca il minuto agli appuntamenti, chi mantiene la parola data. Ma quanti furbi, furbi professionali, espliciti. Capisco, non è facile defurbizzare un ambiente, l'uomo rinuncia malvolentieri a questa sua qualità che gli permette di otte- nere i massimi risultati con il minimo mezzo. Errore. La furberia è la vera causa di tanti straordinari rallentamenti, di troppe telefo- nate inutili. * * * Mi vanto educatamente di aver agitato il problema, si dice così, della tessere dopo- lavoro valide anche la domenica. Un mio scrittarello in proposito risale a parecchi mesi fa. Ora il provvedimento è stato pre- so, le serve, la povera gente, infine, in libera uscita solo i giorni festivi potrà così godere i vantaggi della giusta tessera. Io penso a un film sulle donne di servizio nel senso di approfittare del loro angolo vi- suale per vedere dentro alla nostra borghe- sia: non un film crepuscolare o molnariano, o socialistoide. Solo occupandoci del costu- me con maggior coraggio, noi faremo del ci- nema antiretorico. Esiste una lotta antibor- ghese nella quale il cinema è il grande as- sente. Sembra uno scherzo, se si pensa che il qo per cento dei cittadini ha un soggetto sotto la giacca, ma in certe ore del giorno verso il tramonto si cercano soggetti ansiosamente. Frasi correnti : « Entro sei giorni mi ci vor- rebbe un soggetto, non so dove battere la testa ». Questa urgenza, il cercare a tentoni in un caffè, in una strada, non dimostra carenza di soggetti, ma l'esistenza di non pochi im- provvisaton. CE8ARE ZAVATTINI 172 I "'«ti r / .... ->«»] „*>■» • fi i' «4 #1 ; fc A *v. te V . «a-* ri HI > O IP 5-S 8 * a & ■* ^ t» o o x O * "- d ^ 3 * • 8 «-a £3 § ^ o o OD- Sa " 2 C- "tì ■a -Ss g S1" ls5 fot* « g'^ o >o (9 et • ^ ? >-> 1 «~ J» e» ■s-a-a •? S J5 ■Sia © «> m -3 o 3 sii & a CO i § t* s fo S 22 ■§*§ «* "u g fife *5 2 «3 a -- * -S ■SO. 2 SIP- mi*'*!* "T' A1, ^ ti "*^e&- DONNE E FANCIULLE VI KIT A ALLA CONTESSA BOA DE 1.11*1 OKO UNA vecchietta accompagnava due suoi ne- potini al cinematografo. Promesso da tem- po questo premio, poiché i ragazzi avevano riportato buoni voti, manteneva. A pochi passi dal cinematografo incontrarono un prete, amico di casa, intento alla lettura del breviario. Come accadeva di solito, lo salu- tarono. Il prete chiese dov'erano diretti e quando ebbe la risposta aggrottò le ciglia guardando alternativamente il frontale del cinematografo e la vecchietta. « Proiettano messalina », disse. « Ebbene? » rispose la vecchietta. « È un film su Messalina, l'im- peratrice romana... ». La vecchietta non sapeva nulla di Messalina. I ragazzi erano già, con gli occhi spalancati dalla meravi- glia, davanti alle forme procaci di Messa- lina e alle torme di leoni che apparivano nelle fotografie esposte alla porta. Il prete scosse la testa. Poi tra sé e sé ragionò che un divieto sarebbe stato peggio perchè avrebbe dato il « gusto del proibito ». Del resto, nemmeno lui sapeva che cosa si mo- strasse in quel film e la sua immaginazione rifuggiva inorridita dagli spettacoli lussu- 174 riosi che rievoca di solito il nome di Mes- salina: Libera me, Domine. << Ormai... > disse; e s'allontanò continuando a scuotere la testa. * * * Fu difatti messalina un film che fece epo- ca e Rina De Liguoro, alla sua prima inter- pretazione, stupì per la bravura e la prodi- gale esuberanza delle forme. Era il 1923 e la fortuna della formula sex-appeal molto lontana. Tuttavia c'era allora, e nel tempo che precedette, un'attrattiva fisica nelle no- stre attrici; e forse questo aiutava a creare subito tra spettatore e immagine una sim- patia che preludeva al successo. Ne parlavo proprio con la contessa Rina De Liguoro. Tornata pochi mesi fa dal- l'America, ha messo casa vicino a S. Agne- se e lì andai a trovarla malamente accolto da un ringhioso cagnolino ma per fortuna benissimo da lei. — Perchè — chiedevo io — manca in mol- te delle nostre attrici l'attrattiva del sesso? Eppure sono graziose, talune molto belle. Perchè? E intanto guardavo una grande fotografia di Jean Harlow con dedica. — Voi — continuai — vi ricordano quanti v'han visto in messalina. Faceste colpo. Rina De Liguoro ascoltando mi guardava, leggermente 'piegata in avanti sulla poltro- na. E io guardavo lei cercando di ritrovare Messalina. . — Forse — ella mi disse — queste attrici sono troppo giovani, non sono donne. Spes- so non basta essere belle; bisogna esprimere qualche cosa, una maturità. All'epoca di messalina io ero già madre, avevo già avu- to Regana. Ho sempe considerato questo come una fortuna. — E non sentiste danno come madre e sposa dal lavoro cinematografico? — Guardate! — mi disse Rina De Liguoro; e mi mostrò la mano — Qui! Sul bianco palmo della mano si disegna- vano distinte due linee della vita parallele, di eguale lunghezza. — Molto strano — mormorai. — È la pri- ma volta che mi capita. — Sì; me lo disse anche la contessa Aure- . lia, la chiromante, quando vi andai molti anni fa, poco prima di messalina. Rivedevo la scena : Rina De Liguoro en- trava nel salotto della contessa Aurelia. Si muoveva lentamente, gli occhi grandi guar- davano alteri di sotto un cappello riboccan- te di piume. Sedeva davanti all'indovina che intanto la fissava. « Toglietevi il cap- pello » le diceva la contessa Aurelia. E poi: (( Voi siete un'artista. Non vi conosco, non vi ho mai vista, eppure i vostri occhi mi dicono che siete un'artista, quantunque non sappia di quale arte... ». — Suonavo il pianoforte. Anche ora in America ho tenuto dei concerti. La con- tessa Aurelia vide qualcosa negli occhi... Sì, sono gli occhi che esprimono; ma biso- gna avere qualcosa da esprimere. Continuava la scena dalla contessa Aure- lia : Rina De Liguoro le porgeva la mano e avveniva la scoperta della doppia linea di vita. che la tecnica del tempo e del movimento ha afferrato e messo a punto; non avremo più così un disegno ammirevole com- promesso da un animatore idiota, ma si punterà sul primato del disegno, i tre porcellini, biancaneve e i sette nani, su un piano molto diverso, posseggono felicemente qualcuno degli elementi de- siderati; ma a tutti si può rimproverare la falsità dei panorami, la dolcezza nauseabonda delle figure non appena lasciano la ca- ricatura; ma, non a caso, questi errori dipendono dai collaboratori secondari, gli elementi infedeli del « cantiere ». Il pubblico avrà fiducia nei realizzatori di prim 'ordine, come Ub Iwerks, l'autore di don Chisciotte e del cavaliere senza testa; Ivan Evmenenko, l'autore della cicogna; Walt Disnev e i vecchi Un diplomatico (da 'L'or- ganetto ' della Soiuskino) Il cacciatore' di L. Indolii Fleischer di Broadway nei loro film migliori. L. Indelli, Jean Pain- levé e Alexeieff avrebbero una parola da dire in merito. Invece di dilettarci sulle opere compiute, dobbiamo prevedere l'evoluzione di questa nuova arte e magari provocarla. Il disegno animato minaccia già di diventare un u genere »; la saturazione non è dunque lontana. Non c'è che un mezzo per riprendere la buona strada : rinnovare i balbettii o passare in piena lirica o in piena commedia. LO tjtjca Disegno animato dei Oómeaux, per proiezione su schermo triplo l83 e C A 0 T M T P A I 6 V N I I fikST. we'll waylay this puppet \ho--j no, ho, stupid-don't be crude' LETME handle this--! --AH YES, e DDV- ~AS r WAS < SAYlNG TO THE DUCHESS ONLV YE$TERDAY~' '^J AH ! THE MERRY lAUGHTER OF INNOCENT CHILDREN .VENDING THElR WAY TO SCHOOL? AT0UCHIN6 SlOHT— ?UT, unfortunately, )F NO PROFIT LOOK' DO YOU SEE WHATI SEE? A LIVE PUPPET --- WALKJN6 W'ITHOUT STRIN5S! HEY, PlNOKE! DOG60NE- HE CAN'T HEAR ME! FINE CONSCIENCE I TURNED OUT TO BE- — . LATE THE FIRST DAY ! ,/ SCHOOL? WiTh YOUR ' 4 TAJ.ENT— YOUR GIFTS fc\ *ND PERSONALlTY* k S YOU DON T MEAN i 3 (SCHOOL, DO YOUf ^' YES, SIR! I'M 601 NG TO MAKE FATHER PROUDOFME' LA seconda grande fatica di Walt Disney è stata nei giorni scorsi in Ame- rica coronata dal più strepitoso dei successi al « Center Theatre in Rock- feller Center ». Abbiamo già dato in precedenza uno sguardo critico all'opera del mago del cartone animato, opera questa che gli è costata due anni di lavoro. Diamo ora un accenno alla campagna reclamistica ed alla propaganda che ha fatto e fa tuttora seguito a questo secondo cartone a lungo metraggio, biancaneve è stata due anni or sono sfruttata ovunque in ogni maniera: dai libri alle riviste ed ai giornali, dalle cartoline ai cartelloni pubblicitari, dalle ceramiche ai servizi da tavola, dalla radio ai teatri, tutto ed ogni cosa uscente elaborata dalla mano e dal cervello dell'uomo si è servita di miss snow white e dei suoi <( 7 nani 7 ». Ora è la volta di Pinocchio. E, quel che è bello, trattasi questa volta di un Pinocchio ad usum delphini, riveduto, corretto ed americanizzato. Pinocchio, da quel burattino che è sempre stato, un bambino dalla testa di legno, si è lasciato trasportare nella turbinosa vita di lusso e gozzo- viglia dello Zio Sam e, buttato all'aria l'abbecedario, si è messo su un treno di vita non consono alla sua situazione di famiglia. Cosi vediamo il figlio di Geppetto in compagnia di Dorothy Lewis, una stella del patti- naggio, intessere mirabili ricami sulla pista ghiacciata del « Rockfeller center ice pond », al « Music Hall » con Mr. Disney ascoltare da buon scolaro motivi classici atti a creare in lui una certa educazione musicale od in compagnia di qualche scollacciata « taxi girl » in un locale equi- voco in Harlem ondeggiare al ritmo di uno « slovv ». In una parola, come i suoi compagni in carne ed ossa, Pinocchio è stato lanciato. E bene, anche. Quel che di sano è rimasto di Pinocchio « made in U.S. A. » lo hanno reclamato a gran voce i bambini. Quei bambini che, ad una certa età in tutte le latitudini, sono sempre gli stessi. E così Pinocchio è appar- so sincero (con un naso troppo normale perciò) sui giornali per fanciulli, magari a puntate come il Philadelphia Inquire di cui riportiamo qui alcune vignette, per giungere al loro cuore e convincerli che qualcosa di buono sa pur fare. ____ 184 Si può discutere il valore documentario della fotografia intesa come riproduzione oggettiva, direi « automatica », della real- tà, e fare su di esso alcune riserve; in quanto questo mezzo, di per sé, non può andare oltre la riproduzione meccanica di elementi puramente esteriori. È tuttavia chiaro che questi stessi elementi esterni possono spesso rivelare ben più profondi valori di quelli puramente materiali e visibili. Tutti ricor- diamo la potenza espressiva ed evocativa di alcune fotografie documentarie e di attua- lità. Sempre, però, questa espressività era dovuta principalmente alla buona scelta (sempre di scelta si tratta anche se operata dal caso) di un determinato elemento tra i molti esistenti. Elemento che magari, ap- parentemente o da un punto di vista super- ficiale, .poteva sembrare quello di minor va- lore. Per esempio, tutti, in questi ultimi me- si, abbiamo viste pubblicate a centinaia, su vari giornali e riviste, fotografie della guer- ra : etano truppe in marcia, erano artiglie- rie in azione, autocolonne, eccetera. Eb- bene, la più espressiva, o una delle più espressive, mi pare sia stata quella che rap- presentava una madre francese che ab- braccia il proprio figlio partente : un volto angosciato di popolana semplice che nel- l'accostare il proprio viso a quello del figlio sembra quasi tentare un sorriso. C'era la guerra in questa fotografia più che in mille fredde immagini di cannoni che sparano e di truppe all'assalto. Tuttavia, comunque si voglia giudicare il valore documentario della fotografia, una cosa è certa: che non dovrà certamente es- sere questo valore, ed esclusivamente que- sto, a formare il valore documentario ed il mezzo espressivo del film di attualità o « film-giornale ». (Mi pare questa la deno- minazione migliore, perchè « giornale cine- matografico » può dar luogo ad equivoci). Il cinema è qualcosa di completamente dif- ferente dalla fotografia e non soltanto un più ricco e perfezionato mezzo di riprodu- zione, e se la fotografia è indubbiamente alla sua base, tuttavia essa non ne è che un elemento. E pur essendo l'elemento che giustifica in fondo il film documentario — specialmente come lo si intendeva tempo fa ed ancor oggi spesso lo si intende — in quanto il termine documentario si riferisce precisamente alla riproduzione del vero, io penso che ad un certo punto questo famoso (( dal vero », ricercatissimo ed apprezzatis- simo agli inizi del cinema dalle « persone serie » che disdegnavano come spettacolo da baraccone le libere fantasie di Méliès o i drammi « alla francese » prodotti da Pathé, debba divenire elemento, in un certo sen- so, quasi secondario. E mi pare che l'evo- luzione del film-giornale stia appunto a di- mostrare questa verità : il graduale distac- co, ossia, dall'amore per non dire dall'os- sessione dell'autentico (solo materialmente autentico in quanto « dal vero ») man mano che gli elementi più caratteristicamente ci- nematografici vengono impiegati in questa modernissima forma di giornalismo. E si può parlare veramente di giornalismo ap- punto da quando questi elementi della espressione cinematografica cominciano a venire impiegati, in quanto il giornalismo « cinematografico » — vedremo il perchè — non deve essere solamente cronaca ogget- tiva, ma deve essere « espressione », quin- di presa di posizione e giudizio e manife- stazione di idee ed anche polemica. Il film -giornale, se è invenzione piuttosto recente in quanto chiamato giornale o « no- tiziario », ha tuttavia le sue origini alle ori- gini stesse del Cinema, si può dire dall' « ar- rivo del treno » e dalla « uscita degli ope- rai » di Lumière o, perchè no, da « Bebé mangia la pappa » (1895). Ma c'era, per questi brevissimi film, la curiosità per il « mezzo » in sé, per la nuova macchinetta che fotografa i movimenti e le vere origini vanno quindi ricercate piuttosto nelle prime riprese di avvenimenti che avevano un loro interesse veramente giornalistico o per l'at- tualità o per la curiosità che potevano de- stare. Iniziatore del genere in Italia è, si può dire, Roberto Omegna che girò il suo primo « dal vero » nel 1904 (ia Corsa auto- mobilistica Susa-Moncenisio) e che molti ne produsse con la « distinta casa Ambrosio di Torino » come si diceva allora. (Ricordo, tra i più noti : eruzione del Vesuvio 1906, TERREMOTO DI CALABRIA E SICILIA 1908, SCUOLA CAVALLERIA DI PINEROLO (1908) e MA- NOVRE NAVALI I908, TRAVERSATA DEL CHACO, USI E COSTUMI DEGLI INDIOS e CACCIA AL leopardo). Ma questi erano già veri e pro- pri film, qualcuno anche di metraggio con- siderevole, mentre non mancavano quelli che oggi chiamiamo avvenimenti : inaugu- razione ESPOSIZIONE PARIGI 19OO, I FUNE- RALI DEL COMPIANTO RE UMBERTO ecc. A vol- te possono stupire i « soggetti », perchè ap- paiono davvero di scarso interesse: l'usci- ta DI UNA NAVE DAL PORTO DI MARSIGLIA, Firenze: uscita dal duomo e, divertentis- simo, l'onorevole g. t. nella sua villa. (Tutti questi avvenimenti, assieme a molti altri, a volte di grande interesse, si trovano presso gli archivi dell'Istituto Nazionale LUCE). Ogni avvenimento era considerato, da solo, una specie di corto metraggio : si aggirava sui 10-20 metri ed era per lo più composto di una sola inquadratura di to- tale, ossia comprendente nel quadro tutto quanto si doveva vedere. Siamo alla pura fotografia in movimento. Quando intervie- ne il montaggio, esso non interviene che co- me pura attaccatura meccanica di pezzi, ossia di differenti « fotografie » che messe insieme possono dare una idea più completa dell'avvenimento, ma rimangono sempre estranee una all'altra ed assolutamente in- dipendenti. Altra caratteristica di tutti i pezzi di attualità dell'anteguerra è la asso- luta mancanza di primi piani e di dettagli. Queste caratteristiche ci dicono come il him « dal vero » e particolarmente quello di at- tualità sia sempre stato piuttosto in arre- trato rispetto alla evoluzione generale del Cinema. Disprezzato forse dagli uomini del- V Arte cinematografica intenti alle grandi ri- costruzioni storiche ed alle storie passionali e dannunziane, chiuso nell'equivoco dei fo- tografismo, esso non ci ha lasciato che al- cune riprese interessanti da un punto di vista neppure storico, ma retrospettivo : è già qualcosa, ha già assolto, se si vuole, una delle sue funzioni, ma solo in parte, in quanto la visione di questi frammenti, anche se riguardano argomenti di grande importanza, ben difficilmente suscita un in- teresse che vada oltre la semplice curiosità, per esempio, del « guarda com'è vestita buf- fa quella ». Quegli operatori che ancora oggi girano con criteri di pura e semplice registrazione fotografica lavorano quindi esclusivamente per la curiosità dei posteri e il giovinotto o la signorina che, simulan- do indifferenza, vanno a porsi al centro dei quadro non fanno che preparare una facile risata agli uomini che verranno, ai nostri stessi figli, forse. Il fatto fotografico va quindi considerato come fatto espressivo e non puramente ri- produttivo. Si capisce come l'aver inven- tata una macchinetta che pare riprodurre la realtà (dico pare, perchè la realtà è qual- cosa di molto diverso dalla pura materia- lità degli oggetti) possa aver creato l'equi- voco al quale si è accennato all'inizio : os- sia di aver creduta la fotografia — e il ci- nema — un mezzo automatico per regi- strare il vero. Bisogna invece pensare zhe la macchina da presa non registra e non documenta assolutamente un bel nulla se dietro di essa non sta un buon cervello pen- sante ed operante. L'osservazione fatta al- l'inizio sulla fotografia sta a dimostrare la necessità e l'importanza, anche per il film di attualità, di quella che si chiama « scelta del materiale plastico ». Ma, si è anche dejt- to, il Cinema non si ferma, non si può e non si deve fermare soltanto a questo. Se è stato innanzi tutto l'equivoco del credere ciecamente nella fotografia, come se invece di semplice mezzo tecnico essa fosse quasi una forza intelligente, ad impedire una ve- ra e rapida evoluzione cinematografica del film di attualità, tuttavia, anche dopo su- perato — almeno parzialmente — questo equivoco, si è molto tardato (e sarebbe for- se il caso di non riferire tutto ciò esclusi- vamente al passato) ad impiegare veramente quelli che sono i mezzi tìpici dell' espi es-. sione cinematografica. E, particolarmente, ad impiegarli a fini davvero di « espres- sione ». L'evoluzione in senso cinematografico del film di attualità è cominciata in tempi re- centi : anche quando il film documentario nasceva e si affermava con tutti i suoi va- lori cinematografici l'attualità — oggi tra le due cose si fa una netta distinzione — rimaneva sempre sul piano più banalmente fotografico. L'attuale evoluzione, a mio pa- 185 rere, dovrà portare — e già l'ho accennato — ad una vera e propria forma di giorna- lismo non solamente cronistico. Si deve ar- rivare ossia non solamente a << presentare » e a « far vedere », ma veramente a raccon- tare e ad esprimersi. Il Cinema non è solo — si potrebbe forse dire « non è » — un mezzo di riproduzione del vero, il Cinerua è un nuovo mezzo per « parlare » alle lol- le, forse il più immediato ed efficace. Ed è verso questa forma di cinema giornalistico che indubbiamente e decisamente ci si avvia. Una delle moderne tendenze del film-gior- nale è quella di abolire una netta divisione in avvenimenti assolutamente indipendenti. L'accostamento non casuale di avvenimenti diversi può avere infatti un particolare va lore. Ma si è già a volte superato — e lo si dovrà, penso, superare completamente — il puro e semplice accostamento, che corrisponderebbe ad una pura e semplice trovata di impaginazione, per arrivare al vero e proprio montaggio simultaneo di av- venimenti diversi. I metodi di questo mon- taggio sono logicamente il contrasto ed il parallelismo — quasi sempre più forte il primo — e sono procedimenti tipici della espressione cinematografica. Si potrà così giungere addirittura ad una trasformazione del film-giornale in un cortometraggio uni- co, con una sua logica unità di composi- zione. Qualcosa è già stato fatto in questo senso anni fa in quei cortimetraggi che an- darono sotto il nome di film-rivista (ricor- diamo l'ottima rivista LUCE della quale sono usciti purtroppo solamente sei numeri. Non si trattava veramente di attualità o di giornalismo da quotidiano — come dice d'altronde la stessa denominazione di rivi- 186 sta — ma il modo, lo stile della composi- zione e del montaggio si avvicinavano in- dubbiamente a quello verso il quale ci si avvia oggi, anche per la vera e propria at- tualità). Si può obbiettare a queste e ad altre precedenti affermazioni che, con tali criteri, si va facilmente fuori della cronaca e del giornalismo di informazione. È facile rispondere che la 'Tonaca e la pura infor- mazione non sono fatti per il Cinema. In- nanzi tutto per lo scarsissimo valore cine- matografico — leggi « valore ed interesse visivo » — di molti avvenimenti pure im- portanti ed in secondo luogo perchè, pur lavorando a tempi di primato, il film-gior- nale porterà sempre notizie già note, se non addirittura dimenticate. È ancora interessante notare come, evol- vendosi il film-giornale in senso cinemato- grafico si stia anche superando il criterio del « dal vero » e dell'autenticità intesi in ma- niera puramente esteriore e materiale. Ri- cordo a titolo di curiosità come documen tari ricostruiti siano stati girati in America sin dagli inizi di quella industria cinemato- grafica e ricordo precisamente due passioni di oberammergau, una girata a New York e l'altra a Filadelfia. Così Pathé compose dei film di attualità su la guerra russo-giap- ponese con grandi battaglie e scontri navali rifatti in laghetti artificiali nei dintorni di Parigi (v. E. M. Margadonna : Cinema Ieri e Oggi, pagg. 23-24). Si deve vedere in si- mili procedimenti una truffa? Non conosco i due citati film americani né quello di Pa- thé, ma oso senz'altro affermare che se i realizzatori df questi film sono riusciti a raccontare gli avvenimenti aderendo a quel- la che era stata la realtà non solo material- mente, ma essenzialmente in senso spiri- tuale, la truffa esiste soltanto più o meno, meglio non esiste affatto quando non si vo- glia considerare il « trucco » commerciale di gabbare per riprese autentiche quelle che non erano tali. Questa affermazione può sembrare, specialmente per le conseguenze che se ne potrebbero trarre, eccessiva ed ha infatti, riferita al problema del film-gior- nale, principalmente uno scopo indicativo e polemico. In ogni modo non si può ne- gare che contenga fondamentalmente una verità : è più vero ciò che al vero corri- sponde nello spirito che non in modo sola- mente esteriore, materiale. Tuttavia dovrà certamente essere sempre la ripresa dal vero a caratterizzare il film- giornale, e non si vuole certo sostenere che sia necessario portare tale genere sul piano Inaugurazione dell'anno giuridico alla Corte di Cassazione del Regno (Luce) j della più elevata espressione artistica. L'in- teresse di « curiosità » delle riprese dal ve- ro è certamente innegabile, come è innega- bile il valore della loro documentazione an- che se piuttosto superficiale. Valore di cu- riosità sempre, ma anche se la curiosità non è il sentimento umano più elevato mi pare non vi sia alcun male nelT accontentarla, anzi vi sia forse un bene (e sarà anche fur- beria commerciale). Ma credo pure non ci si debba fermare al puro appagamento di tale curiosità, ma cercare invece, attraver- so essa, ed usando di tale curiosità come di un vero e proprio mezzo, di assolvere fun- zioni ben più importanti sul piano umano e sociale. Anche a costo di piccoli « truc- chi » che mi paiono innocentissimi. Si in- tende quindi anche che a questi « trucchi » ci sono dei limiti: i limiti stabiliti dal pos- sibile e dal plausibile. Ci si dovrà per esem- pio scandilizzare se un pezzo girato dal vero in una località e durante un determi- nato avvenimento viene attribuito in mon- taggio ad altro avvenimento e località? Po- co importa mi pare se io faccio passare per le vie di Parigi un autocarro che in realtà passava per le vie di un'altra città, o se faccio sparare in Francia un cannone che ha sparato in Inghilterra, o se prendo un pez- zo di manovre per montarlo in un film di guerra, oppure anche se ricostruisco un pic- colo dettaglio che mi manca: ciò che im- porta è quanto io « dico » con quell'auto- carro, con quel cannone, con quel pezzo apocrifo, ricostruito. Solo le « persone se- rie » di un tempo che andavano a vedere esclusivamente film « dal vero » si sareb- bero scandalizzate. Io penso in conclusione — e mi pare l'evo- luzione del film-giornale mi dia ragione — che il cinema giornalistico non debba essere più (( oggettivo » e « documentario » (tran- ne sempre che negli aspetti esteriori) del normale giornalismo letterario. Il mezzo fo- tografico, è stato detto e si dice, è di una grande oggettività, ma si è già visto a qua- le freddezza, inespressività e quindi man- canza di vitalità e di interesse esso porti fa- talmente quando venga appunto impiegato in senso puramente oggettivo e di mecca- nica riproduzione. Se si lascia fare ossia alla macchina da presa. La macchina da presa può avere un occhio migliore forse dei no- stri, ma che comunica solamente con una emulsione chimicamente sensibile alla luce e non con un cervello. L'intervento di que- sto cervello, che sarà quello dell'operatore intelligente, e che si risolve in scelta del ma- teriale plastico e scelta del punto di vista, porta già con sé, automaticamente, elementi soggettivi. Gli elementi propriamente cine- matografici poi, che si riassumono nella pa- rola montaggio, costituiscono un vero e pro- prio intervento personale dell'uomo su quel- lo che non è altro, in fondo, che un mate- riale grezzo. Quando si esclude poi la pura cronaca perchè non adatta, si è visto, tran- ne casi eccezionali, al cinema, è facile ca- pire a quali conclusioni si arrivi. D'altron- de sono appunto i valori di espressione, ti- picamente personali e soggettivi quelli che abbiamo invocati. Si può ancora osservare come queste possibilità di espressione, e quindi di giudizio e di diffusione di idee, Terzo annuale dell' Unione Famiglie Numerose (Luce) in un mezzo che ha, per contro, un aspetto di così veritiera, oggettiva ed inoppugna- bile documentazione facciano di questo un'arma di primissimo ordine ai fini della propaganda. E lo stesso grosso pubblico, credo, vuole il film-giornale che racconti, che porti in campo dei problemi, che li pre- senti nei loro termini attuali, che contenga delle idee, dei giudizi anche, anche della polemica. Esempi tipici di questo moderno film-giornale si trovano, a quanto mi si di- ce, nella famosa serie americana della march of time, giornale tendenzioso di propaganda politica. Su questo piano era anche qualche recente numero speciale di film-giornali francesi di propaganda anti- germanica. Non si vuole invocare citando questi esempi l'avvento della assoluta ten- denziosità e delle notizie false o falsate (per- chè si potrebbe dire che col cinema docu- mentario il diavolo ha trovato modo di fare la pentola col coperchio) ma si citano que- sti esempi come interessanti e indicativi dal punto di vista della tecnica realizzativa, particolarmente del montaggio. In Italia un decisivo passo in avanti è se- gnato dal nuovo tipo di Giornale LUCE, uscito in questi giorni : sarà facile a tutti notare come le sue caratteristiche di mag- giore unità, di accostamento di argomenti differenti, di montaggio ossia non solamente interno per ogni singolo avvenimento, ma totale di tutto il giornale, segnino una evo- luzione su quella linea alla quale ho accen- nato, che parte dal piatto fotografismo del « dal vero » per giungere all'impiego espres- sivo di tutte le possibilità del linguaggio ci- nematografico. Linea di evoluzione che si può riassumere, mi pare, nelle seguenti fasi : i° Fotografismo. Impiego del puro mezzo fotografico al quale si dà un valore docu- mentario in sé, un valore documentario che deriva, ossia, automaticamente dalla qualità del mezzo; 2° Scelta del materiale plastico e montaggio, prima con criteri puramente cronistici, quindi anche con criteri espressivi; 3° Montaggio totale, con criteri espressivi, del film-giornale. Tipo di montaggio che può portare ad una abolizione della at- tuale netta distinzione tra documentario e film di attualità. FERNANDO CERCHIO 187 + + + + ECCELLENTE *** BUONO *■ + MEDIOCRE * SBAGLIATO ** L'UOMO SENZA TRAMONTO (Cctte vietile canaille) - Francia - Prod. : Cipar - Gc- neralcine - Regia: Mehachiviane, A. Hobe - Interpreti; Harry Baur, Pietre Blanchot, Alice Field. l'uomo senza tramonto (tit. orig. Cette vietile canaìlle) è l'esemplare francese dal quale con una esattezza matematica, non sappiamo se lo- devole o no, Carlo Ludovico Bragaglia nel 1934 trasse l'omonimo film italiano con Mino Doro, R. Ruggeri e Carmen Boni. La vecchiezza del film che traspare massimamente dagli abbiglia- menti e da certa scenografia, non trattandosi di un capolavoro, influiscono non poco sulla attrat- tiva spettacolare del lavoro. Harry Baur che regge sulle sue robuste spalle i buoni tre quarti di tutto il film ci appare in una recitazione piena di freni e di limiti e perciò considerevole, a dif- ferenza di Pierre Blanchar la cui caricata nervo- sità finisce per annoiare e per fare, del perso- naggio, contrariamente alle intenzioni, una noio- sa e piuttosto antipatica figura. Un merito tut- tavia non va disconosciuto al lavoro e precisa- mente quello di condurre in porto un soggetto in sé assurdo, più da teatro intimista che da ci- nematografo. ** LAILA Danimarca - Prod. : Nordista - Ideal Film - Regìa : George Schneevoigt - Interpreti: Alno Taube, Jngiald Haaland, Robert Jonson, Peter Hcglund. Le ingenuità tecniche e di racconto di questo film danese per quanto in sede strettamente og- gettiva siano tutt'altro che trascurabili, lasciano tuttavia integro il tentativo di impostazione no- bile del lavoro e quella sua aria fresca e quasi primitiva che raramente in film del genere c'era stato dato di osservare. Non voghamo certamen- te far paragoni assurdi ricordando ad esempio un eskimo, ma ci piace rammentarlo per far notare quanto elementi analoghi di situazioni e di luoghi narrati possano in effetto apparire tan- to diversi quando nell'uno, come nel caso del ca- polavoro di Sternberg, pur dietro le luci di una grande arte, appaiono le levigatezze del mestiere e della recitazione, nell'altro una semplicità del tutto naturale e per questo poetica e umana- mente drammatica. Questa edizione di laila è stata tratta da quella prima che lo stesso Schnee- voigt girò in Norvegia nel 1929 e che fu inter- pretata da Mona Martenson e Peter Malberg su soggetto di J. A. Friis. ** I FIGLI DELLA NOTTE Italia - Prod.: Imperator - E.N.l.C. - Regìa: Benito Perojo - Dirett. di prod. : G. Pela gallo, Salvio Valenti - Scenegg. : Pejo, Aldo Vergano - Tratto dalla com- media di Torrado e Navarro - Scenografia : Angelo Salvo - Operatore: Hans Scheib - Interpreti: Esttellita Castto, Miguel Ligeto, Giulio Pena, Alberto Romea, Lily Vincenti, Giovanni Grasso. Il soggetto di questo film è stato tratto da una commedia di Torrado e Navarro e racconta in tono burlesco le gesta di tre giovani che giuoca- no uno spassoso tiro alla sorella di uno di loro che vive in America e che inconsciamente for- nisce i mezzi finanziari per la vita dei tre sca- pestrati e per le loro gesta. Il film in verità risulta piuttosto modesto come fantasia di piccole risoluzioni e di trovate, che spesso sono un po' di seconda mano e quindi non raggiungono gli effetti voluti. Molta musica e molte canzoni cantate da Estrellita Castro ani- mano per lo meno fonicamente il lavoro. Buona la parte scenografica e la fotografia. Regia al- quanto incolore di Benito Perojo. {Foto Vaselli). ** ADORAZIONE (The Woman I Love) - U.S.A. - Prod.: R.K.O. - Mi- nerva - Regìa : Anatole Litval^ - Sogg. : dal romanzo l'Equipage di J. Kessel - Sceneggiatura: Ethel Borden - Musica: A. Honegger , Roy Webb - Operatore: Char- les Rosher - Interpreti: Paul Muni, Miriam Hopkins. Benché il film adorazione sia stato programmato come prima per Roma, esso non rappresenta che una ripresa dopo la fugace apparizione del feb- braio dell'anno scorso, durata se non erriamo appena due giorni, adorazione è il film al quale si. ispirò quel rifacimento francese giunto da noi con il titolo l'equipaggio e naturalmente la vi- sione dell'originale giunto in ritardo viene no- tevolmente alterata e direi menomata nella sua novità di racconto dall'esemplare francese. Si tratta di un vecchio film americano e benché gli attori siano un Paul Muni e una Miriam Hopkins, la costruzione di questo drammone a sfondo psicologico, fa un po' l'effetto di quelle costruzioni posticce da esposizione, che rivelano a lungo andare le impalcature e il provvisorio. *** PARADISO PERDUTO (Paradis perdu) - Ftancia - Ptod. : Tatis - E.l.A. - Regìa: Abel Gange - Sogg.: /. Thau - Sceneggiatura: ]. Thau, S. Passeur - Scenografia: Le Mahé - Com- mento mus. : Hanj May - Operatore : Matras - Inter- preti: Fernand Gtavey , Micheline Ptesle, Elvire Po- pesco, Alerme. Per quanto paradiso perduto pecchi di una di- scontinuità e di difetti tutt'altro che lievi, esso è tuttavia a nostro avviso il film più interessante di questi ultimi giorni che sono stati caratteriz- zati da una massa in complesso piuttosto sca- dente di film. Interessante abbiamo detto più che altro per il nome di Abel Gance che ne è il regista e per la somma di esperienze e di ricordi che tale nome riassume. Dal periodo di napoleone che è del 1925, se si escludono le edizioni più recenti di quella mater dolorosa e della fine del mondo che recano una data di origine ancora più antica, la regìa di Gance fu sinonimo di una particolare maniera ampollosa e pretensiosa di raccontare, le cui ca- ratteristiche furono destinate ad una vecchiezza precoce forse appunto a causa degli elementi puramente esteriori e di semplice decorazione di cui il regista francese aveva caro servirsi nel suo lavoro. paradiso perduto al contrario sembra rivelarci un Gance molto mutato e nella cui opera una disciplina e una misura nuova si sono indubbia- mente imposte. Qua e là reminiscenze dell'antica avanguardia, più che altro circoscritte a debolez- ze limitatamente fotografiche, mostrano come una devozione, ancora latente, per i vecchi amori, ma non sono affatto come un tempo il perno centrale di questa regìa, che anzi va diritta per la sua strada con la sola preoccupazione di raccontare e di colorire con ottime tinte. I primi due terzi del film sono indubbiamente i migliori, mentre il complesso finale, in cui il Gance piega anche lui il ginocchio all'America, pesa sul resto come una aggiunta inopportuna e piena di suoni falsi. Né ai fini di una economia del racconto ci si riesce a spiegare il perchè questa 'parte sia nata, dato che la storia poteva avere la sua logica conclusione assai prima e con mojta maggior dignità. Dignità che in fondo è sempre presente appunto in quei due terzi del film cui si è accennato. La pittura del mondo dell'anteguerra è data con tocchi di una delicatezza da maestro, e il film porta con sé la leggerezza di figure a pastello, retto anche come è sulle note di una indovinata canzone. La scenografia di Le Mahé pur con qualche de- bolezza puramente d'effetto che culmina nel cat- tivo gusto del pasticcione-rivista del finale, è per il resto pregevole ed elegantemente in aderenza con le cose narrate. La recitazione di Fernand Gravey, dal viso aper- to e simpatico è ottima da ogni punto di vista, escluso s'intende nella fine che precipita nel re- torico e nel costruito, subendo del resto le sorti di ogni altro elemento del lavoro in questa parte. Marcelline Presle, Elvire Popesco, Alerme, sono fra gli altri attori quelli che aderiscono maggior- mente alla regia dimostrando la loro intelligenza e sensibilità. C'è come il desiderio di mettersi al corrente con i tempi e di mettércisi con tutti gli elementi puramente esteriori e di gradevole facilità. Cosa questa che dà il senso di una sto- natura con il resto. 188 * * * RAGAZZE IN PERICOLO (leunes filles en detresse) - Francia - Prod. : Globe - Lux ■ Regìa: G. W. Pabst - Sogg.: Chnsta Wtnsloe - Scenegg.: Bernard Lue, Bension, Tristan Bernard - Comm mus. : Ralph Erwin - Inter. : Marcelle Chantal, ìacqueìine Delubac, Mkheline Preste, Marguerite Mo- reno, Louise Cadetti, André Luguet, Acqutstapace . La firma di G. W. Pabst a questa commedia a sfondo moraleggiante non deve venir presa co- me etichetta di un tipo e. di uno stile che siamo ormai soliti attribuire al grande regista tedesco. ragazze in pericolo è indubbiamente una sem- plice esperienza commerciale, ma anche su que- sto piano è un film che procede intelligentemente e proprio in grazia alla regìa ed alla costruzione. Quello che balza agli occhi tuttavia è principal- mente una discontinuità di tratto e di illustra- zione dovuta al montaggio. A volte una elegan- te mobilità in aderenza completa con la musica e una assurdità di fatti piacevolmente descritta farebbe pensare ai motivi paradossali e giocosi poniamo di un Lubitsch; a volte invece il desi- derio americaneggiante del lindo a tutti i costi portano a considerare il lavoro come nato sotto certi aspetti con un desiderio di anonimità. Un film che tuttavia fa pensare alla necessità di certe limitazioni nei rapporti intercorrenti spesso tra l'industria e l'intelligenza. * URAGANO Ai TROPICI Italia - Prod. : G. G. Ponzano - Regìa : Gino Talamo - Dirett. di prod. : Giorgio Lastricati - Sogg. : Anton Giulio Majano - Scenegg. : Leon Viola, Majano, Do- menico Meccoli - Scenografia : Ottavio Scotti - Mon- taggio: Gino Talamo - Interpreti: Fosco Giochetti, Rubi Dalma, Mino Doro, Osvaldo Valenti, Vinicio Sofia. In uragano ai tropici, sembrerà un assurdo, ciò che manca è addirittura il film. Costante- mente ci si attende che nasca una situazione, che qualcosa accada, che da quel po' po' di ap- parato si produca una diavoleria qualunque; e invece niente, nessun fatto si verifica, e l'unico seppure assurdo, di un provocato disastro avia- torio, non vale, perchè il pilota ad un certo punto torna sano e salvo a riaffacciarsi allo scher- mo aggiustando e nello stesso tempo rovinando ogni cosa. In principio una strana ironia di Osvaldo Valenti in veste da ufficiale coloniale spagnuolo, sulla quale, non si capisce perchè, la regìa insiste perennemente, annuncia grandi sviluppi; più tardi poi ci si accorge invece che anche Valenti non fa assolutamente nulla e sta lì, come, il commissario, come la moglie del co- mandante, un po' come tutti, uragano compre- so, assolutamente a prestito. Sì è vero, qua e là si indovinano delle intenzioni, ma purtroppo non è con le sole intenzioni che si fanno dei film. * FORSE ERI TU L'AMORE Italia - Prod.: Mediterranea - Regìa: Gennaro Ri- ghelli - Dirett. di prod. : Raffaele Colaniontci - Sog- getto: Gherardo Gherardi - Interpreti: Gemma D'Alba, Loretta Vinci, Sandro Ruffini, Romolo Costa, Franca Dominici, Emo Gainolti, Renzo Menisi, Giuseppe Pagliarini, Emilio Petacci. Anche se i film devono necessariamente raccon- tare delle storie è indubitato che nell'offerta di esse allo spettatore, si tenga conto del fatto che un perchè, una ragione qualsiasi giustificante le storie stesse deve trasparire dai fatti e venire fuori. In caso contrario ci si trova di fronte al non chiaro, alla confusione, o peggio ancora al vuoto. È questo il caso di forse eri tu l'amore dove ogni avvenimento accade senza una appa- rente logica e non si sa perchè, partendo sopra- tutto da continui spostamenti di luogo dei per- sonaggi, affatto richiesti dalle necessità di sog- getto. Né il desiderio di mostrare turisticamente il proprio paese, per quanto lodevole esso sia; può spingere a movimenti di tal genere specie poi, quando, come nel nostro caso ciò che vien fatto vedere non è che lo sfruttatissimo « bell'angolo » di tutti i giorni. « Bell'angolo » poi che non è neppure passabile fotograficamente. Di recitazio- ne nel senso comunemente dato a questa pa- rola non è il caso di parlare. (Foto Vaselli). * * * PAZZA DI GIOIA Italia - Prod.: Alias - l.C.I. - Regìa: C. L. Bragaglia - Dirett. di prod. : Lattrenti - Sogg. : C. L. Bragaglia - Scenegg. : Aldo De Benedetti, Bragaglia, M. T. Ricci ■ Scenografia: Gastone Medin - Comm. mus.: Gio- vanni Fusco - Operatore: Anchtse Brizzi -Fonico: Cinecittà - Montaggio: Serandrei - Interpreti: Maria Denis, Vittorio De Sica, Umberto Melnati, Paolo Stop- pa, Enzo Biliotti, Rosetta Tofano. Per quanto in genere i rifacimenti dalle edizioni straniere siano sin dall'epoca del concepimento come segnati da Dio, non si può non riconoscere a C. L. Bragaglia una regìa gustosa e vivace che sa massimamente sfruttare le possibilità degli attori in giuoco, del paesaggio, del dialogo, per l'economia generale del racconto. Il quale rac- conto è veramente divertente e ha sopratutto il merito di non voler apparire di più di quello che esso è in realtà. La Denis e De Sica sono veramenti pieni di quella vivezza e sincerità ne- cessaria ai loro ruoli. Più esagerata e un po' stucchevole ci è parsa invece la recitazione di Melnati che non può stare per natura nei panni che gli si son fatti indossare. Paolo Stoppa un po' troppo elettrizzato. In ogni caso una coni- mediola a lietissimo fine sentimentale che per la sua fattura vai la pena di andare a vedere. * * HO VISTO BRILLARE LE STELLE Italia - Prod.: Atesia - E.N.I.C. - Regìa: Enrico Guaz- xoni - Dirett. di prod. : Ferruccio Biancini - Sceneg- giatura: Guazzoni, Luigi Zampa, E. Cerlesi - Sceno- grafia: Paolo Manarese , Restelli Bruno - Comm. mu- sicale : Enrico Cagna Cablati - Canzoni di Ledaga - Operatore : Fernando Bisi - Fonico : Giacomo Pitzor- no - Montaggio : Giorgio Simonelli - Interpreti : Maria Gardena, Ennio Cerlesi, Sandra Ravel, Luigi Pavese, Regana De Liguoro, Mino Doro, Olinto Cristina, Gino Bianchi. È la storia di giacimenti di ferro in una località dell'Alto Adige che vengono individuati e natu- ralmente sfruttati massimamente grazie alla for- za dell'amore. Il film che vuole alleggerire il filone centrale con molto colore paesistico e con qualche immissione di mondanità del solito stam- po cinematografico, vorrebbe in alcuni punti ar- rivare fino allo scossone drammatico. Scossone che fa molto rumore e lo fa troppo spesso a forza di mine, ma che non ha nulla purtroppo di drammatico. La recitazione migliore ci è sem- brata quella di Maria Gardena, che è chiara- mente dedita con convinzione e con impegno alla sua parte. Non così tutti gli altri. Per il titolo del film sarebbe stato più adatto: Ho visto bril- lare le mine, anziché le stelle. (Foto Pesce). * * IL CARNEVALE DI VENEZIA Italia - Prod.: Romulus-Lupa - Regìa: Giacomo Gen- tilomo, Giuseppe Adami - Dirett. di prod. : Carlo Benetti - Soggetto: Giuseppe Adami - Sceneggiatura: Adam, Gentilomo - Scenografia: Guido Fiorini, Piero Filippone - Comm. mus.: Avitabile - Operatore: Re- nato Del Frate - Fonico: Vittorio Trentino - Mon- taggio: Giacomo Gentilomo - Interpreti: Toti Dal Monte, Junie Astor, Cesco Baseggio, Stefani Sibaldi. Se questo carnevale di Venezia naufraga come film nella banalità dialettale di secondo ordine ha per lo meno il merito di farci udire in una ottima esecuzione la splendida voce della Toti Dal Monte e di farcela udire a tempo e luogo opportuno rispettando certe regole fondamentali per la dignità del film musicale e cantato. Per il resto purtroppo siamo ancora alla piccola fi- lodrammatica e nessuno dei personaggi vive, an- che per un istante, la parte assegnata in modo da fare della vicenda qualcosa di giustificabile o meglio di raccontabile. Siamo all'ennesima Ve- nezia, all'ennesima luminaria sul Canale, all'en- nesimo colore locale. Non ci è spiaciuto tuttavia l'idea del balletto finale, che però avrebbe avuto bisogno di altra vitalità per riuscire nel segno. (Foto Vaselli). QITJSEPPE ISANI 189 PRGSGnTfi ILOURDROflie dolio PORTunn con NINO BESOZZ JOLE VOLER e un gruppo di brillantissimi attori: MIRETTA MAURI I ENZO BILIOTTI ^ CARLO CAMPANINI RGGm: CPmiLLO mnsTROcinouQ pROouzione i. e. i. ■ CRONACHE DI 30 ANNI FA —•«evnòGRflìQl 'J (febbraio 1911) if Colla morte civile la Pathé ci ha presentato una grandiosa film d'arte, che svolge con nesso logico il capolavoro del Giacomelti. Per necessità cinematografica e per meglio far capire l'azione, si è giustamente ricostruito l'omi- cidio consumato da Corrado e la sua fuga dal carcere, mentre tutto ciò nel dramma teatrale viene narrato semplicemente al primo atto.. In quanto alla interpretazione è superflua ogni lode, perchè tanto Ermete Novelli (Corrado), quanto la signora Olga Giannini (Rosalia) , han- no dato un carattere spiccato ai singoli perso- naggi, con quella naturalezza del gesto, ch'è l'arte squisita dei grandi artisti. Un po' volgare è la figura del sacerdote che ac- coglie Corrado dopo l'evasione; ma trattandosi di un personaggio secondario, non implica il clamoroso successo che ha ottenuto questo bel- lissimo lavoro cinematografico. it Soggetto del film il piccolo montone e il generale della The Vitagraph Co. (lunghezza tn. 250): La scena succede al tempo delia guer- ra per l'indipendenza americana. Avendo pro- messo di festeggiare a casa sua il compleanno del suo giovane figlio, il capitano Jack domanda ed ottiene tre giorni di congedo. Eccolo tutto allegro presso il suo focolare. Ma la data del ri- torno essendo scaduta, l'ufficiale deve tornare al reggimento. Lascia con rincrescimento la fa- miglia e va a cadere, disgraziatamente, nell'im- boscata di una banda nemica, che lo arresta come spia e lo traduce al cospetto di una corte marziale, che lo condanna ad essere fucilato all'alba. Prevenuta da' una lettera, la madre si dispera di essere impotente, allorquando Bebé, che ha compreso per istinto il pericolo, si slancia alla ricerca del generale nemico al quale fa la strana proposta che segue : « Signor Generale, se voi volete liberare papà, io vi regalo il mio pic- colo montone ». Questo tentativo di corruzione di un ufficiale superiore produce il suo effetto. L'errore è riconosciuto, ed il capitano Jack, ri- messo in libertà, può tornare al suo reggimento. ÌC Giorni or sono a Parigi, nella sala della società francese di fotografia, sono stati eseguiti inte- ressantissimi esperimenti di cinematografia par- lante, a mezzo del cronofono, inventato da M. Goumont, e col quale si ottiene il sincronismo assoluto fra il cinematografo ed il fonografo. Fino ad ora non si sapeva come fotografare la mimica scenica di un personaggio e farlo cantare nello stesso tempo vicinissimi tali' imbuto del fonografo. Il cronofono risponde a tale scopo, permettendo di registrare la voce di un cantante, pur ponen- do l'apparecchio a parecchi metri di distanza. Così si sono visti ed uditi un oratore pronunciare un discorso; un gallo starnazzare le ali mentre la sala echeggiava dei suoi chichirichì; alcuni attori rappresentare una commedia; un tnusicista suonare sul suo strumento. •fa Siamo informati che nel popolarissimo sob- borgo di Porta Venezia, a Milano, e più preci- samente sul piazzale Loreto, nei locali e giardino del vecchio Albergo Loreto, posto tra il viale Monza e il viale Padova, sorgerà un grandioso Cinema-Teatro, capace di contenere 1000 perso- ne, munito di tutte le comodità moderne e ri- spondente pienamente alle esigenze igieniche e di pubblica sicurezza. Appena ci sarà dato conoscere il progetto di co- struzione che è stato affidato ad un valente ar- chitetto, ritorneremo sull'argomento. Sappiamo intanto che facciata e decorazioni in- terne saranno in stile Babilonese, di ottimo gusto. La danza dei sette veli nel film 'La nascita di Salomè' (prod. Stella distrib. S. C. S.) ic Soggetto della comica robinet aviatore del- l'Ambrosio di Torino (lunghezza m. 137): I fra- telli Wrigth non potrebbero già querelare Robinet di plagio ed impedirgli i confini dei liberi Stati deZ/'Uncle Sam. La macchina inventata e co- strutta dal grande Robinet (Marcello Fabre) non ha nulla a che fare coi tipi più o meno conosciuti di qualsivoglia aeroplano. Nata da un cervello bizzarro e dalla più vasta cultura, riu- nisce in sé ed amalgama col modo più invero- simile le doti e le virtù delle cose più disparate. Nell'aeroplano di Robinet c'è della balena e del- l'istrice, della rondine e del papero, del coleot- tero e del riccio di mare; vi sono eliche e vi sono ali, vi sono piume, code, sfiatatoi, volanti, e, ancora, ruote pneumatiche, perchè ogni cosa corra liscia e piana. Infatti... ma a che raccon- tare il viaggio fantasmagorico di Robinet? Si capisce che con una macchina che ha doti così disparate, il viaggio abbia a riuscir vario ed interessante. Peccato però, peccato che la mera- vigliosa macchina abbia anche un po' dell'aero- plano! E che quindi sia destinata a una data ora a precipitare al suolo! ~tr La cinematografia, ritenuta invenzione fran- cese, viene rivendicata invece all'inglese Edward Muybridge, nato a Kingston on Thames, nel 1830; e trasferitosi giovanissimo negli Stati Uniti. La Fotografia Artistica narra che nel i8j2 Ed- ward Muybridge si trovava, quale incaricato del servizio fotografico, nelle coste del Pacifico, allor- quando il signor Lebaud Sandord, governatore della California, e un suo amico, fecero que- stione se un cavallo, correndo, tenesse alzate ad un tempo le quattro zampe. I due signori di- sputanti si rivolsero al Muybridge domandando- gli se fosse possibile accertare la cosa per mezzo della fotografia. Ed ei tosto risolse la questione prendendo una serie di istantanee di un cavallo al trotto. L' esperimento fece rumore nei circoli di arte e di scienza dando motivo alla pubblica- zione di un libro intitolato Le trotteur. Dopo tale esperimento l'Università di Pensilva- nia creò una cattedra speciale offrendola al Muy- bridge, con un laboratorio corredato di tutti gli strumenti che valessero a perfezionare lo studio della nuova scoperta. Muybridge inventò un apparecchio in cui le la- stre rapidissime potevano essere impressionate ad un sesto di millesimo secondo. Ogni sposta- mento dell'oggetto veniva nettamente determi- nato per mezzo di fili sottilissimi che facevano funzionare gli schermi proiettori delle lastre. In- ventò anche lo Zoopriscope, ritenuto U primo ap- parecchio che venisse usato per la proiezione di questo genere di vedute. Ciò fu nel 1870. (da 'La vita cinematografica') * * * 191 IN TUTTE LE STAGION UISITfl t e LP 1 asaifla L'ISOLA DEL SOLE E DELL'ETERNA PRIMAVERA R 1 D il Z 1 o n 1 FERROVIARIE-MARITTIME-AEREE DURANTE TUTTO L'ANNO mnnipesTfizioni ARTISTICHE - CULTURALI SPORTIVE - ETNOGRAFICHE D'INTERESSE MONDIALE Informazioni e prospetti: ENTE PRIMAVERA SICILIANA -PALERMO VIA CAVOUR, 102-104-106 - TELEF. 13.389 - TELEGRAMMI: "PRIMASICIL" E PRESSO TUTTI GLI UFFICI DI VIAGGI E TURISMO LA COMPAGNIA GENERALE DI CINEMATOGRAFIA S. A. I. presenta sul mercato cinematogra- fico il miglior complesso per la ri- produzione cine-sonora: il proiettore ERNEMANN V con apparecchiatura acustica C. G. E. PHOTOPHONE (BRE V ETTI RCA E COI) ^9 Informazioni e ragguagli gratuiti a MILANO - VIALE REGINA ELENA. 39 AGENZIE NELLE PRINCIPALI CITTÀ D'ITALIA GALLERIA (v. tavola a fianco) Ciò che rappresenta ed esprime sul pal- coscenico la macchietta creata dal comico torinese Erminio Macario, credevamo di averlo capito quando Macario era sol- tanto attore di varietà. Invece, dopo i due film che sono apparsi quest'anno, IMPUTATO, ALZATEVI! e LO VEDI COME SEI?, il nostro giudizio ha subito un fiero col- po. Il fatto è che Macario è entrato nel cinematografo da « signore », e la sua apparizione è stata di gran lunga la più fortunata in confronto a quella di tanti altri attori del « varietà » passati allo schermo. Successo duraturo con basi as- sai solide : i due film sopra nominati preparano un nuovo genere perfetta- mente nostro e che risponde ad una tradizione che ha ormai una base « cul- turale » in seno alla strana vita del ci- nematografo come tentativo di espres- sione. Perciò Macario può ben dire di aver portato nella nostra produzione un segno non facilmente cancellabile, un'impronta che avrà i suoi riflessi in un futuro non lontano. E bisogna anche aggiungere che in questi due film (ed in questo ha certo cooperato l'inter- vento abile degli sceneggiatori, da Metz a Marchesi, da Steno a Rovi) abbiamo avuto un Macario quasi sempre attore puramente cinematografico. Facoltà vive di comprensione, adattabilità a fil di pelle: ma la realtà è assai benigna con il nostro attore. Al « varietà », lo vedemmo molti anni fa (in un teatro un po' decaduto forse perchè situato in un quartiere popo- lare), saltellare e sgranare i suoi occhi grandi sul pubblico romano, in verità un poco freddo e indifferente. Erano in moto le sue qualità di « mimo » più schiette e sincere : giocava effetti strani quella sua controparte attivissima, ri- spondente alle altrui battute a suon di tamburo. Non lesinava storielle e bal- buzie a mezza voce, corsene trattenute sul palcoscenico. Lo coadiuvava an- che in quel tempo un valente e infa- ticabile attore, che tra l'altro è anche un diligentissimo dicitore : Rizzo. Ma il pubblico non lo gustava appieno; for- se perchè le doti più pure e genuine di Macario restavano oscure per lui. A volte è un piccolo cenno dello sguardo, altre un movimento impercettibile del volto, o una reazione subitanea, che creano e che completano una maschera in apparenza poco espressiva, troppo li- neare. La truccatura di Macario è sem- plice, quasi infantile: pomelli e naso arrossati e sorriso sulle labbra, costante. Indubbiamente Macario — e questa era l'opinione che ci eravamo fatta di lui — è un comico dell'arte, pura e schiet- ta derivazione di una tradizione ita- liana millenaria. Sebbene il suo posto non fosse in quel teatro: se per un momento si prescindeva dalle parole che uscivano dalle sue labbra, e che credo rappresentassero l'unico divertimento per quel pubblico, Macario portava sul pal- coscenico le vesti di una maschera che vive nell'epoca moderna, ottimista in sostanza, e con le comuni caratteristiche di Pulcinella o di Fortunello: lo stu- pore, l'ingenuità, l'irrisolutezza. Ma ecco il punto, ecco il nocciolo della questione : la creazione di Macario è unica, e le derivazioni che si riallac- ciano a lui, non sono dirette, ma tro- vano semmai strade lunghe e tortuose per riallacciarsi a fenomeni certi. Si parlò del « molieriano » Scapino e del nostro Brighella : e fermo restando il concetto che restasse piuttosto lontano dalle maschere dell'Italia meridionale. Certo ha influito nella sua arte Ettore Petrolini, il maestro di tutti i comici d'oggi in Italia; ma senza tema si può affermare che Macario ha saputo meglio nascondere le influenze e gli insegna- menti del grande Ettore. Da un punto di vista oggettivo, si può affermare che come « maschera » in se stessa, quella di Macario prescinde da ogni altra, è, nella sua essenza e sostanza, originale. Vorremmo anche aggiungere che per noi Macario più che comico popolare, è comico della classe abbiente; e per questo forse in quel giorno, in un teatro popolare romano, il suo successo era mediocre. In lui devono aver fer- mentato anni ed anni di ribalta, non disgiunti da una passione mordente e da un fermo spirito di sacrificio. Ad un certo momento nella sua vita, qual- che ostacolo deve essersi posto nella sua grama carriera di attore di prosa. Egli scrutò, diremo così,* in fondo alla sua anima e fece un esame di coscienza che lo deve aver condotto a delle con- clusioni chiare e ineluttabili. Se nella « prosa » non aveva mai saputo tro- vare un accento personale, questo de- rivava ed era la conseguenza della sua preparazione sommaria e del suo fisi- co non certo eccezionale. Forse in quel giorno famoso si lasciò andare sulla sedia, nel camerino, sfiduciato ed ab- battuto; e sentì profondi nel cuore i segni di una interna ribellione. La giovinezza, i giorni, i mesi e gli an- ni trascorsi gli passarono davanti ri- flessi dalla sua immaginazione. Era stato un ragazzo sciocco, aveva trascor- so gli anni più belli in un collegio dei salesiani, a Torino (dove è nato, circa trentacinque anni fa), finché un giorno, stanco di quella vita senza significato, nella quale tutto, dai compagni ai su- periori, gli era rimasto estraneo e ne- mico, forse anche nauseato di un mon- do che non riusciva a capirlo e che continuava ad umiliarlo, il piccolo Ma- cario, che fisicamente era smilzo, pal- lido, due grandi occhi espressivi, stra- namente illuminati, prese il coraggio a quattro mani e fuggì. Aveva quindici anni, ed era fuggito per fondare una filodrammatica. Anni di vita strana: attività ingenua ma proficua : poco do- no, infatti, egli entrava in una com- pagnia di prosa. Il regista, il trucca- tore, il primo attore, colui che con la volontà aveva fondato e tenuto su quel- la modesta filodrammatica, era ora alle prese con la vita vera, quella che è capace di dare la fortuna o di rovinare un uomo. Dapprincipio, naturalmente, ebbe parti di poco rilievo, poi gli affi- darono personaggi d'un certo carattere nelle compagnie Rossi-Girola-Campi ed in quella Martini. Una delle sue inter- pretazioni più degne di nota fu quella che ebbe nella compagnia Sterni, nella commedia Arzigogolo di Sem Bcnelli. Poi quel suo improvviso mutamento, ed eccolo al « varietà ». Inutile sottolineare le tappe del suo nuovo cammino: baste- rà accennare che fu con molte compa- gnie, tra le quali quella di Molasso, Ro- ta e Mazzuccato, con la Bluette (1929), con la Liguoro (1933), con una compa- gnia viennese (19^4), con la Springher ('935)> prima di fondare la propria compagnia, che è l'attuale, lanciata per la prima volta sulle scene del Teatro Valle dove ebbe inizio la sua fortunata e meritata ascesa. La sua prima esperienza cinematografi- ca fu di poco conto, come egli stesso ci dice. Non voleva più saperne di cine- matografo, dopo la vana fatica di aria di paese (1933): e grande fu la sua riluttanza ad accettare le lusinghiere proposte del produttore Fontana. Sol- tanto quando fu contento del soggetto, al quale egli stesso aveva contribuito, tornò con fiducia davanti alla macchina da presa. FILM PRINCIPALI: aria di paese (1933); IMPUTATO, ALZATEVI!; .LO VEDI Come sei? (Alfa, 1939). PTJCK 192 MACARIO (foto E. Mangini) Qf| Ite £$ 5 - i SE . ' . --. 4 USATE LE LINEE AEREE DELLA OLD LITTORIA^ ESSE VI CONDURRANNO IN MONTAGNA O NELLE CITTÀ CHE VI INTERESSANO IN BREVISSIMO TEMPO RISPARMIANDO TEMPO GUADAGNERETE BUONUMORE SALUTE E ANCHE DENARO PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI A TUTTE LE AGENZIE DI VIAGGI ED ALLA DIREZIONE GENERALE DELLA SOCIETÀ - ROMA - AEROPORTO DI ROMA Primavera a Venezia! La primavera è la stagione delle promesse Venezia, città del sogno e della realtà, è quella che appaga il desiderio di bellezza ed il bisogno di quiete e di silenzio VENITE A VENEZIA! AL LIDO, CASINO MUNICIPALE Aperto tutto l'anno - Musiche, feste, attrazioni Informazioni e prospetti all' ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO (Ascensione), all' UFFICIO COMUNALE PER IL TU- RISMO (Municipio) e presso le principali Agenzie di Viaggi Perchè l'Italie Fasciste diffonde nel mondo più repide le luce delle civiltà di Rome ! li HA v I T Roma - Stabilimenti Cinematog rafici CINECITTÀ 194 «' LUISA (Lucca). - Il titolo italiano di PETER IBBETSON è SOGNO DI PRIGIONIERO. Nemmeno io ho riconosciuto Gildo Boc- ci in quel film. RENATO GRECO (Roma). - Anche gli attori e le attrici di varietà vengono im- piegati, quando è opportuno, nei film italiani. È vero che qualcuno può con- venientemente partecipare a film e darvi, talvolta, un discreto contributo. Di pig- malione so soltanto che lo ha in esclu- sività la Scalerà che però non si decide a metterlo in circolazione, i promessi sposi è stato rimandato. Per Tosca è giunto in Italia Jean Renoir. Riporto un pezzo della tua lettera: « La rivista Screen Romances contiene una dozzina di romanzi cinematografici con molte illustrazioni. Io penso che anche in Ita- lia una rivista del genere incontrerebbe il favore del pubblico. Si dovrebbero scegliere dodici film italiani non anco ra presentati al pubblico e descriverli con illustrazioni rispettive ». Mi pare che qualche cosa del genere si stia fa- cendo, in giornali e riviste di cinema. Dal punto di vista pubblicitario la tus idea potrebbe dare qualche frutto. ITHO (Trento). - Leggerò quanto pri- ma i soggetti e darò una risposta quan- to più possibile esauriente. MARIO DA VARANO. - Al littore di cinema dell'anno scorso, Passante Spac- ca pietra, puoi scrivere presso il Centro Sperimentale di Cinematografia (via Tuscolana km. 9, Roma) essendo il Pas- sante allievo del Centro, corso di pro- duzione. UMBERTO BRAFA (Siracusa). - Ho passato alla redazione della Rivista le Vostre richieste affinchè la segretaria provveda a fare le opportune ricerche. AMMIRATORE DI P. B. (Trapani). - L'attrice del pirata ballerino si chiama Steffi Duna ed ha interpretato il primo cortometraggio in Technicolor diretto da Lloyd Corrigan: la cucaracha, non- ché una piccola parte in avorio nero. CAPO DI BUONA SPERANZA (Corrispondenza coi lettori) Non sono autorizzato a dare gli indi- rizzi privati di quegli attori. Per la Duna potresti scrivere alla R.K.O. a Hollywood. Gli attori che permettono si conosca il loro indirizzo, lo hanno pubblicato sull'Almanacco del Cinema. CAPITANO MARITTIMO (Genova). - Potete depositare una copia presso la Società degli Autori, Via Valadier, Ro- ma, allegando lire 25 per tassa; ogni pa- gina del copione deve essere firmata. Op- pure presso l'Ufficio della proprietà in- tellettuale presso il Ministero della Cul- tura Popolare, Via Boncompagni 15, Direzione Generale del Teatro. Le com- petenze per soggetti e sceneggiature vengono liquidate a giudizio del pro- duttore e d accordo naturalmente con il soggettista e gli sceneggiatori. Qual- che volta il produttore preferisce il sog- getto già sceneggiato, altre volte invece preferisce la trama esposta in poche pa- gine. I gusti dei produttori e le loro esigenze variano. Àuguri. MARINAI CRITICI (Massaua). - Infat ti, vi sono attrici le quali amano la BANCA NAZIONALE DEL LAVORO CAPITALE E RISERVE L. 233.000.000 Sede Centrale: ROMA 110 DIPENDENZE IN ITALIA, IN ALBANIA E IN A. O. I. TUTTE LE OPERAZIONI DI BANCA SEZIONI AUTONOME: CREDITO FONDIARIO: capitale e riserve . . L. 84.000.000 CREDITO CINEMATOGRAFICO : capit. e riserve „ 40.000.000 CREDITO ALBERGHERÒ { ^ ^ ; ; »»£» vita riservata, la poca pubblicità, e for- se hanno torto. D'altra parte i giornali e le riviste che s'occupano di cinema, frequentemente vanno ad intervistarle e così accade che numerose fotografie appaiono su codesti periodici. Voi non avete ricevuto una fotografia da una attrice alla quale l'avevate richiesta, e ve ne lagnate. Dove avete indirizzato la richiesta? Come ho detto ad altri, le attrici che desiderano si conosca il loro indirizzo privato, lo hanno pubblicato sull'Almanacco del Cinema. D'altra parte mi sembra esagerato quanto scri- vete, in seguito al disappunto di non aver ricevuto la fotografia : « Come si possa dunque apprezzare i nostri arti- sti, i nostri film? Io non lo so!!! ». Io credo che si possa comunque apprez- zarli; se gli attori e le attrici recitano bene e se i film sono ben fatti. Io credo poi che le attrici preferiscano fare dei film piuttosto che inviare delle foto- grafie; non tutte possono permettersi il lusso di avere un segretario che prov- veda alla pubblicità. UNO NELLA FOLLA (Milano). - Si, hai ragione; il titolo è of human bon- dage. « Non vi pare che qualche casa editrice dovrebbe stampare delle foto- grafie di scene di film (non di attori perchè di queste se ne vedono anche troppe!-), perchè il ricordo di una pel- licola che ha interessato o divertito lo spettatore, rimarrà più vivo se si potrà avere sott'occhio una o più scene di quel film? ». In genere, fotografie di film non vengono richieste dal pubblico che invece preferisce fotografie d'attori e di attrici. Per questa ragione nessuno ha preso la iniziativa di fare fotografie di film. Sarebbe tuttavia più interes- sante che gli spettatori pensassero al film e non agli interpreti. Ma evidente- mente non tutti hanno il tuo modo di vedere. A questo potrebbe pensare tut- tavia qualche casa di noleggio di film; farebbe una buona pubblicità. Sulla vita di Caterina di Russia c'è stato un film con la Dietrich (in originale the scarlet empress, in italiano l'imperatrice Cate- rina) ed uno con la Bergner (la grande Caterina). BRUNO CARTAPATTI (Milano). - Ho letto attentamente, come mi avete sug- gerito, il vostro manoscritto; debbo dir- vi che il mio parere contrasta un poco con quello più entusiasta di altri, fra i vostri •conoscenti, ai quali avete fatto leggere la vostra sceneggiatura per un documentario. Immagino, anzitutto, che la vostra esperienza cinematografica sia stata fatta da solo; mi sembra che ab- biate voluto dimostrarla un po' troppo; dimostrare cioè che vi siete impadronito dei mezzi del cinema, che sapete che cosa è un carrello, che è cosa una pa- noramica. Noto, infatti, che ogni qua- dro, o presso a poco, della vostra sce- neggiatura, è in movimento. A parte la difficoltà di realizzare in certe condi- zioni delle carrellate, non ne vedo la ragione. Il materiale che avete scelto è in complesso buono, però, a parer mio, la sceneggiatura è tutt'altro che scritta in forma chiara. Io consiglio di solito di scrivere le sceneggiature nel modo più semplice, cioè senza indicazione del- la posizione di macchina e dei suoi movimenti; senza cioè alcuna indicazio- ne tecnica. Se voi dite: « la mano del- la statua » e quindi : « a poco a poco si scopre tutta la statua che spicca sul- lo sfondo delle case e del cielo », è chiaro quel che volete far vedere; non c'è bisogno di scrivere: « P.P. della mano della statua, carrellata indietro fino a figura intera fino a inquadrare la statua sullo sfondo delle case in C. L. »: quest'ultima è, infatti, una forma di scrittura che io disprezzo vi- vamente, in quanto è confusionaria; l'esempio non è tolto dalla vostra sce- neggiatura, ma l'ho inventato adesso per spiegarmi. Se proprio non volete rinunciare alle indicazioni tecniche, uti- li per la realizzazione, per far sapere cioè che occorre sistemare il carrello in un certo modo, potete metterle, ma indipendentemente dal testo, tra paren- tesi. Vedete a questo proposito i quattro esempi di sceneggiatura pubblicati in appendice al volume : Film : Soggetto e sceneggiatura di Barbaro, edito da « Bianco e Nero ». Ho voluto fare que- sta lunga disquisizione appunto perchè noto in voi un vivo entusiasmo e un interesse per il cinema non comuni. Auguri, dunque, e consideratemi un vostro amico, altrettanto amico che i vostri ammiratori. SILVINO COLELLI (Treviso). - Al Centro non esiste una sezione di regia. Si ritiene infatti che chi diventa regista debba conoscere un po' tutte le attività del cinema, e debba, possibilmente, per- fezionarsi in una in modo particolare. Al Centro le sezioni sono cinque: pro- duzione, recitazione, ottica, fonica, sce- notecnica. Dopoché l'allievo intenziona- to a diventare regista, ha seguito per un anno le lezioni teoriche e pratiche di una di queste sezioni, manifesta alla Direzione il suo desiderio di diventare regista. E la Direzione allora lo im- mette in un corso speciale, detto di realizzazione artistica dove appunto i migliori vanno sperimentando le loro attitudini, realizzando brevi scene e in seguito cortimetraggi. Mandatemi pure le vostre osservazioni su qualche film. G. BOLLIGER (Milano). - Il vostro diploma, specie se confortato da una buona dose di volontà e di entusiasmo, è sufficiente per la carriera che avete intenzione di intraprendere. Del resto, noto la vostra modestia : « direttore o segretario di produzione ». Il libro c'è, uscito da poco: L'industria cinemato- grafica e la sua organizzazione, edito appunto'dal Centro, edizioni di « Bian- co e Néro », Via Tuscolana km. 9, Ro- ma. Auguri. FRANCESCO ARGONDIZZA (Roma). - Leggerò quanto prima il soggetto su La fondazione dì Roma. Mi pare che l'idea di un soggetto su Scanderbeg sia interessante. Appena lo avete pronto mandatemelo pure. So che altri si in- teressava all'argomento; ma poi non se ne è fatto nulla. FRANCE LORI (Bari). - Vi ringrazio delle cortesi parole a proposito di Ci- nema e della Vostra assiduità nella let- tura della rivista. Purtroppo non sono autorizzato a dare gli indirizzi privati degli attori e delle attrici, come ho già detto sopra. D'altra parte altri che han- no tentato di mettersi in comunicazione diretta con essi per ottenere fotografie hanno perso il loro tempo. Per avere i due numeri arretrati di Cinema indi- rizzate vaglia all'Amministrazione del- la rivista tenendo presente che i numeri arretrati costano il doppio. Scrivetemi pure; sarò sempre ben lieto di darVi tutte le informazioni che richiederete. EUGENIO MEINARDI. - Anche a te grazie per l'elogio alla rivista. Per quan- to riguarda « Pigmalione » vedi quan- to ho detto più su a Renato Greco. Puk ha pubblicato la biografia della Hep- burn nel n. 2 di Cinema. La biografia di Ronald Coiman è uscita nel n. 34. Potrai avere le due copie indirizzando il vaglia all'Amministrazione della rivi- sta, tenendo anche tu presente che i numeri arretrati costano il doppio. IL NOSTBOMO 195 E I La soluzione dei giuochi deve pervenire ali* Sedazione di CINEMA (Sezione 'Giuochi e Concorri ', Piazza della Pilotta, 3 Roma) non oltre il 15 aprile 1940-XVIII. Scrivere chiaramente, oltre alla soluzione stessa, anche il proprio nome, cognome e indirizzo. Tutti i lettori possono liberamente collaborare a questa pagina PAROLE INCROCIATE m «3 io 1,1 a 15 ¥i Hi 36 i-% Ht :o io M I 1.9 iJ, ff li p> ^ m V n Ì-! Si OS HO li 11 m f) 73 21 19 5S » HI Orizzontali: 1. Film di Pabsl - 17. Le iniziali dell'interprete maschile de "L'ultima be||a di Don Giovanni" - 19. Attrice americana a nome Luisa - 20. Dei gangslers ero tale E. G. Robinson - 21. Triolo sconvolto di "Alleluiati I" - 22. Ente Nazionale Industrie Trasporti - 24. Il lamento di una notissima canzone - 25. Film italiano con la Merlini 26. È veramente bella questa deliziosa attrice I - 29. Operatore italiano assai apprezzato - 30. Ecco il nome della Miranda - 31. L'azione del film quando è detta- gliata nei minimi particolari e pronta per la ripresa 33. Due ruote del carro - 34. Le consonanti del nome di Clair - 35. Sigla della Louise - 37. Precede il co- gnome del regista di "Eskimo" - 38. Il piccolo torinese 39. La settima sorella - 40. Due consonanti del nome del grande interprete dei "Dialoghi di Platone" - 42. Il corpo del boia - 43. Provincie sicula - 44. Il fosforo con l'idrogeno e l'ossigeno si accompagna - 47. Voce del poker • 48. Africa Orientale - 49. Congiunzione inglese - 50. Le consonanti del doge - 51. l'interprete dei "Filibustieri" decapitata I - 52. Società Ferrovie Elet- triche - 53- È... la felicitai • 55. Il nome di un no- stro Ferrari - 59. Film di Pabst - 61. Annuo apparte- nente all'anno - 63. Negazione - 64. Attrice italiana (il suo ultimo film è "Inventiamo l'amore)"- 67. Il regisla di "Zola" e di "Pasteur" - 69. Attore americano e nome Robert - 70. Accorsero per arrestare il buon Deeds colpevole di filantropia -72. Il nome dell'attore Bernardi 73. ...e quello della Massey. Verticali: 1. Famosa tragedia realizzata anche sullo schermo - 2. Asti in automobile (ma per il momento a piedi...) - 3. Il Duca della Vittoria - 4. Il nome dell'in- terprete de la "Damigella di Bard" - 5. Possessivo d'oltralpe - 6. Nelle favole di Disney è staio sop- piantato dal lupo - 7. Uno dei primi film di Jean Harlow (y=i) - 8. Nome della grande interprete di "Labbra sognanti" - 9. Il nome della Birell a catafascio - 10. In quel luogo - 11. Ente Milanese Aziende Seriche 12. Film di Pabsl - 13. Il |iloso|o cinese morto recente- mente • 14. Strumenti che ci ricordano il simpatico milionario di "Mister Deeds" - 15. Film della Metro con Joan Crawford - 16. Monete italiane anagrammale 17. In mezzo a "Cabiria" - 18. Film di Pabsl - 19. Film di Pabst - 23. Un termine farmaceutico a gambe all'aria 27. Preposizione articolata - 28. Lussemburgo e Guate- mala - 32. A quelli della Primula Rossa siamo ormai abituati - 36. Effjcace attrice italiana - 41. Altra buona interprete cinematografica - 44. Quelle realizzata in America fu grande davvero I - 45. Il famoso quartiere negro di New York - 46. l'italiano Ciani divenuto fa- moso ad Hollywood per le sue interpretazioni terrificanti 49. Abitante dell'Assiria - 53. Prendi, I'... ti dono - 54. Torino - 55. Dio agreste - 56. .. Hale, in "Scandalo al Grand Hotel" - 57. Articolo femminile - 58. Né ieri né domani - 59. Mettine due insieme ed otterrai un film di Shirley Tempie - 60. Una casa cinematografica italiana ...incompiuta • 62. Il nome detrattore Asther - 64. Anagramma dell'insidia subacquea - 65. L'emblema rug- gente incompiuto della Metro - 66. Una famosa fu quella di Carlo - 68. lega Navale - 69. Mezzo nome della Paola - 71. Abbreviazione di motonave. GIUSEPPE SAVIO (Milano) SOLUZIONE DEL GIUOCO DEL N. 88 (25 FEBBRAIO 1940-XVIII) ATTRICI E ATTORI DEL MUTC > 1 vD fi e* E D E F L E U Ri 1 E L| S u s A rs fS AK R A N D A 1 S A D E L E A Z ZAR 1 T 1 FEP N A NDO iD Et RIE] •L OLA V S C O N T 1 ÌNflA S A R E D 0 H E S P t R 1 A 1 Ib||Ja|«|C|H|I CI ADE c R 'ESC E N £|0 E L S A S> ÈVE R 4I M A R 1 O B o ci ri A R D E 1 ' ^E D E s E V R E Ol_ G ,APA R A D s 1 '6 U 1 DO T R E«T O 16 t l (N A D 1 L ORE N rlol 1 N 0> ! : r N V BO MAR 1 'A do Lineili | 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 |«|E|l L|Y L AC 1 C O L E T T E| SOLUTORE DEL GIUOCO N. 88 CASTORI ALFREDO - Hotel Moderno Viareggio Scrivere le soluzione in inchiostro e con scrittura mollo nitida. Sarò estratto « torta un vineitora tra i solutori del giuoco: Parole Incrociale. Premio: L'Almanacco dal Cinema Italiano. La soluziona dal giuoco pubblicalo nell ' 90^ fascicolo apparirà nel 92* fascicolo (25 aprila 1940-XVIII) Direttore: VITTORIO MUSSOLINI NOVISSIMA - V. Romenello da Forlì, 9 - Tel. 760205 - Roma Proprietà letteraria riservala per i lesti A norma dell' articolo 4 della legge vi lore è lassativamente fatto divieto di rip slrazioni della rivista CINEMA quando e per le illustrazioni gente sui diritti d au- rodurre articoli e illu- non se ne ci/i la fonte //7/7J/7Z/Yl/ff/7 . /àfà/l/fef Prendete in tempo leCOMPRESSEdl ASPIRINA contro i raffreddori Aspirina (BAYER) Pubbl. Aut Prel. N. 44372 - 27- XVII- 39 fUfefietidum 1939-40 Avvisiamo tutti i nostri lettori risultati vincitori di un premio nel sorteggio del "Referendum 1939-40" che non con- fermando il loro nominativo, come da nostra avvertenza apparsa nel n. 87 (10 febbraio 1940-XVIII), entro il 5 aprile p. v., il loro premio cadrà in prescrizione CINEASSICURAZIONE Unico ufficio autorizzato in CINECITTÀ per le assicurazioni praticate dal U. 1. A. U. (Consorzio Italiano Assicurazioni Cinematografiche) copre tutti i rischi connessi alla pro- duzione FILM ed in particolare: i danni d' interruzione della lavorazione per morte, infortunio o malattie di persone (at- tori, registi, ecc.) o per danni allo studio,- i danni al negativo originale ed alle altre pellicole,- 1 danni al materiale di scena, oltre 1 normali rischi degli infortuni del per- sonale addetto alla produzione del film, della responsabilità civile verso terzi tanto per l'attività industriale che per l'uso degli auto- mezzi e di trasporto terrestre, marittimo ed aereo delle persone e delle cose ine- renti e connesse alla produzione di film NELLA VASTITÀ DEGLI ASSORTIMENTI IN IQ tfeteùe £amìia troverete subito le stoffe di vostro gusto, a prezzi con ve nientissimi Te s s u t i Ài od ci lo IMA NEGOZI DI VENDITA NELLE PRINCIPALI CITTÀ D'ITALIA INDUSTRIA DELLA SETA liti COMPAGNIA ITALIANA ^^ DEI GRANDI ALBERGHI VENEZIA LIDO-VENEZIA GRAND HOTEL DANIELI EUROPA & BRITANNIA REGINA VITTORIA & BRISTOL ROMA E X C E L S I O R GRAND HOTEL S T R E S A GRANDE ALBERGO & DELLE ISOLE BORROMEE E X C E L S I O R PALAZZO AL MARE (già Gd. Hotel desBains) GRANDE ALBERGO LIDO VILLA REGINA MILANO PRINCIPE E SAVOIA NAPOLI E X C E L S I O R GENOVA (S.T.A.I.) ALBERGO COLOMBIA per assicurare il continuo e regolare funzionamento degli impianti cinematografici ACCUMULATORI HENSEMBERGER .S2SS& CON UN RADIOINCISORESAFAR, ATTRICI ED ATTORI DEL CINEMA, POSSONO PERFEZIONARE LA LORO DIZIONE ED IL LORO CANTO INCIDENDO DISCHI SAFAR ED IMMEDIATAMENTE ASCOLTARNE IL RISULTATO. PER ACQUISTI RIVOLGERSI ALLE DITTE: Cav. ANTONIO MARTINATI ROMA - VIA FRATTINA, 82 Comm ALATI ANGELO - ROMA VIA TRE CANNELLE, 9 A 3. A. R. C. I. - ROMA VIA DEI VILLINI, 4 6 RADIO INCISORI A 8 E 9 VALVOLE ^caTi ■ \ "< SPED IN ABBON. POST. GRUP I DUE LIRE APRILE 1940- «? / / M \ là 'À % / aprile DI 72 PAWIE in veste primaverile vi attende per il MAGGIO MUSICALE FIORENTINO 28 APRILE - 8 GIUGNO 1940-XVIII a?^.1?^ ftjjj^ RIDUZIONI FERROVIARIE 50% ^J DAL 14 APRILE AL 15 GIUGNO 1940-XVIII i ì ^^^M~W^ l Stagione cinematografica 1940-41 - XVIII-XIX UN FILM ITALIANO PRODOTTO DALLA MANDERFILM capolavori successi | i I m Regìa di ORESTE BIANCOLI UN FILM DI ALESSANDRO KORDA LE QUATTRO PENNE BIANCHE ('THE FOUR FEATHERS1 Regìa di ZOLTAN KORDA UN FILM DI PRODUZIONE LONDON FILM con VIVIEN LEIGH - LAUREHCE OLIVIER - LESLIE BANKS ■hMHVHNIi H Uh. jj, Li li.*. *97 UH sememi Finn PRESENTA Lfl UlTfl DI «RIO KOCH il film premiato alla Mostra del Cinema 1939 con la COPPA BIENNALE D'ARTE VENEZIA Una mirabile interpretazione di EMIL JANNINGS WERNER KRAUSS VIKTORIA Von BALLASKO Regìa di HANS STEINHOFF PRODUZIONE TOBIS CINEMA GIRA Mima Loy, Tyrone Power, George Brent in 'La grande pioggia' (The rains carne) diretto da Clarence Brown ITALIA É STATO DEPOSITATO... ... al Ministero delle Corporazioni, per la sua pubblicazione nei modi di legge, il contratto di lavoro sti- pulato tra le competenti organizza- zioni sindacali per la determinazio- ne del trattamente economico delle figurazioni e delle comparse cinema- tografiche. Da quanto ci è dato co- noscere sappiamo che le figurazioni e le comparse devono rimanere a disposizione della Casa produttrice per io ore consecutive, oltre l'in- tervallo per il pasto non superiore a 30 minuti. Il compenso giorna- liero è di lire 50 per le figurazioni e di lire 17 per le comparse. La mi- sura di tali compensi viene ridotta nei casi in cui le ore di lavoro sia- no meno di dieci. Qualora le pre- stazioni vengano eseguite anche par- zialmente in ore considerate not- turne, e cioè tra le 22 e le 6, il com- penso è di lire Oo per le figurazioni e di lire 20 per le comparse. Per ciascuna ora di prestazione, oltre le dieci, comunque compiuta di gior- no, di notte o di festa, alle figura- zioni vengono corrisposte lire 7,50 ed alle comparse lire 2,50. AVRÀ LUOGO.. ... prossimamente in Roma a cura dell'Istituto Internazionale di Agri- coltura, l'esposizione internazionale dei film agricoli, con la partecipa- zione di tutti gli Stati interessati. Sappiamo che a questa utile, im- portante e interessante iniziativa ha aderito la Confederazione Fascista StS. 1U" "■"".;..;. ::i:' ::::: SrSr. ^H: •:•••••: 'JUÌ5 •ÌSsÌSs":..!!Ìim. «SltiyKSKnjH: -""••; -T^^j^^j^ iss^jaRìsgi. ?J3 *~z alia :--MM. §ìs ~ ■• ^giug?""''--™; =1155* SST iJj?J|||iJ 'n*;:i-!Ì:::;Jfc:::::l:. :\HSh 5P' .^fljSK * liÌljjBfjg| |||:||=:t" VIAREGGIO LIDO DI CAMAIORE MARINA DI PIETRASANTA FORTE DEI MARMI ,?l 20 km. di spiaggia balneare 200 alberghi e pensioni. Stagio- ne Maggio-Ollobre. Ottimo sog- giorno primaverile ed autunnale Informazioni : ♦S^V Ente di Cura Viareggio •^»"^ MILANO-FORO BUONAPARTE, 12 dei lavoratori della Agricoltura che presenterà in tale occasione sei pel- licole di carattere tecnico, agricolo e documentario. Come è noto tali pellicole sono state eseguite dal- l'apposito reparto cinematografico costituito in seno alla Confederazio- ne stessa. UN NOTEVOLE CONTRIBUTO... ... artistico ha portato al cinema- tografo lo scenografo e disegnatore di costumi Boris Bilinsky che ha ultimamente esposto in Roma alla Casa d'Arte Bragaglia. È interes- sante ricordare che egli ha disegnato i costumi di notissimi attori ed at- trici come Zarah Leander, Danielle DarrieUK, Harry Baur, Mosiusky- ne, Annabella, Lil Dagover. IL MAESTRO COL ACICCHI... ... ha curata la parte « musica e il cinema » nel « Libro della musi- ca » che l'Ed. Sansoni ha pubbli- cato recentemente. Il competente compositore per spiegare come la musica sia oggigiorno nella pelli- cola sonora una parte intima del film e a questo legata nella colonna sonora in modo da farne un corpo solo, parte dai tempi ormai lonta- ni dell'accompagnamento pianistico e orchestrale al cinema muto. IL DOPPIATO NEL NOSTRO PAESE... ... ha ormai raggiunto un indubbio valore artistico ed una autentica perfezione tecnica. È di questi gior- ni la notizia che la Fono Roma, la prima Casa che doppiò in Italia le pellicole straniere, ha istituito una scuola di doppiaggio onde alimen- tare di nuove forze la schiera degli attori di doppiaggio. In una inter- vista concessa ad un redattore del Meridiano di Roma, Sandro Salvi- ni direttore della suddetta Casa di doppiaggio ha illustrato i motivi che hanno indotto i dirigenti della Società a costituire questa scuola e i non lievi ostacoli di indole pra- tica che si sono dovuti superare per raggiungere i risultati prefissi. Molti attori e attrici di fama, scrive il Meridiano di Roma, non hanno disdegnato di andare a prendere tra l'altro ottime lezioni di recitazione. UN DOCUMENTARIO TEDESCO... . . . sulla campagna polacca è stato proiettato il 4 sera alla Quirinetta. Il film è intitolato battesimo di fuoco. Vi hanno assistito, per in- vito dell'Ambasciatore di Germania Von Mackensen, il Ministro degli Esteri, membri del Governo, perso- nalità dell'Esercito, della Marina, dell'Aviazione, Gerarchie e Autori- tà. Innanzi alla sala, del tutto gre- mita, sono apparse le scene della campagna di Polonia dall'inizio alla sua conclusione. B chiaro proposito di documentare le fasi della lotta è stato pienamente raggiunto anche attraverso la tecnica fotografica. ALLA PRIMA SERATA... ... di Cinematografia retrospettiva che ha avuto luogo a Napoli nel tea- tro Alhambra sono intervenuti circa 900 spettatori e molti non hanno potuto assistere poiché i posti era- no esauriti. Alla presenza delle mag- giori autorità della provincia sono stati presentati Cabiria, entr'acte, pioggia, che hanno riscosso la più grande ammirazione del pubblico. Le prossime serate avranno luogo il giorno 12 corrente mese con il gabinetto del dottor caligaris e il 26 corrente mese con varieté di Dupont. IN QUESTI GIORNI È AVVENUTA... ... la definitiva costituzione della Società denominata Autori Associa- ti con sede in Via Vittorio Veneto n. 108 (tei. 43068) presieduta dal- Anita Farra nel 'Bazar delle idee' (prod. Andros - foto Pesce) 201 Jìr ritenere presk um bella carnagione! Versate alcune gocce di Lara sopra un batuffolo di ovatta e massaggiate leggermente il viso. Sentirete subito una benefica corrente di nuova vita inondare la vostra pelle. Osservando il batuffolo di ovatta, avrete una grande sorpresa: esso sarà diventato tutto nero. Tante impurità erano nei vostri pori! Una pulizia radicale della pelle è condizione indispensabile per una bella carnagione. Lara penetra profondamente nei pori, dissolve ed elimina i punti neri e le impurità; rende la pelle delicata, liscia e bella. La vo- stra pelle può respirare di nuovo: Lara la rende più fresca, più sana e più giovanile. Gratis riceverete un cam- pione di Lara, lozione per il viso, scrivendo alla Scherk Società Anonima Italiana, Milano, vìa L. Mancinelli, 7 Hep. XVIU JOaha lozione per il viso Scherk protendenti risultati di Un „^~ semplice l'ing. Vittorio Vassarotti. I soci fon- datori sono : Corrado Alvaro, Ghe- rardi Gherardo, Stefano Landi, Leo Longanesi, Corrado Pavolini, Ma- rio Pannunzio, Ivo Perilli, Piero Tellini, Cesare Zavattini, Primo Zeglio. Direttore generale : Cesare Zavattini. La Società raccoglie dieci scrittori, sceneggiatori e giovani registi fra i più noti d'Italia unitisi per una co- munione di principi nei riguardi del cinematografo : essi intendono pro- durre soggetti e sceneggiature che siano il risultato di una collabora- zione ben calcolata fra i compo- nenti, il risultato di un'esperienza collettiva che diventerà di giorno in giorno più fruttifera data la sua continuità. Questa notizia precisa e ufficiale era attesissima nell'ambiente cinemato- grafico dove la cosa che si sapeva in gestazione, aveva suscitato il più vivo interesse. Si tratta di un esperimento che per i nomi dei componenti e per la sua programmatica fede nel nostro ci- nema sarà seguito da tutti molto attentamente: potranno derivarne insegnamenti particolarmente utili in un periodo di crescita quotidiana e complessa come questo che la no- stra cinematografia sta attraversan- do, vigilata dalle gerarchie che vi dedicano incessanti severe fatiche. SPAGKA DNA PELLICOLA 01 CARTONI... ... animati dal titolo s.o.s. dottor marabù è prossima a completarsi a Barcellona per merito di un grup- po di giovani cineasti spagnoli. Ec- co la storia davvero interessante di questo primo cartone animato: « Cinque anni fa un gruppo di ami- ci composto da Alessandro Fernan- dez de la Reguera, Victor Solande, Rosando de Riquer e uno studente di medicina abile disegnatore, de- cise di fare un film di cartoni ani- mati ed iniziò il lavoro che però do- vette interrompere a causa della guerra che la Spagna ebbe a soste- nere per liberarsi dei suoi nemici. Tornata la pace e rientrati tutti alle loro case decisero di riprendere il lavoro non più però come passatem- po ma come serio studio ed esperi- mento per una produzione continua. Creatore dei disegni originali è « De- ban » (lo studente di medicina), tecnico del movimento è il disegna- tore Francisco Tur, la musica è del maestro Eduardo Sainz de la Maza e le parole delle canzoni sono di Teresa Dini e Pablo Sanz. IL CONTE DI BRECHARD... ... presentato ultimamente in Spa- gna dalla Cifesa, ha ottenuto un grande successo di pubblico e di critica. Ecco quanto scrive del film italiano Radiocinema del 29 feb- braio u. s. : « Il verismo delle sue scene, abilmente fotografate, com- muove e mantiene teso l'animo del- lo spettatore. Amedeo Nazzari e Luisa Ferida fanno della loro in- terpretazione una superba creazio- ne. La regìa di questa pellicola, af- fidata a Mario Bonnard, può essere presentata come modello di perfe- zione ». FILM IN CANTIERE... ... in terra spagnola: la malque- rida, versione cinematografica del- l'opera teatrale omonima del dram- maturgo D. Jàcinto Benavento; la ginatilla, tratto dall'opera di D. Miguel de Cervantes, interpretato da Juan de Orduna ed Estrellita Castro; la marquesona diretto da Ardavin ed interpretato da Nicolas U. Perchichot. FRANCIA 6LI EREDI DI ANDRÉ MA6IN0T... ... hanno venduto alla Fox i dirit- ti cinematografici di un libro rica- vato dai documenti raccolti e com- posti da lui. La traduzione sarà fatta dallo scrittore americano Up de Graaf. Questo film è destinato ad illustrare la figura di quel mi- nistro, grande soldato, che ha rea- lizzato per il suo paese una formi- dabile cintura di difesa. ECCO I FILM ATTUALMENTE... ... in cantiere. A Billancourt: vol- pone diretto da Jean Perrier, sol- dats sans uniformes diretto da Maurice de Canonge; a Neully : dia- mant noir diretto da Jean Delan- noy e interpretato da Gaby Morlay, Charles Vanel, Louise Carletti, Hé- lène Carletti; negli stabilimenti di Francois Ier : le collier de chan- vre diretto da Leon Mathot ed in- terpretato da Luguet, Jacqueline Delubac, Annie Vernay, Vyola Va- reynes, Georges Lannes; a Buttes- Chaumont : elles etaient douze femmes diretto da Georges Lacom- be, interpretato da Gaby Morlay, Franfoise Rosay, Betty Stockfeld Micheline Presles, Simone Berriau; une idée À l'eau diretto da J. P. Dreyfus. A Nizza : uniel pere et fils di Duvivier è alla I2a settima- na di lavorazione. SARAH BERNHARDT... ... rivivrà sullo schermo per meri- to di Bette Davis che sembra sia stata scelta per reincarnare l'ori- ginale e seducente figura della gran- de attrice francese. U. S. A. L'ACCADEMIA DELLE ARTI... ... e Scienze del Cinematografo riu- nitasi ultimamente per assegnare i premi della produzione cinemato- grafica 1939, di cui abbiamo dato notizia nel numero ultimo, ha ven- duto per trentamila dollari i di- ritti di esclusività alla Warner Bros per un corto metraggio sul pranzo annuale. Il film già girato ha avuto la supervisione di Frank Capra. UN SECONDO CINEMATOGRAFO... ... di ottocento posti che ha l'esclu- siva dei film italiani è srato inaugu- rato recentemente a New York dai Fratelli Di Carlo, operatori del « Ci- necittà Theatre » che appunto in questi giorni hanno lasciato la « Filmarte ». Il primo film presen- tato è stato Giuseppe verdi (The Life of Giuseppe Verdi) WALTER DISNEY... ha annunciato un nuovo lungo- metraggio la cui lavorazione si ini- zierà nel prossimo ottobre. Hai Hor- ne, il vice-presidente della « Walt Disney Corporation », intervistato 202 Maria Denis, Vittorio De Sica e Umberto Melnati al microfono del- l'E. I. A. R. (foto Vasari) dalla stampa cinematografica di New York ha detto che la nuova fatica di Disney dal titolo proba- bile fantasia, non può essere an- cora anticipata da descrizioni per- chè le caratteristiche sono mante- nute segrete e che ad ogni modo tale realizzazione sarà una novità. Il cartone durerà due ore e mezzo. fantasia sarà distribuito diretta- mente dalla organizzazione Disney al contrario di quanto finora è stato fatto. Il commento musicale è sta- to già registrato nel mese di feb- braio scorso dal maestro Leopold Stokowski e dall'orchestra Sinfoni- ca di Philadelphia comprendente 103 professori. Circa 450 mila piedi di colonna sonora furono sonoriz- zati. Intanto sappiamo che la «Walt Disney Production » il cui profitto netto del 1939 è stato di 1.250.000 dollari, ha aumentato il capitale sociale di un milione di dollari. UN FILM CHE AVRÀ... . . . un successo pari al via col ven- to è rebecca distribuito dagli Arti- sti Associati, tratto dal noto ro- manzo omonimo di Daphne Du Maurier, letto da più di 3 milioni di persone. Il film è interpretato da Laurence Oliver, l'eroe di wu- therings heights, da Joan Fon- taine, George Sanders e Judith An- derson e diretto da Alfred Hitch- cock. La pellicola è l'ultima della produzione David O. Selzinick e sarà data in prima il 12 aprile a New York. UN INTERESSANTE ESPERIMENTO... ... di televisione è stato realizzato con successo il 6 marzo scorso a New York. Una trasmissione spe- ciale televisiva è stata trasmessa per tre quarti d'ora da un aeropla- no delle <( United Air Lines » che volava nel cielo di New York. Il sistema adoperato usato general- mente per le trasmissioni a terra, è stato messo in opera con ottimi risultati dagli ingegneri della R.C.O. e della N.B.C., le due mag- giori compagnie di radio e televi- sione degli Stati Uniti. IL RAPPRESENTANTE EUROPEO... ... della Paramount, Fred Lange, di ritorno in America da un giro nell'Europa continentale, nel mo- mento di sbarcare dal « Clipper » a New York, ha fatto importanti dichiarazioni alla stampa sulla si- tuazione della distribuzione dei film americani nei paesi europei. « Sen- za che io faccia delle oscure previ- sioni, ha detto Lange, l'attuale si- tuazione non può che essere brutta sotto tutti gli aspetti. La guerra co- sta miliardi e qualcuno se ne sta accorgendo a proprie spese. Inoltre il mercato è chiuso in quasi tutti i paesi. L'Italia dichiara di avere abbastanza pellicole anche senza i prodotti americani. Con tutto ciò le Compagnie Americane sarebbero disposte a riprendere la distribu- zione delle pellicole in Italia secon- do le nuove disposizioni del Gover- no Italiano. Sembra che l'Italia aspetti che l'America taccia il pri- mo passo. Del resto qualche profit- to può esseri ancora realizzato col mercato italiano ma certo non co- me prima. L'anno passato si pro- grammarono in Italia 271 pellicole, tra nazionali ed estere, ma gli in- dustriali hanno tatto sapere che non bastavano. Secondo il mio parere non è il caso di riallacciare nuovi rapporti con l'Italia perchè chi ci dice che altri paesi non debbano adottare le stesse regole? ». Passan- do alla Spagna, Lange ha detto: « La situazione in Ispagna si de- lineò disperata quando si proibì l'uscita della valuta dal Paese. Le Società americane possono intra- prendere affari ma secondo le con- dizioni dettate dal Governo, condi- zioni che rendono difficili ogni even- tuale trattativa. Per quanto riguar- da la Francia, ha continuato Lan- ge, pur essendo la valuta libera da qualsiasi restrizione io credo che non è lontano il tempo in cui le stesse restrizioni adottate in Inghil- terra saranno messe in opeia anche in Francia. La produzione locale trovasi in difficoltà, quantunque quaranta pellicole fossero quasi complete allo scoppio della guerra». UNA NUOVA LEGGE... . . . approvata in Italia dal Senato, scrive Film Daily del 15 maizo scorso, rimuove tutti gli ostacoli ai distributori italiani permettendo loro di acquistare e distribuire le pellicole estere senza il controllo del Governo. La legge apre appa- rentemente la via per qualsiasi so- cietà americana che voglia iniziare Bine PRQuinciflLQ poh il Tumsmo di roihd ROCCA DI PAPA, PANORAMA DI MONTE CAVO Sede- Via Nervo. 4 - Tel. 481-094 - 481-053 UH. inf. turisi.- Via Reg Eleno. 70 - Tel. 487-839 Ufficio Stazione Termini: Telefono 487-190 ASSOCIAZIONI PRO-LOCO DIPENDENTI ALBANO - ANZIO - ARICCIA - CASTELGAN- DOLFO - CAVE - CIVITAVECCHIA - FREGENE GENZANO - GROTTAFERRATA - LADISPOLI LIDO DI ROMA -MARINO - MONTECOMPATRI NEMI - PALESTRINA - PALOMBARA - ROCCA DI PAPA - ROCCA PRIORA - SUBIACO TIVOLI - VELLETRI - ZAGAROLO AZIENDA AUTONOMA DI FRASCATI IAGNET LICENZA BOSCH /"d'I PRODOTTO DI ASSOLUTA FIDUCIA OPERA DI MAESTRANZE ITALIA N E BANCA COMMERCIALE ITALIANA BANCA DI INTERESSE NAZIONALE CAPITALE L. 700.000.000 INT. VERS. RISERVA LIRE 160.000.000 AL 18 MARZO 1940-XVIII Clark Gable, Joan Crawford e Jan Hunter in 'Strange Cargo' trattative per la vendita diretta ai noleggiatori italiani. Quest'anno circa 750.000 dollari sono stati col- locati per la compera di pellicole estere. D'altra parte l'acquisto a Londra da parte di una casa ita- liana dei ftlm JAMAICA INN, SIDE; WALKS OF LONDON, BEACHCOMBER sta a dimostrare che i distributori italiani compreranno affannosamen- te in Inghilterra ed in Francia se i prodotti americani non sono a por- tata di mano. WILL H. HAYS... ... ha festeggiato il 4 mi "zo u. s. il suo i8° anno alla presidenza del « Motion Picturc Produc' rs and Distrihutors of America ». Il 4 marzo 1922 ey'.i lasciò la direzione generale delle Poste ed entrò negli affari cinematografici. Da allora., scrive il Motion Picture Herald, egli è stato sempre « il Generale ». LA FONDAZIONE ROCKEFELLER .. . ... ha concesso 20.000 dollari per uno studio biennale sulla musica cinematografica nella scuola per gli studi e ricerche sociali. Lo studio, che è il primo del genere, sarà con- dotto, sotto la direzione del prof. Hanns Eisler, un compositore tede- sco, con la collaborazione della R.C. A. e di alcuni membri della orchestra filarmonica. Tra l'altro saranno esaminate le possibilità di nuove forme musicali e materiali di composizione, le relazioni fra mu- sica e dialogo, uso del canto e del coro, suoni e rumori ed altri pro- blemi di orchestrazione. Hans Eisler comporrà ogni anno una sequenza di 40 o 50 minuti applicando i nuovi princìpi in modo da mostrare le loro qualità artistiche in relazio- ne delle attuali produzioni. ANCHE BARNEY BALABAN... . . presidente della Paramount, ap- pena a New York di ritorno da un viaggio d'affari in Florida, non è sembrato troppo contento dell'at- tuale situazione della cinematogra- fia nord-americana. < L'industria si avvia ad attraversare un gran brut- to periodo » ha detto. Interrogato circa le perdite attuali dell'industria ha aggiunto : « Io le considero di circa il 25 e il 35 per cento. E quel che conta è che almeno per ora non c'è maniera di recuperarle. Il mercato mondiale va sempre peg- gio e verrà il giorno in cui il yo% dei profitti li dovremo ottenere so- lamente dal continente nord-ameri- cano e lt pellicole dovranno seguire i tempi ». Parlando della Televisio- ne egli ha detto che la Paramount, interessata per metà nei laboratori Du-Mont, l'attende al varco. « Nes- suno può sapere dove potrà giun- gere e quale forma prenderà ». UN'APPLICAZIONE INTERESSANTE... ... e sensazionale al tempo stesso della « luce nera » è stata fatta ul- timamente a New York. Questa lu- ce è stata usata su un tappeto guida fluorescente in un cinematografo lo- cale. I risultati ottenuti sono stati addirittura sbalorditivi e favorevole l'accoglienza da parte del pubblico. Il sistema, della Società Alexander Smith and Sons, era stato da tempo adottato nel teatro di Warner Ken- nedy a Washington. Il tappeto fluo- rescente ha una durata pari a quella di ogni altro tappeto comune ed il costo è superiore a questo di circa il 20 per cento. LOUIS BR0MFIELD... ... l'autore de la grande pioggia portato ultimamente sullo schermo da Clarence Brown per la Fox, si è impegnato a scrivere un soggetto cinematografico che la Columbia gli ha comprato per 50.000 dollari. An- che la R.K.O. e la Universal han- no chiesto al famoso romanziere di scrivere per loro lavori 'inediti e Bromfield si è precipitato in Flo- rida per concludere le trattative. Una pre-compera dei diritti di ri- produzione cinematografica di un soggetto è una cosa assolutamente nuova nella storia del cinema e per- tanto, scrive Variety, tale sistema può diffondersi. ECCO IL TESTO... ... di una lettera che Francesco E. Burns, da Van Nuys in California, ha inviato al direttore di Life nello scorso gennaio a proposito della rea- lizzazione di Disney : pinocchio. "Signori! Ascoltate. Voi date tanta pubblicità alla nuova realizzazione di Disney. Io che lessi Pinocchio quand'ero bambino lo considerai il mio libro favorito. Pinocchio aveva un naso molto lungo ed era triste a guardarlo. Pinocchio fu un solitario sognatore e viaggiò lontano. A me piacque la sua tristezza e la sua so- litudine. Io credo che molti fanciulli pensino altrettanto. L'infanzia non è spesso un letto di rose. Ed ora viene Walt Disney con il suo pinoc- chio dalle guance paffutelle, il suo piccolo naso raffinato e i suoi guanti da pugilista. Tutto il lavoro di Dis- ney è dunque hollywoodinizzato, è differente, è lontano dalla bella real- tà infantile. Pinocchio era angoloso, smilzo; era un caro compagno di legno. A me piacerebbe dare un pu- gno al naso di Walt Disney ». 204 SEI MESI DI GUERRA è il nuovo documentario Luce che esce in questi giorni in Italia. Il documentario mostra il bom- bardamento del Westerplatte, l'avanzata delle colonne moto- rizzate tedesche oltre il confi- ne polacco, la mobilitazione, gli apprestamenti militari de- gli alleati occidentali, la ca- duta di Varsavia, la guerra sul fronte franco-tedesco, la fuga del Bremen, il triste destino della Finlandia. Questi ed altri sono gli elementi del materiale filmistico che è stato coordina- tamente raccolto nelle sequen- ze di questo interessante docu- mentario. MEGLI STABILIMENTI CINECITTÀ PASSIONE - Prod. : « Grandi Film Storici »; dir. di prod. : Nino Otta- vi; regista: Carmine Gallone; da una novella di Stendhal « Vanina Vanini»; sceneggiatura: Guido Can- tini; scenografia : Guido Fiorini; co- stumi: Titina Rota; comm. mus. : Luigi Ricci; operatore: Anchise Brizzi; fonico: Vittorio Trentino; interpreti: Alida Valli, Amedeo Nazzari, Germana Aussey, Camillo Pilotto, Osvaldo Valenti, Lauro Gazzolo, Lamberto Picasso, Amina Pirani Maggi, Carlo Bressan. Ini- ziato il 20 marzo 1940. Soggetto: tratta di un avvincente racconto d'amore innestato nella cornice dei moti carbonari in Roma. Gli ester- ni saranno girati nella campagna romana ed in Roma stessa. ANTONIO MEUCCI (Il mago di Clifton) - Prod. : « Sabaudia »; di- stribuzione: E.N.I.C; dir. di prod.: Ferruccio Biancini; regista: Enrico Guazzoni; soggetto: Lucio D'Am- bra; sceneggiatura: Guido Cantini, Alberto Spaini; dialoghi: Guido Cantini; scenografia: Monastero e Buscani; musica: Escobar; opera- tore: Fernando Risi; montaggio: Benedetti; interpreti : Luigi Pavese, Leda Gloria, Osvaldo Valenti, Rubi Dalma, Greta Gonda, Nerio Ber- nardi, Armando Migliari, Anna Valpreda, Franca Volpini, Rudi D'Alprà, Nino Pavese, Nino Mar- chesini. Soggetto: tratta di un epi- sodio interessante della vita di An- tonio Meucci, l'inventore del tele- fono. L'ASSEDIO DELL ALCAZAR - Il film è terminato nelle riprese in- terne. La compagnia guidata da Augusto Genina, regista, si accinge a partire per la Spagna dove ver- ranno girati gli esterni sugli stessi luoghi dell'azione. Prod.: « Bassoli Film »; distribuzione: I.C.I. PICCOLO ALPINO - Prod.: «Man- derfilm »; soggetto tratto dall'omo- nimo romanzo di Salvator Gotta; regia: Oreste Biancoli; dir. di pro- duzione : Alfredo Di Carpegna; ope- ratore : Arturo Gallea; interpreti : Elio Sannangelo, Mario Artese, Ma- rio Ferrari, Filippo Scelzo, Cesco Baseggio, Amedeo Trilli. Iniziato il 25 marzo 19.(0. AMORE DI USSARO (L'ultimo us- saro) - Prod. : Produzione Associa- ta; distrib. : «Generalcine»; dir. di produzione: Carlo Civallcro, Giu- seppe Pelagallo; soggetto: Antonio De Obregon; regìa: Luis Marqui- na; sceneggiatura : Pier Luigi Me- tani; riduzione italiana : Giuseppe Pelagallo; scenografia: Salvo D'An- gelo; costumi : Arcangeli; interpre- ti : Conchita Montenegro, Luis Sagi Vela, Alberto Romeo, José Calle, Armando Calvo, Giulio Donadio. Iniziato il 28 marzo 1940. IL QUADRANTE DELLA FOR- TUNA -Prod.: I.C.I. ; dir. di pro- duzione : Luciano Musso; regista : Camillo Mastrocinque; soggetto trat- to dalla commedia « L'affare Ku- binsky »; sceneggiatura: Luigi Zam- pa, Camillo Mastrocinque; sceno- grafia : Viti e Tancredi; operatore : Ugo Lombardi; interpreti: Jole Vo- leri, Nino Besozzi, Miretta Mauri, Enzo Biliotti, Armando Migliari, Giacomo Moschini, Guido Notali, Carlo Campanini, Arturo Bragaglia, Minora, Principe. Il film trovasi attualmente al montaggio diretto da Lucarelli. SCALERÀ LA COMEDIE DU BONHEUR (La commedia della felicità) - Pro- duzione: «Scalerà»; distrib.: Di- scina e Scalerà; dir. di prod. : Cesa- re Zanetti; regìa: Marcel L'Her- bier; dialoghi: Jean Cocteau; sog- getto di Evréiinoff e Nozière; musi- ca : Henry Sauguet; canzoni di Paul Misraki; interpreti : Ramon Novar- ro, Michel Simon, Jules Berry, Mi- cheline Presles, Pierre Jourdan e Doumel, Tre-ki Jacque Catelaine, Marcel Vallèe, Ève Francis. Sog- getto : un uomo, pazzo, vuol creare del buonumore intorno a lui e sce- glie una pensione di famiglia come cornice della sua esperienza. Si è iniziato il 18 marzo 1940. LA DONNA PERDUTA - Prod. : « Iris film »; distrib. : Generalcine; dir. di prod.: Cairella; regia: Do- menico Gambino; soggetto tratto dall'operetta omonima di Giuseppe Pietri; riduzione di Guglielmo Zor- zi e Guglielmo Giannini; sceneggia- tura: Mariani dell' Anguillara e Ver- gano; scenografia : Nino Maccaro- nes; musica originale di Giuseppe Pietri; operatore: Ubaldo Arata.; in- terpreti: Elli Parvo, Luisella Be- ghi, Alberto Capozzi, Carlo Cam- panini, Osvaldo Genazzani. TITANUS MUSICA DI SOGNO - Prod.: « Ita- la film »; regìa: Geza von Bolvary; sceneggiatura: Guido Cantini; sce- nografia: Giorgio Pinzauti; musica: Zandonai; fotografia : Friedl Benh Grund; interpreti: Mara Harell, Kirsten Heiberg, Maurizio D'An- cora; versione italo-tedesca. L'INCANTO DI MEZZANOTTE - Prod.: « Diana film »; soggetto: Ni- no Novarese, Mario Baffìco; regìa : Mario Baffìco; sceneggiatura: Nino Novarese, Ettore Margadonna; sce- nografia : Tavazzi e Raimondi; co- stumi: Nino Novarese; musica: Elio Porrino; operatore: Vaclav Vick; montaggio: M. Serandrei; interpre- ti: Germana Paolieri, Guido Notari, Luigi Almirante, Tina Lattanzi, Lauro Gazzolo, Nerio Bernardi, Andrea Checchi, Romolo Costa. PISORNO-TIRRENIA UN DUCA E FORSE UNA DU- CHESSA - Prod. : « Schermi nel mondo »; dir. gen. : Cesco Cola- grosso; regìa: Giorgio Ansoldi e Gabriele Varriale; musica : Costan- tino Ferri; operatore: Mario Alber- telli; dir. tecnica : Santiago Salvich; interpreti: Gemmine Aussey, Osval- do Valenti, Fausto Guerzoni, Sergio Tofano, Inge Darwy, Elena Altieri, Renato Malavasi, Loredana. Versio- ne italo-spagnola. Soggetto: l'azio- ne si svolge nella pittoresca provin- cia della capitale ungherese. Gli esterni sono stati girati a Pisa. Il film trovasi attualmente al mon- taggio. S.A.F.A. DOPO DIVORZIEREMO - Prod. : « Excelsior »; distrib.: «Minerva»; dir. di prod. : Fabio Franchini; soggetto : Alessandro De Stefani; regìa : Nunzio Malasomma; sceneg- giatura: Malasomma e Sergio Ami- dei; scenografia : Pietro Filippone; arredamento: Rappini; figurini: Marcello di Laurino; interpreti : Amedeo Nazzari, Lilia Silvi, Vivi Gioì, Noèlle Norman, Monica Thie- baut, Guglielmo Sinaz, Lia Orlan- dini (versione italiana). Lilia Silvi, Roberto Rey, Maria Mercader, Noèlle Norman, Monica Thiebaut, José Portes e Lia Orlandini (ver- sione spagnola). GIORNALI LUCE N. 1 - Olettà A.O.I.: Falcia- tura del grano (Luce) - Ger- mania : Materie prime dalla Russia - Londra : Esercitazio- ni antiaeree; Spettacoli di va- rietà - Stati Uniti : Corse auto zanzare e vecchie automobili - Palestina : Truppe di colore - Africa : Danze all'aperto - To- rino : Apparecchio respirazione artificiale per neonati (Luce). N. 2 - Roma: Incontro di pu- gilato Italia-Europa (Luce) - Giappone: Scherma col basto- ne - Fronte Francese : Guerrie- ri indiani sul fronte; Il Duca di Windsor sul fronte francese - Mare del nord-Germania: Ritorno alla base di un sotto- marino tedesco - Slati Uniti: Macchine per mantenere la li- nea femminile - Torino : Scuo- la delle « fidanzate » (Luce) - Italia : Fabbrica di fucili, mo- schetti e mitragliatori (Luce). N. 3 - Pasqua romana: La benedizione Papale impartita dal loggiato esterno della Ba- silica di San Pietro (Luce) - Tradizioni fiorentine : Lo scop- pio del Carro in piazza del Duomo (Luce) - Birilli ame- ricani : Una gara di boccie a birilli - Cavallette nel sud Africa : Invasione - Manovre alle Piramidi: Soldati neoze- landesi per i vicoli e i bazar del Cairo; Esercitazioni mili- tari - Fronte germanico: Alle- namenti militari presso la Li- nea Sigfrido - La guerra sui mari: L'arrivo a New York del piroscafo inglese « Queen Elizabeth » - Aeroplani per l'Italia (Luce). N. 4 - Annuale dei Fasci a Roma : Il Duce assiste al giu- ramento degli allievi della Mi- lizia Universitaria (Luce); La inaugurazione della nuova via « 23 marzo » (Luce) - Cava- lieri d'Italia : Saggio finale degli Ufficiali del corso di equitazione di campagna (Lu- ce) - Fronte germanico: Primi prigionieri terrestri inglesi - Cani veri e cani finti: Alleva- mento di cani da corsa - Tuf- fatori di Los Angeles: Esibi- zioni di campioni - Ali sul mare : Un lancio di aereo con catapulta da bordo dell'incro- ciatore « Eugenio di Savoia » (Luce). N. 5 - Roma: Il Ministro de- gli Esteri ungherese visita l'È 42 (Luce) - Stati Uniti: Rifornimento di oche per il mercato di New York; Il con- corso di Cenerentola - Giap- pone : La più piccola locomo- tiva del mondo - Germania : Pattuglia aeronavale - Italia : Fabbrica e collaudo di siluri. N. 6 - S. Matteo delle Chiavi- che: Impianti idrovori (Luce) - Stati Uniti: Gare balneari - Inghilterra : Biblioteca natan- ■ te; Giardino giapponese - Ro- ma: Primavera al Pincio (Lu- ce) - Sud Africa : Polizia del deserto - Germania: Dragag- gio di mine - Albania : Recu- peri di metalli nell'Adriatico a 30 metri di profondità (Luce) . 205 c-«*S5^ coty' SÌTTXO sierrve alia f£ Coty : ^ paSlell pTO' rosse1 io*** CoVJtetf u^ 0 , Rube^s Cr*° Gran y^a&z ^ ckizòcoi.... dopx^ Solo dopo l'uso si può criNcare una cipria. E l'uso che dimo- stra sempre le qualirà superiori della cipria Coty. Anche in condizioni avverse, anche col vento e la pioggia, la Cipria Coty resta sul vostro viso come un sottilissimo velo di bellezza. E veramente "la cipria che aderisce" e per questo anche le sportive la preferiscono. La Cipria Coty deve i suoi pregi all'eccellenza delle sostanze che la compongono e alla sua straordinaria finezza ottenuta mediante il "ciclone d'aria" che spinge la cipria a filtrarsi da sola attraverso un fìtto tessuto di seta. La Cipria Coty non allarga i pori, perchè non contiene adesivi artificiali, tanto dannosi alla pelle. Per essere tranquilla, scegliete quindi la Cipria Coty nel profumo che preferite, in una delle sue 12 luminose sfumature di tinta. COTY £ot cUotàa SOC. AN. ITALIANA COTY • SEDE E STABILIMENTO IN MILANO ATTORI CIOÈ CARATTERI L'IMPULSO dato alla cinematografia nel nostro Paese, il moltiplicarsi delle iniziati- ve, l'ingrossarsi della produzione nuova, mette in primo piano il problema di quello che si dice l'immissione di forze nuove: da Sondrio a Catania, da Bari a Trento, in giovani di tutte le classi sociali sentiamo agitarsi più intensa e concreta la speranza di convergere verso i teatri di posa. Si fa quindi più che mai preciso il dovere, per una rivista seria, di richiamare l'at- tenzione sulle grandi difficoltà e responsa- bilità che la professione d'attore cinemato- grafico implica : almeno per chi si propon- ga di esercitarla in forma degna e memo- rabile. Il lavoro dell'attore cinematografico è la- voro di precisione, lavoro d'orologeria; la sua interpretazione, dopo le necessarie pro- ve, d'una particolare scena, a un certo punto entra nel regno dello stabilito, del- l'irrimediabile; non c'è più modo di richia- marla indietro, di far meglio la sera dopo : la pellicola la possiede in maniera defini- tiva e fissa. Si capirà da ciò quale studio, quale esattezza debbano essere reclamate da chi voglia passare per grande attore : e non si dica, all'incontro, che la maggior parte degli aspiranti sono attratti soltanto da argomenti di carattere sociale ed econo- mico; i giovani di provincia, nelle loro ambizioni tanto spesso frustrate, sognano sé medesimi non soltanto nelle vesti di per- sone ricche e mondanamente note, ma an- che di interpreti e di caratteri memorabili. E se ci sbagliamo li preghiamo di contrad- dirci. Ecco dunque che l'attore, il quale stia im- parando il mestiere, non deve dimenticare la grande importanza della propria funzio- ne; infatti, appunto per quel carattere de- finitivo, immutabile di cui si diceva, essa partecipa alla creazione stessa dell'eventua- le opera d'arte; il film non ne può prescin- dere, non ha un'esistenza a sé come può averla una commedia considerata come opera d'arte letteraria. Non sempre, nel- la visione alquanto generosa e romantica che essi hanno della professione d'atto- ri, i lontani aspiranti si fermano a con- siderarne dettagli d'indole pratica. La creazione del personaggio avviene, per l'attore di cinema, nell'ambito di specia- lissimi mezzi tecnici che la rendono più che mai irta di difficoltà. Si pensi che la ripresa del film naturalmente non è svolta di seguito, secondo il racconto della sceneggiatura : sicché l'attore deve di vol- ta in volta, di posa in posa, ritrovare le espressioni, gli atteggiamenti, le intonazio- ni adeguate, senza l'ausilio di quel fervore crescente che può essere dato all'attore di teatro dalla continuità e dal giusto ordine cronologico della sua opera. Lavorando a sbalzi, fra ripetizioni e interruzioni e ri- torni, l'attore di cinema deve sempre sa- persi ritrovare di fronte alla macchina nel- l'atteggiamento giusto. Di qui l'obbligo di essere controllatissimo, di raggiungere una straordinaria conoscenza dei propri mezzi in rapporto ai mezzi del cinema : sapere, ad esempio, in quale piano o campo debba agire per un determinato quadro; e non tralasciare, non trascurare nulla. L'attore di palcoscenico può fingere di compiere una data azione, può procedere per allusioni ed accenni, mentre all'attore di cinema que- sto è precluso. Ogni espressione ha per lui il carattere impegnativo delle cose captate per sempre : deve essere chiara, evidente ed in perfetta relazione con quanto prece- de e quanto segue. Altrimenti ne escono personaggi provvisori, incoerenti e generici. E infatti non bisogna dimenticare che ap- punto questo è il fine che il laborioso sfor- zo tecnico dell'attore si propone: creare personaggi, caratteri. Sicché alla base del lavoro pratico dell'attore, nei casi degni di nota dovrebbe trovarsi sempre un prepara- torio lavoro d'osservazione del mondo, di precisazione dei caratteri, dei gusti, delle virtù e dei vizi della figura interpretata. Abbiamo visto purtroppo sullo schermo medici che avrebbero potuto benissimo es- sere ingegneri o agenti di cambio, se non per qualche gesto superficiale e generico al letto di malate scialbissime; abbiamo visto persone, delle quali assolutamente non s'in- tendeva chi fossero o che cosa ci rappre- sentassero, all' infuori di quanto era reso necessario dallo sviluppo di storielle vuote e prevedibili; e via dicendo. Personaggi, insomma, che per modo di dire entrano per un orecchio ed escono dall'altro senza lasciare traccia. L'attore ha quindi una posizione essenzia- le nel coadiuvare l'opera del regista: que- st'ultimo deve creare la coerenza della par- te che l'attore è chiamato a formare. Alle volte il regista può valersi di mezzi che escludano la necessità di mostrare il volto del personaggio in una regolata espressio- ne : il voluto effetto psicologico può essere raggiunto di spalle; o può trarre evidenza da un gesto veduto di lontano. Eccezionale è poi il caso estremo di attori assolutamen- te inesperti, come indigeni di terre lontane, con i quali il regista opera secondo una propria visione. In conclusione, dunque, l'attore è ben altro che corpus vile nelle mani del regista; anzi la sua responsabilità è grandissima, le possibilità di improvvi- sare sono scarsissime, la padronanza della tecnica, della tastiera espressiva dev'essere assoluta. E assoluta dev'essere la coscien- za dei particolari caratteri della recitazione cinematografica, il senso dell'inquadratura, del campo visivo, e via dicendo. E alla base di tutto ciò, ripetiamo, dev'essere un grande lavoro d'osservazione, una cono- scenza di quel mondo in cui le vicende in- terpretate si svolgono, del modo di cam- minare, di parlare, di guardare delle figure che si vogliono far vivere. Tanto che oltre alla specifica preparazione tecnica, oltre agli studi riguardanti la maniera di appli- care cinematograficamente le proprie pos- sibilità espressive, chi si accinge alla pro- fessione di attore dovrebbe anche guardar- si attentamente intorno, specie là dove la vita umana ^i svolga più tipica o intensa, in tribunali e ritrovi, in caffè ed in giorni di festa, in funerali ed in matrimoni, do- vunque siano aspetti umani comuni o stra- ni, gioiosi o dolorosi da scorgere. NOMENTANO BORGHI IL PUBBLICO ARGENTINO GLI ARGENTINI, formidabili ed insazia- bili mangiatori, sono anche famelici divo- ratori di pellicole: sono anzi, senza ombra di dubbio, i detentori del primato mondia- le, per quanto riguarda il numero e la qua- lità delle pellicole che ogni anno vengono proiettate in una città. Buenos Aires supera New York e qualsiasi grande centro europeo, perchè in Argentina si danno anzitutto le pellicole argentine, che sono sempre le meglio accette al pub- blico e poi : tutta la produzione delle gran- di case nord-americane — l'ottima, la me- diocre e purtroppo anche la cattiva — ; il fior fiore delle pellicole francesi, tedesche, inglesi e spagnole; un certo numero d'ita- liane, e sporadicamente messicane, russe, ceco-slovacche, polacche, ebree, arabe, un- gheresi, giapponesi ed altre ancora: in to- tale circa 800 all'anno. Tutte vengono date nelle versioni originali, con brevi didascalie sovrimpresse in lingua spagnola. Il pubblico argentino non tollera il doppiaggio, prima di tutto perchè vuole sentire il tono di voce naturale della Garbo o di Shirley Tempie, ma anche perchè se esso viene fatto a Hollywood ha il linguag- gio e l'intonazione del Messico; se fatto in Spagna od in altro paese europeo — in pri- mo luogo in Italia — usa modi di dire, frasi, parole, accenti tipicamente spagnoli che urtano lo spettatore argentino e gli so- no non di rado incomprensibili. Recentemente venne proiettata LA mazur- ca di papà /con De Sica e Melnati, splen- didamen te 'doppiata nel più puro castigha- no; data in italiano avrebbe avuto indub- bio successo, ma con il doppiaggio fatto a Roma ebbe un insuccesso tale che — caso quasi unico — nessun giornale ne pubblicò una riga di recensione, mentre i critici de- dicavano largo spazio al corsaro nero, dato nell'originale italiano la stessa sera nello stesso programma di prima visione (si tenga presente che nelle sale di prima visione di minor categoria si danno sempre due pellicole nuove insieme; il programma cambia ogni settimana). Nelle sale di lusso — - il « Rex » e l'« Ope- ra » — che sono le più moderne e gran- diose con 2-3000 posti; il « Monumen- tai », meno recente ma altrettanto vasto; l'« Ideal » ed il « Suipacha » — sale più piccole, ma più eleganti e quindi preferite dal gran mondo — lo spettacolo si svolge seralmente così : alle 2034 cortimetraggi nord-americani, attualità nord-americane ed argentine, disegni animati; alle 22 una pel- licola della stagione precedente; alle 23^4 la pellicola di prima visione. Gli argentini e sopra tutto le signore e si- gnorine che vanno a teatro alla « vesper- tina » o « vermut » alle i8l/A-i8y2, vanno a prender l'aperitivo verso le 20^2-21, pranzano verso le 22 e poi vanno al cine- ma. Ecco perchè le pellicole nuovissime si danno così tardi. Tentativi di dare spet- tacoli continuati si fecero solo nel 1939 in due o tre sale, mentre sono d'uso nelle sale che danno esclusivamente cortimetraggi, dalle 11 o 12 all'una. Nelle sale di seconda, terza e quarta vi- sione il sistema è invece diverso: un'ora abbondante di corti-metraggi e due pelli- cole nuove, oppure — nel 90% delle sale — tre pellicole. Il sabato e la domenica nel pomeriggio sono molti i cinema che per lo stesso prezzo danno quattro o cinque pel- licole di lunghezza normale: si va al cine alle 13 e se ne esce alle 20 passate. Ossia, l'appassionato fa così; ma la massa non è tanto fanatica come il sottoscritto che qualche sabato è riuscito a vedere an- che sette pellicole, fra pomeriggio e sera, in due cinema adiacenti (in alcune vie co- me Corrientes, Lavalle, Santa Fé, Boedo vi sono 4-6-8 cine adiacenti). Infatti m'è successo innumerevoli volte che lo spettacolo s'iniziasse puntualmente per me, solo ed unico spettatore e che alla fine della prima pellicola — quasi sempre mediocre o cattiva — gli spettatori non fossero più di venti. Del resto, eccetto il sabato e la domenica, gran parte delle sale sono poco frequen- tate. In ottimi cinema dei quartieri più si- gnorili non vidi mai nelle serate dei giorni feriali più di 80-100 spettatori. Chiesi più volte a persone del ramo: « Ma come fate a coprire le spese con le sale così vuote? » La risposta fu sempre la stessa : « Ci ba- stano gli incassi del sabato e della dome- nica; tutto il resto è guadagno in più, sul quale non facciamo assegnamento ». Ne deriva logicamente che i prezzi di no- leggio siano bassi, per es. 250 lire sono un ottimo prezzo, 100 lire sono normali, 50 lire non sono rare. Ecco perchè i nostri produttori stentano tanto a collocare in Argentina le loro pel- licole : chiedono prezzi sbalorditivi e si ar- rendono solo dopo anni di trattative. Così accadde per es. per don bosco, pellicola della quale m'occupai personalmente: il prezzo — normale per l'Italia — era così eccessivo per le abitudini argentine, che le trattative vennero rotte e riprese solo dopo due anni quando i produttori cedettero... ma oramai la pellicola era vecchia e l'in- teresse scemato. 208 Il pubblico argentino abituato a vedere si- no a pochi anni fa quasi esclusivamente pellicole nord-americane s'è adattato al gusto yankee : vuole il lieto fine, la bellez- za delle artiste, l'eleganza della messa in scena; niente tragedie, niente problemi spi- rituali, niente miserie, molta musica, molta superficialità. Negli ultimi anni la produzione locale rag- giunse altezze che pochi speravano anche solo quattro anni fa; così le « prime » delle pellicole nazionali, date oramai per consue- tudine sempre al « Monumentai » sono ve- ri avvenimenti cittadini, preceduti da una pubblicità fantasmagorica. I posti sono prenotati molti giorni prima; nell'interval- lo ed alla fine dello spettacolo tutti si river- sano negli immensi foyers del pianterreno e del primo piano, dove si danno convegno i critici, i direttori, gli artisti e tutte le stel- le e stelline del firmamento teatrale e cine- matografico: decine di fotografi saltano fuori in ogni angolo. La sera d'una « pri- ma » d'una pellicola argentina al « Mo- La giovane Delia Garcés in un altro film argentino diretto da M. Eomero : 'Muohachas que estudian' Pepita Serrador nel film 'Mujeres que trabajan', di M-anuel Komero numental » è su per giù quello che fu il « Traguardo degli astri », la domenica di Carnevale all'« Excelsior » di Roma. Sino al 1939 le pellicole europee erano va- lutate alla stessa stregua ed il pubblico le tollerava con maggiore o minor pazienza. L'anno scorso le cose cambiarono di col- po, perchè al « Broadway » ogni settimana si diede una nuova pellicola francese ed il successo fu tale che qualcuna tenne il cartellone anche due o tre settimane, car- net DE BAL, KATIA, PRISON SANS BARREAUX, LA FIN DU JOUR, CONFLIT, ORAGE, MOLLE- NARD, RETOUR À L'AUBE, QUAI DES BRUMES e molte altre piacquero e s'imposero, così che oggi i francesi occupano una posizione molto più alta di quella degli altri produt- tori europei. Del successo o dell'insuccesso delle nostre pellicole parleremo al caso un'altra volta. Oggi mi limiterò ad accennare alle como- dità dei cinema di Buenos Aires, imitate in tutte le città di provincia. Le file della platea e della galleria sono così distanzia- te che si possono benissimo accavallare le gambe ed i vicini passano comodamente senza disturbare nessuno, tanto che molte sale non hanno affatto canali centrali. Proibito fumare; proibito alle signore te- nere il cappello in testa, da quando le pro- porzioni aumentarono in modo da turbare la visuale; assolutamente proibito stare in piedi, ostruendo il passaggio. I programmi sono gratuiti, eleganti e com- pleti con i nomi' d'ogni interprete a fianco del personaggio della pellicola. I sedili sono « pullman », cioè a cuscini in pegamoide a molle, alti 25 centimetri : solo negli infimi cine di sobborgo vi sono 209 prima visione, salvo quando le pellicole toccano temi politici ed alle attualità, che allora applausi e fischi abbondano a se- conda delle preferenze dei frequentatori di questo o quel locale. Nei cinema proprietà di tedeschi e frequentati quasi soltanto da tedeschi, si applaude con entusiasmo ciò che viene fischiato nei cinema dei rioni ebrei, e così via. Ma ogni manifestazione venne severamente proibita qualche mese fa, dopo che s'erano verificati pugilati e tafferugli. In complesso lo spettatore argentino è di buona bocca : ingoia tutto, anche ciò che dovrebbe essere — ed in realtà è — più ostico al suo gusto, come le buffonate poco spiritose ed i giochi di parole intraducibili d'una coppia di comici yankees che in Ita- lia nessuno ha mai sospettato esistessero, perchè giustamente i produttori supposero non avrebbero potuto avere alcun successo. Tale filosofia si spiega benissimo per il fat- to che lo spettatore paga per vedere tre pellicole e non per una sola; se anche la prima sarà cattiva, la seconda sarà certa- mente buona e la terza ottima. Quindi nes- suno si sente defraudato nella sua legittima aspettativa; se invece d'una sola ottima ne vedrà di ottime due o magari tre, sentirà d'avere avuto più di quanto gli spettasse e rincaserà all'una con l'ultimo treno della ferrovia sotterranea o a piedi se vive nel rione, felice e contento, discutendo sulla bellezza di Danielle Darrieux e sull'arte di Bette Davis con lo stesso focoso entusiasmo con il quale il giorno dopo discuterà d'un trottatore o d'un fantino. E quando qualche stella verrà in breve vi- sita a Buenos Aires, sia l'Annabella o Ty- rone Power, Clark Gable o Lupe Velez, farà pazzie per vederla, per avvicinarla, per strapparne come ricordo un bottone od un pezzo d'una cravatta, d'un fazzoletto, d'un cappello. BRUNO ZUCULIN Pubblicità per ' Muchachas que estudian' quei sedili in legno che in Europa abbon- dano anche in sale centrali; i foyers, or- nati di palme e fiori, con soffici poltrone, sono accoglienti ed eleganti; i telefoni e le salette di pronto soccorso medico sono a disposizione gratuita, del pari che gli ascensori. Ed i prezzi? Nelle sale più care di prima visione non si superano mai i 3 pesos, os- sia 15 lire; ma il prezzo normale è di 2-2,50, ossia lire io o 12,50. Nelle sale di seconda e terza visione da lire 5 a 7,50, e poi giù giù sino a 2 lire. A Buenos Aires — capitale di 2 milioni e mezzo d'abitanti — i cinema sono 166 (di fronte a 32 teatri), nei quali il biglietto me- dio viene a costare meno di 5 lire. Il pubblico applaude soltanto le sere di Gli stabilimenti della Lumiton a Buenos Aires 210 LE SORELLE *""™"™S TELEVISIONE &M.&aiMì ffisrarama PASSAVAMO tempo fa per una via di Ro- ma quando un capannello di gente davanti a una vetrina attirò la nostra attenzione. Si trattava di una trasmissione radiovisiva e tutti parevano interessarsi molto. Tale in- teressamento del pubblico verso lo spetta- colo, e lo spettacolo in sé (immagini ormai nitide e ferme), fecero nascere in noi il de- siderio di osservare più da vicino questa nuova tappa del progresso radiofonico : qualche giorno dopo ci recammo in visita alla stazione trasmittente dell'E.I.A.R. La visita ci fu molto istruttiva e generò nella nostra mente, usa ormai a rapportare ogni fatto o spettacolo al cinematografo, le osser- vazioni che seguono. Le quali però non hanno la pretesa di essere peregrine e tanto meno definitive. Tutti conoscono gli effetti dell'improvvisa irruzione del suono nel cinema. Questo, che aveva faticosamente affinato attraverso la- boriose esperienze "ed errori i mezzi espres- sivi di cui disponeva, altri inventandone, fece un passo indietro, perdendo in breve gran parte di quanto aveva guadagnato. In altri termini, la parola ebbe il sopravvento e venne a turbare un sistema narrativo in cui era ormai ridotto al minimo l'ausilio della didascalia e il racconto si snodava in base a canoni prettamente visivi. Con il so- noro, è noto, tutto divenne più facile. Una situazione scabrosa, uno stato d'animo com- plesso, un pensiero, una reazione intima non abbisognarono più di corrispondente mate- riale plastico in cui simboleggiarsi, bastò una frase, una parola; e il cinema, man- candogli l'ansia di esternare con sempre maggior chiarezza e sintesi le proprie ispi- razioni, si adagiò placidamente su degli schemi molto comodi ma troppo spesso lon- tani dalla vera arte. Un nuovo orizzonte sembra aprire adesso il colore. Staremo a vedere. Ora, tornando alla radio, ci domandiamo Una nuova parola di moda: iconoscopio. Ecco la pianista Anzalone 'sotto il fuoco dell' iconoscopio' (foto Pesce) se sia il caso di ripetere un analogo discorso a causa della televisione. Forse sarebbe esa- gerato. Tuttavia non si può negare che qualcosa del genere vada verificandosi an- che qui. Abbiamo visto alcuni programmi e abbiamo seguito attentamente il modo in cui sono stati realizzati. Pur riconoscendo che le incertezze tecniche, ancora numero- se, sono il motivo della tenuità di essi e del- la assoluta sciatteria dello stile narrativo, tuttavia un regresso nei confronti di quelli puramente radiofonici è impossibile non rile- varlo. Né il fatto è da imputare all'È. I. A. R. la quale anzi, stando così le cose, fa mira- coli. È che lo spettacolo radiofonico, che era andato assumendo una particolare fiso- nomia, una inconfondibile economia ispira- ta alla suggestione uditiva, si trova ora, come già il cinema, di fronte a un artificio enormemente comodo, al quale, ovviamen- te, non può rinunciare. Ed è proprio la co- modità del mezzo tecnico che giuoca cattivi scherzi a quelle forme spettacolari in cui, data la sovrabbondanza di esso, è molto difficile mantenere la misura e giungere a risultati esteticamente dignitosi. Ad ogni modo, gli effetti dell'innovazione te- levisiva nello spettacolo radiofonico si ve- dranno chiaramente in seguito: oggi, che si è ancora allo stadio sperimentale, ogni giudizio risulterebbe avventato e gratuito. Vediamo intanto se si possa parlare (come qualcuno ha fatto) di una vera e propria t< arte televisiva » e, in tal caso, se sia essa in grado di soppiantare o almeno fare concorrenza al cinematografo. Voci amiche di quest'ultimo si sono levate qua e là a lanciare allarmi. Ci sembra però che non metta conto raccoglierli. Diciamo subito che si tratta di una concor- renza apparente, in quanto si è di fronte a due forme espressive che se paiono molto simili, presentano invece a un osservatore non disattento spiccate caratteristiche dif- ferenziatrici. In quanto poi a concedere alla televisione (come alla radio pura) l'in- gresso nel regno dell'arte, francamente noi metteremmo pollice verso. Si imputava al cinema la sua provvisorietà, ma essa è qui assoluta, inevitabile. E poi c'è un altro fat- to, ed è che la televisione necessita quasi sempre di più macchine trasmittenti, o, co- me dicono i tecnici, « iconoscopi », in azio- ne quasi simultanea. Questo fatto, se au- menta le possibilità pratiche della televisio- ne, ne pregiudica al tempo stesso la sua artisticità. Infatti, se nel cinema, dove tut- to può essere revisionato alla fine da una sola persona, è già difficile operare secondo un principio unitario, qui risulta davvero impossibile. Se si pensa poi che proprio a codesto privilegio di trasmettere contempo- raneamente da punti disparati è affidato in gran parte l'avvenire della televisione, si comprende come essa rechi già in sé i mo- tivi per i quali sarà destinata a rimanere sempre ai limiti dell'arte. Il perchè è facile comprendere con un esempio. Supponiamo una festa popolare che abbia luogo in una città. Detta festa viene trasmessa per tele- 212 destra: la televisione nel film di Kox-da 'La ita futura'. Qui sotto: l'alba del sonoro 'Il cantante di jazz' visione, (ili operatori sono sparsi qua e là, tra la folla, alle finestre, in aero- plano, etc. Dirige un regista in colle- gamento coi) essi; egli affiderà la tra- smissione ora all'uno ora all'altro, e costoro, con un appropriato giuoco di primi piani e campi lunghi, di card- iate e panoramiche faranno del loro meglio per rendere varia e dilettevole la trasmissione stessa. Se non che sal- tano agli occhi gli inconvenienti che un tal sistema comporta. Ogni opera- tore, infatti, agirà per conto suo, entro certi limiti indipendente : seguirà le proprie improvvise ispirazioni, i pro- pri impulsi e anche le circostanze. E gli effetti di questa frammentarietà sa- ranno ben visibili sullo schermo rice- vente. Si obietterà che non sempre verranno trasmessi spettacoli richiedenti l'im- piego simultaneo di più macchine, ma anche in tali casi argomenti non man- cano. In effetti l'operatore televisivo, per quanto istruito dal regista, è abban- donato al caso. Talché molto spesso non a lui sarà dato far sua la realtà per ripresentarla nei suoi reconditi si- gnificati, ma questa costringerà lui ad adattarsi è sfruttare l'imprevisto. Tut- to ciò nel cinema non si verifica. Qui veramente gli autori sono padroni del- la materia e possono trasfigurarla a ìow piacimento. Epifora. Pensiamo all'unità di spa- zio e di tempo ideali proprie al cine- matografo e alla radio pura. Solo del- \a prima può disporre la televisione, p'bichè qui il tempo trascorre inesora- bilmente legato alle lancette dell'orolo- gio e impossibile è « sottrarne >> come al cinema. Cosicché il montaggio te- levisivo, se potrà dar vita a una « geo- grafia ideale » non potrà assolutamen- te imporre un ritmo alla trasmissione; la quale, incatenata a fatti reali, porterà con sé, di codesti fatti, il tempo effettivo senza possibilità di trasmetterne l'essen- ziale. Negli spettacoli allestiti in « teatro di posa » potranno ovviarsi tali inconve- nienti preparando più scene rappresentanti tempi diversi, da riprendere una dopo l'al- tra in base a un'accorta sceneggiatura. Ma allora si renderanno necessari tanti icono- scopi quante sono le scene. Col che si ri- torna al già detto. Molti sono dunque gli svantaggi che la televisione presenta, da (in punto di vista puramente estetico, nei riguardi del cinema. Se a questi aggiungiamo la prerogativa che ha lo schermo di registrare suoni e immagini su pellicola, nonché la indipendenza del mo- mento di '< presa » dalla rappresentazione (la qual cosa rende possibile una rigorosa scelta del materiale, una revisione dell'opera completa e insomma l'ottenimento di quel ritmo e di quel respiro che senza montaggio mancherebbe), si comprende benissimo che altre vie sono aperte alla televisione, sicché uno scontro di questa col cinema appare al- quanto improbabile. Altre vie le sono aper- te, diciamo, e in prevalenza quelle della radiocronaca. Immaginate una partita di calcio, un incontro di tennis, di pugilato, una parata militare trasmessi per televisio- ne. La cosa non ha bisogno di commenti. Qui veramente si possono raggiungere effetti sorprendenti ai quali il cinema, per non essere attuale fino a questo punto, deve ri- nunciare. Ma quando si parla di spettacoli che siano frutto di fantasia, pensati esclusi- vamente in vista della loro trasmissione ra- diovisiva, allora si può senz'altro essere tranquilli. Perchè nulla potrà essere fatto che riesca impossibile al cinematografo. Al- meno per quello che della televisione si sa e si prevede oggi. Domani, Dio solo sa cosa può accadere ; i miracoli del progresso sono tanti e tali che al pensarvi ci pentiamo già di essere usciti nelle osservazioni suesposte. MICHEIiANOELO ANTONTONI 213 ili » — kodoi>fo Valentino 206 . DOLORES DEL Rio in / KMurreEion? . * y ■ w9j£ 1 k 1 S r ■ 1 •US n r - *r sa lr*i l^^sr- l^' •• ^i %"^t 1 fe ■Z? ti 3 n .-'. % *^H r x, J9 ?. A ./ .1 1 Un, o t/^*iiK-vi Jiayrr 183 - R#WM ADORA, in € Mirter W« * ■JJ 13S ■ AOOWHK MENJOV \y V 18V i ■^St 1 f mM ^rT n- - iwDOLINI 1 US ■ ' p ' [» \ P«ru. o««ll Fil"U U$ . ARIF.TTK MARCII Al r— 4 t* f \ ^J i 1 " w 1 ^\? L i / / va - MARION DAV1ES 1*7 MALCON TOD In « Cl—»«h il VcnriU 1M — SOAVA GALLONE CfftlhfJ f"€«t MS . «MITM lACOBIfl ; _sì VI !•« SS4 • BSTHKR RALSTON «1 • ROD ty< ROCQVH in « R^«orrr*ione > AL TEMPO DELLA CIOCCOLATA QUANDO si giocava, a pari e dispa- ri, a « lOttomuro », a « scassa- quind'ci » sugli angoli delle strade nei lenti pomeriggi degli inverni scolastici, era ancora l'epoca dei di- vi americani a bizzeffe, del leone della Metro che ruggiva con gli spettatori delle platee, era l'epoca delle « figurine ». Per le figurine, che stringevamo preziosamente net pugno, consun- te agli angeli e sempre un po' un- tuose e lucide, eravamo pronti ad ogni forma di piccolo traffico, ad ogni forma di affare E le figurine continuavano a venire in nuove se- rie nelle cioccolatine da sei soldi che avevano un sapore misto di fa- rina di castagne e di caramella, ma che non interessavano per nulla la nostra golosità. Cosi raccogliemmo queste serie che sono rimaste per anni nei vecchi cassetti della scri- vania dimenticate nel loro breve interesse come molte delle storie che esse fermarono nelle minuscole fotografie. Avevano dunque acquistato nei tempi d'oro come il valore di una strana valuta che circolava con il suo bravo oscillare di borsa tra le mani dei ragazzi e furono uccise da una vera e propria inflazione, li valore precipitò con il moltiplicarsi delle serie e dei tipi dei colon. Quando per Ramon Novarro o per John Gilbert, per Creta Garbo o per Priscilla Dean ai tre o quattro tipi iniziali si sommarono i venti, i tren- ta, i cinquanta esemplar], che cir- colavano in pieno commercio, il lo- ro valore decadde rapidamente e i pacchettini legati con un elastico giacquero vicino alle vecchie meda- gliette ossidate e scure, ai pennini vecchi, a quei biglietti da dieci mi- lioni di corone austriache che dopo la prima curiosità dei grandi erano passati un giorno nelle nostre mani. A rivederli oggi i nostri beniamini di un tempo fermi nei loro sorrisi fatali, nei loro abiti ormai fuori moda, non si può non considerare con tristezza l'effimera fragilità della loro vita. Sono un po' il se- gno del tragico destino del cinema- tografo, fuoco luminosissimo e bre- ve in un continuo dramma di infla- zione che ne determina i limiti di ore. Come quelle canzonette il cui motivo a lungo andare perde il suo delizioso inganno di novità e di dol- cezza, il volto di Lupe Velez o di Clara Bow, fermo nella vecchia fi- gurina, ha perso il suo sapore di deliziosa finzione e non richiede che l'omaggio di un affettuoso ricordo. 'Ifcyujù-ótteétr il ìooabcio della medaglia La domanda che si pone Pour Vous se il cinema abbia cambiato l'opinione che il mondo si fa degli attori e della loro vita in generale è delle più scabrose ma anche delle più interessanti. Infatti se è finito il tempo in cui le folle si ac- calcavano nelle stazioni o nelle anticamere de- gli alberghi per vedere sia pure di sfuggita 1 ar- rivo o il passaggio di Douglas Fairbanks o di Charlie Chaplin, se è trascorsa l'epoca delle risse e delle contusioni per strappare un lembo del- l'abito del divo e della diva, pur tuttavia resta sempre viva l'idea di considerare l'attore come una figura d'eccezione, appartenente a un mondo misterioso e attraente, ma nello stesso tempo stravagante e, diciamolo pure, poco serio. L'entusiasmo cosi che dirige le folle verso gli abituali eroi dello schermo se ha tutti i carat- teri della più passionale attrattiva, lascia poi sempre il posto, in sede più riflessiva e più calma, a considerazioni veramente poco lusin- ghiere per quegli stessi eroi. È giusto perciò quello che Sacha Guitry ebbe a dire in propo- sito, esistere cioè dei pregiudizi, positivi o ne- gativi che siano, persistenti e pericolosi riguardo agli attori in genere. In una recente conversa- zione ad esempio egli affermava che se un attore assurgesse ad un tratto al ruolo di deputato la cosa verrebbe considerata quasi uno scandalo e nelle discussioni parlamentari sicuramente la sua figura sarebbe giudicata istrionica e « troppo tea- trale ». Per quanto tali affermazioni possano sembrare esagerate, specie in Francia dove ad esempio un senatore di Jura, Vuilliod, secondo quanto dice il Pour Vous stesso, fece a suo tempo « l'uomo canno- ne » alle Folies-Bergères e dove un ex-attore come Pierre Rameil è appunto tra i rappresentanti al Par- lamento, il punto di vista di Sacha Guitry non ci sembra affatto errato. In- tanto nei casi suddetti si tratta di attori di teatro e non di cinematografo il che, tenuto conto della tradizione e del rispetto che il primo genere ha ot- tenuto attraverso la sua storia non è poco, e poi l'attività che quei perso- naggi svolsero nella loro vita e che è stala conside- rata pubblicamente ia lo- 10 abituale e professionale non fu quella della recita- zione. A nostro avviso la esage- rata pubblicità attorno a nomi di attori e di attri- ci, quella miriade di storie, di aneddoti, di leggende che l'industria e la stampa hanno creato attorno ai loro nomi sono le maggiori responsabili di una alterazione di valori e della conseguente considerazione errata che il pub- blico ha della gente che lavora nel cinema. Mentre perciò da un lato il film accosta più che ogni altro mezzo l'attore al pubblico, tutto quello strano complesso di indiscrezioni false e reclamistiche sulla vita privata degli stessi ne provoca sotto le più avvincenti luci un pra- tico discostamento. È insomma il caso della giovanissima figlia di famiglia, entusiasta del cinematografo, lettrice assidua dei settimanali illustrati, e magari rac- coglitrice di fotografie e di autografi, che sente in sé la inconfondibile inclinazione per lo scher- mo e tenta di arrivarci. Ma in quel giorno dram- matico e felice per lei, improvvisamente scoppia in pianto davanti ai direttori e ai compagni e preferisce giudiziosamente tornare a casa. lode e prodotti Si sa che il film fra i tanti compiti che assolve, o meglio che dovrebbe assolvere, ha anche quello della diffusione della moda e della novità. La sua capacità reclamistica è naturalmente supe- riore a quella di ogni altro mezzo pubblicitario, proprio perchè esso non appare mai agli occhi dello spettatore come pura e semplice pubblicità. Questo le case americane hanno sempre saputo vederlo prima di tute le altre, e la mostra e la propaganda dei nuovi modelli d'abito o dei nuo- vi prodotti fanno parte, da moito tempo lag- giù, sul tavolo del produttore americano, delle ' Per carità, signorina, dite di sì. E state tranquilli varie entrate del piano finanziario del film. P< r questo anzi più volte i grandi gruppi d'oltre Oceano hanno tentato di fissare in modo legale le tariffe pubblicitarie per l'uso in un film di una particolare marca piuttosto che di un'altra, e per questo i fabbricanti stessi dei vari prodotti si sono di buon grado piegati se non alla fissa- zione di una tariffa unica, per lo meno a sbor- sare di volta in volta compensi per la propria reclame. Del resto si sa che la fortuna di un nuovo taglio di giacca indossata da Clark Gable, quella di un frak di cui fa sfoggio Adolphe Menjou, o Robert Taylor, quella di un abito o un cappellino portati da Constance Bennett o da Norma Shearer ripagherà ampiamente la pic- cola uscita iniziale In questo suo aspetto il cinema può dare delle sorprese specialmente in quell'America dove co- me mai altrove il senso della reclame porta l'uo- mo della strada a preferire e ad acquistare ciò che è assunto nella passeggera preferenza comu- ne, al non plus-ultra di estetica, di comodità, di eleganza. Può dare delle sorprese, dicevamo, come nel caso di gone with the wind le cui prime rappresentazioni sono appena terminate in questi giorni nei principali centri degli Stati Uniti. Infatti la perfetta atmosfera del tempo della guerra civile rivissuta sullo schermo, ha riportato gli americani all'amore delle vecchie mode e delle vecchie abitudini, e una specie di frenesia si è sviluppata tra la folla specialnunti femminile, che si volge decisamente ai modelli di abiti ottocenteschi di quel periodo. È la stes- sa faccenda più o meno che accadde qualche tempo fa ad un fabbricante di coperte da letto che si vide piovere migliaia e migliaia di ordi- nazioni per un tipo di co- perta che Deanna Durìiin in un suo film aveva accu- ratamente disteso sul suo letto. Più divertente ancora è ia storia capitata ad uno dei più grandi Telephone- Trust d'America, che ha dovuto rifornire i suoi clienti di apparecchi di vecchio modello perchè il gusto dell'antico a tal punto aveva entusiasmato attraverso il cinema le fol- le, da invogliarle insisten- temente a tale ritorno. Ri- torno che è durato anche esso per poco, fin quando cioè la scoperta di « French-Telephone » non ha indotto gli stessi abbo- nati a richiedere le prati- che innovazioni ai propri apparecchi che il film ave- va mostrato. Q. I. ij-'itm IVeekh) 2TÒ IO SOGNO da tempo alcuni cortome- traggi sugli animali; non sulla vita degli animali, ma sugli animali come personaggi. Gli esperimenti da labo- ratorio coi trucchi e gli ingrandimen- ti necessari, le riprese sulla vita delle api ad esempio, interessano, ma il loro fine scientifico più che gnomico risulta evidente, nonostante le biz- zarre sorprese di genesi e metamor- fosi straordinarie. A me premerebbe ri- portare sullo schermo una recita di ani- mali, inseguirli con la macchina da presa, catturarne i gesti istintivi, balzi cacce lot- te, precisandone i segreti e le intenzio- ni. Dal cavallo di Tom Mix al cervo di sequoia, abbiamo visto gli animali reci- tare insieme agli uomini, ubbidire alle lo- ro imposizioni. Io suggerisco, per inten- derci, la scena di un gatto che dà la caccia a un topo: un cartone animato, d'accordo, ma questa volta in rilievo corposo e natu- rale, con accorgimenti di un comico istin- tivo, balenante di paure reali. Nel corto- metraggio sulla vita delle api, un pezzo c'è, tuttavia, che si potrebbe staccare dal resto : il pezzo in cuj si narra l'attacco delle for- miche ai favi del miele, d'inverno, quando le api sono in letargo. Le api trionfano, ma non è il loro trionfo che ci fa dimenti- care l'ordine serrato delle nere formiche, quelle mandiboli feroci e palpitanti di fu- ria, nel ritmo di una vera battaglia. Al pezzo di questo attacco, per mio conto, aggiungerei un altro episodio cruento, con un piatto di majolica per campo di batta- glia, una formica morta al centro e due schiere di formiche di fronte (formiche ros- se contro formiche nere). Uno sterminio, e i duelli darebbero vita a pagine di un ritmo addirittura drammatico. Non esage- GLI ANIMALI SULLO SCHERMO ro se vi confido che persino l'ultima for- mica scampata alla strage è ridotta in fin di vita, tanto che riesce ad attraversare il bianco deserto del piatto come se fosse in- finito. Mi è capitato di osservare, nella foresta vergine, un serpente che ipnotizzava un tro- pial. Il tropial è un buffo pennuto abilis- simo nell'imitare il canto degli altri uccel- li. Forse il serpente era irritato da quella eccessiva abilità; come gli avrebbe fatto gola, altrimenti, una preda così misera? : arrotolato intorno all'albero, soltanto la te- sta dondolava tra i rami, lenta e monoto- na, e gli occhi brillavano fosforescenti e maligni. L'uccello tentava inizi di canto, si lamentava patetico e folle, con gli un- ghioli affondati nella scorza : era sul ramo soprastante, temeva di perdere l'equilibrio, una strana debolezza lo doveva far leggero e privo di resistenza, finì in bocca al ret- tile, nel mezzo di un acuto, precipitando ad ali chiuse, fulminato dal terrore. Ma senza fare grandi viaggi, io re- puto che ogni specie tra le più do- mestiche abbia un fascino particola- re derivante da una mimica segreta, e di effetto irresistibile. In quasi tutti i film l'intervento degli anima- li è un gag, ha sapore d'imprevisto : la foca che batte le « mani » per applaudire i padroni pessimi attori, il tricheco che striscia sulla coda Tristezza dei cani ammaestrati : un fotografo 217 mi l'arte su un canovaccio grezzo. Insomma, a un gallo infocato e protervo fornirei sot- tomesse galline; e a un cavallo lustre e sensibile giumente; a un gatto un grasso topo; a un topo un bel pezzo di formaggio verminoso; a una farfalla un fiore spalan- cato e intriso di miele. Il vero surrealismo è quello degli animali che manifestano i loro istinti formidabili e ciechi. Certo da un gufo non bisogna pretendere un canto : piuttosto dalle ranocchie un coro. Uno scienziato francese ha scoperto certe influenze delle zone colorate sul lavoro del- le api : ecco dunque l'intervento del colore applicato alla recita degli animali, per spie- gare certe allucinate fantasie o più sempli- cemente il modo di comportarsi degli ani- mali di fronte alla luce nuda o carica di tinte (o di essenze). Ma l'interesse non è soltanto scientifico: io farei muovere gli animali in mezzo ai colori, senza ricorrere — beninteso — al film a colori, poiché la novità non sarebbe nel presentare animali a colori ma animali segretamente influen- zati dai colori (o dagli odori, senza atten- dere perciò che sia perfezionato il film a odori). Già, bisognerebbe tendere a effetti metafisici, poiché gli istinti degli animali, manifestandosi, realizzano occasioni meta- con molta dignità nella pensione degli ar- tisti in cerca di scrittura, il cagnolino che ruba il biglietto minatorio e lo divora con golosità, il cavallo che si finge morto insieme al padrone... Soltanto in sequoja la parte dura, è una vera e propria parte- cipazione al racconto, gli animali recitano in primo piano: allora commuovono, so- no umani e sorprendenti, atteggiati in bas- sorilievi stupendi e i loro enormi occhi ri- lucono di pena e di strazio, di diffidenza o di pietà, di collera o di ferocia. Ebbene, non fanno che ubbidire a un insegnamento, a un ordine, a un disegno prestabilito : la loro libertà è fittizia, si muovono in un campo recinto da cavalli di frisia invisibili ma non per questo meno spinosi. Io difen- do la libertà degli animali, perchè il loro istinto si manifesti : tuffai più sarei spinto a creare il contrasto, per dar origine alla lotta, o all'amicizia, o all'amore, ad aiuta- re il caso per gli incontri, ma gli animali dovranno recitare la loro commedia del- 218 'Non fanno che ubbidire a un insegnamento, a un ordine. .. .'La loro libertà è fittizia?' (In alto: ani- mali in 'Sequoja.' In basso: un cane attore in 'Ali nel buio') fisiche, superando la realtà con slanci di pura fantasia. Le prime volte vorrei adope- rare anche animali meccanici : la corsa dei levrieri non si fa con la volpe meccanica? Immaginate un passero inseguito da un gatto, e il calare di un falco sul gatto. Se il passero e iL gatto sono finti, la collera del falco raggiungerà una ferocia magica. Ac- cenno ad esempi volgari, appunto per non lasciarmi deviare dal clima poetico. I guar- diani dello zoo mi hanno raccontato epi- sodi di indescrivibile umanità: ma un film di animali dovrebbe rinnegare l'umanità convenzionale, o ridarla a elemento puro, o superarla, o perfezionarla con attributi straordinari. Insomma, la favola degli ani- mali non è umana, bensì metafisica, e non si scopre con sentimenti; al contrario con pericolose emozioni, allarmi, incubi, meta- morfosi. Con la finzione — che a volte sostituisce la fantasia — Ariosto ha inventato l'ippogrifo e Dante ha descritto l'aerea discesa nell'In- ferno. Non si potrebbero creare dei miti anche per gli animali? Non esistono ancora le « marionette » de- gli animali. Non mi nascondo le difficoltà; ma chi resisterebbe a un pitone di pezza, articolato con anelli di caucciù? R. M. DE ANOELIS 219 ■I IL DESTINO non è stato spietato con i vecchi pionieri del cinema francese; al contrario, sembra che abbia voluto premiare la loro cieca fede ed il loro contributo prezioso al cinematografo. Oggi, tanto Char- les Pathé, quanto Leon Gaumont, abbandonati gli affari da varii an- ni, vivono giorni tranquilli e se- reni nelle loro ville di campagna. Un segno di benevolenza che appa- re di buon augurio per il cinema- tografo francese, e non soltanto per quello. Non è difficile trovarli, questi pio- nieri; ma è difficile che oggi essi parlino di cinematografo. Son mo- menti rari, che non mancano tut- tavia: essi allora tornano per un momento a quel passato così ar- dente non soltanto con il ricordo : e sui loro visi si può leggere una commozione scoperta. Così riferiva testé un giornalista che era stato a visitarli. Quando l'uomo giunge all'età declinante della vita, è mol- to probabile che ritrovi la propria spiritualità soltanto quando rivive il passato. Soprattutto se il ricor- do è legato a date e fatti lontani, ormai più leggenda che realtà. Mi incontrai una volta con un ne- goziante di articoli sportivi, che era stato da giovane campione di cal- cio. Le pareti del suo negozio era- no piene di fotografie che ricordavano « quei tempi lontani ». E bastò un piccolo riferimento, una occhiata ed un cenno ver- so quelle foto, perchè egli parlasse. Rac- contò molte cose, ricordo; quasi in fretta, perchè nessun dettaglio gli sfuggisse.. Parlò anche di un viaggio a Pisa, in occasione di un torneo: per una notte lui e la sua squadra dormirono nell'archivio del Mu- nicipio. Parlava più che per noi, per sé stesso; per ritornare, seppure con il ricor- do, nel suo mondo. Notai che, mentre di- scorreva animato, i suoi occhi brillavano, lucidi. La stessa cosa, forse, accade a Leon Gau- mont, che oggi, ad un'età ormai avanzata, vive solitario in un castello antico della Costa Azzurra, di fronte al mare, nei pressi di Sainte-Maxime-Sur Mer. Certo non deve riuscir facile far parlare cotesto signore al- to, austero, sempre chiuso in sé stesso. C'è in lui il senso di un orgoglio geloso, come di uno che abbia costruito qualche cosa con le sue mani, con il suo ingegno, ed ora corra di continuo il pericolo di veder violato il proprio riserbo. I ricordi raffioriranno nel BREVE STORIA DI LEON GAUMONT suo cervello a frotte, disordinatamente: ru- more di macchine, di ingranaggi; sedute e discorsi nelle assemblee; la definitiva affer- mazione delle sue speranze. E poi i suoi stabilimenti spaziosi, giganteschi che sem- bravano sproporzionati rispetto alla produ- zione : ma quanto lavoro, quanta fatica per idearli e costruirli! E infine il successo: sembrerà a Gaumont di rivivere le serate delle grandi prime al Gaumont-Palace di Parigi, attorniato da una folla entusiasta e plaudente, e dai suoi attori più celebri. Leon Gaumont iniziò la sua attività si può dire dal nulla, con modesti mezzi, nel 1886, anno nel quale fondò la società « Comptoir General de protographie ». Gli stabilimenti consistevano in un appartamento di una vecchia casa-delia Rue Saint-Roch, a Parigi. Un'esistenza insomma monotona e scono- sciuta, ma una mentalità già aperta alle prove più difficili ed agli esperimenti meno sicuri. Il cinematografo stava proprio in quegli anni nascendo, in altri stabilimenti non certo più grandi di quelli di Gaumont. Fu Georges Demeny, che realizzava proprio in quel periodo qualche interessante espe- rienza intorno alla fotografia ani- mata, che convinse Gaumont a non perdere tempo e a non lasciar- si sopraffare dagli altri. Gaumont capì, intuì, non rise della propo- sta del Demeny, ma si mostrò su- bito favorevole. E i primi appa- recchi, per quanto rudimentali e imperfetti, furono appunto co- struiti nei locali dove lavorava Gaumont. Fu l'unico che seguì di pari passo, nel campo delle inven- zioni di fotografia animata, i fra- telli Lumière. I risultati furono gli stessi; anche Gaumont, per meri- to di Georges Demeny, riuscì ad offrire una serie di immagini ni- tide e chiare, analoghe a quelle ottenute dai fratelli inventori. Fu premiata la sua fede, la sicurezza di un mezzo che ancora era allo stato rudimentale di preparazione. In questo modo la Società Gau- mont potè mettere sul mercato dell'industria cinematografica un « cronofotografo », modello origi- nale realizzato per la prima volta nel 1898; e con il quale Gaumont iniziava regolarmente un commer- cio ed una produzione di macchi- na da presa e di pellicole. A que- sto punto comincia, seppure len- ta, la ascesa : Leon Gaumont sa misurare i propri passi, ed ogni allargamento della sua industria appare di volta in volta pensato e mi- surato fin nei più piccoli particolari. Ed ecco il primo teatro di posa; ecco i primi film dalla durata di pochi minuti : la loro lunghezza oscillava dai 17 ai 30 metri. Il resto è risaputo: il cinematografo s'impone e vince la sua battaglia e molto merito va ai pionieri francesi : dai Lumière, a Pathé, fino al silenzioso, meno geniale degli altri due, forse, ma non meno positivo e costrut- tivo, Gaumont. Egli non cedette mai di fron- te ai suoi temibili avversari, e i suoi stabi- limenti seppero sempre attrezzarsi conve- nientemente e adattarsi al mercato nascente. Oltre ai film ed alle macchine da presa, Gaumont costruiva del resto ogni genere di macchinario ottico, ed era in grado di in- stallare impianti cinematografici in sale e teatri. Altra sua produzione di indubbia bontà furono le macchine per stampare i film. I suoi studi e fabbriche, che nel 1896 occupavano una superficie molto ridotta, nel 191 1 si erano straordinariamente ingranditi: tutta la collina parigina di Buttes-Chau- mont, che misura più di 40 mila metri qua- drati, era infatti occupata ormai dalla So- 220 cietà Gaumont e compagni. La produzione di film prendeva sempre un ritmo più acce- lerato, fino a girare 100.000 metri di pelli- cola al giorno. Fino al 1914 gli stabilimenti lavorarono interrottamente : il grande « stu- dio » era sempre in funzione, giorno e not- te. Le dimensioni del teatro principale erano di 45 metri di lunghezza per 34 di altezza e 20 di larghezza, con una superficie di in- vetriate di 1800 metri quadrati. Cifre dav- vero sbalorditive. Sull'alto della collina, il grande studio, illuminato anche di notte, troneggiava su tutta Parigi. In quanto alla produzione artistica della ca- sa Gaumont, basterà ricordare qualche film : fantomas, del 1913 che fu realizzato con mezzi audaci ma di grande efficacia (ombre nere allungate, porte, tende che avevano un significato e valore pittorico e visivo non trascurabile) da colui che guidava ed aveva la direzione artistica della casa Gau- mont, l'instancabile Louis Feuillade, che era anche un buon scrittore e certo il più famoso tra i soggettisti di quel tempo, in Francia. Gli attori erano scelti con criterio selezionativo assai rigido : i maggiori pro- venivano dai migliori teatri di Parigi. Certo i nomi di René Navarre, di René Creste, di M. Keppens, di Ivette Andreyor, di Bebé, Karl, dei comici Zigotto e Marcel Levesque, della ballerina Napierkowska, e di una del- le più grandi interpreti delle commedie, che oggi si chiamerebbero giallo-rosa, o comico- sentimentali, che era la Susanna Grandais, suonano oggi strani e sconosciuti, ma in quei tempi, in Francia ed anche in altri paesi, non contavano meno dei più celebri attori della nostra epoca. Tra gli altri, vogliamo ricordare ancora Léonce Perret, che fu at- tore e regista di vaglia, e che, insieme a Maurice Tourneur, diresse varii film anche in America, ad Hollywood. Tra i numero- sissimi film di produzione Gaumont, ci sem- bra che non siano nuovi al nostro ricordo e forse anche a quello dei lettori, la valigia INCANTATA, TESTAMENTO DI PIERROT, L'IDEA DEL GENDARME, ISIDORO NON ARRIVERÀ MAI TARDI, LA VENDETTA DEL DERVIS, UN SIGNORE calamitato, ecc. Più recenti, poiché poste- riori al 1913, sono: se io fossi re, la cata- strofe del titanie, le rose della vita, barrabàs e judex. Come anche oggi usa, anche la casa Gaumont produceva dei do- cumentari di attualità, tra i quali vanno ri- cordati quello sull'Esposizione del 1900 e quello sulla visita dello Zar di Russia a Parigi. Gaumont aveva anche tentato vari esperimenti, tra cui quelli del sonoro, del parlato e del film a colori. Perfezionò le prove di Edison in materia di sincronizza- zione di film con il fonografofono ad aria compressa. MASSIMO MIDA Boris Karloff, interprete di 'La moglie di Frankenstein' regola l'orologio sulla meridiana del suo giardino. (New Universal-I.C.I.) 221 Alida Valli come apparirà in una scena del film tratto da 'Vanina Vanini ' di Stendhal. (Titolo del film: 'Passione' - Regia: C. Gallone - Produzione: Grandi Film Storici - Foto Pesce) LA QUESTIONE È FACILE prevedere che la vecchia do- manda, chi sia cioè l'autore d'un film, su- sciti di per sé stessa obbiezioni da parte di tutti gli interessati, qualunque sia la so- luzione che saremo per indicare. Ecco uno di più — si dirà — che ancora non ha capito come un film sia un prodotto com- plesso, un prodotto cioè che non è possi- bile ricondurre ad una paternità unica sen- za correre il rischio di procedere per astra- zioni che nulla hanno a che vedere con la realtà dei fatti. Chi così obbiettasse, verrebbe a mettere in chiaro un punto veramente importante e che dovrebbe essere specificato ogni volta che si discuta di cinema in termini gene- rici r vogliamo dire che sempre dovrebbe premettersi, parlando di arte cinematografi- ca — come di qualsiasi altro argomento at- tinente all'arte — una precisa messa a fuo- co dell'angolo visuale da cui s'intenda por- tare lo sguardo sull'argomento. Il lato teo- rico e quello pratico sono, invero, due fac- ce di una stessa realtà e non è mai racco- mandabile prescindere dall'uno a vantaggio esclusivo dell'altro. In ogni azione o con- cezione umana si può e si deve distinguere ciò. che è da ciò che dovrebbe essere: e, tale distinzione si presenta più che mai necessaria quando si tratti del nostro ci- nema. In conseguenza a tale premessa, sarà ine- vitabile osservare come, nella realtà odier- na dei fatti, non esista praticamente un autore del film, in quanto soggettisti, sce- neggiatori, registi e perfino produttori e di- rettori di produzione, rivendicano volta a volta il diritto alla firma definitiva di una pellicola : ed è giusto riconoscere che tutti più o meno, ad esclusione degli ultimi due, hanno ragione. Effettivamente, avuto ri- guardo a ciò che oggi si verifica e fino ad oggi si è verificato, autori del film sono, insieme e in modo indivisibile, il soggetti- sta, lo sceneggiatore e il regista. E, sia det- to di passaggio, nessuna importanza ha l'ipotesi — del resto mai verificatasi tra noi, a quel che ricordiamo — che lo stesso individuo sia soggettista, sceneggiatore uni- co e regista di un medesimo film : ciò che solo importa è stabilire in quale momento di queste tre attività, anche se assommate in una stessa persona, un film possa dirsi un fatto artistico compiuto. Si tratta cioè di considerare il lato astratto e teorico della questione. Perchè, determi- nare in linea di principio chi debba consi- derarsi l'autore del film o, problema ante- cedente, se esista o no un autore del film, ci sembra tanto più urgente in quanto sen- za la soluzione di tale quesito riteniamo im- possibile parlare di « arte » cinematografica. Chi, in sostanza, si è avventurato nella for- mulazione di « estetiche cinematografiche » o, per dir meglio, nella considerazione del <( cinematografo come fatto estetico », ha 222 sempre dato per dimostrata l'esistenza di un'arte cinematografica. E se ciò può age- volmente comprendersi per quanto riguar- da i generici caratteri che il cinema pre- senta come caratteri d'un'arte, non ci sem- bra che lo stesso possa dirsi per il proble- ma suesposto. Noi neghiamo che un fatto possa assumere la qualifica di arte là dove si renda neces- sario il concorso di più individui perchè quel fatto abbia esistenza propria. Non è questo il luogo per diffonderci a so- stenere una simile asserzione : diciamo solo che essa si basa non tanto sull'osservazione storica dei procedimenti artistici in genera- le, quanto su considerazioni intrinseche al processo artistico in sé medesimo. Chi dunque sia d'accordo con noi nel rite- nere necessaria l'esistenza di un solo indi- viduo a cui in definitiva sia riconducibile la creazione del fatto artistico, chi ritenga cioè incontestabile il principio dell'artista unico perchè d'arte sia lecito parlare, con- verrà che di arte cinematografica potrà di- scutersi solo quando sia individuato e ri- conosciuto il vero ed unico artefice del film. Nel campo del teatro, ad esempio, non si sono mai avuti dubbi di tal fatta: autore dell'opera teatrale si è sempre ritenuto co- lui che l'aveva scritta. E ciò non perchè il dramma, la tragedia o la commedia in genere non fossero nativamente destinate al palcoscenico — non fossero nate per ve- nir rappresentate, cioè, ma solo per esser lette sulla carta — bensì proprio perchè si è sempre riconosciuto che nel drammatur- go veniva ad esaurirsi il processo creativo e si passava dopo di lui a quello di realiz- zazione. L'allestimento scenico, quale che sia l'opinione di emeriti critici e specula- tori, non è affatto necessario alla compiu- tezza dell'opera d'arte teatrale: una trage- dia, una commedia, un dramma, sono tea- trali ancora prima d'essere rappresentati, di divenire cioè spettacolo teatrale. I dialoghi di Platone, di Luciano o di Leo- pardi, per non citare che qualche esempio, non sono « teatro » e mai nessuno ha avuto dubbi in proposito. Ciò per l'evidente mo- tivo che la commedia o il dramma non si esauriscono nella parte dialogica, ma com- prendono invece tutta una serie di elementi caratteristici che ne fanno opere di teatro per sé stesse, ancora prima che sia interve- nuta l'opera 'del direttore di scena, dello scenografo, degli attori. In genere può dirsi che elementi aggiuntivi — a volte materiali a volte intellettuali, talora manuali e intellettuali insieme — sono rintracciabili in quasi tutte le espres- sioni artistiche, ma sono elementi che ri- mangono estranei al processo creativo e quindi non concorrono alla produzione del- l'opera d'arte come tale, ma solo le for- niscono i mezzi di realizzazione. Ora, in conseguenza di ciò che si è detto per il teatro, sembra logica e irrefutabile l'affermazione che, in un film, l'opera del regista, degli scenografi, dei tecnici, degli attori e via dicendo, appartiene anche—qui- al momento realizzativo, non a quello creativo. Non si comprenderebbe altrimenti perchè, Ozi di Carlo Campanini (I. C. I.) solo per una diversa sfera e un diverso grado di intervento organizzativo da parte del regista cinematografico rispetto a quel- lo teatrale, un contributo creativo debba negarsi a questo e riconoscersi invece a quello. A questo punto, tuttavia, è facile preve- dere un'obbiezione che sorgerà spontanea a molti : se il cinematografo — si dirà — è un'arte che si diversifica dalle altre, spe- cie dal teatro, per un proprio elemento ca- ratteristico, il ritmo visivo o d'immagini — ■ secondo quanto si è accennato in un precedente articolo — come è possibile di- sconoscere la qualifica di arte appunto al- l'opera di quegli che tale elemento immet- te nella produzione di un film? L'obbiezione sembrebebbe decisiva per chi non tenesse conto di ciò che invece è stato più sopra chiarito: che cioè nella nostra disamina non abbiamo inteso basarci sullo stato attuale del processo cinematografico, ma su quello che è dato prevedere o alme- no preconizzare per un futuro più o meno lontano. E allora, se nella creazione un artista c'è, come non dubitiamo debba esservi, non potrà cercarsi, secondo noi, che nello sce- neggiatore: sceneggiare un film significa CANTIERI AKERICAII appunto dare ad un'azione svolgimento, aspetto e contenuto cinematografici, cioè fare di un'azione un film. La vera sceneg- giatura dovrebbe potersi leggere in modo da suscitare in noi l'impressione di un'azio- ne cinematografica, nella stessa proporzio- ne almeno in cui la lettura di una comme- dia suscita in noi l'impressione di un'azio- ne teatrale. Come il drammaturgo è autore teatrale in quanto vede ciò che scrive come se si rappresentasse sul palcoscenico e quin- di piega il suo estro alle esigenze delle tre pareti, così lo sceneggiatore è autore cine- matografico solo in quanto vede un'azione come se andasse svolgendosi sullo schermo e in conseguenza forgia *la propria ispira- zione secondo le esigenze della realizzazio- ne cinematografica. Se tutto ciò per ora sembra lontano dalla realtà, si è perchè ancora inconquistato o imperfettamente conquistato è il « senso ci- nematografico )> — da parte non solo del gran pubblico ma degli stessi sceneggiato- ri — tanto da rendere necessario l'inter- vento molto spesso creativo del regista, di una terza persona cioè che empiricamente attribuisca all'azione quell'impronta pecu- liare che lo sceneggiatore non ha saputo intuire o tradurre sulla carta. Ma quando il suddetto « senso del cinema- tografo », capacità cioè di rappresentarsi mentalmente un'azione cinematografica, sa- rà patrimonio comune o almeno più prodi- galmente diffuso, il film, come opera d'arte, sarà definitivamente compiuto nel copione dello sceneggiatore. E il contributo del re- gista sarà ricondotto a quelle che sono le sue funzioni specifiche, funzioni cioè di tra- duttore e realizzatore, di intermediario tra creatore e pubblico : contributo senza dub- bio utilissimo ma non consustanziale al- l'opera d'arte. FABRIZIO ONOFRI 223 Oltre a 'Furore' anche un altro romanzo di Steinbeck, 'Uomini e topi', è stato messo in film. Ecco Betty Field nella parte di Mae. Regista del film è Lewis Milestone; altri interpreti Burgess Meredith e Lon Chaney jr. Il regista Mastrocinque mostra all' attore Besozzi come deve essere eseguito un bacio per il film 'La danza dei milioni' della I.C.I. Nella seconda fotografia Besozzi applica (foto Bragaglia) 224 CRONACHE DI 30 ANNI FA «vmciWìTOGItP (marzo 1911) if Spettacoli morali ed istruttivi sotto la prero- gativa della sala Famiglie di Torino, perciò può frequentarla qualunque persona; ed infatti a ciò si deve, ed alla cortesia squisita del proprietario sig. Tamagno, se il locale è sempre gremito ed il pubblico lo frequenta di preferenza. Le proiezioni poi sono nitidissime e di una fis- sità insuperabile, e questo contribuisce non poco a far gustare i programmi interessanti per se stessi. it Dopo le sedute cinematografiche in sale illu- minate, ecco trovato ti modo di proiettare la film in piena luce di giorno. Il corrispondente cana- dese del Cine-Journal informa che ha assistito al teatro Orpheum dì Montreal, ad un' esperienza tutta nuova destinata a rivoluzionare completa- mente la maniera di rappresentare le vedute ani- mate. L'invenzione, dovuta al sig. J .Herbst, fotografo di Scraton, U.S. A., consiste, come si è detto, a rappresentare sullo schermo delle vedute ani- mate, mentre che la sala è rischiarata a luce di giorno. L'inventore si serve di un potente riflettore e soprattutto di una planche, secondo schermo, che proietta il nero sul tableau bianco e che fa vedere i personaggi su di un fondo nero. Grazie a questo processo, ricercato da tanto tempo, gli occhi dello spettatore non sopporte- ranno più alcuna fatica. •^ Un esperimento assai interessante fu tentato giorni sono sul campo di aviazione della Cali- fornia. Legagneux sul suo biplano « Farman » ha eseguito una film per una delle più impor- tanti società cinematografiche d'Italia: la « Mi- lano films ». 77 soggetto, del sig. M. Gaston Cre- mieux, è il seguente: una spia (la parte venne interpretata perfettamente dal sig. Yvan) che era riuscita ad impossessarsi di documenti im- portanti è sul punto di essere scoperta ed arre- stata. Vuol fuggire, rifugiarsi in Italia, ma na- turalmente il suo proposito viene segnalato alla Polizia e gli agenti sorvegliano in tutte le sta- zioni. Per sfuggire a questo accerchiamento, lo spione ha l'idea di passare la frontiera in aero- plano, prega Legagneux di condurlo lontano dal territorio francese. Ma al momento che l'aero- plano sta per innalzarsi gli agenti fanno fuoco sul « Farman », e la spia, ferita mortalmente, precipita al suolo. L'aviatore, rimasto incolume, atterra a poca di-i stanza e chiede spiegazioni ai gendarmi, che l'in- formano di tutto, mentre la spia viene traspor- tata in un hangar vicino. Ecco una film che interesserà assai ed è desti- nata ad un sicuro successo. if In questi giorni un gruppo di persone colte ha inviato, in tutte le principali città d'Italia una circolare contenente i fogli dell' Album d'onore da firmarsi dai principali docenti, dalle spiccate personalità, e da tutti quelli che hanno un culto per V istruzione . Già pervennero alla Commissione Direttiva del Cinema Scolastico, da varie città d'Italia, ma specialmente da Brescia, parecchie centinaia di detti fogli, firmati dalle Autorità civili, militari ed ecclesiastiche, nonché da mol- tissimi docenti, da Corpi morali e da Corporazio- ni. Noi, a nostra volta, plaudiamo ed approviamo la grande e nobile idea dell'insegnamento scola- stico a mezzo del Cinematografo, ed auguriamo che gli sforzi dell'ideatore sig. Carlo Cremonesi, e di coloro che lo coadiuvano, vengano coronati col plauso e l'approvazione anche governativa. •^ Gentilmente invitati dal cav. Ottolenghi e dall'avv. Pugliese, assistemmo sere or sotto, al cinematografo Splendor di Milano, alla proiezio- ne di alcune novità della nota Casa Aquila film, e siamo rimasti davvero meravigliati di ciò che abbiamo visto. Film dal vero, che sono impareggiabili visioni d'arte, ed altre dramitia- Sigrid Gurìe e William Lundigan in 'Donna dimenticata' (N«w Universal - ICI) tiche comiche, impeccabili tanto per bontà di soggetti, che per esecuzione e bellezza fotografi- ca. Assistevano alla proiezione suddetta alcuni acquisitori dell' America del Sud, i quali furono atntnirati di queste novità, non solo, ma propo- sero ipso facto all' egregio cavaliere Ottolenghi l'acquisto esclusivo di tutta la futura produzione. Le nostre congratulazioni all' Aquila film che an- che nelle lontane Americhe interessa e si espande, ed auguri di sempre ottimi affari. •jUr La sera del 21 marzo fu proiettata ai Filodram- matici di Milano la film dell' inferno dantesco dinanzi ad un numeroso pubblico di invitati: autorità, letterati, artisti, giornalisti. So, per relazione, che la prova generale — chiamiamola così — ottenne un esito davvero lusinghiero, che fu riconfertnato la sera del 22 dal pubblico pa- gante, nell' aristocratico teatro dell'Accademia dei filodrammatici. Questa pellicola della Milano film che riproduce il più grande dei poemi, è semplicemente uno spettacolo meraviglioso, che dà la completa visione che può essere quest'arte del movimento e della luce, chiamala ad innal- zarsi alle più eccelse vette. Non vi può essere nulla di più artistico, di bello, della riproduzione dell'Inferno, descritto ed immaginato dal sommo Alighieri, riproduzione di quadri ove appaiono in tutta la grandezza della concezione, le visioni dell'incomparabile poema. Gli applausi croscia- rono insistenti al 50 quadro, al 6° in cui Dante e Virgilio cotnpaiono sulla riva dell'Acheronte, all' undecimo che riproduce. la bufera infornai che mai non resta. E la scena di Francesca da Rimini, e quella del- lo Stige e della città di Dite, di Farinata degli Uberti, di Pier delle Vigne, di Berlram dal Bor- nio e del Conte Ugolino (superba interpretazio- ne di quell'invidiabile attore Giuseppe De Li- guoro), e l'usala dall'inferno dei poeti, ed il quadro che riproduce il monumento a Dante a Trento. Finora non si era visto niente di più bello, di più grandioso, di più artistico e meravi- glioso. L'audacia della Milano film è stata coro- nata dal meritato successo, ed io ne sono lieto come cultore, dei più vecchi dell'arte cinemato- grafica e come italiano. Sempre avanti, egregio sig. Conte Venino, e la vostra Milano film porterà il labaro del progresso cinematografico. (da 'La vita cinematografica') ■¥■ ir jf 225 ®a ©usOTs ©a®s * + + + ECCELLENTE * * * BUONO + * MEDIOCRE * SBAGLIATO *** CENTOMILA DOLLARI /fa/w - Prod.: Astra-E.N .l.C. - Regìa: Mario Came- rini - Dirett. di prod. : Libero Solaroli - Soggetto : Mario Camerini, da una commedia di Cari Coniad - Scenegg.: Camerini, Castellati - Scenografia: Fulvio Jacchta - Costumi: M. Caracciolo di Laurino - Opera- tore: Alberto Fusi - Fonico: Ettore Forni - Interp*.: Assia Noris, Amedeo Nazzari, Maurizio D'Ancora, Lauro Gazzolo, Calisto Beltramo, Liliana Dei Balzo, Minora, Arturo Bragaglia. Anche quest'ultimo film di Camerini, che rical- cando i motivi comico-sentimentali, ormai più che noti in questa rivista, corre allegramente e piacevolmente per la sua strada, si svolge se- condo un uso, ormai invalso nella nostra cinema- tografia, a Budapest. Questa città è diventata un po' un porto dei soggetti leggeri italiani, come una specie di rifugio in cui tutto è lecito e per- messo. A differenza degli altri recenti lavori dello stesso regista, centomila dollari porta con sé una fluidità ed un giusto uso dei mezzi di racconto cinematografico che ne fanno un'operetta gustosa ed accettabile, grazie anche alla recitazione ve- ramente scioltissima degli attori che vi compaio- no, primi fra tutti Assia Noris ed Amedeo Nazzari. ** 1000 Km. AL MINUTO Italia - Prod.: Fauno filmi. CI. - Regìa: Mario Mat- toli - Dirett. di prod. : Baroni - Soggetto : Aldo De Benedetti - Scenegg.: A. De Benedetti - Scenogiafia: Piero Filiypone - Operatore : Domenico Scala - Fo- nico : Ovidio del Grande - Montaggio : Mario Mat- toli - Interpr. : Vivi Gioi, Nino Besozzi, Antonio Gandusio, Lola Braccini, Amelia Chellini - Romolo Costa, Mario Ersanilli, Enzo Btliotti, Nerio Bernardi, Aroldo Tierì. Per quanto nella vertenza che precede il film sia detto burlescamente che la storia raccontata non vuole avere nessun riferimento alla scienza, tut- tavia una certa simulata esattezza e proprietà nella parte propriamente « esplorativa » del la- voro, avrebbe indubbiamente giovato ad innal- zarne il livello e a farne cosa più attraente e viva. Infatti, il calcato tono burlesco e l'esagerato abu- so d'una scenografia che chiameremmo « mano- metrica » toglie quel sapore irreale che avrebbe sicuramente accentuato l'interesse del pubblico. Gandusio vive come al solito per la battuta, e Besozzi scompare addirittura come personaggio, tanto incolore è la sua recitazione. Vivi Gioi la meno adatta e la più sciupata per. roba di questo genere. ** UN UOMO D'ORO (Un homme en or) - Francia - Prod. : Roger Ferdinand- E.N.I.C. - Regìa: Jean Dreville - Ass. regista: Robert Paul - Musica: Carlo ìnnocenzi - Riduz. ita!.: Stefano Gusberti - Interpr. : Harry Baur , Suzy Ver non, Pierre Larquey , Christiane Dor, Josseline Gael , Jacques Maury , Guy Derlan, Robert Clermont. Senza fare dell'ironìa di bassa lega sui logici le- gami fra il titolo di questo film francese e il suo contenuto, non si può tuttavia non sorridere sul- l'assurdità della forzata bontà cristiana di certe situazioni. In ogni modo pur prescindendo dai motivi di ordine morale che necessariamente por- tano alla praticità della tesi sostenuta un uomo d'oro dal punto di vista strettamente cinemato- grafico è un'opera male arrangiata e che provoca scarso interesse. Harry Baur si vale qui, come non mai, dei mezzi più triti e pedestri della sua <( forma » che non ne fanno altro se non una fi- gura grigia e priva di ogni attrattiva eroica. Ac- canto a lui tutto sembra invecchiato precoce- mente e stancamente, anche Suzy Vernon nelle vesti di moglie giovane e delusa. ** TIRANNA DELIZIOSA (Woman chases man) - U.S. A. - Prod.: United Ar- tìsts-Artisti Associati - Regìa: John Blystone - Dirett. di prod . : Daniel Mandell - Scenografo : Julia Heron - Comm. mus.: Alfred Nevvnian - Operatore: Gregg Toland - Montaggio: Richard Day - Interpr.: Miriam Hopkins, ]oel Me Crea, Charles Winninger. È questo un film ricco di trovate e di situazioni impensate che tradisce però il fondo ingenua- mente romantico (e di quale romanticismo) di certa produzione americana. Dal principio alla fine seguono bene o male i guai di Charles Win- ninger, l'impetuosità fiduciosa di Miriam Hop- kins, in fondo amorevole e innamoratissima, la fanciullesca testardaggine di Joel Me Crea. È anche questo uno di quei film fatti di nulla nei quali però la gustosa maestrìa del saper cogliere gli elementi vitali dalle cose più semplici e abi- tuali, individuano immediatamente legista, at- tori e sceneggiatori di discreta bravura. Film che se non altro, potrebbero, senza altre pretese, insegnare qualcosa, e per tanto assolvere il loro compito nella visione fra noi. ** SERVIZIO DI LUSSO (Service de Luxe) - U.S. A. - Prod.: New Universal- l.C.l. - Regìa: Rowland V. Lee - Soggetto: Bmce Manning, Vera Caspary ■ Scenegg. : Gertrude Purcciì - Comm. mus.: Charles Previn - Operatore: George Robinson - Montaggio : Ted Kent - Fonico : Bernard B. Brown - Interpr : Constance Bennett , Vincent Price, Mischa Auer, Charlie Ruggles , Helen Broderie^. Se la formula è sempre più o meno la stessa, se gli stessi sono i personaggi, se i « gags » si equi- valgono ai mille che fino ad oggi il cinematografo americano ci ha ammannite, pur tuttavia ser- vizio di lusso assolve il suo compito con la con- sueta andatura dei film del genere. Un pizzico di romantica debolezza in una donna usa a ve- derne di ogni colore, un continuo balzare di imprevisti gettati lì con naturalezza apparente- mente logica, una continua critica dello stesso mondo e delle stesse persone d'America bastano a Rowland V. Lee per fare un film discreto e sopratutto per creare uno spettacolo. Ma se indubbiamente la regìa e più ancora il montaggio di servizio di lusso sono fra i più riusciti di quelli che l'America ci ha dato in questa stagione, questo film porta a considera- zioni specialissime sugli attori. C'è in effetto in ognuna di queste opere riuscite americane, oltre ai pregi individuali, indiscutibili di ciascun per- sonaggio, qualcosa di più, che in special modo in questo servizio di lusso balza immediata- mente agli occhi dello spettatore. C'è una ade- guazione delle virtù di ciascuno a quelle degli altri, c'è in breve come una adattabilità ad in- castro che ogni attore fornisce ai suoi compagni. Sicché l'organicità della recitazione dipende in gran parte da questa intelligente collaborazione che è fatta sia detto ad onore di quegli attori spesso con sacrifici non lievi alle naturali umane ambizioni di ciascuno. Così Constance Bennet ad esempio è nella sua recitazione la naturale parte integrante di quella particolare di Charlie Ruggels o di Vincent Price. Così Mischa Aurer è più che un caratterista in quanto il suo lavoro non resta fermo ed esaurito nella costruzione della figura che incarna, ma anzi fornisce a suo turno le possibilità di incastro ai suoi compagni. Si potrà dire che tutto questo è compito e quindi merito della regìa. Noi siamo d'accordo su que- sto punto ma solo in parte. È indubbia la fun- zione del regista nella fusione degli elementi che formano il complesso recitativo del film, ma essa non potrà mai avvenire ove non esista quella naturale intelligenza da parte degli attori che ri- veli loro i giusti limiti e la necessaria aria libera da lasciare agli altri. E più che aria libera, la chiara possibilità di integrazione dei propri ruoli con quelli dei compagni. Il problema in sede di critica di un film non può venire approfondito per varie ragioni, essendoci stato palesato sopratutto da servizio di lusso. Abbiamo creduto opportuno accennarne almeno per ora in questa sede. Del film va sopratutto notata l'eleganza di mo- bilità e quella scioltezza che sono ormai come la marca di fabbrica di quella produzione. Constance Bennet è una fanciulla che ameremmo veramente incontrare un giorno sul nostro cam- mino. 22Ó ^ BJBBWSaB M9MBI ** TUTTO FINISCE ALL'ALBA (5afi.< lendemain) - Franati - Proti. : Cine Alliance- Cine Tirrenia - Regia: Max Ophuls - Direlt. di prod . : O. Danciger - Soggetto: H . Wilhelm - Scenegg.: H. Wilhelm, facot - Scenografia: Lotirié - Coni ni. mas.: Alien Gray - Operatore : Schiattili - Montaggio : Sejourné - Fonico : Calvet - Interpr. : Edwige Feml- lère, Georges Rigatid. Daniel Leconrtois, Paul Azais, Georges Lannes, Michel Francois. Mai come altrove in questo tutto finisce al- l'alba gli elementi di ambiente, i colori, le luci cupe di atmosfera non riescono a fondere con il racconto e, rimanendone per difetto di regia estra- nee, rivelano il costruito e il retorico. E in fondo è proprio questa nuova retorica quella che lenta- mente uccide l'interesse del pubblico pur così spontaneo al principio, per il genere e il clima di queste storie. La costruzione del film sa come di frammento e di incollatura, con attacchi trop- po logicamente sistematici per dare vivacità alla narrazione. La scarsa illuminazione poi delle sce- ne, accentuata per di più dalla veramente povera luminosità del proiettore del cinema Moderno disperde più che non accentuare gli sforzi della regìa e della scenografia. Edwige Feuillère non giunge mai a dare un ca- rattere al suo personaggio. ** UN MARE DI GUAI Italia - Prod.: Atta sì. CI. - Regìa: C. L. Braga glia - Dirett. di prod.: Sciulghin - Scenegg.: C. !.. Braga- glia, Luigi Zampa, M. T. Ricci - Scenografia: Gastone Medin - Operatore : Mario Alberlelli - Interpr. : Uni ■ berlo Melnati, Junie Astor, Luigi Abilitante, Paolo Stoppa, Guglielmo Sìnaz, Rosetta Tofano. Innumerevoli volte nella nostra breve vita, che coincide più o meno con quella del cinematografo come pubblico spettacolo, la storia del marito che s'innamora della propria moglie credendola un'altra donna, ci è passata con nuove vesti di- nanzi agli occhi. Innumerevoli volte l'altalena della medesima storia ha oscillato dal palcosce- nico allo schermo e viceversa. Quello che è certo è che se Melnati film dopo film discende con tanta spensierata leggerezza i gradini della sua scala, presto, troppo presto per lui, e ce ne dispiace, si troverà a quel piano-terra ricco di impreviste dolorose constatazioni cui tali discese conducono. I salti, le piroette, l'agitazione sulle quali il film si basa per tirare avanti non salvano l'incon- gruenza, e la meschinità del vecchio racconto, e lo pongono anzi nel rango del trasformismo di quarto ordine, senza alcun risultato spettaco- lare. (Foto Vaselli). „„„.„_ GIUSEPPE ISANI DI % CHI DI Filali Dal film eravamo sette vedove il tenore d'Ame- lio ha inciso (Fonit 4413) un tango « languido e sospiroso » a base d'amore e di baci: Canzone a Lucia. Lo canta assai graziosamente e il disco è melodico, scorrevole e piacevole. Un altro tenorino, Fernando Orlandis, inter- preta un altro tango amorosissimo Anime -nei deserto dal film omonimo, derivazione ed eco del famosissimo Mai più che ci ha cullato tutta la scorsa estate, mettendo di moda i deserti, i loro ritmi e le loro canzoni. Per scuoterci ecco un bel fox-trott con moto, Vorrei volare, dal film omonimo, cantato dal tenore d'Aurelio con coro fragoroso, che ogni tanto irrompe, travolgendo impetuosamente la voce del solista. Buon disco, animato e piace- vole, per quanto la musica non sia gran che originale. Ma se non altro è divertente. Da bel ami Kramer e i suoi solisti interpretano il fox trott omonimo (Fonit 8396), una can- zoncina di sapore vecchiotto e stantio di propo- sito, non priva di grazia nel contrasto con gli impasti jazzistici dello sfondo strumentale. le sorprese del vagone letto ha offerto a Semprini e alla sua orchestra uno slovv fox, Devi ricordare, che il pianista direttore ha stru- mentato a modo suo, con molta abilità e tecni- ca consumata. Il tenorino del ritornello vocale è Servida, e canta con molta misura e con molto garbo. L'insieme è eccellente. Dal film dora Nelson lo stesso complesso ha in- ciso lo slow fox Ti chiamo amore, una musi- chetta blandamente nostalgica, con qualche so- spiretto a fior di pelle in modo da non guastarsi il sangue per le pene d'amore, i baci passati e altri simili rimpianti. Il pianoforte solista si alterna, a commento, con la voce del tenorino e con l'orchestra, in un bell'equilibrio sonoro. Dal film rose of Washington square l'orche- stra di Bob Crosly ha inciso un simpatico fox trott, il cui ritornello vocale è affidato a una voce baritonale di pretto stampo transoceanico, che, in penombra discreta di secondo piano, si fonde bene con l'eccellente orchestra americana, varia di timbri e di ritmi, colorita e saporita. Ottimo disco per ballerini. Il medesimo complesso jazzistico, dallo stesso film, interpreta un altro fox: 1 never knew heaven could speak (« Non ho mai saputo che il cielo potesse parlare »), pure piacevole e adatto a esser danzato: esecuzione ottima, sia da parte dell'orchestra espressiva e sentita che del gentile sopranino cui è affidato il ritornello vocale. Semprini e Kramer (con accompagnamento ritmi- co) ci ammanniscono un disco vivacissimo e pia- cevolissimo con motivi di film : Digs digs do - Tiger rag stardust - Solitude, un susseguirsi di ritmi vari e incisivi, un accavallarsi di sono- rità e di impasti gustosi e saporosi: ogni tanto prevale il pianoforte, con uno sgranarsi di no- tine periate; ogni tanto s'affaccia in primo pia- no la fisarmonica, che commenta umoristica- mente con la sua voce legatissima, a crescendi e diminuendi, i ghiribizzi capricciosi della ta- stiera d'avorio. Il carattere contrastante dei due strumenti costituisce un'opposizione divertentis- sima, che i due magistrali solisti sfruttano con tutta la loro abilità. I medesimi interpreti si esibiscono in altri due dischi Maramao perchè sei -morto?, Grandi Magazzini, Trullalà ju. Il segnale delle 9 e 23, Illusione, Un po' d'amore. Ah, Giulietta, Swing su, swing giù, e anche questi sono riuscitissimi, gradevoli da ascoltarsi e da danzarsi, a piacere. MARIA TIBALDI CHIESA 227 pubblimont GALLERIA (v. tavola a fianco) PRODOTTI p&ì {(Otog'ìaiia C H I N O N E COLLODIO FOTOGRAFICO IDROCHINONE POCHE figure femminili dello scher- mo sono riposanti .ilio sguardo quanto Joan Blondell : paragonabile in ciò al verde dei rampi, ma piuttosto per tutti gli attributi della sua persona, a un dolce sostanzioso che abbia messo mani e piedi e sorriso. Una ragazza di mar- zapane. O, in altro senso, l'incarnazione dello stemma pubblicitario di una casa di saponi profumati; casa americana, ma della provincia, del Middle West per esempio. Perchè se c'è un'attrice che sullo .chermo di Hollywood ha la funzione di rappresentare la provincia americana, come un deputato in un parlamento, questa è lei. Sarà una pro- vinciale smaliziata e fattasi cittadina: ma dite un pò' se non odora di sapone fresco, e se non è vero che nulla sem- bra affatturato, che a lei si riferisca. Domestica e placida « stella », di quelle che non turbano i sogni dei raffinati, e tengono ideal compagnia solo a brava gente di ramo impiegatizio e, si direbbe, di media età. Pacioccona, sempre sorri- dente. Difatti corre una leggenda sul conto suo, e questa ovviamente dice : Joan nacque col sorriso sulle labbra già pienotte, invece di piangere come tutti i neonati si mise a ridere in giro (si capisce, dopo un breve pianto iniziale). Passaggio rapidissimo dal pianto al riso. Così faceva la ragazza più tardi, quando si trovò in mezzo a qualche guaio: asciugarsi le lagrime, sorridere e dire a sé o ad altri : niente paura, io sono sicura che avrò fortuna un giorno, era tutt'uno. Joan Blondel I è figlia d'arte, ed è nata nel 1909 a New York. Suo padre, Eddie Blondell, è stato un comico di varietà piuttosto noto, sotto il nomi- gnolo o pseudonimo di Katzenjammer Kid, che in romanesco potrebbe trovare un cquilavente approssimativo in « ben- zinaro » : immaginarsi quindi un truc- caggio accentuato sul rosso per tutta la faccia; ma anche, per la scelta medesi- ma della parola tedesca, una certa raf- finatezza e consapevolezza Joan Blon- dell, lei, ci seppe dare più d'una inter- pretazione davvero calcolata e cosciente. 11 dovere suo, d'altra parte, la bionda '. star » lasareccia l'ha fatto sempre: sia che le toccasse di sgambettare nei vani film governati dalla lucentissima fanta- sia coreografica del Berkeley, sia che ci raccontasse storie bonarie, di buon calibro realistico. Fin da bambina si trovò a recitare, e da una tale preziosa esperienza le ven- gono la faccia tosta e l'abilità discreta ma certa di oggi, che le permettono di cavarsela in tutte le circostanze. Cosi, tra circo, teatro e varietà stette sulle scene per sedici anni, dai due ai di- ciotto voglio dire. Per essere più esatto, dovrei raccontarvi — ed è la verità — che Joan, la quale allora si chiamava Rose, debuttò in teatro all'età di quattro mesi. Ma non era un debutto vero e proprio: essa non agiva, dunque non era attrice; era, per cosi dire, agita (cioè portata in braccio). 1) dramma era intitolato .• Il più grande amore », e l'infante paffuta era l'esemplificazione di carne e ossa di quel titolo senza mezzi termini. Un'altra leggenda vuo- le che già da quel giorno il pubblico osservò on piacere le gambette robuste della bambina: essa le muoveva con una cosi geniale e indifferente irrequie- tezza. Su quelle gambe i vecchi tea- tranti fecero volentieri scherzose predi- zioni : e difatti anche oggi sono una delle armi più spontanee della molto spontanea attrice. Come mai finì nel circo? Quando i suoi dovettero ritirarsi, e altre disavventure finanziarie lasciaro- no per qualche tempo la famiglia in un certo pericolo. Se la cavò benissimo an- che lì, come ballerina acrobata. Aveva poco più di sedici anni, e vantava or- mai la pratica d'una veterana; con la sua famiglia era stata in tutte le mag- giori citta europee, cinesi, australiane e canadesi. Padre, madre e figlia com- ponevano un armonico e squisito nume- ro di varietà, durante questo giro del mondo. Ci metteva sempre la puntuali- tà d'una massaia che tiene avviata una casa popolata da molta gente, e l'estro d'un'artista. Sui diciassett'anni, rimasta ormai la sola Blondell dei palcoscenici americani, s'accorse ch'era stanca del suo scarso successo e dei suoi scarsi guadagni. In quel momento era passata dal circo alla rivista, ed era diventata corista in un modesto « chorus » di bal- lerine. Decadenza immeritata ed ecces- siva : lei se ne rendeva ben conto, ma gli impresari non le davano ascolto. Pare impossibile, ma quella gente pan- ciuta e fornita di sigaro, ha un carat- tere strano : se la gente si trova momen- taneamente in discesa, non fanno mai — forse per superstizione — un passo per ritirarla su, anche se siano con- vinti che lì c'è ■ offa e meriti superiori. Forse agiscono così perchè non posseg- gono sufficiente acume. Allora Joan s'accorse, dicevamo, di averne abbastan- za. Convinse una compagna a seguirla, fuggirono insieme in Australia, dove si misero a fare le indossatrici. Questa evasione le portò fortuna : al ritorno, fattasi anche più bella e più donna, ottenne una scrittura non sensazionale ma vantaggiosa, in una buona compa- gnia viaggiante. Il giro incominciò a Dallas nel Texas. Recitò nel « Processo di Mary Dugan », in « Follie», « Mac- chia », « Maggy la splendida » e in « Penny Arcade ». Fu questa comme- dia che improvvisamente la rivelò ai cercatori hollywoodiani : di punto in bianco la chiamarono a Hollywood, le diedero il primo ruolo (lo stesso da lei tenuto in teatro) nel rifacimento cinematografico di « Penny Arcade », con James Cagney, e fu subito stella. Il film si chiamò la vacanza del pec- catore. Poi vennero tutti gli altri, in un ritmo decennale che non s'è mai rallentato. Ha avuto due mariti, l'ope- ratore Barnes e Dick Powell. Si noti che qui s'è subito detto che la cordiale e paciosa Girvanna è un'attri- ce. Suo compito principale, va bene, è quello di suggerire immagini allegre, serene e tradizionali; le sue eroine, lo ricordiamo tutti, fanno una vita sem- plice e onesta, e si meritano sempre, nel finale del film, un marito amoro- sissimo che le porta in una bella, spes- so in una sontuosa abitazione. Ma sa- rebbe un compito labile — con la con- correnza che le fanno altre stelle ame- ricane — se Giovanna non fosse l'at- trice che è: disadorna per effetto di stile; stile vero, definito in una sua composizione e armonia coi mezzi in apparenza più sciocchi. FILM PRINCIPALI: la vacanza del pec- catore (Sinner's Holiàay, Warner, 1930), la dattilografa (Office Wife, id., 1930), l'angelo bianco (lllicit, id., 1932), LA danza delle luci (Fool- light Parade, id., 1934), viva le don- ne (Dames, id., 1934), broadway GONDOLIER (i.d, 1935), BLLLETS OR BALLOTS (id., I936), AMORE IN OTTO lezioni (Gold Diggers of '9J7, id., '937)' IL RE F LA ballerina (King and 'he Chorus Girl, id., 1938) c'è sotto ina donna (There Is Aìways a Woman, Columbia, 1938), ed ora sposiamoci (Stand-In , Artisti Assoc., 1938), MILIONARIO SU MISURA (Perfed Speciment, Warner, 1938), angolo di cielo (East Side of Heaien, New Universal, 1939. PTJCK 228 JOAN BLONDELL IN TUTTE LE STAGIONI UlSITBTe Lfl WMM L'ISOLA DEL SOLE E DELL'ETERNA PRIMAVERA R I D U Z I o n I FERROVIARIE-MARITTIME-AEREE DURANTE TUTTO L'ANNO mnnipesTflzioni ARTISTICHE - CULTURALI SPORTIVE - ETNOGRAFICHE D'INTERESSE MONDIALE Informazioni e prospetti: ENTE PRIMAVERA SICILIANA -PALERMO VIA CAVOUR, 102-104-106 - TELEF. 13.389 - TELEGRAMMI: "PRIMASICIL" E PRESSO TUTTI GLI UFFICI DI VIAGGI E TURISMO JÉÉ ■RlGti o: M Ahtftco I V.fcàU.ttftlfcM Ù.CttERI C.fcWWòlO 6.6R&SJO PRoo. DlàNft FILM 230 — . MOSTRO DI DUSSELDORF {Berga- mo). - La tua lettera è piuttosto inte- ressante, mi dimostra che il numero delle persone le quali vanno coscienzio- samente occupandosi del vero, autentico cinema e cercano di scoprirne, attraverso le più significative opere, le caratteri- stiche essenziali, va aumentando; perso- ne le quali tendono a vedere opere di una certa importanza, degne di passare alla storia di quest'arte. È necessario che vi sia chi faccia della propaganda al cinema come arte, ne analizzi con acu- tezza la struttura, ponga in rilievo la bontà di taluni film, la loro essenza artistica. Ormai il cinema è diventato argomento da tesi di università. Già nel '$$ qualcuno aveva sostenuto alla laurea una tesi sul cinema. Recentemen- te altri hanno discusso tesi sull'argo- mento. Lodevoli quindi le tue nota- zioni. Il pubblico, il grosso pubblico, va avvicinato un po' alla volta al buon cinema. Del resto, le persone che han- no assistito a Sigfrido di Lang, testé presentato in una edizione sonorizzata, sono state attentissime alla proiezione, hanno seguito con interesse il vecchio film. Ora, è importante salvare tutte le opere degne di appartenere alla storia del cinema; anche di più, magari; la selezione si potrà fare domani; invece, quando un film è andato al macero, non c'è più niente da fare. So, per esempio, che viva la vita! è purtroppo andato al macero. Forse ne esiste un'altra co- pia, presso chissà quale noleggiatore. Conviene ricercare queste copie, maria leggenda ungherese è alla Cineteca del Centro. Digli altri non so. Bisogna cercarli presso i noleggiatori locali. Sa- rà utile ogni segnalazione in proposito. Segnala a me direttamente. Di brazza è interprete, salvo errore, Jean Yonnell, la loi s.ua.fE e jeunes hlles en de- trèsse. De,i,!i altri film non ho precise notizie. CARMEN B. (Roma). - Per avere il testo e la musica di quella serenata, penso che la cosa migliore sia di recar- CAPO DI BUONA SPERANZA (Corrispondenza coi lettori) si in un negozio di musica. A Roma non ne mancano; sono certo che ti potranno dare tutte le informazioni ne- cessarie. Ho ragione di ritenere che sia di Pietri. STUDENTE DI MILANO. - Ho rice- vuto l'articolo che ho passato a chi di competenza. L'argomento: i II pubbli- co ventenne », mi sembra interessante; purtroppo la calligrafia è infelice. Non potreste scrivere a macchina? o far co- piare gli articoli3 ITHO (Trento). - Dei tre soggetti in- viatimi in esame preferisco il terzo. Il primo che è abbastanza curato e pre- ciso per la ambientazione e che rag giunge una certa autenticità di partico- lari nella descrizione dell'ambiente re- gionale in un'epoca passata, il secolo scorso, non offre tuttavia singolari ele- menti di emotività né la conclusione appare molto interessante. Si potrebbe raggiungere una finezza di sfumature psicologiche in sede di sceneggiatura e di realizzazione; così, dal lato com- merciale, questo soggetto si avvantagge- rebbe dal fatto di poter adoperare della musica operistica ottocentesca che fa di solito presa sullo spettatole: ma è uno spettatore poco cinematografico. Il se- condo soggetto è di carattere avventu- roso, un po' da romanzo d'appendice, da buon romanzo d'appendice. In tutti e tre questi soggetti si nota la inten- zione da parte dell 'A. di voler cogliere le linee essenziali del fatto, gli episodi ..alienti che allacciati fra loro, produco- no la trama. Il terzo soggetto mi pare notevole per quel finale, di difficile realizzazione, ma ricco di originalità. Infatti, questa leggenda montana che si inserisce in una vicenda ordinaria, può produrre, nel caso specifico, effetti vi- sivi non comuni. • Allo scoccare del- l'ultima mezzanotte dell'anno si radu- nano in chiesa tutti i morti del paese; e chi dei vivi, inavvertitamente si trova fra loro, non vedrà sorgere la nuova aurora ». Nel finale, la protagonista che crede di trovarsi al matrimonio del- l'amato il quale sposa un'altra donna, capita, invece, al convegno dei morti e fra quelle ombre incontra quella della madre che la ammonisce a non compie- re alcuna vendetta contro l'amato che le ha lasciato un figlio. Ma voi avete modificato la soluzione della leggenda, in quanto che la denna vedrà il sor- gere dell'aurora e potrà dedicarsi alla sua creatura. Soluzione impreveduta e di sicuro effetto. Purtroppo lo spazio non mi consente di dilungarmi nell'ana- lisi. Vorrei potervi dare dei suggeri- menti circa la realizzazione di uno di essi, indicandovi — come voi deside- rate — dove potreste rivolgervi per questo fine. Purtroppo però, data la si- tuazione industriale del nostro cinemi. basato più che altro sulle combinazioni create tra un produttore e un noleggia- tore o da un regista con un gruppo di noleggio, riesce alquanto difficile in- dirizzare un soggettista. Di solilo i sog- getti che si inviano ai produttori, sono inviati a vuoto. Tuttavia potreste desu- mere dall' Almanacco di Cinema gli in- dirizzi di quelle Case di produzione e di quei registi che più vi sembrano ido nei a capirvi; e inviate loro i soggetti. Qualcosa, almeno alcuni, vi risponde- ranno. In una eventuale vostra venuta a Roma, potreste, con pazienza, otte- nere risultati migliori. A meno che non conosciate qualche capitalista di- sposto a finanziare una impresa cinema- tografica. Basta un modesto capitale per cominciare o per creare una combi- nazione, che si può risolvere se bene organizzata, molto vantaggiosamente per chi ha esposto dei quattrini. Auguri. V. L. (Milano). - Visto il successo di certi recenti film comici, vi siete accin- to a scrivere uno scenario che di quei film abbia il tono. Ci siete in parte riu- scito. La materia avrebbe dovuto essere meglio elaborata, gli episodi raggiun- gere una concatenazione più efficace. In sostanza, le trovate sono un po' troppo meccaniche, pur non mancando qua e là, degli spunti piacevoli. Le descrizioni non sono prive di notazioni gustose. il NOSTROMO PARLA ISA POLA: Quale giuoco preferite? IL LEXICON « Oh, come sono contenta. Non mi par vero che mi si sia presentala l'occasione di dire quanto e come è divertente il nuovo gioco LEXICON. Come, non lo conoscete? E in che mondo vivete? Non sapete ancora che un nuovo gioco è entrato in tulle le case eleganti e che questo gioco si fa con le carte del ramino, che però, invece di avere numeri e semi, hanno lettere? Le combinazioni di questo gioco danno luogo a soluzioni assolutamente affa- scinanti, non si formano sequenze formali, pure e semplici, bensì paro/e. Parole vere che hanno e conservano il loro significato reale e, perchè no? poefico. Figuratevi con quale soddisfazione e gioia dello spirito. Dunque, ah, che gioco preferisco? il LEXICON, affeddidio, il LEXICON h ISA POLA (dal referendum indello dal " Marc' Aurelio" su "quale gioco preferite?,,) LEXICON È IL GIOCO DELLE PERSONE DI BUON GUSTO. PREDILETTO DA TUTTI GLI INTELLETTUALI. DA TUTTI GLI ATTORI ED ATTRICI DEL CINEMATOGRAFO Chiedere prospetti e informazioni all' EDITRICE GIOCHI SOCIETÀ ANONIMA - VIA DEGLI ARDITI, 23 - MILANO 231 IE I La soluzione dei giuochi deve pervenire alla Redazione di CINEMA (Sezione 'Giuochi e Concorsi'. Piazza della Pilotta, 3 ■ Roma) non oltre il 30 aprile 1940XVI1I Scrivere chiaramente, oltre alla soluzione stessa, anche il proprio nome cognome e indirizzo. Tutti i lettori possono liberamente collaborare a questa pagina SERPENTINO in. a 10 12 13 H Trovare i cognomi dei registi dei film qui elencati, e sistemarli nel diaframma, da sinistra a destra, e viceversa, seguendo il serpentino. Se la soluzione sarà esalta, nelle co/onne segnate con cerchietti si leggeranno i cognomi di altri Ire registi, nella I. il regista di 'Volontà occulta', nella II. di 'Un mondo che sorge', nella III. di 'La rivincila di Clem'. 1. 'Sorgenti d'oro' - 2. 'Troppo amata' - 3. 'La casa degli agguati' - 4. 'Occidente in fiamme' - 5. 'Furia' - ó. 'Pori Arthur' - 7. 'Saratoga' - 8. 'La grande città' - 9. 'Sei ore a terra' - 10. 'La calunnia' - 11. 'I Lloyds di Londra' - 12. 'Uragano' - 13. 'La resa di Sebastopoli' - 14. 'Nato per danzare'. , AMEDEO MONTEMAGGI {Rimini CASELLÀRIO SILLÀBICO Porre in ogni riga una parola di Ire sillabe luna sillaba per casella! che corrisponda alla relativa definizione. A soluzione ultimata, nelle caselle in risalto si avrà nome e cognome di un regista italiano ed il titolo di un suo film. 1. L'Ercole del cinema italiano d'altri tempi - 2. Il primo film della coppia Astai re-Rogers - 3. Film che rivelò Bo- nita Granville - 4. I fiori preferiti dalla Garbo in un suo film - 5. Il pro- duttore di 'Luciano Ser- ra, pilota' - 6. L'eroina di una canzone di Friml dal film 'La lucciola' - 7. Film di ambiente orientale interpretato da Annabella e Charles Boyer - 8. Film di De Sica - 9. Il verbo del cuoco che Allan Jones coniuga poco in 'Viva l'allegria' - 10. . . . Confalonieri (con Marta Abba); . . . Krones 'con Marta Eggerth); . . Raquin (di Feyder). BRUNO CARTÀPATTI (Milano 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 SOLUZIONE DEL GIUOCO DEL N. 89 (10 MARZO 1 940 - XVI 1 1) LA DIAGONALE *. ARMANDO * FALCONI 7. 8 SOLUTORE DEL , GIUOCO N. 89 l0 GIAN CARLO MAR- n. TELLI - Bologna - Via a Broccaindosso, 63 l3 14. A R D 1 T 1 D E L L A R 1 A F> R A N Z o A L L E O T T O U O ^ 1 N 1 1 N B 1 A N c O P A R A 0 1 s O P E R T R E L A D O N N A E M O 6 1 L E 1 S O L A D E L T E S O R O L A L B E R O D 1 A & A rA O 1 L P R O D E F A R A O N E V O C E S E N Z A V O L T 0 L A c 1 T T A D E L L 0 R O c A s A D E L P E C c A T 0 C A F F E n E T R O p O L E F L R O c L S A L A D 1 N o T R E S T R A N 1 A AA 1 C 1 Scrivere la soluzione in inchiostro e con scritture molto nitide. Sere estretto e sorte un vincitore tre i solutori del giuoco-. Serpentino, ma sere dete le pre- cedenze ei solutori dei due giuochi. Premio: L'Almanacco del Cinema dall'ano, la soluzione dei giuochi pubblicali nel 91° fascicolo epperirè nel 93' fascicolo PO moggio 1940-XVItl) Direttore: VITTORIO MUSSOLINI NOVISSIMA - Via Komanello da Forlì, 9 - Tel 760205 - Roma Proprietà letteraria riservala per i lesti e per la legge vigente sui diritti d autore è lassali illustrazioni della rivista CINEM le /em A e f/u enl uà >lra e | ido zio alte no ni. ì d n s A vie e n ior O ( ; e ma il r li h de ipr lo la adu n/e clic o/o 4 del- rre articoli e R CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINEPER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE ivi N E C C H I HINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINEPERCUCIRE. MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER Ci ALASSIO LA SPIAGGIA ELEGANTE MONDANITÀ DIVERTIMENTI J&l SPORT ^Wj Informazioai: AZIENDA AUTONOMA DI SOGGIORNO - ALASSIO per assicurare il continuo e regolare funzionamento degli impianti cinematografici ACCUMULATORI HENSEMBERGER CONTINUA L'EMISSIONE DELE POLIZZE DELL'ISTITUTO RAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI ABBINATE AI BUONI NOVENNALI DEL TESORO 1949 I cospicui premi riservati agli assicurati La sottoscrizione ai Buoni Novennali del Te- soro 5% 1949 si è chiusa - con brillantissimi risultati • il 29 febbraio u. s. Molti cittadini non hanno potuto per ragioni varie, il più delle volte indipendenti dalla loro volontà, partecipare, nei termini e nelle forme stabiliti dalla legge 4 febbraio 1940-XVIII, a questa grande e patriottica operazione finanziaria. Non devono impensierirsi, perchè le loro adesioni possono essere ancora raccolte dall Istituto Nazionale delle Assicurazioni col mezzo di due speciali polizze, luna "ORDINARIA" e T altra "POPOLARE" TUTTE LE AGENZIE DELL'ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI FORNISCONO INFORMAZIONI E CHIARIMENTI A CHIUNQUE NE FACCIA RICHIESTA Perchè l'Italia Fascista diffonda nel mondo più rapida la luce della civiltà di Roma Roma • Stabilimenti C inematografici M a = CINECITTÀ RADIO-FONO INCISORE 844 SUPERETERODINA A 8 VALVOLE ^fc&ffawej. _■ LIRE 25 APFlILE 1940-XVL" IT MsTmi[im^iiììim;ii E DI 73 PACHIATE ferrania SOCIETÀ ANONIMA CAPITALE SOCIALE L-40.000000 INT. VERS. SEDE: MILANO - CORSO DFL LITTORIO, 12 ISTITUTO NAZIONALE DIREZIONE GENERALE: VIA S. SUSANNA, 17 - VIA TUSCOLANA (Quadrato) AGENZIE IN ITALIA: BARI - BOLOGNA - FIRENZE PALERMO - ROMA - TORINO GENOVA - MILANO TRIESTE - VENEZIA e sub-agenzie in tutte le altre principali città del Regno AGENZIE E CORRISPONDENTI ALL'ESTERO: BERLINO - LONDRA - PARIGI - BARCELLONA TIRANA - BRUXELLES - TOKIO - MANILA - BOMBAY BUCAREST - ATENE - COSTANTINOPOLI - SOFIA REPARTO FOTOCINEMATOGRAFICO IN A. O.I.: ADDIS ABEBA PRODUZIONE CINEMATOGRAFICA - PRODUZIONE FOTOGRAFICA PRODUZIONE FILMI A PASSO RIDOTTO 16 m/m. ha inciso per la c.e.T.R.n i più grandi successi internazionali I il!!! III I mimili! UflllillililRs; IT 695 DOLCE SUSANNA (Sweet Sue) cantato in inglese - PERCHÈ M'HAI LASCIATO? (After you' ve gone) cantato in inglese SOGNO AD OCCHI APERTI (l'm getting sentimental over you) cantato in inglese - MAMMA, C È LA LUNA (Marna, that moon in here again) cantato in inglese VIENNA VIENNA (Wien Wien) cantato in tedesco - NOTTE DI RONDA (Noche de ronda) cantato in spagnolo DOLCE GEORGIA (Sweet Georgia Brown) cantato in inglese QUALCUNO DI QUESTI GIORNI (Some of these days) cantato in inglese AHI GIULIETTA...' (Jeepers Creepers) cantato in inglese - SO- PRA L'ARCOBALENO (Over the rainbow) cantato in inglese POLVERE DI STELLE (Star dust) cantato in inglese - LA FIDAN- ZATA DI NESSUNO (Nobody's sweet heart) cantato in inglese NON POSSO DARTI CHE AMORE (I can't give you anyrhing but love) cantato in inglese - RIFLESSO DI LUNA (Moon glow) cantato in inglese RUOTE DEL TRENO (Wagon Wheels) cantato in inglese PERCHÈ? cantato in italiano ?* PRODUTTRICE: S. A. CETRA • VIA ARSENALE, 17-19 . TORINO :**;*. " -*?.<>* i 3000 pezzi che costituiscono la moderna macchina per scrivere vengono prodotti in grande serie negli stabilimenti Olivetti con macchinario originale appositamente studiato. L' Olivetti è anche l'unica fabbrica europea che produce i propri! caratteri. I risultati raggiunti in 32 anni di lavoro pos- sono riassumersi in queste poche cifre: area degli stabilimenti, mq. 20.000 - 2.500 operai - 45.000 macchine prodtle annualmente, di cui ol!re13.000 esportate in tutti i paesi del mondo. olivetti studio 42 235 éM Lo sememi pum PRESENTA RAMON NOVARRO MICHEL SIMON e JACQUELINE DELUBAC ORESTE BILANCIA, DINA ROMANO, RENATO CHIANTONI inóniiimdi MARCEL L'HERBIER Direzione artistica per la versione italiana MARCELLO ALBANI Dalla commedia omonima di EVRE I NO FF Riduzione per lo schermo di CAMPANILE MANCINI con JULES BERRY, ALERME e MICHELINE PRESLE ANTONIO LUGARÒ, ROBERTO CAPPELLA, GIULIO ALFIERI Direttore di produzione CESARE Z.ANET 236 tn copertina: Tutta la Civiltà Italiana sarà rappresentata nel palazzo apposito dell' E. 42: dall'arte alla scienza, dalla storia al costume. Il Cinema vi avrà il suo posto. Ecco intanto una inquadratura cinematografica del palazzo in co- struzione con l'intelaiatura di quella che sarà la statua simbolica della Civiltà Italiana quindicinale di divulgazione cinematografica FONDATO n A ULRICO H O E P L I Direttore: VITTORIO MUSSOLINI Organo della Federazione Nazionale Fanista degli Industriali dello Spettacolo Collaborazione tecnica dell'Istituto Nazionale per le Relazioni Culturali con I' K stero Anno V - Volume I Fascicolo 92 25 aprile 1940-XVIII Questo fascicolo contiene : VITTORIO MUSSOLINI Anniversario UMBERTO DE FRANCISCIS / vostri pareri . CESARE ZAVATTINI / sogni migliori pag. 249 » 250 BINO SANMINIATELLI Gli occhi nel vuoto . CARLO JUBANICO Postilla ...... EMILIO CERETTI Il fotografo diS.M. il Re 280 LUIGI COLACICCHI AMMONIO SACCA Atusica nel film . ■» 253 Uno scenografo e un ar~ » MICHELANGELO ANTONIONI La nuova colonia ■» 255 ir ir Nove romanzi .... » 283 MARIO MENEGHINI G. I. Temi caratteri misura . » 258 » 285 DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE. Roma, Piazza della Piloto, 3 - Telefono 66-470 - BUBBUC/TÀ. Ufficio Pubblicità "Cinema" - Roma, Piazza della Pi- lotta, 3 - Gli abbonamenti si ricevono direttamente dall'Amministrazione del periodico, o mediente ver- samento al conto corrente postale 1/23277 oppure presso le Librerie Hoepli in Milano (via Berchet) e Roma I Largo Chigi) - ABBONAMENTI Italia, Impero e Co- lonie, anno L. 40, sem. L. 23. Estero, anno L. 60. sem. t. 35 M. ANT. DOMENICO MECCOLI Un costumista ■ » 259 Un operatore .... » 286 LO DUCA M. A. Viaggi di Gulliver . GIANNI PUCCINI » 262 Un tecnico del suono . GIUSEPPE ISANI » 287 Discorsi inglesi . » 265 Film di questi giorni . » 288 FERNANDO CERCHIO RUBRICHE : II pioniere Omegna . » 270 Cinema gira .... » 239 MASSIMO ALBERINI Sorpresa sovietica » 272 Negli stabilimenti si Cronache di 30 anni fa » 247 » 291 GIOVANNI ARISTA Pubblico tedesco . * 274 Galleria: Eric von » 294 AMERIGO CENCI Capo di Buona Speranza » 299 Istruzione e plastilina . » 276 Giuochi e concorsi . » 304 OGNI NUMERO IN ITALIA, IMPERO E COLONIE: DOE LIRE - NUMERI ARRETRATI: IL DOPPIO Manoscritti e fotografie , anche non pubblicati, non si restituiscono ♦ V Ì0. A M u «c^* * SOC. AN. IT. GRANDI FILM STORICI presenfa LE PRODUZIONI ITALfANE DI CARmine grlloiìg Direz. generale: F. CURIONI Dlrert. di produz.-. N. OTTAVI S. A. I. FILM STORICI - VIA LUCULLO, 11 - ROMA *8fe wmmmmm CINEMA GIRA FRANCIA NUMEROSI SONO... ...i film di propaganda girati od attualmente in corso di lavorazio- ne-: DA LENIN A HITLER di G. RollV è stato già programmato a Parigi con enorme successo. Terminati e pronti per la programmazione: Al- sazia, documentario ripreso dalla sezione cinematografica dell'esercito subito dopo l'inizio della guerra; la Francia continua, documentario di Michel Servanne (16 mm.) sul lavoro di alcune provincie francesi; gioventù francese, corto-metrag- gio sull'evacuazione dei bambini da Parigi. Tra quelli in corso di lavorazione: hitler, disegno ani- mato di Bartosh in bianco e nero; il lupo e l'agnello, disegno ani- mato a colori di Hadju tratto'; da una favola di La Fontaine (apologo ' sull'annessione polacca); venti an- ni di armistizio; venticinque an- ni dopo, film sulle cause della guerra attuale; giovani ragazze di Francia; perchè noi ci battiamo ancora; primo bilancio, un docu- mentario che confronta il primo trimestre del '14 con quello del '39; motori d'aviazione, documentario di B. de Kovalenko sull'uso dei motori; il mistero delle onde; le materie prime; le nazioni che ri- suscitano; l'uomo che si .difen- de, fitm storico intorno alle fortez- ze, alle caserme e alle trincee fino alla linea Maginot; terra di Fran- cia; architettura e urbanesimo; uomini e cose di Francia, realiz- zato con l'aiuto del Governo in- glese per divulgare i costumi e la gente di Francia. Ed ecco alcune altre produzioni attualmente nella fase preparatoria: il comunismo, che sarà montato con materiale dal vero di M. Souchère; aviazione francese; il libro della gloria, documentario a colori sulla storia e l'evoluzione della bandiera fran- cese; guerra di onde, sugli usi del- la radio in tempo di guerra; lo sforzo franco-britannico, docu- mentario con grafici sulla coopta- zione occidentale; la marina fran- cese. Ed infine un film di Painlevé sull'evacuazione e i rifugiati rea- lizzato dal Comitato Americano pro-refugiati. 'VIA DELL'ALLEGRIA'... ...è il titolo del prossimo film che René Clair realizzerà in Francia e per il quale sono stati scritturati Raimu e Michèle Morgan. Il film si inizierà il primo di giugno pros- simo. Il soggetto è stato scritto da Charles Spaak e da Albert Valentin. IL VERO VALORE DEL CINEMA... ... è per me un'esperienza nuova. C'è movimento, ci sono le corride, c'è tutta la Spagna, tradi- zionale e pittoresca. Il mio genere, al contrario, è prevalentemente in- timista, tipo Kammerspiel, sapete? E così, dopo fiesta, ho in pro- gramma un'altra pellicola più ade- rente al mio temperamento. S'inti- tola l'uomo sotto il ponte: un soggetto piuttosto scabroso ». E ci porge il copione. Sfogliamo le prime pagine, leggia- mo. Nei pressi di un ponte, in una sera pio- vosa. Ventate passano spazzando i viali, fo- glie morte si alzano rabbrividendo...: ab- biamo capito. (( A me piace molto — pro- segue Greville. — Da tre anni Io studio ». Gli chiediamo qualcosa intorno al cinema italiano. « Ho visto parecchia roba — dice. — Fra tutti preferisco Camerini. In quanto a Blasetti, egli ha diretto magistralmente i suoi attori di salvator rosa. E non di- mentichiamo il Genina dell'ALCAZAR: ma- gnifico film, questo, vedrete ». Delle sue esperienze d'attore, Greville parla come d'un diversivo piacevole e istruttivo. Truccaggio di Corintie Imchaire (foto Bragaglia) male : pare che il fatto sia da attribuirsi alla laboriosa nascita di salomè. Strano tipo, questo Choux. Poeta, vinse tre premi letterari. Poi fu pittore e critico d'arte: la sua cultura in questo campo è, a quanto si dice, assai vasta. Non pensava al cinema, una volta, si contentava dei suoi libri e dei suoi quadri; unico guaio: Yargent. Fu il cinema che a un certo punto gli venne in aiuto. Choux aveva visto, di un amico suo, certi corti metraggi pubblicitari molto ben riusciti, che lo invogliarono a intraprendere quella via; si improvvisò produttore, regi- sta, operatore e guadagnò, jean de la lune s'intitola il suo capolavoro: le Storie del cinema ne parlano come d'una delle mi- 255 gliori pellicole prodotte intorno al 1933. Del film la nascita di salomè si realizza anche un'edizione spagnuola. La cura De Juan, che troviamo la sera all'Albergo Flo- ra. De Juan ha naso aquilino, baffi alla cinese e moglie bella. Impegniamo con lui una partita a ping-pong e intanto parliamo di cinema. Martedì. Ci rechiamo alla « Scalerà » a ve- dere altri francesi. Ctè Renoir che sta per iniziare TOSCA, ma di lui s'è già parlato a suo tempo. E c'è Marcel l'Herbier che gira la commedia della felicità. L'Herbier ve- ste di scuro, porta le lenti ed ha capelli grigi. Dignitosissimo, compassato, potrebbe essere un banchiere. In effetti la sua com- postezza dev'essere aliena da preoccupa- zioni finanziarie. Non gradisce estranei quando lavora (sarebbe tempo di convin- cersi, però, che il giornalista non è un estra- neo), ma si dimostra ugualmente gentile. D'altra parte noi siamo discreti, ci accon- tentiamo di osservare senza seccar nessuno. Abbiamo in odio gli scocciatori, specie se sono giornalisti. Codesti tipi scamiciati, dal cappello sulla nuca, rompiscatole a oltran- za, appartengono oramai alla rettorica, o forse all'America. In Europa non hanno fortuna . Dal nostro angolo possiamo seguire le varie fasi della ripresa. Non c'è disordine, non c'è confusione. Nell'interno angusto, la hall di un alberghetto, in cui ci si muove ap- pena, ciascuno mantiene scrupolosamente il proprio posto. Ecco Micheline Presle. Le fummo presen- Ginnastica mattutina di Micheline Presle tati poco fa e scambiammo con lei brevi pa- Ed ecco Ramon No varrò. Gli hanno por role. Voce fresca, modulatissima. Abbiamo tato un garofano rosso da appuntare all'oc- notato nel suo viso un fatto strano: seria, chiello, ma non va, è troppo scuro, ci vuole lo sguardo riflette come una lieve malinco- un garofano rosa. La cravatta a bolli, nem- nia; sorridente, le sbuca dagli occhi una meno va: occorre quella a righe. Un ca- luce viva, infantile. Tutto sommato, sembra pello s'è mosso: « Mario, Mario... Tu devi più bambina di quanto forse non sia. Ma stare sempre vicino a me. La spazzola ». ha comunque un'aria tutta intelligente, e E poi un colpo di matita agli occhi e una lo dimostra cogliendo a volo ogni suggerì- spruzzata di Colonia. mento del regista. « Oui, oui, oui » dice su- Ma quando L'Herbier lo chiama e gli parla, bito, ed eseguisce in conformità, senza er- il volto di Novarro è attentissimo, è il volto rori. % attrice nata: dev'essere soddisfa- d'uno scolaro di fronte al maestro in cui cente dirigerla. Lavora con impegno, seria- si crede. Obietta qualcosa, discute anche, mente. La con gli occhi ■BSBHHHnHBflBMnmHHHHiHU^m anche durante le soste e vediamo il suo volto provare le espressioni, il suo corpo seguire spontaneamen- te con adeguate movenze la mi- mica facciale. A un certo momento si ritocca il volto, da sola, quanto basta per strappare a L'Herbier un'esclamazione ammirativa. Du- rante la ripresa è precisissima. La spalla destra lievemente alzata die- tro il braccio teso, lo sguardo di timida fanciulla innamorata rivolto fuori campo, al regista, pronuncia poche parole a voce sommessa, e il regista la guida con le mani, di lontano, le ordina i movimenti, per- fino le espressioni : sembra un di- rettore d'orchestra. E veramente è come se dal volto patito di Miche- line Presle emanasse, più che un lungo discorso, una musica, suo- nata in sordina. Ricordo di Ben Hur ma con convinzione, se la frase non fosse riservata a Mosca diremmo : con serietà e coscienza. E gira benissimo. La scena si ri- pete perchè un elettricista ha sbagliato ve- latino. Nel cortile della « Scalerà » incontriamo uscendo un signore alto, bruttissimo, in compagnia d'un amico. È Michel Simon con Alerme. Simon, col suo viso deformato come una foto sgualcita, parla forte e agita le mani con strana mollezza. Alerme lo sta a sentire, stacca un filo d'erba da un vaso e se lo mette in bocca. Mercoledì. I mali degli altri sono talvolta le nostre fortune. Ci informano che Con- chita Montenegro è indisposta e non può ricevere nessuno, una telefonata all'Excel- sior ce lo conferma. È una visita di meno, ma in fondo ce ne dispiace, perchè quattro chiacchiere con questa magra e pur bella spagnuola che nelle vesti di Salomè inter- 256 pretava così bene le ispirazioni capricciose e tutt' altro che caste dello strano Choux, anche quattro chiacchiere soltanto le avrem- mo fatte volentieri. Ma sarà per un'altra volta. Sull'imbrunire visitiamo Monique Thiebaut nel suo nuovo appartamento. È tutto un complesso di mobili gravi, quadri antichi, colonnette a spirale e tendaggi. Candelabri e chincaglie d'ogni genere sono sparsi da per tutto. Chi sa perchè questa giovanis- sima francesina ha voluto circondare di tan- ta austerità il suo brio e le sue gambe pre- miate a Deauville. Sono veramente note- voli, queste gambe; e non si può rimpro- verare alla sua proprietaria di nasconderle troppo. La Thiebaut è da poco nel cinema. « Mon début è stato jeunnes filles en detres- SE ». « E poi? ». E poi ROSA DI SANGUE e dopo divorzeremo. Nient'altro. Natural- mente aspira a un ruolo tutto per sé; noi l'abbiamo veduta in uno solo dei suoi film ed è poco per giudicare. Tuttavia, a occhio e croce, si direbbe che la stoffa c'è. Neil 'uscire dalla vecchia casa c'investe un abbaiante groviglio di pel fulvo e di zampe. Quanti sono, M.lle Thiebaut? Solo tre? Ma dieci minuti non ci son bastati a spazzolarci i pantaloni. Giovedì. I nostri appunti recano un nome: Corinne Luchaire. La prima volta che ve- demmo Corinne Luchaire fu al Lido, nel '38. I viali vestiti del precoce autunno avevano un'aria afflitta. Corinne passò, e sembrava preoccupata, o triste, o annoiata. La sua serietà aveva qualcosa di religioso, di mistico addirittura, che ci colpì. Tanto che questa è l'immagine che di lei serbam- mo fino a oggi. Né le sue pellicole erano tali da farcela mutare. Evidentemente era soltanto un'opinione. Oggi, entrando in teatro, vediamo Corinne al centro di un gruppo. Improvvisa scherzi e giuochetti, e tutti ridono divertiti. E an- che lei ride, brevemente, seccamente. Ma non il fatto che l'attrice stia scherzando ci stupisce, bensì il modo: c'è in lei, nel suo allegro agitarsi qualche cosa d'inedito, che non sapremmo neppur definire. I gesti stessi sono inconsueti, il giuoco delle mani sopra- tutto : mani lunghe, pallide, in cui le un- ghie scarlatte sembrano gocce di sangue. Forse è proprio quest'essere briosa, spen- sierata, che stona in quel suo corpo piut- tosto duro, in quel suo volto troppo adatto alla sofferenza. Siamo sinceri: anche la pu- rezza dei suoi occhi appare provvisoria, de stinata a soccombere sotto un destino mor- boso. Questo, beninteso, al vederla. Che nei film le cose mutano aspetto. La Luchaire è troppo attrice, ha troppa sensibilità, troppa educa- zione artistica per non essere in grado di figurare in qualsiasi parte. Guardiamola adesso. Mattoli l'ha appena chiamata, che già ogni suo impulso è frenato. Il viso è com- posto a serietà assoluta, le mani fermate sulla borsetta, il corpo eretto senza oscillamenti : ecco la Luchaire di smarrimento, di con- flitto, del Lido. Avrà un senso rilevare a questo punto che si è di fronte, tutto con- siderato, a una ragazza su cui si può discutere. C'è insomma un ca- rattere, c'è una intelligenza, ci sono dei nervi, degli impulsi : di donne così fatte ha bisogno il cinema ita- liano. Ci informano che abbandono è a sfondo drammatico. Ma intorno alla Luchaire, quali aiuti di Mat- toli (già regista di Macario), sono i bertoldiani Steno e Marchesi. Venerdì. Facciamo colazione con Jacqueline Delubac. Tra un risotto allo zaf- ferano e una costoletta alla milanese (noi siamo settentrionali), la Delubac ci narra la sua storia. Che è molto semplice e anche un poco uniforme. Per sette anni moglie di Sacha Guitry, calcò le scene interpretando esclusivamente lavori di quest'ultimo. Ne risentì, a quanto dice, il suo temperamento, che costretto entro li- miti definiti non ebbe modo di rivelare tutta la sua versatilità. « Adesso devo ritrovarmi. Tornerò al teatro in ottobre e per la prima volta apparirò in una commedia moderna, non di Guitry ». Dal palcoscenico giunse dunque al cinema. Ma, se non erriamo, anche qui i suoi ruoli si assomigliano un po' tutti. Sta il fatto che perfidia, sensualità, tradimento e altre cose del genere hanno sempre trovato in lei una fedele interprete. E non contano le sue pro- teste, le sue attestazioni di bontà : è una questione puramente fisica. È questo sor- riso troppo scaltro, è questo sguardo infido anche nel mangiare il risotto. Non cono- sciamo tuttavia la parte che avrà nel film Scalerà la commedia della felicità: vedremo. « A me personalmente — prose- gue l'attrice — la guerra ha portato for- tuna. Parlo di quest'ultima guerra: dal giorno che è cominciata ho girato quattro film. Non c'è male, vero? ». Non c'è male. Ma il giornalista è un po- Lo 'sguardo infido' di Jacqueline Delubac veromo, vedete?, basta una telefonata a ri- cacciarlo su un tassì diretto alla Farnesina, col boccone in gola. È Geza von Bolvary che andiamo a cercare. Ma il regista tede- sco è partito da una settimana : ventidue lire di tassì buttate. Non ci rimane che Germaine Aussey, a Ci- necittà. L'abbiamo veduta ier l'altro stril- lare e nascondere il viso in un tovagliolo sotto il fuoco d'una Leica indiscreta, non sarà male udire la sua voce. Ma nella grotta dove Gallone gira oltre l'amore sono tutti uomini; le donne oggi non c'entrano. Chi altro c'è allora? Una viennese: Greta Gonda, al teatro numero otto. Se mai qualcuno è in grado di evocare l'immagine di Poppea o di Messalina, que- sto qualcuno è oggi Greta Gonda, come già un tempo fu Rina De Liguoro. Quando en- triamo la Gonda è in piedi davanti al banco dei giudici; sono i giudici di meucci. Il Pre- sidente ha l'aspetto grave che hanno i Pre- sidenti in buona fede, ha la parrucca bion- da e i baffi spioventi. Ora è chino sul banco, verso la Gonda. Questa infila le dita nella parrucca e solletica il collo del Presidente. E intanto ride e mette fuori la lingua. Come una bambina, o come Poppea. Sabato. Con il permesso del buon Dio, anti- cipiamo d'un giorno il nostro sacrosanto riposo. MICHELANGELO ANTONIONI 257 Ali da Valli e Amedeo Nazzari in 'Oltre l'amore', dalla no- vella 'Vanina Va- nini' di Stendhal regia Gallone, prod. Grandi Film Storici (foto Pesce) TEMI CARATTERI MISURA I REQUISITI D'OGNI PELLICOLA SANA. LODEVOLE E UTILE, SECONDO IL CRITICO DELL" OSSERVATORE ROMANO' UNA copiosa messe di note è stata redatta sui fattori artistici, estetici e tecnici, che interven- gono nella composizione d'ogni spettacolo cine- matografico: ben scarsa, invece, è quella sui valori sociali, per noi, di primaria importanza. Ogni pellicola realizzata con larghezza di mezzi, contiene sempre qualche elemento d'indole supe- riore, epperò la sua visione può maggiormente influire sullo spettatore incapace di reagire per giovane età o limitata cultura: cioè, sui ragazzi e sulle masse. Questa è la ragione per cui, a suo tempo, fu decisa la istituzione della revisione cattolica, e questa è una delle nostre più vive preoccupa- zioni nell'esame d'ogni lavoro per lo schermo. Oltre Oceano, ad esempio, vengono talvolta svolti temi di carattere sociologico nei quali, subdolamente, sono inserite finalità di propagan- da settario-religiosa — es. amore tzigano — oppure, di false ideologie — es. orizzonte per- duto — di modo che, è nostro costante timore che la sensibilità latina — quasi totalmente cat- tolica — rimanga male impressionata, se non turbata. Altre invece (ci riferiamo alle mag- giori di provenienza francese) nascondono germi nefasti di scoramento e pessimismo — es. alba TRAGICA, TUTTO FINISCF ALL'ALBA, ecc. la CUÌ visione è capace di scavare in profondità nel- l'animo del pubblico, tanto da indurlo a perdere quella fiducia in se stesso, necessaria a superare vittoriosamente le inevitabili traversie della vita. Di conseguenza, il tema trattato e i caratteri impressi nei protagonisti acquistano uno speciale valore, in misura direttamente proporzionale alle risultanze estetiche — tecnica, interpretazione e regìa — la qual cosa impone un'assoluta seve- rità di giudizio. Questo è il motivo che ci ha indotto a fare nel cinema una netta distinzione fra arte ed estetica, identificando nella prima il raggiungi- mento di un perfetto equilibrio morale e, nella seconda, la somma dell'apporto personale del regista, attore, scenografo, operatore, ecc. Orbene, da questi semplici accenni introduttivi, risulta chiaro che i requisiti d'una pellicola es- senzialmente sana, lodevole e utile, non è indi- spensabile debbano consistere nello svolgimento di temi religiosi; bensì possano attingere ispi- razione e sostanza da tutti i fatti della vita, laddove rifulgono doti di cuore e spirito di umanità. Anzi, personalmente, non siamo mai stati fa- vorevoli alle agiografie sullo schermo, e a queste — non esclusa la difficoltà di equilibrare con esatto rispetto il sacro al profano — preferiamo vicende che illustrino gloriosi periodi storici, oppure siano aderenti alla vita di ogni giorno e nelle quali palpiti sì la fiamma della fede, ma non presentino, nella esteriorità, l'aspetto di una vera e diretta propaganda. Purtroppo, di quando in quando, con una su- perficialità ben poco lodevole, abbiam veduto inserire in pellicole profane — es. le perle del- la corona, pensaci Giacomino, ecc. — la figura di un dignitario della Chiesa o di un sacerdote. Tale arbitrio non ha bisogno di commenti per venire a sufficienza deplorato; comunque, sep- pure talvolta il carattere di un sacerdote sia stato trattato con tatto — es. ne l'ebbrezza del cielo — non crediamo sia indispensabile la sua presenza per far raggiungere, al contenuto di una trama, positive finalità morali. In linea di massima, forse per la nostra stessa indole, pur intimamente convinti che il cinema debba educare ed elevare, siamo contrari a qual- siasi forma palese di propaganda, paghi se lo schermo riuscisse soltanto a ricreare, con nobiltà d'intenti. Ma, come abbiamo accennato, l'equilibrio deve sovrintendere nella trattazione di qualsiasi tema e ogni carattere deve sempre essere contenuto in un registro normale per non determinare dan- nose influenze : influenze, ripetiamo, di carattere 258 sociale in quanto incidono innegabilmente sulle persone meno preparate a sceverare il vero dal fittizio, perchè non sufficientemente istruite o di non ancora matura coscienza. Qualora gli spettacoli cinematografici fossero li- mitati all'orario serale, a simiglianza di quelli teatrali, o venissero dati in un ristretto numero di locali, la preoccupazione sarebbe minore per ovvie ragioni; ma la loro, considerevole diffu- sione alla periferia dei grandi centri e nella provincia è una delle cause determinanti ogni educatore e studioso a interessarsi alla moderna forma spettacolare. Uno degli espedienti più abusati per avvincere l'attenzione del pubblico e accrescere l'interesse emotivo, è il gioco dei contrasti, la tavolozza accentuata di luce e ombre che, purtroppo, si concreta nella presentazione di persone abiette o amorali contrapposte a succubi o a deficienti. Mentre ottime istituzioni statali provvedono ovunque a sottrarre dalla circolazione le varie persone perturbate nella mente, tarate nel corpo o deviate dal bene, riesce quasi sorprendente che ai produttori cinematografici sia lasciata la più ampia libertà di esibire situazioni alluci- nanti, scorci ignobili, relitti umani privi di vo- lontà e dignità. Fra le prime annoveriamo i vari « gialli » nei quali primeggia il pauroso Karloff; fra i secondi le pellicole tipo les bas-fonds e fra gli altri, quelle il cui prototipo potrebbe essere il bandito DELLA CASBAH. Questo conciso accenno a pellicole cosidette di atmosfera, non ci fa sottovalutare il pernicioso influsso della non breve serie nella quale il lusso smodato, la libertà dei costumi e la sconvenien- za di linguaggio possono impressionare e demo- ralizzare le folle. L'onesto operaio e il laborioso rurale dovreb- bero venire sempre incoraggiati nella loro quo- tidiana, rude fatica : non mai posti dinnanzi a visioni di privilegiate categorie di persone, pe- rennemente in ozio e desiderose soltanto di di- vertirsi. Perchè una pellicola possegga elementi atti a rallegrare l'occhio e la mente, non è necessario umiliare la nuova industria artistica dello scher- mo o la stessa dignità degli interpreti, un'av- ventura di salvator rosa, ad esempio, rag- giunge ottime possibilità spettacolari, senza mi- nimamente offendere la sensibilità di qualsiasi pubblico. Ora, se l'ideazione di una trama immune da ogni pecca richiede un non indifferente studio preventivo, noi ci rivolgiamo ai sostenitori del cinema arte (con l'A maiuscola, se più aggrada) per venire illuminati se un solo grande artista del passato si sia mai abbassato in espressioni d'arte d'indole inferiore. Se nel Settecento gau- dente venivano confezionati, alla macchia, oro- logi e tabacchiere a doppio fondo libertino, mai il suo possessore osava ostentare in pubblico la rappresentazione scabrosa. E, proprio perchè ogni illustrazione per lo scher- mo viene realizzata non per un singolo, bensi per le masse, riteniamo debba essere viva e co- stante in ogni cultore di cinematografia la fina- lità che lo schermo non debba mai determinare incresciose risultanze sociali. Un ritmo incalzante e un'atmosfera avvincente possono venir raggiunte pure con minimi mezzi cromatici. Anzi, il grande artista evita sempre la violenza del chiaroscuro. Perciò, nella scelta dello spunto narrativo, ogni autore dovrebbe guardarsi attorno e non andare alla ricerca di fatti eccezionali che, appunto perchè tali, esco- no dalla normalità della vita. La famiglia che tutti noi possediamo, il cuore della madre che in tutti noi è sempre vivo din- nanzi agli occhi, dovrebbero ispirare alte ed egregie cose a un vero artista del cinema. Per- sonalmente, durante la proiezione di taluni passi di ragazze in pericolo abbiamo partecipato al- le ansie delle giovani interpreti e siamo stati davvero addolorati non averne potuto suggerire la visione a tutti, indistintamente. Proprio nella mancanza d'una accorta misura nei mezzi impiegati — es., fra l'altro, il tentato suicidio della piccina — è costituita la causa di aver dovuto sottrarre ai giovani una pellicola nella quale il tema trattato — condanna del divorzio — era sostanzialmente educativo. Ma, se consideriamo della massima utilità le vicende nelle quali vibrano gli affetti familiari e quelle in cui l'operosità del pensiero e del brac- cio cooperano alla elevazione dello spirito e alla grandezza di una nazione, non per questo escludiamo quelle dalle quali traspare la gaiez- za. Il sorriso è un dono divino concesso soltanto all'uomo, epperò sarebbe sciocco non conside- rarlo un ottimo coefficiente, atto a far chiudere in letizia una giornata di lavoro. Anche in questo settore però, è necessaria una precisa misura, per non degenerare nella farsa banale o scurrile. Concludendo, temi e caratteri debbono venir scelti con discernimento e attenta finalità so- ciale, e il loro sviluppo dev'essere regolato con fine equilibrio, perchè il cinema non va inteso soltanto come un semplice mezzo speculativo; bensì come un efficace sostenitore di buone tra- dizioni e sani princìpi, nonché valido divulga- tore d'ogni iniziatica nazionale, diretta a irro- bustire la tempra di propria gente. MARIO MENEGHINI INTERVISTE UHT COSTUMISTA assenza ingiustificata rimarrà per i costumi- sti italiani il punto di paragone da cui rifuggire per giungere a risultati dignitosi. Certo, l'idea- tore di quei vestiti intendeva porre in rilievo la doppia personalità della protagonista facen- dole indossare abiti che si differenziassero tra loro nella fattura e nello spirito. Ma i modelli coi quali si ornò Alida Valli signora, erano biz- zarrie adatte tutt'al più per un ricevimento sul- la luna. Il tatto è che quando si parla di abbiglia- mento è bene intendersi. Non si tratta soltanto di obbligare a salti mortali la fantasia inven- tando fogge nuove e mai viste : il lavoro del costumista cinematografico è assai più impegna- tivo. È sopratutto un lavoro di interpretazione, interpretazione dello spunto sul quale è imba- stito il film e degli attori medesimi che in esso figureranno. Poiché è pacifico che non si può prescindere dalle caratteristiche fisiche e psico- logiche di ciascuno di essi durante l'ideazione dei costumi. Ma è anche un lavoro di fiancheggiamento del- l'opera del regista. Lavoro che può e che deve ritenersi prezioso in quanto aiuta a ottenere quella atmosfera che è il segreto primo della riuscita d'un film. Abbiamo parlato a questo proposito con Gino Sensani e con il suo aiuto, signorina De Matteis. Dice Sensani ; » Allorché m'accingo al lavoro, dipingo dei boz- zetti d'insieme in cui il costume è appena ab- bozzato, è un'idea vaga, ha un valore pura- mente psicologico e non ancora documentario. In altri termini, mi preme raggiungere in quei bozzetti un clima, un mondo. In seguito passo ai particolari, cioè ai modelli, alle acconciatu- 259 re, ecc. I quali sono diversissimi da quelli ac- cennati nel primo schizzo, ma realizzati, se la mia idea non è falsata, riportano all'idea dalla quale sono partito. S'intende che per seguire una tal linea di lavoro è necessaria una minu- ziosa preparazione che pochi forse immaginano. Non è senza ragione che io corro subito, non appena letto un soggetto del quale ho da fare i costumi, alla letteratura intorno all'epoca del racconto. Sembrerà strano, forse, ma di quella epoca io leggo anche i romanzi, perchè qui più che altrove si trova lo spirito dei tempi, ed è a questo che m'ispiro. Naturalmente anche la pittura serve allo scopo, ma è necessario andar cauti. Ispirarsi a criteri pittorici è pericoloso, si può favorire la staticità mentre il cinema è movimento; per cui, quando osservo i perso- naggi d'un quadro, li faccio muovere idealmente cogliendo gli effetti che quel movimento mi su- scita. Voi capite che il nostro lavoro non è, non deve essere un lavoro d'archeologia, l'immagi- nazione c'entra per qualche cosa e sbaglierebbe < h 7 - *\ ^ " ' V ftv 4 : 1 " •e ^^* ila jH4 ^ vi * rv. 4 ** HMM ' fa m flj '- *^ n G " f^i V * i V ' ***^- ' ^sjjf; -# 1 l • Hk KÌ1^ V - Pj NT, Sopra: bozzetto del pittore Sensani per 'La gerla di papà Martin'. Sotto: regista Bonnard la realizzazione del chi riproducesse costumi del passato in base a criteri fotografici. L'essenziale, a mio avviso, è non far sentire il costume, far sicché l'abito sia la buccia di quel personaggio in quell'am- biente ». Sensani è senese, e questo spiega molte cose. Egli ha perfettamente ragione quando pone il problema sul piano culturale : è di qui che oc- corre prendere le mosse per la risoluzione di tutti i problemi. Invece molto spesso accade che i registi non siano in grado, non diciamo di giudicare storicamente, che sarebbe un pre- tendere troppo, ma nemmeno di apprezzare o condannare in base a criteri dettati dal semplice buon gusto. È capitato a noi di udire un regista dei più noti scambiare Rinascimento e Risorgi- mento. « Altra questione importante », prosegue Sen- sani » è la collaborazione con l'architetto e l'ar- redatore. Per quanto ho detto poco fa, cioè per raggiungere un'atmosfera, è necessario l'accordo perfetto con lo scenografo e l'arredatore. Voi sapete che alla base dell'estetica cinematografica sta l'inquadratura; la quale ha sempre un va- lore intrinseco ma assai di più ne acquista nel film in costume dove l'atmosfera deriva ap- punto dall'armonia del costume con il mobilio, con le pareti di sfondo, con le prospettive. Per questo io penso che una tappa importante per il cinema sarà il giorno in cui scenografo, arre- datore e costumista si decideranno a lavorare insieme ». Sensani ci fa vedere i documenti del suo lavoro quotidiano. Vi sono bozzetti in gran numero, e poi studi d'acconciature, di altri oggetti per- sonali; modelli, pochissimi. « Sapete », conclude Sensani « l'abito come crea- zione a sé non mi interessa molto ». Sembrerà strano, per un costumista, ma così dev'essere. M_ ANT> 2Ó0 r 1 TI*] fa mr. Jb*- { COSTUMI DI SENSANI PER 'IL FU MATTIA PASCAL' (Foto Pesce) ^ I VIAGGI DI GULLIVER Un ginocchio da legare 1 \ \ WALT DISNEY è il creatore di Mickey Mouse, il Topolino dalle malizia di bimbo precoce; Max Fleischer è il padre di Betty Boop, la vamp, la femmina sinuosa e ca- pricciosa di cui New York canticchiava qualche anno or sono : Little Boop, Boop, Boop, Betty Boop, Bonda di notte sulla pancia di Gulliver Oggi la lotta tra Disney e Fleischer diventa interessante: si battono a colpi di capola- voro. Disney lancia pinocchio ed ecco Flei- scher annunciare un secondo lungo metrag- gio: gulliver 's travels. Rileviamo intan- to che i due artisti hanno chiesto ispirazione all'Europa; quest'anno è un italiano, Col- lodi, e un irlandese, Swift, che sono in onore sullo schermo americano. Dinanzi alla superba tecnica americana e alle straor- dinarie realizzazioni cromatiche d' Holly- wood, il genio della vecchia Europa con- serverebbe dunque il suo prestigio. Un cri- tico letterario annoterebbe anche i rapporti di somiglianza tra certe forme dell'umori- smo irlandese e quelle dell'umorismo ita- liano. Da questo punto di vista, la scelta di Walt Disney e di Max Fleischer, lungi dall'essere in contrasto, non sarebbe che perfetta armonia. Un critico cinematografi- co osserverebbe pure la rigorosa coerenza 262 di Walt Disney, il poeta dei bimbi, sce- gliendo pinocchio dall'umorismo dolce e in- fantile, e quella di Max Fleischer, il poeta del sarcasmo, scegliendo gulliver dall'u- morismo tetro e amaro, profondamente ir- landese. Un uomo come Fleischer non po- teva incontrarsi che con l'Ulisse di Swift, nel mezzo tra l'Ulisse d'Omero e l'Ulysses di Joyce. Anzi, avrebbe anche potuto pa- ragonare il ritorno di Ulisse a Itaca e il ri- torno di Gulliver a Redriff. Nella favola di Switf, Lemuel Gulliver nau- fraga sulla spiaggia di Milendo, a Lilliput, isoletta d'uomini minuscoli che sono in guerra con Blefuscu, altra isola delle vici- nanze. Questa guerra si presta alle più bel- le trovate e alle terribili frecciate dello scrit- tore di Dublino, inviate con carità poco cristiana, nonostante che Swift fosse prete. Gulliver si trova in seguito nel paese di Brobdingnag, ove le proporzioni sono in- vertite: è Gulliver il lillipuziano tra i gi- ganti. Son questi gli episodi più noti dei viaggi di Gulliver; in ogni caso, Swift ha raccontato il suo terzo viaggio, nella terra degli Houyhnhnms, dominato dai cavalli sapienti e dove gli uomini — gli iahu — sono ridotti al rango di animali da cortile. In questa terza parte, Jonathan Swift (1667-1745) si spassò a suo agio degli uo- mini e delle loro bizzarrie. Nel film di Fleischer, cos'è rimasto del- l'opera originale? Solo i primi capitoli del primo viaggio sono illustrati con qualche Le mani di Gulliver, il principe Davis e la principessa Flory , He Bombo 263 L'attacco al prigioniero rispetto. Vi troviamo il Re Piccolo (King Little) di Lilliput (nel testo originale si chiamava con semplicità : Golbasto Moma- rem '.' I W| ^N!Ki & * ' - ■ km; ^W**»^ iV V RACCONTARE di Roberto Omegna e dell'inizio della sua car- riera cinematografica è un po' come raccontare le origini del cine- ma in Italia. Questo piemontese di antica razza — e dunque tenace e testardo e d'indole appartata e un po' solitaria — è infatti, si può dire, il primo che nella Torino agli albori del nostro secolo abbia fermamente creduto, tra lo scetticismo e la derisione di molti, nelle possibilità di una industria cinematografica nazionale. Appassionato di fotografia sin da ragazzo, si costruì in giovane età una macchina fotografica di fortuna con le sue proprie mani, uti- lizzando lenti di binoccoli in disuso ed altri abbandonati aggeggi familiari; e in questo costruirsi la macchina da solo c'era già qual- cosa dell'Omegna di oggi, del paziente, instancabile realizzatore dei film scientifici dell'Istituto LUCE, dell'uomo che ama far tutto da sé nel suo grande stanzone di via Cernaia : una specie di « bot- tega )> di artigiano antico. Qui siamo andati a trovarlo. Altre volte avevamo visto lo stanzone ingombro di vasche dall'acqua verdo- gnola per le muffe del fondo, in cui si muovevano lenti pesci in- sonnoliti, di gabbiette ingegnose per gli insetti, e vi regnava una atmosfera di austero silenzio, un po' da museo zoologico o da col- lezione di fenomeni; ma in questi giorni Omegna sta realizzando un film sulla vita dei canarini e il suo stanzone è quindi tutto pieno di trilli, e lo ravviva una scenografia di grandi gabbie con alberelli finti, ghiaietta, foglie di insalata e cieli in compensato. L'attuale aiutante di Omegna, unico aiutante, che è un altro vecchio del cinema (Gabriele Gabrielian che ha al suo attivo, tra l'altro, rea- lizzazioni di film con Max Linder, Ghione, Caserini e che ha girato quo vadis?) fa fischiettare uno di quei giocattolini da fiera che cinguettano, per tener desti e vivaci i canarini sotto la luce dei riflettori. Omegna, come sempre, come ha già fatto coi pesci, coi grilli, coi ragni, con le farfalle, con le zanzare, cura personalmente i piccoli animali e passa ogni sera, sul tardi, prima di rincasare, a vedere come stanno e se tutto è in ordine. Con le zanzare — sta- vamo per dire « al loro capezzale » — Omegna ha passate notti intere ad aspettare che facessero le uova. Dei canarini segue ora la covata. In questa atmosfera di lavoro, in mezzo ai riflettori ed ai cavi, Omegna ci fa vedere alcune vecchie riviste cinematografiche e parla volentieri del proprio passato. Ne parla con un certo amore ed una certa compiacenza trattenuta, modesta; ma senza rimpianti, per- chè egli è ancora «sulla breccia». Ogni tanto, infatti, si inter- rompe per andare a dare uno sguardo ai suoi canarini, per siste- mare una luce, per girare un pezzetto. Ai primi del '900, dunque, esistevano a Torino due cinematografi affiliati a Lumière. Omegna aveva fatto il fotografo, il filodram- matico, per poco non era passato al palcoscenico come professio- nista, aveva fatto il pittore, il miniaturista e non so che cos'altro ancora, sempre contrastato dai suoi che lo avrebbero voluto vedere applicarsi a cose più serie e più sicuramente, anche se modesta- mente, redditizie. Tanto che egli, benché di spirito piuttosto irre- quieto, era ora cassiere alla Cassa Pensioni. Si era sposato. Intanto gli affari dei due cinematografi andavano male : t i film che vi si proiettavano erano rimasti alla elementarità dei primi bravissimi pezzi di Lumière, troppo brevi e, superata ormai la curiosità per la nuova « trappola » della meccanica, privi di un vero interesse. Andavano tanto male gli affari dei due cinematografi che un gior- no i rispettivi proprietari si videro costretti a chiudere. Omegna comprese le ragioni di questo insuccesso, e anche se qualcuno giu- dicava il cinema oramai finito egli, che ne aveva comprese le possibilità e che non poteva starsene tranquillo a fare il cassiere, volle buttarsi in un'impresa « pazza ». Con poche migliaia di lire, ottenute da un amico col quale si mise in società, comprò uno dei locali battezzandolo Edison, andò a Parigi — dove già era stato anni prima durante un viaggio di studenti, ed aveva respirata aria di cinema — e comprò diversi brevi pezzi da Pathé, da Gaumont, da Meliès ed altri. Pezzi brevi, di quella brevità e, per lo più, inconsistenza che aveva fatto la sfortuna dei due cinematografi torinesi; ma egli li aveva scelti con un determinato criterio, in modo che fossero montabili assieme per ottenerne dei film di 150- 200 metri (lunghi metraggi, per allora) con un loro senso compiu- to. Ed in questa trovata mi pare ci sia una esatta comprensione del cinema. Fu infatti il suo primo successo: con grande pubbli- cità, con cartelloni che annunciavano la proiezione di 200.000 foto- grafie — contare i fotogrammi era un'ottima forma di pubblicità — il Cinematografo Edison cominciò magnificamente la sua attività. Ma Omegna aveva in mente imprese ancora più « pazze » : fare veramente del cinema, girarli i film, in Italia, invece di comprarli dalla Francia. E pazza l'impresa era davvero giudicata da tutti. Fare la concorrenza ai francesi pareva impossibile. Omegna però era sicuro della riuscita. Egli era stato in Francia, aveva conosciu- to, come abbiamo visto, Meliès, Pathé, Lumière, aveva ficcato il naso il più possibile nei loro primitivi stabilimenti. E il cinema lo attraeva : era veramente fatto per lui che assieme ad aspirazioni e possibilità artistiche (abbiamo visto che fece il pittore) possedeva una mente di tecnico e l'abilità ed il gusto dell'arrangiamento in- gegnoso (la macchina fotografica costruita da ragazzo), qualità quest'ultima che, particolarmente a quei tempi, era molto utile. Finalmente, dopo mesi e mesi di lavoro, di speranze, di ansie e di progetti, conobbe un modesto fotografo di Torino col quale fece subito amicizia. Ed il fotografo si lasciò convincere, mise a dispo- sizione i primi capitali necessari per l'acquisto di una macchina da presa e l'inizio di una attività produttiva di film « dal vero ». Quel fotografo si chiamava Arturo Ambrosio e con il breve docu- mentario di attualità sulla prima corsa automobilistica Susa-Mon- 270 cenisio (1904), girato da Omegna, ebbe inizio l'attività di quella che fu per molti anni la nostra massima e più quotata editrice. Per anni Roberto Omegna fu il braccio destro di Ambrosio, fu il tecnico che curò personalmente tutte le produzioni della casa, ce- lebre per la impeccabile fotografia, la stampa perfetta ed i magni- fici viraggi. Per conto dell'Ambrosio fu in Africa, in India in Rus- sia, in Birmania: girò insomma mezzo mondo, e i suoi film erano attesi e richiesti da tutti i proprietari di sale e noleggiatori (ne esi- stevano pochi, allora, di questi ultimi). Tutti li volevano, tanto che a volte i film venivano come messi all'asta : « al maggior offe- rente » e raggiungevano il prezzo di 13-14 lire al metro, per allora eccezionalissimo. E Omegna, in quanto a metraggio, era abbon- dante: i suoi film raggiungevano i 300, i 500 metri, addirittura i 700, veri metraggi-pazzia. Non per nulla Omegna aveva comincia- ta la sua carriera con una trovata di maggiorazione dei metraggi. Poco più di un anno dopo l'inizio della sua attività con i « dal vero », nel 1905-1906 l'Ambrosio cominciò la realizzazione di brevi film a soggetto. Venivano girati in un capannone, meglio, in una tenda o, più precisamente, dentro un complesso di tende mobili piazzate all'aperto lungo la via Nizza, tende mobili che permette- vano di dirigere e padroneggiare nel miglior modo possibile la luce solare di madre natura. I primi due film furono: il romanzo di un derelitto, dramma che sta in testa a tutta una numerosa serie di « derelitti » del vecchio cinema italiano, e le disgrazie di un ubriaco, comica interpretata dall'attore Vaser del teatro Rossini; entrambi ideati, diretti e girati da Omegna. Omegna fu operatore, tnetteur en scène, soggettista, tecnico di sviluppo e stampa, mago dei viraggi, costruttore di apparecchi, vero factotum, in una pa- rola della « Ambrosio >< per diversi anni. La Casa eseguiva allora tre riprese buone per ogni inquadratura dei propri film, così da ottenere tre negativi originali : uno di essi veniva conservato come riserva, uno serviva per la. stampa delle copie destinate all'Italia ed ai paesi europei, l'altro era inviato in America. Infatti, si espor- tava molto e Pathé, a Parigi, faceva visionare i film dell'Ambrosio ai propri tecnici perchè imparassero. E fu all'Ambrosio, nel 191 1, in occasione di un concorso indetto presso l'Esposizione Internazionale di Torino, che Omegna rea- lizzò il suo primo film scientifico. Quasi sicuramente il primo film scientifico realizzato in Italia. Venne poi la guerra ed anche Omegna rivestì il grigio-verde. Nel dopoguerra lo troviamo di nuovo all'Ambrosio. Ma non per molti anni. Nel 1921 la decadenza della nostra industria cinemato- grafica, già floridissima, è pienamente in atto. All'Ambrosio gran- di rivolgimenti. Omegna lascia a malincuore la Casa che era un po' una sua creatura ed alla quale si era quindi affezionato, tanto da non prendere in considerazione le molte offerte che gli veni- vano fatte anche dall'estero, e passa come tecnico all'» Atelier Butteri », stabilimento di sviluppo e stampa. Poi, dopo pochi an- ni, ritrovato l'amico col quale aveva cominciata l'impresa del cinematografo Edison, comincia con lui la produzione di film scien- tifici. Ha così inizio la sua attività definitiva e più importante. Le sue doti di ingegnosità e il suo carattere di tenace ricercatore, face- vano di lui l'uomo adatto a questo lavoro che ha esigenze e carat- teristiche tutte particolari. Quella che abbiamo chiamata in lui irrequietezza, quell'irrequietezza che lo aveva portato a buttarsi nell'avventura cinematografica e lo aveva spinto con la sua mac- china da presa nelle più remote contrade del mondo, può sem- brare in contrasto con le doti richieste da un lavoro tutto fatto di precisione, di attenzione, di metodo. Ma su questa irrequietezza bisogna intendersi. Noi immaginiamo Omegna girare le belve in Africa, i disastri tellurici e le grandi avventure di viaggi con la stessa meticolosità e la stessa calma paziente e giudiziosa che mette ora nel centrare i microbi sotto al microscopio. Questa sua attività nel campo del cinema scientifico venne presto notata da « L'Unione Cinematografica Educativa » (L.U.C. E.), e nel 1926 egli passa a dirigervi il reparto film scientifici. Intanto la L.U.C. E. è diventata « Istituto Nazionale LUCE ». Da allora ad oggi, si può dire nell'ombra, con la sola soddisfa- zione, in fondo, del proprio lavoro, quest'uomo che nell'ombra Roberto Omegna aspetta che i canarini per un suo film scientifico Luce sì decidono all'azione voluta ha sempre voluto rimanere con la sua modestia di solitario arti- giano, ha compiuto un lavoro immenso e preziosissimo. E' nel campo del cinema scientifico che egli ha certamente lasciato le sue cose migliori e di maggior interesse. Omegna rappresenta il film scientifico italiano. In questo campo è sempre rimasto solo. Soltanto in questi ultimi anni alcuni giovani dei « Cine-Guf » han- no mostrato di interessarsi a tale tipo di produzione, ottenendo anche risultati brillanti, e ci auguriamo che possa uscire da essi qualcuno capace di portare un reale contributo alla evoluzione di questo genere che da noi è sempre stato un po' trascurato. Finora, per molti anni, il cinema scientifico italiano è sempre stato « Ome- gna » : Omegna nel suo stanzone, Omegna all'acquario, Omegna con la sua vecchia macchina da presa piazzata al microscopio, Omegna solitario che va avanti a girare pochi metri al giorno, po- chissimi a volte, perchè ogni fotogramma, si può dire, è il risultato di un lavorìo enorme, tutto fatto di pazienza e di ingegnosità. Ciò nonostante, nonostante vogliamo dire questa modestia di mezzi e penuria di uomini portata al suo limite — uno solo — il ci- nema scientifico italiano può vantare alcun opere di prim' ordine che possono benissimo sostenere il paragone con molta produ- zione straniera nella quale è oggi assai di moda parlare abbon- dantemente, tessendone gli elogi e additandola ad esempio. Di questo va reso merito a Roberto Omegna e per questo il suo nome non può essere dimenticato nella storia del nostro cinema. FERNANDO CERCHIO Film scientifici realizzati da Roberto Omegna, per la produzione dell'Isti- tuto Nazionale LUCE, dal 1926 ad oggi: La vita delle farfalle. La Mantide religiosa, Vita del grillo campestre. Vita del ragno Epeira, Vita delle formiche. Vita delle piante. Come sbocciano % fiori, Intelligenza dei fiori, Cristalli viventi. Navigatori argentei dei mari, Uno sguardo al fondo marino (i° Premio Esposizione Internazionale di Venezia), Un mondo meraviglioso (r° Premio Esposizione Internazionale di Venezia), L'axolotto, Fecondazione dell'uovo del riccio di mare, Insetti nocivi all'agricoltura, La vita delle api, Dall'uovo alla gallina (Premiato all'Esposizione di Parigi), La tignola del grano. La mosca dell'olivo. La mosca comune, Fenomeni di cristallizzazione , Bolle di sapone, Emana- zione del radio, Aria liquida. La vita della zanzara, Vita del canarino (in lavorazione). 2711 SI DIREBBE CHE QUESTI RUSSI NON CONOSCANO LE TEORIE CHE NOI ATTRIBUIAMO LORO... PECCATO CHE IL PROFUMO DEL FRUTTO PROIBITO ABBIA CREATO IMMERITATE LEGGENDE HO VISTO in questi giorni (lampi sul Messico a parte) il primo film sovietico della mia vita. Per questo, non ho avuto bisogno di andare a nessuna serata d'eccezione, né a uno spettacolo privato: ho assistito alla proiezione di notti di Pietroburgo nel solito cinema vicino a casa mia, e senza nessuna speciale condizione. La cosa è stata molto semplice: passando, mi son caduti sott'occhio manifesti e cartelloni del- lo spettacolo. Una striscia avvisava - óoeétr 3)d diuoìzfa Ogni tanto, a seconda di quelle ventate che la moda o la pubblicità innalzano nel mondo, anche i più scottanti aspetti morali della vita moderna riappaiono all'attenzione e alle considerazioni delle folle di ogni paese. L'America ha più volte combattuto anche col cinematografo le sue battaglie morali; i proble- mi che scuotono le basi di quella forma di vita si sono affacciati sullo schermo; attraverso que- sto ultimo sono giunte tra noi e ci hanno rive- lato situazioni di fatto esistenti, pericolose e drammatiche. È dei giorni scorsi la proiezione in Italia di un film che ha come presupposto la critica al si- stema dei tigli abbandonati a se stessi dai ge- nitori divorziati. Il film, con il suo tono che vorrebbe essere piacevole e burlesco, giunge alla conclusione felice e naturale che lo spettacolo impone, ma al di là di questo il problema ri- mane, e quel dato di fatto, quella situazione umana da cui tutto il lavoro ha cercato di trarre ispirazioni sono una realtà triste ma viva. Di questa realtà si occupa in una breve colon- nina il Pour Vous del j scorso, sentite: ci Una colonna di un giornale informa che Joan Berinet non voleva permettere al suo primo marito Cene Markey di visitare la loro figliuola Melinda. Joan l'ha smentito e come sembra su base di verità. Un po' più tardi Hedy Lamarr, l'attuale moglie di Cene Raymond adottò un piccolo fanciullo e si mormorò allora che essa fece que- sto per trattenere Cene. Queste situazioni si sono determinate molte volte a Hollywood. Ci fu una querela a proposito della tutela di un fanciullo che condusse Frank Fay a trascinare in giudizio la sua prima moglie Barbara Stan- wyck ». Ebbene quali sono le conseguenze di questi di- vorzi? H. G. Wells fa osservare che i fanciulli di genitori divorziati soffrano le stesse pene dei figli legittimi. Essi affrontano la vita con i loro caratteri demoralizzati e scossi e con dei com- plessi d'inferiorità. E i geni- tori? Un nuovo libro intitolato Manage, Morate and Mothbals dice a questo proposito : « la situazione del padre divorziato è molto penosa. Egli sarà se- parato dai suoi figli salvo al- cuni brevi momenti, imbaraz- zanti per l'uno e per gli altri. Poco importa fino a qual pun- to la sua seconda moglie possa amarlo, o con quale sincerità; essa proverà sempre, inconscia- mente, un certo rancore contro « la famiglia » di suo marito ». È interessante che sia proprio un giornale di cinematografo quello che si occupa della que- stione. Se le affermazioni del Pour Vous sono determinate dall'indagine sulla situazione per così dire familiare dei divi dello schermo, pur tuttavia il problema è al di sopra di una classe e di un genere. È il ci- nema quello che per primo lo ha rivelato alle grandi masse, è il cinema che combatte per questa vittoria morale. Per questo anche la stampa rinematografica si rende, come e quando può, interprete di queste grandi questioni. Sono piccole colonnine sperse tra le grandi fotografie, i vistosi reportages, le brillanti pubblicità, ma esse non vanno perdute se gli echi vengono via via raccolti e diffusi dalla stampa degli altri paesi, proprio come quelle pellicole, nate in un punto qualsiasi della terra, portano la loro voce in tutti i meridiani e sotto tutti i paralleli. (incoia inteììotycitm in Ciancia Voci che vengono dalla Francia stessa annun- ciano la non lieve attività della Germania in questo periodo di lotta, nella preparazione su larga scala di film di propaganda, di documen- tari sugli aspetti delle varie situazioni politiche, di notiziari sulle azioni di guerra È di questi giorni la notizia che Emil Jannings e Werner Krauss si sono recati in Svizzera a presentare personalmente alcuni film da loro interpretati, come pure l'altra della visita di Heinz Ruhmann e di Hertha Feiler a Copena- ghen, nei giorni precedenti l'invasione tedesca, sempre con lo stesso ufficio. Di questa attività, di contro alla ormai chiara stasi del cinema francese, si lamentano giornali ed uomini del ci- nematografo di Francia. Nel riportare queste notizie, sono palesi gli interrogativi che vengono rivolti agli organi responsabili continuamente fatti oggetto di critiche e d'ironia dai fogli spe- cializzati. Il Film Kuriet. quotidiano cinematografico ber- linese, si può dire che annunzi giornalmente nuove produzioni; e che produzioni! A parte le pellicole illustranti le varie campagne militari, ecco documentari sul ferro, sul petrolio, sul radium, ecco film sui progressi della scienza tedesca, sui paesi coloniali, sulle varie produ- zioni industriali, sui problemi dell'agricoltura; ecco ancora opere sullo sport, sulla vita della gioventù, su quella dei soldati nei periodi di riposo. È indubitabile che la Germania tende a E cosi sei stato al cinema quando eri in licenza? linea Maginot! Si, un programmone!,.. La (Cine Aliroùy ripristinare i sistemi già sperimentati nella guer- ra del '14-' 18, che fecero si che al termine del conflitto una delle attività ancora in piena vita, in quel paese, fosse quella del cinematografo. Attività così vasta e in azione, che nel novem- bre del 1918, il cinema tedesco si trovò a pos- sedere, contro i suoi concorrenti europei, prati- camente quello francese e quello italiano, una superiorità indiscutibile, che si affermò sempre più largamente e che portò nel periodo 1920- 1927, ad un livello tanto importante di produ- zione da far seriamente pensare alla nascita di una scuola cinematografica tedesca. Ma a parte confronti troppo facili e in ogni caso prematuri, è certo tuttavia che i tedeschi hanno compreso in pieno l'utilità del cinema come arma di propaganda. « E questa propa- ganda », sono ancora i francesi a riconoscerlo, K- si è resa possibile con una specie di mobilita- zione di tutti gli elementi che partecipano alla vita del cinema tedesco ». Il dott. Cunther Schvvark, direttore appunto del Film Kurier in una recente intervista fatta da colleghi danesi a Copenaghen ha detto: « In questa guerra la Germania considera il film co- me una delle industrie che presenta per il paese un'importanza vitale. Due sono le ragioni di questa considerazione : la sua importanza come propaganda, e il suo valore come merce di espor- tazione. Le industrie cosidette « vitali » devono essere mantenute e sostenute indipendentemente dalle circostanze interne ed esterne. È per que- sto che il personale dell'industria cinematografi- ca, lavora nel suo insieme come nei tempi nor- mali. Il numero di mobilitati è stato notevol- mente rilevante ». È quindi un'opera sistematica _ quella che la Stato svolge nei confronti della"' produzione ci- nematografica in Germania, sistematica come quella di quasi tutte le attività della Nazione in armi. Le lamentele francesi dimostrano se non altro che al di la del Reno ci si rende con- sapevoli di questa attività. Ma le voci delle gaz- zette e degli interessati serviranno a far muo- vere dal torpore gli industria- li e lo Stato? Circa un mese fa è avvenuta la visita a Parigi del Capo del Servizio Cinematogra- fico del Ministero delle Informa- zioni d'Inghilterra, signor Ken- neth Clarke. Egli si è incontrato col signor Henry Torres, Capo del Servizio francese presso il Commissariato generale delle In- formazioni. Molte speranze sono riposte su questo incontro e la Cinematographie fran$aise an- nuncia che gravi deliberazioni nasceranno da questo scambio di vedute. I paesi neutrali ve-, dranno così sui propri schermi alternarsi alle pellicole di mar- ca tedesca quelle di marca al- leata? La risposta è ancora prematura e questo interrogativo va ad ag- giungersi ai molti altri che gli stessi giornali di Francia pon- gono agli uomini responsabili della attuale situazione cinema- tografica del proprio paese. a. 1. 285 INTERVISTE : un operatore PESCE, il fotografo, sta brontolando. Dice che l'illuminazione della scena (si gira oltre l'amore, il nuovo film di Gallone) gli è in- sufficiente per fare le fotografie. Brizzi, l'ope- ratore, che ha sistemato le luci, lo guarda e ride sardonico roteando i suoi grossi occhi. — È sempre così, — brontola Pesce, — Brizzi gira con troppa poca luce. A lui ba- sta. Anche a me basta, però tutto diventa una grande difficoltà. — Ti pare che i miei film siano poco lumi- nosi? — gli chiede Brizzi. — No, tutt' altro. — E allora? — Poi soggiunge scherzoso : — È questione di abilità. — In genere, — mi spiega, — l'illumina- zione è eccessiva. E questo perchè si ha paura. Si vuole, cioè, essere sicuri del risul- tato e ci si premunisce aumentando la luce. Io, al contrario, ne adopero poca. Si con- trolla meglio poca luce che molta. Ma biso- gna avere grande sicurezza perchè basta un niente per ritrovarsi la pellicola non impres- sionata. Confesso che questo timore ha spin- to qualche volta anche a me ad abbondare. È un momento di pausa e Brizzi accende un sigaro e ne aspira qualche bloccata di fumo. — Oggi si può fare a meno di adoperare molta luce, una volta era indispensabile da- ta la qualità delle lampade a disposizione. Un ambiente di 4 metri per 4 richiedeva qualcosa come 3000-3500 ampères che rovi- navano gli occhi degli attori; attualmente lo stesso ambiente si può illuminare con 100 ampères. — È quindi più facile lavorare oggi che un tempo... — È più facile sotto certi aspetti, più diffi- cile sotto altri. È più facile per la maggiore perfezione dei mezzi tecnici; è più difficile perchè il sonoro costringe l'operatore a tener conto del microfono quando piazza le luci in modo che non se ne veda l'ombra sulle persone, sugli oggetti o sulle pareti; e perchè il pubblico si è fatto più esigente : ha mag- giori pretese ma apprezza di più l'opera dei tecnici e questo ci dà molta soddisfazione. Il lavoro riprende. Un segretario è andato a chiamare Amedeo Nazzari in camerino; sta completando il suo truccaggio. Gli altri attori — ■ Alida Valli e Camillo Pilotto — so- no già pronti. Gallone spiega le sue inten- zioni. Per desiderio di maggior chiarezza scandisce le parole come se dettasse. Brizzi si siede con visibile piacere; stende le gambe e sembra che quanto accade intorno non lo interessi punto. I suoi assistenti, intanto, piazzano la macchina da presa nel luogo scelto dal regista, ne sistemano gli aggeggi. < ' IC li Rimanendo seduto, Brizzi ogni tanto si scuo- te dall'apparente indifferenza, dà indicazio- ni al capo degli elettricisti per la nuova si- stemazione delle luci, ai suoi assistenti indi- ca l'obbiettivo da adoperare. Egli attua, così, una prima generica preparazione della scena . — Vedete, — mi dice, — che professione signorile è quella dell'operatore! Assistenti e aiuti senza risparmio. Ma quando comin- ciai io... S' jnterrompe per fare spostare la luce di un riflettore. ' Poi riprende : — Quando ho cominciato era tutt' altra co- sa. Io ho avuto in mano la prima macchina da presa. Era il 1903 e avevo quindici anni. Frequentavo le scuole industriali con l'in- tenzione di diventare ingegnere. La prima pellicola l'ho girata con la macchina Lu- Anchise Brizzi mière n. 3. I rotoli non erano lunghi più di 15 metri. E poiché nella macchina da presa mancava il raccoglitore, la pellicola impres- sionata andava a finire in un sacco nero che si trovava fra le gambe del cavalletto. Quan- do s'andava in giro bisognava trascinale dietro, oltre la macchina da presa, il pacco delle bobine e il sacco nero. Bisognava ve- dermi, per esempio a Pisa, — dove ero an- dato a girare un film sul « Conte di Tori- no » — con tutta questa roba addosso, ca- rico come un facchino, senza tanti assistenti e aiuti.., E la giornata di noi operatori non finiva con le riprese : la sera sviluppavamo i nostri negativi e la mattina ci recavamo nello stabilimento prima degli altri per stam- pare il positivo. Ho fatto questa vita per venti anni. Il discorso ormai procedeva spezzettato. La scena richiede un più diretto intervento di Brizzi; è un artista che affina: attenua una luce, ne rinforza un'altra, sistema qua e là un velatino o una sagoma. Mette l'occhio alla macchina da presa, la sposta 0 l'inchi- na per migliorare l'inquadratura — ormai tutto è in ordine. Gallone può girare! Alla macchina c'è l'assistente di Brizzi il quale torna alla sua poltrona e continua a parlare con me, vigile tuttavia su quanto accade in iscena. — Oggi l'operatore si può fare come me- stiere; una volta per farlo ci voleva la pas- sione. È per questo che i vecchi operatori sono ancora i migliori. A molti dei nostri giovani manca proprio la passione. Gli chiedo informazioni riguardo alla pre- parazione di questi giovani. — Noi sapevamo di ottica e di fotografia. Oggi difetta un po' nei giovani la prepara- zione tecnica. Di qui la necessità del Cen- tro Sperimentale. In quanto alla pratica, il teatro di posa è indispensabile a completare gli insegnamenti e l'esperienza del Centro. DOMENICO MECCOLI 286 UN TECNICO DEL Certe sottigliezze, certe romanticherie reste- ranno sempre ai margini della storia. Son cose che non incidono sul corso di essa, e semplice curiosità, o tutt'al più amore per la sfumatura possono indurre a ricercarle. Noi l'abbiamo fatto, e ci siamo trovati ina- spettatamente di fronte a un autentico pic- colo dramma. Ecco qua. Davanti a noi è seduto un at- tempato signore il cui lavoro, da quando cominciò a lavorare, è sempre stato il cine- matografo. Il cinematografo ha riempito tutta la sua vita, le ha dato un senso, uno scopo; gli ha ammannito gioie e dolori, sod- disfazioni e umiliazioni. Al suo calore egli si è fatto maturo: se egli ora è così, con questi pensieri nella testa, è colpa (o meri- to) del cinema. E colpa (o merito) del cine- ma è se i suoi discorsi con la moglie, coi fi- gli, la sera quando tornava dal lavoro, ca- devano il più delle volte, inavvertitamente, sugli attori, le dive, « le tìlms ». Il cinema è stato il suo compagno e il suo despota, il suo amico e il suo nemico. L'aveva seguito fedelmente, senza mai tradire, perchè ave- va avuto fiducia lui, fin dal primo momen- to. E non è a dire che ne ricevesse glorie e onori, che anzi il suo destino era stato di mantenersi nell'ombra, piccola ruota pre- ziosa confusa tra le tante. Si tratta di un tecnico del suono, il suo no- me è sempre relegato in fondo ai <> titoli di testa », quando c'è. Ma questo non lo in- teressa minimamente. Ciò che più importa è che non sempre egli fu tecnico del suono, che vi fu un tempo nel quale il suo compi- to era d'altro genere. Sta appunto qui l'im- portante, il fatto più importante della sua vita: il trapasso dall' un compito all'altro. Quando il suono era di là da venire, egli fa- ceva l'operatore. Era soddisfatto del suo me- stiere e lavorava volentieri. Doveva sgob- bare per quattro, dalla mattina alla sera, perchè allora di pellicole se ne realizzavano di più e gli specializzati erano di meno, ma non si lamentava per questo. Si può dire anzi che il suo lavoro fosse al tempo stesso il suo divertimento. Le parole incomprensibili, le « vispe Tere- se » che uscivano dalle labbra degli attori anche nei momenti più drammatici, erano per lui, oramai, cose del tutto naturali; le smorfie, il gestire ieratico, ogni sorta di sve- nevolezze, complici gli stipiti delle porte e le colonne, erano il suo pane quotidiano: egli girava la manovella, serio serio, e ba- sta. Il suo mondo erano quelle inquadra- ture cariche, di gesti, vedute attraverso le lenti della macchina da presa, erano le fa- talissime seduttrici, erano gli scettici blu, che si muovevano, spalancavano la bocca restando muti, oppure facevano cose da grandi e dicevano intanto cose da bambini. Erano bei tempi, quelli. E perciò non du- rarono. Fu un guaio quando venne il so- noro. « Lì per lì — dice il nostro interlocutore — non volevo crederci. Avevo visto un corto metraggio sonoro, due o tre scene incollate insieme in cui si vedeva un tenore cantare il Barbiere, due o tre signori parlare rivolti al pubblico da una ribalta a sipario chiuso, e altre cose del genere. La voce era stridula e tutti nella sala ridevano. Mi faceva bene quel riso, sapete?, perchè ancora io non credevo al sonoro. Ma forse farei meglio a confessare che non volevo crederci. E in- vece, poco dopo, ecco il cantante di jazz Allora compresi che era fatta, e vi assicuro che quella fu una grande amarezza per me. Voi forse non capite. Bisogna essere stati operatori del << muto » per capire. Quando nel buio della sala di proiezione io vedevo proiettato il mio lavoro, provavo una gioia sempre nuova, sempre ugualmente forte, perchè ero io, capite?, ero io che avevo trasformato quelle « vispe Terese » nelle frasi appassionate che adesso vedevamo sul- lo schermo, ero io che avevo fatto naturali quei gesti che invece non lo erano - — poiché anche noi, a pensarci, si capiva che non lo erano. Non ci sembravano ridicoli, ecco tutto. Fu il sonoro, questo dannato sonoro che ci buttò in faccia quella ridicolaggine. E io non sapevo più se vergognarmi o adi- rarmi >'. * * * Il tecnico del suono s'è alzato e s'è messo a camminare su e giù per la stanza. Le sue mani tremano un poco, intrecciate tra loro dietro la schiena. Infine si sciolgono e l'uo- mo è di nuovo tranquillo. Si scusa e con- tinua il discorso. CRONACHE DI 30 ANNI FA *viw cinEMló (Aprile 1911) »fc Sovente, i colpi di grancassa che preannunziano un avvenimento gran- dioso sortono l'effetto contrario ed apportano quindi un danno, se non materiale, morale certo. Egli è vero che la réclarn serve ed è utile per lo sfogo maggiore di una qualsiasi materiale emanazione dell' attività umana, ina è anche vero che tutto deve essere relativo e proporzionato. 1 carat- teri cubitali adoperati per la dicitura di un dato soggetto, illustrato con nomi alti sonanti, aumento sui prezzi normali, il can-can che si fa attorno all'avvenimento, reso importante anzi tempo, lutto ciò è bello dal lato commerciale, ma è poco buono quando la disillusione assale l individuo che da buon cristiano ha pagato il doppio che quel ch'era uso pagare per assistere alla cinematografia di una « tratta delle bianche » o di una « caduta di Troia ». Diranno gli interessati che il critico in genere, per la velleità di elevarsi a superuomo, critica anche là dove non ce n'è bisogno: risponderò io invece che, lontano le mille miglia dal volermi, fosse anche per un momento, investire di una carica simile, sono inten- zionato prospettare le inesattezze, le impressioni, il parapiglia, riscon- trati nelle produzioni cinematografiche accennate qui sopra. ir La grandiosa illusione ottico-musicale, del caos al tramonto, ha otte- nuto un immenso successo, ed il pubblico è accorso numeroso per ammi- rare la bellissima novità. Si è usciti dal consueto campo delle pellicole e con un apparecchio speciale stereoscopico fornito dalla Casa Borine Presse di Parigi, abbiamo assistito a dei meravigliosi effetti di luci dissolventi. La proiezone tutta a colori si componeva del caos, la prima nebulosa, il grande astro, il tramonto, la sera, la volta celeste, la notte lunare, ed ogni singola parte era accompagnata da scelta musica scritta espressa- mente dal maestro Macchini. •fr Soggetto de n. quartiermastro dell'Ambrosio, Torino: Pietro il can- noniere non sa spiegarsi come il quartiermastro abbia mutato modi e con- tegno verso di lui. Erano amici di un tempo. Nelle ore di libertà scende- vano a terra e a braccetto si recavano alla Stella del mare a bere un paio di bicchieri e magari tre, di quel buono. Oggi il q'uartiermastro non gli concede più nessuna confidenza : lo guarda con faccia scura, gli appioppa i servizi più faticosi, e per nulla, giù punizioni, giù consegne! Perchè? si chiede il cannoniere, che gli ho fatto? Il mistero non tarda a chiarirsi. C'è alla Stella del mare una bella figliuola che Pietro ha promesso di sposare. Ebbene, il quartiermastro le fa l'occhio dolce, e, come la ragazza non vuol badargli, egli si vendica facendo ricadere il suo malumore sulle spalle del povero cannoniere. Ma non basta. Le cose s'inaspriscono. Ecco che il quartiermastro consegna Pietro e si fa condurre a terra. Pietro, che dubita di qualche tranello, fugge dalla nave e armato segue il gra- duato e giunge alla Stella del mare proprio nel momento che il quartier- mastro, avvinazzato, vuol baciare la ragazza. Pietro si slancia, afferra il suo superiore per il petto e lo butta da un lato. Afferratelo, urla il quar- tiermastro ai marinai presenti, portatelo a bordo e metettelo ai ferri! E mentre i marinai trascinano il povero Pietro, l'ubriaco, inviperito si agita sulla sponda del mare urlando sempre: ai ferri! ai ferri! Un passo falso, un tonfo! Il quartiermastro è sparito nelle onde. Ma Pietro si butta a nuoto e lo trae a riva. Il quartiermastro avvilito chiede perdono al suo salvatore. Naturalmente Pietro sposerà la bella padrona della Stella del mare. •fa Una corrispondenza da Milano: « Ora che le giornate son fatte tiepide, e le belle nostre signore, con la fioritura della primavera negli occhi vispi e fascinatori e con le provocanti toilettes stringenti — beate loro! — le forme fidiache, portano il loro incantevole sorrise all' aperto, le sale cine- matografiche dovrebbero sentire danno da questa festa di colori, di bel- lezze aspiranti l'aria profumata. Invece è tutto l'opposto. Le sale di proie- zione sono più che mai stipate e la folla si addensa ininterrottamente. Ed è tale e tanta, specialmente nei cinema del centro, che sembra quasi impossibile che gli spettacoli abbiano così grande attrattiva. Del resto i nostri cinematografi principali sono così eleganti, così civettuoli e così vari di proiezioni, della più grande novità, che ogni essere umano dotato di buon gusto non può sottrarsi al fascino delle proiezioni. Di cinema- tografi eleganti ne avevamo già molti a Milano, che credo vanti le più superbe sale d'Italia quando vi si è aggiunto il testé inaugurato Cinema- Palace della Società Bonetti. Di questo vastissimo e super-chic ambiente, altri ne parlerà diffusamente e particolarmente in questa Rivista. Io non posso che constatare l'enorme affluenza del più eletto pubblico della capi- tale lombarda. E la folla così fitta che non lascia posto neanche al biondo Tontolini, ovverosia Polidor, ovverosia Ferdinaud Guillaume della Ditta Pasquali & C. (1911) Righetti che, in abito nero, spesso spesso va a prendere una boccata d'aria lungo la via dell'Agnello, diventala — la via, non Righetti — il ritrovo simpatico della gente che non ha nulla da fare e passeggia e chiacchiera e ride sotto i fasci di luce delle grandi lampade elettriche del Cinema- Palace. Ho colto un dialogo proprio sotto una di quelle lampade : Lui - Vieni, amor mio, più in fondo, più in fondo alla via. Qui vi è troppa luce elettrica e la gran folla che ci guarda e ci ascolta... Lei - A me piace tanto la gran luce e l'oscurità vii fa paura! Lui - Anche l'oscurità della sala di proiezione? Lei - Oh, quella no! Anzi... Lui - Allora entriamo... e nell' oscurità della sala sarò illuminato dalle fiamme dei tuoi occhi... Lei - Basta che tieni a casa le mani, eh?... •fc La Società Anonima Ambrosio con sede in Torino e capitali di lire settecentomila diffida chiunque possa avervi interesse, che, avendo, con convenzione '24 agosto 1909, ottenuta la Concessione Esclusiva delle Cine- matografie della Esposizione Internazionale dr"Torino nel 191 1, per la riproduzione delle feste di inaugurazione, visite di Sovrani, Concorsi spor- tivi, ecc., procederà a sensi' di legge contro tutti coloro che con la produ- zione o spaccio di film, o rappresentazione, o infine in qualsiasi modo avessero a ledere questo suo diritto. (da 'La vita cinematografica') ■¥■■¥■* 291 TTfDraitDCD 11 ITIfiGGIO = 9 GIUGnO PRGSGnTflZIOni DIPLTR ITI 0 D P mOSTRP DGLL'PBBIGLIfimGnTO PUTORCHICO COI1GRGSSO nRZIOnfiLG DGLL'OBBIGLIRmGnTO Riouzioni peRROumRie PeR inFORITlRZIOni TURISTICHG: eme PROuinciQLe peR il turisitio 292 S.A. CINE TIRRENI A presenta il film ATESIA Regìa di C. CAMPOGALLIANI SILVIA MANTO CAMILLO PILOTTO DRIA PAOLA MINO DORO I più moderni impianti CINESONORI SOC. ANONIMA CINEMECCANICA MILANO VIALE CAMPANIA, 25 ALLOCCHIO BACCHINI & C. MILANO CORSO SEMI-IONE. 93 GALLERIA iv. tavola a fianco) Eric von Stroheim prima che un at- tore è stato uno dei maggiori — dei pochissimi che non saranno dimenticati — creatori del cinematografo. È per questo che, per capire interamente l'at- tore, è necessario risalire al regista inar- rivabile. Infatti l'attore ha per molto tempo servito il creatore, meccanica- mente, direi quasi ciecamente. Ed è vero tuttavia che la figura, il personaggio è rimasto : anche oggi che Stroheim e sol- tanto un attore, in Francia gli si affi- dano ruoli che, per quanto disparati, hanno tuttavia sempre qualche contatto con l'ufficiale viennese, per esempio, della marcia nuziale. I. rimasto il collo grasso, forte, muscoloso; la nuca rasata; il ghigno feroce; il passo diritto e mili- taresco; la schiena e il busto eretti; le scudisciate della lingua sulle labbra stret- te. Ma il personaggio ha smarrito come per incantamento il mondo circostante, quel clima, quell'ambiente della Vienna del dopoguerra, fatto di sozzure e di cose dolci e pure nello stesso tempo, che era la creazione del regista Stroheim. C'è un distacco insomma tra il personaggio odierno e l'ambiente d'allora che non può sfuggire allo spettatore attento. Stro- heim regista era forse un ometto piccolo, scamiciato, sempre preoccupato, m?i sod- disfatto, mai contento del proprio lavoro (in America ebbe un periodo di splen- dore; era un po', sia pure con ben altro talento, il De Mille della situr- zione : per fare un film aveva bisogno di molti metri di pellicola, ed era esi- gentissimo), sempre in preda ad un ner- vosismo appena trattenuto. Era li a combattere con i suoi personaggi « buo- ni » e con quelli « cattivi », sempre fisso nella sua tesi nobilissime: di far capire al pubblico dove veramente era il male e dove invece si trovava il bene. 11 personaggio dell'ufficiale viennese, vale insomma e acquista un significato vastissimo, se portato in mezzo ai « ma- li » che il regista Stroheim seppe nar- rare nei suoi film. I mali di un'aristo- crazia decadente e capace di qualunque azione malvagia : e teatro di questa ari- stocrazia era la Vienna del dopoguerra. E tuttavia, anche al di fuori di questo mondo, ecco l'attore ritrovare in se mo- tivi nuovi sui quali efficacemente giuo- care, soprattutto se innestati sugli inse- gnamenti della vecchia « scuola ». E con il passar del tempo l'attore sembra in ogni modo trovare sempre una vera ra- gione ed un significato non superficiale. Ne la crande illusion di Renoir, egli crea un ufficiale tedesco di una efficacia rara. È il nobile soldato che di fronte all'ufficiale francese suo prigioniero da lui stesso ucciso, getta una lacrima, egli trema il pugno, dall'emozione. Ma egli ha dovuto uccidere, suo malgrado, per- chè prima di ogni altra cosa in guerra, c'è il dovere del soldato. Non era più insomma l'ufficiale cattivo, che ci ave- vano insegnato ad odiare da ragazzi : era l'uomo capace di sentimenti e con un'anima forte e virile. In dietro la fac- ciata gli si affida una parte di pochi minuti : ma egli con pochi accenti sa creare una figura di affarista furbo e un po' losco, come forse nessun altro avreb- be saputo fare. Rispunta sulle sue labbra quel sorriso agghiacciante, ambiguo, da schiaffi : getta occhiate alla sua amante che sta giocando con lui e con suo ma- rito a poker: e per spiegare all'uomo, che egli non ha nulla da dargli, per un certo affare che avevano fatto insieme, gli domanda, disegnando con la mano sull'aria, davanti ai suoi occhi, una fir- ma, se egli ha nessuna carta scritta per far valere il suo diritto. In allarme a Gibilterra è un parrucchiere : ma un parrucchiere che sotto questo nome com- pie addirittura un brigantaggio ben or- ganizzato: è ormai anziano, e le donne le guarda soltanto : sebbene da un mo- mento all'altro si capisca bene (basta notare i suoi occhi famelici) che su une di queste si butterà, per farla cadere. 1885: nasce a Vienna, da famiglia di tradizione militare. Il suo nome vero è Eric Hans Stroheim von Nordenwall. 1906 circa: dopo aver frequentato l'Ac- cademia Militare di Vienna diviene uffi- ciale, come suo padre. 1908 : ne combina delle grosse e viene radiato dall'esercito. 1908 : emigra in America. La vita di- viene difficile, ma l'uomo comincia a scoprire se stesso e la sua natura. Per vi- vere è costretto a fare il maestro di scherma, d'equitazione (a Vienna era stato un « ufficiale » brillante, in pos- sesso di tutti i requisiti necessari per emergere), ma oltre a questo fa anche lo sguattero e molte altre cose ancora. 1915: il caso lo porta verso il cinema. Diviene, non si sa come, prima attore di varietà e poi comparsa del cinema. 1916: Griffith gli affida il ruolo di fa- riseo in intolerance; anche Douglas se ne servì qualche volta per parti da « vil- lano »; diviene assistente di Griffith. 1919: l'epopea stroheimiana comincia. Egli dopo quattro anni di noviziato si sente maturo, e qualcuno comincia an- che a credere in lui. Trovato il suo mon- do interno, finalmente egli si è scoperto artista. I primi film che fa hanno un gran successo : Stroheim comincia ad es- sere portato su dall'organizzazione di Hollywood. È il simbolo della grandio- sità, gli uffici stampa lo additano come l'uomo che ha bisogno di avere intorno a sé molta gente e molto denaro a di- sposizione. È di questo anno il suo pri- mo film, la legge della montagna. 1922-25: È il suo periodo più fulgido: il creatore è nel momento di maggiore intensità produttiva. Di questi anni sono: FEMMINE FOLLI, RAPACITÀ, DONNE VIENNE- SI, LA VEDOVA ALLECRA. 1925-30: Produce forse il suo capolavo- ro, marcia nuziale, diviso in due parti, la seconda delle quali è luna di miele. Poi comincia la decadenza : i capitalisti dì Hollywood cominciano ad essere stan- chi di lui. Egli è capace di girare tren- tamila metri di pellicola per un film. Nel 1930 tuttavia fa un ultimo film, queen kelly, che è pochissimo cono- sciuto. 1930-36 : Anni di grande difficoltà : fin- ché non è chiamato in Fancia. In que- sto periodo lavora di rado, e con diffi- coltà: è regista di walking down broad- way, film commerciale, che però gli vie- ne tolto di mano. Nel 1933 interpretò COME TU MI VUOI e LA SQUADRIGLIA PER- DUTA e nel 1936 il caso del dottor cre- spi e romanzo scarlatto. Come sogget- tista, alla Metro, aveva lavorato ne la BAMBOLA DEL DIAVOLO e in TRA DUE DON- NE. Poi, più nulla. Sarà ancora possibile che Frich von Stroheim ritorni regista e creatore? FILM PRINCIPALI: la legge della montagna (Universal, 1919): femmine folli (Universal, 1922); rapacità (Me- tro, 1923); donne viennesi (Universal, I923); MARCIA NUZIALE, LUNA DI MIELE (Wedding March-Honey Moon) (Pa- ramount, 1928-29); come tu mi vuoi (Metro, I932); LA SQUADRIGLIA PERDU- TA (Lost Squadron, Radio, 1932); ALIBI (B. N. FilmS, I937); LA GRAN- DE illusion (Realisation Art Cinémat., I936); ALLARME A GIBILTERRA (Gìbral- tar, SAFRA, 1938); ultiimatum (Pan Film, I938); FIAMME IN ORIENTE (San- graf, 1938); dietro la facciata (Der- rière la jaqade , Regina, 1939); tem- pète, pieges (Discina, 1939-40)- PUCK 294 ERIC VON ST pt^kjwa izjwm dlptmu)^ X Màlf II cÙ/etio da MARIO BONNARD con OTGGIEO EIISCIERI ria (moaeti,c£uiteuu UDwM/Jicmdo 296 STABILIMENTI CINEMATOGRAFICI - ROMA CINECITTÀ CAPITALE 36.000.000 INTERAMENTE VERSATO (AREA DI 600.000 METRI QUADRATI) k TEATRI DI m. 20x40 ALTEZZA UTILE METRI 15 UN TEATRO DI m. 30x00 ALTEZZA UTILE 16 METRI k TEATRI DI m. 15x30 ALTEZZA UTILE METRI 10,50 UN TEATRO DI m. 25x30 CON PISCINA UN EDIFICIO CINEFONIM COMPRENDENTE: Un grande studio musicale per le' riprese sonore orchestrali avente un volume di circa 4.500 me. • Un grande studio per la sincronizzazione e mixage avente un volune di 1.200 me. : con 8 teste per colonne sonore • Uno studio per il parlato e la registrazione e riproduzione del dialogo 16 SALE MONTAGGIO 6 SALE DI PROIEZIONE UNO STABILIMENTO PER IL DOPPIAGGIO * 20 MACCHINE DA RIPRESA * 10 APPARECCHI PER LE REGISTRAZIONI SONORE DUE TRASPARENTI . UN LABORATORIO PER TRUCCHI E MINIATURE UNA PISCINA SCOPERTA • UN CAMPO SPORTIVO • UNA GALLERIA REPARTO FOTOGRAFICO jeyvi^i spe ZIONE DE DELLA BAÌ&jGA NAZIONALE DEL LAVORO * SEDE iOMflra. skDE DI UN UFFICIO POSTALE E TELrcÌAFIGO Ni PEF Gfc AHD* f\l^ ST o*\& D^e prò dui'»00'1 ot 1** *> oft* òs \\8 lOM ò\ ^ i0i° v-^ xZ^\ , G S\en óh°x >\ja^ 03 M Bo'\^ i^ WÒ ò\ Cf^\ & SS^ G^V O^ ?\U *►*' ^•SS* \\\ca ,b'A'\ ASCV^ \e co^ tftf^ C&°] i$s ,vett òe W so<^° d\ ^ «e* \)0 fceg*c o-^cn ,; g^( \o\ev O^ C^ ìti& Un« prò dui» one 6A co^ NA ssou F\L>A \0 ve ^ ** tf^ T\ iVy^oscO^c^ 0 s *i\^ ^ v\^ fce9va ò\ ^G ,V#i° Una prò dui one Efc^ f\lhA gU ^ o** K>\ * **G **< fce^a & SN Mtvo c^ ^ co^ /^ ^o^s G\^° ci^\ Due >ro dui» on» iTELlA F\l^ v* *** sctf o* co1 vv)\* k VAO o /^vc o V^ n* tVAt G*° W fce9>a 0**£ cHoo* o*"1 u*** co' ^ ^ \* Di VA\^> \jG O C fcS fc*\ \o Vs\i sM- \va *s *e9»a òv NN /,SS\^ u^° va£ \$V& Una prò dui» V* co' VA on© t*X* pi* *tv* ot** o 6 i^V» o^ NJO e di hM ^ W^° CA ^ ?* VA B V\ o fce9va C> *\*° ^ iiocv Una >ro dui» one ITAL' C»^E ANNUNCIA ALCUNE DELLE SUE GRANDI ESCLUSIVITÀ PER LA STAGIONE 1940-41 Ut** o^11 D* tu*0 ^e9ta ^^ SS\^U ^V>^° co^ ^\o ^ ^U Una prò IV dui» one tf uova f\t^ ^ c \> ^^ ^ ^e9»a VA d» O ^ , s\0 ,vìss^ MO^ FRANCESCO A. {Roma). - I soggetti storici, di indole mitologica, come il vostro sulla fondazione di roma, pre- sentano sempre alquante difficoltà, dif- ficilmente sormontabili. Anzi tutto, per quanto sembra che il cinema possa ren- dere, facilmente, certe atmosfere leg- Sendarie, bisogna invece osservare che cinematografo è inevitabilmente rea- listico, che quindi certi temi e perso- naggi, soprattutto della mitologia, non possono mantenere quell'aura poetica, se portati sullo schermo. Fatta questa pre- '. messa, sono facili le deduzioni per il vostro soggetto. Il quale è scritto in forma piana e comprensibile, pur man- candovi certi effetti emotivi, in quanto ,è visto piuttosto obbiettivamente, per episodi. Si affida ad azioni coreografi- che esteriori, e i versi non si possono dire belli. Così certi paesaggi, o sono irrealizzabili, oppure non mi pare pos- sano ottenere gradevoli effetti: « Le pietre come per una volontà divina, si collocano l'una sull'altra a formare delle città. Le mura tuttavia raggiungono una modesta altezza. A poca distanza da esse, il fiume comincia a gonfiarsi... ». Sono espressioni puramente letterarie. E quale potrebbe essere il risultato, in realizzazione di : >< Intanto le rive si popolano di ninfe, che, sciolte le chio- me, le strappano con le mani disperate e intonano il canto funebre: Sei finito, o fratello, eri forte, eri bello, o fratel- lo ». Non mi pare del buon cinema, questo. ACQUA MARINA. - La vostra ammi- razione per LE AVVENTURE DI TOM SAWYER è veramente grande. Insomma, vi siete lasciata prendere dalla umanità dei per- «onaggi immaginati da Mark Twain. Certo, i bambini in questo film sono visti in una forma più convincente che non Shirley Tempie ed altri. Il regista e Norman Taurog, specializzato per film di bambini (skippy, papà cerca mo- clie); il film è stato realizzato tre anni fa circa. Grazie del plauso alla nostra rivista. CAPO DI BUONA SPERANZA (Corrispondenza coi lettori) M. L. {Ferrara). - 11 film notte di nozze è realizzato da King Vidor. Gli interpreti sono Gary Cooper e Anna Sten. Voi avete confuso Gary Cooper con Gary Grant. King Vidor è stato, come forse saprete, il regista di la GRANDE PARATA, ALLELUIA!, MASCHERA DI CELLULOIDE, IL CAMPIONE, B1LLY THE KID, NOSTRO PANE QUOTIDIANO, SO RED the rose, amore sublime. Il tema dei Littoriali penso si riferisca al costume di tutti i paesi, con particolare riferi- mento a quello italiano. FRANCESCO BICCHI (Sangiustino Umbro). - Non mi risulta che quel- l'editore abbia pubblicato un volume sul cinema. L'indirizzo della « Nuova Antologia » è : Via del Collegio Ro- mano, Roma. D. B. (Piombino). ~ - I soggetti segna- lati dal Concorso di Riccione sono sta- ti passati all'« Era Film ». la bella ad- dormentata nella riduzione di Gugliel- mo Usellini, e pubblicata su Bianco e Nero, è stata acquistata per una riduzione cinematografica. Il film sarà IN TUTTE LE STAGION UISITR T e LA SttflftKD L'ISOLA DEL SOLE E DELL'ETERNA PRIMAVERA R 1 D U Z 1 o n 1 FERROVIARIE-MARITTIME-AEREE DURANTE TUTTO L'ANNO ENTEP VIA CAVO "PRIMASIC mnnipesTnzioni ARTISTICHE - CULTURAL SPORTIVE - ETNOGRAFICHE D'INTERESSE MONDIALE Informazioni e prospetti: RIMAVERA SICILIANA -PA UR, 102-104-106 - TELEF. 13.389 - TE IL" E PRESSO TUTTI GLI UFFICI DI VIAGG LERMO LEGRAMMI: 1 E TURISMO incominciato tra breve. Quei periodi che tu ritieni troppo letterari, talvol- ta non nuocciono. Servono per deli- neare un carattere, per stabilire una situazione. Quando vi sono fatti, oltre che parole, il soggetto è accettabile. Del resto « e ciò lo illumina di luce che potrebbe dirsi spirituale » è una frase tutt'altro che inaccettabile; e l'at- tore può rendere questa espressione. Si nota, nel tuo soggetto, la buona vo- lontà di raggiungere uno stile pretta- mente cinematografico, di essere soprat- tutto chiaro e semplice nella descri- zione degli avvenimenti. Tuttavia, buo- na parte dei fatti è svolta nei dialo- ghi; il che, fecondo il tuo stesso pun- to di vista, è poco cinematografico. I tuoi personaggi mi sembrano un po' di maniera e non prive di convenzio- nalità sono le vicende nelle quali agi- scono. Comunque la intenzione di scrivere uno scenario che sia assoluta- mente cinematografico è lodevole. Per quanto tu stesso, qualche volta, scri- vi in una forma che non è cinemato- grafica (secondo il tuo punto di vi- sta). Vuoi un esempio ? : « esce sulla spiaggia, evidentemente ha bisogno di assoluta calma e solitudine per riordi- nare le idee che tumultuano nel suo cervello ». LUIGI DOTTI (Modena). - La vita di Giuseppe Tartini offre senza dub- bio motivi ben degni di essere trat- tati in un soggetto per film. Mi pare tuttavia che il vostro soggetto consi- sta per buon? parte in una raccolta di materiale biografico, abbastanza minu- ziosa, che andrebbe ora distesa in for- ma di soggetto. Per esempio : « Tar- tini, conscio della disparita di grado che lo divideva da Elisabetta e quasi presagendo la vittoria nella sua abili- tà di violinista, s'accanì negli studi tecnici con tale metodo e tale costan- za che per quasi un anno piodigò sino allo spasimo le sue forze artistiche... ». La materia è interessante. Per esempio, la fuga di Tartini ed Elisabetta, il ma- trimonio nella chiesetta di campagna, il fanatismo della gente di Padova, e l'apparizione di Tartini col mantello nero, tra le fiaccole, possono dar luo- go, oltre ai concerti, a sequenze di una certa importanza. V. G. ORLANDI (Milano). - Purtrop- po non posso darti una esauriente ri- sposta sull'argomento principale della tua lettera. Tuttavia, in simili mani- festazioni, spesso il pubblico non ha quella parte che in apparenza figura di avere. In certo senso, tra il pubbli- co, vi sono anche gli stessi interessati : produttori, registi, case produttrici, at- trici, attori. Vero? Io credo che il pub- blico ricordi i film che ha visto più recentemente. Se si chiede ad una per- sona quale film le è piaciuto di più, il più delle volte, accade di sentirsi rispondere un film recentemente proiet- tato. Credo un po' difficile trovare il libro di Delluc edito in Francia una ventina d'anni fa. Si potrebbe farne una traduzione italiana. Forse il Cen- tro Sperimentale di Cinematografia ha già pensato a questo. Circa il modo di scrivere una sceneggiatura, siamo d'accordo. Io penso, inoltre, che sce- neggiatori e registi dovrebbero identi- ficarsi, nel senso che gli sceneggiatori potrebbero fare i registi, cioè creare ì film. In fondo, il regista non deve considerarsi un tecnico solamente; egli è il vero e proprio creatore del film; ora, questa attività è tenuta in certi posti dai cosiddetti mestieranti i quali spesso sono privi della dote principa- le: l'intelligenza. Sono piuttosto d'ac- cordo sul confronto fra film francesi e americani. P. P. (Milano). - Non mi pare si pos- sa realizzare un libro come voi dite, che insegni a sceneggiare con esempi come quelli da voi citati. Sarebbe co- me dire, press'apoco: perchè non si fa un libro che insegni a scrivere? Con esempi di come si scrive una sce- na di amore, una di odio, ecc.? Esem- Ci di sceneggiature ne sono stati pub- licati parecchi ormai su « Bianco e Nero ». Comunque la vostra intenzio- ne merita lode, perchè dimostrate di interessarvi alla essenza del cinemato- grafo e in modo serio. Il regista di squillo di tromba era Stephen Ro- berts al quale si deve tra l'altro una attraente riduzione del romanzo di Faulkner sanctuari; il film è intito- lato perdizione. Gli interpreti di squillo di tromba sono, salvo errore, George Raft e Adolphe Menjou. La casa produttrice ed editrice la Para- mount; credo quindi che non si pos- sa più vedere in Italia. La. parte del- I'uomo invisibile nel film omonimo è sostenuta da Claude Rains. L'esame per il Centro è soltanto orale. Ven- gono richieste nozioni generali sul ci- nema e qualche documentazione di at- tività (fotografie, brevi sceneggiature, film in formato ridotto, ecc.). ALFREDO A. (Spilimbergo). - Sì: qualche analogia soltanto e formale, mi sembra. Comunque il film segreto ardente diretto da Robert Siodmak è edito in Italia dall'E.N.I.C. (via Po, 32, Roma) che lo ha ereditato dalla Pittaluga alla quale l'È. N. LO si è so- stituito, ed è tratto da un racconto di Stefan Zweig: adolescenza, edito, sal- vo errore, da Sperling e Kupfer di Milano. Auguri per il vostro lavoro. DUE SORELLE. - Sì, ricevo le vostre lettere così indirizzate. Vorreste vede- re Amedeo Nazzari in parti meno rozze? Dovreste dirlo un po' a lui. Vorreste scrivergli? Credo che abiti a Roma, in via Gradisca. Del resto il personaggio di assenza ingiustificata, per quanto fosse inaccettabile (non esi- ste un medico di quel genere, che si occupi di malattie così disparate) ve- ste anche il frac. E in altri film s'è visto Nazzari in abiti non rozzi, cen- tomila dollari, fra gli ultimi. Non credo che si vedrà maria Antonietta. Del resto, non è un film molto im- portante, pigmalione è un buon film. Ma la Scalerà che lo ha in esclusività non si decide a metterlo fuori. STUDENTE IN CHIMICA (Milano). - Non ti ho dimenticato. Che la tua scrittura sia la più bella che puoi rea- lizzare, va bene. Ma se tu scrivessi a macchina sarebbe ancor più bello! a me la libertà non può dirsi un film « tipo carrellata », per quanto vi sia- no delle carrellate. I movimenti di macchina sono assolutamente funzio- nali e, in fondo, sono pochi. E' un film quasi tutto di inquadrature fisse. Non confondere sceneggiatura con sce- nografia. Non dire che Andrejeff ha « sceneggiato », ma « disegnato » le scene di delitto e castigo. Ciò non toglie che le tue idee sul cinema sia- no chiare e accettabili. Così, in linea generale, siamo abbastanza d'accordo sulle opinioni che hai circa i generi di film che si realizzano in Italia. Il soggetto che hai esposto nella tua let- tera mi pare attraente. Senonchè mi sarebbe piaciuto leggerlo da un dat- tiloscritto. Dovresti far copiare a mac- china l'articolo su Dreyer e gli altri annunciati (simboli e analogie : tema interessante) e inviarmeli. ANNA SEGA (Veiona). - Credo che voi siate più informata di me circa gli 299 300 "*1 CINEASSICURAZIONE Unico ufficio autorizzato in CINECITTÀ per le assicurazioni praticate dal U» 1. A* b. (Consorzio Italiano Assicurazioni Cinematografiche) copre tutti i rischi connessi alla pro- duzione FILM ed in particolare: i danni d' interruzione della lavorazione per morte, infortunio o malattie di persone (at- tori, registi, ecc.) o per danni allo studio,- i danni al negativo originale ed alle altre pellicole ; i danni al materiale di scena oltre i normali rischi degli infortuni del per- sonale addetto alla produzione del film, della responsabilità civile verso terzi tanto per l'attività industriale che per l'uso degli auto- mezzi e di trasporto terrestre, marittimo ed aereo delle persone e delle cose ine- renti e connesse alla produzione di film CREDITO ITALIANO BANCA DI INTERESSE NAZIONALE SOC. ANONIMA - CAPITALE VERSATO L. 500.000.000 RISERVA L. 120.418.272 SEDE SOCIALE: GENOVA DIREZ. CENTRALE: MILANO OGNI OPERAZIONE E SERVIZIO DI BANCA indirizzi delle persone del cinema ita- liano. Per i soggetti, provate a man- dare all'Alfa Film, via Brunetti 37, Roma. Altri indirizzi di case cinema- tografiche potrete desumere dall'Alma- nacco di « Cinema », del quale, penso sarete già in possesso. Per Camerini, scrivete direttamente a lui oppure a De Sica, se il soggetto è per la inter- pretazione di questo attore: via B. Oriani 8-A, Roma. POMPEO PERSICHINI (Milano). Gra- zie della segnalazione. Inviatemi il Vo- stro attuale indirizzo, affinchè io pos- sa comunicarlo ai lettori di Cinema che desiderano acquistare altre copie dei vo- lumi di Pudovchin, che voi tenete in deposito. PIERO FABBRI - Per il volume di Um- berto Barbaro Film , soggetto e sceneg- giatura, dovete rivolgervi al Centro Spe- rimentale di Cinematografia, edizioni di Bianco e Nero, via Tuscolana km. y, Roma. Circa i 0 primi passi del cine- dilettante », credo che potreste trovare altre cognizioni in un volume di Ernesto Cauda : Cinematografia per tutti, edito dalla A.C.I.E.P. di Roma, che però ha già qualche anno. Recentemente non è stato pubblicato alcun volume sull' ar- gomento 3.V.P. (Bergamo). - Purtroppo non mi è stato possibile accontentarvi prima, dato che la corrispondenza è molta e devo seguire un certo ordine nelle ri- sposte. Non esistono Case che prendano in esame soggetti, spunti e idee. Recen- temente è stata costituita una associa- zione fra scenaristi (scrittori di soggetti e sceneggiature) che può accogliere an- che, penso, idee di altri. Scrivete a que- sta Associazione in via Veneto 108, Roma. Per le Case vedete l'elenco nel- l'Almanacco di Cinema. Anche l'attore Amedeo Nazzari ha istituito un ufficio soggetti; non ho l'indirizzo di questo ufficio. Comunque scrivetegli a casa in \ia Gradisca n. Roma. Blasetti abita in via Lazio 9, Roma. INNAMORATO DI CINEMA (Firen- ze). Amedeo Nazzari si chiama Ame- deo Nazzari; la nuova sede dell'Istituto Nazionale Luce viene inaugurata il 21 aprile. Se io fossi nei panni del vostro amico disoccupato cercherei di mettere a profitto le mie attitudini. Che cosa sa fare? Che studi ha fatto? Che attività precedente ha svolto? UN UNIVERSITARIO MILANESE - Non so che cosa facciano attualmente Fanck e la Riefenstahl; quanto a Tren- ker ho sentito dire che verrebbe in Ita- lia a realizzare un pezzo di terra. Per il formato ridotto dovresti vedere le ri- viste francesi e americane di Cineama- tori, e precisamente: Cinéamateur e Movie Malrers. Qualche copia puoi tro- varla presso la sede della Kodak, o del- l'Agfa. BRUNO DA PONTREMOLI - Vuoi co- noscere il nome dell'attrice che nel film lo vedi come sei ? fa la parte della im- piegatuccia del notaio, che riceve Ma- cario e Filippi in ufficio. Io purtroppo non lo so né so se sia cremonese come tu supponi. Chissà che lei leggendo que- sta risposta non si faccia viva. CARLO BARSOTTI (Lucca) - Allora tu per « fotografia » intendi come è sta- ta stampata la pellicola. Se è così ecco che, nel risultato pratico fotografia e proiezione sarebbero la stessa cosa. Ma per « fotografia » si intende il modo come la scena è stata fotografata, gli effetti di luce, la illuminazione ecc. In- somma la fotografia entra a far parte intrinseca del film come arte. Il movi- mento della immagine è, poi, sempre in rapporto con la limitazione del qua- dro: con la inquadratura entro i cui confini le immagini si muovono. Per « inquadratura » si intende un quadro di immagini in movimento o anche fis se. In questo secondo caso la durata di proiezione (e prima, di presa) del- l'oggetto fisso, ha una importanza. Ec- co perchè dico » inquadratura » e non soltanto immagine in movimento. In qualche caso il sonoro assume un va- lore superiore a quello dell'immagine. Comunque ti concedo che questa sia in linea di massima, più importante del suono. Credo infine che, più o meno, noi due andremo sempre d'accordo, perchè riteniamo, anzi tutto, che il ci- nema sia un'arte. Sai che c'è della gen- te che ancora non ci crede? VINCENZO BRUNERO (Milano). - Mandatemi pure il soggetto. RENATO BAZZONI (Mi/ano) - Credo che le scatole « umidor » servano allo scopo. Vai comunque alla Kodak, ti daranno tutte le informazioni necessarie. M. GAVAZZI (Roma). - A Ramon Na- varro puoi scrivere presso la « Scalerà Film »: Circonvallazione Appia no, Roma. Va bene l'indirizzo di Alida Valli. V. ROSSI (Genova). - Può darsi che non giungano più in Italia. Ma prova nella principale rivendita di giornali e periodici. ARS VETANA (Orvieto). - Il Concorso del Ministero è chiuso da molto tempo. Il vostro soggetto trionfo d'amore è intessuto su motivi discretamente con- venzionali. È la storia di una ragazza la quale sedotta da un giovanotto, di- venta madre. Il giovane sposa un'altra donna, che muore, per ritrovare un giorno la ragazza che nel frattempo è diventata celebre cantante, e la sua bambina. Non si può dire che il modo con cui avete scritto lo scenario sia ric- co di motivi cinematografici, anzi la stesura, per quanto semplice, è trascu- ratamente letteraria. Non saprei indi- carvi una casa per la realizzazione; po- treste rivolgervi a quelle che sono in- dicate nell'Almanacco di «Cinema ». ROBERTO PAOLELLA (Napoli). - La notizia sulle origini del Cinema ame- ricano è stata ripresa da una pubblica- zione straniera. Non ho altre infor- mazioni al riguardo. Cercherò di aver le. Silvio Pappalardi attualmente si tro- va, salvo che non abbia cambiato resi- denza, a Spoleto. SILVIO PAPPALARDI - L'avv. Ro- berto Paolella di Napoli (Bisignano, 42) desidera sapere se sei figlio di uno dei pionieri del Cinema napoletano, in tal caso vorrebbe incontrarsi con te. VITA (Pisa). - Per le altre sceneggia- ture puoi scrivere a Bianco e Nero. Que- sta rivista ne pubblicherà ancora. Puoi seguire i, corsi del Centro Sperimentale di Cinematografia, ritorno all'alba ha qualche sequenza interessante. MAR AL (Trento). - Puoi scrivere, sia per l'amico pubblico numero uno che per Viviane Romance alla « Scalerà F'ilm », ufficio stampa. NEVILLE CAMERA - I.R.C.E. è in via Spallanzani i-A, Roma. LUISA R. ANZILOTTI (Torino). - Non ho purtroppo notizia di quelle novelle cinematografiche che, con ogni proba- bilità so'io andate a finire in altre mani. Potete mandarmi quando volete copia di esse ed io le leggerò. Mi dispiace il disguido. Dunque: le case cinemato- grafiche non hanno uffici soggetti or- ganizzati; di solito i soggetti sono scelti dal produttore, dal regista, da un ami- co del produttore, un consigliere della società, o sono scritti dallo stesso capi- talista. È rarissimo il caso che uno sco- nosciuto riesca a far acquistare da un produttore un proprio soggetto. I pro- duttori sono disposti a prendere in esa- me un soggetto quando a questo sia associata, per esempio, una certa som- ma, per la produzione del film. La di- sposizione delle » notizie » nei giornali LUCE è data dagli addetti alla compi- lazione dei giornali e non è quindi fatta casualmente. MANLIO FONTANA (Trapani). - Se- quenza è una successione di scene in continuità di tempo. Mezzo campo lun- go o campo medio indica una media distanza delle persone dalla macchina da presa. La figura intera occupa in un a campio medio » circa metà della in- quadratura in altezza. IL NOSTROMO 301 • EQUIPAGGIAMENTI ELETTRICI PER AEROPLANI -AUTOMOBILI - MOTOCICLI •BATTERIE D'ACCUMULATORI PER AVVIAMENTO E TRAZIONE STAZIONARIE E PER SOMMERGIBILI • FRENI AD ARIA COMPRESSA PER AUTOVEICOLI • STAZIONI RADIOTRASMITTENTI E RICE- VENTI - RICEVITORI PER RADIOAUDI- ZIONI CIRCOLARI - IMPIANTI SONORI •TELEVISIONE FABBRICA ITALIANA AGNET AREU* S. A. Cap. L. 60.000.000 - Milano IL PIÙ GRANDE GRUPPO ELETTROTECNICO ITALIANO 16 STABILIMENTI 9000 OPERAI 0ene ricordare che Alberto Cavalcanti aveva girato, è ormai qualche anno, un film muto del capitan fracassa, dove, tra gli interpreti figurava anche Charles Boyer allora non ancora conosciuto. Cosi la Cinentatographie Franfaìse del 27 aprile scorso. LA CASA DI PRODUZIONE... ...Bercholz aveva annunciato già da qualche tempo la realizzazione di un film con Viviane Romance e Georges Flamant. Il film è «ira defi- nitivamente annunciato ed il titolo è messalina. Questo film entrerà in cantiere ai primi «li luglio. Àbel Ciance ha accettatola messa in scena. GERÌIAXIA LA PIÙ 6RANDE IMPRESA... ...cinematografica del mondo non ha la propria sede ad Hollywood ma bensì a Berlino. Essa non è, d'al- tronde, una delle mondiali case per la produzione di pellicole comiche o drammatiche e neppure una editri- ce di attualità settimanali, bensì la centrale tedesca del film istruttivo. Dal giugno 1934 ad oggi questo uf- BANCA COMMERCIALE ITALIANA BANCA DI INTERESSE NAZIONALE CAPITALE L. 700.000.000 INT. VERS. RISERVA LIRE 160.000.000 AL 18 MARZO 1940-XVIII '^--^ MILANO-FORO BUONAPARTE, 12 ficio ha pubblicato oltre 700 film ri- prodotti in 280.000 copie per un to- tale di 30 milioni di nastro a passo rulotto. Esso possiede un certo nu- mero di t«-atri propri, ma il suo com- pito principah- consiste nel provve- dere i 65.000 fra scuole e istituti su- periori del Reich ai quali esso ha, inoltre, fornito 38.000 apparecchi per cinoproiezione e altri 30.000 per proiezioni fisse. È appena necessario di rilevare qua- le enorme vantaggiti queste pellicole rappn sentino per l'insegnamento delle varie materie scolastiche. Al fine di meglio illustrare particolari di alcuni processi biologici, il film istruttivo si serve largamente «Iella ripresa col rallentatore la quale è stata, negli ultimi tempi, perfezio- nata al punto da raggiungere l'incre- dibile numero di 250.000 fotogram- mi al minuto si-condo. Grazie al film istruttivo, certe lezio- ni pratiche — per esempio compli- cati esperimenti di fisica o operazio- ni chirurgiche che prima soltanto un piccolo gruppo di allievi poteva se- guire coi propri occhi — vengonoor- mai esposte con la più convincente chiarezza a centinaia di studenti. I X. Il I I TlICIt \ NE6LI STABILIMENTI... ...di Ealing si sta girando una pro- duzione Capad convoglio con Clive Brook nella parte di un comandante di flottiglia e Judv Campbell, una nuova scoperta di Michail Balenìi che è il capo «Iella produzione Eal- ing; il film è diretto da Pen Tenm - son. La storia si basa sul sistema dei convogli navali e si sta realizzando con la collaborazione dell'Ammira- gliato britannico e del Ministero del- le Informazioni. ALLA PRESENZA... ...dei Duchi «li Kent, Lord «• Ladv Louis Mountbatten, Lortl Strabolgi ed altre personalità della politica e dell'aristocrazia nonché della cine- matografia britannica, è stata data al Gaumont Theatre la prima del film per la libertà (For Frerdon) di cui a suo tempo abbiamo dato notizia. Il film come abbiamo scrit- to si è avvalso del materiale dal vero girato durante la battaglia del Rio de La Piata tra la corazzata tasca- bile tedesca Graj Spec e una divi- sione navale inglese. Tra gli invitati trovava posto a parte l'equipaggio della nave che era stato fatto pri- gioniero dalla nave da battaglia te- desca. ALTRE PRODUZIONI SONO... ...in cantiere; una «Ielle più impor- tanti è tre uomini silenziosi della Butcher's Films Service con la regìa di Thomas Bentley. Il soggetto tra- dotto per lo schermo «la Du«ll«-y Leslie è stato tratto dal noto roman- zo di E.. P. Thorne. Ultimamente è ,i'iiip»t!» r 1 "T 1 n. mi rm Conchita Montenegro in 'Amore eli Ussaro' (prod. Icar - distr. Generalcine) W QjtWJZà&^CtoNL Louis Calhern, Harry Davenport, John Miljan, Joseph Galleia, Gilbert Roland, John Garfield, Paul Munì, Bette Davis, Brian Aherne, Claude Rams, Gale Sondergaard, Donald Crisp. Georgia Caine. Henri O'Neill, Montagu Love, in 'Juarez' stata girata una drammatica scena dove Patricia Roc apprende per la prima volta che il padre, Sebastian Shaw, è sospettato del delitto che forma il cardine della vicenda. Du- rante gli ultimi due anni non meno di 25 pellicole sono state girate negli studi Butcher di Walton sul Tamigi. Anche la casa di produzione British Lion ha ricominciato a lavorare a Beaconsfield con la pellicola la si- gnora spaventata tratta dall'omo- nimo romanzo di Edgar Wallace, di- retta da George King. Un altro la- voro di prossimo inizio sempre della British Lion è the silver king. La Grande National produce room for two (Stanza per due) con Francis Day, Vie Oliver, Greta Gynt, Basii Radford, la cui azione si svolge a Venezia, costruita naturalmente nel- lo stabilimento di produzione. UNA PRODUZIONE... ...su larga scala nel Canada verrà iniziata nella prossima estate. John Sutro, direttore della « Ortus pro- ductions », ha incaricato Michael Powell di iniziare colà delle produ- zioni. Il primo film, un dramma a forti tinte, lumeggerà tra l'altro le caratteristiche più nobili della gio- ventù, aspetti e tradizioni comuni a tutti i giovani dell'Impero britan- nico. L'avanguardia del corpo di spedizione cinematografico è già partita per Ottawa. L'ultima pelli- cola di Michael Powell era stata contrabbando il cui soggetto era di Emeric Pressburger che sta pure scrivendo questo di prossima realiz- zazione. John Sutro, uno degli espo- nenti più noti della cinematografia londinese, è anche associato con al- cuni produttori francesi. VIAREGGIO LIDO DI CAMAIORE MARINA DI PIETRASANTA FORTE DEI MARMI 20 km. di spiaggia balneare 200 alberghi e pensioni. Stagio- ne Maggio-Ottobre. Ottimo sog- giorno primaverile ed autunnale Informazioni : \ù- Ente di Cura - Viareggio 309 VENEZIA - LISO APERTURA DELLA STAGIONE BALNEARE Spiaggia fra le più attrezzate d'Italia Tutte le cure marine e solari • Attra- zioni, giuochi di spiaggia, sport nautici • Soggiorno ideale, mondanità CASINO MUNICIPALE APERTO TUTTO L'ANNO Grandi programmi d'arte varia e fantasia (S. A. V. I. A.T.) AFFLUITE AL LIDO! Informazioni e prospetti all'ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO (Ascensione), all' UFFICIO COMUNALE PER IL TU- RISMO (Municipio) e presso le principali Agenzie di Viaggi ITALIA MARISA ROMANO... ...è deceduta in Roma in uno dei giorni scorsi, dopo una breve e sof- ferta malattia. Il periodo più pro- ficuo dell'attività di Marisa Romano nel campo cinematografico ha avuto inizio nel ^35, alla costituzione del Centro Sperimentale di Cinemato- grafia, dove è entrata come allieva regista, per restarvi fino all'anno passato. Ha realizzato alcuni corti- metraggi, valendosi della interpre- tazione di allievi attori del Centro. Per quanto effettuati come esercita- zione i suoi « provini » denotano un accento particolare e una competen- za cinematografica. Va ricordato a questo proposito il passo, interpreti Luisella Beghi e Otello Toso. Termi- nati i corsi del Centro, Marisa Ro- mano ha realizzato alcuni documen- tari sulla Autarchia e sull'E 42. Ha collaborato alla sceneggiatura di sotto la croce del sud. Marisa Ro- mano ha lasciato alcuni scenari per film, inediti, che stanno a testimo- niare una vera e propria vocazione per il cinematografo inteso come no- bile ed umana espressione d'arte. NESSUNO TORNA INDIETRO'... ...di Alba De Cespedes verrà realiz- zato per lo schermo dalla Urbe Film. Gli otto episodi, le. otto vite femmi- II regista Gambino ed Elli Parvo in una pausa de 'La donna perduta* (Frod. Iris - Distrib. Generalcine) nili di questo romanzo rivivranno sullo schermo per la regìa di Amleto Palermi. La sceneggiatura sarà cu- rata da Alba De Cespedes, Barbaro, Chiarini, Palermi, Pasinetti, Cesare Giulio Viola. Paola Barbara sarà la protagonista del film e al suo fianco vedremo Miretta Mauri. LA COMMISSIONE GIUDICATRICE ...del Concorso per un soggetto ci- nematografico (bandito dal Ministe- ro della Cultura Popolare), compo- sta da Ugo Betti, Guelfo Civinini, Arnaldo Fratelli, Augusto Genina, Antonino Pagliaio, e presieduta da. Vezio Orasi, Direttore Generali del la Cinematografia, dopo quattro me- si di lavoro, ha presentato al Mini stro della Cultura Popolari- li sui conclusioni Il numero dei soggetti concórrenti è stato di 866. La Commissioni ha fermato la - ooeéfr ì panili del biqmì Bizet « Noi sentiamo talmente la necessità di lavare la nostra biancheria sporca dinnanzi agli occhi di tutti, che il mondo si convince ben presto che noi manchiamo del tutto di biancheria pulita ». Così iniziava un suo poco candido articolo il sig. René Bizet, assiduo collaboratore del Pour Vous, « le plus grand hebdomadaire du cinema » che si pubblica in terra di Francia, articolo che partendo appunto da quel presupposto, non fa purtroppo che confermare la sudiceria di quei famosi panni e molte altre cose ancora. Il sig. Bizet infatti, nella sua colonnina crede opportuno prendersela con l'Italia, o meglio con l'industria cinematografica italiana, sapete per- chè? perchè la nostra industria fa lavorare attori e registi francesi, perchè li accoglie ospitalmente in un paese dove essi possono vivere in tran- quillità come nei tempi d'oro della pace, perchè dà loro dei sonanti quattrini che vanno libera mente ad ingrossare i conti correnti delle banche parigine. « È forse piacevole leggere in questo momento, dice il Bizet, che Julien Duvivier sarebbe stato invitato dal Governo Italiano a girare un film sui corsari abissini e che il Ministro dell'Educa- zione Nazionale di Roma e Italo Balbo si inte- ressano particolarmente al progetto? Sicuramente no. E ciò perchè anche se da noi vi è qualche difficoltà per fare il cinema, un regista deve pensare prima di ogni altra cosa a servire il cinematografo. Cioè egli non deve mettersi al servizio della propaganda di un paese che è o neutro o " non belligerante " e nel quale noi non abbiamo cose che ci in- ressano ». La preoccupazione del si- gnor Bizet è che il lavoro di Duvivier e compagni si traduca quindi in propa- ganda; che questa propa- ganda faciliti le manovre di « coloro che non amano la Francia e incoraggi gli altri che la odiano »; ma più an- cora che la situazione così creatasi dia al cinema ita- liano « un lustro e un'atti- vità che gli procurerebbero un forte slancio in avanti». Sicché il sig. Bizet preferi- rebbe lasciar morire di ine- dia nei deserti teatri di po- sa registi ed attori piuttosto che permettere loro di lavo- rare in Italia. Infatti non è la preoccupazione dell'e- stero in generale quella che ha fatto aprir la boc- ca al sig. Bizet, ma in particolare il fatto che questo estero sia l'Italia Egli vorrebbe in grazia di quella cordiale antipatia che sembra nutrire per il nostro paese, che si opponesse un bel ri- fiuto all'invito cordiale e del resto bene, spesso troppo bene, rimunerato, che la cinematografia italiana ha rivolto agli artisti francesi come atte- stazione di un sincero riconoscimento al valore dell'opera loro. Egli vorrebbe insomma che data la morte del cinema francese l'epidemia si dif- fondesse al-dilà dei confini creando vuoti peri- colosi per tutta l'Europa. È questo il frutto di quell'educazione interna- zionale nel campo dell'arte alla quale tanto spesso si sono appellati i nostri colleghi fran- cesi? È questo quel senso vasto di umanità che noi leggemmo spesso sbandierato sui fogli dei quo- tidiani e dei periodici sempre in quei famosi tempi d'oro? Ricordi il sig. Bizet che oggi è proprio grazie all'Italia che vengono tenuti desti e ancora in luce nomi di uomini che sarebbero certamente caduti nella dimenticanza se avessero affidato le proprie forze alla speranza di una ripresa cine- matografica francese. Ricordi ancora il sig. Bizet che l'Italia non ha forzato nessuno a lavorare per essa; e che in ogni caso è del tutto libera- mente e senza promesse di favolosi guadagni che i registi e gli attori di Francia hanno preso la via di Roma. Poiché è normale legge di buon gusto e di cor- tesia non disprezzare l'ospitalità altrui, special- mente quando essa è in atto, e dà prove tangibili della sua spontaneità e munificenza, ci permetta Mi piaceva di più in 'Lady Lou' il sig. Bizet questa necessaria lezione di edu- cazione. E questo perchè riteniamo che appunto l'educa- zione sia fattore essenziale nei rapporti con gli altri, specie quando non si desidera che gli altri attribuiscano costantemente panni sporchi al paese che dice di averne anche dei puliti Un ueòlilo e hC aìUgliefii Quaranta artiglieri di Francia, cosi riferisci Paris-Soir di qualche giorno fa, per ingannare forse la lunga attesa di quelle eterne giornate di calma, o spinti da un comune entusiasmo nato nei bei tempi di pace nelle oscure sale di proie- zione dei lontani villaggi, hanno scritto in blocco una lettera a Deanna Durbin per chiederle un segno tangibile della sua simpatia, o meglio una prova della sua adesione alla causa degli al- leati. La cosa ha fatto colpo ad Hollywood e, sempre secondo lo stesso giornale, il cuore della giovane attrice commosso da tanto e così palese ricordo, si è del tutto sciolto alla notizia. Ma cosa inviare ai bravi artiglieri? Non certo del denaro, non degli oggetti, tanto meno la classica fotografia con dedica. Si trattava di ammiratori d'eccezione e di ec- cezione doveva essere l'omaggio della diva. È così che Deanna Durbin si decise ad un gran- .de sacrificio. Prese uno dei suoi più vistosi abiti da sera, lo tagliò in quaranta pezzi di eguale grandezza. ne fece altrettante buste che per la via degli oceani giunsero ai 40 artiglieri. ^Accanto alla fo- tografia del famoso abito pubblicata in posto d'onore il giornale parigino commen- ta che il talismano ripo- sa sul petto di quei soldati. Di quei soldati che il Pans- Soir chiama « i più felici di Francia ». La notizia di marca holly- woodiana ripresa dal Film Kurìer del 26 scorso muo- ve i tedeschi a commenti che si possono ben immagi- nare. Noi non sappiamo fino a che punto la pubblicità en- tri nella faccenda, ma non possiamo fare a meno di meravigliarci dello strano concetto di felicità o più ancora dello strano modo di ricercare la felicità che han- no i bravi artiglieri fran- cesi. (Film Weeckly) a. 1. 327 IL METODO SPICCIO .uno o più pugni, generalmente distribuiti sull'orlo di un abisso. TRA gli elementi che gli americani usano nella costruzione dei loro film, troviamo il pugno. In molti film a tipo commerciale d'America, il pro- tagonista — per imporre la propria volontà, per far valere la giustizia, per stroncare o neutraliz- zare l'azione del competitore malvagio — ricorre a tale mezzo rapido, sbrigativo, sempre a dispo- sizione. Il pugno ha un vantaggio rispetto agli altri sistemi per far trionfare la virtù, quali il duello mortale, il colpo di rivoltella, ecc. : eli- mina il cattivo senza lasciare nel pubblico la pe- nosa impressione di un uomo ucciso. Il pugno, quindi, ha nel film un suo particolare « impiego », è adoperato con un fine preciso, preordinato. In cinematografia esso ha un valore sostanzialmente diverso da quello che gli viene attribuito nella vita reale: perde le sue caratte- ristiche di tipica espressione di volgarità e di bru- talità incivile, per assumerne delle altre più no- bili. Constatiamo cosi che il pugno, in molte pel- licole, diventa il greco « deus ex machina », l'a- bile colpo di spada che taglia il nodo gordiano formato dalle irresolubili o complesse situazioni di un determinato soggetto. Il pugno è presente in quasi tutti i film commer- ciali che costituiscono il patrimonio dell'indu- stria cinematografica americana. Tutti gli attori che recitano in America hanno dato, almeno una volta nella loro carriera, una serie di pugni. Vi sono attori che si sono creata una fama per la loro abilità nel distribuire o nel ricevere pugni solidi e soporiferi: Tom Mix, George O' Brien, Buck Jones, Ken Maynard, James Cagney, Jack Holt, Ralph Forbes, Victor Mac Laglen, Ed- mund Lowe, Pat O' Brien, ecc. Oltre questi « specialisti » del pugno, abbiamo tutti i più fa- mosi attori : da Gary Cooper, a Clark Gable, da Tyrone Power a Don Ameche, da Robert Taylor a William Powell, a Joe Mac Crea, a Fred Mac Murray, a Henry Fonda, a Jon Hall, ecc. La se- rie è lunghissima. È dai primi film che, regolar- mente e metodicamente, nel conflitto tra il buono e il malvagio, troviamo un fatale pugilato dei protagonisti in una sala da ballo, in una osteria di angiporto, davanti alla donna contesa, sull'orlo di un abisso, ecc. Ovunque. In drammi (senza PERDONO, TRADITORE!, ANIME SUL MARE, IL SEN- TIERO DEL PINO SOLITARIO, AMBIZIONE); in TÌCO- struzioni storiche (parnell); in film « western » (il cavallo di acciaio, sorgenti d'oro); in bril- lanti commedie (l'amore è novità, sposiamoci in quattro, milionario su misura, è nata una stella, vacanze d' amore); in conflitti della so- cietà moderna o contemporanea (san Francisco, la grande città); in film di mare (demoni del mare, i dominatori del mare); in film su stu- denti (la vita a vent'anni); in film di gangsters (l'uomo di bronzo); in film d'ambiente coloniale (alle frontiere dell'india), ecc. Gli esempi sono pochissimi per ragioni di spazio; tuttavia suffi- cienti per convincere sulla importanza che al pu- gno danno i registi americani. Abbiamo detto che l'impiego del pugno risponde ad un fine preordinato. Si può infatti parlare di un u impiego tattico » del pugno. Schematizzia- mo il suo uso, riducendolo ad alcuni esempi fon- damentali : i) un pugno crea, inizialmente, complicazioni drammatiche nella vicenda del film; un pugno, verso gli ultimi fotogrammi, le risolve. Esempio: con un pugno, l'uomo malvagio abbatte l'avver- sario e rapisce la protagonista; con uno o più pugni (generalmente distribuiti sull'orlo di un . abisso), alla fine del film, il protagonista buono atterra il malvagio e si riprende la fanciulla con- tesa, ristabilendo in pari tempo, automatica- mente, la giustizia e la tranquillità nel paese. In questo episodio — che forma il nucleo dramma- tico di tutti i film di « cow boy » — il pugno è al tempo stesso causa di male e generatore di bene; 2) il pugno è il mezzo migliore per salvare l'ami- co da sicura morte. In anime sul mare, George Raft atterra e addormenta con un pugno Gary Cooper per imbarcarlo su una scialuppa di salva- taggio, mentre la nave affonda, salvandolo così da morte sicura; 3) il pugno rappresenta il sistema più convin- cente per far tacere i calunniatori. Robert Tay- lor, in follie di broadway, si reca nella reda- zione di un giornalista diffamatore (Jack Benny) e con una indovinata serie di pugni lo spedisce gambe all'aria. Clark Gable, in parnell, con gli stessi sistemi chiude la bocca ad un volgare diffa- matore. Lionel Barrymore, (non ricordo in quale film), pur nelle vesti del Presidente della Repub- blica stellata, per far tacere un calunniatore della 328 ' . . . mezzo rapido, sbrigativo, sempre a disposizione . . . ' moglie non trova argomento più convincente di una scarica di pugni; 4) è uno dei mezzi per redimersi. Victor Mac Laglen in il magnifico bruto; 5) rappresenta l'iniezione di caffeina per ridare nuovo vigore al film. Esempio: difendo il mio amore con Taylor, la Young e Basii Rathbone. Una trama piatta e logora: l'amore colpevole tra la cameriera e il signorino. L'azione è stagnante. Il regista, nell'ultima parte, esaspera abilmente il pubblico con l'odioso comportamento del mag- giordomo (Basii Rathbone). Al suo ritorno, il signorino (Robert Taylor), scopre la infida azione del maggiordomo, e, con un pugno, lo fa volare per tutta la lunghezza di un tavolo. Il pubblico, alla reazione del Taylor, trae un lungo sospiro di soddisfazione; il successo del film è assicurato. A conferma di ciò, in la grande città il ritmo della vicenda si accelera e l'interesse del pubblico diventa spasmodico quando gli autisti criminali di New York vengono affrontati e abbattuti in un omerico pugilato da famosi campioni quali Jack Dempsey, Max Rosemblonn, ecc.; 6) abbiamo, in qualche film, l'uso del pugno con le donne. Ricordiamo sposiamoci in quattro, in cui, nel finale ridoliniano, un pugno di William Powell si adagia sul mento di Mima Lov. Però, dobbiamo dire, che più che sui pugni, si potreb- be scrivere un interessante articolo sugli schiaffi dati e ricevuti dalle donne nel cinema, da ac- cadde una notte a lo schiaffo; 7) il pugno è la medicina migliore per far cam- biare rotta ad una persona cara. Nel film italiano io, suo padre, Erminio Spalla trova nei propri pugni l'argomento più convincente per modifi- care la condotta del figlio e fargli conquistare un avvenire sportivo. In alcuni film, i pugni vengono dati e presi esclu- sivamente da coppie fisse. Ne ricordiamo alcune : Jack Holt e Ralph Forbes, James Cagney e Pat O' Brien, Tyrone Power e Don Ameche, ecc. Forse è inutile ricordare gl'innumerevoli film im- perniati su! pugilato, da ferro e fuoco con Bar- thelmess a l'ultimo round con George O'Bnen, a l'idolo delle folle con Max Baer e Camera, a l'uomo di bronzo e il gigante biondo con Waine Morris. * * * Abbiamo rapidamente accennato al pugno e al suo impiego nel film. Possiamo aggiungere che gli americani, nella costruzione dei film dove il pugno è il mezzo più rapido, più sbrigativo e più istintivo nella secolare lotta tra il bene e il male, e la forza muscolare è elemento essenziale e al tempo stesso spettacolare, si sono indubbia- mente ricordati di Maciste, che con Cabiria trac- ciò per primo la figura dell'uomo che della sua forza si avvale per esercitare una irresistibile at- trazione presso le masse. ALESSANDRO FERRAÙ 329 LITTORIALI È UN VERO peccato che allo svolgimento dei « Littoriali » a Bologna non fosse presente al- meno uno, almeno il più pic- colo, almeno il più ottimista dei produttori cinematografici ita- liani. Avrebbe avuto molto da imparare, molte utili cose e nel riferirle più tardi ai colleghi, avrebbe certamente contribuito a rendere edotta molta gente responsabile di quello che i gio- vani pensano della nostra cine- matografia, dei loro desideri, delle loro aspirazioni. Forse quel produttore, se fosse stato presente, si sarebbe sentito lu- singato dal trovarsi un po' co- me parte in causa della serietà e dell'interesse con i quali la più preparata gioventù d'Italia ha affrontato tutti i problemi della cinematografia, li ha ana- lizzati fino allo spasimo, li ha discussi da tutti i punti di vi- sta, ha cercato di risolverli con idee chiare e precise. Le voci venivano da tutti i punti della penisola, e dalle Venezie alla Sicilia, dal Pie- monte alle Puglie, costante ed uniforme è stata la critica alla nostra produzione : il nostro ci- nematografo non mostra l'Ita- lia, non riferisce la nostra vita, è assente dal costume che guida l'esistenza quotidiana. A sentir- le, quel produttore si sarebbe probabilmente rivolto nell'inti- mo delle domande scabrose, avrebbe più che mai riconosciuto la grande responsabilità del suo mestiere, e forse un po' della propria colpa. E riconoscere le proprie colpe è già un pentimento. Ma il produttore non c'era : e le voci si sono disciolte nell'aria fumosa della sala del convegno, mentre è restata l'eco nella folla degli altri, che in fondo erano già tutti convinti delle affermazioni. Lo spirito dei littoriali non è stato altro che la conferma di quello che giornalmente vien ripetuto dal pubblico di quasi tutta l'Italia. Si è riconosciuto alla nostra produzione un notevole progresso tec- nico, una migliorata fattura, una scelta sempre più cosciente e ocu- lata di interpreti, una migliorata « forma » nelle recitazioni, ma non si è ammesso affatto che i soggetti, e più ancora il contenuto spirituale in genere dei nostri film, sia quello che i giovani e con loro il pubblico italiano si attendono. Ciò che più ha colpito è stata l'unanimità di queste dichiarazioni e l'assenso che tutti hanno di- mostrato allorché l'uno o l'altro dei relatori si soffermava su tale dichiarazione. In sostanza non sono certo le idee quelle che hanno fatto difetto a Bologna al convegno -di cinema. Ognuno aveva da tirarne fuori qualcuna; buone o meno buone; accettabili o discutibili, ma tutte logiche e definite, frutto palese di lunghe e ponderate considera- zioni. Tolta quella naturale aggressività propria dei giovani in una discussione comune e pubblica, il tono generale è stato tale da far rimanere ben chiare nella mente di chi le ha ascoltate molte rela- zioni che hanno sopratutto mostrato che i giovani sono critici se- J3° : CULTURA e ARTE BOLOGNA - XVIII - P. N. F. - G. U. F. MESTIERE E 'LITTORIALI' veri e per ciò pericolosi di ogni attività dello spirito, ma che hanno anche indicato come nuo- ve forze vadano costantemente preparandosi per entrare in un non lontano domani nella vita attiva del cinematografo. Se il bilancio così del convegn di critica cinematografica pu dirsi attivo, non altrettanto c'è sembrato quello del concorso per i soggetti. La disparità tra le idee formulate a piena voce e la sostanzialità di un lavoro scritto per il cinematografo è purtroppo balzata agli occhi di chiunque abbia avuto modo di osservare le due competizioni. Infatti i soggetti presentati se sono risultati ricchi di possibi- lità veramente poetiche d'ispi- razione hanno tuttavia rivelato nella loro totalità una scarsa conoscenza della forma cinema- tografica e delle necessità di questo modo espressivo. Non si tratta di una mancanza di con- trollo che abbia portato a diva- gazioni assolutamente irrealizza- bili su un piano pratico, ma, cosa ancora più seria, ad una leggerezza di esposizione che denota scarsa conoscenza di una scrittura cinematografica. E questo ci è sommamente spiaciuto, perchè quegli stessi giovani che hanno auspicato maggiore serietà e impegno nella nostra produzione, hanno poi scarsamente convalidato questi loro principi nel pratico svolgimento di un lavoro. Se si vuol veramente iniziare un mestiere, occorre conoscere perfetta- mente gli attrezzi e i sistemi materiali che servono per la fatica. Anche fare del cinema è un mestiere e come tale richiede appunto una conoscenza tecnica che è assolutamente indispensabile. Altri- menti quel tale produttore, se fosse stato presente, avrebbe con maggior sostegno di causa parlato come al solito di teoria e di astrattezza. In breve avremmo voluto vedere, nello spogliare quei soggetti, magari meno abbandoni poetici, ma più cinematografo, meno impressioni ed effetti puramente superficiali e più fatti veri e vivi. La maggior parte di coloro che hanno steso quei lavori, nella preoccupazione di dare un clima fervente di patriottismo, hanno dimenticato gli uomini nella realtà quotidiana e la loro vita normale ed umana. E lo strano è proprio che in sede di discussione critica questo è stato il maggiore appunto portato all'attuale produzione. Occorre perciò che i giovani prima di accingersi alla stesura di sog- getti, in vista di una realizzazione o meno, prendano un contatto più diretto e più pratico con il normale lavoro che si svolge attorno ad un film. Che leggano molte sceneggiature, che entrino nei teatri di posa, che prendano contatto diretto con tecnici e con attori, in * una parola che cerchino di vivere per lo meno in fase preparatoria tutte quelle esperienze necessarie per dire domani e con sicurezza la propria parola. Solo così oltre alle voci di una discussione reste- ranno dei fatti concreti a testimonianza delle intenzioni, della serietà e della passione dei nuovi lavoratori del cinematografo. GIUSEPPE ISANI Il giuramento dei partecipanti ai -Littoriali della Cultura e dell'Arte' Anno XVIII Il oomm. Michele Scalerà,. il nostro Direttore, il colonnello Giorgi assieme a Jean Renoir assistono al primo giro di manovella di 'Tosca' (produzione Scalerà - Era Film) 331 wmm ©a »ig§^a @a©iniKfa * * * * ECCELLENTE * * * BUONO ** MEDIOCRE * SBAGLIATO ** ANGOLO DI CIELO (East side of heaven) - U.S A. - Prod.: New Univer- sal - [.CI. - Regìa: David Butler - Sogg.: David Butier - Scenegg. : William Cotincelmann - Scenogra- fia: R. A. Gausman - Comm. mus.: fohnny Burine, James V. Monaco - Montaggio: Irene Mara ■ Foni- co: Bernard B. Brown - Interpreti: ]oan Bionde/I, Bing Crosby , Mischa Atier. Irene Hartey. Tutto il film è retto da quel meraviglioso fan- ciullo che gli americani chiamano Sandy e la cui recitazione, ottenuta a prezzo di non si sa quali sforzi, ha tanto del meraviglioso da far dimenticare la mediocrità e l'inconsistente sce- menza del resto. Ed è proprio un peccato che il resto sia cosi, dato che accanto al delizioso Sandy si muovono Joan Blondell, Bing Crosby e Mischa Auer. Con un complesso di tal genere e con una storia che in fondo avrebbe spunti non malvagi c'era veramente da tirar fuori un film molto più gustoso e frizzante. Ma valga almeno questo an- golo di cielo per averci fatto conoscere appunto il piccolo Sandy, che non è, state attenti, un noioso bambino prodigio, ma unicamente un sim- patico, naturale bambino. Cioè molto di più. ** L'UOMO DEL NIGER (L'Homme dti Niger) - Francia - Prod.: S.P.F.L.H. - Minerva - Regìa: J. De Baroncelli - Dir. di Prod.: Jean José Frappa - Sogg.: André Legrand - Scenegg.: Albert Dieitdonné - Scenografia: G. Gastyne, R. Gys. J. Allan - Operatore: R. Forrester ■ Fonico: P. Du- vergé - Montaggio: J. Sacha - Interpreti: Harry Banr, Annie Ducaux, Victor Francen. l'uomo del niger è un film che cerca di velare con una drammatica vicenda umana l'assunto di propaganda coloniale che sta alla sua base. Ma, è bene dir subito, che, se la vicenda raggiunge, grazie specialmente alla ottima recitazione di Harry Bauer e Victor Francen, momenti vera- mente notevoli e d'indiscussa efficacia spettaco- lare, non cosi perfetta ci è sembrata la parte di sfondo, appunto del mondo coloniale francese, che risulta apparente soltanto scenograficamente, ma lontana di spirito. L'ultima parte poi, che illustra la solitudine di Francen, malato di leb- bra e vittima d'amore, cade in una prolissità priva di situazioni che rende un po' stucchevole il racconto fino all'ultima risoluzione. Molto scial- ba e vuotina questa volta, Annie Ducaux. ** * I RAGAZZI DELLA STRADA (Newsboys home) - USA. - Prod : New Universal - Ì.C.I. - Regìa: Harold Yonng - Sogg.: Gordon Kahn. Charles Grayson - Scenegg. : Gordon Kahn - Opera- tore: Milton Kasner - Interpreti: facete Cooper. Ed- mund Lowe, Wendy Barrie. Edward Norris. Ecco un film della vecchia e tanto cara tradi- zione americana, fatta di cazzotti, di fughe e di velocità, fatta di eterna lotta tra i buoni assoluti da un lato e i cattivi assoluti dall'altro, fatta con le sirene della polizia, con gli incontri di pugilato, con i giornali spiccioli di piccola cronaca, i ragazzi della strada fila via tra una marea di questi ingredienti e se anche tu sai subito come andrà a finire la faccenda non ti salvi dal fuoco di fila e sei con la mente tanto dentro alle gesta degli indiavolati ragazzi che passi sopra a ogni logica e ad ogni buon senso. Jackie Cooper brucia le tappe e lo rivedi con lo stesso piacere che hai ad incontrare dopo anni un intelligente amico che è cresciuto frattanto come te ma che in fondo è restato sempre lo stesso. * jf jf * VERSO LA VITA (Les bas fonds) - Francia - Prod. : Albatros - Europa ■ Regìa : Jean Renoir - Soggetto : da un romanzo di Massimo Gorl(i - Scenegg. : Jean Renoir, Ch. Spaal( - Interpreti: Jean Gabin. Suzy Prìm . Junie Astor Louis Jouvet Non ricercate in verso la vita la Russia di Gorki. Nel grande film di Renoir è la Russia elaborata da un intellettuale occidentale quella che vi troverete; una Russia però ugualmente alta di emotività, arricchita da quelle somme di toni e di poesia che solo un vero artista può da- re; una Russia nata dai libri e da una fantasia più che da una realtà. È così che ce l'albergo dei poveri » sta fuori di ogni spazio e di ogni tem- po, e diventa nel film più che un racconto una somma di vibrazioni, ma di tale portata da far davvero pensare alla vera, grandissima arte. Tutti hanno mutato panni e figura nelle mani di Renoir, e Gabin è un altro ed altra la sua portata, e Jouvet un altro, e Sokoloff un altro. Sicché il regista lo senti come non mai presente, come non mai creatore di cose altissime e belle. kM2 **** LA VITA DEL DOTTOR KOCH (Robert Koch. der bel{dmpjer des Todes) - Germania Prod.: Tobis - Scalerà Film - Regìa: Hans Stein ho ff - Dire», di prod. : K. I. Fritzsche - Sogg. : P. I Cremens, G. Menzel, riduzione italiana di Alessandro De Stefani - Comm. mus.: W. Zeller - Operatore: Fritz Arno Wagner - Interpreti : Emil Jannings. Werner Krauss, Victoria voti Ballasl{o, Raimund Schelcher. Hdde Hòrber, Josef Siebcr. Se il film americano su Pasteur fu in certo senso il film della vita, della chiara lotta dell'uomo per la vita, questo tedesco sul dottor Koch ap- pare, nella cupa aria chiusa in cui si svolge, il film della tragedia, della morte. Con questo non intendiamo affatto sminuire la portata della atmosfera creata attorno alla azione di Emil Jannings e Werner Kraus dal regista Steinhoff, che anzi è compito ben più arduo affrontare certi temi nell'aria propria della loro drammaticità che non pervaderli di una facile ariosità e di un semplice ottimismo come nel primo caso. Ma al fondo di ogni cosa stanno gli uomini con le loro particolari nature, con le loro diverse sensibilità, più ancora con le loro diverse educazioni morali. Non bisogna perciò dimenticare che Pasteur e Koch come tanti altri personaggi della storia del- l'umanità sono europei e che quindi nessuno me- glio degli europei può parlare di loro e ricrearli artisticamente nella giusta luce e misura. È per questo che appunto le tinte che sono attorno a questa vita del dottor Koch sono quelle che ci sono più di ogni altra cosa piaciute, più degli ele- menti di racconto della storia stessa che sono un po' gli usuali di questo genere cinematogra- fico. Tutto, dagli ambienti ai tipi anche minori, ha mirabilmente contribuito alla azione e alla illustrazione del grande scienziato. C'è in questo film una rievocazione di luogo e di costume del- l'epoca imperiale germanica quale raramente ci è stato dato di incontrare al cinematografo, c'è una tale pittura di particolare, senza l'abuso di quel sovraccarico troppo caro ai tedeschi, che denota una rara sensibilità nel complesso di tut- ti coloro che hanno lavorato alla realizzazione di questa pellicola. Da vari anni non rivedevamo Emil Jannings e lo abbiamo ritrovato in una forma stupenda e veramente alta per un attore le cui possibilità sono state sfruttate innumerevoli volte ormai. Ma Jannings non è mai stato tanto « nuovo » quanto ora nell'abito del dottor Koch, così come Werner Kraus, che in una recitazione netta e precisa dà vita perfetta all'antagonista del gran- de medico. L'opera di Steinhoff è costruita sugli schemi di una regìa classica, cioè senza la facilità di ef- fetti puramente visivi o di simbolo e perciò ap- punto il film entra nel novero di quelli che una grande dignità e una ormai certa tradizione con- traddistinguono. Ci sono momenti del racconto che raggiungono alti climi di emotività, tali da fare identificare nel protagonista l'umanità in- tera nella sua lotta per la conservazione, così co- me altri che definiremmo « storici » per la fissa- zione del costume e della vita di un'epoca. Dia- mo quindi ampio riconoscimento a questa bella opera della cinematografia tedesca, sopratutto perche mostrerà al mondo che l'Europa meglio di ogni altra può mantenere vivo e nella forma più degna il ricordo dei suoi grandi figli. 332 ** ARDITI CIVILI lutiti - Prod.: Com. Icar - Generalcine - Regìa :D. Gain bino ■ Dir. di Prod. : G. Silos - Sogg. : da un'idea di Barbarti Miozzi Stutz - Scenegg. : C. Duse, S. Ami- dei - Scenogr : Carlo Montuort, Carlo Bompiani ■ Operat : Kenimsi - Moni.: M. Serandrei - hiterpr. : Elli Parvo, Guido Celano, Lilia Silvi. Forse ciò che nuoce maggiormente a questo film è quell'aria di troppo lindo e di troppo accu- rato che circola costantemente negli ambienti e fra i tipi. Anche qui cioè si è voluto esagerare su quel tono di fittizia vernice borghese lustra e fasulla che la gente del nostro popolo non cono- sce e che anzi nessuno di noi riscontra nella comune esistenza quotidiana. E poiché si tratta di un film in cui si vorrebbe far muovere del popolo autentico, l'errore non è poi cosi lieve e trascurabile. Il film doveva essere l'esaltazione del Corpo dei Vigili del fuoco e perciò avremmo preferito vedere più azione da parte di questi ultimi, e un certo perno centrale basato appunto sulle loro gesta, piuttosto che seguire i fatti amo- rosi e personali del protagonista che poteva an- che benissimo non essere un vìgile. Controllata e buona la Parvo. ** MARIA ILONA (Maria Honaì - Germania - Prod. : Terra Film - Mi- nerva - Regia : Geza voti Bolvar\ - Interpreti : Paula Wessely, Willy Birgel. Una recitazione affettuosa e conciliante è quella che in genere salva la mancanza di un fascino muliebre in Paula Vessely ed è Unzi quella che la pone in una misura di giusta umanità in mez- zo agli sconfinamenti troppo cari alla maggior parte delle dive. In maria ilona purtroppo an- che alla recitazione della Vessely è accaduto uno sfasamento, un errore di tono e d'impostazione, che ci dà un personaggio piuttosto falso e inde- ciso, ingiustificabile. Il film è in complesso assai scadente, con un tono operettistico contrastante con i motivi voluti. Né le poche sequenze di una battaglia da tavolino, salvano la statica vuo- tezza del racconto. Willy Birgel che -è conside- rato in Germania il più efficace attor giovane pare anche lui poco convinto della consistenza della propria parte, tanto da risultare spesso un puro elemento di riflesso senza chiari segni di una in- dipendenza di recitazione. Incolore e piuttosto dozzinale la regìa. Falsa e tutta di manovra la scenografia . * GENTILUOMINI DI MEZZANOTTE (Le club des aristocrates) - Francia - Prod. : Dolbert Claude - Scalerà Film - Regìa : Pierre Colombier - Sogg. : da un racconto « // detective Ashelbé » di Jean Guitton - Interpreti: Elvire Popesco, Jules Berry, Vi- vienne Romance, Armand Bernard, Lisette Lanvin , Pierre Larquey. Tutti, in questo film pochissimo chiaro ed in complesso pieno di errori, lavorano male, da Jules Berry, ladro senza scopo e senza giustifica- zione, fino a Vivienne Romance che scompare ad- dirittura fra la ressa delle mediocrità, fino alla Po- pesco, la cui navigata condiscendenza spira asso- lutamente a VUOtO. GENTILUOMINI DI MEZZANOTTE è insomma un tentativo ingarbugliato e sballato di un genere per il quale occorrono altre mani .o meglio ancora altri guanti. Non sono sufficienti le povere situazioni sf orzatamente comiche, o le battute da « pochade » delle figure da sfondo per creare quell'aria che finora un solo regista ha saputo dare: Lubitsch. E ogni sequenza vor- rebbe ritornare a lui, vorrebbe seguire le sue trac- ce, e s'impantana in una confusione che pregiu- dica la comprensibilità del lavoro. Difetti quindi di sceneggiatura, di tecnica, di regìa, di tono e di impostazione. GIUSEPPE ISANI 333 ferrante SOCIETÀ ANONIMA CAPITALE SOCIALE L-40 000000 INT. VERS. SEDE: MILANO - CORSO DEL LITTORIO. 12 CRONACHE DI 30 ANNI FA «vita anatro (maggio 1911) •jt La parola del critico: la Gerusalemme libe- rata (produzione Cines igio): è questo film un poderoso lavoro, pregevole sotto ogni riguardo; tutto esso racchiude: scelta del soggetto; precisa interpretazione e scrupolosa esecuzione; messa in scena grandiosa; squisito raccordo nelle varie parti del poema; adattatissimo accompagnamen- to orchestrale. Onore va tributato alla Cines che seppe tanto bene concepire ed eseguire V immortale poema del Tasso, una delle tante gemme della letteratura italiana. Sorvolando sui vari punti salienti di questo ca- polavoro letterario, il quale è per se stesso tutto un succedersi di brillanti avvenimenti, per un fine religioso e solenne, la cinematografia ha ora il vanto di avergli dato vita animata. Ed in verità ho assistito ad uno spettacolo solenne; giammai vidi acclamare con tanto entusiasmo un film di arte come la Gerusalemme: sembrava in quel momento di essere a teatro. Il rauco suon della tartarea tromba, dice il Tasso, e noi con lui, che una interpretazione migliore non si poteva rag- giungere. Non è spirito egoistico il mio, ma spar- tano e sereno giudizio, condiviso dai tanti com- petenti che al Regina e poi al grandioso Moderno il recarono e si recano per ammirare la Gerusa- lemme. La Cines con questo lavoro è assurta grande, veramente grande, tra le consorelle del mondo, ed io dalie colonne di questa importante Rivista sono ben lieto di inviarle un inno di plauso. Un angelo tutelare, forse lo stesso angelo che il Tasso dice apparso al forte Goffredo di Bu- glione, ha guidato la Cines nella preparazione di questa lavoro cinematografico . Non sbagliò quin- di il bravo direttore del grandioso Salone Regina, a Piazza San Carlo al Corso Umberto I, e l'ele- gante e magistrale Cinematografo Moderno, al- l'Esedra di Termini, — uno dei primi del mondo — a proiettare tuttora questa straordinaria pro- duzione cinematografica che io mi auguro e spero non debba essere l'ultima e non la migliore di quanto la grande Cines ci fa giustamente sperare. •fa Le esclusività. — Da un po' di tempo è in- valso l'uso in alcuni cinematografi d'Italia di ac- caparrarsi importanti films per «esclusività»; Cosicché il pubblico che intende godersi quella proiezione , è costretto, volere o no, di andare in quel » tale ■• (. inema, anche se da esso fosse lon- tano un paio di chilometri, lo non so che cosa possa materialmente guadagnane una Casa edi- tri, i. concedendo ad uno solo lo sfruttamento di alcuni film, ma moralmente non credo ci si gua- dagni troppo. Infatti, perchè costringere della gentf a privarsi del piacere di assistere ad una interessante proiezione mentre tutti potrebbero I ederla se data in diversi cinema, almeno nei principali? fio assistito a discussioni fra signore - pei esempio — che deploravano un simile fatto penile, o dolevano rinunciare al godimento in- tellettuale, o andarsi a ficcare fra la esuberante folla in •< quelii » ore e « quel locale »! Orinai il pubbli) a pare non possa più fare ti meno dello Spetta) olo cinematografico e quindi, quando spe- cialmenti è importante . dovrebbe essere messo alla portata di tutti Se vogliamo che il cinema- tografo raggiunga il fine di istruzione a cui è de- stinato, nei essila che le proiezioni, specialmente quando trattano soggetti storici e moralizzatori, abbuino la più grande pubblicità. Non è solo una parte di pubblico che deve ammirarli, ma tutto il pubbli) o. *k Tricromia in due pose. — Per quanto la tri- cromia diretta dalla natura, dopo l'introduzione delle lastre autocromiche abbia perduto molto terreno, essa ha pure sempre un'importanza spe- cialmente quando si ha di mira la riproduzione fotomeccanica, che riesce ben più agevole e per- fetta quando si fa la selezione diretta dal soggetto naturale o dal dipinto, anziché da una autocro- mia del soggetto e dipinto stesso. Ora un metodo che ci sembra molto interessante e che ha lo scopo di semplificare la tricromia consiste nel ridurre a due le pose utilizzando in una posa due lastre sovrapposte gelatina contro gelatina con filtro interposto. Questo metodo esperimentato dal si- gnor R. Moorels è da lui estesamente descritto nel Bull, de l'Ass. Belge de Phot. n. n, ioio. Non è il caso che riportiamo qui la descrizione perchè in poche parole può essere indicata la par- te sostanziale. Egli utilizza per una delle pose una lastra pancromatica con filtro di luce verde e per l'altra posa una lastra pancromatica. sotto- posta ad una lastra al cloro bromuro per diapo- sitive con interposizione di un filtro di color rosso aranciato non troppo forte. La lastra al cloro bromuro essendo assai poco sensibile richiede lo stesso tempo d'esposizione della lastra pancroma- tica extra sensibile sottoposta che riceve la luce filtrata attraverso la lastra al cloro bromuro al filtro pellicolare rosso aranciato. La lastra al cloro bromuro non richiede filtro di luce bleu o violetto non essendo sensibile pei raggi diversi dal bleu o violetto. Il filtro non deve essere assai sottile per non distanziare che d'assai poco i due strati sensibili che devono trovarsi nel piano della messa a fuoco. Con un apparecchio speciale che l'autore ha ideato si possono eseguire con como- dità le due pose, ma del resto qualsiasi apparec- chio può servire purché si abbia l'avvertenza di tener conto, dopo la messa a fuoco e impressione del negativo del verde, dello spessore del vetro della lastra diapositiva avvicinando il porta lastra di una quantità corrispondente. Come lastre l'au- tore usa lastra » Lantern lllford » per il negativo del giallo (senza filtro), una lastra « Spectral di Wratten e Wainivright » per il negativo del bleu attraverso filtro rosso aranciato e una lastra « Vi- ridin Schleussner » per il negativo del rosso at traverso filtro verde. Per la sintesi tncroma dei tre negativi l'autore preferisce il processo al cai bone con le carte speciali dell' Autotipe Camp Poiché il negativo del giallo risulta rovesciato, così per questo non occorre che un semplice tra- sferta. Sul monocronv 'io si trasporteranno quello rosso e bleu previo trasporto provvisorio sopra vetro o celluloide per rendere possibile la esatta sovrapposizione. ifc- Abrutium Films è il nome della nuova Casa cinematografica del stg. Giustino Abonolis che sorgerà prossimamente a Teramo (Abruzzi) La amministrazione e l'ufficio vendita saranno a Mt- lano. Direttore il nostro sig. Luigi Marone. it Finalmente anche, per l'Italia la traduzione in cinematografìa della grandiosa opera di Carli Dickens la bastiglia (forte dramma storico della rivoluzione francese) è un fatto compiuto ed è la grande Casa di New York, la Vitagraph Co., che ne ha mirabilmente illustrate le scene con un sen- so artistico ed una precisione storica mai finora raggiunta e scrupolosamente fedele al lavoro sto rico dell'illustre scrittore inglese. L'importante capolavoro la cui esecuzione artistica riuscì co- stosissima venne posto sotto la tutela della legge italiana 18S2 per i diritti di autore ai sensi del- l'art. 14 di essa e di quelli 1 e 2 del relativo re- golamento, per il che nessun cinematografo po- trà darne visione o spettacolo senza la speciale autorizzazione dei concessionari del Sole, Fei rari e C. di Milano. Per il grave costo del sog- getto completo e i diritti d'autore inerenti, la vendita viene sistemata con la concessione di esclusività per zone separate in tutta Italia Malta - Svizzera italiana - Trento e Trieste. Il soggetto è in j atti; e ognuno di circa 320 metri. un totale quindi di circa metri mille. Ogni atto dell'opera (numero della serie) sarà illustrato da un grande affisso a cinque colori. Un affisso a quattro fogli 200 per 140 a sei colori illustrerà la scena più importante « la ghigliottina è iti per- manenza ». (da 'La vita cinematografica') ** * 335 p b b i ISTITUTO DI DIRITTO PUBBLICO o'.0«»i:,,,llV - flirta -Ila e""10 ari i*' 122 seoi e AGenzie Fondi patumonidli 503 miuoni RISPRRI71I. COnT! CORRGRTI. UR- GLIR 9 P9DI DI CRGDITO: CIRCA 2 inumidì e mezzo L'ISTITUTO RACCOGLIE DEPOSITI A RISPARMIO E INC C FRUTTIFERO E COMPIE TUTTE LE OPERAZIONI DI BANCA GALLERIA (v. tavola a fianco) MOLTO SEMPLICE storia, quella di Edwige Feuillère : quantunque essa ci sia volentieri apparsa, più d'una volta, nel ruolo e sotto le sembianze d'una complicata e lussuosa avventuriera, ov- verosia d'un personaggio « vissuto », con un » oscuro passato » dietro le spalle. La sorridente Edwige è figlia di padre francese e di madre italiana; è nata in Francia meno di trent'anni fa; ha vissuto parte dell'infanzia in Italia. Nel 1928, col pieno consenso del- la sua decorosa famiglia borghese, essa entrò al Conservatorio di Parigi, una delle scuole per attori più gloriose, per tradizione e bontà di risultati, d'inse- gnamento e di « lancio », che vi siano al mondo. La fortunata adolescente, dopo un tirocinio regolare alla scuola pubblica e in collegio, aveva così la strada aperta: v'era in lei il dono di una vocazione precisa e vigorosa, e nes- suno le impediva di obbedire ad essa. I lettori di questa rubrica sono a cono- scenza di molti casi più difficoltosi; sanno forse a memoria i nomi di at- trici, qui passate altra volta in rasse- gna, le quali dovettero soffrire, pagare molto del proprio, di pazienza e di energia, prima di trovare la via buo- na, il cui accesso molte cose, dalla vo- lontà contraria dei parenti agli ostacoli d'un cammino intrapreso dalla scala di servizio, contrariavano e chiudevano. E per dieci che riuscivano a questo mo- do, migliaia che naufragavano triste- mente : la porta dorata rimasta come un miraggio lontano, o forse come un incubo di notti burrascose. Talune si scopersero proprio grazie a simili sof- ferenze e impacci; o meglio divennero attrici imparando duramente a vivere. Edwige Feuillère non ha sofferto: essa non ha dovuto far altro che nutrire il suo dono nativo con una cura attenta e diuturna, come si tira su una pianta buona. Difatti il passaggio successivo non le costò nessuna pena. Gli insegnanti del Conservatorio s'accorsero subito che avevano sotto le loro ali un docile e fortunato temperamento, malleabile co- me cera; il lavoro delle loro dita fu dolce e rapido, ogni giorno portava nuove impronte preziose e perenni sul- la fresca esperienza della nuova attri- ce. Così sui diciott'anni, alla fine d'un corso regolare, svoltosi senza intoppi e senza gli isterismi che un film piutto- sto letterario e « voluto » come ragazze folli (in cui il famoso Conservatorio era per l'appunto lo sfondo) attribuiva alle aspiranti attrici, Edwige Feuillère, dopo un eccellente saggio finale, potè passare al teatro vero. Essa era tutt'al- tro che una •■ ragazza folle », durante gli anni del Conservatorio s'era com- portata con la maggiore semplicità di questo mondo, proprio come una ra- gazza borghese in una scuola qualun- que; i suoi eventuali amoretti con gli studenti-attori si svolsero senza turbare né lei né i Claude Dauphin della si- tuazione, ne siamo ben certi. La sua carriera teatrale fu scorrevole e sicura come la sua pre-carriera scolastica; in- somma, donna e attrice., costei superò sempre con giudizio i passaggi e i gra- dini dell'età e del mestiere, una cosa dopo l'altra, scorrevolmente. Un bel giorno venne, come doveva ve- nire, anche il cinema. Per cinque o sei anni nessuno ne parlò alla Feuillère, né lei ci pensava; badava soltanto a reci- tare sempre meglio sul palcoscenico; or- mai era una prima attrice dalla ricono- sciuta bravura, e tanto il pubblico quan- to la critica l'avevano accolta col mas- simo della fiducia e della simpatia. Bi- sognerà anche dire che col tempo e con la buona fortuna, la pianta s'era sviluppata in un'armonia perfetta; la sensibilità delicata dell'attrice, il suo ca- rattere umano e spontaneo, il suo am- mirevole equilibrio latino, non avendo mai dovuto cozzare contro l'imprevisto e le contrarietà, fiorivano in tutta pace, come se immersi nel più opportuno dei bagni reagenti. La chiamarono un giorno gli uomini del cinema : Edwige ci pensò su, si informò rapidamente su tutto ciò che le era ignoto del nuovo mezzo, e, dopo guardatasi allo spec- chio (di certo, si sorrise allora a quel limpido modo che conosciamo) e chie- sto consiglio a qualche suo amico in- telligente e versato nelle cose del ci- nema, capì con certezza di essere evi- dentemente tagliata anche per la reci- tazione del film. Incominciò senza trop- pe pretese — rivelando una volta di più la sua indole riflessiva e giudiziosa — e dopo qualche anno potè cimen- tarsi nelle prove più impegnative; e or- mai sappiamo tutti con quanta felicità di risultati. Edwige Feuillère, simbolo vivente della meritata ed equilibrata fortuna, è una delle più precise e si- cure attrici del cinema francese; nei li- miti non troppo stretti d'una figura es- senzialmente elegante e sensibile — av- venturiera o ingenua, essa manterrà in- tatte le sue prerogative centrali : non potrà mai essere una ladra senza cuore o un'ingenua stracciona, ma nessuno meglio di lei « farà » la spia innamo- rata o l'ingenua di famiglia' aristocra- tica. Un momento: lungi da noi e dai lettori un pensiero: che costei, cui tut- to è stato facile, proprio come in una storiella rosa per signorine di brava fa- miglia, sia perciò un'attrice parimenti facile e leziosa. No, l'italo-francese • Edwige Feuillère, mescolanza di sangue classico e mediterraneo, è partita aven- do qualcosa da dire e lo va dicendo con la sicurezza e l'equilibrio dell'ar- tista latino. Non c'è niente di male, se non ha avuto bisogno, per clamo- rosamente scoprirsi e capirsi, delle fru- state e del « colpo di bambù ». Molto più semplice: sapeva quello che voleva, e c'è quietamente arrivata. Viva la faccia ! Il più, così, s'è detto. Alla base della figura artistica di lei, c'è il sangue ita- liano che la rasserena e le dà cuore, il sangue francese che le porge ele- ganza e frizzo. L'attrice, passionale co- me un'eroina stendhaliana, riunisce in sé la pazzia di Matilde, la fedeltà di Madame de Renai, la selvaggeria di Vanina Vanini; con in più il pigmen- to di una certa mondana ironia, e fi- nanco un pizzico di parigino cinismo. Si potrebbe semmai obbiettare, tutto sommato, che ancora non c'è stato au- tore cinematografico capace realmente di costruire, pensando a queste parti- colari corde espressive e sentimentali, un personaggio più degli altri comples- so, servendosi di quest'attrice e, nello scoprirla ancora meglio a se stessa, ser- vendola. Giovane e in piena ascesa, io penso che Edwige Feuillère può ancora aspettare, ignara del resto, questo gior- no. Oggi come oggi, le riconosceremo straordinarie doti portate a una decen- tissima cottura; attrice e donna « di classe », con un fondo, non ancora ri- velato, di grande figura. FILM PRINCIPALI: re pausole (1933); TOI QLE j'ADORE (1934); COLGOTHA (1934); AMORE (1935); M«- FLOW (D.U.C., 1937); MARTHE RICHARD (Paris-Film, 1937); la dama di Ma- lacca (La Dame* de- Malacca. Regina-, 1937); fuoco! (Feti!. O. Danciger, 1938); l'avventuriera (L'Emigrante, C.F.C., 19^9); Tl'TTO finisce al- l'\lba (Sans lendemain . Cine Allian- <*> 1939)- PTJCK 336 u%^issjpbk3P EDWIGE FEUILLÈRE ASSICURAZIONI GENERALI DI TRIESTE E VENEZIA Società Anonima istituita nel 1831 CAPITALE SOCIALE INTERAM VERSATO L. 120.000.000 LE "ASSICURAZIONI GENERALI" esercitano i RAMI VITA, INCENDI, FURTI, e TRASPORTI e, in unione alle affiliate ANONIMA INFORTUNI e ANONIMA GRANDINE, i RAMI INFORTUNI e GRANDINE Capitale sociale mter. versato L. 120 milioni Fondi di garanzia .... » 2 miliardi e 786 milioni Capitali vita in vigore . » 8 miliardi e oltre 947 milioni Pagamenti per danni dal 1831 » 1 1 miliardi e oltre 156 milioni FANNO PARTE DEL GRUPPO DELLE ASSICURAZIONI GENERALI oltre 60 Compagnie affiliate AGENZIE IN TUTTI I COMUNI D'ITALIA Rappresentanti e Commissari d'avaria in tutto il mondo Perchè l'Italia Fascista diffonda nel mondo più rapida la luce della civiltà di Roma lenii Ci nemafog rafici -aa = ■ CINECITTÀ eme proumcirlg por il turisitio di rur Sede: Via Nervo. 4 - Tel. 481-094 - 481-053 Uff. inf. turist. • Via Reg. Elena. 70 • Tel. 487-839 Ufficio Stazione Termini: Telefono 487-190 VESTIGIA DI OSTIA ANTICA ASSOCIAZIONI PRO-LOCO DIPENDENTI ALBANO - ANZIO - ARICCIA - CASTELGAN- DOLFO - CAVE - CIVITAVECCHIA - FREGENE GENZANO - GROTTAFERRATA - LADISPOLI LIDO DI ROMA- MARINO - MONTECOMPATRI NEMI - PALESTRINA - PALOMBARA - ROCCA DI PAPA - ROCCA PRIORA - SUBIACO TIVOLI - VELLETRI - ZAGAROLO AZIENDA AUTONOMA DI FRASCATI 338 CAPO DI BUONA SPERANZA (Corrispondenza coi lettori) CAVALIERE {Milano). - Evitate di in- dovinare chi sono. Credo, del resto, che i lettori si confidino meglio ad un ano- nimo » Nostromo ». E voi, non siete forse un anonimo « Cavaliere »? )t t'attendrai era intitolato in un primo tempo le deserteir. Siccome questo ti- tolo non corrispondeva al soggetto del film che in minima parte, è stato mu- tato in quello, assai più suggestivo, di a t'attendrai. Titolo originale di sono INNOCENTE è WE LIVE AT ONCE, di A VE- NEZIA INA NOTTE è À VENISE UNE NITT, di IL SENTIERO DEL PINO SOLITARIO è THE TRAIl. OE LONESOME PINE. B. C. (Bologna). - Purtroppo non pos- so accontentarvi. Negli archivi di Ci- nema non esìste la fotografia di Rodol- fo Valentino da voi indicata e ripro- dotta in disegno. UN CAMERATA ZURIGHESE - La Commissione per il concorso cinemato- grafico è ancora occupata, penso, ad esaminare i lavori, che sono moltissimi. L. ANC1LOTTO (Venezia) e LETTORI DI • CINEMA ». - L. Ancilotto, via Lepanto 40, Lido di Venezia, chiede ai Wttori di Cinema se avessero da ven- dergli qualche annata di Pour Vous e di Film Weel(ly nonché, eventualmente, di altri periodici cinematografici stra- nieri, come gli americani: Screenland . Modem Movie ecc. Se non avessero in- tere annate, anche qualche numero sol- tanto potrebbe andar bene. CARLO TOMBERT (Firenze). - Certo non è facile spiegare in poche righe il cinema a colori, perciò vi rimando al libro di Ernesto Cauda : " Il cinema a colori » pubblicato nelle edizioni di Bianco e Nero, via Tuscolana, km. 9, Roma. UNO QUALUNQUE (Grosseto). - Gra- zie delle lodi a questa rivista. Otello Toso proviene direttamente dal Centro Sperimentale di Cinematografia, dove è stato allievo per tre anni. Si. davvero non si capisce perchè certi nostri pro- duttori si affannino a scritturare attori stranieri per film? italiani. Ma questi film possono considerarsi poi italiani? Il film con Ramon Novarro è, per esempio, un film francese: soggetto, regista, interpreti sono stranieri e in massima parte francesi. I tecnici sono in parte italiani, ma non basta. Del resto, sarebbe possibile realizzare dei film europei, ma i produttori non par- tono da questo criterio, bensì da quello commerciale, pei cui un film è piazza- Ito all'estero prima che '■" venga ini ziata la lavorazione. 1 ,ni perchè gli attori e soprattutto le attrici italiane non rispondono ai loro ammiratori. Sai. ci sono di quelli e di quelle che occu- pano il loro tempo a far qualcosa di utile: studiare per esempio. Altri e al- tre invece, passano le ore libere nei lo- cali dove si danza e dove si dicono bar- zellette stupide. E sarebbe meglio se oc- cupassero quelle ore a inviare qualche fotografia con firma ai loro ammira- tori: è pubblicità, del resto. M. F. (Trapani). - Il film di Amleto Palermi maria ferrante verrà realizzato quanto prima col titolo (non ancora de- finito tuttavia) di peccatrice. Protago- nista Paola Barbara. Di qualcuno di quelli da voi citati, sono già uscite le Gallerie. Non le avete viste? Maria De- nis, Douglas Fairbanks jr., Gary Coo- per, ecc. Non avete la collezione com- pleta di Cinema ? ANTON MARIA LO PINTO (Milano). - È possibile misurare, nel film di cui si sia già effettuato il montaggio, il me- traggio di ogni pezzo di pellicola cor- rispondente a un quadro, ma piuttosto che in metri sarebbe più logico si mi- surasse in minuti e secondi. Adottando la misurazione in metri, bisogna sce- gliere : o metri e fotogrammi o metri e millimetri; infatti dire che un pezzo di pellicola è lungo tanti metri, tanti mil- limetri e tanti fotogrammi è assurdo. In quel Hbro l'errore deriva dal fatto che si sono tradotti gli originali « feet » in metri e millimetri, e si sono ripor- tati i fotogrammi come nell'originale. Occorreva invece tradurre tutto in me- tri e millimetri oppure trasformare i resti (millimetri) in numero di foto- grammi. Nella sceneggiatura per la pre- sa, ogni misurazione è inutile, assurda, e non serve che a confondere le idee. Circa la vostra riduzione cinematografi- ca dalla tragedia di cui parlate, non potrei darvi un decisivo parere. Bisogna vedere come ne fate la riduzione cine- matografica. In linea generale, preferi- sco i soggetti originali o gli adattamenti di opere classiche. ITALO ANTONUCCI (Pistoia). - Una volta per « direttore artistico » si inten- deva quello che oggi si chiama " regi- sta ». Nel caso da voi citato credo che il nominato « direttore artistico » non abbia avuto alcuna specifica importan- za. Ma, siccome il regista era stranie- ro e il film veniva girato in Italia, si voleva dare ad un italiano una parte di primo piano, anche se poi le sue funzioni nella lavorazione si limitavano magari a far da tramite fra il regista e gli elementi italiani che prendevano parte alla lavorazione. G. (Milano). - Robert Lynen ha inter- pretato SENZA FAMIGLIA con la regìa di Marc Allegret, poi! in < \rote, 11. prìn- cipi. KOINOR (LE PKT11 ROl), CARNET DI ballo con la regìa di Julien Duvivier. Banco POPOMiie coop. flnon. DI nOUflRO CAPITALE L 73.507.050,00 RISERVE L. 83.658.054,70 AL 31 DICEMBRE 1939 DEPOSITI E CONTI CORRENTI L. 2.373.572.963,73 CAMBIALI E BUONI DEL TESORO L. 1.330.043.693,42 spavalderia è realizzato da Raoul Walsh, regina Cristina è di Rouben Mamou- lian, la canzone del sole è di Max Neufeld, la battaglia di Nikolas Far- kas, l'isola dei demoni è di Friedrich Dalsheim. In risposta all'altra doman- da : oltre ai libri di Pasinetti e di Mar- gadonna, potreste vedere quelli di Chia- rini (« Cinematografo ») e di Chiarini e Barbaro (le due Antologie, sull'attore e sui problemi del film edite da Bian- co e Nero), di Consiglio (« Cinema ar- te e linguaggio »), di Barbaro (•• Film : soggetto e sceneggiatura »), di Rotha (tre libri), di Arnheim. Chiedeteli alla più importante libreria di Milano. G. DE CARO - Va bene il nome? Vor- resti una rubrica fissa di carattere tec- nico. Via via che avvenimenti tecnici di una certa importanza hanno luogo nel mondo del cinema, la nostra rivi- sta ne tratta. Devi tuttavia capire che bisogna accontentare le esigenze di tut- ti i lettori, almeno per quanto è possi- bile. Vedremo anche di riprendere la rubrica « Voi fotografate, noi pubbli- chiamo ». Grazie dell'apprezzamento favorevole. Non mi pare che la tecnica del film francese attuale sia anticinema- tografica; anzi mi sembra che in vari film francesi recenti si possano trovare dei buoni requisiti di buon cinema. OMNIA e LETTORI DI .. CINEMA » O.M.N.l.A. è un Circolo fotografico ili Roma, via Marghera 17, che desidera essere messo in comunicazione coi let- tori di Cinema che desiderano occu parsi di fotografia. A. R. (Mi/ano). - Potete scrivere a B. L. Randone all'Ufficio Stampa delle In dustrie Cinematografiche Italiane, via del Tritone, Roma. FERRARI (Genova). - Semmai, sarebbe la Direzione del Cinema e non quella del Teatro che si incarica di proporre soggetti ai produttori. Ma la Direzione Generale per la Cinematografia non ha però questa funzione. Potreste trovare anche a Genova un capitalista che aves- se la disposizione di fare del cinema, costituire una società e produrre film, in questo caso, se voi gli foste amico, potreste avere dei punti favorevoli per che dal vostro soggetto venisse tratto un film. GLORISA NIS1 (Grosseto). - Per P Al- manacco, scrivete alla Amministrazione di Cinema che ve lo mandi contro as- segno. Riguarda soltanto gli italiani. MORCA (Cremona). Il primo esame al Centro consiste in una conversazione di solito piacevole fra gli insegnanti e l'aspirante allievo su argomenti di ci- nema e di arte in genere. Serve a far conoscere più da vicino agli insegnanti che formano la commissione, l'aspiran te. Per gli attori è opportuno che il candidato presenti delle fotografie, le quali saranno state mandate con la do- manda di sostenere l'esame. AR. NO. (Pesaro). - Assia Noris è na ta in Russia. Oltre ai film della •• New Universa! » verranno probabilmente in Italia anche film di altre case ameri c:inc IL NOSTROMO :r cucire macchine per cucire macchine per cucire macchine per cucire macchine per cucire macchine per cucire macchine per cucire macchine per cucire m N E C C H I MINE PER cucire macchine per cucire m acchine'.per.cucire.macchine per cucire macchine per cucire macchine per cucire macchine. per cucire macchine per.ci 33Q E I La soluzione dei giuochi deve pervenne alla Redazione di CINEMA (Sezione 'Giuochi e Concorsi', Piazza della Pilette, 3 • Roma) non oltre il 31 maggio I940-XVIII Scrivere chiaramente, oltre alla soluzione stessa, anche il proprio nome cognome e indirizzo. Tutti i lettori possono liberamente collaborare a questa pagina Disporre una lettera per casella in modo da rispondere alle defi- nizioni sotto indicale. Se la solu- zione sarà esatta, nelle colonne a bordo ingrossato si leggerà il titolo di un grande film 'Artisti Associali' 1938-39, nonché nomi dei protagonisti. 1. Ente Nazionale Industrie Cinematografiche - 2. Il com- pagno di Isa Miranda nel suo ultimo film americano - 3. Il primo film di Gino Cervi - 4. Nel film 'Seguite il vostro cuore' - 5. La protagonista del film 'La grande Imperatrice' - 6. Film interpretato da Joel Me. Crea - 7. Nel film 'Seconda B' - 8. Film interpretatfo da George Raft - 9. Il simpatico protagonista del film 'Dolce inganno' - 10. Interprete del film 'Stradivarius' - 11. Il re- gista di 'Anna Karenina' - 12. Il protagonista, di 'Pel di carota rate' - 14. Nel film 'La Signora COLONNATO 1 Z ? A f 6 7 8 9 IO u IZ 1? M 1S 16 IT n 19 ÌO 11 22 ** 24 2f 26 n 28 29 7° fi n ?7 74 7/ 76 1 - 13. Una delle 'Ragazze innammo- nome dell'attrice Merkel di Montecarlo' - 15. Regista e prò- fìa italiane. - 36 tagonista del film 'L'ultimo scugnizzo' • 16. Uno dei due inseparabili ora separati - 17. Nel film 'Jeanne Dorè' • 18. Interprete di 'Corte d'assise' - 19. Nel film 'La Jena di Barlow' - 20. Nel film 'La donna del mistero' - 21. Un film di Ma- chaty presentato alla Mostra di Venezia del 1934 - 22. Il protagonista del film 'Vorrei volare!' - 23. Nel film 'L'om- bra del dubbio' • 24. In 'Pal- coscenico' - 25. Film interpre- tato da Douglas Fairbanks jr. - 26. Il protagonista del film 'La bambola del diavolo' -27. Nel film 'Scipione l'Africano - 28. Nel film 'Algeri' - 29. Debutta nel film 'Troppo tardi ti ho conosciuta!' - 30. Nel film 'Fiori di Nizza' - 31. Nel film 'Pronto per due' - 32. In 'Il patriota' - 33. Il protagonista del film 'Vecchia Guardia' - 34. Nel film 'Condottieri' - 35. Il . L'ultima rivelazione della cinematogra- FILIBERTO VAIENTINIS (Monfalcone) BANCA NAZIONALE DEL LAVORO CAPITALE E RISERVE L. 233.000.000 Sede Centrale: ROMA 110 DIPENDENZE IN ITALIA, IN ALBANIA E IN A. O. I. TUTTE LE OPERAZIONI DI BANCA SEZIONI AUTONOME: CREDITO FONDIARIO: capitale e riserve . . L. 84.000.000 CREDITO CINEMATOGRAFICO: capiL-emserve „ 46.000.000 f capitale 50.000.000 \ fondo di garanzia . „ 125.000.000 CREDITO ALBERGHIERO SOLUZIONE DEI GIUOCHI DEL N. 91 (10 APRILE 1940-XVIII) SERPENTINO -M! A j M | 0 1 U \\} 1 ; A n bTrÌ o; w; n ! c\ [A] f' G N ; A f'i] Z 1 T ; R fu) C N ; H ; A ; ^'r'Ì K A S cfol N W A;,YfBj OJ R \ 2 1 A „ •Ti k" r e ; l fvlw? n A L j^Ej H ; W'; E : G ' ^NNj G F": O ; R (ti\ A" N Ti O(N) Ri U ; T ! H SOLUTORE DEL GIUOCO N. 91 N. SVARA -Trieste -Via Rosse»!, 49 CASELLARIO SILLABICO 1 MA CI STE 2 CA RIO CA 3 5 6 7 CA LUN NIA CA ME DE RI G AN TI GIAN HI N A BAT TA GLIA a PAR TI RE 5 cuo CE RE D TE RE SA Scrìvere la soluzione in inchiostro e con scrittura molto nitida. Sari attratto a torta un vincitore tra i solutori del giuoco: Colonnato Premio: L'Almanacco dal Cinema Italiano, la soluzione dal giuoco pubblicato nel 93» fascicolo apparire nel 95* fascicolo (IO giugno 1940-XVIII) Direttore . VITTORIO MUSSOLINI NOVISSIMA-. ViaMomenello.da-ForlìrS> ■ TeL7ó0205_- RonuL Proprietà letterarie riservale per i testi e per le illustrazioni A norme dell articolo 4 del- le legge vigente sui diritti d'autore è lassativamente fello divieto di riprodurre articoli e illustrazioni della rivista CINEMA quando non se ne citi la fonte m LAW ITAL LA NOSTRA LANA SNIA VISCOSA VIA CERNAIA N. 8 MILANO S* lOlf COMPAGNIA ITALIANA ^W* DEI GRANDI ALBERGHI VENEZIA GRAND HOTEL DANIELI EUROPA & BRITANNIA REGINA VITTORIA & BRISTOL ROMA E X C E L S I O R GRAND HOTEL STRESA BORROMEO GRANDE ALBERGO & DELLE ISOLE BORROMEE LIDO-VENEZIA E X C E L S I O R PALAZZO AL MARE (già Gd. Hotel des Bains) GRANDE ALBERGO UDO VILLA REGINA MILANO PRINCIPE E SAVOIA NAPOLI E X C E L S I O R GENOVA (S.T.A.I.) ALBERGO COLOMBIA EXCELSIOR per assicurare il continuo e regolare funzionamento degli impianti cinematografici ACCUMULATORI HENSEMBERGER w televisione sSSli QUANTO DI MEGLIO ESISTE IN FATTO DI RADIOVISIONE. OJ Giri RUPPO 2- I DUE LIRE MAGGIO 191.0 XVII ]lVIMlfHflMMKli O I . ■ 1/ In copertina : Vera Zorina, la danzatrice berlinese che ha grande successo in America, qui ritratta in una pausa della lavorazione di ' On Your Toes', porta le calze nere non solo per ragioni estetiche. Le sue splendide gambe (assicurate per 250.000 dollari) corrono facilmente il pericolo di raffreddarsi dopo una danza, se completa- mente nude. La guaina di seta, per quanto leggera, basta, essa dice, a proleggere i suoi muscoli delicati. Il pubblico italiano ha ammirala la grande ballerina nel film 'Follie di Hollywood' DIREZIONE. AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE Roma, Piazza della Piloto, 3 - Telefono 66-470 - BUBBUC/TÀ. Ufficio Pubblicità "Cinema" - Roma, Piazza della Pi- lolla, 3 - Gli abbonamenti si ricevono direttamente dall'Amministrazione del periodico, o mediante ver- samento al conto corrente postale 1/23277 oppure presso le librerie Hoepli in Milano (via Berchel) e Roma (targo Chigi) - ABBONAMENTI Italia, Impero e Co- lonie, anno l. 40, sem L. 23. Estero, anno l. 60. sem. L. 35 quindicinale di divulgazione cinematografica FONDATO DA ULRICO HOEPLI Direttore: VITTORIO MUSSOLINI Organo della Federazione Nazionale Fascista degli Industriali dello Spettacolo Collaborazione tecnica dell'Istituto Nazionale per le Relazioni Culturali con l'Estero Anno V - Volume I Fascicolo 94 25 maggio 1 940-X Vili Questo fascicolo contiene : MARIA TIBALDI CHIESA Dischi di film Paé?' FABRIZIO ONOFRI Seguito a una postilla NOMENTANO BORGHI Postilla al Concorso A. CEN. Lo scudo dei cattolici T. S. M. Annotazioni MARIO CORSI L'avventuroso cammino di Tosca GIANNI PUCCINI x di notte Si gii DOMENICO PURIFICATO Pittura e cinema INTERVISTE AGLI AUTORI ASSOCIATI : // consiglio dei dieci meno uno FIERA DELLE NOVITÀ: 'Uomini e topi' .... G. I. Nord ovest . . ERNEST B. SCHOEDSACK // film della matematica GIUSEPPE ISANI Film di questi giorni RUBRICHE : Cinema Gira .... Negli stabilimenti si gira Cronache di 30 anni fa . Galleria: JVLischa A.uer . Capo di Buona Speranza Giuochi e concorsi 349 349 351 352 352 353 355 356 360 364 366 367 369 343 347 371 372 375 376 OGNI NUMERO IN ITALIA, IMPERO E COLONIE: DDE LIRE - NUMERI ARRETRATI: IL DOPPIO Manoscritti e fotografie, anche non pubblicati, non si restituiscono Vetroflex QUALUNQUE SIENO LE CONDIZIONI ATTUALI, ACUSTICHE E ARCHITETTONICHE DELLE SALE CINEMATOGRAFICHE, SI OTTIENE SEMPRE UN AMBIENTE ACUSTI- CAMENTE PERFETTO E ARMONICO DI NUOVE LINEE ARCHITETTONICHE X LA SEZIONE ACUSTICA E ARCHITETTURA VETROFLEX STUDIA E REALIZZA LE FORME PIÙ APPROPRIATE PER OTTE- NERE UNA DISTRIBUZIONE UNIFORME E GRADEVOLE DEI SUONI CINEMA PRINCIPE DI PIEMONTE - VIAREGGIO S. A. Vetreria Italiana BALZARETTI MODIGLIANI CAPITALE L. 25.000.000- LIVORNO: SEDE E STABILIMENTO - ROMA: UFF. VENDITA E MONTAGGIO (Piazza Barberini, 52) - MILANO: UFF. VENDITA E MONTAGGIO (Piazza Crispi, 3) AGENTI DI VENDITA NELLE PRINCIPALI CITTÀ D'ITALIA \ - CINEMA GIRA aic<>; i:\Tivt COMPLETATO IL PRI- MO PROGRAMMA. .. . .di produzione, la «X Film S. A.» di Buenos Ayres proietterà, nella prossima stagione cinematografica quattro serie di pellicole cortome- traggio che saranno distribuite dal- la i< Ariston Internacional Films » : ASTROS ARGENTINOS, LO QUE KUE, 1NDICJENAS ARGENTINOS?, QUE es un PEZ7, El. OR1GEN DEI. HOMBRE, PAJA- ROS V SUS NIDOS, ORIGEN DE LOS VEGETALES, IN.DIGENAS DEL L1TORAL ARGENTINO e MARAV1LLAS SUBMARI- nas, tutte appartenenti alla « serie culturale »; mar del plata perla DEL ATLANTICO, BUENOS AYRES CIU- DAD MODERNA, LA PLATA C1UDAD DE Los tilos, appartenenti alla serie » camera del turismo »; Buenos AYRES GRAN ALDEA, ASAMBLEA DEL ANO IJ, TRADICIONES GAUCHESCAS, MELOD1AS DEL CAMPO ARGENTINO, appartenenti alla serie « storia ». FRANCIA ALTRE PRODUZIONI... ...si sono iniziate in questi giorni negli stabilimenti francesi. Infatti dal i. al io maggio è stato dato il primo giro di manovella a un VESTITO BIANCO NELLA NOTTE di- retta da M. Cloche, interpretato da Lucien Baroux, I. P. Aumont, Carette; parata in sette giorni diretto da Marc Allegret, interpre- tato da Jules Berry, A. Lefaur, I. L. Barault; un agguato nella fo- resta nera diretto da Felix Gan- dera, interpretato da Marie Dea. Alice Field, Jean Max, Jean Ser- vais. Inoltre continua regolarmen- te la lavorazione delle seguenti pellicole: siate i benvenuti di- retto da J. de Baroncelli, inter- pretato da J. Berry, Lelaur, Dor- ziat. Carette, J. Tissier; l'acroba- ta diretto da J. Boyer, interpre- tato da Fernandel, J. Tissier, Ga- by Wagner, Thérèse Dorny; rimor- chi diretto da J. Gremillon ed in- terpretato da Jean Gabin, Mad. Renaud, Michèle Morgan. Al mon- taggio sono invece passati : solda- ti senza uniforme, ultimo rifu- gio, il mare in fiamme. GKRHAWIA ECCO I FILM... ...attualmente in cantiere negli stu- di tedeschi : kora terry di Georg Jacoby, interpretato da Marika Ròkk! Will Quadfìieg, Josef Sie- ber, Will Dohm; juss l'ebreo di- retto da Veit Harlan, interpretato da Ferdinand Marian, Heinrich George, Werner Krauss, Eugen Klò- pfer; gli abiti fanno la gente di Helmut Kàutner, interpretato da Heinz Riihmann, Hertha Feiler, Hans Sternberg, Fritz Odemar, Ru- dolf Schundler; trenck der pandur diretto da Herbert Selpin, con Flans Albers, Kàthe Dorsch, Sy- bille Schmitz, Hilde Weissner; que- sti film si girano a Babelsberg. Ne- gli stabilimenti di Tempelhof si gì- U rio mi imsi il 11 IDEIIX WiRg) m ro MAH AU A tutu CONSOCIA Milli IICHIMTI DOOIDOUO CAM II LA COII i Diti DAUA ■ AIA! eiOOIOA MOGADISCIO Gianna Pederzini che, a quanto viene annunciato, porterà sullo schermo l'affascinante personaggio di 'Carmen' ra invece: sta attento, il nemico ti ascolta diretto da Arthur Ma- ria Rabenalt; nello stabilimento Froelich: i rothschilds. A Johan- nisthal : un cuore ammobiliato modernamente diretto da Theo Lingen ed interpretato da Hilde Krahl, Gusti Huber, Gustav Frò- lich, Theo Lingen, Paul Henckles; l'ultima ronda per la regìa di Werner Klingler, e l'interpretazio- ne di Attila Hòrbiger, Camilla Horn, Ludwig Schmitz, Heinz Seidler; l'abito da sera azzurro. Negli stabilimenti Tobis a Grane- wald si gira il film in doppia ver- sione italo-tedesca musica di sogno. A Geiselgasteig si lavora attorno a: nemici diretto da V. Tourjansky ed interpretato da Brigitte Horney, Willy Birgel, Ivan Petrovich, Hed- wig Wangel, Nikolai Kolin, Fritz Eugens; minna von barnheim di Hans Schweikart con la interpre- tazione di Kàthe Gold, Ewald Bal- ser, Fita Benkhofi, Theo Lingen, Fritz Kampers. Negli studi Barran- dovi di Praga si gira: all'ombra del monte diretto da Alois Johan- nes Lippi, interpretato da Viktoria /foòi/i c)a cam/>o r^s^Z. MILANO-FORO BUONAPARIE, 12 343 Dalla commedia omonima di EVREI NOFF Riduz. per lo schermo: CAMPANILE MANCINI con JOURDAN, ALERME e MICHELINE PRESLE ANTONIO LUGARÒ, ROBERTO CAPPELLA, GIULIO ALFIERI Direttore di produzione CESARE ZANETTI In SCflLQRR PIMI presenta MICHEL SIMON RAMON NOVARRO e JACQUELINE DELUBAC ORESTE BILANCIA, DINA ROMANO, RENATO CHIANTONI m un fm d MARCEL L'HERBIER Direzione artistica per la versione italiana di LUIGI BONELLI 344 Lily Pons e suo marito Andre Kostelanetz, sulla spiaggia di Miami VIAREGGIO LIDO DI CAMAIORE MARINA DI PIETRASANTA FORTE DEI MARMI 20 km. di spiaggia balneare 200 alberghi e pensioni. Stagio- ne Maggio-Ottobre. Ottimo sog- giorno primaverile ed autunnale i?jìf« Informazioni: \i^ Ente di Cura - Viareggio von Ballasko, Hansi Knotek, Atti- la Hòrbiger, Franziska Kinz, Win- nie Mark us. A Vienna, mentre ne- gli studi di Schònbrunn si girano cortimetraggi documentari, in quel- li di Rosenhiigel si lavora attorno a tschapperl diretto da Gustav Ucicky che si avvale deil' interpre- tazione di Paula Wessely, Joachim Gottschalk, Rudolf Prack, Maria Andergast. NEI GIORNI SCORSI... ...è stato sottoscritto dalla Reichs- fìlmkammer e dall'Ufficio di Stato per il Film del Ministero degli In- terni Spagnolo e del Ministero del Commercio, un accordo per una in- tensificazione degli scambi di pel- licole fra i due Paesi. Tale accor- do, che modifica le convenzioni precedenti, definisce le regole di scambio per i film a soggetto, dei documentari, dei giornali sonori, così come i problemi dei paga- menti. UN FILM SUL LAVORO... ...degli agricoltori italiani in Ger- mania è stato presentato ultima- mente nella Sala Luigi Razza. Que- sta pellicola realizzata dall'Ufficio Stampa v Propaganda della Confe- derazione degli Agricoltori, porta il titolo LAVORO ITALIANO ALL'ESTERO. L'interessante proiezione si è svol- ta alla presenza del console tede- sco principe di Bismarck, del sot- tosegretario Cianetti e di numero- se altre personalità dei due paesi amici. A chiusura del programma è stato proiettato il documentario pure italiano l'assalto al lati- fondo sulla colonizzazione della Si- cilia dai primi tentativi ad oggi. INGHILTERRA ALRERTO CAVALCANTI... ...di cui già a lungo abbiamo scrit- to a proposito del documentario in- glese, si è associato in questi giorni con il produttore inglese Michael Balcon per una collaborazione più intensa da svolgere negli studi di Ealing. Il primo film di questo nuo- vo gruppo sarà una produzione franco-britannica dal titolo john e Marianna sulla storia della vecchia rivalità che esiste fra i pescatori della Bretagna e della Cornovaglia. La vicenda si impernia sull'oblio posto dai pescatori a queste piccole beghe personali per provvedere alla sicurezza dei loro paesi quando questa è in giuoco. Cavalcanti che da molti anni dirige a Londra il servizio cinematografico della « Ge- neral Post » è considerato come uno dei capi della scuola del cinema do- cumentario inglese. IL MAGGIORE BARBARA... ...film tratto dall'omonima comme- dai di G. Bernard Shaw è entrato in lavorazione in questi giorni a 'Denham. Gabriel Pascal, già pro- duttore di pygmalione, sarà il re- gista del film. Interprete principa- le : Wendy Hiller che fu la rivela- TJna drammatica scena della pellicola Tobia 'G-eier Wally' diretta da Hans Steinhoff 345 Jìr ottenere prestv ww bella carnagione! Versate alcune gocce di Lara sopra un batuffolo di ovatta e massaggiate leggermente il viso. Sentirete subito una benefica corrente di nuova vita inondare la vostra pelle. Osservando il batuffolo di ovatta, avrete una grande sorpresa: esso sarà diventato tutto nero. Tante impurità erano nei vostri pori! Una pulizia radicale della pelle è condizione indispensabile per una bella carnagione. Lara penetra profondamente nei pori, dissolve ed elimina i punti neri e le impurità; rende la pelle delicata, liscia e bella. La vo- stra pelle può respirare di nuovo: Lara la rende più fresca, più sana e più giovanile. lozione per il viso Scherh ^^^^H^^^^^ | ^ ________^ ò eh erh pendenti risultati diuiT^2T7 O^K^MHI ~~~~!!^!^jemplice zione in pygmalione; gli altri inter- preti sono Robert Morley (Lui- gi XVII in Maria Antonietta) Em- lyn Williams ed una ventina di at- tori assai noti. BULGARIA IL PRIMO FILM... ...nazionale bulgaro si sta program- mando in questi giorni a Sofia; il titolo è the pobaticha! (Voi avete vinto!). In questa pellicola i perso- naggi fanno rivivere i momenti più interessanti ed avvincenti della lot- ta del popolo bulgaro contro gli inglesi sbarcati a Salonicco. Bellis- sime sono le scene dei paesaggi e quelle di folklore, sulla vita, i co- stumi, le usanze dei contadini. Pro- tagonisti sono gli attori del Teatro Nazionale di Sona. ITALIA SALVATOR GOTTA... ...sta lavorando ad un'impresa im- portante : sta riducendo per lo schermo la commedia Addio gio- vinezza di Camasio ed Oxilia. Que- sto famoso lavoro è stato già due volte portato sullo schermo : una prima volta, nel 1913, venne tra- dotto dagli stessi autori in forma aderente a quella teatrale ed inter- pretato da Lydia e Letizia Qua- ranta, una seconda volta, nel 1927, fu interpretato da Carmen Boni. Questa edizione sarà diretta da Poggioli e interpretata, a quanto sembra, da Maria Denis nella par- te di Dorina e da Andreina Pa- gnani che farà rivivere la figura di Elena. Per la parte di Mario, il protagonista, l'interprete non è sta- to ancora scelto. Il produttore ha posto gli occhi sul giovane attore Minellono, della compagnia del Tea- tro Eliseo, ma non sappiamo che esito abbiano avuto i provini a cui ultimamente è stato sottoposto. Il film, in ogni maniera, si inizierà a luglio e perciò avremo il tempo di ritornarci su. ANCORA UNA RECENSIONE... ...del nostro Almanacco del Cinema Italiano ci è occorso di vedere sul- l'ultimo numero di Pour vous del 15 maggio. L'autore della lunga no- ta scrive fra l'altro: « ...questo pri- mo saggio del genere in Italia, è assai ben riuscito. Si tratta di un volume mirabilmente stampato e realizzato che ci dà una precisa ras- segna di tutto ciò che concerne il cinema italiano, le leggi, gli artisti, i tecnici, le sale cinematografiche. Alla fine dell'opera, i migliori arti- sti italiani sono riuniti in una bella serie di tavole fuori testo ». L'ar- ticolista, dopo una lunga ed esatta disamina della situazione del no- stro cinema, termina scrivendo : « Noi abbiamo visto, e V Almanac- co ci ha permesso di toccare col dito, che il cinema italiano è a po- sto per la tecnica : possiede dei quadri di lavoro eccellenti e degli impianti di prim' ordine; manca però ancora di artisti ». IT. S. A. MARY PICKFORD... ...ha annunciato che ritornerà allo schermo come artista e come pro- duttore. Intervistata da uno dei nostri corrispondenti negli Stati Uniti ella ha detto che non appena le trattative saranno definite, ri- prenderà a lavorare avvalendosi della collaborazione di molte attri- ci e di molti attori più noti. Mary Pickford ha fatto queste dichiara- zioni durante una visione privata del film francese la fin bu tour. UN SECONDO FILM... ...di disegni animati a lungo me- traggio viene annunciato dallo stu- dio Fleischer. David Fleischer si è ultimamente accordato con la Pa- ramount per la distribuzione, defi- nendo altresi il piano di lavorazio- ne. Il segreto più stretto viene però mantenuto intorno al soggetto di questo disegno animato. UN CERTO OTTIMISMO... ...sta subentrando nelle sfere uffi- ciali della cinematografia a propo- sito delle conversazioni in corso fra gli Stati Uniti e l'Italia circa il ritorno dei prodotti di Holly- wood nel nostro paese. Scrive Film Daily del 24 aprile scorso : « Uno dei fattori più importanti che fan- no pensare ad un prossimo ritorno dei film americani sul mercato ita- liano, a parte quello concernente l'attiva collaborazione che presta William Phillips ambasciatorp de gli S.U. in Italia, è il fatto che il nuovo capo della organizzazione cinematografica fascista, il signor Orazi, sta facendo tutti gli sforzi possibili per sanare le ferite esi- stenti. Le società americane si so- stengono spalla a spalla nella at- tuale fase di negoziazioni. È uffi- cialmente stabilito che presentemen- te in Italia non entrano pellicole degli S.U.; che la Universal distri- buisce alcuni film appartenenti al vecchio contratto; che gli Artisti Associati osservano il fronte comu- ne delle sorelle distributrici anche se intrapresero nel 1939 un tempo- raneo ce scisma ». La riconquista del mercato italiano, dicono le auto- rità, significherebbe il principio di una distensione nel campo deile perdite sopportate dalla cinemato- grafia americana in Europa sin dallo scoppio della guerra. Si ag- giunge inoltre che il ristabilimento di normali relazioni con l'Italia fa- vorirà i prodotti cinematografici americani nei Balcani dal doppio punto di vista della distribuzione materiale e del prestigio ». LA MORTE DI ANNA New York [de Moro). - I gior- nali si occupano diffusamente della morte di « Anna », popò- , lare veterana del teatro lirico e del cinema. Lavorò con Rodolfo Valentino nello sceìcco, molti' volte con Enrico Caruso ncW'Aida, altre numerosissimi volte nell'Andrea Cìienier ed in differenti produ- , zioni di Hollywood. « Anna » è stata cremata a Rockleigh, nel New Jersey, dove viveva da tre anni e mezzo in pensione, le sue ceneri sono state inviate al « Metropolitan Opera House » di New York. « Anna » aveva 39 anni. Era una cavalla. La vita normale dei cavalli non raggiunge la me- tà dell'età che aveva la popo- lare « Anna » ed il caso ha crea- to discussioni appassionate fra gli esperti di cavalli. 346 CINECITTÀ ABBANDONO - Proci, e distr.: « Sangraf »; regia: Mario Mattolì. La compagnia che si era portata in precedenza, dal 21 corr. sulla costa laziale per girare gli esterni, è rientrata a Cinecittà dove il film attualmente trovasi al montaggio. ANTONIO MEUCC1 - Prod. : « Sa- baudia »; distr.: E.N.I.C. Al mon- taggio. PICCOLO ALPINO - Prod. e distr.: « Manderfilm ». Al montaggio. AMORE DI USSARO - Produzio- ne: « Produzione Associata »; di- stribuzione: Generalcine. Al mon- taggio. L'ASSEDIO DELL'ALCAZAR - Prod. : « Bassoli »; distr. per l'Ita- lia : I.C.I.; distr. per la Spagna: « Ulargui Film ». Il film, diretto da Augusto Genina, continua la la- vorazione in esterni in Spagna: a Toledo, dove in questi giorni si stanno realizzando delle scene di massa alle quali partecipano dieci mila miliziani messi a disposizione dalle Autorità spagnole. Questa produzione che i tecnici contano di portare a termine per la fine di giugno, sarà presentata alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematogra- fica di Venezia. I PIRATI DEL GOLFO - Prod. e distr.: « E.N.I.C. »; soggetto trat- to dal romanzo Guardafili di Mar- cello Orano; scenegg. : Marcello Orano, Romolo Marcelliui, Gian Gaspare Napolitano; dirett. di pro- duzione : Piero Cocco; regìa : Ro- molo Marcellino operatore: Mario Craveri; interpreti: Giovanni Gras- so, Barbara Ferrante, Andrea Chec- chi, Osvaldo Valenti. Lavorazione: 8» settimana. Di questo film si gi- rano ancora gli esterni in A.O.I. Alla fine del mese la compagnia sa- rà di ritorno a Roma. IMPREVISTO - Prod. : « Juven- tus » - Artisti Associati; dirett. di prod.: Raffaele Colamonici; regìa: Giorgio Simonelli; scenografia: Al- fredo Montori; montaggio: Renato Del Frate; interpreti: Vanna Van- ni, Emilio Cegoli, Carla Candiani, Marcelli. Lavorazione: quarta set- timana. L'UOMO DEL ROMANZO - Pro- duzione: « Sovrania Film »; diret- tori di prod. : Carlo Civallero, Giu- seppe Pelagallo. Soggetto tratto dalla commedia di Guido Cantini; scenegg. : Guido Cantini, Mario Bonnard, Jacopo Comin; regìa: Mario Bonnard; scenografia: Salvo D'Angelo; musica: Casa Avola; operatore: Carlo Montuori; inter- preti: Conchita Montenegro, Ame- deo Nazzari. Questo film che sarà girato .in doppia versione italo-spa- gnola ha un carattere profonda- mente umano, curioso, commoven- te in cui la più bella delle storie d'amore si svolge nella suggestiva cornice della campagna romana. Il film si è iniziato il 25 maggio. LA SBARRA - Prod. : « Sovra- nia »; dirett. di prod. : Carlo Ci- vallero, Giuseppe Pelagallo; sog- getto: tratto dall'omonima comme- dia di Vincenzo Tieri; scenegg. : Tieri, Pier Luigi Melani, Gianni Franciolini; regìa: Gianni Fian- ciolini; scenografia: Salvo D'An- gelo; musica: M<> Ferri; interpreti: Giulio Donadio ed altri elementi XJEUJLI ^TiBIi;niE\TI italiani e spagnoli. Il film iniziato il 25 maggio sarà realizzato in dop- pia versione italo-spagnola. NOSTALGIA DI SOLE - Prod.: « Comp. Italiana Superfilms »; di- rett. di prod. : Guido Paolucci; sog- getto : Guido Paolucci; regìa : Gen- naro Righelli; dialoghi: Libero Bovio; scenografia : Ivo Battelli; operatore : Renato Del Frate; in- terpreti : Talia Volpiana, Claudio Gora, Peppino De Filippo, Mariella Lotti, Mario Ferrari, Lauro Gaz- zolc, Olga Capri, Pina De Angelis, Ernesto Gentili. Il film si inizierà nell'entrante settimana. CENTRO SPERIMENTALE LA PECCATRICE - Prod. : « Ma- nenti »; sogg. e scenegg. : Umber- to Barbaro, Francesco Pasinetti, Amleto Palermi; regìa: Amleto Palermi; consulenza generale: C. S. C. sotto la direzione di Luigi Chiarini; scenografia : Antonio Va- lente in collaborazione con gli al- lievi del Centro; operatore : Vaclav Vick; musica : Cicognini; Ionico : Passerini; interpreti: Paola Barba- ra, Vittorio De Sica, Fosco Gia- chetti, Umberto Melnati, Camillo Pilotto, Pietro Carnabuci, Giusep- pe Porelli, Bella Starace Sainati, Armida Bonocore. Lavorazione : 4» settimana. PISORNO- TIRRENA ALESSANDRO, SEI GRANDE! - Prod. : « Fonoroma »; distr. : Ge- neralcine; regìa: Carlo Ludovico Bragaglia. Al montaggio. LA PELLICCIA DI VISONE - Prod. : « Incine »; distr. : Cine Tir- renia; dirett. di prod. : Fabio Fran- chini; regìa: Massimiliano Neufeld; sogg. e scenegg. : Alberto Consiglio, Riccardo Freda, Alessandro De Stefani, Mino Caudana; commento mus. : Enzo Masetti; canzoni : Di Lazzaro; inter. : Armando Falconi, Vivi Gioì, Lilian Hermann, Giu- seppe Porelli, Gemma D'Alba, Lo- retta Vinci, Maria Jacobini, Enzo Biliotti. La trama di questa pro- duzione si impernia sulle vicende comiche e drammatiche derivanti dalla sostituzione di un plico con- tenente segreti industriali con un altro che, invece, racchiude segreti d'amore. Il film si è iniziato il 19 maggio, e. a. FIESTA - Prod. : « Schermi- nel mondo »; distr. : Cine Tirrenia; re- gìa: Edmondo T. Gréville; opera- tore : Mario Albertelli; interpr. : Ti- no Rossi, Mireille Balin. Gli esterni di questo film che, come abbiamo precedentemente comunicato, sono stati girati in Spagna, sono termi- nati e la compagnia artistica e tec- nica ha fatto ritorno in Italia dove fra breve inizierà gli interni. IL CAVALIERE DI CRLTA (Al- bania) - Prod. : « Capitani »; di- stribuzione: E.N.I.C; ispettore di prod. : Paolo Frasca; direttore ge- nerale e organizzat. : Eugenio Fon- tana; soggetto: Carlo Malatesta, Aldo Vergano; scenegg. : Gian Ga- spare Napolitano, Alberto Spaini, C. Malatesta, A. Vergano; regìa: Carlo Campogalliani; aiuto regìa: A. Vergano, Vittorio Cottafavi; operatore: Aldo Tonti; architettu- re: Luigi Ricci; costumi: Emma Calderini; musiche: Ghislanzoni; interpreti: Doris Duranti, Antonio Centa, Leda Gloria, Guido Celano, Noélle Normann, Nico Pepe, Dino Di Luca, Oscar Andriam, Vasco Creti, Giuseppe Rinaldi. Lavorazio- ne: 33 settimana. Gli esterni si stanno girando in Albania, quindi la compagnia rientrerà a Tirrenia. S.A.F.A. SCARPE GROSSE - Prod. : « Fo- noroma »; distr.: E.N.I.C; diret- tore di prod. : Luigi Martini; re- gìa : Dino Falconi; aiuto regista : Carlo Malatesta; operatore: Dome- nico Scala; interpreti : Amedeo Nazzari, Lilia Silvi, Elena Altieri, Tina Lattanzi, Enzo Biliotti, Lau- ro Gazzolo, Olinto Cristina. Gli esterni verranno girati in una te- nuta presso Roma e di essi sarà consulente agricolo Gino Rovesti della Confederazione Lavoratori del- l'Agricoltura. Lavorazione: setti- ma settimana. LASCIATEMI CANTARE - Pro- duzione: « S.A.F.A. »; dirett. di prod.: Livio Pavanelli; soggetto: Mura; regìa: Guido Brignone; aiuto regìa: Carpentieri; operatore: San- toni; fonico: Weiss; scenografia: Ottavio Scotti; canzoni : Bixio; musica: Verdi, Puccini; interpreti: Giuseppe Lugo, Laura Nucci, Rubi Dalma, Ugo Céseri, Guglielmo Si- naz, Giulio Stivai, Arnaldi. Il film si è iniziato il 14 maggio. F.E.R.T. IL CAPITANO DEGLI USSARI - Prod. : « Nuova Film »; distribu- zione: I.C.I.; regìa: Alessandro Szlatinay; aiuto regista: Umberto Scarpelli; scenografìa : Alfredo Mon- tori; comm. mus. : Edoardo De Ri- si; interpreti : Clara Tabody, En- rico Viarisio, Carlo Romano, Pao- lo Viero, Livia Minelli, Pina Galli- ni, Lola Braccini, Jone Romano, Arturo Bragaglia. Lavorazione: 6a settimana. FILM AGRICOLI Terminato il lavoro d'esame delle pellicole presentate alla prima Esposizione del Cinema Agricolo organizzata dall'Istitu- to Internazionale d'Agricoltura, i premi sono stati così aggiudi- cati: coppa del Re Imperatore alla pellicola 1 'olivo in Sarde- gna (Italia, Luce). Altri sei pre- mi sono stati conferiti ai se- guenti film : COME LA PIANTA SI nutre (Francia); fasciola (Gran Bretagna); la cultura del li- no (Germania); l'oro dei campi (Italia); la nostra eredità (Ca- nada); pollame (Stati Uniti). La Confederazione Fascista dei Lavoratori dell'agricoltura ha ottenuto un secondo premio con la produzione della canapa nell'italia meridionale. PAGANINI Un film sulla vita di Paganini verrà realizzato dalla Fides Film. La trama di questa pelli- cola è stata stesa da Luigi Bo- nelli e la sceneggiatura affidata agii Autori Associati. Regista sarà Toni Frenguelli. Questa produzione inizia la lavorazione della Società Fides Film la qua- le presenterà la pellicola al pub- blico in occasione delle celebra- zioni nazionali del centenario di Paganini. neggiatura : Galdieri, Albani, Ba- saglia, Calandri; dirett. di prod. : Max Calandri; regìa : Marcello Al- bani; operatore : Massimo Terzano; scenografia : Nino Maccarones; in- terpreti : Clara Calamai, Osvaldo Valenti, Silvana Jachino, Virgilio Riento, Luigi Almiranti, Osvaldo Genezzani, Anita Farra, Bice Pa- risi, Nera Novella, Pia De Doses. Il film iniziato il 19 u. s. si gira in esterni a Firenze e Certaldo. LA COMMEDIA DELLA FELICI- TA' - Prod.: «Scalerà»; distr.: Discina e Scalerà. Al montaggio. LA DONNA PERDUTA - Prod.: » Iris »; distr. : Generalcine. Al montaggio. TOSCA - Prod. : « Scalera-Era Film »; dirett. di prod. : Arturo Ambrosio; regìa: Jean Reuoir; operatore: Ubaldo Arata; costumi: Gino C Sensani; interpr. : Micheli- ne Presle, Pierre Jourdan, Michel Simon, Isa Pola, Rossano Brazzi. Il film, che trovasi alla sua terza settimana di lavorazione, si gira ancora in esterno. SCALERÀ BOCCACCIO - Prod. : « Venus »; distr. : Scalerà; sogg. : tratto dal- l'omonima operetta di Suppè; sce- TITANUS INCANTO DI MEZZANOTTE - Prod. : « Diana »; distr. : E.N.I.C. Al montaggio. RITORNO - Prod. : « Itala »; di- stribuzione: Scalerà; dirett. gene- rale: Alberto Giaccalone; regìa: Geza von Bolvary; interpr. : Ros- sano Brazzi, Maurizio D'Ancora, Martha Harel, Lizzi Waldmùller, Albrecht Schónals, Hirsten Hei- berg. Versione italo-tedesca. Termi- nati gli interni negli stabilimenti Tobis di Berlino, la compagnia è in procinto di far ritorno a Roma per girare le ultime scene. 347 GIORNALI LICE. N. 23. — Nei cantieri italiani: Il varo a La Spezia motocistema « Pozzarica » (Luce) - La guerra del nord : Episodi e sbarco truppe germa- niche a Copenaghen (Ufa) - Istantanee giappo- nesi: Combattimento nella Mongolia interna (Nichi-Nichi) - Luci della ribalta : Esibizione di una contorsionista (Pathé Gazette) - Capriole americane: Automobili d'eccezione gareggiano con i cow boys alla conquista del primato di capitomboli (Metrotone) - Gare ippiche romane : Gli agonali di equitazione maschili e femminili dell'anno XVIII. Il XV Concorso ippico interna- zionale. Premio Esquilino (Luce). N. 24. — Littorialt a Bologna: Il Segretario del Partito presenzia la cerimonia del giuramen- to (Luce) - Avieri di domani: Tre centurie pre- avieri della 273 Legione Balilla in visita all'Aero- porto di Centocelle (Luce) - La guerra nei fiordi : Guerra aero-navale complicata dalla strategìa della guerra di montagna (Ufa) - Tecnica e na- tura : Abito salvagente ideato da uno svedese. Il triestino Romano inventore di un metodo na- turale di nuoto (Luce) - Luci della ribalta : Nella città dei grattacieli : le acrobazie di Mister Gram, soprannominato appunto l'uomo-gratta- cielo (Metrotone) - Folla di Shangai : I cinesi fe- steggiano il ritorno della primavera (Nichi-Ni- chi) - Alla Fiera di Milano : La visita del Prin- cipe di Piemonte (Luce). N. 25. — Corsa delle Mille Miglia : Si corre la nuova Mille Miglia su 165 km. di percorso Bre- scia-Cremona-Mantova (Luce) - Agricoltura del- l'Impero : Visioni della rigogliosa terra africana (Luce) - Primavera fiorentina: L'inizio del 6° Maggio Musicale : il Ministro della Cultura Po- polare inaugura il nuovo trasmettitore fiorentino che l'E.I.A.R. ha intitolato a Costanzo Ciano. L'allestimento della Semiramide di Rossini al Comunale di Firenze (Luce). N. 26. — Triennale d'oltremare: Indigeni delle terre dell'Impero costruiscono il loro villaggio nella zona della Triennale a Napoli (Luce) - Arti- giani etiopici : Alcuni saggi delle varie attività artigiane indigene (Luce) - Ricchezze d' Albania: I pozzi petroliferi (Luce) - Primavera fiorentina: S. M. il Re Imperatore inaugura a Palazzo Strozzi — restaurato — la Mostra del 500 To- scano (Luce). N. 27. — Incontri sportivi a Milano: Italia- Germania 3 a 2. La grande partita di calcio allo Stadio di San Siro (Luce) - Belle arti ger- maniche : Il Re Imperatore inaugura a Villa Massimo la Mostra Annuale del Pensionato te- desco (Luce) - La guerra del nord : Scene di guerra in Norvegia. Truppe tedesche marciano attraverso Copenaghen per raggiungere la Citta- della dove si svolge la cerimonia militare in oc- casione del 510 genetliaco del Fuehrer. A Berlino la folla saluta ed acclama il Fuehrer (Ufa) - Gare ippiche a Roma : Il premio amazzoni a Piazza di Siena. Saggio ippico della Gioventù Italiana del Littorio al Foro Mussolini alla presenza del Duce (Luce). N. 28. — Ginnastica artistica: Al Teatro Verdi di Firenze ginnaste italiane e ungheresi gareg- giano in uno spettacolo di grazia e di armonia (Luce) - La guerra del nord : Episodi nel Mare del nord (Ufa) - Contraerei italiani : Esercita- zioni di difesa antiaerea in una nostra batteria della milizia contraerei (Luce) - Gare ippiche a Roma : La Coppa d'Oro Mussolini alla presenza del Duce (Luce). (Luce) - Made in U.S. A.: Un intraprendente nord-americano ha trasformato un'isoletta in un rifugio per sposi novelli (Metrotone). Dinamite impiegata per demolizione dei palazzi. Fiamme in un gigantesco deposito di catrame e di nafta presso Jersey - Con Byrd all' antartide : La spe- dizione dell'Ammiraglio fra le montagne di ghiac- cio alla deriva - Cronache della Libia : Inaugu- razione monumento ai valorosi atlantici Ales- sandro Miglio e Jacopo Calò Carducci - Conces- sione agraria di Azizia - Una fantasia di donne targhi a Gadames (Luce). N. 30. — Opere del Regime : Il Duce inaugura il primo tronco dell'Acquedotto Imperiale ■■ 9 Maggio» (Luce) - Made in U.S. A.: Incontro di lotta libera a New York (Metrotone) - Ai mar- gini della guerra : Precauzioni contro le possi- bili offese aeree a Stoccolma e in Svezia. Perso- nale femminile addetto al servizio delle Poste (Svensk) - Giornata dell'Esercito : Celebrazione a Roma alla presenza del Duce (Luce) - Sull'Al- tare della Patria il Duce consegna le ricom- pense ai combattenti d'Africa, di Spagna e di Albania (Luce). N. 29. — Saggi ippo-meccanici: La G.I.L. di Torino in gara ippica ad ostacoli (Luce) - Al Campo Baldissero : Esercitazioni di allievi uffi- ciali di cavalleria a cavallo e con carri armati ariana rct WIIHIU dedicati giornalmente alla vostra toeletta per conservare il colorito sano e la pelle fresca e ben nutrita. La sera prima di coricarvi, fate un leggero massaggio sul viso con la Crema Minuita, che rigenera i tessuti durante il sonno, ed al mattino spalmatevi con Crema Midina, che protegge e tonifica i tessuti per l'intera giornata ed è una base meravigliosa per la Cipria. Fidatevi dei prodotti ra- zionali di bellezza della Medicea di Pisa, già Ma- delvs: sono preparati -ed aggiornati secondo le più recenti scoperte della scienza e della cosmesi moderna. Chiedeteli ai migliori profumieri. S. A. MEDICEA PISA 348 IN TUTTE LE STAGIONI UlSITflTe LA Hill L'ISOLA DEL SOLE E DELL'ETERNA PRIMAVERA R I D U Z I o n I FERROVIARIE-MARITTIME-AEREE DURANTE TUTTO L'ANNO mnnipesTnzioni ARTISTICHE - CULTURALI SPORTIVE - ETNOGRAFICHE D'INTERESSE MONDIALE Informazioni e prospetti ■. ENTE PRIMAVERA SICILIANA -PALERMO VIA CAVOUR, 102-104-106 - TELEF. 13.389 - TELEGRAMMI: "PRIMASICIL" E PRESSO TUTTI GLI UFFICI DI VIAGGI E TURISMO ®ag©na ®a spaiL ,11 M. Ceragioli incide con la sua orchestra un fox lento Le parole del mio cuore dal film preferisco mia moglie. Musichetta scorrevole e piana, senza pretese. Carla Stella, cui è affidato il ritornello vocale, miagola parecchio. Sul rovescio il medesimo complesso interpreta la canzone fox lento Ti chiamo amore dal film dora Nelson. È del genere affettuoso, non priva di poesia, ma senza grande originalità. L'orche- stra commenta con garbo discreto la dolce melodia del canto, che si spegne in un sospiro dolente... Dal film È SBARCATO UN MARINAIO Ceragioli, col tenore Aldo Visconti come solista, incide il valzer lento Passione. Visconti canta con molta dolcezza e voce ben modulata la •melodia languida e cullante, che si ascolta volentieri e si può ballare piano piano, cuore a cuore, guan- cia a guancia, pure assai volen- tieri... Buon disco. Il medesimo tenore interpreta, del film sì fa così, la canzone fox Fingere. È una delle tante derivazioni, con uso e abuso di verbi all'infinito, della fa- mosissima melodia di vivere. In verità, non sarebbe male cercare di essere un pochino meno pedissequi nelle imitazioni. Il motivo auten- tico lo possiamo riudire, interpre- tato dal duo pianistico Ivor Mo- reton e Dave Kaze, nel n. 16 del Tin Pan Alley Hedley. / due pia- nisti, coadiuvati qua e là dal con- trabasso e dalla batteria, fanno una riuscita insalata russa o macedonia, come volete, dei più popolari mo- tivi di film, fra cui appunto e è an- che quello di vivere, con un ritmo e un colorito da organetto peripa- tetico. Zarah Leander ricompare su un disco insieme, con l'orchestra diret- ta dal M. B. Romanoff , a cantarci Nur nicht aus Liebe weinen (So- pratutto non piangere per amore) del film es war eine rauschende ballnacht (Era una mormorante notte di danza). Ecco la voce cupa e profonda di contralto, che si ad- dice bene alla musica lenta e triste, che però a un certo punto si ani- ma, con ritmo travolgente o quasi. Accompagnamento tremulo di man- dolino e strappato di chitarra : fi- nale quasi tragico fra le lacrime non contenute nonostante i saggi consigli del titolo... Disco eccellen- te nel suo genere. Ascoltiamo una canzone spagno- la. Falsa moneda, del film morena clara, interpretata da Imperio Ar- gentina : la cantante ha una voce dal timbro caratteristicamente spa- gnuolo, e la modula con arte, se- guendo le volute della melodia pu- re ispanissima, sottolineata dall'or- chestra con nacchere, si capisce. Il corazon ha parte preponderante nel testo, com'era da immaginarsi. Sul rovescio El dia quel naci zo, altra canzone spagnola con gli stessi in- terpreti: clima di languore e di passione, e a chi piace il genere il disco piacerà. Di Ceglie e il suo ritmo interpre- tano Bel Ami, fox trot del film omonimo. Anche qui l'orchestra è condita qua e là da spruzzi di man- dolino e di chitarra. Il complesso è assai buono, e così pure il tenore cui è affidato il ritornello vocale. MARIA TTBALDI CHIESA SEGUITO A OA FOSTIULA RIBATTERE alla Postilla con cui Carlo Jubanico ha chiosato il mio arti- colo La questione dell'autore sarebbe oziosa polemica se non valesse a lumeggiare alcuni punti evidentemente rimasti non chiari, e a riscattarmi (forse) dalla qualifica di a imprudente ». La diversità, cui lo Jubanico accenna, fra l'autore del film (cioè lo sceneggiatore) e il drammaturgo è, secondo me, solo di grado e non di qualità. Gli elementi che il regista teatrale aggiungerà nel dramma e quelli aggiunti dal regista cinemato- grafico nel film, sono indubbiamente diversi: ma solo quantitativamente. Che tutti e due i tipi di elementi siano aggiuntivi sarebbe facile dimo- strare dando a realizzare una stessa sceneggiatura a due registi diversi (vedi ad es. equipaggio e adorazione). Succederebbe in tal caso quello che, nel campo del teatro, si verifica quasi immancabilmente quando una stessa commedia è rappresentata da due differenti compagnie. Lo stesso fenomeno è riscontrabile in un altro campo, quello della musica, col mutare del direttore d' orchestra. Anche qui il direttore è intermediario e interprete inevitabile fra musicista e pubblico, e inevitabilmente sarà la di lui interpretazione, e non la musica originaria dell' autore, che il pub- bilco udrà. Ecco un altro senso, il « senso musicale », assai poco diffuso nel pubblico e difficilmente conquistabile: infatti, almeno per i tre quarti dell'umanità, la musica sinfonica e lirica resterebbe lettera morta se si dovesse « sentirla » attraverso la lettura d'una partitura. E ciononostante, nonostante T insurrogabile intervento del direttore d'orchestra, l'autore dell'opera musicale resterà, credo senza contestazioni, chi l'ha scritta: il quale l'ha compiutamente « sentita » prima di qualsiasi esecuzione. Nello stesso modo lo sceneggiatore autentico vede il film prima che sia proiettato, anzi, in tanto può scriverlo in quanto vede quello che scrive. Accade spesso allo sceneggiatore seduto nella sala di proiezione di « non riconoscere » il suo film; come probabilmente accadrebbe a Beethoven, per esempio, se potesse udire le sue sinfonie eseguite da qualche odierno di- rettore. L'inquadratura e il montaggio che — dice affrettatamente lo Jubanico — « costituiscono l'essenza del cinema come arte », sono pienamente preve- dibili dallo sceneggiatore. Si può osservare infine che, se si ammette, come lo Jubanico ammette, T esistenza di sceneggiature di ferro, si viene impli- citamente a riconoscere che lo sceneggiatore può costruire il film in tutti i suoi particolari, compresi gli elementi essenziali delle singole inquadra- ture e il montaggio. FABRIZIO ONOFRI 349 POSTILLA AL CONCORSO SCADUTO, in data 31 dicembre, il termine per la presentazione dei lavori, il Concorso per un soggetto (completamente sceneggiato e dialogato) indetto dal Ministero della Cultura Popolare si è concluso il 27 aprile: il risultato è a tutti larga- mente noto. 866 sono stati i concorrenti, 25 quel- li giudicati « eccellenti ». Tra questi ultimi, 5 so- no stati premiati e 20, divisi in due gruppi, segna- lati. Tuttavia lo scopo principale del Concorso, ch'era quello di offrire al cinema italiano un film, o, per meglio dire, la base per un film, non sem- bra sia stato raggiunto. In altre parole: v'era un premio di centomila lire in palio, e il motivo del bando era di scoprire, attraverso una cosi avven- turosa selezione, uno scenario pressoché perfetto, o comunque spiccatamente dotato e rifinito, tale « da poter essere avviato senz'altro alla realizza- zione ». La Commissione afferma che codesto sce- nario realizzabile senz'altro non s'è potuto tro- vare: e l'affermazione porta con sé una conse- guenza: i premi figurano dunque come una con- solazione e un riconoscimento di buona volontà; sotto la luce d'una benevola astrazione, non toc- cano sul concreto. Gli autori dei cinque scenari vincitori non debbono quindi sentirsi troppo lu- singati, e tanto meno gli autori dei venti scenari segnalati: si direbbe ch'essi abbiano lavorato un poco alla cieca, senza rendersi stretto conto delle esigenze del cinema pratico, della realizzazione in teatro di posa. Questa è almeno l'impressione che il comunicato finale suggerisce. Oppure la Com- missione non ha avuto cuore di pigliarsi una re- sponsabilità tanto grossa. Oppure tutti o quasi tutti i soggetti scelti potevano esser degni di tra- duzione sulla pellicola, ma, non potendoli pre- miar tutti, s'è ricorso a una formula di com- promesso. La prima delle tre supposizioni affacciate non è più rosea delle altre due. Mortificante attestato di scarsa capacità, offerto a un gruppo di persone tra le quali spiccano non indegni nomi della let- teratura, del giornalismo e anche del cinemato- grafo. La seconda e la terza supposizione possono anche venir ritorte nel senso di una critica alla composizione della Commissione, formata in modo certo non esemplare. Scrittori che non hanno mai avuta dimestichezza di sorta col cinematografo, tant'è vero che probabilmente non sanno leggere ti cinematograficamente » e quindi si vedono co- stretti a giudicare secondo il metro dell'arte loro, e a non poter distinguere i pregi schiettamente ci- nematografici (di stile) dell'opera in esame. Un solo uomo del cinema attivo. Altri membri, di preparazione anche più eterogenea. Tutto questo potrebbe portarci a una conclusione, di carattere affatto estetico, piuttosto grave, e, per vero dire, strana e inammissibile : la Commis- sione sarebbe stata in grado di giudicare soltanto parzialmente, ovvero essa avrebbe avuta la pos- sibilità di prendere in esame il contenuto, ma non la forma; l'idea, ma non il modo di esprimerla; la « trama », ma non gli accorgimenti esclusiva- mente cinematografici (che sono, volere o no, ele- mento di stile) adoprati dagli autori nel raccon- tarla. Insomma, se fosse così, se deliberando so- pra un genere artistico non si è tenuto conto suf- ficiente del fatto » stile » (dato da molteplici mo- tivi formali che, a nostro parere, e tirate pure le debite proporzioni, hanno tanto peso quanto la parola in letteratura), non ne risulterebbe una trascurabile conseguenza. Ciò non tocca natural- mente il valore delle persone scelte a decidere, tutte egregie nei loro campi specifici : vale come rilievo del tutto particolare, di metodo, di neces- sità peculiari del mezzo cinematografo, e infine anche di scelta; scelta dei giudici, non per- fettamente esatta e « funzionale », come s'è già detto. Ci è stato poi riferito che non tutti i copioni se- gnalati sono stati letti da tutti i giudici: a causa, probabilmente, di una cattiva o errata distribu- zione, di uno spoglio disordinato : fatto questo che ci meraviglia grandemente, poiché tutti co- noscono la celerità e l'efficace funzionamento, in tutte le occasioni, del giovane Dicastero. Dispiace che un'iniziativa così importante, e che noi avevamo annoverata tra le migliori possibi- lità, dentro l'anno, offerte a un cinema « d'arte » di conquistare nuove posizioni, dispiace ch'essa non abbia potuto avere il peso sperato. Difatti, premiando cinque opere inadatte alla realizzazio- ne e segnalandone senza distinzione speciale (am- mucchiate come i premi turistici della Lotteria di Tripoli!) altre venti pure irrealizzabili (questo, comunque, ha avuto lo scarso tatto di confessare la Commissione), s'è venuto implicitamente a dire che in tutta Italia non s'è trovato un solo autore capace di esprimere una propria visione cinema- tografica assolutamente matura, mentre si pensa che ve ne debbono essere, almeno a giudicare da certi fermenti. Così i produttori, leggendo parole come quelle, e scorrendo distrattamente l'elenco dei titoli segnalati, dal quale appariva evidente la scarsa fiducia ad essi attribuita dalla Commis- sione medesima, i produttori sono stati incorag- giati a persistere nella loro diffidente sfiducia ver- so i « nuovi », verso gli « intellettuali ». Ecco un errore di tattica! Bisognava forse o proporli con maggior coraggio e confidenza, o addirittura ne- garli tutti, magari offrendo una prova d'appello. Per esempio : assegnando ai venticinque segna- lati — che potevano anche essere venti -o trenta, quindici o trentacinque — venticinque colla- boratori scelti nel campo pratico del cinema- tografo. Un mese di tempo, un piccolo risarcimento a tutti gli autori e ai nuovi collaboratori, e forse sareb- bero state cancellate da ogni copione le eventuali mende, derivate da una scarsa conoscenza delle leggi della sceneggiatura per il film; e forse si po- teva allora ottenere « quel » film perfetto, e ven- tiquattro scenari filati per ventiquattro film che avrebbero rinsanguato, portando ognuno nuovi spunti e nuova linfa, la produzione nostrana. Proposta, questa, evidentemente troppo compli- cata. Ma vorremmo suggerire, per il prossimo Concorso, una formula o a inviti o per titoli (o l'una e l'altra cosa: per esempio, cinquanta in- viti e cinquanta altri posti ottenibili per doman- da), sì che si possano avere in esame soltanto un numero ridotto di sceneggiature complete, tutte, evidentemente, di carattere non anonimo. Ac- canto a questo concorso selezionato in partenza, un minore concorso, libero a tutti, per un sog- getto scritto in poche cartelle; così anche le idee degli ignoti potrebbero venire alla luce. Mentre è chiaro che con un simile regolamento tutti i concorrenti nutrirebbero la sicurezza di essere tutti letti, e dall'intera Commissione. Niente pau- ra, si vorrebbe dire come dulcis in fundo : tutti sanno che le esperienze servono, per l'appunto, al miglioramento degli uomini, e anche, come nel nostro caso, dei Concorsi. Francamente s'è detto che quest'anno non ci pare silt andata troppo be- ne; ma altrettanto francamente abbiamo ragione di sperare in una migliore edizione per l'anno prossimo. Solo chiediamo dei film, e non dei titoli. NOMENTAJSTO BORGHI LO SCUDO DEI CATTOLICI MENTRE agli inizi del cinematografo, inizi del resto impregnati di av- venturoso e spregiudicato « pionierismo », le autorità religiose cristiane, si vuol dire e le cattoliche e le protestanti, riguardavano le prime balzel- lanti immagini dello schermo come sulfuree emanazioni del fiato di Sa- tana, in seguito, vista l'irrefrenabile diffusione del nuovo mezzo di spet- tacolo, esse adottarono sistemi diversi, presero una posizione difensiva d'altro genere. Non inquisizione, bensì paterno consiglio In questo eccel- sero naturalmente i cattolici : serenamente, obbiettivamente, essi vollero affrontare il cinematografo, e tra i pericoli ch'esso comportava, e le co- scienze dei credenti, frapposero uno scudo. Uno scudo né pesante né tetro, che non s'adopera davvero per impedire ogni passo al « nemico », bensì solamente per frenare i suoi slanci più perigliosi e incontrollati. Tant'è vero che da questo scudo — ch'è la censura — o setaccio, il film non riceve colpi mortali, dopo lo scontro riemerge, imbocca poi, nei casi più lisci, la via dei circuiti parrocchiali, organizzati oramai, in Italia, come un vero e proprio giro di distribuzione. È interessante notare che il nu- mero di film a soggetto accettati dalle parrocchie è piuttosto cospicuo, e che in esso entrano film di carattere assolutamente normale, nei quali non è bandito l'amore, e dove sussistono sovente contrasti affatto terreni. Insomma, se talvolta la decenza protestante può respingere il film con acre e pietistica durezza, la censura cattolica persegue una sua linea piena di giudizio, di equilibrio. In tutte le nazioni cattoliche, funziona lo scudo; in Italia, esiste un organismo compiutamente disposto e rego- lato, il « C.C.C. », « Centro Cattolico Cinematografico ». Fondato nel 1934, e ufficialmente riconosciuto dall'Azione Cattolica Italiana nell'aprile del 1935, il « C.C.C. » ha centralizzato a Roma il lavoro di classificazione dei film, lavoro che il « Consorzio per il Cinematografo Educativo » di Milano svolgeva fin dal 1928 sotto la direzione di un pioniere dell'Azione Cattolica Cinematografica, Don Canziani. ■Veduti i film, il Centro li classifica secondo lo schema seguente: A - visibile senza emendamenti (in oratori, scuole, collegi). Ac - visibile con emendamenti (in oratori, scuole, collegi). B - visibile senza emendamenti (in sale parrocchiali) Bc - visibile con emendamenti (in sale parrocchiali). C - visibile senza emendamenti (anche da ragazzi in sala pubblica). Ce - visibile con emendamenti (anche da ragazzi in sala pubblica). Ci - sconsigliabile pei ragazzi. D sconsigliabile per tutti. I diversi censori che collaborano al il seguente questionario : Titolo italiano del film; Titolo originale; Genere. Moralità dei costumi. Sentimentalismo eccessivo? Sentimentalismo morboso? Baci sensuali? Violenza? Divorzi? Concubinaggi? C.C.C. », sono invitati a riempire Adulteri? Ambienti equivoci? Danze immodeste? Atteggiamenti immodesti? Vestiti sconvenienti? Vestiti mondani? Nudità? Religione. Assenza sentita di sentimenti religiosi? Vilipendio di sentimenti religiosi? Come sono presentate persone religiose? Princìpi eterodossi? Moralità generale. Suicidi? Duelli? Brutalità? Avidità di denaro? Spirito di vendetta? Dialogo e didascalie. Vi sono sconvenienze? Come si trattano questioni religiose e sociali? Tecnica. Regìa? Commento? Recitazione? Registrazione? Fotografia? Doppiaggio? Conclusione. Adatto per fanciulli ed educande .... » per oratori, collegi e scuole » per sale parrocchiali » per sale pubbliche, ragazzi ammessi » per sale pubbliche, ragazzi non ammessi Da escludersi N. B. - Sottolineare le sigle corrispondenti alla categoria che interessa. Casa editrice: Argomento: Casa noleggiatrice : Osservazioni particolari: Regista : Data della segnalazione : Attori principali: Revisore: AA AAc A Ac B Bc C Ce Ci D Per confortare il surriferito specchietto con esempi, vi diremo che sal- vator ROSA, LE TRE RAGAZZE IN GAMBA CRESCONO, SMARRIMENTO (tanto per citare qualche film) sono stati approvati per tutti; mentre manon lescaut, LE EDUCANDE DI SAINT-CYR, TAVERNA ROSSA, FANFULLA DA LODI, CANITOGA, il ponte .di vetro sono ritenuti adatti soltanto agli adulti; e traversata nera, rosa di sangue, caffè internazionale sono decisamente riprovati. Più interessante è riportare qualche giudizio, ovvero il commento a tali decisioni, le tre ragazze in gamba crescono: «Nonostante qualche sentimentalismo piuttosto insistente, il film comporta alcuni elementi po- sitivi. È visibile anche in sala parrocchiale » [B). canitoga : « La trama è intessuta di sentimenti di odio e di vendetta. Si descrivono anche am- piamente locali equivoci e relazioni illecite. Resta all'attivo soltanto il gesto generoso del protagonista. Nel complesso non è consigliabile ai gio- vani » (Ci), rosa di sangue: « Tutta la vicenda è pervasa di accesa sen- sualità che a volte raggiunge toni brutali di violenza, a volte ispira episodi e quadri sconvenienti e lascivi. Si rileva altresì una esaltazione di pas- sioni, di crudeltà e di spirito di vendetta, che determina i peggiori ec- cessi. Non manca il suicidio. La presenza di persone religiose e di luoghi e funzioni sacre su tale sfondo di immoralità è per lo meno irriverente. Si ascoltano delle preghiere decisamente blasfeme. 11 film è da sconsi- gliarsi per tutti » (D). A. CEN. ANNOTAZIONI IN QUESTO scorcio di stagione sono stati presentati alcuni film italiani che non hanno davvero soddisfatto né pubblico né criti- ca. Può sembrare quindi che la nostra cinematografia sia in fase discendente, negativa, invece non è così. La maggior parte di que- sti film sono stali girati mesi ed anni fa e da tanto tempo atten- devano la loro brava data di pro- grammazione. A forza di riman- dare sono capitati nella stagione morente, la meno esigente, e an- cor più fortunati, hanno trovato il pubblico distratto da ben più gravi problemi, disposto quindi a sorvolare pazientemente su que- sti infelici tentativi, soltanto au- spicando che questa infornata di scadenti prodotti si esaurisca nel breve giro di una estate. Del resto i cinematografi hanno ormai as- sunto l'aspetto canicolare, ovvero- sia la cupola apribile non basta più ad accontentare lo spettatore accaldato e grondante di sudore. E per ciò notiamo il fatto che a Roma e così in altri grandi cen- tri urbani, esistono soltanto dei rarissimi esemplari di cinemato- grafi all'aperto. A Roma, p$r esempio vi è soltanto l'arena Esedra, che alla sera è gremita inverosimilmente di un pubblico eccezionale, che si gode più il fre- sco della notte romana che la vi- cenda che si svolge sullo scher- mo. Non c'è dubbio che il cine- ma in questione guadagni, e que- sto dovrebbe servire di sprone per l'apertura di nuovi locali estivi. II. A New York esistono ormai tre cinematografi lussuosi che danno pellicole italiane in esclusiva. So- no il Cinecittà Theatre, il Roman ed il Fine Arts Theatre, il quale ultimo fino a poco tempo fa dava soltanto film francesi. Recentemente è stato dato con sottotitoli inglesi e per oltre tre settimane Giuseppe verdi che ha ottenuto un grande successo. An- che il pubblico americano lo ha giudicato favorevolmente e così pure la severa critica dei quoti- diani. Fosco Giachetti è piaciuto molto, specie la sua voce. Che si ripeta il fenomeno di Charles Boyer? Tutte le donne d'America sono tremendamente innamorate della voce di Charles Boyer, an- che se il suo inglese è pessimo e poco comprensibile; ma, dicono le signore e le signorine di laggiù, la sua voce produce un così gra- devole suono die ci giunge fino al cuore. Guardate un po' a che cosa è dovuto alle volte il gran- de successo di un attore. Ma tornando ai locali italiani di New York è doveroso riconoscere che questo favore del nostro ci- nema è un segno tangibile che la nostra produzione è nettamente superiore di quella di una volta e che almeno dal lato tecnico può stare alla pari con quella mon- diale. Non ci rimane che lodare l'iniziativa coraggiosa di questi italiani d'America e augurare per i loro locali sempre maggiori in- cassi con le nostre pellicole. III. Un lato poco curato nei film ita- liani è quello musicale. Oltre a della brutta musica vi sono dei difetti tecnici che con un po' più di tempo e di cura potrebbero essere eliminati rapidamente. Le orchestre poco affiatate, scarse prove dei brani da suonare, ese- cuzione tirata via, registrazione fatta male con sbavature e distor- sioni, poca rispondenza tra il mo- tivo musicale e la scena che si sta svolgendo e chi più ne ha ne metta. Tutto questo ha un'enorme im- portanza al fine di ottenere quel successo che una pellicola si me- rita per lo sforzo artistico e fi- nanziario che si è fatto, ma finora ciò non è stato capito e troppo poco tempo si è lasciato disponibile a quelli che s'occupa- no di questo settore, col guada- gno di ottenere quei risultati di cui sopra che influiscono certa- mente sull'esito del film. A vol- te, una buona musica e al mo- mento opportuno, può salvare più di una situazione vacillante e i difetti di una regìa. Ma anche questo sarà capito, speriamo pre- sto, dai nostri cinematografisti. T. 8. M. 352 L'AVVEITUROSO (AMJinO DI TOSCA CINQUANTATRE anni ci sono voluti perchè Tosca arrivasse dalle scene allo schermo. E quan- te vicende, nel suo lungo cammino! Le avventure e le disavventure di Tosca comin- ciarono prima ancora che il celebre dramma di Vittoriano Sardou facesse la sua apparizione, verso la fine del 1887, sulle scene parigine della Porte Saint-Martin. Il « mago » aveva allora 56 anni, ed era circondato di gloria e di odi. Lo si idolatrava e lo si ricopriva ad un tempo di con- tumelie e di disprezzo. Ma il pubblico, il grande pubblico, e non di Francia soltanto, era quasi sempre dalla sua parte; ed egli se ne faceva forte per controbattere quelli che gli erano ostili. Nel teatro si sentiva un padrone. Nessuno poteva stargli a fronte nell'immaginare, costruire, svol- gere una commedia o un dramma con più fertile fantasia, con maggiore padronanza di tutti i con- gegni, i mezzi e i mezzucci del palcoscenico. Per lui l'arte drammatica non aveva segreti. Nel dramma storico Sardou sapeva di poter insac- care il signor Scribe, lanciare alle Gemonie il signor Delavigne, far impallidire tutto il teatro romantico, far tremare l'intero repertorio della Porte Saint-Martin. Perciò, dopo aver dato alle scene L'odio e Patria, volle scrivere la Tosca. Bastò l'annuncio a sollevare le ire di coloro ai quali l'enorme popolarità e i crescenti successi dello scrittore davano un insopportabile fastidio. Accrebbe il malumore di essi specialmente il fatto che Sarah Bernhardt si accingesse a portare per il mondo questo nuovo dramma, acquistato, an- Sarah Bernhardt nella 'Tosca' di Sardou (1887) cor prima che andasse in scena a Parigi, da un impresario americano per la somma, allora sba- lorditiva, di 100.000 franchi. Cominciarono le congiure perchè Tosca avesse, alla prima rap- presentazione parigina, un fiasco clamoroso. Il lavoro era già in prova alla Porte Saint-Martin, quando un certo Sylvestre di Brusselle annunciò ai giornali che con Tosca Vittoriano Sardou ave- va saccheggiato impudentemente un suo lavoro. Non era la prima volta che l'autore di Andreina e di Dora veniva accusato di plagio. Gli era acca- duto nel 1870, all'indomani della prima rappre- sentazione di Fernanda; qualche anno più tardi con Odette, e poi con qualche altra commedia, tanto che aveva finito per dare alle stampe una sua difesa, un volume di polemica arguta e pun- gente dal titolo Mes plagiats, in cui lo scrittore, levandosi ad un certo punto dal piccolo dibattito personale, aveva proclamato le sue idee sulla pro- prietà letteraria vera e propria. Stavolta l'accusa del Sylvestre sollevò ancor più vivo .scalpore; e siccome dallo scandalo c'è sem- pre qualcuno che cerca di trarre partito, imme- diatamente il direttore d'un teatro parigino si affrettò a mettere in scena il dramma dell'autore belga : dramma che non aveva proprio nulla a vedere con quello di Sardou. Ma le disavventure di Tosca non finirono qui. Pochi giorni avanti la prima rappresentazione, il Figaro pubblica una lettera di Ernesto Daudet, il quale rivendica di aver scritto da quattro anni, in collaborazione con Gilbert Augustin Thierry, un dramma che ha lo stesso identico spunto di Tosca, E Daudet aggiunge: « Il lavoro fu letto quattro anni addietro da Sarah Bernhardt ». L'accusa è grave e precisa; ma Sardou risponde secco a Daudet che la rappresentazione di Tosca basterà a togliere dall'animo suo ogni dubbio, e che allora egli si dorrà d'aver scritto al Figaro una lettera cosi inopportuna e ingiusta. Daudet non apre più bocca; ma a rimpiazzarlo salta immediatamente fuori un americano, certo Barrymore (forse uno della grande famiglia di attori passati dopo il conflitto europeo dal tea- tro al cinematografo), il quale ha fatto rappre- sentare qualche tempo prima a New York — senza successo, per la verità — un dramma inti- tolato Madyuka, e pretende che sia stata Sarah Bernhardt a dare, con indiscrezioni, a Sardou l'idea di scrivere la Tosca. Vittoriano Sardou comincia ad essere seccato. Quella pioggia di accuse di plagio lo decide ad uscire nuovamente dal suo riserbo. « Mi si chiede — scrive allora il commediografo francese — dove io abbia trovato, se non in Madyuka, la situa- zione del quarto atto della Tosca e il mercato proposto da Scarpia a Tosca. Io rispondo: nella storia. Ciò accadde a Tolosa, nel xvi secolo. Il Connestabile di Montmorency ebbe l'infamia di promettere ad una povera donna protestante la grazia del marito, se avesse accolto i suoi favori. E ciò avvenuto, si concesse la sadica gioia di mostrarle il marito impiccato sulla piazza. Io cito le mie fonti ». Il Barrymore ne uscì con una figura pari a quella fatta dal suo dramma alla rappresentazione di New York. A Parigi, frattanto, si continuava a tramare per- chè Tosca riportasse alla prima rappresentazione un fiasco clamoroso. La prova generale doveva servire, come già era accaduto ad un precedente dramma dello stesso Sardou, Il coccodrillo, a individuare i punti che potevano dare esca a mormorii, a « beccate », a incidenti. Avvertito della cosa, Sardou prese le sue precauzioni, chiu- dendo le porte del teatro ai critici ed a quanti riteneva ostili, la sera della prova generale. Il che però non impedi che l'indomani mattina il Gil-Blas uscisse con la trama particolareggiata del lavoro. La qual cosa fece montare su tutte le furie Sardou, che senz'altio querelò il gior- nale. La sera, la congiura rimase completamente frustrata dall'atteggiamento risoluto della grande maggioranza del pubblico. I primi due atti di Tosca suscitarono una profonda impressione e non permisero manifestazioni ostili. Al terzo atto l'attore Dumény, che sosteneva il ruolo di Mario Cavaradossi, si presentò truccato in così orro- roso modo da provocare un mormorio nella sala. 353 «e I congiurati — racconta Sardou — credettero fosse giunto il momento buono; e quattro fischi partirono dalla sala. Ma tre salve di applausi soffocarono il tentativo; e da allora fino alla fine non ci furono più segni di ostilità ». Vistisi ora- mai battuti, i nemici di Sardou tentarono un'ul- tima scappatoia, cercando di riversare tutto il successo sulla interprete. Ma al loro grido di « Sarah! Sarah! », la sala reagì e volle tra grandi acclamazioni alla ribalta anche l'autore. La ri- vincita se la presero l'indomani i critici espulsi dalla prova generale. Il più feroce di tutti fu Jules Lemaitre. Che stroncatura! Ma Tosca aveva vinto, e da allora doveva correre trionfalmente per il mondo. In Italia Tosca, come ogni altra opera del « ma- go », arrivò presto, e trovò critici non tutti bene- voli, ma folle di spettatori che si commuovevano fino alle lacrime ed applaudivano fino a spellarsi le mani. Solo che, strada facendo, il dramma nel- l'edizione italiana perse un atto: il secondo. Ma non per ragioni estetiche, o perchè fosse meno vivo di contrasti drammatici o meno sapiente nella misura degli effetti. Soltanto per motivi di economia, in quanto questo secondo atto si svol- geva in una fastosa sala del Palazzo Farnese, du- rante una grande festa da ballo offerta dalla Re- gina di Napoli Maria Carolina per celebrare la vittoria del generale Melas sulle truppe francesi comandate da Napoleone : festa in cui Floria To- sca avrebbe dovuto eseguire una « cantata » di Paisiello in lode di quella strepitosa vittoria che all'ultimo momento si apprendeva essersi trasfor- mata invece in una piena sconfitta delle truppe del generale Melas. Troppi personaggi e troppi costumi costosi, avevano sentenziato i nostri ca- pocomici; e l'atto fu tolto completamente e per sempre di mezzo. Così in Italia la Tosca è stata recitata sempre in 4 atti e 5 quadri, invece di 5 atti e 5 quadri. Ed il più curioso è che l'atto tagliato non ha fatto la sua riapparizione sulle scene liriche, dove le imperiture armonie di Gia- como Puccini vi portarono, quarant'anni fa, la tragica storia d'amore di Floria Tosca e di Mario Cavaradossi. A Puccini l'idea di ricavare dal dramma sardouia- no un libretto e di musicarlo venne dopo aver sentito recitare Tosca da Sarah Bernhardt, a Mi- lano. Ne parlò subito ad Illica. Ma poi, preso tutto dalla musica de La Bohème, non ci pensò più fino al 1896, nel quale anno venne a sapere che il maestro Franchetti stava per rivestire di note lo stesso soggetto. Rivendicata la priorità dell'idea, ottenuta la rinuncia di Franchetti, Gia- cosa, Illica e Puccini discussero lungamente, e dopo mesi e mesi di modifiche e rifacimenti il libretto di Tosca assunse la forma definitiva in tre atti che tanto piacque allo stesso Sardou, sì da fargli dichiarare al musicista lucchese che, forse, la visione dei due librettisti italiani valeva assai più della costruzione originale del dramma. Come al solito, nel musicare Tosca Puccini non impiegò molto tempo e non ebbe pentimenti. Le melodie gli scaturivano naturalmente e prodigio- samente dal cuore e dalla fantasia. C'era in lui una convinzione troppo solida, una* volontà trop- po ferma per esitare e scoraggiarsi. Si accostava all'arte con troppo ardore — ha scritto Giuseppe Adami, che gli fu amico e collaboratore, — per- chè l'affascinante non gli aprisse le braccia. Il suo credo era di una semplicità troppo limpida, perchè potesse fallire. « Soltanto con la commo- zione si vince e si resta »: sono parole di lui, come queste altre : « Senza melodia non esiste musica ». « Ci sono leggi fisse nel teatro: interes- sare, sorprendeie, commuovere ». E obbedendo a questo credo Puccini musicò la Tosca; e se dei dubbi ebbe, a momenti, non si arrestò nella sua fatica, e finì sempre per vincere lo spasimo che dentro gli dava la febbre. La febbre che in lui di- veniva fenomeno di creazione. La prima rappresentazione di Tosca ebbe luogo esattamente quarant'anni fa sulle scene del Co- stanzi di Roma, e si svolse in un'atmosfera tut- t'altro che calma e serena. Come per Sardou alla prima rappresentazione parigina, così per Puccini c'era quella sera della diffidenza e dell'ostilità. Un quarto d'ora prima che cominciasse lo spet- tacolo, un commissario di Pubblica Sicurezza si era avvicinato al maestro Mugnone, che doveva dirigere l'opera, e con aria di mistero gli aveva detto : « Maestro, se avvenisse in teatro qualche trambusto, attacchi subito la Marcia Reale ». Al che, sorpreso, Mugnone aveva chiesto : « Qual- che trambusto? Perchè? » E il commissario, can- didamente : (i Si dice che stasera si voglia lan- ciare una bomba in teatro... ». Ma la bomba, per fortuna, non ci fu. Ci fu, in- vece, del nervosismo nella sala, e l'opera non ven- ne giudicata come si meritava. Solo Puccini si sentì, quella sera, sicuro della bontà e della vita- lità della Tosca : e non si ingannava. A Roma l'opera fu replicata per venti sere, e sempre con maggiore successo, e da Roma l'opera spiegò le ali per un volo vittorioso che ancora dura nel mondo. Ed oggi Tosca si appresta a compiere la sua terza reincarnazione: nel cinematografo. Precisiamo, in quello parlato, che nel cinema muto fece già tre apparizioni, egualmente non gloriose : nel 1905 in una riduzione di David Wark Griflith, ch'era alle sue prime armi; nel 1907 in un film interpretato dalla stessa Sarah Bernhardt, che non venne però pubblicato; e nel 1908 in un film che ebbe a protagonista un'altra celebre attrice francese: Cécile Sorel. mariq CORSI Veglia cinematografica a Piazza Farnese (Produzione Scalerà - Era Film - foto Pesce) 354 SI QIRi I>1 \OTTE LE NOTTI romane di questo mese risentono delle mutate condizioni dell'aria; l'orbita solare s'è av- vicinata alla terra. Per ciò esse erano care ai nor- dici che vivevano a Roma nell'Ottocento, e men- tre Jacobsen di questi tempi poteva illudersi di ritemprare gli indeboliti polmoni, i tedeschi del Cervaro percorrevano forse cantando la via Ap- pia; e Hoff manti, che non era mai stato a Roma, nei suoi sogni di visionario popolava di bizzarri personaggi certe « sue » notti romane di maggio. Nel maggio, il sole incomincia a farsi sentire: batte forte e a piombo sulle palpebre, di mattina; sotto un'aria densa ma rigenerante i muscoli si sciolgono, verrebbe voglia di fuggire per la cam- pagna lontana; nel primo pomeriggio, un viluppo di calore diffuso di già annuncia l'estate; sulla sera, il sole sparisce, lasciando, come le lumache, strisce sui muri, sul cielo, sulle facce, strisce non visibili bensì « toccabili », se così posso dire, sen- sibili. E scesa la notte, l'aria umida e quieta del buio di maggio sa ancora di sole, come se il suo tepore, svanita la luce, non se ne sia andato. Tutto questo opera in due modi opposti: dona be- nefica forza a coloro che restano in piedi fino a tardi per lavorare, ovvero induce gli altri alla pigrizia. Ma la compagnia di Scalerà per la tosca, compo- sta, nei tecnici, nelle maestranze e nelle comparse, di romani purosangue, ha ritratto, dalle tracce del sole rimaste ancora a scaldare i muri fino a notte inoltrata (se tocchi le pareti esterne delle case, le spallette dei ponti, esse scottano come per febbre), non desiderio d'ozio bensì vigore insonne. Per molte notti di questo maggio, i realizzatori dì tosca han messo a rumore alcuni quartieri della città, e anzi, grazie ai riflettori potenti di cui sono muniti, li hanno illuminati « a giorno ». La prima notte romana di tosca cadde in data 6 maggio. Piazza Farnese era circondata per ogni lato da gente incuriosita; al di là dell' assembramento , sotto la facciata del palazzo, un gruppo minore di persone s'è riunito attorno a qualcosa che i corpi coprono, come formiche attorno alla buccia d'un frutto caduto. Era la sera fissata pel cosid- detto « primo colpo di manovella », c'eravamo trovati con amici all'Esedra e poi s'era deciso di andare a vedere. Proprio mentre superavamo la cerchia dei popolani curiosi — in mezzo a loro fiorivano esclamazioni e sorprese bellissime, di quella realistica e disincantata arguzia romana — e il servizio d'ordine, s'accendevano lampade con loro larghi riflessi dorati, e dal buio emergeva a poco a poco, come nascendo da un mare in una alba, la facciata del palazzo miracoloso, quasi rinnovata e lavata dai getti liquidi del chiarore elettrico, e portata in un mitico volo. Le luci, aprendosi lente e sonnacchiose fino al punto dove il loro fuoco giungeva, grazie a una forza bianco- gialla (come crema caramella), al pieno centro, pareva porgessero addirittura invisibili mani a sollevare dalle terrestri radici la pietra fatata, e, così levandola, a rarefarne di più il carnoso tes- suto. Voltando attorno lo sguardo, si scoprivano alcune tra le maggiori personalità del nostro cinemato- grafo. Ci volle molto tempo perchè tutto fosse in ordine. In terra correvano le rotaie di legno per il carrello, che arrivava in diagonale a una ven- tina di metri dal portone di Palazzo Farnese. Ai due lati dei battenti, facevano la guardia due giovani in parrucchino settecentesco (ancora di moda ai primi dell'Ottocento), e rivestiti d'una splendida casacca dai vivi colori. Questa era la scena da girare: il portone si apriva, mentre la macchina, carrellando, si avvicinava a poco a poco alla fine della diagonale, il picchetto di guardia salutava alla voce, e due cavalieri, che indossavano un gran manto giallo svolazzante, uscivano al galoppo. Sonoro in presa diretta, se- condo le abitudini e le sacrosante esigenze dì Jean Renoir (il quale può essere indubbiamente detto il « maestro del sonoro »; egli è, con Cavalcanti, il regista più sensibile in questo senso, un auten- tico inventore di effetti sonori, e di più: di un al- lusivo linguaggio dei rumori). Conoscendo i mag- giori film del grande direttore francese, capimmo subito il peso ch'egli giustamente dava al rim- bombo degli zoccoli nell'androne del portone, prima, e poi sul selciato della piazza. Coincidenza rata, questa scena sarà anche la prima del film: ed ecco il valore di quello sventolìo di manti e di quel fragore di zoccoli, nella notte. Elementi di atmosfera preziosi, veramente, tali da introdurre nel vivo del film, e nel suo tono drammatica- mente teso, e ricco, nello stesso tempo, del colore e dell' appassionata eleganza di un'epoca e di una città in quell'epoca. È per quest'ultime ragioni che Renoir grande- mente si preoccupa di dare un espressione cine- matografica a certe zone (e a certi particolari) di Roma, di riinventare pel cine-ma taluni mo- numenti di immortale bellezza. Sere dopo, infatti, ritrovai Renoir e i suoi sul ponte di Castel Sant'Angelo. Mi raccontarono che la prima notte di Tosca era arrivata fino alle 7 del mattino (gli amici ed io c'eravamo ritirati, quantunque a malincuore, cinque ore prima), dopo l'uscita dei cavalieri dal palazzo, si era ri- preso il galoppo in una via secondaria, nella quale la corsa dei cavalli doveva essere intralciata da gatti sonnolenti, provocando pittoreschi scarti, lampi dei ferri sul selciato, nuovi pregnanti ru- mori. Mi st'm tira, così, che un nuovo e molto ro- mano e molto ottocentesco (e romantico) motivo di « clima » si aggiunga felicemente, coi gatti. E notare che non si tratta di indugi decorativi, giacché sullo schermo V accompagnamento alla azione sarà veloce quanto l'azione stessa. Ovvero: V attenzione dello spettatore inlento solamente al « fatto », alla « trama » {come le zitelle quando leggono), sarà pienamente saziata dalla corsa af- fannosa dei cavalieri, che ha un suo scopo di rac- conto compiuto e forte; ma non sarà, vivaddio, un racconto scheletrico, che si svolga su uno sfondo di squallore, indeterminato e inconscia- mente spettrale; esso avrà un valore poetico- pit- torico continuamente desto e, per lo spettatore sensibile, inebriante addirittura. In mano d'un altro regista, ci sarebbe senz'altro da temete che lo sfondo venisse a sovetchiate il racconto, la de- corazione, il dramma; ma chi rammenti l'inizio de la bète humaine (la corsa della locomotiva), sa bene di quanto esatto, armonico ed economo equilibrio sia capace in qualunque situazione, vo- glio dire anche nella più invitante al ricamo, l'au- tore cinematografico di tosca. Castel Sant' Angelo, illuminato, pareva meno mas- siccio, e come slanciato in un lento moto circo- lare, accompagnato da musiche le quali, ahimè, nessuno sentiva. Musiche emanate dalla pietra medesima? Non le sentimmo, però ci sembrò come di immaginarle, di ascoltarne la vibrazione den- tro il petto, senza che si potesse spiccarle, get- tatle a inondate l'atia, La macchina, mediante una gtu, saliva a carezzare il volto dell'angelo berninìano sul ponte, poi scendeva inquadrando la lontana mole del castello, e abbassandosi sul ponte scopriva 1 cavalieri di Palazzo Farnese. Chiaro, non è vero? Partiti con quella furia dal palazzo, gli uomini dal gran manto giallo voli- tante arrivano ora a Castel Sant' Angelo: una ron- da li incrocia sul piazzale, la porta si apre, essi entrano. Non fu facile trovare il punto esatto d' illumina- zione sul viso dell' artgelo , e l'inquadratura per- fetta. Renoir ci teneva molto: pensieroso, cam- minava su e giù col suo passo di veliero pitate- sco, il fondo dei calzoni di flanella negligente- mente penzoloni (simile al didietro d'un elefante), e ogni tanto diceva qualcosa agli uomini sulla gru. Poi volle salire, e finalmente si trovò il mo- vimento cercato. Dopo le svariate prove di pram- matica, la scena potè venire girata — erano le due di notte — e noi ce ne andammo a casa affi- dandoci all'autobus notturno. Il mio amico ed io percorremmo tutto il corso Vittorio, e giunti a piazza Venezia sudavamo un poco, per effetto del calore testato sulla città. alANm pUCCINI 355 PITTURA E CIMEMA II. - PRIDIO CONTATTO I. - IL CASO di pittori, chiamati a prestare lavoro opera per la prepara- zione di film, è di quelli che si verificano comunemente nella cinematogra- fia di tutti i paesi. Accanto al regista, ai suoi aiuti, ai vari tecnici specializzati nei diversi rami della produzione, esiste tutta una categoria di funzioni che, per il gusto, i valori, le evidenti qualità artistiche di cui necessitano, sono riser- vate a pittori. Si è arrivato da parte di qualcuno fino a definire il cinema una vera e ' propria « arte figurativa ». Vero è che l'opera del pittore, specialmente nella fase preliminare dei film, risulta di innegabile importanza, per tutte le ragioni che passeremo a con- siderare nel corso di queste nostre note. A confermare la necessità che talvolta si presenta al cinema di ricorrere a persone artisticamente formate secondo una buona educazione pittorica, ricordiamo che non è raro il caso di pittori, che, dal campo di competenza particolare alla propria preparazione, vengono assunti alla funzione più vasta, e direi eminente, qual'è quella del regista. Ma ciò, bene inteso, non va guardato come un fenomeno comune, e quello che a noi interessa dimostrare in questo momento è anzitutto il contributo offerto dalla pittura al cinema nella maniera che vorremmo dire ufficiale, cioè quel contributo inteso nei limiti della normale collaborazione dei pit- tori alla preparazione dei film. II. - Pare che taluni francesi abbiano l'abitudine di dipingere, come fos- sero dei veri e propri quadri, quelle che dovranno essere poi le scene essen- ziali dei loro film. Qualche cosa di molto simile, per es. , è avvenuto per la sceneggiatura del film tedesco Hans im glùck, durante la cui stesura il pittore-regista Robert Herlth aveva disegnato tutti i paesaggi e le scene principali. Il primo accostamento all'atmosfera, il primo assaggio di quello che sarà il tono del racconto, il « la » su cui si accorderanno tutte le note seguenti è dato dunque, secondo quanto si dice, da uno studio nato dal pennello del pittore. Accertato o meno, questo uso francese va tenuto in conto d'ottimo sugge- rimento per chiunque voglia stabilire solidi ed efficaci punti di partenza, estremamente utili a ogni ulteriore sviluppo di un'opera cinematografica. Tali punti fissi, stabiliti in precedenza, possono costituire come il modello su cui intrecciare successivi ricami, e dipanare la matassa delle scene nel loro clima, nella loro densa atmosfera, e sopratutto nei loro aspetti este- riori, cioè a dire in tutti quei valori capaci di procurare a noi emozioni, in quanto percepibili per mezzo della vista. Un evidente e suggestivo ricorso a Mantegna ('Alleluja!' di K. Vidor) Sappiamo che ogni vicenda prende vita, vigore e verosimiglianza dal tono giusto dell'atmosfera e dell'ambiente in cui essa si svolge. Toccare il massimo possibile del tono per mezzo d'un quadro, il quale, per la natura stessa della pittura, ha poteri trasfigurativi non certo raggiungi- bili in alcun modo col cinematografo o con altri mezzi, e poi tener tale quadro a modello, significa imporsi una serietà di metodo, e coscien- ziosità di lavoro, tali da garantire in parte fin dall'inizio la riuscita del- l'impresa. (Dico «in parte», perchè a nulla varrebbero i lodevolissimi sforzi e le amo- revoli cure, senza un'adeguata dose di quelle qualità indispensabili a chi voglia fare del buon cinema). Sarebbe interessante sapere se il dipinto nasce direttamente dalla fantasia del pittore, senza il concorso del regista, o se sia quest'ultimo a suggerirne il tono e i motivi. Ciò per poter meglio stabilire quanto in questo proficuo lavoro spetti all'uno e all'altro, e chi più concorra alla definizione di certi valori del film Ma comunque dovesse avvenire la cosa, certo è che l'opera del pittore si mostrerebbe in ogni caso decisiva per quel tanto di personale e di apparte- nente alla pittura, cui risulterebbe improntata la scena nata dal pennello dell'artista. Quando Chenal affidò a G. C. Sensani l'incarico di iniziare lo studio dei costumi per il fu Mattia pascal, conseguo al pittore il copione perchè ne desse una personale interpretazione. Sensani, lodevolmente, si pose prima d'ogni cosa a interpretare i personaggi disegnandoli fin negli ambienti, co- struendovi intorno figuu e scene. Pare che il regista fu molto contento del- l'opera del pittore. Questo potrebbe valere come esempio per un caso in cui il regista, cre- dendo nel pittore, si affidi a lui. Chi però non ricorda che l'opera stupenda di Andrea di Bonaiuto nella Cappella degli Spagnoli a Firenze sembra sbocciata secondo suggerimenti di Fra Zanobi de' Guasconi, o addirittura sugli esempi d'un Fra Domenico Cavalca o d'un Iacopo Passavanti, i quali sarebbero stati i veri e unici creatori delle complicate allegorie? Eppure solo il pennello d'un sommo artista poteva dare forme sì mirabili a quelle complicate fantasie di teologi, onde il merito dell'opera spetta a colui che bene sa ridurre le immagini della mente in forma visiva. Ma a ciò che abbiamo detto innanzi sull'uso attribuito ai francesi non siamo in grado di far da garanti. Possiamo in compenso matematicamente affermare — cosa che ha per noi uguale valore quanto l'altra — che molti sono i registi i quali hanno l'abitudine di rifarsi direttamente ai quadri dei grandi maestri della pittura, onde dare al proprio lavoro un carattere tal- mente denso, vivo e pieno, come di cosa intensamente e poeticamente sen- tita. Ciò vale quanto dire che le scene, anziché per commissione e su tema già stabilito, dipinte per fini puramente artistici dai grandi maestri dell'an- tichità o dai pittori più rappresentativi di tempi più recenti, sono prese e assunte nel cinematografo. E se in coscienza non si possono citare che pochissimi risultati eccellenti, quasi mai eccellentissimi, raggiunti finora nel cinema in tal modo, ciò mi pare si debba ascrivere a colpa dei registi i quali, evidentemente, poco riuscendo a entrare nello spirito dei grandi pittori — cosa invero molto difficile a chi non sia dotato di superiori qualità — non hanno saputo dire una parola definitiva sulle possibilità che in simili casi ha la pittura di tonificare e dar pregio al cinema. A tal proposito ricordo un singolare esperimento di molti anni fa : una vita di cristo in cui l'azione era guidata in modo che nei punti culminanti delle scene i personaggi venissero a assumere atteggiamenti tali da riprodurre perfettamente alcuni quadri di maestri antichi, finché gli stessi quadri ve- nivano a sostituirsi dinanzi all'obiettivo. Così ci fu dato vedere, se ho buona memoria, l'Annunciazione della Chiesa di Gesù Cristo a Cortona, il Beato Angelico, la Natività o Notte del Cor- reggio, e tante altre bellissime cose fisse, a guisa di quadri plastici. Anche se l'originalità delle trovate e il gusto sono discutibili, quale migliore testimonianza di compenetrazione dei fatti della pittura e quelli del cinema? Certo non pensarono gli antichi artisti che i canoni estetici della buona pit- tura dovessero un giorno indicare al cinematografo il modo migliore di in- 356 quadrare e comporre gli elementi, creare .climi, ecc. Invece, nato il cinema, si rese in- dispensabile ricorrere a Piero della . Francesca, a Paolo Uccello e a Leonardo per studiare i tagli di scene; a Mantegna, a Tintoretto e a Tiepolo per gli scorci; a Giotto, Masaccio, Caravaggio e Magnasco per lo studio delle atmosfere dram- matiche, e via via a tutti gli altri pittori più significativi, per tutte le cose nelle quali le loro peculiari qualità potessero essere di guida. Ma quasi che ciò non fosse bastato si sono visti volta a volta scenari, ambienti, scene di vita, composi- zioni di figure, tutto preso in pre- stito da questo o quel pittore, e affiorare personaggi che parevano usciti dai quadri di Rembrandt, Van Goyen, Callot, Manet, De- gas, ecc. Che Lubitsch nella sua vedova al- legra si sia molto ricordato di Ma- tisse è cosa risaputa e evidente, allo stesso modo com'è, a mio av- viso, intelligente e opportuna. Questa non è la sede più adatta per discutere se Lubitsch ha sapu- to più o meno mettere a frutto i suoi propositi, raggiungendo tutti i punti e gli scopi che si era pre- fisso, ma è certo il momento buono per riconoscere quanto possa gua- dagnare in fatto di gusto e di efficacia la lieve e divertente vicenda della Vedova Allegra, ove si ricorra, come nel caso di Lubitsch, a un allestimento scenico che nello spirito sia festoso e ricco e mobile, e, dicia- molo pure, decorativo, come la pittura di Matisse. 'Donna e anemoni su fondo giallo' di Henri Matisse Che Lubitsch nella sua 'Vedova Allegra' si sia molto ricordato di Matisse è cosa risaputa ed evidente'...» Ugualmente importante, anzi più evidentemente importante, è risultata l'aderenza di Feyder a certi schemi bruegheliani e aggiungerei rembrand- tiani nel dar vita, freschezza, senso di poetica realtà alla fantasiosa vicenda di KERMESSE EROICA. Certa aneddotica bruegheliana, certe sue ampie visioni tra caratteristiche e fiabesche, come talune brevi inquadrature di figure rembrandtiane, erano quasi fedelmente riportate nella finzione scenica del cinematografo, con notevole vantaggio del racconto. Così ne la sposa venduta di Ophuls, in quel meraviglioso ambiente di circo abbiamo incontrato i saltimbanchi di Picasso e un gusto di tendaggi e un clima che richiamavano a mente Marc Chagall. alleluia! di Vidor e lampi sul Messico di Eisenstein, anche se non sug- geriscono facili richiami a ben individuate personalità di pittori, pure si prestano a discorsi, precisi sui pregi pittorici di cui abbondano. Basti ci- tare lo scorcio del fanciullo morto e la scena finale di alleluja!, mentre di lampi sul Messico citeremo tutte le dosatissime inquadrature, la sapiente divisione degli spazi, l'armonioso gioco di movimenti, che può servire a convalida dei discorsi che più in là faremo sulle leggi del moto, inteso secondo un criterio pittorico. Ma chi ha avuto la sorte di vedere marcia nuziale di Stroheim si sarà sentito, più che mai, di fronte a un continuo ricamo di giochi e motivi di vera pittura, fino a ritrovare in alcune scene il riferimento preciso ad auten- tiche opere d'arte: si ricordi il Soutine della scena della macelleria. Di fronte a tanta sapienza e abilità pittorica uno dei nostri più acuti dise- gnatori viventi ebbe a dichiarare press'a poco questo: che avrebbe voluto nei suoi disegni raggiungere tutta intera l'efficacia di Stroheim. In tal modo egli veniva a stabilire una inversione di termini, ugualmente utile alla nostra dimostrazione, per cui non sarebbe più il cinema a pren- dere a modello la pittura, ma, una volta tanto, la pittura il cinema. Per conto nostro non ci rammaricheremo se un piccolo tributo potesse es- sere corrisposto dal cinema alla pittura nel modo anzidetto. Ma intanto appare molto lontano il momento in cui ciò si potrebbe verifi- care, e per gran tempo ancora ci toccherà assistere al saccheggio perpetrato dal cinema ai danni della pittura, o fors'anche a vantaggio di essa, se si considera il bene che questo nuovo mezzo può arrecare alla formazione spirituale e del gusto nel pubblico, e quindi alla comprensione dei valori della pittura. (continua) DOMENICO PURIFICATO 357 DONNE Spesso nel cinematografo l'apparire di una gamba femminile determina l'intera atmo- sfera di un film, assume la funzione di sim- bolo, rappresenta addirittura il non detto, è in breve elemento essenziale e insostitui- bile. Basterà ricordare Marlene Dietrich ne L'angelo azzurro, o Miriam Hopkins ne II dottor Jekyll o la schiera di ballerine nel re- centissimo Bel Ami. Ma il rapporto migliore e più artìstica- mente apprezzabile che il cinematografo ha avuto con le gambe delle stelle che compaio- no sullo schermo è quello determinato dalla danza. Ed alla danza, di complesso e iso- lata sono state in genere affidate le fortune di una tornita caviglia o di un perfetto pol- paccio. Infatti il piacere visivo, grazie ap- punto al cinema, ci ha portato e ci porta ad una scala di diverse sensazioni rispetto alla danza, da quelle puramente meccaniche dateci da un balletto di girls, a quelle di un valore estetico più alto e raffinato come ad esempio nei movimenti di una Ginger Rogers o di una Lilian Harvey. « A non diversa ragione, dice giustamente E. Vuillermoz, bisogna attribuire il successo delle girls che, nonostante la loro apparente monotonia, continuano sempre a piacere. Gli austeri moralisti avrebbero torto di imma- ginarsi che gli uomini di oggi sieno aggre- diti da inverecondi pensieri alla vista di una fila di belle ragazze in atto di lanciare la gamba all'altezza dei grattacieli delle loro città natie. La voluttà che si ricava da spet- tacoli simili è d'ordine assolutamente mec- canico; casta come quella di un esercizio gin- nastico ». JOAN CKAWFOKD IL CONSIGLIO DEI IO MEMO 1 CORRADO ALVARO Corrado Alvaro ci attendeva nel suo studio grande e luminoso, le cui finestre guardano e si aprono sulle strade e nei quartieri della vec- chia Roma: sulla scrivania, dietro alla quale l'autore di Veni anni, di Gente in Aspromonte, e del recente L'uomo è forte era seduto, c'erano soltanto dei fogli bianchi ed un ca- lamaio. Negli Autori Asso- ciati Cori ad 0 Al- varo ci pare che rappresenti pia di tutti gli altri la fantasia e il genio creativo. Tra i dieci compo- nenti, egli è in ogni caso il più aderente alla tradizione dei gran- di narratori italiani. Naturale dunque, essendo anche Alvaro da va- rii anni uno degli scrittori in Italia più in vi- sta, che il cinematografo facesse ad un certo momento qualche passo verso di lui; quel cine- matografo italiano che ha sempre avuto neces- sità di autori e di soggettisti di prim'ordine. Domandiamo ad Alvaro del suo primo incontro con il cinema, dell'esperienza fatta in esso, del- le nuove possibilità che gli Autori Associati gli hanno aperto. « Il mio primo contatto con il cinematograio — ci dice Alvaro — è relativamente recente. Ma come tanti altri miei colleghi, anche io tro- vai nel cinematografo (che credevo fosse una forma narrativa) condizioni di lavoro estrema- mente difficili. Lavorai a Vienna con Koster, il regista che ora sta lavorando in America, ed al quale l'Universal deve la scoperta di Deanna Durbin. Poi, proprio per le difficoltà di cui parlavo, e per l'ambiente poco accogliente, smisi quasi del tutto questa attività. Oggi riprendo i contatti col cinematografo grazie all'iniziativa degli Autori Associati. Credo nella possibilità di un film fatto in collaborazione, mi quale ognuno dei dieci componenti, porti un contributo personale relativo al proprio in- gegno ed alla propria arte. Non bisogna infatti dimenticare che un film è soprattutto l'insieme di un certo numero di par- ticolari, che quando sono artistici, si amalga- mano e si fondono nell'opera che ne risulta. In film fatto esclusivamente dagli Autori As- sociati può veramente — a parer mio — por- tare una nuova fisionomia al nostro cinema ». M. M. GHERARDO GHERARDI Da quel giornalista rapido e incisivo che è, Ghe- rardo Gherardi è entrato subito in argomento. Non poteva non accettare con ' entusiasmo la proposta di far parte degli Autori Associati : infatti come commediografo di ricca immagina- zione e come « uomo di teatro » esperto e va- loroso, egli ha diritto a dire la sua parola anche nel campo del cinematografo. (( L'idea di riunire diversi scrittori — ha detto l'autore di Questi ragazzi — gente cioè che parla una stessa lingua e perciò possono insie- me comporre un discorso sensato, è buona. La composizione degli interessi dei singoli, nel- l'interesse comune, si è ottenuta su un piano extra artistico e perciò (agli efletti morali dei creatori) disinteressato. Bisogna partire dal prin- cipio che il film non è un'opera d'arte, se si vuole dare all'industria la possibilità di creare, involontariamente (e cioè nel solo modo possi- bile) un'opera d'arte. Perchè l'arte si trova, non si cerca. Premesso dunque che qui non c'è gloria per nessuno, dieci scrittori possono met- tersi al lavoro tranquillamente e cooperare alla riuscita di un'opera che probabilmente darà glo- ria a tutti. Insomma, si tratta di togliere di mezzo la personalità dello scrittore in quanto tale, con tutte le sue gelosie, le sue ritrosie, i suoi pudori e le sue vanità ». « E credete che l'idea che ha informato la co- stituzione degli Autori Associati, avrà degli svi- luppi, dei seguiti? ». » Vi dirò una frase audace e pericolosa: se l'Italia potrà avere dei buoni film, non sarà che per l'attività di consociazioni di questo ge- nere. Gli Autori Associati è la prima che ha il coraggio di tentare l'esperimento. Ne possono sorgere altre dieci. Anzi, è questo che deve ac- cadere. Bisogna che si crei un clima di emu- lazione di gruppi. E se non si farà nem- meno così qualcosa di buono, vorrà pro- prio dire che il ci- nema non è per noi. Ma io credo, anzi sono certo, che i frutti di questa at- tività daranno delle gioiose sorprese ». « E quali sorprese pensate che si avvereranno per prime? ». « La prima intanto — ha concluso Gherardi — è il clima di fiducia che ha accolto l'iniziativa proprio da parte di coloro, che sono più inte- ressati alla produzione. Significa che l'esperien- za ha illuminato gli uomini intelligenti della industria ». „ _, M. M. STEFANO LANDI Stefano Landi quando viene a Roma abita in Via Piemonte 117. La casa, o piuttosto l'appar- tamento è bello; la stanza dove siamo stati ri- cevuti è tappezzata di disegni e di quadri, molti quadri sono di Fausto Pirandello, fratello dello scrittore, altri quadri sono di Luigi Pirandello, padre di Stefano Landi. L'autore di Icaro ci ha offerto caffè e sigarette, ha risposto con docilità alle domande postegli. » Ecco — ha detto — sono stato invogliato a far parte degli Autori Associati dalla possibilità che ho visto, e in cui credo, di recare un con- tributo a quello che mi sembra la massima de- ficienza del cinema italiano ». « L'intelligenza, cioè — abbiamo detto noi ». « Sì, l'intelligenza, ma non posso dirlo cosi vio- lentemente, c'è da essere colti in peccato di presunzione ». Poi ha continuato: « Ho sempre visto che, di regola, il produttore italiano dif- fida dell'apporto di ogni artista non volgare. La mia speranza è che noi degli Autori Asso- ciati, essendo in dieci, riusciremo forse a dare l'impressione che l'intelligenza non è un ghiri- bizzo personale d'un signor X, ma un fattore sulla cui importanza è già d'accordo un certo numero di persone, le quali non voglion far poesie: ma cinema». « E, personalmente, come credete di poter es- sere impiegato? Ognuno di voi porta con sé un carico di esperienze che dovranno ben essere sfruttate, penso ». « Come mio contributo personale nel gruppo, io credo di poter essere utile nel definire situa- zioni, concretare personaggi, risolvere passaggi e nodi di dialogo ». « Avete già " lavorato " per il cinema, mi pa- re: è vero? ». « Le mie esperienze — diciamo cinematografi- che — non sono molte, ma qualcosa credo di aver imparato. Cominciai con lo stendere la sceneggiatura completa, ai tempi del muto, di una novella di mio Padre : la rosa (regista Ar- naldo Frateili); poi collaborai con mio Padre alla stesura del canovaccio di giuoca, Pietro che poi diventò acciaio nella realizzazione di Walter Ruttmann; più tardi curai la recitazione degli attori italiani nella realizzazione in doppia ver- sione che Chenal fece del fu Mattia pascal; e per ultimo, con Corrado Alvaro, ho lavorato intorno alla sceneggiatura di terra di nessuno diretta da Poggioli. Sono esperienze esclusi- vamente posate sull'opera letteraria di mio Padre ». « Mi pare che non sia poco! ». Stefano Landi sorride. „ K. Ct. 360 LEO LONGANESI A casa sua Leo Longanesi sta lavorando con Penili in uno studio ampio e chiaro. L'arreda- mento è perfettamente intonato al gusto otto- centesco, lezioso del pittore bolognese. Tutta la casa del resto, per quello che ne abbiam visto, ci sembra avere lo stesso tono. Longanesi appartiene a quella classe di uomini il cui gusto prepotente non ammette compro- messi. Perilli è sprofondato in un divano, sul tavolo davanti a lui stanno cartelle già scritte: una occhiata è sufficente per farci capire che si trat- ta di una sceneggiatura. Seccante interrompere chi lavora, tanto più per porgli domande imbarazzanti, ma non è colpa nostra. « Francamente — fa Longanesi — non so cosa dire. L'unico mezzo, mi sembra, per curare il cinema italiano è proprio questo degli Autori Associati, in cui tanti e così disparati tempera- menti sono riuniti per lo stesso fine. A mio av- viso, appunto da questo urto di idee potrà na- scere qualcosa di buono. Io stesso sono certo che darò assai più di quanto non mi sia possi- bile da solo. Perchè, voi dite? Semplice: per- chè a furia di discutere sarò costretto a guarda- re le cose con gli occhi degli altri, che non sono, come i miei, ironici e satirici. Una sceneggia- tura è un po' un mosaico, di cui ciascuno può fare un pezzettino. Come in pittura c'è chi si specializza nel paesaggio, chi nelle figure ma- cabre, chi in quelle gaie, cosi può essere nel cinema: ognuno di noi può dar vita a perso- naggi e cose che si avvicinino al suo tempera- mento ». Domandiamo a Longanesi se nella sua qualità di pittore pensi di poter offrire ugualmente il suo contributo. Egli dice: « Credo di si. Siccome è nelle intenzioni degli A. A. di seguire attentamente tutte le fasi an- che realizzative delle pellicole su cui pongono la propria firma, così ho idea di disegnare boz- zetti scenografici, costumi, arredamenti... ». E a noi par di vederle, codeste scenografie di Longanesi. Figuratevi un ambiente borghese fi- ne Ottocento da lui ideato e arredato! Avemmo occasione di lavorare qualche tempo in un ufficio che fu già del direttore di Omnibus. C'era, appeso al muro, un lampadario che atti- rava l'attenzione di quanti entravano nella stan- za. D'ottone bucherellato, con un grande globo, pareva un lampione di strada, o una lampada da sepolcro, o qualche cosa del genere. Nessuno di noi chiese chi l'aveva comprato. Era, quel lampione, il ritratto di Longanesi. __ . MARIO PANNUNZIO Abbiamo trovato Mario Pannunzio negli uffici della redazione di Oggi. Era attorniato da una corte di collaboratori, e fra costoro ci piace ri- cordare Elsa Morante che provava un abito dal quale trarre argomento letterario, Ennio Flaiano a tu per tu con antichi testi di critica teatrale, Alberto Savinio intento a scrivere un pezzo di « ordine cinematografico ». Interrogato, Pannunzio ha risposto che degli Autori Associati pensava tutto, il bene possi- bile. « Anche noi » — abbiamo detto, e subito abbiamo aggiunto: « i compiti di questa sorta di Consiglio dei Dieci ce l'ha illustrati Zavat- tini, quel che conta è sapere di ogni membro il pensiero personale sul cinema nostro, e come crede di essere o di poter essere impiegato nella attività del gruppo ». La conversazione poi si è sciolta in un seguito di domande, risposte, interruzioni e riprese; nella conclusione Pannunzio ha chiaramente detto: « Finora il cinema in Italia lo si è inteso e fatto in modo sperimentale e non per così dire, scien- tifico. Vale a dire che gli elementi che più con- tribuiscono a caratterizzare un film : soggetto e sceneggiatura, sono stati considerati in modo ambiguo, dilettantesco ed « estemporaneo ». » Occorre invece una esatta, particolareggiata, scientifica [e qui Pannunzio calca e sottolinea la parola, l'aggettivo] (che a modo mio equi- vale ad artistica) preparazione letteraria perchè i possibili scarti della realizzazione siano ridotti al minimo. Soltanto da un lavoro di collabora- zione, quale si propone di ottenere il nuovo grup- po degli Autori Associati, quella esattezza e in- sieme varietà di studi preparatori potrà essere ottenuta. È una prova quindi che merita atten- zione, visto che per la prima volta da noi viene tentata — letterati ed artisti essendo, di solito, assoggettati alle casuali esigenze dei produttori. Sarà una cosa fatta con criteri eminentemente sani, cioè intelligenti ». « E personalmente come verrete impiegato? ». « Nel trovare, scegliere e concludere situazioni e personaggi « cinematografici », solo cinemato- grafici ». Su nostra richiesta Mario Pannunzio racconta <( come è entrato nel cinema », ma lo spazio sta- volta vieta di dilungarci. A titolo di informa- zione ricordiamo che il direttore di Oggi ha la- vorato nel fu Mattia pascal come assistente, che ha fatto parte della sceneggiatura di grandi magazzini e di documento, e ultimamente ha sceneggiato capitan fracassa non ancora in la- vorazione. Ora sta lavorando intorno alla sce- neggiatura di AT TEMPI DI CESARE BORGIA. Come critico ha scritto a lungo di cinema su. Omnibus, ed ha collaborato con arguti e vivaci scritti anche a Cinema. ri. lì. CORRADO PAVOLINI Le esperienze di regista teatrale, Corrado Pa- volini le sottolineò tempo addietro in un articolo su La Lettura. Il senso pieno e costruttivo dello spettacolo ce 10 dette nel 1939 mettendo in scena tre Nò giap- ponesi al Teatro delle Arti. 11 gusto espertissimo suo in materia di cinema, lo sventolò (mi si passi la frase) durante le sue lezioni alle serate retrospettive alla Minerva e al Cine attualità. La presenza di Pavolini nel gruppo degli Auto- ri Associati ci ha invitato a chiedergli qual- cosa. Abbiamo pescato Pavolini a Firenze dove alle- stisce alcuni spettacoli per il « Maggio ». « È facile enumerare gli errori del film italiano, — ci ha detto. — Ma non è affatto da codesti errori che derivano gli errori della cinemato- grafia nostra ». « -Ho sempre avuto il sospetto che ai nostri film, per essere ottimi, non manchi, quasi sem- pre, che una cosa da nulla : quell'impondera- bile, quel quid — quell'inerzia — in cui consi- ste poi tutta l'arte ». « Perciò agli Autori Associati mi sono messo in testa di non dare, come mio apporto personale, se non quel tanto (o poco) che mi ha insegnato l'esperienza di regista teatrale: rispettare, e an- zi potenziare al massimo le singole individualità; ma cercare nello stesso tempo di armonizzarle, di imprimer loro il suggello di uno stile unita- rio, ridurle a una singolare coerenza ». » Non vorrei perciò lavorare direttamente a sog- getti, sceneggiature, eccetera; ma piuttosto met- tere mano — in codesto significato di fusione, di riduzione a un comun denominatore poetico e spettacolare — nel lavoro degli altri. Forse così potrei recare all'impresa un contributo ali- bastanza utile, se non mi illudo ». « Tutto ciò, abbiamo detto, tutto ciò mostra co- me anche nei cinematografari possano albergare nobili spiriti; ma Zavattini è d'accordo? ». Pavolini ci ha offerto da fumare; dopo aver acceso ha risposto : « Certo. È appunto il fine che egli ha posto all'attività degli Autori Associati: rispettare le aspirazioni e le capacità di ciascuno che, spesso insufficienti individualmente a creare da sole un'opera cinematografica completa, potranno, integrandosi l'una nell'altra, fondere insieme la tecnica e la fantasia, e giungere a grandi rea- lizzazioni ». La scatola di sigarette era finita, e ci pareva inutile restare ancora. _, XV. Ct. 361 IVO PERILLI Tra i dieci componenti degli Autori Associati, Perilli è il solo che si è sempre interessato esclu- sivamente di cinematografo. Ci è parso perciò significativo chiedergli quali sono le sue funzio- ni negli Autori Associati : « Mio compito negli Autori Associati — ci ha risposto — è quello di conciliare le idee degli scrittori con le esigenze dei produttori e dei registi, e far sì che i criteri pratici, gli immu- tabili canoni, l'« esperienza cinematografica » di questi ultimi non soffochino l'ispirazione dei pri- mi. La mia posizione, insomma, è quella di tec- nico che ha il sospetto — diciamo così — della poesia e della buona letteratura ». Perilli è davvero modesto! Prima di occuparsi di cinema, egli disegnava e s'interessava di sce- nografia. Il suo ingresso nel cinema fu relativamente facile : « Quando, da neòfita, arrivi sui luoghi della produzione — seguita a spiegarci Perilli — ca- rico di entusiasmo e d'illusione, subito ti senti schiacciare da quel- bagaglio che ti pareva così leggero : difficile è resistere alla tentazione di disfarsene. « Nel caos di quel mondo ancora in formazio- ne gli effetti della gravità sono centuplicati, le idee più alate si fanno terra terra, e il cineasta che s'è affrettato a liberarsi del suo carico idea- le è presto mutato in cinematografaro: eh' è una specie di alchimista alla rovescia, capace solo di tramutare l'oro in piombo. « Come potrebbe in questa atmosfera greve tro- vare alimento la fiammella della poesia? « Non basta fornire agl'imprenditori una non ignobile materia; bisogna aiutarli a sollevare il film (questa costruzione di gusto quasi sempre composito) ad un dignitoso livello artistico. « A ciò occorrono buone spalle, le cariatidi non sono mai troppe. « Ecco perchè ho accettato con entusiasmo di far parte degli Autori Associati ». « E certo voi pensate che gli A. A. porteranno una voce nuova nella produzione italiana, non è vero? ». « È mia opinione che il cinematografo debba nutrirsi di vera poesia, di vera letteratura, di vero teatro : voglio dire poesia, letteratura, tea- tro nati dal contatto diretto con la vita. Il ci- nema che s'ispira al cinema non può avere vitalità alcuna ». Ci fece piacere, veramente, di sentire tanta chiarezza di propositi e tanta finezza di idee, in « uno del cinema » qual'è schiettamente Perilli. Non sarà certo vano il suo contributo negli A. A. M. M. PIERO TELLINI Piero Tellini è il pupillo della compagnia : 2$ anni. Ma questo non significa nulla, la sua espe- rienza in fatto di cinema è già notevole. Da codesta esperienza appunto derivano le idee che ora ci espone, nello studio di Zavattini dove ci ha ricevuti. Anche per Tellini i guai della nostra cinema- tografia sono prevalentemente di ordine orga- nizzativo. Produttori che riducono all'improv- viso i giorni di lavorazione e le somme preven- tivate, che impongono mutamenti repentini al soggetto, che esigono questo o quel finale, pre- ferito, dicono, dal pubblico (in realtà da un loro pubblico ideale che non ha nulla a che vedere col nostro), che pretendono talvolta sostituirsi perfino al regista durante le riprese, accampan- do esperienze mai avute, insomma che vietano a chicchessia di mettere in luce uno stile, una personalità, sono frequenti da noi e costituisco- no il nostro più grave malanno, al quale gli A. A. tenteranno di porre riparo. Tellini si accalora nel parlare, e in lui, che sappiamo appena uscito da un'esperienza del genere, questo ci sembra segno di sincerità, di buona fede. È inutile : a parlare con questi « as- sociati », si direbbe che se un rinnovamento ha da venire nel nostro cinematografo, esso recherà la loro firma. Staremo a vedere. Un'altra questione non meno importante da ri- solvere è secondo Tellini quella dei soggetti. Gli A. A. affronteranno anche questa. Si sa cosa accade di regola attualmente. Uno sparuto nu- cleo di soggettisti tiene il campo. I suoi compo- nenti hanno formato per così dire un genere, e i produttori usano dire : « Vorrei una coset- tina comico-sentimentale alla Tizio... »: inutile far nomi, tutti possono capire chi sono i Tizii e i Cai ai quali ci riferiamo, e le cui orme deve calcare chi intende veder realizzate le sue trame. In considerazione di ciò il program- ma degli A. A. prevede l'istituzio- ne di un ufficio che avrà l'esclusi- vo compito di ac- cogliere, leggere e selezionare i sog- getti inviatigli, per sottoporli quindi all'approva- zione delle case produttrici, senza che alcun com- penso sia dovuto agli A. A. È il caso di rilevare l'enorme importanza di siffatta iniziativa? Credo che per essa pioveranno sul capo degli A. A. le benedizioni di tutti coloro, e sono molti, che per non avere amici produttori hanno sempre lavo- rato invano. ,, . M. A. In mancanza «lei ilcri Primo A«'s;ii<>. attualmente in Spagna, diivc prc»»ta la ma opera nel film *I cadetti dell' Alea- zar", e reo vi le coiiIcskìoiii degli Autori Associati, eoinporieiiti di mia nuova e Mia- golare organizzazione cinciuatografioa CESARE ZAVATTINI Il gran parlare che s'è fatto negli ultimi tempi di questi Autori Associati dimostra quanto gli italiani abbiano a cuore il migliorarsi della pro- duzione cinematografica nazionale. Ma dimostra nel contempo la fiducia che codesta accolta di scrittori e cineasti ha saputo accaparrarsi al suo sorgere. Gli è che nelle intenzioni da essa annunciate si è subito notato qualche cosa di de- ciso, qualche cosa di puro, un entusiasmo quasi ingenuo, lan- ciullesco, e disinte- ressato, come da tempo non capitava vedere. Non so più chi disse che tutto si può fare, purché in buona fede, cioè in buona fede verso se stessi, cioè seriamente. Sta il fatto che il cinema italiano manca di buona fede. Spira ancora troppa aria di milioni. Osiamo dire che un cinema squattri- nato, un cinema costretto a lavorare onestamen- te per guadagnarsi la vita, sarebbe la nostra fortuna. Il nostro cinematografo avrebbe bisogno di Montecarlo, della roulette per rovinarsi e cer- care di rifar fortuna mutando vita. Ora gli A. A. hanno intenzioni del genere: fu Zavattini a dircelo, che ne è il Direttore. Essi tenteranno strade imbattute, al fine di creare un genere che sia l'espressione dell'attuale orienta- mento intellettuale italiano e insieme segni un progresso dell'arte cinematografica. Le prime idee erano veramente un po' vaghe : si parlava di scrivere soggetti e sceneggiature, soltanto; ma il programma acquistò via via consistenza, si ampliò, ed ora si pensa alla produzione. E poiché la figura del produttore è una delle pec- che che si lamentano nella nostra organizzazione, gli A. A. si sostituiranno ad esso per imporre al lavoro una impronta precisa e prestabilita. Un esperimento in questo senso è allo studio. Si tratta di un film composto da diversi corti metraggi, tenuti insieme da un titolo rispec- chiante il comune assunto ideologico : favole moderne. Vi sarà il comico, il grottesco, il far- sesco, il drammatico, il romantico, ecc. Ma vi saranno nomi nuovi : registi nuovi, attori nuo- vi, ecc. Se anche uno solo di questi corti me- traggi — è sempre Zavattini che parla — avrà un effettivo valore, lo scopo sarà raggiunto. Ge- nerazioni stanno passando piene di estro cine- matografico, che al cinema non riescono ad ac- costarsi. Gli A. A. tenteranno di infrangere le barriere, di aprire le porte a costoro. Come nega- re simpatia a simili proponimenti? .„ . 362 .'.^. * ^ 5*." \ - •A.'.V.V.V^J^ vrzvnxz, ^ K ' J^^VwV* »«M^'- ■^. % |™^ ?XZì£ZZZ iifSSS^^?V^^WAWAU>uy<»iViM_^ SS -"■^^"■"-'-'-•-----^"- FIERA DELLE NOVITÀ UOMINI E TOPI «t :<* Curley (Bob Steele), il figlio del rancher di Saliti as Valley dove si svolge la vicenda, cerca la giovane moglie civetta, della quale è follemente geloso UN GIORNO della primavera dell'anno scorso, il regista Lewis Milestone (front page, nulla di NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE, PIOGGIA) e lo scenarista Gene Solow, finito un film scritto in collaborazione, se n'andarono a New York in va- canza. Decisero allora di fare uomini e topi; ot- tennero da Steinbeck un'opzione di due mesi per i diritti del dramma (esiste, oltre il racconto, una trasposizione teatrale), rimossero le obbiezioni del « Generale » Will Hays, trovarono il capitale oc- corrente (250.000 dollari, versati da Hai Roach, l'unico produttore che credette alla cosa), e né essi né Steinbeck vollero esser pagati, riservan- dosi di partecipare ai profitti. Lunga fu la scelta degli attori : Milestone, regista e produttore as- sociato, esigeva gli autentici interpreti dei per- sonaggi steinbeckiani, non delle mere imitazioni hollywoodiane. Burgess Meredith (George), Lon Chaney jr. (Lennie), Betty Field (la moglie di Curley), Charles Bickford (Slim), Bob Steele (Cur- ley), Roman Bohnen (Candy), Leigh Whipper (Crooks) sono stati prescelti, e sembra una sele- zione davvero raffinata, nel rapporto sanguigno e psicologico, per così dire, con le figure del libro. Il film, presentato in America agli inizi del 1940, ha avuto enorme successo di pubblico e di critica. Appartiene alla migliore vena realistica del cine- >. Quando io, Cooper e il direttore di produzione Dale Van Every incominciammo la preparazione del film, facemmo illustrare da un pittore tutta quanta la sceneggiatura, fotogramma per foto- gramma, proporzionando sempre i nani con l'attore Albert Dekker (Dottor Ciclope) e con gli oggetti normali. Ogni scena venne accu- ratamente delineata; disegni a scala indicavano dove sarebbero ve- nuti a trovarsi ogni sostegno, ogni pezzo del mobilio, ogni oggetto nella scena. Gli esperti degli effetti speciali, i tecnici e io prepa- rammo formule per determinare il punto preciso dove si sarebbe piazzata la macchina da presa, e l'esatta posizione che ogni attore avrebbe assunta. Precisammo pure quali altezze l'obiettivo avrebbe volta a volta avute da terra, quali le distanze tra l'obiettivo e gli attori, tra gli attori e un tavolo, per es., e se i piedi degli attori do- vessero poggiare su un livello orizzontale o obliquo. Per ovviare alla curiosità del lettore, dirò che non si potè, su quest'ultimo punto, seguire una regola fissa : ora si seguì il criterio orizzontale, ora quello obliquo; sempre in dipendenza dei movimenti di macchina. Tutte queste precauzioni, e questi perfetti calcoli matematici, fu- rono necessari per creare i « nani ». Precauzioni e calcoli, pei quali bastarono, effettivamente, il righello e l'inchiostro di China. E poi venne l'aiuto degli « effetti speciali » : trasparente, schermo diviso, esposizioni doppie, ecc.; tutte cose già largamente usate (e in modo specialmente analogo nella bambola del diavolo). Ma mi dimenticavo di dire che il mio film è in Techni- color : e la grande novità tecnica del dottor ciclope è che prima di esso il Technicolor ignorava i succitati trucchi. Così abbiam po- tuto provare che il colore non porta alcun imbarazzo alla mobilità e alla malleabilità (per così dire) dello schermo. Il compito più duro fu quello di riprendere Dekker normale, mentre gli altri attori diventavano piccoli. Dekker non doveva, da un mo- mento all'altro, apparire come un gigante dopo la trasformazione degli altri, iquali allora sarebbero sembrati normali. Ovvero, se non si stava attenti, si rischiava di raggiungere l'effetto opposto : quasi che il filtro magico avesse influenza — opposta — sul pazzo invece che sui suoi invitati. Perciò avemmo cura di mantenere sem- pre i nani in rapporto con oggetti noti alla vista dello spettatore. Per es. : Dekker sta seduto in una sedia; pende un poco avanti, un braccio su un tavolo, e parla coi nani. Ogni cosa è di grandezza normale. Un rapido stacco, e vediamo le sue vittime che lo con- templano spaventate. Nella scena, la sedia e il tavolo servono di riferimento: lo spettatore, abituandosi al cambiamento, riconosce Dekker come normale, e vede piccoli gli altri scienziati. Con tutti i trucchi di questo mondo, non avremmo raggiunto questo risultato tanto perfettamente, se non avessimo misurato come abbiam fatto prima, a rigore matematico. Tutti i movimenti dei << piccoli » erano un poco rallentati per esa- gerare il fatto ch'erano di statura ridotta. Il tecnico del suono ebbe cura di rendere più acuto il suono delle loro voci, perchè le voci normali, troppo profonde, sarebbero sembrate inammissibili, uscen- do da corpi così minimi. Anche il dialogo fu scritto in modo che non ci fossero domande o risposte fulminee, sì da permettere una certa pausa ogni volta. Ogni scena fu determinata col cronometro, poiché ogni discorso neces- sariamente doveva durare un certo numero di secondi. Erano ben staccati i discorsi dei piccoli dalle repliche del torreggiante Dekker, prima e dopo ch'egli aprisse bocca. Sfortunatamente non posso diffondermi in maggiori particolari, in quanto la Casa produttrice esige il segreto su certi punti delicati — vi dirò in un orecchio che si tratta delle nostre empiriche scoperte a proposito dei trucchi nel colore. Per il resto, dirò soltanto, rispon- dendo alle incondizionate lodi dei tecnici di tutta l'America, che sono convinto si possa ancora far di meglio, tenendo conto del ri- ghello, dell'inchiostro di China e delle formule algebriche non meno che degli « effetti speciali ». Credo che nel prossimo film, sempre a colori, che io e i sunnominati tecnici abbiamo in mente di fare, potremo noi stessi arrivare più avanti sull'interessante cammino. ERNEST B. SCHOEDSACK 367 locrlito Bnuiepm di tutta la RiuieRfl ui OTTenoono ' _ -^j 368 wmm m ©ibsto ©nolana »0» ECCELLENTE * * * BUONO »» MEDIOCRE * SBAGLIATO • ••A MEZZANOTTE JPaid lo Dance) - U.S. A. - Prod.: Columbia - E. LA. - Remili: C. C. Colemart - Sogg.: D. Lesile. T W hit e - Scenegg.: Robert E. Kent - Coinm. mus.: Morris Stoloff - Operatore : George Meehan - Inter- preti: Don Ferry. Jacqueline Wells, Rita Hayworth. Arthur Loft. Si può dire senz'altro che tutti gli aspetti della vita quotidiana d'America siano stati più o meno sfruttati da quella cinematografia, ma uno man- cava ancora per completare la serie: l'esistenza delle taxi-girls, di quelle ragazze cioè che noleg- giano previo rigido pagamento di tagliandi le danze in pubbliche sale da ballo, a mezzanotte si è occupato di colmare la lacuna e l'ha colmata nel miglior modo possibile, dandoci una storia fatta di rapidità, di ritmo, di impareggiabile ca- ratterizzazione. Un film dell'ormai applaudito fi- lone « dei gangsters » che non ha nulla da invi- diare ai pezzi più belli di quel tipo. * • PERDIZIONE {Im danseuse rouge) - Francia - Prod. : Cinatlantica - E. LA. - Regìa: J. P. Panini - Sogg.: C H. Ulrich - Scenegg.: C. H. Hirsch. M. Mars - Scenografia: Lu- chaìipf} - Comm . mus.: N. Fiorda - Operatore: To- porlioff - Interpreti: Vera Korène, Jean Worms. Jean Galland, Ludmille Pitoéff. Questo film che si snoda con una troppo metico- losa regolarità sin da renderlo talvolta alquanto noioso e prolisso, riscatta una certa vivezza dram- matica nelle scene finali che precedono la fuci- lazione di Vera Korene nelle vesti di una imma- ginaria e combattuta Mata Hari. Il lavoro, che vuol lasciare nell'ombra i retroscena di spionag- gio, che sono in realtà il motore e la ragione del film, si giova massimamente di elementi coreo- grafici e decorativi che t -ntano più che altro di fissare un ambiente e di dare un clima. Non ci è sembrato che però due Lali elementi siano suffi- cienti per ciò che si è voluto raggiungere. • • È SBARCATO UN MARINAIO Italia - Prod. : Manenti - Cine Tirrenia - Regìa : Piero Ballerini - Dirett . di prod. : Eugenio Fontana - Sog- getto e scenegg. : Piero Ballerini - Scenografia : Luigi Ricci - Musica: Casa Ed. Leonardi - Comm. mus.: M. Di Lazzaro ■ Operatore: Antonio Marzari - Fo- nico : Itala Acustica - Interpreti : Amedeo Nazzari, Doris Duranti, Polidor , Germana Paolierì , Enrico Glori, Andrea Checchi. Il peso delle esperienze dell'ultima produzione francese è forse eccessivamente palese in questo film di Piero Ballerini, perchè la ricerca di una particolare atmosfera risulti originale, nuova ed in breve accettabile. Siamo in un clima spaesato e poco chiaro seppure alcune delle persone che vi agiscono risultino qua e là di una certa con- cretezza di costruzione. Spiace al solito la rigida sonorità della voce di Nazzari, e la troppo cal- cata caratterizzazione delle figure di secondo pia- no, che vengono « annotate » più che rese come uomini. Anche il commento musicale è tutto im- perniato in una « sistemazione » di maniera tran cese, talché tra la cupa illuminazione materiale e spirituale del film, e la sua musica ci si do- manda se in effetto siano proprio necessarie tali ricalcature. (Foto E. Gneme). • • DONNA DIMENTICATA (Forgotten Woman\ - USA. - Prod.: New Univer- sa! - l.C.I. - Regìa: Harold Young - Sogg.: John Kobìer - Scenegg. : Lione! Houser, Harold Bucìur.an - Operatore: Stanley Cortez - Fonico: William Hedg- coc\ - Produttore associato : Edmund Graninger - In- terpreti: Sigrid Gurie, Ève Arden, William Lundigan , Donald Briggs. La donna dimenticata è Sigrid Gurie, ottima at- trice, che sostiene si può dire da sola tutto il com- plesso di questo film, che è la storia di una inno- cente, condannata quale complice di un'aggres- sione e lasciata in forza dell'errore giudiziario per vari anni in prigione. Il film che si inizia con la consueta aria movimentata americana, stagna poi in azioni a scena fissa e patetica. Ma voi capite che poi tutto si accomoderà, che una riabilitazione morale e materiale dovrà alla fi- ne venire, e con essa anche l'amore. A tutti questi rimedi, e principalmente all'ultimo pen- serà R. Sulham anch'esso ottimo attore, pro- totipo di quel civile e seriamente elegante pro- fessionista che anche in America è sempre « un buon partito ». • • NAPOLEONE E GIUSEPPINA BEAUHARNAIS (A Royal Diuorcé) - Inghilterra - Produzione : Herbert Wilcox - Scalerà Film - Regìa : Jacl( Raymond - Di- rettore di produzione : Herbert Wilcox - Soggetto : Jacques Thery - Interpreti : Pierre Blanchar, Ruth Chatterton , Franì^ Cellier , Carol Goodner, Auriol Lee, Lawrence Hanray . Alan Jeayes. « Chi non ha avuto il suo Napoleone? » diranno un giorno i cultori di cronache cinematografiche dei nostri tempi. « E chi ci ha dato veramente Napoleone? » ci domandiamo ancora oggi noi, vit- time di tanti diversi fantasmi cinematografici del grande Còrso. Non certo questo film di Jack Ray- mond sovraccarico di quella drammaticità intima da romanzo d'appendice che rende addirittura ri- dicoli personaggi ed azioni. Pierre Blanchar se è discretamente a posto nei panni del giovane ge- nerale Buonaparte, non lo è certo più in quelli di un imperatore che egli presenta come un romantico e passionale amante. Meglio semmai Ruth Chatterton per quanto anch'essa risulti più decorativo elemento neoclassicheggiante che non persona viva e importante. • •IN CAMPAGNA È CADUTA UNA STELLA Italia - Prod.: Defilm-Cine Tirrenia - Regìa: Eduardo De Filippo - Sogg. : Peppino De Filippo - Scenegg. : Eduardo De Filippo, Riccardo Preda - Sccnogr. : Gio- vanni Brancaccio Musica: C. A. Bixio - Oper.: Ma- rio Albertelli - Dirett. di prod. : Oscar Gaeta - Inter- preti: Eduardo De Filippo, Rosina Lawrence, Peppino De Filippo, Oretta Fiume, Elena Altieri. Ci sembra che il motivo più interessante di que- sto ultimo film dei fratelli De Filippo sia quello di una continua ricerca di una poesia rustica e semplice che circondi costantemente le scene e le porti oltre e al disopra della semplice comi- cità farsesca. E in molti punti tn campagna è caduta una stella giunge a questa poeticità come nel faunesco balletto di Peppino De Fi- lippo e negli spunti ingenuamente campagnoli di cui il lavoro è pieno. Purtroppo tutto è ancora basato sull'industriosità dei due protagonisti che riempiono unicamente di sé stessi le molte falle del film. Industriosità che d'altra parte è di tale altezza e di tale valore da salvare le molte man- chevolezze. GIUSEPPE ISANI 3«9 coiicorso peR uno noueui 2° PRQmiO Riccion REGOLAMENTO 1° - L'Azienda Autonoma di' Soggiorno di Riccione, conferma, anche per l'anno 1940-XVIII, al Comitato Manifestazioni l'incarico di organizzare l'annuale 'Concorso per una composizione narrativa di carat- tere cinematografico'. 2° - // Concorso, che viene denominato 'Secondo Premio Riccione', ha per oggetto una NOVELLA CINEMATOGRAFICA. Novella cioè dalla quale si possa facilmente trarre un soggetto per film. 3° - // Concorso è libero a tutti. 4° - La scelta del soggetto della novella è libera per i concorrenti. Unica condizione è quella che l'azione, o parte di essa, interessi la vita estiva di Riccione. 5° - / lavori per essere ammessi al Concorso dovranno, a) pervenire dattilografati in triplice copia (che non verranno restituite} al COMITATO MANIFESTAZIONI RICCIONE non oltre le ore 12 del 5 luglio e. a., b) essere contrassegnati unicamente da un motto e accompagnati da una busta chiusa, contrassegnata dallo stesso motto contenente nome e indirizzo dell'autore , e) non superare le ÌO cartelle dattilografale a spaziatura normale. 6° - I lavori verranno esaminati da una commissione cosi composta: Vittorio Mussolini - Presidente; Fabio Tombari, Fulvio Palmieri, Giacomo Rancati in rappresentanza della Direzione Generale per la Cine- matografia, Frangiotto Pullè Presidente dell' Azienda di Soggiorno, membri; Rosario Leone - Segretario. 7° - Il lavoro vincente verrà premiato con L 5.000 (cinquemila), pubblicato sulla rivista CINEMA e segnalato ai produttori per la sua realizzazione. 8 // premio sarà comunque assegnato e indivisibile. L'ALMANACCO DEL E' in preparazione la seconda edizione. In questi giorni vengono invi questionari da riempire. Coloro che entro il mese di maggio non ricev domande qui appresso riportate: Per produttori, soggettisti, sceneggiatori, registi, musicisti, tecnici (direttori e ispettori di produzione, scenografi, costumisti, operatori, fonici, montatori, dialoghisti, segretari di edizione, capi uffici- stampa) : cognome e nome; data e luogo di nascita; indirizzo esatto; qualifica; studi compiuti; scuole speciali frequentate; un breve riassunto della carriera; attività svolta nel cinematografo specificando i film ai quali hanno partecipato con l'indicazione della funzione, della data, delle case produttrici. atl era CINEMA ITALIANO agli attori, generici extra, registi, attori di doppiaggio, tecnici, nno direttamente detto questionario ci scrivano subito in base alle Per gli attori, attori di doppiaggio, generici extra: cognome e no- me; data e luogo di nascita; indirizzo esatto; altezza; peso nor- male; colore dei capelli; studi compiati; scuole speciali frequentate (ballo, recitazione, ecc.); lingue straniere conosciute; sport pra- ticati; recitate in teatro?; recitate alla radio?; effettuate doppiaggi?; film interpretati con indicazione delle date e delle Case produt- trici; un breve riassunto della carriera; varie (altre eventuali atti- vità artistiche ed ulteriori indicazioni). 370 CRONACHE DI 3 0 ANNI FA «vn« cinghiò (maggio 1911) ir Igiene e sicurezza nei cinematografi. — // collega G. Bureau, direttore del Cine Journal prende lo spunto da una sene di conferenze che si ten- gono in Germania, per protestare contro la trascuratezza di ogni prescri- zione igienica nelle sale cinematografiche, clic in massima parte sono prive di aria e di ventilazione, ricettacolo di microbi deleteri per la salute degli spettatori, e particolarmente dei bambini che ne sono i più assidui fre- quentatori. Non possiamo non associarci al grido d'allarme per sì gravis- simo inconveniente, anzi aggiungeremo che da qualche tempo avevamo in animo di iniziare una campagna in proposito. Il nostro riserbo, adun- que, non ha più motivo di esistere. Eccezion fatta per pochi locali, molte sale cinematografiche sono in ambienti sotterranei, angusti e fetidi; vere caverne che ospitare dovrebbero delle belve, anziché degli esseri umani. Ed è in queste caverne che continuamente ed in modo allarmante, nei giorni festivi, si ammassa il pubblico per assistere alle proiezioni, in que- ste caverne umide e prive di aria e luce, che mille fiati si immagazzinano e si confondono in un tanfo nauseatile e pernicioso senza che il minimo riguardo si abbia per la salute, non solo, ma per la sicurezza di uscirne vivi. ir La notizietta riguardante la nuova fabbrica cinematografica » Abru- tium films » che commcierà a funzionare a Teramo, Abruzzo forte e gen- tile, non è perfettamente esatta, così cotne è stata pubblicata nel numero scorso della Vita cinematografica. La nuova fabbrica di cinematografie è di proprietà del sig. Giustino Bonolis, uno dei forti possidenti abruz- zesi. Egli 'è un giovane veramente intellettuale, nel più lato senso della parola, che ha voluto apportare, con l'arte nuova, lustro e decoro alla sua terra natia che va ita i più poderosi ingegni italiani. Il sig. Bonolis anima e cuore d'artista, si ripromette di far conoscere al mondo tutte le bellezze di quelle regioni, bellezze ignorate anche dagli stessi italiani. La lavorazione si mizierà con una « serie montanina » per la quale si è acca- parrata la collaborazione di illustri personalità più conosciute nell'arte, personalità die ebbero la loro culla nell' Abruzzo. ir La parola del critico: il purgatorio (visioni della Divina Commedia realizzate dalla Casa Heliosj. E canterò di quel secondo regno. dove l'umano spirito si purga, e di salire al Ciel diventa degno. scrive il sommo Alighieri, iniziando la seconda cantica del suo immortale poema; io invece dirò che certi colossi dovrebbero essere sacri e non pro- fanati da alcuno, per quanto non metta in dubbio il nobile scopo che anima coloro che si accingono ad un'impresa sì ardua qual'è quella di riprodurre plasticamente quanto ideò il genio fantastico del più grande poeta. Non voglio analizzare minutamente questo purgatorio, che la Helios ha lanciato sul mercato cinematografico, perchè sarebbe inutile una critica severa e dettagliata. Certo che se qualche quadro tecnicamente ? ben riuscito (specie quello riproducente V Alighieri trasportato dall'aquila d'oro nell' immensità dello spazio) tutto l'insieme -non può soddisfare chi non è digiuno perfettamente della Divina Commedia, ed ha un'idea, anche lontanissima, della grandiosa concezione delle singole cantiche, per ri- produrre le quali è umanamente impossibile non cadere nel grottesco. Ad ogni modo prendiamo nota della buona volontà della Helios che, con gli scarsi mezzi dei quali dispone, ha fatto un tentativo audace. Se non vi è riuscita perfettamente, non per questo il suo tentativo rimane senza ri- compensa: il pubblico si interessa lo stesso e la pellicola farà il giro di quasi tutti i cinematografi con successo finanziario assicurato. E non tutto è perduto. (da 'La vita cinematografica') ir ir ir 371 CHI AVESSE nominato Mischa Auer prima dell'iMPAREcciABiLE godfrev, pro- babilmente avrebbe pronunciato un no- me nuovo alle orecchie anche del più accanito appassionato di cinematografo. Il successo di questo attore è soprattut- to dovuto al mutamento che egli ha saputo ad un certo momento impri- mere alla sua figura ed ai personaggi che impersonava : personaggi incolori di cattivo o bruto alla Boris Karloff, o tipi di russi, slavi, indiani che gli erano affidati soltanto perchè il suo fi- sico si prestava docilmente alle più strambe trasformazioni. Con un po' di fatica è forse possibile a tutti ricor- darlo — generico di secondo piano — ne LA CASA DEL TERRORE, che fu il SUO primo film, in passaporto giallo, con Lionel Barrymore ed Elissa Landi, in un ruolo di « russo » stereotipato, in ARSENIO LUPIN, in UN'OMBRA NELLA NEB- BIA, insieme a Ronald Coiman, parti- giano o, meglio, scudiero del corpo di guardia del malvagio Warner Oland. Evidentemente il giovane Mischa era ancora in cerca di una voce originale, di quel « tipo » che doveva poi defini- tivamente affermare nell'iMPAREcciABiLE godfrey. Ed è vero che esiste un prece- dente, seppur vago e impreciso: nelle meraviglie i>ti. 2ooo, mediocre film commerciale del 1930, Mischa Auer era uno scienziato eccentrico, strampalato. Era il preludio alla creazione della sua figura 'i grottesca « che oggi è celebre in tutto il mondo. Tanto celebre e tanto conosciuta, che Mischa è oggi sinonimo — ci si perdoni l'azzardo — di sconclusionato e di bizzarro. Qualche volta, quando il person iggio esce un po' dagli schemi fissi che certamente gli im- pongono i produttori, Mischa rivela an- che un'umanità ed una sensibilità che prima sarebbe stato addirittura insen- sato soltanto intravedere. La storia di Mischa Auer è la storia comune a tanti russi fuggiti dalla pa- tria al tempo della rivoluzione. Proprio quella storia che ciascuno di noi aveva GALLERIA (v. tavola a fianco) immaginata per lui. Suo padre, aristo- cratico russo, morì durante la guerra russo-giapponese. Rimasto solo con la madre, cominciò a preparare la fuga: non fu facile naturalmente l'evasione: tanto che nelle sue biografie si parla di un piano preparato con i parenti. Lunghi giorni di marcia, tra difficoltà e tranelli di ogni genere : finalmente dopo molti giorni di cammino, Mischa e i suoi parenti trovarono rifugio pres- so l'esercito inglese, con il quale, ben- ché giovanissimo, egli combattè. Nel frattempo morì sua madre, di tifo, e Mischa restò solo. In ogni modo riu- scì a salvarsi e ad arrivare in Italia, dove restò diverso tempo presso una amica della madre, a Firenze. A questo punto, intervenne l'inaspetta- to colpo di scena: la vecchia amica di sua madre scrisse al nonno materno di Mischa, Leopold Auer, celebre vio- linista, il quale lo chiamò in America, accompagnando naturalmente l'invito con dei sonanti dollari per il viaggio. Mischa aveva allora circa vent'anni. Egli è nato Pietroburgo il 17 novem- bre 1905. Arrivò in America dunque un giorno uno strano giovane dagli oc- chi illuminati ed accesi, ed alto come una pertica. Con il nonno, imparò pre- sto a vivere una vita comoda ed agiata. Il burbero nonno seppe presto indiriz- zarlo ed instradarlo: e davvero non si può dire che Mischa in quegli anni abbia perso il suo tempo: molti stru- menti divennero famigliari a Mischa, ed anche lo spartito e la composizione lo interessarono: si parla anche di con- certi, da lui diretti. Era un passo, se pur vago, verso il palcoscenico. Per il quale ad un certo momento sentì una attrazione che aveva tutti i segni e tutti i caratteri per definirsi seria e fruttuo- sa. Ta ito che ebbe la strada assai fa- cile e piana. Fu comico e tragico in varie commedie, tra le quali The Wild duck,, The Ridale Woman .The Kibitzer . Era forse il suo fisico che appianava gli ostacbli, che apriva così dolcemente la via a Mischa? Il fatto è che c'è sempre bisogno, in teatro, di attori ca- paci di provvide caricature e di « tutto- fare ». Nel 1028, a 25 anni, senza grandi clamori, ma apparentemente per lo meno senza inciampi pericolosi, co- mincia a Los Angeles a lavorare per il cinematografo, per il quale lascia definitivamente musica e teatro. A dodici anni dal suo ingresso nel ci- nematografo, Mischa Auer può ben di- re di aver fatto dei progressi e di aver superato molti altri caratteristi. Ad Hollywood, oggi, è uno degli attori più considerati, soprattutto perchè in America attori come Mischa si trova sempre l'occasione per farli lavorare, e nel migliore dei modi. Intanto Mi- scha vive felice e tranquillo nella sua villa, con la moglie (che non è un'at- trice) Norma Tillman ed il suo figlio- letto di tre anni, Tony. Quando lo chiamano per qualche film, egli con- sidera la parte che gli si offre, e quan- do tutto gli sta bene, si dichiara pron- to a lavorare. Passa così da una inter- pretazione all'altra, con sicurezza e con sempre maggiore successo. Da tre ra- gazze IN GAMBA ad ALLORA LA SPOSO IO con Danielle Darrieux, da cento uomi- ni e una ragazza ai recenti servizio di lusso ed angolo di cielo. La fama di Mischa Auer non è una fama posticcia od usurpata. Egli ha creato una « figura » che ha un fondo di verità e di schiettezza non certo su- perficiali. « Clown dagli occhi tristi » e stato definito dagli americani : forse a causa della sua turbolenta e tragica infanzia, Mischa immette nella sua co- micità (che vorremmo definire piena di fantasia e di genio) sempre qualche pallida vena di malinconia, e qualche volta anche di tragicità. Ma Mischa Auer rappresenta anche, ed i suoi occhi di falco ne sono l'espressione più si- cura, la sofferenza e il dolore degli uomini che hanno lottato duramente e tenacemente per la vita. FILM PRINCIPALI: la casa del ter- rore (Something Always Happens, 1928); marquis preferred (Paramount, 1929); le meraviglie del 2ooo (Just lmagine. Fox 19^0); passaporto gial- lo (Yellow Ticket, Fox, 19-51); Arse- nio lupin (Arsene Lapin, M.G.M., 1931); squillo di tromba (The Trum- pel Blows, Paramount, 1934); un om- bra nella nebbu (Bulldog Drummond Strida Buc/(, Fox, 1934;) gli amori di una spia (Stumboul Quest , M.G.M., 1934); I LANCIERI DEL BI-.NCALA (LiveS of a Bengal Lancer , Paramount, 1935); l'impareggiabile godfrev (My Man Godfrey. Universal, 1936); notti messicane (Gay Desperado, Para- mount, I936); SOTTO I PONTI DI NEW york (Winterset, RICO, 1936); tre ra- gazze in gamba (Three Smart Girls, Universal 1938); l'inafferrabile si- gnor barton (Prescription jor Roman- ce, Universal, 1938); cento uomini t una ragazza (ioo Men and a Girl, Universal, 1938); allora la sposo io (The Rage of Paris, Universal, 1438); servizio di lusso (Service de Luxe, Universal, 1939); angolo di cielo (East Side of Heaven, Universal, '939)- PUCK 372 If'l w *** NELLA VASTITÀ DEGLI ASSORTIMENTI IN ficmtaòie troverete subito le stoffe di vostro gusto, a prezzi conve nientissimi Tessuti Modello IMA NEGOZI DI VENDITA NELLE PRINCIPALI CITTÀ D'ITALIA INDUSTRIA DELLA SETA per assicurare il continuo e regolare funzionamento degli impianti cinematografici ACCUMULATORI HENSEMBERGER eme PROuincime pen il TURismo di mimi Sede: Via Nervo. 4 - Tel. 481-094 - 481-053 Uff. inf. turbi- Via Reg. Elena. 70 - Tel. 487-839 Ufficio Stazione Termini: Telefono 487-190 ASSOCIAZIONI PRO-LOCO DIPENDENTI ALBANO - ANZIO - ARICCIA - CASTELGANDOLFO - CAVE - CIVITAVECCHIA FREGENE - GENZANO - GROTTAFERRATA - LADISPOLI - LIDO DI ROMA MARINO - MONTECOMPATRI - NEMI - PALESTRINA - PALOMBARA - ROCCA DI PAPA - ROCCA PRIORA - SUBIACO - TIVOLI - VELLETRI - ZAGAROLO AZIENDA AUTONOMA DI FRASCATI 374 CAPO DI BUONA SPERANZA (Corrispondenza coi lettori) BRUNO C ART AP ATTI (Milano). - Non credo che la ripresa con pochi mo- vimenti di macchina sia monotona. I movimenti di macchina possono invece disturbare. Dovete pensare che anche in documentario vi possono essere, entro i linciti della inquadratura rissa, degli oggetti in movimento : persone o anche soltanto nuvole. Il corso di produzione è forse il più indicato al vostro caso, a meno che non abbiate speciali attitu- dini per il disegno e la scenografia, e in questo caso allora, potreste fare do- manda per il corso di scenotecnica. Dal- la produzione sono scelti di solito «li allievi per la realizzazione artistica, ov- vero regìa. Anzi attualmente il corso si chiama realizzazione e comprendi coloro che tendono specificatamente alla regìa. MOSTRO DI DUSSELDORF (Ber- gamo). - Credo di avere individuato quell'attore, tuttavia non so come si chiami. Vedrò di fare delle ricerche. Grazie della segnalazione di quel film italiano dell'i i. La passo al redattore che si occupa delle Cronache di tren- t'anni fa. GLAUCO VIAZZI (Milano). - Ricevo l'articolo. Mi pare interessante. Hai cambiato nome5 FELICE BERTOCCH1 (Roma). - Passo a chi di competenza l'articolo. Non mi sembra eccezionalmente originale. I film leggeri esistono anche nella produzione germanica. MANLIO FONTANA (Trapani). - Pao- la Barbara ha interpretato amazzoni BIANCHK, ERAVAMO SETTI SORELLh, QUESTI RACAZZI, FOLLIE DEI- SKCOLO, IL PONTI Dti sospiri. La produttrice di assenza Ingiustificata è l'Era Film, la distri- butrice è la Minerva Film. ARS WETANA - Vi è stato risposto nel numero del 25 aprile. Chiedete die- cimila. MAURIZIO SANTONOCITO (Dermi). - ■< Ricevo sempre la Rivista che in questi ultimi tempi è notevolmente mi- gliorata >•. Grazie. Per le fotografie, bisogna accontentar un po' tutti i let- tori. Dopo MARIA ANTONIETTA, la Shca- rer ha interpretato ll donne. Buona l'idea dell'aggiornamento alla Galleria. F. S. (Gorizia). - Bianco e Nero. Film. Scenario. Bravo!. Rivolgiti per le tre ultime ad una libreria o edicola della tua città, per la prima direttamente alla Amministrazione in Roma, Via Tusco- lana, km. 9. D. B. (Piombino). - Hai ragione. VIVAITALCINEMA - Leggi la » Po- stilla » di Carlo Jubanico nel numero del 25 aprile. Siamo tutti d'accorcio. EMILIO EMILIUS (Napoli}. - Sull'Al- manacco troverete le notizie che vi in- teressano. USSA (Terra di Bari). - Ditemi che cosa vorreste fare. Scrivere soggetti, ar- ticoli, fare l'operatore, il regista? Ave- te escluso infatti l'attività di attore. E la ■< graziosa fanciulla >• che dice' UMBERTO BRASA {Siracusa). - Non c'è altro da fare che rivolgersi alle case distributrici e alle ditte di noleggio. Gli indirizzi li troverete sull'Almanacco. VALERIA VALENTI (Roma). - Inter prete del film pori arthi r è Adolf Wohlbruck. QUINDICENNE CINEAMATORE (Tra. pani). - Per i film di Viviane Romance vedete la <. Galleria a pubblicata in uno dei passati numeri di Cinema. SOLITARIA (Napoli). - Non sono d'accordo con te circa DELIRIO; ritengo che in questo film ci siano delle cose buone. Invece il Pabsi di RAGAZZI in pericolo ha un po' deluso. Ho notato anch'io una certa somiglianza con tri ragazze in gamba, per quanto questa somiglianza non sia sostanziale. La pre- senza in Italia di attori e registi fran- cesi (gli stranieri che lavorano nel ci- nema italiano sono un centinaio) di- pende dalle combinazioni commerciali effettuate in questi ultimi tempi dai no- stri produttori. Non so se vedremo in Italia VIA coi. vento. Numerose foto- grafie di EiRORE vengono pubblicate su Cinema. HERTA LIVI (Laurana). - Il documen- to è tratto da una commedia di Gu- glielmo Zorzi. Commedie italiane ne puoi trovare su Scenario e // dramma. UN FEDELE LETTORE (Zurigo). - L'esito del Concorso per un soggetto cinematografico bandito dal Ministero della Cultura Popolare è stato pubbli cato su Cinema 11. 93. Di solito i sog- getti sono pagati dai produttori una volta tanto: dalle dieci alle cento mila lire. CARLO BARSOTT1 (Lucca). - Non conosco quel caratterista; se avrò pre- Ora praticare l'igiene interna con le mpresse di itolo *ubbL tua. frel M.t UN SOGGIORNO NELLA CELEBRE STAZIONE TERMALE DI M, « VI RIDARÀ, CON LA SALUTE, LA GIOIA DI VIVERE BIBITE - BAGNI - FANGHI STOMACO - FEGATO MALATTIE TROPICALI TUTTE LE RISORSE DELLA FISIOTERAPIA - INTESTINO - RICAMBIO - OBESITÀ - REUMATISMO INALAZIONI ASSISTENZA MEDICA SPECIALIZZATA Olire 100.000 ospiti per stagione - Più di 200 alberghi e pen sioni di ogni categoria - Meravigliosi parchi e vasti giardini Manifes razioni mondane e sportive del più alto interesse - Riduzioni ferroviarie Informazioni: Ufficio Propaganda Montecatini Terme (Pistoia) presso Firenze e tutte le Agenzie di viaggio SALUTE: SUPREMO DONO DELLA VITA cise iniormaziom te le comunicherò. Esatto l'errore che hai riscontrato in quella critica. Io stesso l'ho fatto no- tare a suo tempo a chi l'ha scritta. WARNER (Bergamo). - La musica di vrrso la vita è di Joseph Kosma. UN LETTORE (Mombello). - Puoi fa- re domanda per il corso di produzione; sarebbe utile aver sostenuta la licenza di una scuola media. Mandate puri. v>o- getti e sceneggiature ma abbiate pazien- za per la risposta. F. G. (Torino). - Siamo d'accordo che l'opera d'arte del cinema non può es- sere la sceneggiatura ma è il film; se un autore solo vi deve essere questo è il regista piuttosto che altri. Ho pas- sato l'articolo a chi di competenza. LUIGI CUDRANO (Cagliari). - L'in- dirizzo di A. V. è via Eustachio Man- fredi 9, Roma, quello di S. ). è via Solari 6. Milano. POMPEO PERSICHINI (Milano). - ENRICA B. (Milano). - Pompeo Pei - sichini fa sapere ad Enrica B. che a Milano ci sono due scuole di dizione e di recitazione teatrale. La prima è l'Accademia dei Filodrammatici in via dei Filodrammatici, la seconda presso il Dopolavoro Provinciale in via Ugo Foscolo, 5. ITHO (Rovereto). Vi comunico che nel giornale La Voce di Mantova del JO aprile li. s. è stato pubblicalo un articolo di Vittorio E. Chcsi a voi de- dicato. U. A. C. (Trieste). - Non vi è un vo- lume specifico sulla scenografia per il cinematografo; sull'argomento ve ne e uno in preparazione per le edizioni di Bianco e Nero. Di solito le scene per i film sono sempre a colori naturali. Vi sono operatori che preferiscono la gamma calda (ocra, terre, rosso, mar- rone), altri che preferiscono quella fred- da (azzurro, grigio, verde). 11 bian- co assoluto non si adopera, ma al suo posto si usa il rosa o il giallognolo. Quindi si potrebbe parlare di colore naturale tino ad un certo punto. Nel film capriccio spagnolo Stei nberg (re- gista e anche operatore del film) ha usalo la gamma che dal bianco attra- verso il grigio giunge al nero; questo, secondo le notizie che a suo tempo ci sono pervenute. CARLO TROPEA {Catania). Ecco gli indirizzi che hai richiesto; Film- wercld , Molenvliet Oost n. 8. Batavia Centrimi ; Film Weekly, Martleli House, Martlett Court. London W. C. 2 (In- ghilterra) ; Hel M'eekblad . Nooidcindc, 8, Leiden (Olanda); Variety, 154 West 46ÙS Street - New York N. Y. (U.S. A.); Kineweekly, 93, Long Acre, London W. C. 2 (Inghilterra); Projectiom.t . 580 Fifth Avenuc, New York N. Y. (U.S. A.); American Cinematograp/ict , 17H2 North Orange Drive, Hollywood Cahi. (Los Angeles, U.S. A.); Film- india, 104. Apollo Street, Fort, Bom- bay (India); Hollywood Spedato). Hol- lywood Spectator Co. 6513, Hollywood Blvd. (Los Angeles U.S. A.). Nieuw \Veelth Street, New York N. V. (U.S. A.); Imparcial Film. Viamonte 1332 U. T. 37, Riva- dovia 2905, Buenos Aires (Argentina); Cinema Reporter, Palacio Legislativo n. 19, Città di Messico. IL NOSTROMO .U5 E La soluzione dei giuochi deve pervenire alla Redazione di CINEMA (Seziona 'Giuochi e Concorsi', Piazza della Pilotta. 3 • Roma) non oltre il 15 giugno 1940-XVII1 Scrivere chiaramente, oltre alla soluzione stessa, anche il proprio nome cognome e indirizzo. Tutti i lettori possono liberamente collaborare a questa pagina PAROLA D'ORDINE ì 1 1 7 u 4 6 II MI 1 *LD L_ 8 n io n // a L L 1. Nino Merlini - 2. Rosina Anselmi - 3. Alice Faye - 4. Emma Gramatica - 5. Vittorio De Sica - ó. Fosco Giachetti - 7. Joan Crawford - 8. Isa Miranda • 9. Jean Kiepura - 10. May Robson - 11. Simone Simon - 12. Zasu Pitts. Scrivere in ogni riga dello schema il titolo di un film interpretato dagli attori indicati. Nelle caselle centrali si formerà sempre la stessa parola. A soluzione ultimata, nelle caselle a doppio bordo si leggerà il nome del regista italiano che ha diretto uno di questi film. ROSALIA ABBATE (Palermo) BANCA DAMERICA E D'ITALIA SEDE SOCIALE ROMA • DIREZIONE GENERALE MILANO CAPITALE VERSATO L. 200.000.000 - RISERVA ORDIN. L 10.000.000 FILIALI: ABBAZIA - ALASSIO - ALBENGA - BARI - BOLOGNA BORGO A MOZZANO - CASTELNUOVO DI GARFAGNANA • CHIAVARI - FIRENZE - GENOVA LAVAGNA - LUCCA • MILANO - MOLFETTA - NAPOLI PIANO DI SORRENTO - PONTECAGNANO PRATO • RAPALLO - ROMA - S. MARGHERITA LIGURE - SAN REMO - SESTRI LEVANTE SORRENTO -TORINO -TRIESTE -VENEZIA SEDE DI ROMA - LARGO TRITONE 161 Agenzia A - Piazza Cola di Rienzo - angolo v. Cicerone Agenzia B - Corso Vittorio Emanuele n. 98-100 Agenzia C-Via Ostiense n. 5 2 SOLUZIONE DEL GIUOCO DEL N. 92 (25 APRILE 1 940 -XVIII) RIDDA DI NUMERI SI p|o s i xv <\^t o o 1 | 1 |MO|T|T[0 1 D LJ E R E P e A Nj z o XX ;_ u E o T T o « L. e L. (_/ 3 D E 1 T R E 1^1 T A NI O V E 1_ E « 1-J A T T R O P E R u E 1 D LJ E P E e e A T o R 1 EIGIIA V A M O 3 E T T E S O R E 1_ l_ E T r E M A NI 1 E R E D A rvi A n. E |T|R E D 1 c 1 U O K/1 i NI 1 E u NI C A NI NI o NI E T R e NI T A s E e O M D 1 DiA ivi o R. E P A R A D 1 S o P E R T R E m U|E|M 1 L 1 O N 1 P E R Ù N S O R R 1 s o S O T T O D ^J E B Atrsi kD 1 E R. E T r E S T R A NI 1 a!m 1 G 1 e 1 rsi Q <-> E A Z E R O M 1 L L E L 1 R E A L M E|SE L E D u E. S T R A D E l D u E 5 E R G E NI rr_ 1 L A V 1 T A A V E ini T A rsi INI 1 T R E T R T A G A Z z E i N 6 A M B A JAIMIO R E.I 1 NI o L E Z 1 O M i S T A S E R A A L l_1 E j u M|D| 1 iC| 1 SOLUTORE DEL GIUOCO N. 92 FRANCO DUCHI - Cremona - Via Bissolati, 32 Scrivere la soluzione in inchiostro e con scrittura mollo nitida. Sere estrallo a sorte un vincitore Ira i solutori del giuoco: Parola d'Ordine. Premio: L'Almanacco del Cinema Italiano. La soluzione del giuoco pubblicalo nel 94» fascicolo apparire nel 96' fascicolo (25 giugno 1940-XVIII) Direttore: VITTORIO MUSSOLINI NOVISSIMA - Via Romene/Io da Forlì. 9 - Tel. 760205 • Roma Proprietà letterarie riservala per i lesti e per le illustrazioni. A norma dell' articolo 4 del- la legge vigente sui diritti d'autore è lassativamente fello divieto di riprodurre articoli e illustrazioni della rivista CINEMA quando non se ne citi la fonte USATE LE LINEE AEREE DELLA ALR LITTORIO^ ESSE VI CONDURRANNO IN MONTAGNA O NELLE CITTÀ CHE VI INTERESSANO IN BREVISSIMO TEMPO RISPARMIANDO TEMPO GUADAGNERETE BUONUMORE SALUTE E ANCHE DENARO PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI A TUTTE LE AGENZIE DI VIAGGI ED ALLA DIREZIONE GENERALE DELLA SOCIETÀ - ROMA - AEROPORTO DI ROMA CONTINUA L'EMISSIONE DELLE POLIZZE DELL'ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI ABDINATE AI BUONI NOVENNALI DEL TESORO 1949 Cospicui premi riservati agii assicurati 11 rinvio al 15 luglio dell estrazione dei premi per i Buoni del Tesoro 1949 permette all'Istituto Nazionale delle Assicurazioni di prolungare il periodo di emissione delle sue polizze abbinate ai detti Buoni del Te- soro, con notevole beneficio dei nuovi assicurati, i quali hanno cosi la possibilità di concorrere a tutti ì vistosi premi, a co- minciare dalla prima estrazione. Pertanto tutti ì cittadini che non hanno potuto, per ragioni vane, partecipare direttamente alla sottoscrizione ai Buoni Novennali del Tesoro 1949 nei termini stabiliti dalla Legge 4 Febbraio 1940-XVI1I, possono oggi ancora farlo col mezzo di 2 speciali polizze delllstituto Naz. delle Assicurazioni luna ORDINARIA e 1 altra POPOLARE TUTTE LE AGENZIE DELL'ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI FORNISCONO INFORMAZIONI E CHIARIMENTI A CHIUNQUE NE FACCIA RICHIESTA CINECITTÀ S25AE QUANTO DI MEGLIO ESISTE IN FATTO DI RADIOVISIONE. Durante l'ultima Fiera Campionaria di Milano i televisori che la SA FAR ha esposto presso il proprio posteggio e nei negozi di alcuni rivenditori Radio hanno riscosso il più incondizionato favore del pubblico, che ha potuto così constatare, ancora una volta, che quanto è stato raggiunto dalla SAFAR nel campo della televisone è nettamente superiore alla produzione su licenze estere presentata da alcune ditte concorrenti. _ I. IN ABBON. POST. GRUPPO 2° 15 DUE LIRE GIUGNO 1940-XVIII SECONDO PREMIO RICCIONE SERATA DI GALA A "RADIO CITY" ANGELI E DIA VOLI IL PUBBLICO BALTICO FIERA DELLE NOVITÀ: "STENDHAL IN FILM" 50 EIAR PREMI SORTEGGIATI DALL FRA GLI ACQUIRENTI DI APPARECCHI RADIO DURANTE IL PREMIO L15.000 - SPECJALI FACILITAZIONI DI VENDITA In copertina: Dorolhy Lamour, che sembra destinata in eterno - grazie all'ariosa bellezza del suo corpo, ai suoi capelli meri- dionali, ai lineamenti di selvaggia 'idealizzata' del suo viso, ai modi di donna primitiva e seminuda nel- l' imperversare di cicloni, sotto rie!' caldi dei tropici - a non poter riposarsi (abitl'dlu-- ormai inveterata) che in abiti succinti Con abiti normali' soffrirebbe sudori e impicci II riposo marino qui ritratto viene dopo il film 'Tifone' DIREZIONE AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE Roma, Piazza della Piloro, 3 - Telefono 66-470 - Gli abbo- namenti si ricevono direttamente dall'Amministrazio- ne del periodico, o mediante versamento al conto corrente postale 1/23277 oppure presso le Librerie Hoepli m Milano (via Berchet) e Roma (Largo Chigi) ABBONAMENTI Italia. Impero e Colonie, anno L. 40 semestre L. 23. estero, anno L 60 semestre L- 35 PUBBLICITÀ rivolgersi Unione Pubblicità Italiana Soc. Anonima - Roma, via Dossofaiti 9 e sue Succursali quindicinale di divulgazione cinematografica FONDATO DA ULRICO HOEPLI Direttore: VITTORIO MUSSOLINI Organo della Federazione Nazionale Fascista degli Industriali dello Spettacolo Collaborazione tecnica dell'Istituto Nazionale per le Relazioni Culturali con l'Estero Anno V - Volume I Fascicolo 95 10 giugno 1940-XVIII Questo fascicolo contiene : NOMENTANO BORGHI Numero e qualità Pag' 387 MARIO PUCCINI 388 DOMENICO MECCOLI 'Addio giovinezza!' 104O » 390 G. I. 392 AMERIGO CENCI 42a Strada . » 393 EMILIO CERETTI 396 LO DUCA Storie in 1500 metri ... . . » 398 DOMENICO PURIFICATO Pittura e cinema » 400 FIERA DELLE NOVITÀ: 402 GIUSEPPE ISANI Film di questi giorni .... » 406 CIAK Notizie tecniche: Luci più delicate . » 407 RUBRICHE: 379 Negli stabilimenti si gira ...» 385 Cronache di 30 anni fa .... » 405 Galleria: Leda Gloria .... » 408 Capo di Buona Speranza ...» 411 Giuochi e concorsi » 412 OGNI NUMERO IN ITALIA, IMPERO E COLONIE: DUE LIRE - NUMERI ARRETRATI: IL DOPPIO Manoscritti e fotografie, anche non pubblicati, non si restituiscono FORZE DEL LAVORO ITALIANO IL COTONIFICIO OLCESE PONE AL SERVIZIO DELL'AUTARCHIA UN' ORGANIZZAZIONE PRODUTTIVA TECNICA DI FAMA MONDIALE I p i Ti ni. o ci e r il i i 111 pia il t i CINESONORI SOC. ANONIMA CINEMECCANICA MILANO VIALE CAMPANIA, 25 ALLOCCHIO BACCHINI & C. MILANO CORSO SIÌMI'IONE, 90 378 LA BATTAGLIA DEL GRANO 1 CONTINUA CINEMA GIRA SOCIETÀ PER L'INDUSTRIA E L'ELETTRICITÀ U. S. A. ALLA FIERA MONDIA- LE DI NEW YORK... . . . Billy Rose, il fortunato impre- sario che l'anno passato guadagnò due milioni di dollari in 90 giorni, ha inaugurato il suo padiglione — rivista con lo stesso spettacolo tea- trale — piscina denominata Aqua- cade. In tre mesi, nel 1939, ebbe quattro milioni di spettatori con quattro spettacoli al giorno. Gli ar- tisti sono quasi gli stessi della pas- sata stagione, però il fantasioso sce- nario e vestiario è tutto nuovo e più lussuoso creato dai grandi ve- stiaristi e scenografi come Murray Anderson, Raoul Pene du Boi?, Gae Foster, ecc. Tra gli artisti ricordia- mo Eleanor Holm, Buster Krabbe, Everett Marshal, Frank Libuse, Stubby Kruger, tutti notissimi e campioni olimpionici di nuoto. LE PELLICOLE PRESENTATE... ... all'Esposizione mondiale di New York, riapertasi l'n maggio scor- so, dalle nazioni partecipanti, che sono per la maggior parte in 35 mm. bianco e nero sonore, dimo- strano l'attenzione che i governi concedono alla propaganda cinema- tografica e all'utilità che da essa ne deriva. Basti pensare che in tut- ti i padiglioni degli Stati Uniti, e specie in quelli dell'aviazione, del- l'automobilismo, dell'elettricità, dei trasporti ferroviari, ecc., sono sta- te costruite delle apposite sale ci- nematografiche dove ininterrotta- mente si programmano pellicole di propaganda. L'Argentina ha invia- te 9 pellicole in 35 mm. sonore; il Belgio 8 in 16 mm. mute; il Bra- sile 65 in 35 mm. e 13 in 16 mm. sonore di cui una in tecnicolore; Cuba 3 in 16 mm. mute di cui una a colori; Boemia e Moravia 4 in 16 mm. mute; Danimarca 8 in 16 mm. mute di cui una a colori; Rep. Dominicana 2 in iG mm. mute a colori; Finlandia 12 in 16 mm. so- nore di cui due a colori; Francia 56 pellicole in 35 mm. sonore, 5 in 35 mm. mute, 2 in 16 mm. sonore e n giornali sonori di 35 mm.; Inghilterra 137 in 35 mm. sonore di cui 3 a colori; Islanda 5 in 16 mm. mute di cui una a colori; Irak 1 in 35 mm. sonora; Giappone 5 in 35 mm. sonore; Palestina 1 in 16 mm. sonora; Polonia 1 in 16 mm. muta a colori; Russia 18 pel- licole a lungo metraggio in 35 mm. sonore, 29 corto-metraggi in 35 mm. sonori, 15 in 16 mm. pure sonore; Svezia 1 in 16 mm. sonora a colori; Svizzera 5 in 35 mm. so- nore di cui una a colori, 1 disegno animato, 16 in 16 mm. muti; Ta- hiti 2 in 16 mm. mute a colori. Gli Stati Uniti, nel solo Palazzo del Governo, hanno presentate 9 pellicole in 35 mm. sonore, oltre a tutte le altre pellicole presentate nei singoli padiglioni. Ad esempio nel Palazzo della « Chrysler » si programmano 2 film in 35 mm. so- nori: STORIA DEI MEZZI DI TRASPOR- TO attraverso i secoli di 15 mi- nuti e INTONATI COL DOMANI di 17 minuti (pellicola tridimensionale) così pure nel Palazzo della « Lucky Strike », dove dalle io del matti- no alle 22 ininterrottamente, si programma storia della lucky strike che illustra per la prima volta il processo di quella mani- fattura. Interessante è il sistema cinematografico adattato nella Sfe- ra, dove delle stampe a colori illu- stranti il mondo di domani vengo- no proiettate su sette schermi at- traverso speciale proiettori a lastre. Questo programma dura un minuto e 56 secondi. ECCOVI ALCUNE... ... notizie in fascio da Hollywood: Maurice Chevalier progetta il suo ritorno ad Hollywood ove manca da molti anni. Hai Roach discute col regista Rouben Mamoulian il piano di dar vita a un film tratto da un'opera greca del 411 a. e. Il manoscritto fu scoperto da monaci bizantini nel iv secolo, il che eli- mina la spesa dei diritti d'autore. Louise Rainer rientrata ad Holly- wood è stata scelta come protago- nista di hot for paris edizione americana del film francese gibral- tar. Sette nazionalità sono rappre- sentate fra le maestranze tecniche ed artistiche del film a bill of di- vorce : Maureen O'Hara è irlande- se, Adolphe Menjou francese, Er- bert Marshall inglese, F. Bainter californiano, il direttore John Jar- row è australiano, l'operatore Nick Musura'.o. è italiano, il fotografo Alee Kahle è tedesco. ECCO QUANTO SCRIVE... ... la stampa americana a proposi- to della prima di sono stato io! data al Cine Roma di Broadway : « gli artisti interpretano il sogget- to in modo un po' troppo esagera- to per essere un'ordinaria comme- dia e in modo altrettanto esagera- to per essere una farsa. L'unico raggio di promessa nel film è l'in- clusione di una giovane : Alida Valli. Moderatamente comico. Spet- tacolo accettabile ». La critica ha elargito due stelle. UNA 6RANDE COMPAGNIA... ... di Chicago lavora attivamente alla costruzione di 30.000 proietto- ri automatici con apparecchiatura acustica per l'uso di film a cortis- simo metraggio della durata di due minuti e mezzo. Saranno distribui- ti nei bar, nei ristoranti, negli al- berghi, nelle stazioni ferroviarie. Gli apparecchi funzioneranno mediante l'immissione di una moneta da 5 soldi. Due case produttrici di film sono già sul mercato per lo svilup- po di questa nuova impresa desti- nata a fruttar milioni : una è pre- sieduta da James Roosevelt, l'al- tra è stata fondata dall'italiano Frank Orsatti. Anche il ventrilo- quista Edgar Bergen creatore del famoso Charles Me Carthy, il qua- le da qualche tempo accarezza la idea di diventare produttore indi- pendente staccandosi dalla Univer- sal, annuncia la sua entrata nel mondo dei proiettori automatici con film di 16 mm. É STRANO... ... che mentre i film biografici stan- no avendo gran successo, non c'è nessuno che si rammenti della car- riera di un uomo che fu il più noto 379 Gli intrighi, i complotti, il fasto, le passioni, le gelo- sie, del romantico Ottocento Il capolavoro tea- trale dell'autore de "I Tre moschettieri" La vita, gli amori, le avven- ture di un celebre attore Arte, trionfo, splendore Genio e sregolatezza presentalo dalla SCALERÀ FILM dalla commedia di A. Dumas y per la regia di-. GUIDO BRIGNONE interpretato da. GERMANA PAOLÌERI ROSSANO BRAZZI SANDRO SALVINI FILIPPO SCELZO MARIELLA LOTTI - DINA SASSOLI - DINO DI LUCA - NICOLA MAL- DACEA - TAO FERRARI EDOARDO BORELLI CL-=* = W o 380 della vita pubblica americana: vo- gliamo alludere al Presidente Teo- doro Roosevelt. Egli fu un uomo di azione e che ha ora grandi pos- sibilità cinematografiche. Tra l'altro c'è ora un uomo a Pasadena che conobbe Roosevelt intimamente e che scrisse molto intorno a lui: Hermann Hagedorn, biografo, no- vellista, poeta, il quale ha un buon materiale da ridurre per lo scher- mo. Tale notizia leggiamo su Hol- lywood Spectaior e siamo convinti che qualche produttore americano stia già lavorando per realizzare un film su quel grande uomo de- , gli Stati Uniti. WALT DISNEY... ... e i suoi collaboratori lavorano, da parecchie settimane, come ave- vamo annunciato sulla nostra rivi- sta, alla realizzazione della parte propriamente visiva di fantasia. Questo film comprenderà dei pezzi delle seguenti opere: Toccata in Juga di Bach, La suite di Casse- Noisette di Tchaìkowski, La notte sul Monte Calvo di Moussorgsky, YAve Maria di Schubert, Il chiaro di luna di Pone nielli, Le sacre du prmtemps di Stravinsky e la Sesta Sinfonia di Beethowen. La celebre orchestra sinfonica di Filadelfia, diretta da Leopoldo Sto- kowsky, è quella che ha registi ato questa musica alla fine dell'anno scorso. I tecnici del suono e i mon- tatori di Walt Disney lavorano ora sui centoventimila metri di film che sono stati necessari per questa registrazione. Tutto questo è stato ottenuto con i più recenti apparecchi prodotti dai laboratori della R.C. A. Il si- gnor Hai Home, vice presidente della compagnia formata recente- mente da Walt Disney ha dichia- rato che sarà pure necessario una attrezzatura sonora speciale per la proiezione del film. Egli pensa che le sale nelle quali sarà dato fan- tasia dovranno avere delle qualità acustiche di primissimo ordine, per- ciò l'attrezzatura sonora speciale accompagnerà il film in tutti i luo- ghi ove sarà proiettato. Una setti- mana sarà necessaria per installare questi apparecchi nelle sale, e al- trettanto tempo per toglierli. Il segreto sul sistema e sull'esat- ta natura di quest'attrezzatura è gelosamente mantenuto e nei labo- ratori della R.C. A. a Canden, così come nei teatri di Disney a Hol- lywood sono state prese grandi pre- cauzioni perchè tale segreto non venga divulgato. Tutto quello che si può sapere è che i tecnici della R.C. A. avrebbero trovato il pro- cesso che permette di dare una ri- produzione vigorosa della musica d'orchestra. IL BACIO RITORNA... . . . adesso di moda nei film ameri- cani da dove le prescrizioni di de- cenza l'avevano cacciato, almeno in parte. Nel corso del film io ero una avventuriera (interpreti: Eric Von Stroheim, Peter Lorre, Zori- na), che si gira attualmente ad Hol- lywood, Vera Zorina, la famosa danzatrice abbraccia a volte Ri- chard Greene, il che rappresenta la media di un bacio ogni 2 mi- nuti e mezzo. In un'altra pellicola L'AMORE COLPISCE ANDY HARDY, Judy Garland abbraccia altrettante volte Mickey Rooney. E così il bacio fio- risce in molte altre pellicole. C'è tuttavia un film dove il bacio è bandito: in donne (Women), ma per la semplice ragione che manca una parte maschile. UNA PUNGENTE STORIELLA... ...si racconta intorno ad una recen- te visita di David O. Selznick a New York. Capitato nella sede di un circolo, una signora lì presente, gli chiede : « Caro signor Selznick, come siete riuscito a far cadere da cavallo quel povero piccolo bambi- no — il bambino di Scarlett O' Ha- ra nel film via col vento — dalle braccia di Scarlett nella scena della cavalcata? ». « Non c'è alcun motivo di allarme, signora — assicurò Selznick — fu adoperata una controfigura ». « Ma cos'è una controfigura, signor David? ». « Invece di un bambino, abbiamo adoperato un nano » — aggiunse nuovamente il produttore di via col VENTO. « Devo allora concludere che non ci sia niente di male ad ammazzare un nano! » concluse contenta la si- gnora. FRANCIA "IL CINEMA SI AFFERMA... ... come lo spettacolo tipo di que- sti tempi crudeli, lo spettacolo non di distrazione ma di distensione, in- dispensabile ai nervi e al morale ». Così scrive Lucia Derain su la Ci- nematographie Fràncaise del 25 maggio u. s. : «Il cinema nou è né deve essere una volgare distra- zione. Nei giorni presenti e fin- tanto che Parigi, mi scuserete se io metto Parigi al primo posto, vi- brerà degli echi della grande bat- taglia in corso, non è il caso di continuare una programmazione normale. I direttori hanno perfet- tamente capito ed hanno deciso co- raggiosamente di tenere aperti i loro locali ». Queste ed altre frasi scrive la redattrice dell'autorevole rivista parigina per concludere che è possibile portare sullo schermo dei programmi istruttivi e ricreati- vi nello stesso tempo, come docu- mentari, attualità e giornali di guerra. L'intenzione della « Cine- matografia francese » è oltremodo nobile ed umana ma vorremmo sa~ pere quali saranno gli effetti che sugli spettatori faranno alcuni istruttivi nonché ricreativi giorna- li di guerra! VERA KORENE... ... della Comedie Fràncaise è sta- ta scritturata per girare il valzer d'addio. Ella impersonerà George Sand, mentre Annie Vernay farà rivivere Maria Wodzinska. Pierre Blanchar interpreterà il ruolo di Frederic Chopin. La regìa è stata affidata a Maurice Tourneur. IL ROMANZO DI... ... Joseph Conrad Vittoria è stato ridotto per lo schermo dalla Para- mount con Fredric March e la regìa di John Cronwell. Questo lavoro venne prodotto una prima volta nel 1919 ed ancora nel 1930 con il ti- tolo dangerous paradise con Ri- chard Arlen e Nancy Carroll. •^ ESCLUSIVITÀ E.N.I.C, «f^rTT INTERPRETI : AMEDEO NAZZARI LILIA SILVI ELENA ALTIERI enzo emoni TINA LATTANZI regista, DINO FALCONI produz FONO- ROMA 38i Vili MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA Vi:XK/>I A - AGOSTO 1940- V V 1 1 1 i. - La Vili Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica verrà inau- gurata'al Lido di Venezia il giorno 3 agosto 1940-XVIII. La Mostra comprenderà, al massi- mo, diciotto spettacoli d:urni e di- ciotto spettacoli serali. 2. - La Mostra ha lo scopo di se- gnalare con pubblico solenne rico- noscimento quelle opere cinemato- grafiche che offrono testimonianza di un reale progresso della Cinema- tografia quale mezzo d'espressione nel campo artistico, intellettuale, scientifico ed educativo. Nella realizzazione di tale scopo, la Mostra non sarà influenzata da considerazioni politiche od ideolo- giche. 3. - Ciascuna nazione partecipante alla Mostra può essere rappresenta- ta da un Delegato designato dal ri- spettivo Governo, o da altro espo- nente della propria industria cine- matografica. 4. - Ciascuna nazione partecipante è libera nella scelta delle opere ci- nematografiche che rappresenteran- no a Venezia la sua produzione na- zionale. 5. - Ciascuna nazione non può pre- sentare alla Mostra che un numero limitato di film a scenario a lungo metraggio. Tale limite è così fissato: Paesi che producono annualmente da : 1 a 25 film a scenario - 1 film 25 » 50 )) )> »> - 2 film 50 » 100 » » » - 3 film 100 » 150 » » » - 4 film 150 » 200 )> » » - 5 film 200 » 300 » » » - 0 film 300 » 400 » » ■* » - 7 film oltre 400 » » » - 8 film Per i film a corto metraggio il li- mite è dato dal numero dei film a scenario a lungo metraggio ammes- si, più uno. Per le nazioni che par- tecipano soltanto con film a corto metraggio il limite massimo è di due film. La Direzione della Mostra può, in casi assolutamente eccezionali, au- mentare i limiti sopradetti. Nella tormulazione dei programmi sarà data la preferenza ai film di prima visione assoluta. 6. - La Presidenza della Mostra non può rifiutare l'accettazione di un film se non in uno dei seguenti casi : a) quando il film sia stato pub- blicamente proiettato, tanto nel paese d'origine quanto all'estero, rispetto ad esso, già prima della inaugurazione della precedente Mo- stra; b) quando il film possa in qual- che modo ledere il sentimento na- zionale di un altro paese. 7. - Per la produzione straniera sono a disposizione i seguenti pre- mi : a) per i film a scenario a lungo metraggio : otto coppe; 6) per i film a lungo metraggio non a scenario e per i film a corto metraggio : sei targhe; e) per segnalare il merito perso- nale di autori, registi, compositori, interpreti e tecnici, e per il com- plesso artistico di film a lungo ed a corto metraggio, potranno esse- re assegnate delle medaglie. Tali premi verranno attribuiti alla Giuria Internazionale, che, in base ai valori ed ai meriti dei singoli film, potrà assegnarli sia con gra- duatoria come ex-aequo. 8. - Per la produzione italiana so- no a disposizione i seguenti premi ; a) per i film a scenario a lungo metraggio : tre coppe (Coppa Mus- solini - Coppa P.N.F. - Coppa Mi- nistero Cultura Popolare); b) per i film a lungo metraggio non a scenario e per i film a corto metraggio : due targhe. 9. - La Giuria Internazionale sarà composta dal Presidente della Bien- nale Internazionale d'Arte di Ve- nezia, dai Rappresentanti di cia- scuna delle nazioni partecipanti, da un Rappresentante della Came- ra Internazionale del Film e da un Membro designato dal Presidente dell'Esposizione Internazionale di Arte Cinematografica. I membri della Giuria selezioneran- no i film più meritevoli di premio e che effettivamente siano di clas- •^-^ MILANO-FORO BUONAPARTE, 12 fe% attenete Avrete tante volte provato come sia sgradevole, rlopo il trattamento del viso, sentirsi le mani unte e vedere che sono unti persino i panni e le federe. Sopratutto un viso lucido è tuttaltro che attraente! Lara rappresenta un nuovo metodo semplice, gradevole e molto efficace per ottenere una bella carnagione. Versate qualche goccia di Lara su un batuffolo di ovatta e massaggiate leggermente il viso. Una benefica corrente di nuova vita inonderà la vostra pelle. Guardate poi il batuffolo di ovatta e vedrete con sorpresa che esso è diventato tutto nero. Vi sono tante impurità nei pori che non potete toglier- le con i soliti mezzi. Una pelle perfettamente pulita è la prima condizione per la bellezza. Lara penetra profondamente nei pori, scioglie i punti neri e le impuri- tà, rende la carnagione bella, delicata e liscia. La vostra pelle può nuovamente respirare. Lara la rende più fresca, più sana più giovane. lozione per il viso Scherk Scherk Società Anonima Italiana, Milano, Via Luigi Mancinelli, 7. Vi rimetto questo tagliando e L. 1,- in fran- cobolli, per le spese d'invio, affinchè mi spediate un flaconcino di Lara TAGLIARE QUI Nome se superiore alla media commercia- le, o che abbiano particolari doti artistiche, tecniche, ecc. Dopo tale selezione ogni singolo membro farà le proprie proposte ,^ che, riassunte dal Presidente, ver- ranno votate segretamente. In caso di parità di voti prevale quello del Presidente. Il Segretario Generale della Bien- nale ed il Direttore della Mostra Internazionale d'Arte Cinematogra- fica assisteranno ai lavori per l'ag- giudicazione dei premi. io. - La notifica dell'adesione a partecipare alla Mostra dovrà per- venire alla Direzione della stessa prima del 5 luglio 1940-XVIII. Dovranno essere comunicati al più presto possibile : a) il titolo dei film che verran- no presentati; b) un breve sunto di ogni film, redatto in italiano, francese, ingle- se e tedesco, o possibilmente in più di una di queste lingue; e) i nomi del regista, dei prin- cipali interpreti e tecnici del film, ed ogni altra indicazione utile per la migliore comprensione della opera. Dovranno inoltre essere inviate fo- tografie del film nel maggior nu- mero possibile. Le copie dei film iscritti dovranno essere consegnate alla Mostra non oltre il 25 luglio. Trascorso tale termine, la Mostra declina ogni re- sponsabilità per quanto riguarda la programmazione dei film di cui le copie saranno arrivate in ritardo. La Direzione della Mostra ha fa- coltà di prorogare, in casi eccezio- nali e specie quando si tratti di paesi d'oltremare, i termini sopra fissati. 11.- Tutti i film devono venire pre- sentati in edizione originale. L'or- dine e la data delle proiezioni sa- ranno fissati dalla Presidenza, assi- stita dai Rappresentanti delle na- zioni partecipanti, i quali a tale scopo dovranno riunirsi a Venezia un giorno prima dell'inaugurazione della Mostra. Un determinato numero di spetta- coli diurni sarà riservato a proie- zioni di film retrospettivi, film di avanguardia, e di gruppi di film documentari scientifici ed educativi. 12. - Le spese di trasporto e d'as- sicurazione delle copie dal luogo di origine fino a Venezia e viceversa saranno, di regola, a carico dei produttori. La Mostra prende a suo carico l'assicurazione ed il magaz- zinaggio delle copie da quando le riceve in consegna fino alla rispe- dizione. Tutte le copie saranno rispedite all'indirizzo del mittente, salvo di- sposizioni in contrario da parte dei produttori che in tal caso dovran- no comunicarle alla Direzione della Mostra, per iscritto, prima della chiusura della manifestazione. L'Amministrazione della Mostra risponde soltanto di logorio anor- male o di distruzione delle copie avvenuta a Venezia. Nell'uno o nell'altro di questi casi essa sarà tenuta a rimborsare il solo costo della parte avariata o distrutta. 13. - La Giuria potrà segnalare quei film che a suo giudizio risul- tasse opportuno conservare nella Cineteca della Mostra. 14. - Il Presidente della Biennale deciderà insindacabilmente in tutti i casi non previsti dal presente Re- golamento. 15. - Il fatto di partecipare alla Mostra implica l'adesione senza ri- serve alle norme del Regolamento. 16. - Tutte le comunicazioni do- vranno essere indirizzate alla Dire- zione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica - Palazzo Ducale - Venezia. CONCORSO PER UNA NOVELLA 2° "PREMIO RICCIONE " REGOLAMI 1. L'Azienda Autonoma di Sog- giorno di Riccione, conferma, anche per l'anno 1940-XVIII, al Comitato Manifestazioni l'incarico di organizzare l'an- nuale « Concorso per una composizione narrativa di ca- rattere cinematografico ». 2. Il Concorso, che viene de- nominato « Secondo Premio Riccione », ha per oggetto 6. I una « Novella cinematografi- ca »^ Novella cioè dalla qua- le si possa facilmente trarre un soggetto per film. 3. Il Concorso è libero a tutti. 4. La scelta del soggetto della novella è libera per i con- correnti. Unica condizione è quella che l'azione, o parte di essa, interessi la vita esti- va di Riccione. 7 ■ 5. I lavori per essere ammessi al Concorso dovranno: a) pervenire DATTILOGRAFATI in triplice copia (che non verranno restituite) al Comi- 8. tato Manifestazioni Riccione NTO non oltre le ore 12 del gior- no 5 luglio e. a.; b) essere contrassegnati unicamente da un motto e accompagnati da una busta chiusa, contrasse- gnata dallo stesso motto contenente nome e indirizzo dell'autore; e) non superare le 10 cartelle dattilografate a spaziatura normale. lavori verranno esaminati da una commissione così composta: Vittorio Mussoli- ni, presidente; Fabio Tomba- ri, Fulvio Palmieri, Giacomo Rancati in rappresentanza della Direzione Generale per la Cinematografia, Frangiotto Pullè presidente dell'Azienda di Soggiorno, membri; Rosa- rio Leone, segretario. Il lavoro vincente verrà pre- miato con L. 5.000, pubbli- cato sulla rivista « Cinema » e segnalato ai produttori per la sua realizzazione. Il premio sarà comunque as- segnato e indivisibile. 383 GIORNALI L.U.C. E. N. ji — / notabili dell'Impero a Palazzo Venezia : II Duce riceve i notabili della Libia e i dirigenti del- l'Associazione Mussulmana del Lit- torio (Luce) - Sui mari d'Italia: Esercitazione della Marina da guer- ra (Luce) - Armi germaniche: Nel- le retrovie della linea Sigfrido, le truppe si addestrano (Ufa) - Para- cadutisti americani: Addestramen- to guerriero negli Stati Uniti (Pa- ramount) - Ippodromi romani : U 570 Gran Premio del Re Imperatore alle Capannelle (Luce) - Triennale d'oltremare : S. M. il Re Imperato- re inaugura a Napoli la Mostra delle Terre Italiane d'Oltremare (Luce). N. 32 — Floricoltura italiana : La Mostra delle Rose a San Remo. La Mostra Toscana di piante e fiori al- lestita in Piazza della Signoria a Firenze (Luce) - Gioventù del Lit- torio : Il Vice Comandante Generale della G.I.L. visita il Collegio Aero- nautico di Forlì (Luce) - Armi, ger- maniche : Unità dragamine liberano le rotte d'accesso ai porti norve- gesi dalle mine. Una sfilata di sol- dati inglesi catturati (Ufa) - Coi Ca- detti a Torino : Saggio ginnico de- gli allievi ufficiali dell'Accademia (Luce) - Nove maggio a Napoli : Le cerimonie e le feste per. la Trien- nale d'Oltremare. S. M. il Re Impe- ratore inaugura un nuovo Collegio della G.I.L., l'istituto Nazionale dei Motori, la nuova Sede del Ban- co di Napoli. Rievocazione celebia- tiva del centenario dellt Ferrovie italiane (Luce). N. 33 — Littoriali a Genova: Il G.U.F. Milano vince i Littonali femminili dello sport dell'anno XVIII (Luce) - Autarchia della mo- da : Le definitive conquiste autar- chiche dell'industria e dell'artigia- nato italiano della moda. La Mostra dell'Abbigliamento a Torino (Luce) - Manovre americane : Voli aerei da bombardamento. La squadra na- vale fa rotta per le Hawai ove ver- ranno svolte le manovre (Metroto- ne) - Con l'Armata del Po: Adde- stramento bellico delle nostre trup- pe (Luce) - Armi per l'Italia. Visio- ni di lavoro in una nostra fabbrica d'armi (Luce). N. 34 — Artigianato italiano. A Firenza la X Mostra-mercato del- I Artigianato è inaugurata dal Re Imperatore (Luce) -• Istantanee americane: Un'eclisse solare di so- le. Aeroplani militari partono per ritrarne le fasi. Incontro di due pe- si minimi (Metrotone) - Sulla quar- ta sponda: A Tripoli sul Circuito della Mellaha, mentre si svolge la corsa dei milioni (Luce) - Sui mari d'Italia: Alcuni nostri dragamine in esercitazioni di dragaggio (Luce). N. 35 — La funivia di Napoli : Po- sillipo: Mostra delle Terre d'Oltre- mare (Luce) - Istantanee d'Ameri- ca: Una romantica fantasia ispira la modisteria americana. Anche l'a- viazione è di gran moda. La guerra sprona l'estro degli inventori (Me- trotone) - Fronte occidentale : Nel- la terra di nessuno (Ufa) - Nelle ter- re dell'Impero: L'ammaina ban- diera (Luce) - Biennale di Venezia: II Re Imperatore inaugura la XXII Biennale (Luce). N. 30 — Italiani nel mondo: Cele- brazione in Campidoglio promossa dalla « Dante Alighieri » (Luce) - Made in U.S. A.: Serraglio sottoma- rino (Metrotone) - Infanzia ardita : Palestra della Scuola « De Amicis » di Legnano (Luce) - La guerra nel nord: L'arma aerea tedesca (Ufa) - Materie prime : Arrivo del carbone tedesco in Italia (Luce) - Ciano a Milano : Milano accoglie il conte Ciano (Luce). N. 37 — Italia e Giappone: Lo sbarco a Napoli e la visita alla R. Scuola di Polizia a Caserta della Missione Giapponese (Luce) - Istan- tanee americane : Visioni della fer- rovia sopraelevata che sarà demo- lita per far posto al traffico auto- mobilistcio di New York. Il tragico spettacolo del deviamento del- l'espresso New York-Chicago (Me- trotone) - Tennis a Budapest : Qual- che visione dei brillanti incontri tra tennisti italiani e ungheresi (Ma- gyar F.) - Littoriali del remo: Al- l'idroscalo <( Costanzo Ciano » di Milano, durante le gare finali dei Littoriali del remo (Luce) - Scuola palombari : Lezioni ed esercitazioni pratiche alla Scuola Palombari del- la R. Marina (Luce). VIAREGGIO LIDO DI CAMAIORE MARINADI PIETRASANTA FORTE DEI MARMI 20 km. di spiaggia balneare 200 alberghi e pensioni. Stagio- ne Maggio-Ottobre. Ottimo sog- giorno primaverile ed autunnale Informazioni : Ente di Cura Viareggio 384 ENZO FIERMONTE La Novissima film annuncia una sua prossima produzione dal ti- tolo l'ultimo combattimento cui prenderà parte il pugile ita- liano Enzo Fiermonte. La regia sarà di Camillo Mastrocinque. RADIO AMERICANATE Speciali apparecchi radio di ascolto sono stati posti, a quan- to ci viene comunicato da un nostro corrispondente degli Sta- ti Uniti, nei punti principali di Londra dalla « B.B.C. » che, collegati con le stazioni radio americane, daranno modo agli ascoltatori degli S.U. di sentire come se l'avessero in casa gli effetti del bombardamento aereo tedesco sulla capitale inglese. Potenza dei milioni! CINECITTÀ LMPREVISTO - Prod. : « Juventus- Artisti Associati»; regia: Giorgio Simonelli; interpr. : Vanna Vanni, Emilio Cègoli, Carla Candiani. Mar- celli. Al montaggio. L'UOMO DEL ROMANZO - Pro- duzione: « Sovrania »; direttore di prod. : Ci vallerò e Pelagallo; sog- getto: da una commedia di Guido Cantini; regìa: Mario Bonnard; sce- nografia: Salvo D'Angelo; operato- re : Carlo Montuori; interpr. : Con- chita Montenegro, Amedeo Nazzari. Versione italo-spagnola. Il film che trovasi alla terza settimana di la- vorazione, verrà distribuito dalla Generalcine. LA SBARRA - Prod. : Sovrania- Icar-Cinecittà; dirett. di prod.: Ci- vallero e Pelagallo; sogg. : tratto dall'omonima commedia di Vincen- zo Tieri; regia: Gianni Franciolini; scenografia: Salvo D'Angelo; musi- ca: Ferri; operatore: Renato Del Frate; inter. : G'ulio Donadio, Ma- riella Lotti, Miguel Castillo, Olga Solbelli, Luis Hurtado, Maria Do- miniani, Lauro Gazzolo, Checco Rissone. Versione: italo-spagnola. Il film cui è stato dato il primo giro di manovella lunedì 27 maggio e a cui ha presenziato la Missione Giapponese in visita a Cinecittà, verrà distribuito dalla Generalcine. NOSTALGIA DI SOLE - Produ- zione: Comp. Irai. Superfilm; di- rettore di prod. : Guido Paolucci; soggetto : Guido Paolucci; dialoghi : Libero Bovio; regìa : Gennaro Ri- ghelli; scenografia : Ivo Battelli; operatore: Renato del Frate; inter- preti : Peppino De Filippo, Talia Volpiana, Mariella Lotti, Claudio Gora, Mario Ferrari, Armando Mi- gliari. Lauro Gazzolo, Olga Capri, Ernesto Gentili, Lilian Berti, Pina De Angelis. Il film s'è iniziato il 27 maggio alla presenza della Mis- sione Giapponese, funzionari del Ministero degli Esteri e della Cul- tura Popolare e del Presidente di Cinecittà Luigi Freddi. L'ASSEDIO DELL' ALCAZAR Prod. : Bassoli; distribuzione per l'Italia: I.C.I., per la Spagna: DESOLI UTABILIMEÌVTI Ulargui Film. Questa produzione sta per essere portata a termine in Spagna sotto la regìa di Augusto Genina. Parte dei tecnici hanno fat- to già ritorno in Italia. Questa pel- licola, che è tra le maggiori rea- lizzazioni della corrente stagione ci- nematografica italiana, girato in doppia versione italo-spagnola, ha tra i suoi interpreti principali Mi- reille Balin, Fosco Giachetti, Maria Denis e Rafael Calvo. A Cinecittà i tecnici incaricati stanno attual- mente lavorando intorno al mon- taggio degli esterni girati in Spagna. I PIRATI DEL GOLFO - Prod. e distr. : E.N.I.C.; soggetto tratto dal romanzo Guardafili di Marcello Orano; scenegg. : Marcello Orano, Romolo Marcellino Gian Gaspare Napolitano; dirett. di prod. : Piero Cocco; regìa : Romolo Marcellini; operatore : Mario Craveri; interpr. : Giovanni Grasso, Barbara Ferrante, Andrea Checchi, Osvaldo Valenti. Le riprese esterne effettuate in So- malia sono terminate. La compa- gnia è rientrata a Roma per dare inizio a Cinecittà agli interni, dove già si stanno approntando le rico- struzioni. Lavorazione: na setti- mana. L'ARCIDIAVOLO - Produzione: Fides film; organizzazione genera- le : Emanuele Caracciolo; sogget- to : tratto dalla commedia omoni- ma di Gherardo Gherardi; scenegg. : G. Gherardi e Alberto Simeoni; re- gìa : Tony Frenguelli; aiuto regia : Filippo Ratti; interpr. : Germana Paolieri, Carlo Ninchi, Laura Nuc- ci. Pina Renzi, Enrico Glori, Lui- sella Beghi, Luigi Pavese, Jone Sa- linas, Osvaldo Gcnazzani, Lily Mì- nas, Maria Gallina, Ettore Moschi- ni, Guido Lazzarini, Antimo Rei- neri. Il film ha avuto inizio il 27 maggio. SCALERÀ BOCCACCIO - Prod. : Venus; di- stribuzione : Scalerà film; soggetto : dall'omonima operetta di Suppé; scenegg. : Galdieri, Albani, Basa- glia, Calandri, Masuero; dirett. di prod.: Max Calandri; regìa: Mar- cello Albani; aiuto regìa : Maria Ba- saglia; ispettore di prod. : Fortu- nato Misiano; operatore : Massimo Terzano; scenografia: Nino Macca- rone; costumi: Emma Caldcrini; interpr. : Clara Calamai, Silvana Jachino, Osvaldo Valenti, Virgilio Riento, Luigi Almirante, Osvaldo Genazzani, Anita Farra, Bice Pa- risi, Nera Novella, Pia De Doses, Raffaele Di Napoli. Lavorazione: 3a settimana. TOSCA - Prod. : Scalera-Era film; dirett. di prod. : Arturo Ambrosio; regìa: Jean Renoir; operatore: Ubaldo Arata; costumi: Gino C. Sensani; interpr. : Micheline Presle, Pierre Jourdan, Michel Simon, Isa Pola, Rossano Brazzi. Il film, che trovasi alla 6* settimana di lavora- zione, si gira ancora in esterni. S.A.F.A. LASCIATEMI CANTARE - Produ- zione: S.A.F.A.; distr.: E.NI.C; organizzazione gener. : Livio Rava- nelli; soggetto : Mura; regìa : Gui- do Brignonc; aiuto regìa : Carpen- tieri; operatore : Santoni; scenogra- fia: Ottavio Scotti; fonico: VVciss; canzoni: Bixio; musica: Verdi, Puccini; interpr. : Giuseppe Lugo, Rubi Dalma, Laura Nucci, Ugo Ce- seri, Guglielmo Sinaz, Giulio Stivai. Lavorazione : 4a settimana. SCARPE GROSSE - Prcd. : Fono Roma; distr. : E.N.I.C.; organiz- zazione gener. : Persichetti; regia : Dino Falconi; aiuto regìa : Carlo Malatesta; operatore : Domenico Scala; interpr. : Amedeo Nazzari, Lilia Silvi, Elena Altieri, Tina Lat- tanzi, Enzo Biliotti, Lauro Gazzo- lo, Olinto Cristina. Le riprese in- terne sono terminate; attualmente si girano gli esterni nella campagna di Littoria, ai quali partecipano numerosi rurali con i loro attrezzi agricoli, meccanici. Lavorazione: io3 settimana. CENTRO SPERIMENTALE LA PECCATRICE - Prod. : Manen- ti; sogg. e scenegg. : Umberto Bar- baro, Francesco Pasinetti, Amleto Palermi; consulenza generale: C. S. C. sotto la direzione di Luigi Chia- rini; regìa: Amleto Palermi; sceno- grafia: Antonio Valente in collabo- razione con gli allievi del Centro; operatore : Vaclav Vick; musica : Alessandro Cicognini; fonico: Pie- ro Passerini; interpr. : Paola Bar- bara, Vittorio De Sica, Fosco Già- LA CORONA DI FERRO Una leggenda di eroismo e di amore intrecciata alle vicende del viaggio che la corona ferrea dell'Imperatore Costantino, fece nel v secolo da Bisanzio a Ro- ma, fornisce la materia al nuovo film di Alessandro Blasetti, di cui la produttrice E.N.I.C.-Lux, ha iniziato la preparazione. Bla- setti e Castellani sono gli autori del soggetto elaborato con la collaborazione di Chiarini, Chia- relli, Spaini, Volpicelli. La sce- neggiatura è stata affidata a Cor- rado Pavolini, Renato Castella- ni, Cesare Vico Lodovici, Giu- seppe Zucca, Alessandro Bla- setti. DON PASQUALE In questi giorni si è costituita in Roma la Società Anonima Na- zionalcine presieduta da Giovan- ni Addessi sotto la direzione ar- tistica di Camillo Mastrocinque. Questa Casa di produzione ha nel programma una realizzazio- ne cinematografica dell'opera di Donizetti don pasquale che. dovrebbe iniziarsi il i° luglio negli stabilimenti di Cinecittà. La regìa è stata affidata a Ca- millo Mastrocinque e alla sce- neggiatura stanno attualmente collaborando attivamente lo stes- so Mastrocinque, Giuseppe De Santis e Gianni Puccini. Le par- ti principali sono state affidate ad Armando Falconi, Laura So- lari, Maurizio D'Ancora, Fran- co Coop, Greta Gonda. Un se- condo film in programma su sog- getto di Alberto Spaini ha il titolo B ABARA E BARBERINA. chetti, Umberto Melnati, Camillo Pilotto, Pietro Carnabuci, Giusep- pe Porelli, Bella Starace Sainati, Armida Bonocore. Lavorazione: 7a settimana. PISORNO- TIRRENA CENTO LETTERE D'AMORE {La pelliccia di visone) - Prod. : Incine; distr. : Cine Tirrenia; direttore di prod.: Fabio Franchini; regìa: Mas- similiano Neufeld; dialoghi: Ales- sandro De Stefani; canzoni : Di Laz- zaro; commento mus. : Enzo Ma- setti; interpr. : Armando Falconi, Vivi Gioì, Lilian Herman, Giuseppe Porelli, Gemma D'Alba, Loretta Vinci, Enzo Biliotti, Maria Jacobi- ni. Bianca Camarda. Lavorazione: 4a settimana. IL CAVALIERE DI CRUJA - Pro- duzione : Capitani; distr.: E.N.I.C.; direttore gener. : Eugenio Fontana; sogg. : Carlo Malatesta, Aldo Ver- gano; scenegg. : A. Vergano, C. Malatesta, G. G. Napolitano, A. Spaini; regìa: Carlo Campogallia- ni; aiuto regìa : Aldo Vergano, Vit- torio Cottafavi; scenografia : Luigi Ricci; operatore: Aldo Tonti; co- stumi : Emma Caldcrini; musiche : Ghislanzoni; interpr. : Doris Du- ranti, Antonio Centa, Leda Gloria, Guido Celano, Noèlle Normann, Ni- co Pepe, Dino Di Luca, Oscar An- driani, Vasco Creti, Giuseppe Ri- naldi. Terminati gli esterni in Al- bania, la compagnia ritornata in Italia si è trasferita a Tirrenia, do- ve si girano gli interni. Lavorazio- ne: 6a settimana. F.E.R.T. IL CAPITANO DEGLI USSARI - Prod. : Nuova Film; distr. : I.C.I. Il film è 1 '.issato al montaggio. TITANUS RITORNO - Prod.: Itala; distr.: Scalerà; regìa : Geza Von Bolvary. Il film è al montaggio. 385 anclcì&'atc&nL (y-tAricÉ/'Co'i' uìtaJaòóoÉ ulmc/uimOia/rJé \ wW^SJt • "^■i S£f$-.4I ' ''Wllf*1! W ! si ■* 1 K^ ttÀ ~£j£&£^ ^m t MI *~ +. ■ Sa*-- mfà ^1 s il È lèmmi il . ■ 'Giunta al Castello di San Niccolò, Vanina, turbata dal suo strano ope- rato, raddoppiò di tenerezza verso il suo amante...' (Stendhal, opera citata) 'Dopo aver trattato molto bene, per qualche giorno, l'amabile Don Livio, Vanina gli annunciò ch'egli non sarebbe mai suo sposo ; aveva, secondo lei, la testa troppo leggera' (St., op. cit.) '...la 'vendita' dei carbonari alla quale Missinlli s'era affiliato giungendo in Romagna. Da notte stessa, si trovarono tutti in un certo eremitaggio...' (St-, op. cit.) 'Una sera, dopo aver passata la giornata a detestarlo e a promettersi fer- mamente d'essere con lui più fredda e più severa del solito, essa gli disse che l'amava (St., op. cit.) (foto Pesce) 403 ■Scarpe grosse' (folo Vasai là*. f Il cavalière di Kruja' 10O lettere d'amore' (foto One: CRONACHE DI 3 0 ANNI FA «vnACinEFffiÒ (giugno 1911) ^r Una ditta cinematografica inglese ha stabilito, per guadagnar tempo, di spedire le pellicole della prossima cerimonia di incoronazione da Londra a Birmingham, Bristol e Rugby per mezzo di aeroplani, su cui verranno caricate appena eseguite e operate. *k La parola del critico : la marchesa ansperti dell'Itala film : « è una film di soggetto romantico e patriottico, il di cui spunto, nell'attuale pe- riodo di festeggiamenti del nostro risorgimento, potrebbe adattarsi ad uno dei tanti episodi della travagliata lotta per la conquista dell'unità patria. E mi piacque, per quanto il non mai abbastanza rimpianto Giacosa mi abbia fatto commuovere centinaia di volte con quel gioiello di Ro- manticismo che offusca indubbiamente qualsiasi produzione voglia toccare la corda sensibile del nostro patriottismo. I protagonisti: signorina Costa- magna e Giovanni Casaleggio interpretarono ottimamente la loro parte, e la messa in scena è meritevole del mio sincero elogio ». Il Rondone. ir Soggetto de la buona sorella della Milano film : « È sempre l'eterna storia di matrimoni tra persone di differente posizione sociale. Un gio- vanotto, molto più appassionato alla pittura che allo sport, abbandona la ricca proprietà di suo padre dove sua sorella si diverte con parecchie sue amiche al gioco del tennis, per cercare la calma e la solitudine nella campagna vicina. Bruscamente allo svolto dì una strada, incontra quella che proprio gli rialza i suoi sogni d'artista. La povera fioraia è alle prese con un individuo che col pretesto di comperarle un misero fiore, tenta rapirle la sua virtù. Il pittore interviene e fa fuggire il triviale perso- naggio. Ed eccoci all'idillio abbozzato che, seguendo il suo corso, si cam- bierà in un amore potente, che il padre del giovanotto, intransigente per l'onore della nobile sua casta cerca rompere. Il giovanotto resiste, abban- dona la casa paterna, si sposa con quella che ama. Malgrado l'opposi- zione della sua famiglia, si mette al lavoro, e diventa un pittore dì ta- lento. Sei anni passano; un bambino nasce dall'amore; tutto sorride ai giovani sposi. Ma una nube viene a rattristare la loro felicità. La notizia di un giornale annuncia la grave caduta da cavallo fatta dal Conte D'Orvier, padre del giovane. Il pittore non può resistere all'incertezza che gli causa questa disgrazia. In fretta parte, portando seco la giovane sposa ed il suo piccino. Arrivati al castello il bambino è lasciato solo, per ottenere dal conte il perdono. La sorella del pittore fa del suo meglio e vince i sentimenti del padre che perdona ed abbraccia teneramente la famigliola di suo figlio ». if Notizie da Torino: « Il Cinema Romano sarà inaugurato probabilmente nell'entrante settimana ed oltre agli spettacoli cinematografici vi saranno attrazioni di fenomeni, incominciando dalla bambina-scimmia. Il Cinema Romano, che sarà uno dei più grandiosi d'Italia, prenderà subito il primo posto nelle sale di proiezione della nostra città, poiché il proprietaria si- gnor Ghersi intende preparare i programmi grandiosi come quelli del- l'Odeon, l'altro fortunato suo locale di Via Roma ». Auguri. ■jr Alcune impressioni su un'attrice dell'epoca: « Una linea greca che ne disegna il corpo flessuoso; due occhioni che vi scrutano fin nel profondo dell'animo; le pupille profonde che rispecchiano tutto un poema di dol- cezze e tutto un inno di soavità suadenti; la fine, la squisita intellettualità, e l'istinto nobilissimo a volersi sempre elevare, per spaziarsi in un cielo che non sappia malinconie di tramonti : tutti questi elementi di perfezione' formano di Adriana Costamagna una donna eletta, eccezionale ». •jfc- // signor Federico Ponzano ha assunta la rappresentanza generale per l'Italia della Casa « Lelion » di Parigi, la quale è completamente trasfor- mata e produce quasi esclusivamente films comiche di convenienza per il piccolo metraggio. Siamo certi che il giovane ed attivo signor Ponzano farà ottimi affari, intanto avvertiamo che egli cerca rappresentanti per le diverse zone d'Italia. ^r // concorso mondiale di cinematografia, all'Esposizione Internazionale di Torino avrà luogo nei mesi di settembre ed ottobre prossimo nello splendido padiglione espressamente costruito nei locali dei festeggiamenti, su disegno dell'ing. Fenoglio. Il termine per le adesioni venne prorogato al 30 luglio del 1911. Oltre ai premi numerati nel programma, sono stati messi a disposizione della Giurìa una ricchissima coppa della Casa Kodak, e diversi importanti premi del Ministero della P. I. e della Camera di Commercio di Torino, del Municipio, ecc. Fra le moltissme case che con- corrono citiamo solo le italiane e cioè: Ambrosio, Pasquali & C, Cines, Milan films, Latium films ed altre. ■+C Eccovi un elenco degli artisti e del personale della « Savoia film » : Adriana Costamagna, Lina Gobbi, Teresa Barbieri, Lucia Cisello, Gina Vaser, Albertina Bondi, De Stefano Vitale, Edoardo Bencivenga, Gabriel Moreau, Morano Annibale, Bonaventura Hanèz, Arturo Bianchi, Alberto Collo, Clement Amendola, Arnaldo Giacomelli, Ercole Priori, Boutens Francois, Pietro Furiai, Tranquillo Bianco, Bondi Giovanni, Emilio Bar- beris, Zublena Pietro, G. B. Cingolanì operatore, Antonio Martini opera- tore, Augusto Navone operatore, Augusto Pedrini. *k Dante, forse non si immaginava che, dopo esserci andato da sé, sarebbe sorto qualcuno, nell'anno di grazia 191 r, e precisamente in Egitto, a rimandarlo un'altra volta... all'inferno! Un giornalucolo arabo, il Mirs- el-fatal del Cairo protesta perchè un cinematografo di quella città si pre- para a rappresentare la film intitolata l'inferno 01 dante. Quel poeta — dice — che ha riempito il mondo del suo odio per l'Islam ed i mussul- mani! Il giornale nazionalista fa appello al Ministro dell'interno acciocché voglia proibire tale spettacolo immorale (!!!) che ferisce crudelmente i sensi religiosi dei mussulmani. Termina chiamando Dante poeta senza vergogna, senza pudore e che non ha alcun merito civile o letterario. Che orecchie lunghe devono aver gli scarabocchini del... non lodato giorna- lucolo egiziano!!! ... (da 'La vita cinematografica') -k * * 405 wmm m ©tosto @3©i&iia *.*.*.* ECCELLENTE + * * BUONO + * MEDIOCRE * SBAGLIATO • * * L'ESILIATO (Fredlòs) - Danimarca - Prod. : Nordista Film Kom- pagnì - Europa - Regia : George Schneevoigt ■ Inter- preti: Sten Lindgren, Gull-Maj N oriti, John Eltman. Questo film danese, girato quasi esclusivamente in Finlandia con attori locali, ha le normali ca- ratteristiche già più volte riscontrate negli at- tuali film scandinavi. Più che mai saliente il connubio fra una ingenuità espressiva e una densa drammaticità d'azione. Le figure peccano di una eccessività nel bene e nel male, eccessi- vità del resto naturale nella grezza materia re- citativa e di trama. Molte scene tuttavia che si giovano di bellissimi esterni lapponi riescono a raggiungere una triste poesia d'ambiente, nel quale si inquadrano in giusta luce i personaggi semplici e umani della storia. Il ritmo del film, che è basato su un montaggio intelligente e sempre continuativo, raggiunge il suo scopo spettacolare di « presa » e di « interesse ». * * IL GOVERNATORE (Der Gouverneuf) - Germania - Prod. : Terra - Mi- nerva - Regìa : Victor Tourjansl{y - Interpreti : Willy Birgel, Brigitte Horney. La compassata signorilità di Willy Birgel, prota- gonista de il governatore, è senza dubbio l'ele- mento più saliente di questo film tedesco dalla trama invero troppo palesemente costruita. Le scene migliori del lavoro sono quelle dell'occupa- zione, da parte delle truppe dell'ordine, di un parlamento turbolento e disgregatore e quelle del- l'attentato al Governatore. Per il resto il film si muove in un'aria di ordinaria amministrazione, senza particolari ascese o spostamenti di tono. Brigitte Horney più spontanea nel primo tempo, abbandona le proprie possibilità nella parte finale del film dove la sua recitazione cade in una stati- cità fredda che non convince. La regia ha fatto il minimo necessario perchè la storia si svolga logica e presentabile. ** IL SEGRETO DI VILLA PARADISO Italia - Prod. : Sovrania - Generalcine - Regìa : Do- menico Cambino - Dirett. di prod. : Giuseppe Pela- gallo - Soggetto : Giacomo Dusmet - Scenegg. : Leo Bomba - Scenografia : Salvo D'Angelo - Musica : mae- stro Costantino Ferri ■ Operatore : Kemenyefy - Fo- nico: Carlo Passerini - Montaggio: M. Ser andrei - Interpreti: Luisa Ferida, Giovanni Grasso, Lily Vin- centi, Mino Doro, Carlo Duse, Roberto Bianchi, An- tonio Gradoli, Ilde Petri. Tutti gli elementi di ritmo e di stringato mon- taggio che sono per così dire la naturale prassi del film a sfondo criminale-poliziesco, mancano a questo segreto di villa paradiso che è il pro- totipo delle pellicole a intenzioni non riuscite. Sembra cosi di assistere alla narrazione di una storia continuamente frenata da una irriducibile balbuzie cinematografica che rallenta e immise- risce ogni cosa. Movimenti di macchina ingiu- stificati, primi piani che diventano fatti perso- nali degli attori e per nulla necessari, falsa e pletorica recitazione sono i più palesi segni di- stintivi del lavoro. La filodrammaticità di Gio- vanni Grasso sfiora spesso la caricatura, mentre le preoccupazioni di « posa » di Mino Doro sco- loriscono il suo personaggio. Irriconoscibile la Ferida. (Foto Vaselli). *** FIAMME DI PASSIONE (Banl{ Holiday) - Inghilterra - Prod. : GaiAsborough Piatire - Scalerà - Regìa : Carol Reed - Soggetto : Hans Wilhelm, Rodney Acf(land - Riduzione italia- na: C. fi. Bonzi - Interpreti: Margaret Locl{wood , John Lodge, Hugh Williams, Linden Travers, René Ray, Merle Tottenham , Willy Page, Kathleen Harrison. Il regista Carol Reed ha saputo dare a questo film una scioltezza di movimento, fatta di ri- chiami, di evocazioni e di impressioni che lo ren- dono veramente riuscito e nobilmente divertente. A sfondo di una trama tutta basata su delicate sensazioni psicologiche di grande finezza, c'è una ricchezza episodica sulle giornate di un fer- ragosto londinese, con la sua folla piccolo-bor- ghese, coi suoi divertimenti standardizzati, con le sue umane miserie, che crea veramente una atmosfera per molti aspetti nuova alla normale produzione inglese. Il racconto che si vale per il suo svolgimento dei più semplici mezzi di espressione, quasi documentari, e di una carat- terizzazione misurata ed efficace dei personaggi, è fra i meglio costruiti che abbiamo conosciuto in questi ultimi giorni. Considerevole la recita- zione di Margaret Loekwood, John Lodge e René Ray. La regia è di una rara consapevolezza. ** L'UOMO FANTASMA (Monsieur Personné) - Francia - Prod. : a Sigma » - E.N.I.C. - Regìa: Cristian Jaque ■ Soggetto tratto dal romanzo Monsieur Personné di Marcel Allain - Scenegg.: ] H. Blanchon - Interpreti: Jules Berry, Josselme Ga'él, André Berley , George Turreil, Henry Marchand . Per rendere accettabile la vittoria di un lesto- fante sulla polizia che batte le sue tracce è ele- mentare giustificarne le malefatte, renderlo in qualche modo simpatico, per lo meno far muo- vere le sue gesta in un clima di abile snellezza burlesca e spregiudicata. Ma Jules Berry al con- trario, che è l'uomo fantasma, pesa nella sua discostante personalità viscida sull'impianto mo- rale del personaggio che rappresenta, che egli ci rende indesiderabile e per nulla meritevole di una simpatia e di una attenzione. Sicché il non ve- derlo con un buon paio di manette ai polsi resta contro il desiderio dello spettatore, che è prepa- rato proprio dal film ad una risoluzione finale di questo genere. L'insistenza nelle losche av- venture e nei ruoli equivoci, specie se dello stam- po di quest'ultimo, rischia di far diventare « cliché » il lavoro di questo buon attore, con le conseguenze che ne derivano. ** OSSESSIONE (The Gaiint Stran ger) - Inghilteira - Prod.: Capad - E.I.A. - Regìa: Walter Forde - Soggetto tratto dal romanzo omonimo di Edgar Wallace - Sceneggiatura : Sidney Gilliat - Operatore: Gordon Dines - Interpre- ti: Wilfrid Lawjord, Sonnie Hale, Alexander Knox, Patricia Roc, Louise Henry. Nei film inglesi a sfondo giallo v'è sempre una larga parte di racconto lasciata più alle parole che non alla azione dei personaggi. Il record di questa facile impalcatura verbale lo raggiungo- no naturalmente quei film che, come questo os- sessione, siano tratti da libri. In ossessione avrete il normale clima di pauro- so incubo fatto di porte dischiuse lentamente nel- l'ombra, di tendaggi sospetti, di tutti indiziati, ma non avete la giustificazione appena sufficien- temente logica di tanta cronaca nera. Walter Forde, uno dei più attivi registi inglesi (chu chin chow, rome express, ecc.), si disimpegna anche stavolta con la sua decente scarsezza d'estro. Il film che si conclude con un finale tra- scurato e frettoloso, non è certo un elogio a Scotland Yard destinata dalla trama di Edgar Wallace ad una pessima figura. Anche la polizia inglese ha perso il suo autobus. 406 *** RAGAZZE SOLE {Club de femmes) - Francia - Prod.: S.E.L.F. - E. LA. - Regia : Jacques Déval - Interpreti : Danielle Dar- rieux . Betty Stocl{feld , Josette Day, Vatentine Tessier. Ève Francis. Else Arguì, jtmie Attor. L'estrema indeterminatezza nella quale tutti i personaggi del racconto navigano perennemente è forse l'unico difetto di ragazze sole, film per altro perfettamente costruito e scorrevole. L'aria continuamente piena di una femminilità quasi morbosa, la formazione di caratteri di fan- ciulle colte nella loro più stretta intimità, una insistenza sui particolari della loro vita di stan- za e di confessione, sono gli elementi base sui quali si svolge questa delicatissima storia. È in breve il motivo del collegio femminile, della vita femminile in comune, che ritorna dopo ragazze in uniforme con marca francese. E francesi, piene cioè di una fragile e pericolosa decadenza, ne sono le sue figure, che si riabilitano nell'ot- timo finale, apologia della maternità e della na- turale vita della donna. Danielle Darrieux più fragile e più bambina che mai dà vita con la sua sorridente vivacità a tutto l'ambiente che la circonda. Fortissima l'interpretazione di Junie Astor ed eccellente Betty Stockfeld. * * SOSPIRI DI SPAGNA (Suspiros de Esporla) - Spagna - Prod. : Ufilms - Mi- nerva - Regia : Benito Perojo - Soggetto tratto da un lavoro dei Fratelli Quintero - Interpreti: Estrellita Castro, Miguel Ligero, Roberto Rey. IL miscuglio di vari generi, dalla farsa alla ope- retta, dalla commedia sentimentale a quella mu- sicale, è la principale caratteristica di questo lavoro, scritto in origine da uno dei fratelli Quintero. Abbiamo detto caratteristica, che pur- troppo però non risulta positiva, né tale da dare al film una unità di movimento e addirittura di spettacolo. È strano invece che il lavoro non trovi mai il suo verso giusto e che proceda a balzelloni tra continui mutamenti di tono e di impostazione. La verità è che Benito Perojo sembra essere stato ispirato continuamente da opposti pensieri durante la realizzazione del film il che ha generato una storia talvolta squilibrata nei propri mezzi espressivi. Ancora una volta, in- somma, l'immaturo cinema spagnolo non ha sa- puto liberarsi dal provincialismo e dalla man- canza d'equilibrio che gli son propri. Estrellita Castro, Robert Rey e Miguel Ligero sono gli at- tori divertenti e vivi del film. GIUSEPPE ISANI NOTIZIE TECNICHE LUCI PIÙ DELICATE « DATECI lampade più piccole, meno in- gombranti!». Questo era l'appello che gli operatori americani — e con loro tutti i colleghi degli altri paesi — rivolsero per un decennio e più ai tecnici e fabbricanti di « spots » per il cinema. Già nel 1924 Victor Milner (amami stanotte, mancia COMPETENTE, CANTICO DEI CANTICI, PARTITA A quattro) profetizzava, in un articolo, la futura decadenza delle enormi lampade in- candescenti, davanti alla necessità di rag- giungere i toni più realistici dell'illumina- zione normale delle stanze abitate da esseri viventi. E oggi la profezia s'è avverata. È da notare però che, quantunque esistessero le Baby Solarspots e le più adoprate (in seguito) Dinky Inkies da 500 e 750 watt, il loro uso è stato pienamente permesso solo di recente, grazie alle pellicole più rapide introdotte negli ultimi anni. Nel 1934, la pellicola più rapida usata negli stabilimenti americani era la Super- Sensitive Eastman. Poi vennero la Super-X, la Plus-X, e la Super-XX. Senza queste pellicole, l'impiego dei Babies da 500 e 750 sarebbe stato scar- so, e i piccoli Dinkies da 150 sarebbero stati addirittura inutilizzabili. Crescendo la rapi- dità della pellicola, è scemata la grandezza delle sorgenti luminose. Così, mentre sei an- ni fa lo Standard era rappresentato da globi di 2 mila e perfino di 5 mila watt, oggi la media dà lampade di mille watt, mentre la illuminazione più delicata è affidata general- mente alle Babies di 750. E si son mutati, logicamente, anche i criteri dell'illumina- zione : invece della piatta diffusione di luce a fiotti, dappertutto, a Hollywood, si prefe- risce la così detta illuminazione di preci- sione, in cui quasi ogni oggetto possiede la sua propria sorgente, e vanno sempre più sparendo i « lam- padoni fluviali » del passato. E naturalmente, le ridotte dimensioni portano a vantaggi notevoli di spazio, e di raffinatezza nello spazio. I piccoli am- bienti vengono toc- cati con perfetta esat- tezza dalle miracolose carezze, calde e crea- trici d'espressione, e- manate (per così di- re) dalle lampade. Ed esse permettono una maggiore verità, le non ingombranti Babies, e quindi la possibilità di « anda- re sul posto » con minore preoccupazio- ne logistica. Forse a poco a poco il cine- ma americano abban- donerà l'uso vizioso dei « trasparenti » che Primo piano di due attori che richiedono ognuno un'illuminazione diversa... rende false tante scene di quei film. Difatti un nuovo film di cui è operatore Victor Milner, una notte da earl Carroll, è stato quasi tutto ripreso nel famoso locale not- turno di Earl Carroll, con pubblico vero e dunque autentica atmosfera. Vantaggi si hanno inoltre quando due at- tori, che richiedono ognuno un'illuminazio- ne diversa, compaiono in un primo piano; non si faticherà a raggiungere lo scopo. E tutto sommato, si va, nella composita fo- tografia del cinema americano, fatta di troppo bella eguaglianza, di troppa sapien- za, in una parola di troppa preparazione e di scarsa « ispirazione », si va verso la stra- da della semplicità e di una riconquista « umana » dell'uomo « cinematografato ». Come sempre, dalle macchine, dalle cose, viene a quegli art jiani il suggerimento. E stavolta è prezioso; non se lo lascino sfug- &re- CIAK Illuminazione di precisione, in piccolo spazio con piccole lampade, nel film 'The Lady and the Knight' (Elisabetta e Essei) 407 GALLERIA (v. tavola a fianco) RAGAZZA che ispira fiducia al solo vederla, e mette di buon umore quanti le sono vicini. È tra le attrici italiane forse la più genuina e la più nostrana. Con lei volentieri ti metteresti a cor- rere per la campagna, a ridere a perdi- fiato, a combinare le più grosse mat- tane. I suoi caratteri e le sue virtù do- mestiche e casarecce, furono subito ca- pite anche dai registi italiani, cosicché fin dai primi tempi fu usata — uno dei casi fortunati, in verità assai rari — a dovere e con gusto. Semmai in se- guite la si credette capace di ruoli molto diversi, magari anche piatti ed incolori: e questo avvenne proprio dopo una so- sti di cinque o sei mesi. Evidentemente i produttori e i registi non ricordarono le sue interpretazioni nel cappello a TRE PUNTE, nel PALIO, in FIGARO E LA sua gran giornata e nel suo primo film, terra madre. E non è chi non veda il passo indietro compiuto: nel secondo periodo, e cioè dopo la sosta che abbia- mo accennato, a Leda furono affidate parti di gusto più o meno discutibile in oggi sposi, in nozze vagabonde, ne il trattato scomparso, ne l'ambasciato- re, in ARMA BIANCA, in DUETTO VAGABON- DO. Un regresso bell'e buono, come è facile constatare. Si può anzi senz'altro affermare che in questa seconda parte della sua car- riera, Leda Gloria ha in un certo modo offuscato il notevolissimo traguardo che aveva guadagnato nelle sue prime inter- pretazioni. Questi sono errori che di- spiace rilevare, poiché vanno a disca- pito di quella classe di produttori, cne si rivela ogni giorno di oiù incompren- siva. Fortuna che Leda Gloria ha ritro- vato in questi ultimi tempi un po' del- la sua personalità, che pure è spicca- tissima, ed una delle poche — come abbiamo accennato — veramente defini- ta e completa, che abbia la nostra cine- matografia. Vedete un po' — per esem- pio — la sua interpretazione nel cap- pello a tre punte. Era un film questo davvero eccellente, che tuttavia ebbe scarso successo. Quanto ci piace ancora unr. volta sottolineare il fatto che quello è assolutamente uno dei film italiani più riusciti, e forse il migliore di Ca- merini. Conosciamo tanta gente d'in- gegno e d'occhio, che ancora se ne ri- corda con ammirazione. Ma la critica lo trattò male, non lo seppe staccare come si doveva dalla produzione cor- rente, e tanto meno segnalarlo come indicativo di un cammino che avrebbe potuto essere eccezionale; e per varie cause non lo fu. In ogni modo codesta critica non passò sotto silenzio l'inter- pretazione di Leda Gloria, ed allora ci sembrò che qualcosa di costruttivo, di positivo, quel film aveva fatto guada- gnare. Ma quelle parole non servirono poi a molto: se, come abbiamo visto, Leda Gloria fu poi usata con tanto me- diocre discernimento. Ma nei panni di una contadina piena di salute e di spi- rito, mordace e succosa come un frutto maturo, Leda Gloria sapeva veramente entrare non da estranea in quella casa di contadini, e si sapeva muovere tra la madia, lo zinale sporco di farina, e il mestolo dell'intingolo, con vera ed autentica bravura. Era insomma un personaggio che si spostava completa- mente dal terreno del racconto e del- l'opera per camminare su un piano di vera umanità. Se ne ricordi, sempre, Leda Gloria, di quella sua schietta e genuina interpretazione! Ma in fondo, sebbene ancora un poco acerba, ma già assai promettente per il suo fisico indiscutibilmete dotato, Le- da Gloria era già a posto in hcaro e la sua gran giornata e in palio, e in terra madre l'esperimento era già allo stadio più avanzato. Oggi Leda Gloria è tornata in alto: nella nostra fiducia e in quella certa- mente di molti altri volonterosi « ti- fosi » del nostro cinema. E, questo. Leda lo deve alla sua interpretazio- ne di montevergine. Anche qui essa ha saputo disegnare una figura di don- na paesana, modesta e semplice, in tutti i sensi azzeccata. Non creda Leda Gloria di trovare il successo e la for- tuna in parti di donna borghese: prima di tutto, di attrici atte a rappresentare questo ruolo ne abbiamo un certo nu- mero, e poi altre più profonde ragioni ci inducono ad affermare che la vera carriera di Leda Gloria è là dove noi la vogliamo. Come è vero che nelle sue vene scorre sangue romano, e che quel sangue porta sempre nuova linfa al suo fisico sempre fresco e piacente, alla sua voce calda e rimbeccante, al suo sorri- so aperto. Leda Gloria è nata a Roma il 30 agosto 1912. Viene da una famiglia di artisti e insieme di commercianti : una fami- glia che può vantare un pittore ed uno scultore. Suo padre è un commerciante di mobili artistici. Cominciò giovanissi- ma a studiare canto ed arpa : e indub- biamente dovette presto fare progressi decisivi, se la sua casa è adorna di foto- grafie, nelle quali si possono vedere la piccola Leda — dodici anni ed an- che meno — con le trecce e con le gonnelline sopra il ginocchio, vicino ad un principe dell'Afganistan ed alla sua diletta arpa o magari a Casa Reale. Un giorno si ritrovò con le corde dell'arpa fra le mani sotto il fuoco dell'obbiet- tivo cinematografico : infatti in figaro E LA SUA GRAN GIORNATA quel magico strumento rappresentava per lei un mo- tivo di svago, unico diversivo della buo- na ragazza casalinga. Ma fin da piccola — tra l'altro si racconta che fosse una ragazzina molto vivace e dispettosa — amava imitare le attrici, e dar spetta- colo di sé in genere. Max le fece nel 1929 delle fotografie, con le quali vinse nello stesso anno un concorso alla Fox con il poco aggraziato nome di Prima- vera Lilla. Il suo nome vero è invece Leda Nicoletti. Poco dopo la sua vittoria nel concorso (doveva andare in Ameri- ca, ma i parenti non vollero che ten- tasse l'avventura: forse sentivano che un temperamento come il suo, così la- tino ed europeo, non poteva aver for- tuna laggiù) venne chiamata da Pitta- luga e fu proposta come protagonista per terra madre. Ha anche fatto del teatro: con Donadio nel 1935, e con la compagnia di commedie musicali Lom- bardo nel 1936. * Ritornerà sugli schermi italiani con in terpretazioni che si annunciano favore- volmente per la nostra attrice, ne la reggia sul fiume, in Antonio meucci e ne il cavaliere di kruja. FILM PRINCIPALI: terra madre (Ci- nes, 1930); figaro e la sua gran gior- nata (Cines, 1931); palio (Cines, 1931); l'armata azzurra (Cines, 1932); il trattato scomparso (Bonnard, 1933); oggi sposi (Cines, 1933); il CAPPELLO A TRE PUNTE (Lido, I034); l'ambasciatore (Negroni, 1935); noz- ze vagabonde (S.A.I. Stereocinemato- grafia, 1935); MILIZIA TERRITORIALE G.A.I., 1935); ARIA DEL CONTINENTE (Capitani, 1935); arma bianca (Ne- groni, 1936); DUETTO VAGABONDO (Au- rora-Fonoroma, 1938); il marchese di ruvolito (Irpinia, 1939); la grande luce (Montevergine, Diana, 1939); la reggia sul fiume (Fotovox, 1940); Antonio meucci (// mago di Clifton, Sabaudia, 1940); il cavaliere di kruja (Capitani, 1940). ptjck pubblimonf PRODOTTI pei ioto0a{fla C H I N O N E COLLODIO FOTOGRAFICO IDROCHINONE 408 va '•■««Est. Bfe ÀLÀSSIO LA SPIAGGIA ELEGANTE MONDANITÀ DIVERTIMENTI JÈL SPORT * ► J Informazioni: AZIENDA AUTONOMA DI SOGGIORNO - ALASSIO i Perchè l'Italia Fascista diffonda nel mondo più rapida la luce della civiltà di Roma Roma - Stabilirne n ti Cinematog raf ici CINECITTÀ ferrsnia iOCIITà «NOMtUA CiMW VOOAil 1.4O00000O tfl VtK SfOt WM) - COtSO Dfl UTTOttO. L ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI E IL CONTROLLO PERIODICO DELLA SALUTE Si può bene affermare che noi potremmo il più delle volte evitare o per lo meno combattere tempestivamente con efficacia molte infermità, anche gravissime, qualora ci persuadessimo della neces- sità della MEDICINA PREVENTIVA e cioè del controllo periodico della nostra salute. Possiamo anzi aggiungere che oggi, di fronte alle grandi istituzioni create dal Fascismo nell'intento di assistere e curare fin dai primi giorni di vita l'infanzia per poi seguirla negli anni della giovinezza e prepararla ai compiti più gravi richiesti dalla Patria, diventa pre- ciso dovere di ogni buon cittadino il conservare il frutto di così grande e benefica opera. L'ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI ha voluto faci- litare a tutti i suoi assicurati l'adempimento di un tale dovere ed a tale scopo ha creato nelle diverse regioni italiane e nelle colonie numerosi CENTRI SANITARI Sub-Centri e Consultori attrezzati modernamente e diretti da valenti medici e specialisti. Le prestazioni di questa Organizzazione ormai in pieno sviluppo, sono molte e tutte gratuite. E' confortante constatare che nel 1939 ben 95.812 assicurati dell'Istituto ne hanno approfittato. Siate previdenti! Come vedete, una polizza dell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni oltre a garantire la vostra vecchiaia e l'avvenire dei vostri figli, vi fornisce anche i mezzi gratuiti per controllare e conservare la vostra salute. Non esitate a chiedere informazioni agli Agenti del grande Ente di Stato; vi convincerete dell'utilità di entrare a far parte della sua grande famiglia. 410 CAPO DI BUONA SPERANZA (Corrispondenza coi lettori) LiMtAMAlORE [Trapani). ■ II pro- duttore di ERAVAMO SETTE SORELLE è il Consorzio Romulus Lupa Film, il re- gista Nunzio Malasomma; interpreti: Antonio Gandusio, Paola Barbara, Oli- via Fried, Anna Maria Dossena, Elena Altieri. MORCA (Cremona). - La Galleria di Tyrone Power è stata pubblicata sul numero 58 di Cinema. Per la prepa- razione agli esimi di ammissione al Centro Sperimentale di Cinematografia (i nuovi Corsi si apriranno nell'otto- bre prossimo) ti consiglio i volumi edi- ti dallo stesso Centro (Edizioni di Bianco e Nero) e cioè : La Storia del Cinema di Francesco Pasinetti (che ha in appendice un utile dizionario ci- nematografico), L'antologia su l'attore di Chiarini e Barbaro, L'attore nel Film di Pudovchin. INNAMORATO DI CINEMA (Firen- ze). - Purtroppo credo che la bontà che vi compiacete di attribuirmi non potrà giovare molto al marinaio Rossetti che voi mi raccomandate, nato a Cagliari nel 1917 e fascista del '24. Intanto il giovane di cui mi parlate è imbarcato in una nave. Penso che dopotutto la carriera militare potrebbe non essergli disutile. Egli ha perduto molti quattri- ni presso presunte scuole di cinemato- grafo, troppe volte si è lasciato truffare e per questa ragione forse dovrebbe al- meno per qualche tempo dimenticare il cinema cercando altri campi dove potersi applicare. Voi mi dite infatti che « ama pazzamente questa industria, ma non per far l'attore, ma per im- piegato, per fattorino, portiere, uscie- re, spazzino ». Basta che sia impiegato in una Casa Cinematografica. Se l'Isti- tuto LUCE ha risposto che tiene in evidenza la sua domanda, il giovane può sperare ancora. EMMEFFE (Trapani). - Capisco bene che tu sei Manlio Fontana, quindicenne Cineamatore di Trapani. Mi sono gra- ailc le tue lettere ma penso che po- tiesti più vantaggiosamente raccogliere insieme tutte le domande e poi farmele una volta ogni quindici giorni; comun- que : Casa produttrice e regista di amazzoni bianche sono rispettivamente la Arbor Film e Gennaro Righelli. *Del- I 'antenato l'Astra Film e Guido Bri- gnone. CLAUDIO DE P. (Tilieste). - janosik il ribelle è un film / cecoslovacco. Di PICMAUONE non ho notizie. Chiedete alla Scalerà. V, ROSSI (Genova). - Non ho notizie di le vi ai des brlmes ma ritengo che per ragioni di censura il film non verrà proiettato in Italia. Nel film dietro la facciata agiscono Lucien Baroux. Jules Berry, Carette e Erich von Stroheim. PAOLO MICELI (Palermo) - processo e morte di Socrate non è diretto da Blasetti mi da Corrado d'Errico. Leg- gi i Dialoghi di Platone. Non ti posso dare ragione. Le ragioni che hanno ispirato il film sono nobili. CAPITANO MARITTIMO (Genova^ - Vedi: io sono del parere che il crea- tore del film sia, sopra tutti, il regista, del quale circostanze di varia natura hanno tenuto a fare soltanto un mestie- rante. Bene dunque quando il regista scrive anche il soggetto del film, se è una persona intelligente, di gusto, e tanto meglio quando si vale della l. ' laborazione di persone intelligenti; ttit' che il cinema deve ritenersi arte di col laborazione. la peccatrice è di Palo - mi, non di Camerini. Circa le visioni preventive, queste si fanno spesso, ma gli spettatori privati non sono soliti ma- nifestare apertamente il loro parere e si limitano a manierati convenevoli ai realizzatori del film. POMPEO PERSICHINI (Milano). - Di solito nei film-rivista, le scene di rivi- sta vengono allestite da un coreografo: Busby Berkeley, Albertina Rasch, ecc. Nella sceneggiatura si indicano i cam- pi e 1 piani diversi spech in rapporto ai quadri extra-rivista, lo. in sodom di cui parla F. Pasinetti nella sua Storia è diretto da J. S. Watson e Melville Weber, musica di Louis Seigel. 11 film riproduce surrealisticamentc l'episodio biblico del titolo. Non po- tete escludere che Claude Rains so- stenga la parte dell'uomo invisibile nel film omonimo, perchè è proprio Clau- de Rains nonostante che il trucco nel- l'ultimo quadro (quando se ne vede il volto) lo renda un po' diverso da quel- lo che abbiamo conosciuto poi in altri film. Comunque, mandatemi pure le fotografie. I film delle « Big Four •> non giungono in Italia; quelli delle quattro Case escluse dal Monopolio che sono già apparsi sui nostri schermi, sono collocati in magazzini. Chiedete all'Amministrazione il numero specia- le. L'esito del Concorso è stato pub- blicato nel N. 93. Dò il vostro indi- rizzo ai lettori avvertendo che non siete un libraio, e che possedete alcu- ne copie di Film e Fonofilm di Pu- dovchin: Piazza Ferrari, 3, Milano. ART. P. (Pordenone). - R.C. A. signi- fica Radio Corporation of America. Gli apparecchi Western Electric sono ame- ricani. L.U.C. E. significava in origine: L'L'nione Cinematografica Educativa; BANCA NAZIONALE DEL LAVORO CAPITALE E RISERVE L. 233.000.000 Sede Centrale: ROMA 110 DIPENDENZE IN ITALIA, IN ALBANIA E IN A. O. I. TUTTE LE OPERAZIONI DI BANCA SEZIONI AUTONOME: CREDITO FONDIARIO: capitale e riserve . . CREDITO CINEMATOGRAFICO: capit. e riserve capitale CREDITO ALBERGHIERO \ fondo di garanzia 84.000.000 46.000.000 50.000.000 125.000.000 B.l.P. vuol due British Inlenuition.il Pictures. Ecco i registi e le case: il conte ni MONTE CRISTO e li. CARDINALE Righe- Liei': Rowland V. Lee e United Artists; RESURREZIONE : Rouben Mamoulian e United Artista ; Cleopatra, il segno DELLA CROCE, I CROCIATI : Cecil B. De Mille e Paramount; signora per in ciorno: Frank Capra e Columbia; epi- sodio: Walter Reisch e Tobis Sascha : Giovanna d'arco: Gustav Ucicky e Ufa. La Reliance è una casa americana e così la Grand National; la Gaumont British è inglese. Annie Vernay ha interpretato la prin- cipessa tarar anova; Pierre Richard Willm UNA DONNA ARDITA, LA MAISON" DANS LA dlne. AFFEZIONATA LETTRICE C. B. (Bo- logna). - Vi ho già risposto 'che pur- troppo è impossibile accontentarvi per la fotografia che non possediamo. Ve- dremo di pubblicare, invece, notizie su R. V. G.B.G. (Torino). - No; sbagliate voi. King Vidor ha realizzato proprio il film maschere di celluloide la cui vi- cenda si svolge negli stabilimenti cine- matografici di Hollywood. Per Massi- mo Alberini scrivete presso Cinema. AMMIRATORI DELLE ALLIEVE DEL CENTRO. - Le allieve del Cen- tro Sperimentale di Cinematografia le cui fotografie e biografie sono state pub- blicate nell'articolo •> Nove romanzi ». ringraziano a nini nome, i letton di Cinema che fianco loro indirizzato lei tere di ammirazione e di augurio. MANLIO FONTANA (Trapalili. - Qualcuno dei film di cui desideri le recensioni sono già siati recensiti mi Cinema. I principali film interpretati da Assia Noris sono elencati nella (■. ria di questa attrice. Il regi- sta di troppo amata è Clarencc Brown. di nata per DANZARE è Robert Z. Léo- nard. STUDENTE B. G. (Bergamo). - N'o- mentano Borghi mi trasmette la vostra lettera che bisogna leggere in parte tut- ta d'un fiato, poiché il periodo princi- pale è di ben 19 righe. Comunque pen- so che se voi avete veramente attitu- dine per diventare attore di cinema potreste approfittare del concorso del Centro Sperimentale che sarà aperto il prossimo settembre. LADY X (Firenze). - Cosetta nel nini 1 miserabili è: da bambina Gaby Tri- quet, da fanciulla Josseline Gaèl. In conflitto e ne il sentiero della fe- licità c'è Raymond Rouleaux. i\ fon- tana non è venuto in Italia. ALBERTO LOMBARDI (Milano). - Per la distribuzione nelle sale dei film i noleggiatori non seguono altro che un sistemi commerciale. I film vengo- no proiettati in un certo ordine in ba- se ai contratti che il noleggiatore fa con l'esercente. IL NOSTROMO R CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE M N E C C H I HINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE. MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CUCIRE MACCHINE PER CI 411 E I La soluzione dei giuochi deve pervenire alla Redazione di CINEMA (Sezione 'Giuochi e Concorsi', Piazza delle Pilotta, 3 - Roma) non oltre il 30 giugno 1940XV1I1 Scrivere chiaramente, oltre alla soluzione stessa, anche il proprio nome cognome e indirizzo. Tutti i lettori possono liberamente collaborare a questa pagina SALTO DEL . CAVALLO u O G V E U 1 R L 1 S c E 1 T M D 1 1 N N R A A S E C M E A E M P O T M 1 E E T 1 N T 1 C i L E A A G 1 A C G A O N L A A F A L E R T MOSAICO A partire dalia lettera ' C ', seguendo il movimento degli scacchi for- mare con tutte le lettere del casellario la frase nascosta LEO penna ^M XXII BIENNALE D'ARTE La più vasta rassegna internazionale d arte contemporanea - Spettacoli ali aperto - Feste tradizionali - Serenate sullaqua Lido Ideale soggiorno al mare sull'incan- tata spiaggia del Lido - Mandate al Lido ì vostri bimbi - Alberghi e Pensioni di tutte le categorie - Bagni e cure di spiaggia sport, attrazioni Affluite al Lido, oasi di tranquillità Riduzioni ferroviarie Informazioni e prospetti all'ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO (Ascensione), all' UFFICIO COMUNALE PER IL TURISMO (Municipio) e presso le principali Agenzie di Viaggi CASINO MUNICIPALE aperto tutto l'anno /> ^^ T^Hsssss^fc^ Dieci minuti di pazienza per ricostruire esattamente questa figura SOLUZIONE DEL GIUOCO DEL N. 93 (10 MÀGGIO 1940 -XVIII) COLONNATO SOLUTORE DEL GIUOCO N. 93 VIVI VITTORIA Via Imera, 12 - Roma T NJ 1 C "S R E ISI T •a M O R E 'A L B E R. N 1 'N E A G L E ■s P L E N D o R E b E M 1 5 ■R U M B A *T O N E "S C H M 1 T Z B R o W N 1 Y N E N 'G A V N o R 'P R E J A N V V 1 A N 1 t> L l V E R T_ O T T 1 'A L B A N ì "5 T o IN E tz o L A INI D £ s T A 5 1 ty A R D te R U C E "R O G E R S 'A C e u 5 A T A w A R R Y M O R E & R A G G 1 O T T i ti A M A R R Ni A R D fc. E M P B L O R E. P> R 1 M B R A M B 1 L L A *S 1 Z Z i M) N A H/ A L L 1 Scrivere la soluzione in inchiostro e con scritture molto nitide Sere estratto e sorte un vincitore ira i solutori dei due giuochi. Premio: L'Almanacco del Cinema Italiano, la soluzione del giuoco pubblicalo nel 95° fescicolo ap- parirà nel 97' fescicolo (IO luglio Ì940XVIII) Direitore VITTORIO MUSSOLINI NOVISSIMA - Vie Romane/Io da FoWì, 9 - Tel 700205 Roma Proprietà letteraria riservala per i lesti la legge vigente sui diritti deutore e illustrazioni della rivista C : pe asse NE r le iiva illu meri qua slra 'e / ndo l'On atto noi ù divi se no e/o ne e ima di ili 1, del iprc » fot ar cli- ne -ro e i 0 4 rtì'e de'- oii e UN SOGGIORNO NELLA CELEBRE STAZIONE TERMALE DI VI RIDARÀ, CON LA SALUTE, LA GIOIA DI VIVERE BIBITE - BAGNI - FANGHI STOMACO - FEGATO - INTESTINO - RICAMBIO MALATTIE TROPICALI - OBESITÀ - REUMATISMO TUTTE LE RISORSE DELLA FISIOTERAPIA - INALAZIONI - ASSISTENZA MEDICA SPECIALIZZATA Oltre 100.000 ospiti per stagione - Più di 200 alberghi e pen- sioni di ogni categoria - Meravigliosi parchi e vasti giardini Manif eslazioni mondane e sportive del più alto interesse - Riduzioni ferroviarie Informazioni: Ufficio Propaganda Montecatini Terme (Pistoia) presso firenze e tutte le Agenzie di viaggio SALUTE: SUPREMO DONO DELLA VITA per assicurare il continuo e regolare funzionamento degli impianti cinematografici ACCUMULATORI HENSEMBERGER " y/RK& -is^-isc^e ^s Radio -fono incisore 940 Supereterodina a 9 valvole Caratteristiche prirjc , «i. 4 gamme d'onda - Stadio amplificatore di alta fr«. enza - Selettività variabile - Amplificotore di potenza in controfase - Circuito antidistor- sione brevettato Scalo alfabetico con auto- ricerca Dispositivo per incisione dei dischi - Diaframma piezoelettri- co Altoparlante gigante. RFA. - Supereterodina a 7 valvole CeratteriiUche principali : A gnu** d'ondo ■ Stadio amplificatore alta frequenzo - S*tett!/lta variabile - Triodo final* di potenza - Scala alfabetico con outoricerco. Fonovisore Mod. RTD 40 Dimensioni immagine cm. 26,5 X 23,5 - Ri- cezione visione, suoni OUC, e rodio diffu- sione OM. 25 valvole più tubo RC. Ingombro cm. 70X64X120 - Peso Kg. 120. m» -»»i The Museum of Modem Art 300106815 HHH S9H9' Bii SÉlSiSs HH ini ili B7W 3*$3BBHI m*